rp: matthew mitcham

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Romantico, Commedia, Erotico.
Pairing: Alexandre Despatie/Tom Daley/Matthew Mitcham.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: PWP, Flashfic, Slash, Lemon, Threesome, Underage.
- "Questa è tutta colpa della tua cattiva-- cattivissima influenza."
Note: Scritta per il P0rn Fest @ fanfic_italia su prompt RPF Tuffi, Daley/Despatie/Mitcham, piercing e per la Criticombola @ Criticoni, su prompt Threesome/Moresome.
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
A Merry Christmas
37. Threesome/Moresome


- Questa è tutta colpa della tua cattiva-- cattivissima influenza. – protesta Alexandre, cercando di sfuggire alle loro mani intrecciate strettissime sul suo stomaco, - Sapevo che prima o poi sarebbe successa una cosa del genere. Mi spieghi come faremo a spiegarlo ai suoi genitori?
- Alex, - ride Matthew, allungandosi a schioccargli un bacio un po’ umido su una guancia, mentre Tom, impaziente di provare gli effetti del suo nuovo regalo di Natale su almeno uno dei suoi due ragazzi, si china volenteroso fra le sue gambe, armeggiando con la sua cintura, - se quei due poveretti di Rob e Deb sono riusciti ad accettare il fatto che il loro piccolino sta con due colleghi che, oltre ad essere due, sono anche tanto più grandi di lui, non penso avranno problemi di sorta ad accettare che lo stesso suddetto piccolino possa aver ricevuto in dono come regalo di Natale dai suoi amorevoli fidanzati un bel piercing alla lingua… vero piccolo? – chiede, chinandosi verso Tom e strappandogli un bacio che il ragazzino non esita a ricambiare appassionatamente.
Alex osserva le loro lingue sfiorarsi ed accarezzarsi fra gli spiragli lasciati dalle loro labbra semidischiuse, e si perde nel ticchettio irregolare dei piercing che sbattono l’uno contro l’altro. Deglutisce a fatica, prima di aggrottare le sopracciglia e tempestare di innocui schiaffetti le mani piccole ed agili di Tom che, approfittando del suo momento di distrazione, hanno ripreso a cercare di spogliarlo.
- Devo ricordarti che, prima di accettare il fatto, quei due poveretti di Rob e Deb ci hanno inseguito con un fucile e un mattarello per metà delle strade di Plymouth? – borbotta, lanciando un’occhiata disapprovante a Tom che, fissandolo come un cucciolo bastonato, cerca di muoverlo a compassione, - E comunque non hai mai chiesto il mio parere, per questo regalo. Ti sei preso i miei soldi e sei andato per i fatti tuoi senza interpellarmi, come sempre.
- Prima di tutto, non parlare male di Rob e Deb. – lo rimprovera Matt, tirandogli uno scappellotto contro la nuca, - E poi, dai, - sussurra, scivolando contro il suo fianco e sciogliendoglisi addosso, - non essere sempre la solita lagna, a Tommy piace…
Tom annuisce con entusiasmo, tornando a tuffarsi fra le sue gambe e riuscendo finalmente a spogliarlo, per poi stringere tra le mani il suo sesso già per metà in erezione e leccarsi le labbra con aria concupiscente.
- A lui piace… - comincia Alex, inspirando profondamente e stringendo i pugni mentre Matthew gli tiene bloccate le braccia sopra la testa, strusciandosi contro di lui come un gatto in cerca di coccole, - A lui piace perché ce l’hai tu! Ti imita, perché è piccolo! Tutto qua! – protesta con veemenza, dibattendosi un po’ in quell’intreccio di gambe e di braccia ed ottenendo soltanto di indirizzarsi con precisione direttamente fra le braccia di Tom, che si schiudono come ubbidendo ad un ordine implicito e inconscio per accoglierlo fra il palato e la lingua in un abbraccio bagnato e caldissimo. La pallina sulla lingua scivola contro la sua pelle sensibilissima, dandogli i brividi. Tom gioca a passarla con finta innocenza sulla punta e poi tutto intorno, costringendolo a mugolii privi di senso che si perdono e si spengono nella voce di Matthew quando quest’ultimo si solleva e stringe il lobo del suo orecchio fra le labbra e i denti, prima di sussurrare carezzevole “guarda che il suo preferito sei tu”, e scendere con una mano ad accarezzare il petto, ridisegnando i solchi di pettorali e addominali e risalendo poi a titillare e pizzicare i capezzoli turgidi e gonfi di desiderio.
- Questa cosa… - mormora Alex, stringendo i denti e lasciando controvoglia libero il proprio bacino di muoversi lentamente avanti e indietro, mentre osserva Tom succhiare e leccare il suo cazzo come una caramella, gli occhi chiusi e l’espressione estasiata del bimbo che ancora è, - questa cosa è scorretta. Oltre che probabilmente illegale.
- Rob e Deb non ci denunceranno. – sussurra ancora Matthew, lanciando un’occhiata allusiva a Tom e sorridendo soddisfatto quando sente Alex irrigidirsi e tendersi tutto in uno spasmo di piacere sotto le sue dita, immaginando il piercing di Tom disegnare ghirigori sulla sua pelle bollente mentre la sua lingua si fa da parte per accoglierlo più in profondità, mandando giù ogni goccia del suo piacere senza neanche una smorfia, gli occhi ancora chiusi, l’espressione ancora estasiata, e due secondi dopo Alex è inerme fra le sue braccia, disteso e disfatto fra le lenzuola scombinate sul materasso, mentre Tom lascia un bacio tenerissimo sulla punta della sua erezione ormai floscia e poi risale lungo le sue braccia fino ad accucciarsi al suo fianco, sorridendo beato, gli occhi già carichi di sonno.
Matthew si china su Alex, la sua voce è un sussurro appena più forte dei suoi ansiti ancora concitatissimi.
- Buon Natale. – ridacchia, ed Alex inarca un sopracciglio, vagamente contrariato. Solo che non ha la forza di protestare ancora, perciò si lascia stringere e, cercando di tornare a respirare normalmente, attende di scivolare serenamente nel sonno.
Genere: Romantico, Erotico, Introspettivo.
Pairing: Alexandre Despatie/Tom Daley/Matthew Mitcham.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: PWP, Slash, Lemon, Threesome, Underage.
- Matthew ed Alexandre preparano un regalo a sorpresa per Tom, in occasione del suo quindicesimo compleanno. Il problema è che la sorpresa è una sorpresa anche per loro. Seguito di Handle With Care.
Note: Continua a non essere colpa mia!!! Seriamente: non ho idea di cosa mi abbia spinto a scrivere ancora su questi tre – probabilmente il fatto che li amo, ecco XD e che sono contenta di mandare Tommy un po’ avanti negli anni. Risparmiamo quanta più galera possibile ai due innocenti che sono stati trascinati in questa follia senza un perché che non sia ritrovabile nella bellezza intrinseca (di Alex, che è la caratteristica per cui lo appaierei con chiunque) o in un’altrettanto intrinseca gaytudine (per Matthew). Non lo so. Però la amo questa storia XD
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Nuvole E Lenzuola


