animanga: yuuya

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Romantico/Malinconico/Introspettivo
Pairing: Kai/Yuuya
Rating: PG13
AVVISI: Shounen-ai.
- Improvvisamente mi rendo conto che voglio rivedere Takao. Per questo, viaggio. E lui, Yuuya, mi segue. Senza nessun motivo particolare. La sua presenza mi turba, ma perché? In fondo… non è per Takao che sto facendo tutto questo?
Commento dell'autrice: Questa è una fanfiction alla quale tengo moltissimo. E' la prima yaoi che abbia mai avuto il coraggio di scrivere! E poi adoro la coppia, quindi... Praticamente ho sentito che DOVEVO scriverla dopo aver visto la quinta puntata di Beyblade VForce. Insomma, adoravo come Yuuya impazzisse per Kai, e come Kai facesse finta di disinteressarsi ma poi corresse sempre in suo aiuto^_^. Sono tenerissimi, insieme^_^.
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Improvviso


È stato quando ho ripreso in mano il bey quella volta… la prima dopo tanto tempo… che ho ripensato a lui.
Il suo ricordo era talmente chiaro nella mia mente da abbagliarmi. Ho rivisto il suo viso, il suo sguardo, e filtrato attraverso la mia malinconia mi è sembrato bellissimo. Lui stesso lo era. Eppure non si può certo dire che Takao fosse *un bel ragazzo*. Non nel senso in cui lo si intende comunemente.
Comunque, in quel momento era tutto chiaro.
Dovevo tornare a Tokyo. Dovevo rivederlo. Voglio ancora farlo.
È per questo che ora sono in viaggio. E sarà più lungo del previsto, dato che non ho chiesto soldi a mio padre.
E soprattutto lui, Yuuya.
Mi segue. Mi segue da quando mi ha conosciuto. Prima più o meno velatamente, ma adesso è una cosa insopportabile, perché sto camminango a piedi in un bosco giapponese ed è impensabile che stia facendo una passeggiata nella mia stessa direzione, quindi, cavolo, CERTO che mi sta seguendo.
La sua presenza mi rende inquieto. Forse per via della mia poca dimestichezza nei rapporti con gli altri.
Ma santo cielo, perché ci sto pensando, adesso?
**

Siccome, malgrado tutto, Yuuya parla poco, in questo periodo sto riflettendo parecchio.
E proprio adesso sono arrivato alla conclusione che tutto, dalla mia situazione ai miei sentimenti, dal coinvolgimento di Yuuya a quello di Takao, è nato ed esiste solo per causa mia.
Sono convinto che a dieci anni i sentimenti si accettino più facilmente.
E sono convinto anche che se per caso io avessi detto a Takao cosa provavo per lui, mi avrebbe sorriso e mi avrebbe detto ok.
Saremmo stati entrambi così spensierati ed innocenti che sicuramente non sarebbe cambiato nulla, e cosa vuoi che cambi a dieci anni… ma nel frattempo, accidenti, io non avrei vissuto con questo peso insostenibile sulle spalle!
È terribile… vivere con la certezza che nella tua vita c’è qualcosa che manca. E poi, quando per caso scopri cos’è, ecco che arriva la rabbia cieca, la malinconia più nera. E poi, puntuale come un orologio, ecco che si presenta il re delle notti più scure. Il senso di colpa.
E quello non ti fa nemmeno chiudere gli occhi.
**

Da quando ho capito cos’era a mancarmi, tutta la mia vita in questi cinque anni lontano da lui, assume un nuovo volume. Cambia di significato, viene illuminata in pieno ed i contorni si fanno via via sempre meno vaghi, più scuri e marcati.
Ad esempio il motivo per il quale non volevo più toccare Dranzer.
Mi reputo una persona intelligente, mi chiedo come abbia fatto a non raggiungerla prima, una soluzione del genere.
Magari è stato sempre per evitare il senso di colpa, chissà.
In pratica non volevo risvegliare ricordi dolorosi. Fin troppo semplice, per uno come me.
Mi sento un idiota.
O il fatto di non voler più sfidare nessuno, no?
Beh, devo ammettere che questa era leggermente più complicata, si.
La vedevo, nei loro occhi, nei loro sguardi. Quella parte di Takao che più era rimasta impressa nella mia memoria. Quell’espressione incantata, quell’aria allegra, la perenne e sveglia curiosità. Caratteristiche che lui non ha mai perso, neanche dopo essere diventato campione del mondo. Rivedo la stessa espressione anche sul viso di questo moccioso rompiballe che continua a perseguitarmi.
Non voglio che Yuuya continui a seguirmi. La sua presenza, quello sguardo fiducioso che continua a riservarmi, nonostante abbia ormai capito con chi ha a che fare.
Non mi lascia in pace, né il giorno né la notte.
**

