animanga: edward

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Romantico/Drammatico
Pairing: Faye/Spike
Rating: PG13
AVVISI: Spoiler, What If?.
- Spike riesce miracolosamente a salvarsi, dopo lo scontro con Vicious. Dopo la morte di quest'ultimo e di Julia, Spike dovrà prepararsi ad affrontare il passato, per vivere serenamente il presente. Magari con al suo fianco qualcuno di molto speciale...
Commento dell'autrice: Ecco, questa è la mia sesta fanfiction. Da qui in poi cominciano le storie delle quali vado più orgogliosa. Questa fic mi piace, soprattutto per via della coppia, intendiamoci. Però mi piace per come è reso il rapporto fra i due, oltretutto (insomma, che sia una coppia che mi piace non basta!). Siccome pecco di modestia dirò anche che, a tutt'oggi, l'unico difetto che sono riuscita a trovarci è Faye, un po' troppo dolce per i miei gusti.
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Past is gone


Spike non riusciva, con tutta la buona volontà, a capire dove si trovasse. Attorno sentiva persone parlare, ma non capiva un accidenti di cosa dicessero. C’era soltanto una voce familiare una voce femminile, preoccupata, che parlava animosamente con una voce maschile sconosciuta, che non aveva nemmeno il tempo di rispondere alle domande dell’esuberante donna. Poi, tutto a un tratto, tutte le voci smisero di parlare. Molte persone uscirono dalla stanza: Spike lo capì dai passi. Qualcuno si venne a sedere vicino a lui. Doveva essere una donna, lo sentiva dai tacchi delle scarpe. Per quanto Spike desiderasse ardentemente aprire gli occhi, qualcosa glielo impediva. Anzi, un occhio era costretto chiuso, forse da una benda, e l’altro non riusciva ad aprirlo per mancanza di forza. Pensò di rimanere in quello stato ancora un po’. D’altronde, in un certo senso, era perfino piacevole. Sentì la donna muoversi. Una mano toccò la sua. Oh, come sarebbe stato bello se la morte di Julia fosse stata tutto un sogno ed adesso ci fosse lei a stringergli amorevolmente la mano... D’altronde, chi altri avrebbe voluto farlo? Forse, i ragazzi della Bebop non sapevano nemmeno che fosse vivo. Cominciò a pentirsi di essere andato via. Però poi pensò che era necessario. Già... adesso Vicious era morto, e l’organizzazione era sciolta. La sua vita sarebbe stata tranquilla, da quel momento in poi. A destare Spike dai suoi pensieri fu una strana sensazione sulla mano. Umido. Lacrime. Qualcuno piangeva? Sentì i singhiozzi. Si. Qualcuno piangeva. Era quella stessa donna di prima. Ma chi? Dannazione, Spike non riusciva a capire. Forse i suoi sensi erano ancora assopiti dai medicinali che sicuramente dovevano avergli dato. Forse morfina, per calmare il dolore, perché lui non ne sentiva. Capiva ciò che succedeva attorno a lui, ma non connetteva. Il suo cervello si ostinava a non collaborare. Ma non sopportava più il rumore di quei singhiozzi. Gli mettevano tristezza addosso. Probabilmente lei stava piangendo per lui. Pensò di rincuorarla un poco stringendole la mano. Per dimostrare almeno di essere ancora vivo. Fu uno sforzo immane, ma alla fine riuscì a muovere l’indice quel tanto che bastava per fare in modo che lei si accorgesse che poteva ancora muoversi. Purtroppo, ciò che era stato fatto per rincuorare sortì esattamente l’effetto opposto. Spike si sentì cadere addosso qualcosa di leggero. Solo dopo realizzò che lei si era piegata su di lui ed adesso lo abbracciava, sempre continuando a piangere. La donna non pronunciava un parola. Solo singhiozzi. Dannazione, se avesse parlato forse l’avrebbe riconosciuta! Improvvisamente, Spike si sentì invadere le narici di un buonissimo profumo. Julia? No, assolutamente. Quello non era il profumo di Julia. Ma un pensiero cominciò titubante a farsi strada nella mente di Spike. L’unica persona che conosceva che usava questo profumo era... ma no... non poteva essere. Eppure il profumo era quello! Se ne ricordava perfettamente. Lo aveva sentito quando si era avvicinato a lei per parlarle del suo occhio prima di uscire per andare da Vicious. Ricordò di averla vista piangere. Forse per lui. Adesso basta! Doveva sapere. Cercò di aprire l’occhio libero dalle bende. Tre tentativi andarono a vuoto. Chissà per quanto aveva dormito... i muscoli della faccia sembravano come intorpiditi. Il quarto tentativo, finalmente, mostrò dei risultati. Piano, pianissimo, l’occhio destro di Spike si aprì. E proprio quello che si aspettava di trovare, trovò.