Quando atterra a Plymouth, sono le dieci di sera, ed Alex è lì che lo attende con quel suo sorrisetto a metà fra il simpatico e l’irritante, un borsone da viaggio gettato morbidamente sulla spalla e i capelli disordinati sulla testa che ricadono in ciocche morbide sulla fronte.
- Stanco? – gli chiede, ridendo appena, mentre si sporge a baciarlo lievemente sulle labbra. Matt non ha il tempo né la voglia di ritrarsi.
- Un po’. – risponde, - Il jet lag mi ucciderà entro domani, bada di disporre bene del mio corpo.
- La necrofilia non rientra fra le mie preferenze sessuali. – risponde Alex con un sorrisino beffardo.
- Al contrario della pedofilia. – lo rimbecca Matt, prendendolo in giro. Alex ride, tirandogli una spallata giocosa.
- Tieniti ben sveglio. – gli consiglia, facendogli una linguaccia, - Hai già sentito Tommy?
Matthew annuisce e, invece di ripensare a quanto triste sembrasse Tom al telefono quando l’ha sentito qualche ora prima, per assicurarsi che non sospettasse niente del loro arrivo, pensa a quanto si senta in colpa per aver mentito a Lachlan per l’ennesima volta quest’anno. E pensa anche che è tutto un po’ ridicolo, perché a conti fatti lui, Tom ed Alex si saranno visti quante volte, tre?, da Roma in poi, e non è neanche sicuro che una relazione del genere possa essere considerabile tradimento. Però sì, insomma, quando Lachlan gli dice che lo ama e lui risponde “anch’io”, sta mentendo. E quindi forse è quello che lo fa sentire in colpa.
- Ehi. – lo richiama al presente Alex, spintonandolo un po’ mentre prendono posto nel taxi, - Allora?
- Sì… l’ho sentito. – risponde alla fine con uno sbuffo, appoggiandosi con finta distrazione alla sua spalla, stando bene attento che il tassista non sospetti niente.
- Come ti è sembrato che stesse? – chiede ancora Alex, nella voce un pizzico di preoccupazione che non manca di sorprendere Matt, quando se ne rende conto.
- Un po’ giù. – ammette, - Credevo fosse una mia impressione, ma… è sembrato anche a te?
Alex annuisce lentamente e gli fa passare un braccio sopra le spalle, fulminando con un’occhiataccia il tassista quando quello li spia sul riflesso dello specchietto retrovisore.
- È che è tornato a scuola, il mese scorso. – sospira alla fine, guardando fuori dal finestrino ed osservando una minuscola pioggerellina primaverile cadere silenziosa sulla città.
Matt annuisce a propria volta, sistemandosi comodamente contro di lui.
- Hai già qualche idea sul regalo? – chiede quindi con un sorrisetto, cercando di stemperare la tensione.
Alexandre sorride a propria volta, stringendo la presa sulla sua spalla.
- Faremo decidere a lui.
*
“Affacciati alla finestra”, digita velocemente Alex al cellulare. Tom sbuca da sotto la serranda alzata solo per metà dopo meno di un secondo, ha già negli occhi e nel sorriso tutta la gioia che è così tipica dei ragazzini della sua età quando ricevono un regalo davvero inaspettato.
- Oddio… - lo sentono sillabare mentre porta entrambe le mani a coprire la bocca spalancata. Poi scompare, e quando riappare, pochissimi minuti dopo, è avvolto in un impermeabile dentro al quale le sue forme acerbe si perdono del tutto, ed è raggiante come fosse la giornata più bella della sua intera esistenza. E invece piove, e invece, al telefono, fino a poche ore prima, era triste.
- Piccolo! – lo saluta Alex, spalancando le braccia, e Tom vi si fionda in mezzo, nascondendo il viso contro il suo petto e cercando con un braccio il collo di Matthew, che si lascia trovare, afferrare e avvicinare, immergendosi completamente in quell’abbraccio a tre che lo riscalda nonostante la pioggerellina ghiacciata gli infastidisca il collo e la nuca.
- Avvertiti mamma e papà? – chiede, baciandolo morbido su una guancia. Tom ride, separandosi da loro solo per finta, perché in realtà una sua mano stringe la destra di Alex e l’altra la sinistra di Matthew, così che tutti e tre continuano a toccarsi, visto che Alex e Matt sono così vicini da sfiorarsi a vicenda le spalle.
- Sanno anche che dormo fuori stanotte! – dice con entusiasmo, cominciando ad avviarsi lungo la strada, sotto la pioggia. Alex ride, tirandoselo contro e scompigliandogli i capelli fradici di pioggia, mentre Matthew sospira ed inarca un sopracciglio.
- Non comincerà ad essere un po’ sospetta, questa cosa? – chiede più al cielo grigio inglese che non ai due cretini che si fanno il solletico in mezzo alla strada davanti a lui.
I due cretini di cui sopra, naturalmente, scrollano le spalle come se il problema non li riguardasse minimamente, e perciò a Matthew non resta che sospirare ancora e scrollare le spalle a propria volta. Evidentemente no, evidentemente non è un po’ sospetto proprio per niente. E, anche quando, chi se ne frega.
*
Non c’è nessun albergo, a questo giro, perché Tom ha deciso che vuole un posto carino, Alex ha deciso che il posto carino è un Bed&Breakfast – “che è anche più intimo, volendo” ha commentato con semplicità, scatenando una risatina in Tom ed un momento di angoscia in Matthew – e Matt, per concludere, ha deciso che opporsi è vano, tanto perderebbe. Perciò è in un Bed&Breakfast che si infilano, e Tom comincia a squittire non appena l’enorme matrona di origine italiana che lo gestisce mostra loro la camera.
- Ha le tendine arancioni! – saltella indicandole, - Ricamate! Al mattino faranno i disegni sulle pareti! – ipotizza estasiato, ed Alex ride, divertito a livelli probabilmente illegali.
La signora Bolzoni chiama Matthew vicino e gli chiede se siano parenti o amici. Matthew sospira e risponde “siamo fratelli”, e si augura che basti. La signora lo guarda male ma se la beve, e quando va via Alex gli lancia un cenno di approvazione, mentre Tom si getta sul letto e si mette a saltare sul materasso per saggiarne la consistenza.
Non passa molto tempo prima che le graziose copertine fiorate che ornano il letto finiscano quasi del tutto rovesciate per terra, mentre Tom cerca aria a fatica fra le bocche di Alex e Matthew, che non gli lasciano tregua un secondo, perché non assaggiano il suo sapore da troppo tempo per poter aspettare ancora. Matthew si perde nel profumo della sua pelle – sa perfino di latte, probabilmente ne stava bevendo un po’ prima di uscire, e questa è una cosa indecente, una cosa bellissima, una cosa divina – e si interrompe, a fatica, solo quando sente rintoccare la mezzanotte dal campanile della chiesa in fondo alla strada.
- Auguri. – soffia Alex sulle labbra di Tom, e Tom ridacchia mentre lo stesso augurio finisce in un bacio sulla sua nuca, da parte di Matthew. – Abbiamo sicuramente un regalo per te, ma non sappiamo ancora cos’è. – continua il canadese, disegnando il profilo del suo viso con la punta del naso, - Qualche idea?
Tom si prende qualche secondo per piantare gli occhi castani prima in quelli di Alex e poi in quelli di Matthew. Poi deglutisce, si inumidisce le labbra ed arrossisce come il ragazzino che è.
- Posso… - comincia incerto, - guardarvi? Solo un pochino…
Matthew ci mette un po’, ad avviare il cervello. In parte perché Tom è così vicino che quasi non riesce a vedere nient’altro, in parte perché c’è una mano di Alex che gli sta accarezzando distrattamente il fianco in maniera piacevolissima, in parte anche perché Tom non è stato specifico, nella richiesta. Guardarli? Mentre fanno cosa?
Il mistero lo risolve Alex, che lascia scivolare fra le labbra una risatina divertita ed afferra Tom da sotto le ascelle, come fosse un bambino piccolissimo, per spostarlo sui cuscini alla testa del letto. Matthew li guarda entrambi con aria curiosa, chiedendosi cosa esattamente stia succedendo nel mondo intorno a lui e perché lui non riesca a capirlo senza un suggeritore, e poi Alex si volta a guardarlo, lo attira a sé per la nuca e posa le labbra sulle sue, forzandole quasi subito con la lingua e mordicchiandogli con insistenza il labbro inferiore per costringerlo a rilassarsi. Prima di provarlo, non avrebbe mai detto che i morsi sarebbero stati un buon modo per mettersi tranquillo e lasciarsi fare di tutto, ma così pare che sia e chi è lui per opporsi, d’altronde?, non si oppone più a niente da mesi, ormai, il mondo non cambierà certo perché lui si lascia ribaltare sul materasso ed Alex scende con la lingua lungo la sua schiena, seguendo in una traccia umida il disegno in rilievo della sua spina dorsale.
Quando la lingua di Alex scende ad accarezzarlo fra le natiche, facendosi strada piano piano dentro di lui, Matthew stringe con forza le dita attorno al lenzuolo ed allarga le gambe il più possibile, inarcando la schiena in una curva strettissima che Tom si perde ad osservare, così rosso in volto da sembrare ancora più in confusione di quanto già non sia, gli occhi che brillano di voglia e curiosità e le labbra ancora umide e gonfie e arrossate dai baci che le hanno tempestate fino a pochi minuti prima.
- A-Alex- - lo chiama con difficoltà, ed Alex affonda ancora dentro di lui, succhiando un po’ ed obbligandolo a gemere un’altra volta mentre Tom trattiene il respiro e poi lo lascia andare tutto in una volta, pesantemente, lasciandosi scivolare una mano in grembo e poi fra le cosce, incapace di resistere oltre.
Alexandre si rimette dritto e lo accarezza distrattamente, prima di cingerlo per i fianchi ed entrare dentro di lui in più spinte lente, e Matthew non riesce a capire se sia per delicatezza nei suoi confronti o per lasciare a Tom tempo e modo per guardare tutto il più attentamente possibile. Mentre si solleva sulle ginocchia e getta indietro un braccio per allacciarlo al collo di Alex, che parte subito a tempestargli il collo di baci e morsi, sa perché lo sta facendo. Perché la mano di Alex lo sta accarezzando con lo stesso identico ritmo col quale la mano di Tom sta accarezzando se stesso, e Matthew vuole che lo veda. Vuole che si senta lì con loro anche se sta solo guardando. È il suo regalo, vuole che sia splendido. E va incontro ad Alex con la stessa forza con la quale Alex spinge dentro di lui, chiamandolo piano per nome e cercando le sue labbra piegando il collo il più possibile, mentre Tom ansima a propria volta, si mette a quattro zampe e gattona incerto verso di loro, un lamento inespresso nel broncio che gli increspa le labbra.
È buffo osservarlo mentre li guarda entrambi con aria confusa e impacciata, chiedendosi probabilmente come dovrebbe incastrarsi fra loro per essere anche lui parte di quel gioco che, da lontano – e due centimetri sarebbero ancora troppo lontano – sembra tanto bello e intenso. Alex ride, come sempre, perché è un cretino ed è uno stronzo, e Matthew sorride teneramente, spingendo Tom a stendersi sul materasso di fronte a lui, piegandosi poi sul suo corpo caldo e un po’ tremante, imprigionandolo fra le braccia mentre Alex pompa più lentamente dentro di lui, per rinviare l’orgasmo che vogliono raggiungere in tre.
- Dammi una mano… - sussurra Matthew all’orecchio di Tom, e il ragazzino annuisce ed allarga le gambe, sollevandole per allacciargliele dietro la schiena. Non ci riesce, perché Alex è troppo vicino, quindi è dietro la sua schiena che finisce per allacciarle, e va bene lo stesso, soprattutto mentre Matthew si inumidisce le dita e scende a prepararlo velocemente ma con attenzione, prima di penetrarlo a propria volta.
Tom geme e si inarca sotto di lui, sollevando le braccia per afferrare le sue spalle con una forza tutta nuova, gli occhi chiusi e l’espressione rilassata, ed è una sensazione stupenda, questa, una sensazione che con Lachlan non potrà mai provare, perché lui è un bravo ragazzo ed è dolce e lo ama, forse, okay, ma non può essere ovunque contemporaneamente, non può essere dentro di lui mentre lo accoglie dentro di sé, è una cosa che da lui non può pretendere perché lui è uno solo, e nella confusione del momento – mentre Alex torna a spingersi con forza dentro di lui, mentre Tom si stringe attorno al suo cazzo con un impeto ed una furia quasi soffocanti – Matthew geme ad alta voce e realizza che il problema qui non sono loro, non sono loro che stanno sbagliando, loro tre insieme sono perfetti. È tutto il resto, che è fuori posto. Ed a lui tocca sistemarlo, fosse l’ultima cosa che fa, perché ora sa cosa vuole e, dannazione, intende anche tenerselo.
Alex viene per primo, mordendogli la nuca con forza, e Matthew lo segue come in una catena, spingendosi dentro Tom con più forza possibile, fin quasi al limite del dolore, reggendosi al materasso con entrambe le mani. Tom viene per ultimo, proprio fra le sue dita, e pochi secondi dopo si ritrovano tutti e tre sfiancati e spalmati su un letto troppo piccolo e caldo e scombinato per essere anche comodo, ma tutto è così perfettamente al proprio posto da essere anche troppo perfetto per lamentarsene. Tom respira a fatica contro il petto di Alex e Matthew gioca a disegnare ghirigori invisibili sul suo fianco un po’ umido di sudore. La prima voce che si sente è quella lievemente arrochita di Alex, molti minuti dopo.
- Com’è che va a scuola, in questo periodo? – chiede, esprimendo ad alta voce le preoccupazioni che condivide con Matthew.
Tom si irrigidisce fra loro, sospirando pesantemente.
- …non proprio benissimo. – ammette in un mugolio triste.
Matthew gli sistema i capelli sulla fronte, scivolando in una carezza distratta lungo la sua tempia, la sua guancia e il suo collo.
- Ti danno ancora fastidio? – chiede a bassa voce, sistemandosi più vicino a lui ed Alex.
Tom scrolla le spalle.
- Un po’. – annuisce mesto, - Però sono grande, ormai, posso farcela a-
- Domani ti accompagniamo noi. – stabilisce Alex fissando sereno il soffitto, come ci fosse scritta chissà che risposta fondamentale a chissà che domanda esistenziale.
- Ma- - prova ad azzardare Tom, e Matthew lo zittisce piegandosi svelto sulle sue labbra.
- Nessuno ha chiesto la tua opinione. – ghigna rimettendosi disteso contro il cuscino. Tom fa solo finta di sbuffare. E poi si rassegna a lasciarsi coccolare.
*
Il giorno dopo piove ancora, naturalmente, e l’umore di Tom è nero come le nuvole che coprono il cielo mattutino di Plymouth. La scuola non è tanto distante dal Bed&Breakfast – per fare conversazione, mentre Alex è al telefono con chissà-che-fidanzata-temporanea dall’altro lato dell’oceano Atlantico, Tom ha detto a Matthew che suo padre preferisce sempre avere tutto a portata di mano, e perciò ogni cosa è vicina a casa. Come il Bed&Breakfast era tanto vicino da dare a Matthew l’impressione che i genitori di Tom potessero spiarli, oltre le tendine arancioni che tanto piacevano al ragazzino e che non hanno avuto modo di disegnare un bel niente sulla parete, visto che sole non ce n’era neanche a pagarlo, anche la scuola è vicinissima, e in tutto, per arrivare, ci mettono il tempo in cui Alex finisce di salutare la ragazza, in francese, senza dar modo a loro di capire un accidenti di ciò che sta dicendo.
Tom esita visibilmente, prima di varcare il cancello della scuola, e servono una rassicurazione sussurrata da Matthew ed una spinta poco delicata da Alex, per convincerlo finalmente a fare il grande passo. Un momento dopo il quale il tempo si ghiaccia e tutti si voltano a guardarlo. Prima lui, poi i due tipi che lo accompagnano, e Matthew può vedere negli occhi di tutti quegli adolescenti farsi strada la comprensione di ciò che sta accadendo, perché magari quello scricciolo lo odiano e lo invidiano, ma sanno bene chi è, lo osservano tuffarsi in televisione, anche solo per rodersi il fegato in solitaria mentre lui vincevincevince qualsiasi cosa, e quindi, per conseguenza, sanno anche perfettamente chi sono loro due. E se non hanno rispetto per lui, non possono proprio evitare di averne per loro. Ed Alex ghigna, mentre si fa avanti nel centro del cortile. Ghigna e lo sa perfettamente.
- ‘Cazzo avete da guardare? – dice con un tono sbruffone che in realtà è lontano anni luce dal suo solito modo di comportarsi. Strafottente, pazzo, scemo, ma bullo no. E però a volte certa gente va ripagata con la stessa moneta, perciò invece di pestare tutti quegli adolescenti come vorrebbe –è già abbastanza adescarne regolarmente uno per portarselo a letto, probabilmente – si limita a comportarsi nello stesso identico modo in cui si comportano loro. Né più né meno che un cretino. Ma è stupendo.
Tutti i ragazzini abbassano lo sguardo e tornano alle loro occupazioni, visibilmente più nervosi di quanto non fossero prima, ed Alex ghigna, tornando a guardare Tom che lo fissa con un’ammirazione sconfinata.
- Non credo che ti daranno più fastidio. – commenta il canadese con un sorriso gioviale e semplicemente idiota, le mani ficcate a fondo nelle tasche, - Sono ancora il tuo eroe?
Tom deglutisce e gli salta al collo, e come sempre, pochi secondi dopo, una sua mano va a cercare Matthew, per stringere anche lui.
- Lo siete entrambi. – sussurra piano, la voce quasi rotta dalla commozione. Alex lo saluta con un breve bacio sulla guancia, sciogliendo l’abbraccio e tirando Matthew per una mano prima che lui, ugualmente commosso, si chini a baciare Tom per salutarlo.
- Ci si vede, piccolo. – lo saluta con un cenno della mano.
Matthew lo saluta a propria volta, sbuffando.
- Ti chiamo stasera! – strilla, e poi si volta verso Alex, - Potevi almeno lasciarmelo baciare! – si lamenta deluso. Alex ghigna.
- La prossima volta. – scrolla le spalle, semplicemente. Matthew sbuffa ancora, e poi – come al solito – si lascia trascinare verso l’aeroporto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste.
Pairing: Alexander/Tom/Matthew.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Angst, Slash, Underage.
- Alex chiede a Tom cosa vuole per Halloween, e Tom esprime un desiderio che cambierà per sempre il rapporto fra lui, Alex e Matthew.
Note: Dunque, in realtà questa fic avrei anche cominciato a scriverla quel triliardo di anni fa (sui quattordici prompt del set Golden Autumn della gracalling, come potete ben vedere), ma poi per una cosa e per l'altra (vaghezza, I haz it) ho rimandato e rimandato, e ora la Challenge è scaduta da un pezzo XD però la fic ha ancora una sua validità per l'unico motivo che è il mio regalo di compleanno per il mio adorato fratello incestuoso che come lui non ce n'è, il Mikey del mio Gerard, la Fae ;__; Amoti, e scusa per il ritardo clamoroso. ♥
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UNA CASA ALLA FINE DEL MONDO


