animanga: howl

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Introspettivo/Romantico
Pairing: Sophie/Howl
Rating: PG13
AVVISI: Spoiler.
- Che c'è, Sophie? Non riesci a dormire...?
Commento dell'autrice: *-* Subito dopo aver visto il film, ho letto una bellissima fanfic ad esso ispirata (la trovate nell’EFP, è di Kurumi ^_*), e devo dire che l’atmosfera sensuale di questo mio raccontino è decisamente ispirata a quello. È come se, teoricamente, avessi voluto dargli un seguito XD Ma ovviamente le due fic sono completamente indipendenti ù_ù Spero solo di aver reso bene la confusione di Sophie di fronte al desiderio sessuale che prova per Howl (e vorrei ben vedere *ç*) ;)
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Prurito


Che strana inquietudine la tormentava già da un po’ di tempo… che razza di sentimento può apparire da un giorno all’altro, ed essere già così indescrivibilmente forte senza crescere gradualmente? E non era solo una sensazione di disagio psicologico, era qualcosa di molto fisico. Un prurito, un fastidio… per quanto, quando lo pensava in questo modo, fosse sempre portata a pentirsene; non le sembrava che “fastidio” fosse il termine giusto. Però, in fondo… quel solletico costante era fastidioso davvero.
L’unica cosa che proprio la preoccupava era che la sensazione, sempre presente con la stessa intensità, era come amplificata in presenza di Howl. Il pensiero di poter provare sensazioni sgradevoli accanto a lui… semplicemente la terrorizzava. Perché… lei ne era innamorata, accidenti, non voleva che le cose cambiassero…
- Non hai sonno?
Le voce dal timbro allegro e canzonatorio che le giunse da dietro la fece sobbalzare dallo spavento. La riconobbe, però, e nel momento stesso in cui lo sentì avvicinarsi a lei, ecco che il solito prurito tornò a possederla interamente.
- C’è qualche problema, Sophie?
- No, ma che dici?!
Esibì un sorriso forzato, ostentando tranquillità quando invece si sentiva ribollire d’ansia. Ben presto, distolse lo sguardo dal viso dell’uomo, e fissò per terra, l’erba verde scuro bagnata dall’umidità notturna sulla quale si era seduta a riflettere. Si accorse di essere arrossita, perché le guance le scottavano.
- Non ti sarai mica presa la febbre…? – ipotizzò lui sollevando una mano per toccarle la fronte. Lei si sottrasse al contatto, tirandosi indietro. Gli occhi di Howl brillarono di disappunto per qualche secondo, ma lei subito cercò di allentare la tensione.
- Io, febbre? Non è possibile! E poi sei tu quello di debole costituzione!
- Debole costituzione? Non credo proprio! – disse lui ridendo.
- No? E cosa credi?
- Credo… - tornò a fissarla, un sorriso furbo e deciso ad increspargli le labbra, - …che tu abbia qualcosa che non va, e che non voglia dirmelo!
- Non è così! – replicò lei con naturalezza, chiudendo gli occhi e sollevando il mento con fare stizzito.
- Però il tuo comportamento mi fa pensare esattamente il contrario, sai?
- Magari ti sbagli!
- Ti conosco troppo bene!
- In realtà, ci conosciamo da meno di un anno!
- E’ stato abbastanza, per capirti. Anzi, ti avevo già capita in un solo tocco, quando ci incontrammo nel tuo paese quella prima volta.
- Mi credi così semplice?
- Non è che ti conosco così bene perché sei semplice, Sophie. È così perché sei la persona più importante, per me. Perché ti amo. Ecco… - abbassò lo sguardo, sorridendo imbarazzato, - …io non sono bravo in queste cose, sto cercando di essere sincero, quindi potresti provarci anche tu…
Lei abbassò lo sguardo, sentendosi decisamente in colpa. Doveva sforzarsi di superare quella spiacevole sensazione… forse parlarne con Howl avrebbe risolto le cose…
- Non credere che io non voglia parlare, Howl… è che non capisco neanche io cos’ho, come potrei dirlo?
Lui annuì.
- Capisco. Ti senti confusa?
- Esattamente!
- Riguardo… i tuoi sentimenti per me…?
Si affrettò a negare, stringendogli una mano.
- Assolutamente no, Howl. Non è questo, non… non saprei dire, veramente… mi dispiace tanto…
Lui sorrise, alzandosi in piedi e porgendole una mano per aiutarla a fare lo stesso.
- Non scusarti, dai. Vieni in casa, prepariamo un po’ di the.
Lo seguì silenziosa all’interno del castello, rimuginando, e continuò a farlo anche quando fu seduta su una sedia, le mani strette a pugno abbandonate in grembo, mentre Howl armeggiava con tazze e teiera poco lontano da lei.
- Ecco qui. – disse gentilmente porgendole una tazza ricolma di liquido fumante.
- Grazie.
La prese fra le mani, ma, persa com’era nei suoi pensieri, si scottò.
- Ahi! – gridò lasciando cadere la tazza e rovesciandone per terra tutto il contenuto.
- Mamma mia, Sophie! Come sei sbadata stasera! – disse lui ridacchiando divertito.
- S-Scusa, io… non so come… mi dispiace davvero, Howl!
In totale confusione, si chinò, afferrando una pezza e pulendo a casaccio.
Lui le poggiò una mano sulla spalla.
La solita, ormai spaventosa sensazione, la pietrificò.
- Sophie, alzati in piedi.
Obbedì tremando.
Lui le fece scivolare la mano giù lungo il braccio, fino a raggiungere la sua e stringerla dolcemente. Sophie si voltò a guardarlo. La sensazione si era fatta talmente forte che le veniva da piangere.
- Howl, io… - cominciò, ma la voce le uscì debole e strozzata.
- Ssssh…
Lui le si avvicinò ancora, abbracciandola.
- Sophie… stai male?
Scosse il capo. Così, fra le sue braccia, in quell’adorabile tepore, non stava affatto male, anzi, tutt’altro. Ma quel maledetto prurito, quello strano stimolo ingiustificato, non le dava tregua.
- Tranquilla, - disse lui con voce soffice mentre le lasciava lievi baci sulla fronte che eliminarono ogni freno inibitore alle sue lacrime, - passerà tutto. Adesso ti accompagno in camera tua, però devi staccarti, o non riusciremo mai a camminare! – concluse ridacchiando.
Ma lei non si staccò. Si aggrappò forte alla sua maglia, sentendo chiaramente che separarsi da lui era l’ultima cosa di cui aveva bisogno, prurito o meno. Presa dall’emozione, tratteneva involontariamente il fiato, cosicché quando si ricordava di respirare le uscivano fuori ansiti pesanti e irregolari.
- Sophie…?
Malgrado avesse sentito il richiamo di Howl, non disse niente: aveva la vista annebbiata, e non si sentiva in grado di parlare.
- Ma Sophie, guardati…
Chiuse gli occhi mentre lui, con una lentezza esasperante, tirava su la lunghissima gonna della sua camicia da notte, sfiorandole le gambe con dita lievi al passaggio.
- Questa si chiama…
Lo sentì sorridere, mentre le si avvicinava per sussurrarle in un orecchio la sua diagnosi, che la fece arrossire, per poi baciarla. Quando la sollevò, tenendola fra le braccia e cominciando a salire le scale per condurla in camera da letto, già lei non capiva più niente.
Mezz’ora dopo, dello strano prurito non c’era più alcuna traccia.