- F-Faye...
Era stato solo un sussurro, ma per Faye quel nome fu come una sveglia. Quel bisbiglio cominciò a frullarle per la testa come in un mulinello. Spike! Aveva parlato! Allora era vivo! Alzò la testa di scatto guardandolo negli occhi. Lo trovò sorridente, sebbene una morsa di dolore gli contorcesse stranamente il volto. Sgranò gli occhi. Allora non aveva sognato! Aveva parlato davvero! Si accorse solo in quel momento della posizione in cui era messa. Si alzò di scatto dal letto.
- Spi-Spike! Sei... sei ancora vivo!
- Ti stupisci?
Lui si sedette, appoggiando la schiena alla spalliera del letto.
- Sono duro a morire, io...
- Da quanto sei sveglio?
- Pochi minuti. Giusto il tempo di sentire te che piangevi e mi abbracciavi.
Faye arrossì improvvisamente e voltò lo sguardo da un’altra parte. Era molto sollevata perché Spike era “tornato alla vita”, ma il senso di imbarazzo continuava ad esserci. Ed era molto forte. Si voltò verso di lui, decisa ad eliminare quella sensazione una volta per tutte.
- Senti un po’ bello. Se osi prendermi in giro, ti ammazzo. Se lo dici a qualcuno, ti ammazzo lo stesso. Tutto chiaro?
- Cristallino.
Quel sorriso sereno continuava ad essere presente sul viso di Spike. Faye si sentì arrossire di nuovo. Maledizione, maledizione, maledizione! La ragazza si voltò di nuovo dall’altra parte. Spike parlò per rompere l’odioso silenzio fra i due.
- Come stanno gli altri?
- Benissimo.
Lei era sempre girata.
- Sono tutti ansiosi di rivederti.
- E... tu come stai?
Faye stette in silenzio per un po’. Cosa doveva dirgli adesso? La verità? Che era stata malissimo ed aveva passato giorno e notte a piangere davanti al suo letto? Oppure fare finta di niente dicendogli che era stata benissimo e si era divertita? Optò per la seconda ipotesi. Era troppo imbarazzata per dirgli anche che aveva pianto per lui.
- Sono stata ottimamente. Ho passato il mio tempo alla Bebop con gli altri. Cercavo criminali e portavo la pagnotta a casa.
Spike si mise a ridere. Faye non capiva e si girò imbestialita.
- Perché questa risata? Hai un po’ di rispetto per il lavoro degli altri?
Spike aveva le lacrime agli occhi dalle risate.
- No, è che... hahahahahahaha! È che mi fa ridere un’immagine di te responsabile ed attenta... non è da te...
E di nuovo la guardò con quel sorriso sereno. Faye si sentì morire davanti a quel sorriso così naturale e disarmante. Solo allora Spike si accorse che i 4/5 del suo corpo erano coperti da bende. Si salvavano soltanto i capelli, l’occhio destro e le mani. Lei si andò a sedere sullo sgabello davanti al letto dove Spike era coricato.
- Chi... chi mi ha salvato?
Faye fu presa da un attimo di esitazione. Non si aspettava una domanda del genere. Non lo aveva previsto.
- Non lo so.
- Dovremo scoprirlo. Chiunque sia voglio almeno ringraziarlo...
- Non ce n’è bisogno.