01. Foglie secche.
Quando ha chiesto a Tom cos’è che desiderasse per Halloween, Tom l’ha guardato a lungo, stretto tra le braccia di Matthew, con le sue dita che passavano attraverso i capelli sottili, corti e castani, e per parecchi secondi non è stato in grado di rispondere. Alexandre l’ha osservato per tutto il tempo – le labbra a tremare appena su una richiesta che forse non si sentiva in diritto di fare, nonostante gli avesse detto che poteva chiedere tutto, tutto quello che voleva – e per lo stesso tempo Matthew ha osservato lui, cercando di scorgere nel riflesso dei suoi occhi lo specchio degli occhi di Tom, per comprenderne lo stato d’animo, misurarne l’incertezza, identificarne la paura.
Poi, Tom ha deglutito, e alla fine ha risposto.
- Un posto in cui possiamo stare insieme. – ha detto a bassa voce, lo sguardo sognante perso da qualche parte oltre la sua spalla, - Un posto in cui non ci sono problemi, non ci sono distanze e non ci sono differenze. Dove possiamo essere solo noi tre.
Matthew ha stretto la presa attorno al suo corpo sottile, come a coccolarlo, ed Alex ha annuito d’istinto.
- Ce l’ho. – ha detto con sicurezza, - Ho il posto. – e poi ha sorriso. – Avrai il tuo regalo.
Tom ora rastrella foglie secche nel giardino della villa privata di Alex, persa nelle campagne canadesi, da qualche parte che Alexandre stesso preferisce dimenticare. Matthew, accanto a lui, sospira profondamente.
- Lo stai viziando. – dice serio, come in un monito, - E comunque, ad Halloween al più si regalano delle caramelle.
Alex non risponde, ma d’altronde Matthew non gli lascia il tempo di farlo: afferra l’altro rastrello e raggiunge Tom in mezzo al giardino, per aiutarlo a pulire.