Quello che c’era fra me e Takao era molto particolare.
Anche a questo sono arrivato dopo una lunga riflessione.
Mi rendo conto solo adesso che da bambini non si è in grado di osservare ed apprezzare le piccole cose, come questa.
I sentimenti, gli stati d’animo di quel ragazzo mi si trasmettevano con una facilità incredibile.
Qualsiasi cosa lui stesse provando, qualsiasi sensazione, ecco che mi passava addosso, mi si infilava tra i pensieri.
Non sto dicendo che fosse contagioso. Non ho mai pianto quando lui piangeva, né riso per gli stessi suoi motivi, né mai mi sono sentito rilassato quando lui lo era. Però riuscivo a sentire sulla mia pelle queste sue sensazioni. Capivo a fondo i suoi pensieri, pur senza ritrovarmi in essi.
E questo mi faceva stare bene. Perché… ero solo io ad essere in grado di comprenderlo fino a quel punto. Solo io sapevo con esattezza cosa avrebbe voluto sentirsi dire in una determinata situazione.
Tutto questo faceva di me ai suoi occhi il più fra i tanti. E mi dava anche l’esclusiva su una piccola porzione del suo cuore.
**

Comunque non ne posso davvero più.
Non so cosa si sia messo in testa questo ragazzino, Yuuya, ma sicuramente è qualcosa di errato. Come può pensare che mi faccia piacere essere pedinato così, inseguito ed importunato sempre e dovunque, quando vorrei solo abbastanza silenzio e solitudine da poter riflettere?
Eppure non mi pare di aver fatto qualcosa di particolare per fare in modo che lui mi seguisse. Semmai, ho fatto tutto il possibile per realizzare il contrario, per farmi odiare da tutti o essere quantomeno ignorato!
Ed invece no. Devo sopportare lui e quella sua dannata gioia continua. Quella sua espressione beata, quella sicurezza nei gesti e negli stati d’animo.

Tu non sei Takao. Ed allora perché diamine me lo ricordi così? Che cosa ci fai qui se non sei lui?



Davvero, vorrei essere già con Takao. Vorrei che lui fosse qui a dirmi che è tutto a posto, che non è sbagliato.
Non è per niente da me. Ma sono spaventato a morte.
**

Rinuncio completamente a comprendere il ragazzo col quale sto viaggiando.
A dire il vero non dovrebbe neanche interessarmi. Ma comunque. Oggi ho avuto la definitiva conferma che la mente umana è volubile e poco affidabile.
Stavo cercando di mangiare in santa pace i miei ramen precotti.
Lui si comporta proprio come una mogliettina premurosa, con me. Continuamente a sciogliersi in tutto quel mucchio di “E’ pronto, Kai!”, “Vuoi una mano, Kai?”, “Sei comodo, Kai?”, “Non stancarti troppo, Kai!”.
Insopportabile.
Non mi piacciono le sue attenzioni. Io non voglio le attenzioni di nessuno.
Non so perché, ma quando penso che Yuuya è interessato a me mi sento male.
È una sensazione simile all’inquietudine.
Forse quando si dice che essere amati è difficile quanto amare si intende qualcosa del genere.
Comunque, ad un certo punto l’ho guardato e gli ho detto ironicamente
- Senti un po’, tu, non ti sarai mica innamorato di me?!
Incredibile, la sua reazione. Prima è arrossito innocentemente, dopodiché ha abbassato lo sguardo e girato il viso.
- M-Ma… ma cosa dici, Kai?!
Mi è venuto quasi da sorridere. Sono tornato ai miei ramen.
- Però…
ha ricominciato lui dopo qualche secondo di silenzio.
- … a te darebbe fastidio?
E stavolta sono stato io a non sapere che rispondere.
**

Ci sto seriamente *pensando* solo adesso, perché è successo tutto con una rapidità ed una facilità talmente disarmanti da lasciarmi stordito.
Incredibile. Se mi avessero detto una cosa del genere avrei sicuramente riso.
Avevo trovato una pietra concava che sarebbe stata il massimo per allenarmi con il bey, dal momento che – ne ero sicuro – una volta rincontrato Takao sarebbe stato una specie di obbligo morale, e stavo cercando qualcosa che mi potesse aiutare a creare una sorta di parete.
Quando ad un certo punto lui mi è spuntato alle spalle e mi ha messo davanti alla faccia quattro pietre larghe e lisce, che sarebbero state ottime per il mio scopo.
Le ho prese senza neanche ringraziare.
- Sapevo che ti sarebbero servite.
Lo aveva detto sorridendo, si capiva dal tono della sua voce.
L’ho sentito allontanarsi, e poi riavvicinarsi di nuovo. E poi… poi sulle mie spalle. Sulle mie spalle ho sentito che era vicinissimo.
Ho voltato un poco il viso, quel tanto che bastava per fermarlo, ed invece… ed invece…
Mi ha baciato.
A sorpresa.
Ed io ho accettato, Cristo, ho accettato con tutto il cuore e con tutto il corpo.
Era goffo ed impacciato. Ma – e non credevo che avrei mai usato un aggettivo del genere – incredibilmente dolce.
Il mio primo bacio. Decisamente diverso da come l’avevo talvolta immaginato.
Ma… sapevo cosa volevo da quel contatto.
Strano, ma più sentivo la pressione leggera delle sue labbra sulle mie, più volevo andare avanti.
Ed allora ho guidato io. Pur senza alcuna esperienza, in preda alle emozioni, certo soltanto di cosa volevo provare e di cosa *lui* voleva provare.
Si, perché c’era questo fatto completamente nuovo. Attraverso le labbra, tutte le sue emozioni mi si trasmettevano. E mi contagiavano. E così come lui si sentiva felice, ansioso, imbarazzato ed eccitato, ecco che d’improvviso anche io mi sentivo felice, ansioso, imbarazzato ed eccitato.
E… lo ammetto. Per tutta la durata del contatto più bello della mia vita, non ho avuto nemmeno voglia di pensare a Takao.
**