Spike rimase disarmato dalla scioltezza e dalla sicurezza della ragazza. Un attimo di silenzio fra i due. Poi di nuovo Spike.
- Vicious e... Julia... erano vivi?
- Se ti riferisci a quello coi capelli grigi e la biondona platinata, no. Erano morti, tutti e due, quando la polizia li ha trovati.
La ragazza si stupì dello sguardo gelido con cui Spike si voltò verso di lei.
- Non parlare così di Julia. A lei devi portare rispetto. Quella donna è stata tutta la mia vita. Mi ha dato tutto. Tu invece non hai mai fatto niente per me, mai!
Fu troppo. Lo schiaffo di Faye, si vociferò fra i medici, si sentì per tutto l’ospedale. Come osava lui dire questo a lei! Pensava solo a quella stronza di Julia, che l’aveva portato quasi alla morte, per il suo amore. Faye scappo a gambe levate, lasciando Spike ancora bendato e seduto sul letto, con una faccia stupita, che fece sorridere l’infermiera che entrò subito dopo.
- Oh, come sta, signor Spiegel?
- Mi... mi sento abbastanza bene, si. Non ho nessun dolore.
- Bene, togliamo queste bende.
Spike si sentì fortemente imbarazzato, anche perché sotto le bende era completamente nudo, ma dopo un attimo di esitazione pensò che se stava ancora un po’ rinchiuso in quella fasciatura sarebbe morto. Quindi accettò l’aiuto dell’infermiera e tolse le bende. Tranne quella all’occhio. Doveva rimanere in posa ancora qualche giorno.
- Bene, ora lei stia qui, mentre io vado a chiamare qualcuno per lei.
- Chiami Jet Black e mi faccia venire a prendere...
- Va bene! Arrivederci!
- ‘vederci...
*

Jet pensò a quanto tempo fosse passato da quando Spike era in ospedale. Un mese... cavolo... ma non era Spike a preoccuparlo, in quel momento. Sapeva che lui se la sarebbe cavata. Spike era uno che vendeva cara la pelle. Si sentiva dentro che si sarebbe svegliato. Quello che lo preoccupava, in quel momento era il comportamento di Faye nell’ultimo mese. Dopo il fattaccio non si era più comportata come al solito. Ogni mattina scendeva ed andava in ospedale. Tornava la sera tardi e nemmeno mangiava, se non era lui a pregarla di farlo. Insomma, non era da Faye! Mentre Jet rifletteva suonò il telefono. Strano. Non lo chiamava più nessuno da molto tempo. Decise di rispondere solo al quarto squillo.
- Pronto? Qui Jet Black.
- Oh, si. Buonasera, qui è l’ospedale St.Mary. La volevamo solo avvertire che il signor Spiegel si è ripreso oggi e può ritornare a casa. Lei può venirlo a prendere?
Gioia! Il sentimento di Jet. Incredulità, anche.
- Cosa? Si è svegliato? E mi dica, sta bene? La fasciatura? È ancora ferito? L’occhio che dava problemi? Ma è tutto a posto?
L’infermiera dall’altro lato del cavo si mise a ridere.
- Potrà chiedergli queste cose di persona, quando verrà a prenderlo. Arrivederci!
Un secondo di silenzio. Ed, stupita, si affacciò alla porta della stanza in cui era Jet.
- Che cosa è successo???
Jet si voltò verso di lei. E saltò letteralmente in piedi sulla sedia.
- VITTORIA!!! Spike è ancora vivo!!!
- Davvero?
Ed si mise a saltellare in maniera davvero poco sensata per tutta la Bebop. D’altronde la felicità era tanta. Fra poco la vita sarebbe tornata normale. Ed era ritornata alla Bebop con la scusa “Mi stavo annoiando, lì dov’ero...” poco dopo che Spike era stato ricoverato in ospedale. Non l’aveva ancora visto da quel giorno, ed adesso non vedeva l’ora di salutarlo. Certo è da dire che la ragazzina era diventata molto più femminile ultimamente. I suoi quattordici anni si facevano finalmente sentire. Ma per il resto era rimasta il solito maschiaccio. Solo un po’ più responsabile, forse...
