rp: samuel eto'o

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Comico
Pairing: Giorgio/Maicol, Luke/Noah, xddd/xdddddddd.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: IDIOZIA, CRACK, ASSURDITA'. Ottime probabilità che non conosciate la metà delle cose che vi sono menzionate. Altrettanto ottime possibilità di aver bisogno di un supporto psicologico alla fine della lettura XD
- Non esiste un riassunto che possa davvero riassumere quanto accade qua dentro.
Note: Dunque, innanzitutto questa fic partecipa alla challenge da me stessa medesima indetta qui XD Tale challenge consiste nel creare una fic inserendo all'interno della storia le parole della twitcloud generate da Twitter - che poi è il motivo per cui, all'interno del cut, alcune parole sono in grassetto: è per identificarle al volo XD Non poteva venirne fuori una cosa normale, e infatti è una follia totalmente sclerata e senza senso. Ma è ok. Voi ignoratela, andrà tutto bene. *li coccola tutti* (Caska, questa non conta come fic su una soap!) (Ah, la mia cloud, se volete vederla, è qui!)
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Bring The Madness On


La fangirl accese il computer e si sedette.

*

Giorgio non sapeva bene perché si trovava in quel letto. Ciò che era indubitabilmente vero è che lui fosse lì, questo era poco ma sicuro, e che Maicol fosse accanto a lui, sdraiato fra le coperte e intento a fissare il soffitto. Tutto il resto – come ci fosse arrivato, perché in primo luogo si fosse mosso da casa e soprattutto per quale motivo non ricordasse nemmeno di essersi spostato, figurarsi spogliato integralmente e infilato in un letto con Maicol – era una nuvola di confusione. Parole casuali si aggiravano per il suo cervello, dotate di pratiche alucce con le quali si spostavano piroettando da un neurone all’altro. Poteva quasi vederle lasciarsi dietro una scia di vapore azzurrino. Le temeva. Lui e le parole non erano mai andati d’accordo. E nemmeno lui e il cervello.
- Ronchini. – sbuffò Maicol, sospirando e cercando una posizione più comoda, - Piantala di pensare. Hai gli ingranaggi così arrugginiti che si sente il rumore fin qua. Mi disturba.
Una volta, sua madre gli aveva detto “Giorgio, sta’ attento. Un tipo come te avrà un mucchio di problemi, nella vita.” Forse perché era scemo.
Maicol gli tirò addosso un cuscino e poi cominciò a strillare per farsi portare la colazione a letto. Giorgio si alzò mestamente e si diresse in cucina, preparandosi ad una vita ricca di situazioni come quella ripetute ogni mattina per i secoli dei secoli, finché fosse sopravvissuto.

*

“8D”, disse la fangirl, e ricominciò a digitare.

*

Noah e Luke non erano abituati a tutta quella confusione. Oddio, per essere propriamente sinceri, essendo loro due personaggi gay semi-protagonisti di una soap opera americana in onda nella fascia pomeridiana, per la veritàcomprendevano come la confusione potesse regnare in generale sul mondo. Tutti i baci che erano scomparsi dalle loro scene e tutte le volte in cui la regia s’era piegata ad inquadrare il vischio, il caminetto, le stanze vuote o anche i maiali nel cortile pur di non mostrarli al mondo mentre, limonando, rendevano noto allo stesso il loro amore, erano ormai passati alla storia. Ma una confusione come quella, proprio no, era del tutto nuova.
- Ma cosa sta succedendo? – chiese Noah, guardandosi intorno con aria un po’ persa, - Perch ci sono parole che volano intorno a noi?
- …perch? – chiese Luke, guardandolo con aria incerta, - Che fai, ti perdi le lettere?
- …non so che dire. – sbottò Noah, incerto, - Non esce la é finale. Perch. – provò a dire, - Non esce! Perch. Perch! Perch!!! – e subito scoppiò a piangere.
Luke gli fu immediatamente accanto, stringendolo a sé.
- Lascia che io ti abbraccia. – disse, e poi spalancò gli occhi, - Abbraccia. Abbraccia! Non riesco a parlare correttamente!!!

*

La fangirl ghignò soddisfatta. “Pare che le cose stiano andando per il verso giusto,” commentò allegra. E poi scrisse “*muore*” su Twitter.

