rp: maxwell andrade

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Introspettivo.
Pairing: Maxwell/Zlatan, José/Zlatan.
Rating: PG-14
AVVERTIMENTI: Flashfic, Slash.
- "Questa si chiama "Preghiera di una Fangirl XD" (cit.)
Note: T___T Ti prego, Dio del Fangirling, fammi questo favore. Solo questo T_T
Canon rilevante: Maxwell e Zlatan sono davvero amyketti del cuore da tempo immemore, ed è vero che quando uno va in un’altra squadra in genere l’altro poi lo segue a breve distanza di tempo. Con l’Inter è successo così, per dire. .___. La storia non è dalla nostra parte, ragazze.
Ps. Titolo rubato a un verso di The Take Over, The Breaks Over dei Fall Out Boy.
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We Don't Fight Fair


Maxwell raccoglie le proprie cose sotto lo sguardo attento del mister. È entrato nella sua stanza ormai da una ventina di minuti, e per tutto il tempo non ha detto una parola, limitandosi a restare lì, di fianco alla porta, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso su di lui che sistema magliette pantaloncini calzini e mutande in valigia, con una cura maniacale, avvolgendo ogni cosa attentamente e riponendola di modo che non occupi troppo spazio. Non può che sospirare, quando il mister si irrigidisce e si scosta dalla porta, avanzando di qualche passo all’interno della stanza proprio qualche attimo prima che la porta si spalanchi, rivelando dietro di sé il viso stravolto di Zlatan, che per qualche attimo resta lì sulla soglia, immobile, il respiro che preme a fatica fra il petto e la gola per uscire e gli occhi che saettano svelti da lui alle valigie al mister, adesso un po’ defilato.
- Allora è vero. – ringhia, deglutendo a fatica, - Te ne vai.
Maxwell abbassa gli occhi, terminando di avvolgere e conservare le ultime cose e dedicandosi poi alla complicata operazione della chiusura delle cerniere.
- Così pare. – scrolla le spalle, incerto.
- Perché? – chiede Zlatan, apparentemente dimentico della presenza di Mourinho a pochi metri da sé, - Non c’è motivo, perché-
- Non c’è motivo? – ritorce lui con un sorriso ironico e incattivito, - Andiamo, Zlatan. Il mio posto, ormai, è di Davide. E io non intendo passare il resto della mia vita in panchina a causa di un ragazzino, ok?
- Davide non-
Lo so che non è colpa di Davide. – sbotta interrompendolo, - Lo so. – aggiunge più pacatamente, sospirando appena, - È solo… è così. Ok? È così e basta.
Zlatan esita un po’, mordendosi il labbro inferiore con una violenza spaventosa, prima di sbattere la porta con tanta forza che quella si riapre e sbatte contro la parete, mostrandolo mentre solca il corridoio a grandi passi furiosi, verso l’uscita dell’hotel. Maxwell lo guarda allontanarsi e poi lascia scivolare gli occhi sul mister, che dal canto proprio non smette un secondo di fissare Zlatan, finché non lo vede sparire dalla propria vista.
Maxwell non può fare a meno di ridere ad alta voce, mentre serra la valigia con un lucchetto. Il mister torna finalmente a guardarlo e, prima di parlare, s’inumidisce le labbra.
- Bravo. – gli dice, non senza un che di tagliente nella voce, - Se i posti in campo si dovessero stabilire in base alle capacità recitative, non ci sarebbe nessun Davide in grado di rubarti il posto.
Il brasiliano solleva un angolo della bocca in un ghigno frustrato, tirando entrambe le valigie giù dal letto.
- Se il criterio per la scelta dei posti in campo fosse questo, mister, - risponde con la stessa esatta dose di cattiveria sulla punta della lingua, - giocherebbe solo lei.
José ride a propria volta, compiaciuto.
- Touché. – risponde, scrollando le spalle. Maxwell solleva le valigie e comincia a camminare verso la porta, fermandosi solo qualche centimetro dopo aver superato il portoghese e voltandosi a guardarlo con aria di sfida.
- Io e lui torniamo sempre insieme. – soffia, gli occhi sottili come quelli di un gatto, - È già successo in passato, succederà ancora in futuro. Andiamo altrove, ma troviamo sempre un modo per tornare insieme. Perciò, se è per tenerci lontani che ha organizzato tutto questo, sappia che perderà, Mourinho. Con me e Zlatan, perderà.
Il sorriso di José si allarga in una smorfia cattiva, mentre l’uomo sistema i capelli passando una mano distratta su una tempia.
- Buon viaggio, Max. – risponde semplicemente.
Maxwell rabbrividisce. E nell’osservare il mister allontanarsi lungo il corridoio, alla ricerca di Zlatan, per la prima volta in tutta la sua esistenza, da che conosce lo svedese, ha l’impressione che non lo rivedrà più.