- Bè, Ed, io vado a recuperare quell’idiota, tu vedi di tenere tutto sotto controllo. E dai da mangiare al povero Ein, che è assolutamente digiuno da ieri...
- Va bene Jet!
La ragazza si fermò un attimo per rispondergli e poi ricominciò a saltellare verso la cucina, per preparare il pasto ad Ein.
*

- Bene, signor Spiegel, è tutto a posto. Il signor Black la sta aspettando qua fuori. Mi raccomando, non si faccia rivedere presto qui da noi!
- Ne terrò conto... arrivederci...
Mentre Spike usciva non riusciva ancora a capacitarsi della violenta reazione di Faye. Ma cosa aveva detto, in fondo? Aveva soltanto difeso la donna che amava... Forse con lei era stato un po’ scortese, ma non aveva detto forse la verità? Appena uscito dalla porta Spike notò Jet in piedi. L’uomo gli corse incontro.
- Hei Spike! Era da tempo che non ci si vedeva! Come va?
- Bene vecchio mio, non ti preoccupare per me...
- Come non ti preoccupare? Ma hai idea di cosa stai dicendo? Sei rimasto a dormire in quello stramaledettissimo ospedale per ben un mese e mi dici di non preoccuparmi?
- Un mese? Così tanto?
- Eggià... immagino che avrai già visto Faye, no?
- Si, l’ho già vista.
Una nota di amarezza, nella voce di Spike, che Jet non notò, forse per la troppa felicità.
- Quella ragazza è stata davvero un angelo! Ti è stata accanto tutti i giorni. La mattina usciva e veniva in ospedale, e si ritirava sempre tardissimo. Mangiava anche poco. E poi devi ringraziare lei se adesso sei ancora vivo... sai, una mezz’oretta dopo che tu eri uscito è scappata a cercarti perché aveva un brutto presentimento. Ti ha cercato praticamente dovunque e quando ti ha trovato ti ha portato immediatamente all’ospedale... Se non fosse stato per lei, probabilmente saresti morto, si... ma immagino che già lo saprai.
Consapevolezza, senso di colpa, rabbia, tristezza, voglia di andarla a cercare... vorticavano nella testa di Spike mille pensieri. Nessuno attuabile, in quel momento. Lei lo aveva salvato... lo aveva accudito... e lui le aveva detto quelle cose. Spike immaginò come si fosse potuta sentire Faye. La sensazione che gli arrivò al cuore non era affatto piacevole. Pensò che se fosse stato nella situazione di Faye lui si sarebbe sentito... sfruttato. Usato senza nemmeno essere ringraziato. Ma perché lei non gli aveva detto nulla? Non era da Faye comportarsi così... immaginò che doveva essere cambiata molto, durante quel mese.
- No, non lo sapevo...
- Ah no? Strano... bè, allora quando arriveremo alla Bebop la ringrazierai. Penso che sarà già tornata lì, visto che non era in ospedale con te. E poi ripartiremo... ho la nausea, a furia di vedere sempre lo stesso pianeta...
Spike sorrise un po’. Ma non c’era spazio per le risate nei suoi pensieri, ora come ora.
*

- CIAO SPIKE!!!!!!!!!
Ed saltò letteralmente addosso a Spike, che non aspettandoselo, cadde per terra, con la ragazzina ancora di sopra.
- So che hai fatto un mucchio di stupidaggini mentre io non c’ero, come andarti a suicidare, ma non te ne voglio, perché in fin dei conti sei ancora vivo, no?
E così dicendo stampò un gigantesco bacione sulla guancia di Spike.
- Avanti, Ed, non fare così... su, alziamoci...
Appena si furono messi in piedi, la prima cosa che Spike notò fu quanto fosse cambiata Ed. Adesso era in piena adolescenza. Era normale che fosse più grande, anche fisicamente.
- Accidenti come sei cresciuta...
- Dici?
E fece un giro su se stessa, come se fosse stata una modella.
- Mi trovi più bella?
- Sei sempre bellissima Ed...
E i due scoppiarono a ridere, per l’assurdità della scenetta di poco prima. Jet interruppe le risate.