02. Alberi spogli.
La loro storia – pensa Matthew, camminando lungo il viale mentre stringe forte la mano di Tom, che ondeggia allo stesso ritmo di quella che, dall’altro lato, stringe Alex – è stata una storia di scelte. Nel chiedersi se da qualche parte abbiano sbagliato qualcosa, deve necessariamente trovarsi qualche colpa, perché nessuno ha obbligato nessun altro a fare niente, in quella strana relazione, nulla è avvenuto casualmente ed ogni singolo passo, prima di essere compiuto, ha avuto bisogno dell’approvazione di tutti e tre.
Perciò, se adesso camminano lungo un viale costeggiato da alberi spogli e scuri, se adesso sono chiusi da due giorni dentro una villa che devono pulire da soli, isolati da tutto il mondo civilizzato, se adesso sono in un posto in cui non prendono neanche i cellulari se non in un punto specifico oltre il boschetto di querce, se sono lì in quella situazione, se Tom per il compleanno ha chiesto di scappare dalla sua vita, dev’essere necessariamente colpa di tutti e tre.
Il problema delle relazioni fatte solo di scelte, che non ammettono l’esistenza del caso fortuito e che si basano solo sulle certezze di un sentimento che, anche volendo, non poteva essere sopito, è che non puoi neanche rimpiangere niente.
Mentre Tom si allunga a chiedere un bacio ad Alex e poi si ritrae, cercando la stessa cosa anche da lui, Matthew non può fare a meno di chiedersi se sia un bene o un male.

03. Folata di vento.
Tom serra le palpebre e si stringe nelle spalle, quando il vento freddo lo sferza all’improvviso come uno schiaffo; per un secondo, prima di riaprire gli occhi, esita, rimanendo immobile sul posto. Ha paura che, tornando a guardarsi intorno, si ritroverà a casa sua, con mamma che lo chiama dalla cucina perché è già tardi e deve andare a scuola, ricordandogli di non dimenticare il borsone, che dopo ha gli allenamenti e lo sa che in piscina l’allenatore si arrabbia, quando arriva tardi.
Gli occhi li riapre, comunque, quando Alex lo raggiunge sul porticato ed appoggia un bacio lievissimo proprio sulla sua nuca, stringendolo dolcemente fra le braccia.
- La cena è pronta. – lo avvisa, - Matt ha preparato la pasta.
- La pasta? – chiede con una risatina, - È orrenda la pasta che fa lui. Sa di colla.
- È tremendo stare con qualcuno tanto piccolo da ricordare effettivamente che sapore abbia la colla. – lo prende in giro Alex, dondolando un po’. – Dai, vieni dentro, comincia a fare freddo. E poi lo sai che quando si improvvisa chef si offende facilmente.
Tom annuisce, seguendolo all’interno della casa. Lì c’è caldo – il fuoco scoppietta nel camino e la tavola è già apparecchiata – e Tom non sente più il bisogno di chiudere gli occhi. E d’altronde, se anche lo facesse, sa già che non avrebbe paura di riaprirli.

04. Foglie trasportate dal vento.
- C’è aria di tempesta. – annuncia Matthew con aria serissima, mentre finisce di lavare un piatto e glielo passa, così che lui possa asciugarlo e riporlo al suo posto nella credenza.
Alex si sporge oltre la sua spalla, per guardare fuori dalla finestra: le foglie turbinano in piccoli uragani tutto intorno alla casa, il vento sferza con forza tutte le pareti e da qualche parte – probabilmente al piano di sopra, ma Alex non conosce tanto bene l’edificio da dirlo con certezza, e comunque è troppo stanco per salire a controllare – un’imposta sbatte con forza contro il legno. Il rumore secco che produce è forte, ed Alex spera che Tom, accoccolato sul divano ed infagottato in un plaid a scacchi che odora di naftalina, non si svegli.
- Tu stai pensando che io abbia sbagliato, a portarlo qui, vero? – chiede, lasciando scorrere gli occhi addosso al ragazzino in una carezza impalpabile.
Matthew lava un altro piatto.
- Io non ti ho fermato. – gli fa notare, - Quindi, al limite, abbiamo sbagliato entrambi. – e poi sorride più dolce, - Ricordatelo, quando comincerai ad odiarti ed incolparti di tutto. Abbiamo sbagliato entrambi.
Alex sorride a sua volta, sporgendosi a mordicchiargli un labbro in un mezzo bacio che bacio non è – perché Tom dorme, e senza di lui certe cose non si fanno.
- Grazie. – dice, e poi prende il piatto che Matthew gli passa, avvolgendolo nel panno un po’ umido che tiene fra le mani e cominciando ad asciugarlo.

