rp: the edge

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Introspettivo.
Pairing: Nessuno.
Rating: PG-13.
AVVERTIMENTI: Gen.
- La vera storia di una sirena.
Note: Inizialmente questa storia non voleva avere nessun tipo di implicazione slash, giuro XD Si è evoluta sotto le mie mani e la canzone dei Beady Eye che l'ha accompagnata durante la stesura in realtà ha contribuito a darle un significato che probabilmente, più che leggersi nella storia in sé, si legge fra le righe, ma insomma. *ride* E' tutta di Ada, perché la aspettava da quei due millenni.
Scritta per il prompt Electrical Storm - U2 @ terza Notte Bianca, e anche per fillare il prompt dell'omonima canzone dei Beady Eye per il 730!Fest.
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
FOUR LETTER WORD

I don’t know what it is I’m feeling
A four letter word really get’s my meaning
Nothing ever lasts forever

Bono capisce subito che c’è qualcosa che non va, e la prima cosa che gli salta in testa di fare è chiedere ad Edge se lui ne sa qualcosa. Chiedere ad Adam sarebbe assurdo, Adam vive in un mondo suo che non sempre contempla anche la presenza del resto della band per essere completo, e chiedere a Larry, per forza di cose, è impossibile, dal momento che l’oggetto della domanda è lui, ma anche se non ci fossero tutte queste motivazioni assolutamente valide di mezzo Bono penserebbe comunque di chiedere ad Edge, come prima cosa, e questo perché “chiedere ad Edge” è un po’ la base sulla quale si fonda la sua intera esistenza, il primo passo da compiere sempre quando si inizia una nuova avventura, la mossa principale senza la quale tutto il resto perde completamente senso.
Quando gli chiede se sa qualcosa del perché Larry se ne stia tanto sulle sue, però, Edge non sa rispondere. Si stringe nelle spalle e sbuffa.
- Voglio dire, - borbotta, - con tutto quello che gli è capitato di recente, sarebbe strano se stesse bene.
- Be’, anche a me sono capitate un sacco di cose, ma non me la passo male. – lo contraddice Bono, ed Edge gli lancia un’occhiata vagamente disapprovante, sospirando pesantemente.
- Infatti tu sei strano. – commenta, - E comunque, - aggiunge, - a te il “sacco di cose” è capitato quattro anni fa. A Larry due mesi fa. Ti ricordi com’eri conciato tu due mesi dopo il famoso “sacco di cose”? No, perché io sì, me lo ricordo. E non—
- Va bene, va bene, ho capito! – sbotta Bono, interrompendolo, - Me la sbrigherò da solo.
Non che abbia davvero idea di come fare, comunque, perciò si limita a stare un po’ alle calcagna di Larry, giusto per capire dove va, cosa fa e con chi si muove. Larry però agisce con circospezione, sembra sempre che non abbia nulla da fare, e in ogni caso, anche se ha qualcosa da fare, tende a non farla, per cui dopo un po’ pedinarlo comincia a diventare francamente noioso, e Bono ha più di un’occasione per chiedersi se non stia in realtà solo perdendo tempo dietro a un ragazzino ferito che ha perso la mamma e, per questo, ha solo voglia di essere lasciato un po’ in pace.
Lo becca un giorno che sta preparando uno zainetto piuttosto spartano, giusto un paio di cose, un telo da mare, un costume da bagno di ricambio, un paio di ciabatte. Bono lo spia dalla finestra, chiedendosi dove diavolo abbia intenzione di andare tutto solo, e lo segue, stabilendo che, se anche questa volta non scoprirà niente di interessante, lo lascerà definitivamente in pace.
In spiaggia non accade niente per un buon paio d’ore. Bono resta nascosto dietro uno scoglio per tutto il tempo, raggomitolato su se stesso nella posizione più scomoda mai esperita da corpo umano, mentre Larry sta seduto in riva al mare, i piedi nudi e i jeans arrotolati fino alle ginocchia, scrutando l’orizzonte con l’aria di un vecchio pescatore triste, solo e stanco.
Bono sta quasi per andare via quando all’improvviso accade.
Potrebbe essere un sogno, per quanto è irreale, ma tutti i suoni e le altre sensazioni fisiche – perfino il sapore dell’aria salmastra sulla lingua – sono così reali che Bono fatica a cedere al pensiero consolatorio di stare semplicemente sognando.
C’è una sirena sulla battigia, Larry la guarda con occhi talmente pieni d’amore da sembrare pieni anche di lacrime e Bono non riesce a controllare il suo corpo abbastanza da impedirsi di saltare in piedi, rivelando così il proprio nascondiglio, ed anche tutto il proprio sconcerto.
La sirena si volta a guardarlo repentinamente. I lineamenti del suo viso sono dolci, bellissimi, per qualche motivo incredibilmente familiari. Ha qualcosa di sua madre, forse. No, ha qualcosa della madre di Larry. Forse ha qualcosa di entrambi, e forse non è davvero una sirena. Anche se la coda di pesce è lì. Come le squame, e l’acqua sul corpo e fra i capelli, intrappolata fra le ciglia e in minuscole goccioline sulle labbra.
Non importa, in ogni caso. In un sospiro, la sirena si volta e si tuffa fra i flutti, scomparendo alla sua vista, e Bono non può fare altro che voltarsi a cercare gli occhi di Larry, preparandosi già a trovarli pieni di fastidio, o magari anche di rabbia, per averlo spiato, per averlo seguito, per aver fatto scappare via quella creatura bellissima.
Negli occhi di Larry, però, non c’è niente del genere. Solo tanta tristezza da annegarci dentro.
Gli occhi di Larry somigliano al mare.
*
- È geniale. – insiste Bono, spiegando agli altri il concept per il video di Electrical Storm. L’ha sognato stanotte, o forse l’ha ricordato. O forse l’ha sognato e ora sta ricordando il proprio stesso sogno. – C’è Larry, c’è la sirena, c’è il mare, c’è la vasca da bagno. È perfetto. Ditemi che lo vedete anche voi.
Adam scrolla le spalle, dice che non è proprio sicuro di vederlo, ma che in ogni caso realizzarlo gli piacerebbe. Inoltre, è profondamente convinto che mostrare Larry seminudo e bagnato in un video gioverà al loro successo più di qualsiasi altra cosa abbiano fatto fino a quel momento, perciò dà la propria approvazione e subito dopo si trincera dietro un bel boccale di birra, perso nel suo mondo, che nonostante gli anni passati è ancora perfettamente in grado di sopravvivere senza considerare il resto della band come una parte integrante di se stesso.
Edge ride, scuotendo il capo. Gli dà del visionario ma è sostanzialmente d’accordo con Adam sulla questione di Larry-seminudo-e-bagnato, perciò non ha alcun motivo per opporsi alla realizzazione dell’idea.
Per qualche motivo che però non comprende il suo parere sull’idea di spogliarlo e bagnarlo, comunque, l’opinione di Larry è quella alla quale Bono tiene di più, in quel momento. Si volta a guardarlo con una certa impazienza, e Larry gli ricambia l’occhiata con un sorriso sottilissimo e sottilmente complice.
I lineamenti del suo viso sono dolci, bellissimi, per qualche motivo incredibilmente familiari. Come quelli di sua madre. Come quelli della propria. Come quelli della sirena che ha in mente per il video, e che non ricorda di avere visto sul serio, su una spiaggia irlandese dimenticata da Dio, così tanti anni fa da sembrare più di un secolo.
Gli occhi di Larry somigliano al mare.