- Ed, Faye è tornata?
- No, non si è ancora fatta vedere... ma comunque io pensavo che fosse con voi...
- Non è con noi, come vedi... mi sto preoccupando...
- Avanti Jet!
Ed si andò ad arrampicare sulla schiena di Jet come un babbuino su un albero. I suoi modi non erano cambiati per niente.
- Faye è grande, se la sa cavare da sola!
- Ed ha ragione, Jet... vedrai che tornerà in tempo per la partenza.
Ma Faye non tornò in tempo. Alle undici e mezza di sera non era ancora tornata. L’equipaggio della Bebop stava seriamente cominciando a preoccuparsi. Se Faye avesse ritardato ancora di pochi minuti Jet avrebbe organizzato le squadre di soccorso e avrebbe girato per tutto Marte per trovarla. Anche perché, ormai, la partenza per quella sera era saltata. Fortunatamente Faye si fece viva proprio mentre Jet stava decidendo se mandare o meno Ein a fiutare il suo odore per trovarla. La ragazza entrò, mugugnò quacosa che avrebbe potuto essere un saluto e poi si andò a chiudere su una terrazzina fuori. Jet rimase stranito da quel comportamento, ma non potè indagare oltre, anche perché stava preparando la cena.
- Spike, per favore, puoi andare tu a dire a Faye che per stasera rimarremo qui e che fra qualche minuto la cena sarà pronta?
Jet non ricevette risposta. Si voltò un attimo. C’era solo Ed che lo fissava stupita.
- Guarda che Spike è uscito a seguire Faye già da tempo...
Jet si girò. Meglio così. Significava che quei due avevano un problema. E se lo avevano era meglio che lo risolvessero subito, oppure lui li avrebbe fatti riconciliare per forza. Se c’era una cosa che non tollerasse era la confusione sulla sua amatissima astronave.
*

Non c’era propriamente caldo fuori. Anzi, ogni tanto Faye era scossa da qualche brivido di freddo. Il solito vestito troppo leggero, ipotizzò. Era stata tutto il giorno fuori, in giro. Aveva girato praticamente tutta la città per evitare di tornare alla Bebop. Aveva anche pianto. Molto. Purtroppo, malgrado volesse, non aveva fatto altro che pensare alle brutte parole di Spike. Parole dure. Un po’ era stata anche colpa sua. Ma aveva deciso che non gli avrebbe detto che era stata lei a salvarlo. Non voleva ringraziamenti. Solo che fosse vivo e felice. Non importava poi se non sarebbe mai stato suo. Certo, se lei glielo avesse detto lui sarebbe stato ovviamente più riconoscente. Ma oramai il danno era fatto. Non si torna indietro. Improvvisamente sentì una presenza alle sue spalle. Dei passi. Poi una voce.
- Scusa...
- Jet ti ha detto tutto, vero?
Quella maledetta bocca larga. Non avrebbe dovuto dire niente nemmeno lui. Spike continuò a parlare.
- Perché non mi hai detto niente? Io ti avrei ringraziato...
Faye si voltò col sorriso sulle labbra, ma uno sguardo dalla tristezza infinita. Le lacrime inondavano i suoi bellissimi occhi verdi. Spike si sentì stringere il cuore. Per la prima volta in vita sua provava quella sensazione. E non sapeva spiegarsela. Ma era insolitamente spiacevole. Era come se avesse la voglia di vederla felice. Ma lo sembrava. Felice intendo. Anche con quelle lacrime.
- Ma non lo capisci? Io non volevo che tu mi ringraziassi... volevo solo che fossi vivo e felice. Così almeno avrei potuto vederti. Ma le tue parole mi hanno fatto male... anzi, scusa per lo schiaffo...
- No, non devi scusarti...
