Genere: Generale
Rating: NC-17 (riferito a tutta la raccolta nella sua complessità)
AVVISI: Angst, Boy's love, Chanslash, Girl's love, Incest, Lime, Violence.
- Una raccolta di racconti originali che hanno a che fare con la mia vita e con quella delle persone che conosco.
Commento dell'autrice: Questa è una cosa a cui tengo parecchio. E' come se fosse una sorta di diario romanzato. Tutto quanto è rigorosamente vero.
Rating: NC-17 (riferito a tutta la raccolta nella sua complessità)
AVVISI: Angst, Boy's love, Chanslash, Girl's love, Incest, Lime, Violence.
- Una raccolta di racconti originali che hanno a che fare con la mia vita e con quella delle persone che conosco.
Commento dell'autrice: Questa è una cosa a cui tengo parecchio. E' come se fosse una sorta di diario romanzato. Tutto quanto è rigorosamente vero.
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Avanti, trova il coraggio. Trova il motivo, la forza, l’ispirazione, le palle, qualunque cosa sia, comunque tu voglia chiamarla… ma trovala. E buttati.
**
Da quassù Palermo sembra completamente diversa da com’è solitamente. Quando ti ci trovi dentro, circondato da persone e macchine, immerso nel caos cittadino, sembra così grigia e spenta… da qui invece è tutta un’altra storia. Ci sono dei bei colori, dal verde all’azzurro, e si mischiano con una poesia intraducibile nel linguaggio comune; i colori parlano da sé, splendidi, magnifici. Si deve salire quassù per capirlo. Da Montepellegrino la città si osserva in tutta la sua mastosità. È proprio grande, Palermo. Riempie i miei occhi completamente, e da sinistra a destra non riesco a vedere altro, e neanche ad immaginarlo. Anche se siamo appena al tramonto ed ancora si vede bene, i lampioni sono già tutti accesi, e le strade sono cosparse di minuscole lucine simili a quelle che si mettono sugli abeti a Natale. A proposito, manca un mese circa, a Natale. Infatti fa un po’ freddo.
Un’altra cosa bella di Palermo è che è molto varia. Vista da qui, poi, sembra tutta macchie. C’è una macchia verde, è il parco della Favorita; un’altra macchia, grigia ed azzurra, è lo stadio; di là c’è il marrone scuro dei palazzi antichi, e dall’altro lato la macchia indistinta dei palazzoni più nuovi; quello è il rosso scuro delle case popolari; e poi c’è la macchia più grande e meno definita, quella che si perde, continuando oltre l’orizzonte, blu in principio, poi via via sempre più chiara e sfumata, fino a quando non si congiunge con il cielo.
Si, è con questo spettacolo negli occhi che voglio morire.
**
Siccome so che non vi mancherò, almeno non più di tanto, posso farlo senza pensarci troppo. Per me non ho nessuna paura, né del dolore né di quello che potrebbe esserci dopo, fosse solo oblio o un’infinita serie di torture; sarebbe comunque un passo avanti rispetto ad adesso.
Bè, credo si capisca che non mi piace per nulla, la mia vita. Da quando comincio a ricordare non m’è mai piaciuta. E forse sarei riuscito a resistere se fosse stata almeno sopportabile, ma… ecco… soffro troppo…
La speranza di vita per un uomo medio, ora come ora, supera gli ottanta. Ed io sinceramente dubito di poter resistere altri cinquant’anni e più in questo modo. Supera ogni mia capacità.
**
E’ la vostra indifferenza, su, non lo capite?
Fin da quando ero un bambino che non capiva niente, mi avete sempre abituato alla convinzione di contare poco, di essere l’ultima ruota del carro, un problema insignificante, qualcuno che non sarebbe mai riuscito in niente nella vita, da non tenere neanche in considerazione. E ci ho provato, a combattere questo giudizio, giuro! Mi sono laureato, ho cominciato a lavorare, vi aiutavo in casa! Ma voi niente! Sempre uguali! Lo stesso carico di noncuranza!
Quale genitore… quale genitore sarebbe rimasto inerme nella situazione in cui io vi ho messo?
La settimana scorsa, io stavo su questa montagna proprio come adesso. Affacciato su un burrone in tutto e per tutto simile a questo, ed osservavo la stessa bellissima, disperata città con i medesimi pensieri in testa. L’unica differenza è che quel giorno m’è mancato il coraggio. Proprio all’ultimo momento… ho chiamato te, mamma. “Vienimi a prendere, non riesco a buttarmi. Sono su Montepellegrino.”.
Dimmi, dimmelo, ammettilo, se ne hai il coraggio: un’altra madre di fronte ad una cosa del genere non avrebbe continuato a comportarsi come sempre, avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa, avrebbe… almeno provato… a salvarmi…
E sarei anche abbastanza intelligente da salvarmi da solo, sai…? Ma non voglio… non avrebbe senso…
E sapete, mamma, papà? E’ così che deve andare, è così che voglio che sia. Ho vissuto l’intera mia esistenza cercando di non essere fastidioso, di stare al mio posto. Voglio che la mia morte pesi sulla vostra coscienza il più dolorosamente possibile.