Call it love
Call it whatever you please
It’s not what you want
It be might just what you need
Genere: Introspettivo.
Pairing: Bono/Edge.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Slash (appena accennato), Angst, (doppio) Drabble.
- "Ogni singolo tocco di Bono, ogni sua carezza, non era che l’espressione più eclatante del suo ego ipertrofico."
Note: Scritta per la Notte Bianca @ maridichallenge, su questa foto.
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NO LIMITS

Bono non poneva alcun limite fra il proprio corpo e quello degli altri. Era una cosa che poteva essere di gran conforto nei momenti più bui, quelli in cui ogni tanto Edge alzava lo sguardo dalla chitarra e si chiedeva perché – perché devo stare così lontano dai miei familiari e dalle persone che amo, perché mi devo sfiancare lavorando come un pazzo dalla mattina alla sera, perché devo presenziare ad eventi di cui non mi interessa minimamente, perché devo star dietro a tutto questo, perché – e Bono era sempre pronto a dargli un abbraccio. Poteva essere decisamente meno piacevole quando invece non voleva intorno nessuno, o il solo pensiero di ritrovarsi un altro essere umano appiccicato addosso senza un perché era sufficiente a mandarlo fuori di testa.
Ma questo a Bono non importava, quando si avvicinava alle persone non era mai in risposta ad un loro bisogno o desiderio, ma sempre inseguendo la spinta del proprio stesso corpo. Ogni singolo tocco di Bono, ogni sua carezza, non era che l’espressione più eclatante del suo ego ipertrofico.
*
Edge stringe i denti, quando Bono gli si avvicina durante il concerto, il viso così vicino al proprio da sfiorarlo quasi con le labbra. Prova in tutti i modi a non scappare scaraventandogli la chitarra addosso – anche se il motivo di tutto questo nervosismo non riesce neanche a spiegarselo – e se ci riesce è solo perché Bono si allontana abbastanza in fretta da non dargliene il tempo.