Faye sentì che le lacrime stavano cominciando ad uscire fuori dagli occhi, mentre prima era riuscita a contenerle. Oltrepassò Spike, per cercare di entrare ed andarsi a chiudere nella sua stanza. Tutto sembrò filare liscio, fino a quando non sentì un tocco forte frenarla per una mano. Era Spike che la teneva ferma. La girò e la abbracciò. Accadde in pochi secondi. Quell’abbraccio era così caldo, così bello... quanto l’aveva sognato, Faye... ma un pensiero balenò nella sua mente. Un pensiero che forse non avrebbe dovuto esserci, ma che comunque ci fu. “Ma lui è innamorato ancora di Julia!”. Si. Glielo aveva dimostrato quando l’aveva rimproverata per averla chiamata biondona platinata. “Allora... MI STA PRENDENDO IN GIRO!!!”. La ragazza si allontanò lentamente dall’uomo, sciogliendo quell’abbraccio così dolce. Piangeva ancora, Spike non mancò di notarlo. Lei alzò lo sguardo, coraggiosamente.
- Non mi abbracciare...
Dopo si voltò e rientrò dentro. Spike rimase fuori qualche secondo, prima di decidere di rientrare anche lui.
*

Faye tornò dentro alla Bebop. Venne accolta dal sorriso di Ed che giocava seduta sul divano e dalle parole di Jet.
- Oh, Faye! Come va? Senti, vieni a tavola che è...
- No, non ho fame Jet...
- Ah, ho capito... peccato...
La ragazza si diresse verso la sua stanza e ci si chiuse dentro. Poco dopo rientrò anche Spike.
- Spike, è pronto, vieni a ta...
- No, no Jet... non me la sento di mangiare...
Jet era attonito. Nessuno dei due voleva mangiare. Anche Spike si andò a chiudere nella sua stanza. Forse erano solo stanchi.
- Ed...
- NO! Ed non ha fame oggi... voglio solo giocare stasera...
- Santo cielo, ma ho fame solo io in questa astronave???
- Wof!
Fu l’unica risposta che ricevette. Era Ein, che avrebbe gradito molto un po’ di cotoletta...
*

Spike non riusciva più a dormire. Aveva dormito per un mese intero, gli sembrava anche abbastanza normale non avere sonno adesso. Tra l’altro il letto, lo stare disteso, gli davano fastidio. Decise di alzarsi. Sicuramente avrebbe trovato qualcosa da fare. Controllò l’orario. Le tre e mezza. Sicuramente dormivano tutti. O almeno sarebbe stato logico se fosse stato così. Un po’ di dolore alla schiena lo colpì particolarmente. Prima non aveva sentito nessun dolore... forse l’antidolorifico che gli avevano dato in ospedale aveva terminato l’effetto... Si alzò dal letto un po’ a fatica. Per quanto potesse nasconderlo la schiena gli dava fastidio. Lentamente camminò verso la porta e la aprì. Fuori assolutamente buio, proprio come si aspettava. Si accorse solo in quel momento di avere una sete della madonna. Aveva bisogno di un po’ d’acqua. Per cui si diresse verso la cucina. E lì accadde l’impensabile. Vide una figura piegata sul frigorifero. La vide rialzarsi con un brick di latte in mano. La vide in faccia grazie alla luce che arrivava dal frigorifero, ma l’aveva già riconosciuta: quel fisico era inconfondibile. Faye. Indosso aveva soltanto una leggera sottana bianca che non lasciava nulla all’immaginazione. D’altronde anche lui non è che fosse propriamente vestito. Solo un paio di boxer. La ragazza cominciò a bere il latte direttamente dalla confezione. Spike era stregato. Era così aggraziata, quel giorno... niente a che vedere con la Faye che aveva conosciuto prima dello scontro contro Vicious... Faye era sicuramente la più cambiata fra tutti. Decise di godersi lo spettacolo ancora un po’, prima di uscire allo scoperto. Ma i suoi piani furono mandati all’aria proprio da Faye che parlò con voce irritata, anche se un po’ impastata. Forse dal sonno, o dall’imbarazzo. No, non era imbarazzo. Faye non era mai imbarazzata a mostrare il suo corpo. E poi non è che glielo stesse mostrando: aveva pur sempre qualcosa addosso...
- Hai intenzione di spiarmi ancora per molto?
Spike non seppe spiegarsi il perché di quella sua improvvisa agitazione. Sentiva dentro al suo corpo qualcosa di strano mentre parlava Faye.