…mh… la prof Minì… mi diceva sempre che ero un animo sensibile… chissà se lo pensa ancora, e se continuerebbe a pensarlo se sapesse quali sono i miei desideri adesso…
Bè, comunque forse questo non è tanto importante. In ogni caso non potrete rimanere indifferenti al mio suicidio.
**
Il colore del cielo, adesso, è talmente scuro che non riesco a distinguerlo da quello che vedo quando chiudo gli occhi.
Non ci sono stelle, stasera. Peccato.
Dall’autrice… L’ho scritta piangendo. Se c’è giustizia, a questo mondo, quella donna starà soffrendo le pene dell’inferno; ma io dubito fortemente.
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Da quassù Palermo sembra completamente diversa da com’è solitamente. Quando ti ci trovi dentro, circondato da persone e macchine, immerso nel caos cittadino, sembra così grigia e spenta… da qui invece è tutta un’altra storia. Ci sono dei bei colori, dal verde all’azzurro, e si mischiano con una poesia intraducibile nel linguaggio comune; i colori parlano da sé, splendidi, magnifici. Si deve salire quassù per capirlo. Da Montepellegrino la città si osserva in tutta la sua mastosità. È proprio grande, Palermo. Riempie i miei occhi completamente, e da sinistra a destra non riesco a vedere altro, e neanche ad immaginarlo. Anche se siamo appena al tramonto ed ancora si vede bene, i lampioni sono già tutti accesi, e le strade sono cosparse di minuscole lucine simili a quelle che si mettono sugli abeti a Natale. A proposito, manca un mese circa, a Natale. Infatti fa un po’ freddo.
Un’altra cosa bella di Palermo è che è molto varia. Vista da qui, poi, sembra tutta macchie. C’è una macchia verde, è il parco della Favorita; un’altra macchia, grigia ed azzurra, è lo stadio; di là c’è il marrone scuro dei palazzi antichi, e dall’altro lato la macchia indistinta dei palazzoni più nuovi; quello è il rosso scuro delle case popolari; e poi c’è la macchia più grande e meno definita, quella che si perde, continuando oltre l’orizzonte, blu in principio, poi via via sempre più chiara e sfumata, fino a quando non si congiunge con il cielo.
Si, è con questo spettacolo negli occhi che voglio morire.
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Siccome so che non vi mancherò, almeno non più di tanto, posso farlo senza pensarci troppo. Per me non ho nessuna paura, né del dolore né di quello che potrebbe esserci dopo, fosse solo oblio o un’infinita serie di torture; sarebbe comunque un passo avanti rispetto ad adesso.
Bè, credo si capisca che non mi piace per nulla, la mia vita. Da quando comincio a ricordare non m’è mai piaciuta. E forse sarei riuscito a resistere se fosse stata almeno sopportabile, ma… ecco… soffro troppo…
La speranza di vita per un uomo medio, ora come ora, supera gli ottanta. Ed io sinceramente dubito di poter resistere altri cinquant’anni e più in questo modo. Supera ogni mia capacità.
E’ la vostra indifferenza, su, non lo capite?
Fin da quando ero un bambino che non capiva niente, mi avete sempre abituato alla convinzione di contare poco, di essere l’ultima ruota del carro, un problema insignificante, qualcuno che non sarebbe mai riuscito in niente nella vita, da non tenere neanche in considerazione. E ci ho provato, a combattere questo giudizio, giuro! Mi sono laureato, ho cominciato a lavorare, vi aiutavo in casa! Ma voi niente! Sempre uguali! Lo stesso carico di noncuranza!
Quale genitore… quale genitore sarebbe rimasto inerme nella situazione in cui io vi ho messo?
La settimana scorsa, io stavo su questa montagna proprio come adesso. Affacciato su un burrone in tutto e per tutto simile a questo, ed osservavo la stessa bellissima, disperata città con i medesimi pensieri in testa. L’unica differenza è che quel giorno m’è mancato il coraggio. Proprio all’ultimo momento… ho chiamato te, mamma. “Vienimi a prendere, non riesco a buttarmi. Sono su Montepellegrino.”.
Dimmi, dimmelo, ammettilo, se ne hai il coraggio: un’altra madre di fronte ad una cosa del genere non avrebbe continuato a comportarsi come sempre, avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa, avrebbe… almeno provato… a salvarmi…
E sarei anche abbastanza intelligente da salvarmi da solo, sai…? Ma non voglio… non avrebbe senso…
E sapete, mamma, papà? E’ così che deve andare, è così che voglio che sia. Ho vissuto l’intera mia esistenza cercando di non essere fastidioso, di stare al mio posto. Voglio che la mia morte pesi sulla vostra coscienza il più dolorosamente possibile.
…mh… la prof Minì… mi diceva sempre che ero un animo sensibile… chissà se lo pensa ancora, e se continuerebbe a pensarlo se sapesse quali sono i miei desideri adesso…
Bè, comunque forse questo non è tanto importante. In ogni caso non potrete rimanere indifferenti al mio suicidio.
Il colore del cielo, adesso, è talmente scuro che non riesco a distinguerlo da quello che vedo quando chiudo gli occhi.
Non ci sono stelle, stasera. Peccato.
Dall’autrice… L’ho scritta piangendo. Se c’è giustizia, a questo mondo, quella donna starà soffrendo le pene dell’inferno; ma io dubito fortemente.