05. Vendemmia.
Il minuscolo vigneto sul retro della casa è una sorpresa del tutto inaspettata.
- Vi giuro – insiste Alex, guardando le piante come non riuscisse a capacitarsi della loro stessa esistenza, - che non ne sapevo niente.
Tom non lo ascolta, preso com’è nell’andirivieni frenetico da una tralcio e l’altro. Si muove svelto col suo cestello, raccogliendo tutti gli acini moderatamente grandi e che non sembrino già del tutto rinsecchiti. La sua, pensa Matthew con un sorriso un po’ triste, sarà una raccolta del tutto inutile. Quest’uva non è mangiabile, e di sicuro non produrrà nessun tipo di vino, ma è ugualmente divertente osservarlo rovesciare il contenuto del cestello all’interno del tino e poi saltare all’interno dello stesso dopo aver sfilato le scarpe, più per il piacere di mettersi lì a saltellare come un bambino – come il bambino che è – piuttosto che con lo scopo di ottenere davvero qualcosa da quel movimento.
Alex lo guarda da qualche metro di distanza, sorridendo sereno, e Matthew gli si affianca dopo poco, sospirando.
- Sembra felice. – commenta, ed Alex annuisce. Non dicono nient’altro.

06. Caldarroste.
Tom l’ha capito che Alex è solo andato in paese a comprare qualcosa per la prossima settimana, visto che le provviste già scarseggiano, ma non può fare a meno di sentirsi tremendamente inquieto. Matthew non fa che ripetergli “guarda che fra poco torna, puoi anche staccarti dalla finestra, o lascerai sul vetro l’impronta indelebile del tuo naso”, ma Tom, per quanto sul momento sorrida e provi a staccarsi da lì, tornare sul divano, magari accendere la tv e vedere se riesce a beccare qualcosa di un po’ meno che noioso fra i canali locali che l’antenna miracolosamente riesce a captare, non riesce. E un minuto dopo è di nuovo lì di fronte alla finestra, mani e fronte schiacciati contro il vetro, che scruta il giardino ed il viale in attesa del rombo familiare della macchina di Alex.
- Perché sei così teso? – gli sussurra Matthew contro un orecchio, massaggiandogli le spalle nel tentativo di sciogliere un po’ i muscoli contratti dall’ansia, - Perché non sei felice?
- Io sono felice. – risponde Tom in un mugolio arreso, chinando il capo ed esponendo il collo a qualche bacio poco serio. – Dici che tornando Alex mi porta qualcosa di buono da mangiare? – chiede con aria trasognata, schiudendo gli occhi e tornando a sbirciare di fuori, - Lui mi porta sempre qualcosa di buono da mangiare…
- Caldarroste! – dice la voce di Alex, materializzandosi d’improvviso alle loro spalle. Entrambi si voltano spaventati, allontanandosi immediatamente sia dalla finestra che l’uno dall’altro. Alex li guarda a lungo con aria indagatrice, e poi scoppia a ridere, incredibilmente divertito. – Siete due idioti. – commenta annuendo, ed entrambi non possono che dargli ragione.

07. Halloween.
- Non sono vestito da strega, sono vestito da stregone! – insiste Tom, saltellandogli in grembo e tempestandogli il petto di piccoli pugnetti tutt’altro che convinti, - Smettila di prendermi in giro!
- Non sono io che ti prendo in giro. – insiste Alex con una risatina divertita, stringendoselo contro e godendosi per un istante la frizione dolcissima del suo bacino contro il proprio durante lo spostamento, - Quale stregone indosserebbe una gonna?
- Non è una gonna! – borbotta Tom, incrociando le braccia sul petto e sporgendo apposta il sedere perché le mani di Alex, che scivolano lungo la sua schiena, possano fermarsi proprio sopra la curva piena delle sue natiche. – È una tunica!
- Ma voi due – borbotta Matthew, steso sul divano accanto a loro, - dovete per forza mettervi a litigare per ogni cosa? – chiede, passandosi stancamente una mano sulla fronte.
Alex ride, allungandosi a rubargli un bacio, e subito Tom attacca con le lamentele.
- Non è giusto che prendi in giro me e baci lui!
Alex ride ancora. “Santa pazienza”, si dice, mentre si china a coprire le labbra di Tom con le proprie.

08. Zucca intagliata.
È divertente vederlo armeggiare col coltello, disegnando una faccia spaventosa sulla zucca enorme che hanno comprato insieme al mercato qualche ora fa. È cosi infantilmente concentrato su ciò che sta facendo che Alex sente quasi il bisogno fisico di fare qualcosa di altrettanto infantile – anche se infinitamente più stupido – ed allunga le mani a pizzicargli i fianchi, nel tentativo di disturbare il suo serio lavoro.
- Ahi— Alex, mollami! – si lagna Tom, voltandosi a guardarlo e facendogli una linguaccia. Matthew sospira, passandogli una pezzuola con cui pulirsi.
- Guarda che è pericoloso. – borbotta col solito tono responsabile da papà con figli a carico, - Non lo inquietare.
Alex sbuffa, nascondendo una risatina divertita. Tom si pulisce sbrigativamente le mani, gli si siede in grembo e poi fa scivolare sulla superficie del tavolo la zucca già svuotata ma intagliata solo per metà, riprendendo a lavorare alacremente. Alex appoggia il mento sulla sua spalla, osservandolo rifinire la bocca della zucca, ed aggrotta le sopracciglia. Solo quando Matthew gli si avvicina da dietro e comincia ad accarezzargli i capelli, restando in piedi alle sue spalle, si permette di chiudere gli occhi, inspirare profondamente e rilassarsi.

09. Ritorno a scuola.
- Insomma, - borbotta Matthew, voltandosi su un fianco per poterlo osservare direttamente, mentre Alex non si rassegna a togliere gli occhi di dosso alla figura del ragazzino addormentato a pochi centimetri da lui, - si può capire che cos’hai? No, perché mi stai rendendo la vacanza pesante.
Alex gli solleva addosso un’occhiata divertita, inarcando un sopracciglio.
- Il punto era far divertire Tommy, non te. – gli ricorda, ma Matthew lo liquida con un gesto sbrigativo.
- Infatti non ho detto che il punto dovesse essere far divertire me. – chiarisce, - Ma sappi che l’effetto collaterale è che sto cominciando a odiarti, per cui se vuoi parlare bene, se no peggio per te.
Alex inarca le sopracciglia verso il basso, un po’ stranito e un po’ preoccupato.
- Dici sul serio? – chiede piano, e Matthew rotea gli occhi, concedendosi un sospiro esasperato.
- No. – lo rassicura, - No, non dico sul serio. Ma dimmi che cos’hai, santo Dio, perché così non può andare avanti.
Alex torna a guardare Tom, respirando appena. Ripercorre i contorni del suo viso e del suo corpo distrattamente, perché li conosce a memoria, e poi gli sistema i capelli scompigliati sulla fronte.
- Fra poco dovrà tornare a scuola. – dice. Matthew inarca le sopracciglia.
- Sì, be’, lo sapevamo. – prova, ed Alex scuote il capo.
- Intendo— è così piccolo. – precisa, - Sentilo, odora di zucca. Ma ti pare? È un bimbetto.
- E anche questo lo sapevamo già, Alex. – sbuffa Matt, - Lo sapevamo quando l’abbiamo portato qui ma lo sapevamo anche quando tutto questo è cominciato e in generale sono due anni che lo sappiamo. Oltretutto, non è proprio da te farti venire gli scrupoli morali quando—
- Ma non sono scrupoli morali, Matthew. – sbotta lui, grattandosi nervosamente la nuca e stendendosi più comodamente sul letto, supino, in modo da poter evitare sia il suo sguardo che la vista di Tom addormentato. – Non c’entra niente la morale. È una questione completamente diversa, Matt. Completamente diversa.

