rp: daniel arnautovic

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Introspettivo, Erotico.
Pairing: Marko/Daniel Arnautovic.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Angst, Slash, Lemon, Incest.
- "Il sapore di Daniel, per Marko, è quello amaro e pesante della birra."
Note: Mi sono pentita di averla scritta nell'esatto momento in cui ho capito dove stava andando a parare XD Ma suppongo che ogni tanto sia giusto scrivere incest anche in questo modo, per quanto squallido e probabilmente doloroso possa esserlo. Peraltro è molto più confusa di quanto avrei voluto - speriamo in bene. In ogni caso, se fosse una bella cosa la dedicherei ad Ary, visto che è grazie a lei che ho scoperto che il fratello di Marko esiste XD ed è sempre grazie a lei che ho cominciato a shippare i due. E visto che a lei piacciono, ecco, gliela dedicherei volentieri. Ma siccome fa schifo, me lo risparmio XD
Titolo rubato a Your Love Alone Is Not Enough dei Manic Street Preachers.
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You Stole The Sun Straight From My Heart


Il sapore di Daniel, per Marko, è quello amaro e pesante della birra. Non è mai riuscito a capire se fosse il proprio o il suo sapore, però, perché in genere quando riesce a sentirlo è sempre troppo confuso per realizzare qualcosa di così complesso.
Milano è bellissima, comunque – illuminata e chiassosa e piena di gente e quasi nessuno sa chi sia, e questa cosa lo fa ridere un sacco, anche se le risate potrebbero essere colpa dell’alcool.
- Ma come? – si lagna Daniel con qualcuno che potrebbe essere il proprietario del locale in cui sono come un semplice buttafuori, perché è ingioiellato ed elegante come un degno rappresentante della prima categoria, ma anche enorme e sproporzionato come un più che abile rappresentante della seconda, - È Marko Arnautovic. L’ha ingaggiato l’Inter. – e giù referenze che Mario non capisce, un po’ perché Daniel parla inglese velocissimo, anche per non farsi capire da chi lo ascolta, soprattutto quando sta dicendo cazzate, e un po’ perché forse nel bicchiere che gli ha passato prima Daniel non c’era solo alcool.
Gli dà mentalmente dello scemo e si ripromette di ripeterglielo anche a voce quando avrà finito di litigare col tipo, perché lo sa che quella roba lo rincoglionisce del tutto, e domani mattina non sarà in grado di alzarsi, e se arriva di nuovo in ritardo per la fisioterapia quel tipo dello staff medico chiama Mourinho in America per avvertirlo, come ha già minacciato di fare ieri, e l’altroieri, e l’altroieri ancora, e poi non è giusto, davvero, non è affatto giusto comportarsi così. Milano è una città importante, l’Inter è una grossa squadra, Marko vuole la sua chance. Daniel non può sputtanargliela, non si fa così.
- Cos’è questa faccia scura, piccolo? – chiede Daniel quando finalmente la pianta di battibeccare, e si lascia ricadere sul divanetto scuro al suo fianco. Marko mugola qualcosa di incomprensibile e fa come per scansarlo, ma non ha abbastanza forza nelle braccia anche perché le stampelle lo stancano a livelli illegali, perciò Daniel se lo tira contro senza la minima difficoltà, e gli lascia un bacio appiccicoso sulla guancia. – Non ti diverti?
- …sono stanco. – farfuglia Marko. La verità è che comincia a sentirsi poco bene, maledizione, perché Daniel deve ogni volta ridurlo così? Neanche avesse bisogno di sentirlo svenuto sotto le mani per eccitarsi, fanculo. Lo odia quando gli rifila queste merdate, lo odia proprio. Poi non ricorda mai niente e questa cosa gli fa male, perché di Daniel ha un mucchio di ricordi splendidi ma sono tutti puri, tutte cose di quando erano bambini o, comunque, molto infantili, anche se più recenti. Giocare insieme alla Play, dare due calci al pallone, mangiare un gelato al bar e cose così. È una cosa irritante. Vorrebbe poter ricordare anche il sesso – non ha nemmeno un ricordo delle innumerevoli volte che hanno fatto l’amore. Alle volte pensa che lo faccia apposta. È un pensiero irritante.