*

- Okay. - disse Sammy, cercando di darsi un’aria competente, - C’è palesemente qualcosa che non va.
Mario annuì lentamente, fissando Zlatan appena apparso nel mezzo del campo, davanti ad entrambi, dal nulla.
- Ma che cazzo sta succedendo?! – imprecò lo svedese, gesticolando animatamente, - Ma cosa minchia (cont) http://tl.gd/udgy6
- …questa è una cosa ancora più strana. – deglutì Mario, cominciando a pensare che forse sarebbe stato meglio tornare in camera, fingere di non essersi mai svegliato e scivolare tranquillamente nel letto accanto a Davide per qualche coccola o qualcosa in più.
- In pratica, - riprese Sammy, grattandosi pensieroso il mento, - non solo è apparso dal nulla, ma si è anche messo a parlare come, boh, come se i suoi post fossero troppo lunghi per Twitter.
- Ma non ha senso! – sbraitò l’attaccante, - Io non sono un fottuto post di Twitter! Sono un essere umano e (cont) http://tl.gd/f7g6f
- Che poi – ragionò Mario, - è anche un Twitlonger automatico privo di criterio. Voglio dire, se contiamo i caratteri, non sono mica più di centoquaranta. Vorrà dire qualcosa?
- Forse lo scopriremo, - propose Sammy, positivo, - se riusciamo a capire dove cliccare per raggiungere il tweet per esteso.
Mario rifletté per qualche secondo, inclinando il capo per osservare Zlatan con piglio quasi scientifico. Quindi allungò un braccio e gli pigiò il naso.
Zlatan lo guardò senza battere ciglio per qualche secondo.
- Ma andatevene a fan (cont) http://tl.gd/f8g7g

*

La fangirl rise ad alta voce, e quando sua madre, dopo averla ascoltata ridere da sola per minuti interi, preoccupata, si affacciò dalla stanza accanto per chiederle cosa avesse, lei scosse il capo, rispose dolcemente “niente” e riprese a scrivere.

*

xddd era triste. Da quando stava con xdddddddd la sua vita aveva preso pieghe inaspettate e deprimenti. Inizialmente, tutto era sembrato andare per il verso giusto. Si amavano, erano felici insieme, erano anche reciprocamente attratti l’uno dall’altro. Insieme si divertivano, avevano un senso dell’umorismo molto simile – per quanto alle volte xdddddddd fosse decisamente più esagerato, ciarliero e ridanciano di lui – le loro famiglie si rispettavano a vicenda e la loro storia sembrava destinata a fiorire rigogliosa nel prossimo futuro. xddd, da sempre un romantico, amava sognare il giorno in cui avrebbero vissuto insieme, generando milioni di piccoli xd che sarebbero poi cresciuti sani e forti, riempiendoli d’orgoglio.
- Che ti prende, adesso? – gli chiese xdddddddd, stendendosi accanto a lui sul materasso dopo averlo osservato scostarsi e raccogliersi in una piccola palla d’angoscia e frustrazione nel punto del letto più distante da lui in assoluto, - Cosa c’è che non va?
xdddddddd era bello, bellissimo, e xddd non riusciva a parlargli con la disinvoltura di cui avrebbe avuto bisogno. Soprattutto per confessargli una cosa simile.
- Io non… - cominciò incerto, - non te lo posso dire.
- C’è qualcosa che non puoi dirmi? – chiese xdddddddd, quasi inorridito, - Ma no, xddd! Tu puoi dirmi tutto, puoi parlarmi di ogni cosa, ogni singolo problema! C’è forse qualcosa che non va? Non siamo forse felici? Forse non tipiace come mi comporto con te, o come esprimo il mio amore nei tuoi confronti?
- No… - piagnucolò xddd, sempre più abbattuto, - Mi piaci tanto, xdddddddd, e ti amo, e sono felice con te, certo che lo sono, ma… - deglutì, - non posso fare a meno di sentirmi inferiore, guardandoti. Sei troppo lungo, per me.