- No, esco subito...
Lei lo guardò male. Era in mutande. D’altronde, non che lei fosse da meno.
- Non avevo sonno, pensavo che stessero tutti dormendo, invece...
- Neanche io avevo sonno. Volevo solo un po’ di latte.
Lei cominciò a camminare verso il soggiorno, e lui la seguì.
- Cosa vuoi fare?
Le chiese.
- Guardare qualcosa in televisione.
Lui sorrise celando lo stupore.
- Ma cosa credi di poter trovare a quest’ora in tv?
- Non certo le oscenità a cui stai pensando tu, Spike...
- Non sto pensando ad oscenità! Sei tu che vuoi accendere la televisione alle tre e mezza del mattino!
Faye si andò a sedere sul divano, con le gambe raccolte al petto circondate dalle braccia. Incurante delle proteste di Spike accese la tv e cominciò a girare i canali. Era vero, a quell’ora c’erano molti programmi a luci rosse, ma Faye non dubitava di potere trovare qualcosa di interessante. Dopo alcuni canali lasciati perdere Faye arrivò finalmente ad un filmato di una partita di football. Lasciò lì: poteva non avere più occasioni di trovare un programma decente. Perciò posò il telecomando e si dedicò a cercare di capirci qualcosa in quello stupido gioco. Nel frattempo Spike si sedette accanto a lei. Anche lui provò a concentrarsi sulla televisione, almeno per smettere di provare quei continui brividi che aveva da quando aveva visto Faye bere il latte davanti al frigorifero. Allora, c’erano una squadra con degli omini vestiti di blu ed una con degli omini vestiti di verde. Sembrava che quelli vestiti di verde stessero vincendo... peccato. Ad entrambi piaceva molto di più il blu. Spike si rilassò e poggiò finalmente la schiena alla spalliera del divano, in modo da rimanere quasi disteso. Faye era sempre nella stessa posizione, come se stesse facendo un pic-nic. La ragazza si ritrovò a distogliere l’attenzione dalla partita più volte, incantandosi guardando Spike. Fortunatamente riusciva a riprendere il controllo di se stessa sempre un attimo prima che lui si girasse verso di lei. Ma lei non sapeva che anche lui aveva lo stesso identico desiderio... il ragazzo decise di spegnere quella dannata televisione. Gli stavano facendo venire il mal di testa, tutti quegli omini che correvano da un lato all’altro picchiandosi... Con un braccio passò sopra le gambe di Faye, e si sporse col viso fino davanti alla sua faccia, per arrivare a prendere il telecomando accanto a lei. La reazione della ragazza fu quanto mai inaspettata. Si tirò indietro. Appena vide Spike avvicinarsi si tirò indietro, distendendo le gambe in modo da potere andare ancora più indietro con la schiena, se ce ne fosse stato bisogno. Spike se ne accorse e la guardò. In faccia un’espressione mai vista. Stupore, tristezza, ed anche un po’ di... dolore? Lui tornò nella sua posizione originaria spegnendo il televisore. E ricaddero nel silenzio. Avrebbero potuto rimanere in quella posizione di imbarazzo ancora per molto tempo. Forse per sempre. Forse non si sarebbero detti mai le emozioni che entrambi provarono in quei momenti, se non fosse stato per la voglia matta di Faye di sapere.
- Perché mi hai guardata in quel modo, prima?
Spike era a dir poco stupito dalla domanda di lei. Che significava? Cosa doveva rispondere? Ma soprattutto, perché l’aveva guardata in quella maniera? L’unica risposta che gli venne in mente fu che gli era venuto di riflesso. Lei si era scostata, lui se ne era accorto e si era voltato a guardarla. Si, avrebbe potuto dirle questo... ma sarebbe stata la verità? Perché l’aveva guardata con tristezza? Perché si era offeso? Ma perché si era offeso? Non è che... Spike scartò l’ipotesi. La guardò. E si accorse di essere arrossito. Per la prima volta dopo... dopo quanto? Dopo molti, moltissimi anni, Spike Spiegel era arrossito davanti ad una donna. Faye lo guardava con sguardo triste ed ansioso... come una liceale che aspetta la risposta dal ragazzo che le piace. Emozione... emozione nel cuore di Spike. Tristezza nel vederla così affranta. Voglia di vederla felice ed altre voglie che Spike non provava più per una donna da quando... da dopo Julia. Perché tutto questo con Faye? Perché?