- Ti senti bene? – gli chiede Daniel, ma conosce già la risposta, perciò Marko non parla. Si lascia andare contro lo schienale del divano, respira profondamente, gli occhi fissi sul soffitto scuro del locale, e cerca di evitare il blackout. – Dai, siamo appena arrivati. Resisti una mezz’ora, almeno?
- Sì. – risponde Marko, ma la verità è che cominciano a chiuderglisi gli occhi, e Daniel lo capisce subito. Lo sente sospirare al suo fianco e poi sente una delle sue braccia forti sorreggerlo per le spalle mentre l’altra gli circonda la vita, aiutandolo a rimettersi in piedi. Lascia sul tavolo troppi soldi per essere la cifra esatta, e tutto quello che Marko sa è che due minuti dopo l’afa di Milano lo colpisce in pieno volto, costringendolo a sudare senza però riuscire a svegliarlo davvero.
Nel taxi, mentre la notte scorre veloce assieme alla strada oltre il finestrino chiuso per trattenere l’aria condizionata all’interno dell’abitacolo, la mano di Daniel gli accarezza il ginocchio, poi la coscia, infine l’inguine, e Marko si sente crescere sotto i jeans ed i boxer, e geme piano. Daniel ride, tirandoselo contro e schiacciandogli il viso contro il petto.
- Non fare questi rumorini. – gli dice in tedesco, così che il tassista non lo capisca, - Se il signore ci sente, sono guai.
Marko ride, più per combattere il senso di nausea che perché trovi il tutto divertente. E si rilassa solo quando sente le lenzuola fresche del proprio letto in camera, ed il corpo caldissimo di Daniel schiacciato contro, le sue labbra fameliche a baciarlo e morderlo ovunque e la sua erezione prepotente premere prima contro la coscia e poi più giù, scivolare fra le sue natiche e farsi strada dentro il suo corpo, costringendolo ad inarcare la schiena, anche se dolore in realtà non ne sente, anestetizzato quasi completamente dall’alcool e da qualsiasi sia quell’altra sostanza che Daniel gli ha rifilato assieme alla birra ad inizio serata.
Il piacere, oh, sì, quello lo sente, esplode con la potenza di una bomba atomica irradiandosi dal bassoventre a tutto il resto del suo corpo appena Daniel comincia a masturbarlo velocemente, per farlo venire il più in fretta possibile. Marko ha gli occhi pesanti, ma l’espressione soddisfatta di Daniel quando viene dentro di lui è troppo bella per dimenticarla. Non la dimenticherà, non la dimenticherà, non la dimenticherà, se lo ripromette dieci cento mille volte e dentro di sé, in qualche modo, sa già che questa promessa non riuscirà a mantenerla, come sempre.
Daniel si stende al suo fianco, e lo accarezza piano. Il viso, il collo, gli riempie le labbra e le guance di baci un po’ umidi.
- Scusami, piccolo. – farfuglia sul suo collo, abbracciandolo stretto, - Questa è l’ultima volta, te lo giuro. Domani sarà come non fosse successo niente.
E Marko vorrebbe avere le forze – non certo il coraggio, quello c’è, e non certo la voglia, perché c’è anche quella – di voltarsi a guardarlo negli occhi e dirgli che lui non vuole che sia come non fosse successo niente. Lui, tutti quegli istanti, vorrebbe ricordarli per sempre. Vorrebbe farne tesoro e custodirli dentro di sé come meritano. Ma non ci riesce perché gli occhi fanno quasi male ed è così stanco, Dio, così stanco che si sente svenire, perciò si sistema sul suo petto mentre Daniel continua ad accarezzargli teneramente i capelli, e dopo un po’ sta già dormendo.

*

Quando si sveglia, l’indomani mattina, ha un mal di testa orrendo, ed è già in ritardo. Il solo pensiero di doversi mettere in piedi, lavarsi, vestirsi ed andare a fare fisioterapia gli dà la nausea. È nudo ed è solo, Daniel non c’è. Sarà andato a recuperare la colazione.
Marko sospira – sente un vuoto inspiegabile, all’altezza del petto, e fa quasi male. Ma gli fa più male la testa, perciò dopo un po’ a quel dolore sordo non pensa più. Si alza e va in bagno, e quando ne esce c’è Daniel vestito di tutto punto che gli sorride e lo guarda incredulo.
- Ma sei ancora in accappatoio? – lo rimprovera bonariamente, - Dai, datti una mossa, ti ho portato il caffè. Non vorrai mica farti rimproverare per l’ennesima volta.
Marko manda giù il caffè. Gli viene voglia di vomitare ma trattiene la nausea nel fondo dello stomaco, come ogni mattina. Forza un sorriso e comincia a prepararsi per uscire.