*

“Insomma,” disse la beta, “è per questa storia che sei rimasta in paranoia tutta la notte fino ad oggi?”
La fangirl chinò il capo, mestamente. “*piange*” digitò su MSN, depressa.
Guarda che puoi pure smettere,” rise la beta, riempiendo tutta la finestra di faccine, “L’avevo detto io che non poteva essere altro che stupenda! E infatti…”
“Ma…” biascicò la fangirl, ancora incerta, “Le ragazze su LJ hanno detto che il tema del duetto doveva comunque essere presente…”
“E cosa c’è di più duettante delle xd che si accoppiano, scusa?!” insistette la beta, ridendo allegramente.
“Ma che ne so!” piagnucolò ancora un po’ la fangirl, “Dici che c’entra col tema della challenge? Mi sento così insicura…”
Vedo!” la prese in giro la beta, occhieggiando l’rss feed di fcinternews che le annunciava che qualcuno era stato visto nudo in allenamento, anche se non si sapeva ancora chi. “Siete delle zoccole,” pensò fra sé ridacchiando, e poi riprese a leggere quello che la fangirl stava blaterando su MSN, trillando per interromperla. “Tu sei assolutamente fuori di melone,” le disse la sua beta, scorrendo il documento word con gli occhi.
“Non ti piace?” chiese la fangirl, angosciata.
“Scherzi?” rise la beta, rovesciandosi indietro sulla propria sedia, “È assolutamente folle! E tu sei pazza! Ossignore, lo sapevo che stare a guardare mentre in giro fiorivano tutti quei challenge ti avrebbe fatto male.”
La fangirl sorrise entusiasta, giungendo le mani sotto il mento.
Grazie! Quindi dici che la posso postare?” chiese speranzosa, gli occhi che brillavano di una nuova luce.
“Ma sì, vai con dio,” concesse la beta, “Adesso devo andare, ho da fare. Pare che ieri Ricky si sia spogliato quasi integralmente durante l’allenamento mattutino, e internet aspetta solo che io mi metta a batterlo in lungo e in largoalla ricerca di foto e video. Divertiti, eh!” si raccomandò, chiudendo MSN.
La fangirl batté le mani, soddisfatta, e cominciò ad organizzarsi mentalmente per aprire Photoshop e realizzare un bannerino degno per la propria fanfiction. Prima, però, passò da Twitter.
NCLPF,” scrisse, e – ridacchiando – aspettò le reply.
Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: Diego/Samuel, Diego/Thiago.
Rating: PG
AVVERTIMENTI: Flashfic, Slash.
- “Everything's all right
Just hold on tight
That's because I'm a good old-fashioned lover boy”

Note: Scritta per il Ballo in Maschera di Criticoni, nel (vano) tentativo di imitare Chià.
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Good Old Fashioned Lover Boy
“Everything's all right
Just hold on tight
That's because I'm a good old-fashioned lover boy”
(Good old fashioned lover boy – Queen)


Diego non avrebbe saputo dire esattamente per quale motivo avesse trovato così interessante Samuel. Forse perché sembrava un tipo onesto e sincero, forse perché sorrideva sempre così tanto. In ogni caso, non era veramente una questione importante, in quel preciso momento. La partita stava per cominciare e quel giornalista si era avvicinato abbastanza da esplicitare le proprie intenzioni, pur senza esprimerle ad alta voce, e la situazione rischiava di degenerare nel più completo disastro se qualcuno non si fosse fatto avanti per cercare di risolvere la situazione.
Fu forse solo per questo motivo che si avvicinò ai due, sorridendo tranquillo e quasi ponendosi in mezzo a loro, sollevando una mano in un breve cenno di saluto rivolto a entrambi.
« Posso tradurre io in spagnolo. » propose, sistemandosi esattamente al fianco di Eto’o e cogliendo di sfuggita la sua occhiata colma di gratitudine, mentre il giornalista cominciava a sciorinare domande una dietro l’altra, domande che lui stesso si occupava di tradurre in spagnolo e rigirava a Samuel, il quale a propria volta rispondeva nella stessa lingua ed aspettava poi che fosse lui a passare il messaggio al giornalista, il più correttamente possibile.
Quando l’intervista si fu conclusa ed il giornalista si fu allontanato, alla ricerca di una nuova preda dalla quale attingere informazioni sulla partita ormai incombente, Milito rimase lì accanto al nuovo compagno, pur senza sapere esattamente cosa fare: in fondo, non avevano scambiato che qualche parola in un inglese un po’ stentato, da quando lui era arrivato, e per ricordarsi che aveva passato gli ultimi anni della sua vita a Barcellona, e che quindi per forza di cose doveva conoscere lo spagnolo come lui, aveva dovuto aspettare che fosse il mister ad apostrofarlo in quella lingua che ormai non utilizzava più da tempo, e che invece sulle labbra di Mourinho sembrava fresca ed abitudinaria come non avesse fatto altro che utilizzarla fino al giorno prima.
« Spero che non ti abbia dato fastidio. » disse, rivolgendosi a Samuel e stringendosi un po’ nelle spalle, un pizzico di imbarazzo a velargli gli occhi « Speravo di fare qualcosa di utile. »
Samuel restò lì a guardarlo per qualche secondo, interdetto, come non sapesse cosa rispondergli, e in quel lasso di tempo Diego ebbe modo di ricambiare la sua occhiata e chiedersi se non avesse fatto il pasticcio più grande della sua intera esistenza. Magari lui preferiva sbrigarsela da solo, chissà? Magari non aveva per niente voglia di essere aiutato così dal primo venuto, lui che era stato forte abbastanza da dichiarare in conferenza stampa che non l’avrebbe baciata, quella maglia, e il rispetto dei tifosi e dei compagni se lo sarebbe guadagnato giocando, senza smancerie.
Ma poi Samuel sorrise, e in quel sorriso aperto e sincero – così come in quel “grazie” appena accennato in un italiano incertissimo – Diego trovò il motivo esatto del perché avesse agito così sconsideratamente, senza ponderare nemmeno un attimo sulle possibili conseguenze delle proprie azioni, e non ebbe più motivo di chiedersi nient’altro.
 