10. Fine delle vacanze.
Alexandre sta dormendo non più di dieci minuti dopo. Ha il sonno agitato, Matthew lo vede chiaramente dalla ruga in mezzo alle sopracciglia aggrottate ed anche dai movimenti del suo corpo, brevi, tesi, a scatti. Sospirando pesantemente, scende dal letto e ne fa il giro, risalendo dall’altro lato e sistemandosi accanto ad Alex senza per questo dover svegliare o spostare Tom. Gli accarezza lentamente il viso, il collo, le spalle, e poi se lo sistema contro, stendendosi sul letto e dandogli modo di appoggiarsi più comodamente sul suo petto. Gli passa le dita fra i capelli in lunghi gesti rassicuranti, e poco dopo Alex si calma, il suo respiro si fa più pesante e tutto il suo corpo si rilassa.
La verità, pensa un po’ stancamente, è che Tom è un bambino che non ha alcuna remora a comportarsi da bambino, mentre Alex è un bambino che prova in ogni modo a comportarsi da adulto, e per questo puntualmente fallisce. Ripensa a quella vacanza improvvisata, si rende conto d’improvviso che fra poco finirà e si chiede cosa possa esserne venuto fuori di buono.
Ha paura di rispondersi “niente”, e in realtà, mentre osserva Tom rigirarsi su un fianco ed abbracciare stretto Alex, petto contro schiena, nell’incoscienza del sonno, spera di sbagliarsi.

11. Montagna.
- Sei sicuro che sia una buona idea? – chiede ad Alex, mentre lo aiuta a caricare la jeep.
- Non sono più sicuro di niente. – risponde lui con una risatina un po’ nervosa ed un po’ incerta, osservando distrattamente Tom che controlla il contenuto del proprio zainetto per la millesima volta in dieci minuti, per assicurarsi di non aver dimenticato nulla. – Ma è solo una notte montagna, voglio dire, che male può fare?
- Ah, non ne ho idea. – confessa in un sospiro. Tom decide che non ha più bisogno di controllare ancora il suo bagaglio e passa ad esaminare il contenuto del bagagliaio, verificando che la tenda da campeggio sia al suo posto, così come i materassini, il fornello a gas e il pentolino per il latte caldo senza il quale andare a dormire non è neanche un’opzione contemplabile, e poi, sorridendo soddisfatto dopo aver constatato che ogni cosa è al proprio posto, salta in macchina, sul sedile posteriore, mettendosi proprio in mezzo ai due sedili anteriori, tutto spinto in avanti in una posizione che un qualsiasi vigile in vena di multe troverebbe estremamente inappropriata ma che loro due hanno sempre trovato incredibilmente tenera e divertente.
- Quello che intendevo dire ieri… - comincia Alex a voce bassa, - è che— non lo so. Alle volte mi sembra che noi due insieme non saremo mai in grado di renderlo felice come vorrebbe. Come dovrebbe. Ed è così piccolo che tutto questo mi sembra doppiamente ingiusto. – poi scrolla le spalle, rassegnato. – Il problema è che non so come risolvere questa situazione, e non ho nemmeno la minima intenzione di lasciarlo andare. – sorride amaramente, ravviandosi i capelli dietro un orecchio e girando attorno alla jeep per salire al proprio posto. – Patetico, mh?
Matthew inspira ed espira profondamente, scuotendo il capo ed aggrottando le sopracciglia. Ha capito qual è il problema, ma la tristezza non è un maremoto, e non è sicuro che scappare in un posto più alto possa essere una soluzione.

12. Funghi.
Tom è scomparso ormai da quasi sei ore. Non risponde al cellulare, ed Alex e Matthew, dopo aver provato a cercarlo nei dintorni e non essere riusciti a cavare un ragno dal buco, stanno già organizzandosi per scendere a valle e rivolgersi alla polizia, quando naturalmente lui riappare. Sporco di terra dalla testa ai piedi, gli orli dei jeans sfilacciati e un sacchetto di plastica lurido a pendere mollemente da un braccio, sorride esausto e li saluta con un filo di voce, lasciandosi andare seduto su un tronco spezzato vicino al fuoco.
- Cristo, Tom! – sbotta Matthew, precipitandosi al suo fianco e guardandolo da ogni lato per verificare che non ne manchino pezzi. – Ma sei ferito! – dice, notando un graffietto ormai quasi già del tutto rimarginato ma ancora rosso di sangue. – Alex, prendi la cassetta del pronto soccorso.
Alex non ha ancora spiccicato una parola, da quando Tom è riapparso. Non s’è nemmeno avvicinato, e per qualche secondo, dopo aver sentito la richiesta di Matthew, resta perfino immobile, come non l’avesse recepita del tutto. Poi si riscuote, e scompare velocemente all’interno della tenda.
- Sto bene. – dice piano Tom, il sorriso piccolissimo ed esageratamente stanco, - Avevo voglia di starmene un po’ da solo, Matt. E quella… - aggiunge, indicando la ferita con un cenno distratto del capo, - non è niente. Sono solo scivolato. Però vi ho portato i funghi! – conclude sollevando il sacchetto di plastica. – Spero siano commestibili.
- Ma come ti è saltato in mente… - borbotta Matthew, mentre Alex lo raggiunge e gli porge la cassetta, ancora incapace di avvicinarsi. – Tommy, se avevi voglia di stare da solo, potevi dirlo. Avremmo sicuramente trovato un modo per—
- Ogni volta che chiedo qualcosa, - lo interrompe Tom, guardando un punto imprecisato per terra, il sorriso ormai più triste che semplicemente stanco, - voi trovate sempre un modo per esaudire il mio desiderio. E questo però vi dà sempre un sacco di problemi. Volevo provare a vedere se, magari, facendo tutto da solo ve ne avrei dati di meno. – poi solleva lo sguardo. Sorride ancora, ma ha gli occhi pieni di lacrime, anche se Matthew è certo che non le lascerà cadere. – Mi sa che mi sbagliavo.
Non passa neanche un secondo, prima che Alex giri sui tacchi, mormori un “vado a farmi un giro” ed entri velocemente nella jeep. E Matthew sa, senza bisogno di chiederglielo, che stanotte dormirà lì.

13. Visita al cimitero.
Alex resta in silenzio per tutto il viaggio di ritorno, almeno fino a quando, a qualche centinaio di metri da casa, Tom schiaccia il naso contro il finestrino della jeep e, emozionandosi come un bambino, indica un punto a caso in mezzo alla campagna.
- Cos’è quello? – chiede. Alex si volta a guardare nella sua direzione e si lascia sfuggire un sorriso intenerito.
- È l’unico cimitero della zona. – risponde, - Ci sono venuto una volta, da piccolo. Alcuni dei miei parenti sono sepolti lì. Nessuno di troppo prossimo, in realtà, ma i miei sono sempre stati legati agli antenati, per cui—
- Fermiamoci. – dice Tom, serissimo, - Per favore.
Matthew ferma la macchina e pianta il freno a mano nello stesso preciso momento in cui Tom spalanca lo sportello e si catapulta fuori dall’autovettura, guardando appena a destra e a sinistra prima di attraversare la strada ed oltrepassare i vecchi cancelli un po’ arrugginiti del cimitero.
Quando Matthew ed Alexandre si decidono a seguirlo all’interno, lo trovano più piccolo di quanto entrambi non si fossero aspettati.
- Lo ricordavo enorme. – confessa Alex soprapensiero, e poi i suoi occhi si voltano in giro alla ricerca di Tom. – Guardalo, è lì. – dice a Matthew, indicando il ragazzino con un cenno del capo, - Li ha trovati subito.
- Chi? – chiede Matt, dirigendosi lentamente verso di lui.
- I miei parenti. – risponde Alex con un mezzo sorriso.