Qualcosa è irrimediabilmente cambiato.
Ormai lo si sente attorno a noi, perfino nell’aria che respiriamo.
Non c’è bisogno di parlare, me ne accorgo quando lui si appoggia ad un albero in *quella* posizione. Mi accorgo che lo vuole. E so di volerlo anche io.
Nasce tutto da un gioco di sguardi. E poi sfocia in tutt’altro.
E non è una cosa che si possa nascondere. Non si può più soprassedere.
Perché ormai non sono più solo baci. Ormai sono le mani che scivolano sotto i vestiti e scorrono veloci e vogliose per tutto il corpo. Ormai sono i pantaloni sfibbiati, che scivolano sempre più in basso, ogni volta per una maggiore lunghezza delle gambe.
Perché ormai mi sto rendendo conto che lo voglio davvero tantissimo.
Più di ogni altra cosa, io voglio Yuuya.
**

E sta per giungere al suo termine. Domattina arriveremo a Tokyo. Riesco già da qua a scorgere la città.
Eppure… non sono più tanto sicuro come lo ero in principio.
Insomma, io volevo Takao, no? Volevo rivedere il suo viso, parlargli di quello che provo, amarlo per sempre, se così si può dire. Era così, no? Eppure…
Il pensiero della fine di questo viaggio mi angoscia terribilmente. Il pensiero che potrei… non rivedere più Yuuya… oddio.
Ma cosa mi è successo? Cosa *lui* mi ha fatto succedere? Mi sento cambiato. Mi sento un altro. Mi sento incapace di pensare la mia vita senza di lui.
Mi sento dipendente, e questo lo odio.
Eppure… quando lo tocco sono felice! Quando lo guardo e lui ricambia sorridendo, mi sento felice! Quando piega indietro la testa per accogliere meglio i miei baci sul collo, sono felice! E sento che la mia testa potrebbe addirittura esplodere per la troppa felicità quando lo sento ansimare di piacere se una mia mano è finita per caso nei suoi pantaloni in uno dei nostri soliti contatti ravvicinati!




Sono confuso. Ma è uno stato mentale nel quale vorrei rimanere per sempre.
**

E’ successo. Oggi l’ho rivisto.
Yuuya si è fermato al limitare del bosco. Credo che in qualche modo avesse capito il perché di questo peregrinare.
Non ho avuto nemmeno la forza di guardarlo negli occhi, prima di andare via.
Sinceramente, adesso non ho la più pallida idea di dove possa essere.
Comunque, quando l’ho incontrato stavo passeggiando per strada senza una meta. È stato lui a riconoscermi. Ha urlato il mio nome e si è messo a correre verso di me, trascinandosi dietro una ragazza dai capelli castani.
Ci siamo scambiati i soliti convenevoli, come stai? Tutto a posto, e tu? Non posso lamentarmi. Bene, sono contento!
Poi ha presentato lei.
- Kei, ti presento Hitomi, è la mia ragazza.
**

E non ho sentito assolutamente nulla. Nulla.
Lo vedevo lì, tutto orgoglioso di tenerla per mano… e riuscivo solo a pensare “Ma che ci faccio qui?”. È stato un brutto momento.
Anche adesso… adesso che sto camminando a zonzo per la strada… io a che scopo lo faccio? Cos’è che voglio, ora?
Alzo lo sguardo, simbolicamente in cerca di una soluzione, una risposta.
Ed ecco che lui mi appare.
È reale, ed è qui davanti a me. Non sogno. Sorrido.
- Yuuya…
Anche lui sorride.
- Ero preoccupato…
Mi dice.
- Non tornavi più…
Lui ne era certo. Adesso, anch’io lo so.
Gli vado incontro e lo attiro a me con un braccio.
- Su, torniamo a casa…
Si. È così che deve andare.
Improvviso, come un acquazzone estivo, Yuuya si è intrufolato nel mio cruore, dentro di me. Ed ora, io sono sicuro di volere che dentro di me piova per sempre. Perché solo la sua pioggia è in grado di rendermi felice.