Pochi minuti dopo, Thiago lo raggiunse all’interno degli spogliatoi, avvicinandoglisi circospetto mentre si cambiava per indossare la divisa.
« Ti ho visto, prima, con Eto’o. » gli sussurrò con tono falsamente casuale, lasciandogli scivolare una mano sul fianco in un gesto più possessivo che rassicurante « Avete già legato? »
Diego si scostò quasi con fastidio, irritato e in parte perfino offeso dal suo tono allusivo.
« Non dire idiozie. » rispose a muso duro, riprendendo a vestirsi.
« Eppure » scrollò le spalle Motta, allontanandosi da lui e prendendo a propria volta ad indossare la divisa « Sembravi proprio un principe azzurro accorso in aiuto della principessa di turno. » concluse con malcelato astio.
Diego non rispose. In quel momento, col sorriso enorme di Samuel ad ingombrargli ancora la testa, confondendogli i pensieri, lamentele simili erano esattamente l’ultima cosa di cui avesse bisogno.
 
Noticina: ç_ç Mi manca il mio Diego ç_ç
Fandom: RP: Calcio
Personaggi:
Genere: Comico.
Pairing: Sammy/Arbitro.
Rating: PG
AVVERTIMENTI: Slash, Crack, (doppio) Drabble.
- Nessuno lo sa, ma Samuel Eto'o ha una passione.
Note: XD Cagatina che ho scritto oggi in dieci minuti scarsi. Non datele troppo peso.
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NARCOTIC
like an addicted to cocaine calls for the stuff he'd rather blame

La colpa doveva essere dei vestiti, indubbiamente.
Girando attorno all’uomo, Samuel si mordicchiò un labbro, studiando i suoi lineamenti con occhi attenti. Non conosceva il suo nome e non era bellissimo, ma d’altronde quasi nessuno di quelli che aveva incontrato lo era stato. Neanche il suo corpo sembrava poi così irresistibilmente attraente, ma c’era qualcosa, qualcosa alla quale lui non riusciva a sfuggire, forse il giallo fosforescente e accecante della sua maglia che tanto contrastava con il nero cupo e uniforme dei pantaloncini, forse chissà cos’altro. Non riusciva ad identificarlo, ma in ogni caso fu quello (quel dettaglio incomprensibile, quel particolare misterioso e segreto eppure così evidente, quella sfumatura diversa da tutto il resto che dava alla sua figura un fascino tutto proprio) ad attirarlo inesorabilmente verso di lui.
O forse, come aveva immaginato all’inizio, la colpa doveva essere dei vestiti.
- Ehi. – lo salutò con un cenno della mano, sorridendo con aria predatoria, - Hai da fare, dopo? Magari potremmo uscire, potrei offrirti da bere da qualche parte e poi potresti venire a casa mia. Potrei mostrarti la mia collezione di trofei.
L’arbitro lo guardò con sincero sconcerto, spalancando gli occhi sul viso ossuto e indietreggiando intimorito di qualche passo – non il modo migliore per cominciare una gara, evidentemente.
- Signor Eto’o… - azzardò incerto, - …ci sarebbe una partita da giocare, adesso.
Samuel sorrise ancora, annuendo ed allontanandosi per raggiungere i propri compagni già in posa per la foto. D’altronde, non aveva detto no.