- Non lo so, perché ti ho guardato in quella maniera...
Lei si voltò, in modo da guardarlo in viso, mentre il suo sguardo era sempre puntato in basso.
- Che significa che non lo sai?
- Significa che non lo so!
Anche lui si voltò a guardarla, finalmente.
- Significa che forse sono un idiota, ma non capisco un cazzo di quello che sto provando adesso! So soltanto che da quando sono uscito da quel dannatissimo ospedale non faccio altro che provare brividi freddi ogni volta che ti vedo, lungo la schiena! Ti vedo triste e sono triste anche io! E vorrei consolarti, ma sembra che ogni cosa che faccio ti rattristi ancora di più, ed io non posso sopportarlo! È per questo che non faccio più niente, e non capisco quello che provi ed ho in testa una gran confusione!
Uno sfogo come si deve, non c’è dubbio. Quella sera Spike stava tornando a fare troppe cose. Era tornato ad arrossire, era tornato a sfogarsi, era tornato... ad amare... Amore? Un sentimento grande. Incomprensibile. Se Spike stava provando qualcosa in quel momento, era indubbiamente amore. Amore per Faye. Un amore dolce... non preoccupante ed estenuante come quello per Julia. Ma che avrebbe detto lei?
- Io... io... non so che dire...
Andiamo bene... quando una donna non sa che dire è perché ha in mente un rifiuto... o comunque vuol dire che la cosa non le piace.
- Io non credevo... cioè, io non ho mai pensato, nemmeno per un minuto che tu potessi... volermi bene...
Ma che cosa stava dicendo? Perché lui non avrebbe dovuto volerle bene?
- Perché io pensavo che tu amassi Julia... pensavo che l’amassi ancora... sentivo di non avere speranze, contro di lei, che è stata il tuo grande amore... speravo che sarei riuscita a convivere anche col dolore di non poterti avere, pur di vederti vivo... è per questo che ti ho salvato... è per questo che sono rimasta con te per un mese... ed ora tu mi vieni a dire queste cose...
- Significa... che non mi ami più, Faye?
Lei alzò lo sguardo. Due lacrimoni stavano cominciando a formarsi ai lati dei suoi occhi. Ma sorrideva. Un buon segno. Forse era... felice? Possibile?
- No, Spike... significa... che se tu vuoi... noi... cioè, io e tu, assieme...
Spike sorrise. Vederla imbarazzata in quella situazione era bellissimo. Un’espressione impagabile era dipinta sul volto di Faye. La donna che aveva imparato ad amare. L’unica che avrebbe amato da quel momento in poi. Le prese il volto tra le mani e la baciò. E durante quel bacio Spike comprese. Comprese che l’amore per Julia non sarebbe mai finito. Ma era rilegato in un angolo del suo cuore, custodito, come uno di quei ricordi che uno vorrebbe dimenticare, ma non può. Capì che per dimostrare di amare veramente qualcuno non bisogna per forza soffrire per anni. C’è anche un amore puro, bello, spensierato, per quanto possibile... Capì che un amore nasce dalle grandi e dalle piccole cose. Non era solo perché lei gli aveva salvato la vita. Era per come sorrideva, per come lo guardava, per come beveva il latte davanti al frigorifero, per l’espressione che aveva mentre piangeva... Spike si sentì pervaso da un amore mai provato prima... per una volta un amore felice. E finalmente, il passato era andato via. Non occupava più i pensieri di Spike. Ad occuparli, solo la prospettiva di vivere per sempre con lei. Una prospettiva dolce come il profumo delle rose a primavera. O come il profumo che aveva sentito dal suo abbraccio il giorno che si era risvegliato dal lungo mese di sonno. Il profumo dell’amore e della felicità.

Love is all we need... see you space cowboys...