14. Arancione.
Accucciato di fronte alla lapide, Tom lascia scorrere le dita sul vetro della cornice tondeggiante che protegge la foto in bianco e nero di una donna molto giovane.
- È bellissima. – dice, senza fiato, - Chi è?
Alex si accuccia al suo fianco, mentre Matthew si avvicina ad entrambi ma resta in piedi. È consapevole del fatto che questo momento sia una cosa solo loro, e tutto ciò che lui può e vuole fare è solo vegliare perché ogni cosa vada al suo giusto posto, scivoli nuovamente senza problemi all’interno del meccanismo ben oliato che la loro relazione era prima di quella vacanza.
- È la zia Edwige. – racconta Alex a bassa voce, - È morta presto, purtroppo. Non ha avuto una vita facile.
- Cosa le è capitato?
- Non so, precisamente. – risponde Alex, scrollando le spalle, - Una malattia, credo. Ad ogni modo, non è questa la cosa più importante di lei.
- E qual è, invece? – chiede Tom, del tutto rapito dal volto sorridente della giovane e ancora impegnato ad accarezzarne in tratti in miniatura attraverso il vetro della cornice.
- Be’, vedi, lei era sposata con quello che poi era mio zio. – ricorda Alex, guardando il cielo mentre si fa aranciato, e il sole si nasconde stanco e lento dietro le montagne che rendono irregolare il profilo dell’orizzonte, - Aveva anche due figli, ma finì per innamorarsi del nostro medico di famiglia di allora. Anche lui sposato e con figli, nonché di diversi anni più vecchio di lei.
- E cosa successe? – insiste Tom, curioso, decidendosi finalmente a voltarsi per guardare lui.
- Scapparono insieme. – risponde Alex con una risatina. – Lei lasciò tutto, figli e marito compresi, e non se ne seppe più niente per anni e anni.
Gli occhi di Tom brillano per un istante, mentre si mordicchia nervosamente il labbro inferiore.
- E rimasero insieme per sempre? – chiede speranzoso. Alex gli sorride, gli scompiglia i capelli e si allunga a stampargli un bacio lievissimo sulle labbra.
- Lei tornò a casa sei anni dopo, di sua spontanea iniziativa. A quanto ne so, morì molto felice, circondata dai suoi figli e dall’uomo che aveva sposato.
Matthew sorride e guarda altrove, e si china a raggiungerli solo quando Tom scoppia a piangere, stretto fra le braccia di Alex. Li avvolge entrambi in un abbraccio più grande del loro e loro sembrano nascondersi insieme contro il suo petto. Tom piange rumorosamente, tirando di continuo su col naso, come il bambino che è. Ad Alex non sfugge un fiato, ma Matthew non è proprio sicuro che non stia piangendo anche lui.
- Dobbiamo proprio tornare. – dice Tom fra i singhiozzi, - Voglio proprio tornare. – si corregge, tirando fuori a fatica un sorriso ancora umido di lacrime.
Matthew li aiuta a rimettersi in piedi e poi li guida verso la jeep ancora parcheggiata dall’altro lato della strada, e il tramonto si è già fatto un po’ meno scuro, e la prospettiva del ritorno a casa un po’ meno dolorosa.
Genere: Romantico, Erotico, Introspettivo.
Pairing: Alexandre Despatie/Tom Daley/Matthew Mitcham.
Personaggi: Alexandre, Tom, Matthew.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: PWP, Slash, Lemon, Threesome, Underage.
- Mentre sta rilassandosi in piscina in compagnia di Matthew, Alex ha un'idea. Non la espone ma la impone. E Tom ci finisce di mezzo. Più o meno.
Commento dell'autrice: Tutto questo è naturalmente colpa di Fae e Def, due esseri demoniaci che Satana ha inviato sulla terra perché mi costringano a cimentarmi nei più opinabili plot possibili mandando a puttane tutti i miei complessissimi piani per i quali dovrei riuscire a scrivere tipo sette fic per il BBI. Non è che io segua i tuffi con tutto questo straordinario trasporto – ok, amo Alexandre Despatie. Ma, voglio dire, è Alexandre Despatie!!! – ma ho dovuto scrivere questa storia. Primo, perché Alex è bellissimo. Secondo, perché Matthew è l’amore. E terzo perché Tom è UN PUCCIO E IO MI SONO INNAMORATA DI LUI. E sono diventati un’OT3 nella mia testa ;_; Salvatemi.
Also, perdonate l’underage STRAVOLGENTE per il quale mi toccherà postare lucchettando su DLQ. Mai successo prima. Sono molto turbata da me stessa. Ma non posso farci niente, io vivo per ribaltare i preconcetti, e se la gente intorno a me dice “ma è troppo piccolo per slasharlo!” e poi aggiunge “e comunque con Despatie non ce lo vedo”, io sento il bisogno fisico di dimostrargli che un mondo migliore è possibile invece può essere il contrario. E insomma. *lacrime*
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Handle with care


Matthew spalanca gli occhi così all’improvviso che il getto della doccia lo colpisce in pieno, facendogli perfino male.
- Come, scusa? – sillaba confusamente, voltandosi a guardare Alex che, dal canto proprio, sembra perfettamente a suo agio, come non avesse appena detto una delle cose più assurde che Matt abbia mai sentito nel corso della propria intera esistenza – e ne ha sentite parecchie, insomma, è australiano ed è gay, solo un altro australiano gay potrebbe gareggiare con lui quanto ad assurdità.
- Il ragazzino. – ripete quindi Alex, girando la manopola e scrollandosi l’acqua dai capelli, - È carino, mh?
- Il… - balbetta Matthew, seguendolo a bordo vasca e poi in acqua per una nuotata rilassante, - Il ragazzino?
- Ma sì. – annuisce distrattamente lui, immergendosi e poi riemergendo per prendere una boccata d’aria, prima di appoggiarsi contro la parete della vasca, galleggiando pigramente, - Daley.
- Carino? – chiede ancora Matt, vagamente sconvolto, fissandolo negli occhi e galleggiando al suo fianco, - Ha quindici anni!
- …non ti ho chiesto se è maggiorenne. – ride Alex, rilassando il capo all’indietro, - So da me che non lo è. Ti ho chiesto se è carino.
Matthew sbuffa, immergendosi quasi fino al naso ed esprimendosi in una serie di bollicine a pelo d’acqua che lo rendono possibilmente ancora più ragazzino del ragazzino di cui si sta parlando.
- E quello non lo sai da te? – chiede in un borbottio incerto. È a disagio, la situazione gli sembra torbida. E Despatie non lo conosce nemmeno tanto bene da poter stabilire se fidarsi o meno di lui, perciò cerca di mantenere le distanze il più possibile, senza mostrare difficoltà eccessive.
- Okay, riformulo. – sghignazza Alexandre, stendendo indietro le braccia per stiracchiarsi e poi intrecciandole dietro la nuca, - A te piace? – specifica con un sorrisetto sornione.
- A me – comincia Matthew, un po’ a corto di fiato, - sembra un minorenne! Alex, non-
- Oh, andiamo. – lo interrompe lui, facendo spallucce, - L’età del consenso l’ha raggiunta.
- Veramente! – precisa Matthew, riemergendo del tutto, forse con troppa enfasi, - Gli manca ancora un anno! E non mi pare che lì da te in mezzo alle cascate il limite sia diverso!
Alexandre ride ancora, morbido, senza guardarlo, il capo reclinato contro il bordo umido della vasca e tutti i muscoli rilassati che affiorano appena sulla superficie dell’acqua.
- Stasera ci usciamo insieme. – stabilisce senza chiedere.
- Io sono fidanzato. – prova ad opporsi Matthew.
Alex ride un’altra volta.
- E questa è un’altra cosa che non ti ho chiesto.
*

Come, alla fine, sia riuscito a trascinarlo – a trascinarli entrambi – a spasso per Roma, è un mistero che Matthew non si sente in grado di risolvere, tanto più che non ne ha la minima voglia. Ha rifilato a Lachlan una scusa qualsiasi – qualcosa su un meeting di pace fra avversari, che cazzo, lui non ci avrebbe mai creduto se Lach gli avesse sventolato sotto il naso una tale palese bugia – e non ha avuto neanche il tempo di pentirsene che s’è ritrovato in sa Dio che locale romano dimenticato da ogni essere vivente che non fosse il proprietario a sorseggiare una birra dopo aver offerto della vodka alla fragola a un minorenne. Vodka alla fragola. E non è neanche sicuro che ad allungare il bicchiere a Tom sia stato Alex, dopotutto.
Tutto ciò che sa è che, mentre Tom stava blaterando qualcosa a proposito di FaceBook e Pet Society – roba che Matt non è sicuro di aver compreso appieno – Alex si è sporto verso di lui e gli ha sussurrato “tranquillo, gli piacerà. Faremo in modo che gli piaccia”, e l’ha detto con una tale sicurezza che Matt non si è sentito in diritto di mettersi lì a contestare. “Saprà di cosa sta parlando”, s’è arreso rilassando le spalle, ed è tornato a fissare con un misto di tenerezza, inquietudine ed attrazione il rossore diffuso sulle guance di Tom, che continua a parlare di questi fantomatici quanto meravigliosi giochini e sorseggia la propria vodka con evidente sprezzo del pericolo, cercando di nascondere le smorfie che risalgono naturalmente alle sue labbra quando il sapore dell’alcool si fa troppo intenso.
E poi l’albergo, naturalmente, che è la cosa successiva di cui prende nota. Piccolo, malcagato e pure un po’ troppo periferico e defilato, per i suoi gusti. Ciò che Alex sta complottando è già abbastanza agghiacciante senza che vi si aggiunga uno scenario da brividi, e vorrebbe dirlo ad alta voce, anzi, sta quasi per farlo, ma poi Tom gli si spiaccica addosso stampandogli un bacio infantile e appiccicoso su una guancia e gli sussurra “Grazie… puoi darmi un bacio vero, per favore?” in una serie di balbettii sconnessi impauriti ed eccitati al punto che Matt lascia perdere il problema etico – cui lascerà libera possibilità di ucciderlo l’indomani – e si china sulle sue labbra, assaggiando il sapore di fragola ed alcool mentre Alex sorride accanto a lui ed allunga un braccio ad accarezzare la sua nuca.
Il letto, almeno, è morbido. Tom si stende fra le lenzuola con un abbandono tutto particolare, rilasciando il capo sul cuscino e gemendo a bassa voce quando le sue mani grandi lo accarezzano lungo il petto e i fianchi, giù fino alle gambe che si schiudono con naturalezza disarmante. Alex è lì accanto a lui, in ginocchio sul materasso, e si china a lasciare una scia di baci minuscoli e umidi lungo il suo collo ed il profilo del suo viso. Matt sorride tenero quando le labbra sottili di Tom si sporgono cercando quelle di Alex alla cieca, nel buio della stanza e delle sue palpebre socchiuse.
- Per favore… - mugola il ragazzino, ed Alex lo solleva fra le braccia, i muscoli che si contraggono attorno alla sua vita sottile mentre lo aiuta a sistemarglisi in grembo. Gli sussurra qualcosa all’orecchio – un bacio e un sussurro, confondono Matt che non li sente addosso, può solo immaginare quanto confuso debba sentirsi Tom, e ciononostante sembra presente a se stesso, sembra volerlo davvero, o almeno questo è ciò che pare dire la stretta delle sue mani su quelle di Alex, e la forza con la quale annuisce quando Alex conclude il suo monologo sussurrato sulla sua pelle. Matthew si inumidisce le labbra, Alex si inumidisce le dita.
Non passano che pochi secondi, e poi i gemiti di Tom si fanno più rumorosi e affaticati, così come il respiro di Alex si fa più incerto, mentre i suoi occhi si chiudono e le sue labbra si posano in baci minuscoli lungo tutta la linea della spalla del ragazzo, che stringe con forza le gambe le braccia i denti e gli occhi, gettando indietro il capo e cercando di tornare a respirare normalmente senza riuscirci particolarmente bene, e Matthew si fa avanti, posa un bacio lievissimo sulla punta del suo naso e poi comincia ad accarezzarlo fra le gambe.
- Sssh. – sussurra, - Poi passa. Poi diventa bello.
Alex solleva gli occhi nei suoi e gli sorride. Anche Tom schiude gli occhi, un po’ umidi di lacrime, e solleva le braccia ad allacciarlo al collo, nascondendo il viso sul suo petto e respirando affannosamente contro la sua pelle.
Alex stringe la presa sui suoi fianchi – Matthew vede la pelle farsi più chiara in corrispondenza della pressione dei suoi polpastrelli, e poi tornare a prendere colore quando la stretta si fa più lieve o si sposta altrove – e Tom solleva il viso e cerca un bacio in premio perché non sta urlando come vorrebbe, non si sta lamentando come vorrebbe e non sta facendo i capricci come vorrebbe, perciò Matthew si china su di lui e lo accontenta, cercando di seguire con la mano il ritmo che il bacino di Alex impone muovendosi lentamente avanti e indietro, mentre affonda in Tom con dolcezza, con premura, con attenzione e con tutta una serie di accorgimenti che fanno pensare a Matthew che una prima volta del genere l’avrebbe voluta anche lui, nonostante tutto. E non solo perché due uomini al posto di uno solo l’avrebbero probabilmente mandato fuori di testa al solo pensiero.
Comincia a gemere anche lui quando una mano piccola e un po’ tremante si fa avanti fra le sue, di gambe, e comincia ad accarezzarlo incerta, come non sapesse bene cosa fare, come farlo o perché farlo. Alex sorride sul collo di Tom, baciandolo ancora.
- Bravo… - gli sussurra, e Tom arrossisce violentemente, - Così. Diglielo, Matt.
- Sì. – ansima Matthew, accarezzando il viso di Tom e sfiorandogli la fronte con le labbra, - Bravissimo. Più svelto.
Tom annuisce ed obbedisce, e più lui va veloce più va veloce la mano di Matthew, e su quelle carezze di basa il ritmo dei gemiti di Tom, che si fanno via via più alti e decisi e venati da una linea sottile di piacere così genuino che Matthew deve mordersi a sangue il labbro inferiore per non lasciarsi trasportare e perdere il controllo, e in tutto questo Alex torna a chiudere gli occhi e concentrarsi solo sulla curva della schiena di Tom, ormai sempre più stretta mentre il ragazzino si china all’indietro per cercare un bacio che lui gli concede spingendosi dentro di lui più profondamente di quanto non abbia fatto fino a quel momento, costringendolo a liberare un gemito addolorato solo in parte, in seguito al quale Tom si svuota fra le mani di Matthew e Matthew lo segue poco dopo, fra le sue dita piccole e un po’ callose.
Alexandre viene pochi secondi dopo, stringendo i fianchi di Tom con tanta forza che lui si lamenta un po’, prima di lasciarsi andare stremato sul materasso, il viso nascosto dal cuscino e il respiro affannoso che diventa man mano più regolare e tranquillo, finché Matthew non capisce che s’è addormentato e si volta a guardare Alex, una domanda palese negli occhi. Lui scrolla le spalle, incerto.
- Mi dispiacerebbe svegliarlo. – dice in un fiato, alzandosi in piedi e cercando i propri boxer nel mucchio di vestiti mescolati ai piedi del letto. Matthew annuisce.
- Allora passiamo la notte qui? – chiede, - Siamo con la tua macchina. – gli fa notare con una mezza smorfia.
Recuperati i boxer, Alex si stende accanto a Tom e se lo tira contro. Il ragazzino si adatta subito alle forme del corpo dell’altro uomo pressate contro le proprie, e gli circonda le spalle con le braccia, posando il mento sulla sua spalla.
- Il letto è grande. – risponde Alex con un sorriso genuino, il primo che gli veda fare da quando sono usciti ore prima.
Matthew annuisce, stendendosi sul materasso dall’altro lato e circondando la vita di Tom con le braccia. Il ragazzino lascia scendere una mano fino a posarla sopra l’intreccio delle sue, e Matthew sorride ancora, un’ultima volta, prima di addormentarsi.