rp: saki

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Commedia.
Pairing: David/Dave.
Rating: PG-13.
AVVERTIMENTI: Slash.
- 12 Agosto 2006. Come ogni anno da quando è cominciata la convivenza con David, i Tokio Hotel si ritrovano tutti sfrattati da casa con direzione Kiel in quanto, quando fa il compleanno, David preferisce essere lasciato solo. Stavolta, però, complice un ritardo imprevisto, le cose non andranno come dovevano...
Note: XD Io non sono normale *sospira* Be’, comunque una gioiosa birthday!fic per Herr Jost ci voleva u.u Io amo le birthday!fic, sono cose pucciose u.u L’idea… Uhm, l’idea nasce millemila settimane fa dalla voglia di scrivere di David che gioca con l’ombelico di Dave °_° (sì, l’ho detto che non sono normale XD). Io comunque mi sono innamorata di questo pairing, già a guardarli sono amabili XD David il figo e Dave l’orsacchiotto. Sono così rovesciabili *_*
La colpa è di Yul u.u che ringrazio per avermi obbligato moralmente a scrivere questa vaccata.
Tanti auguri, Herr Jost, ti amiamo tutti tantissimo ç*ç
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SURPRISE!

I ragazzi non avevano mai capito per quale motivo David, il giorno del suo compleanno, pretendesse sempre l’appartamento libero. Era una routine che si ripeteva da sempre, fin dal secondo anno che avevano trascorso tutti insieme ad Amburgo, e che non aveva mai mancato di bussare alle porte della loro quotidianità, distruggendola.
Di buono, sicuramente, c’era il suo compleanno venisse in agosto, e non rappresentasse quindi un momento di dramma – dobbiamo trovare un posto dove stare, finiremo sotto un ponte, nevicherà, a Bill prenderà una polmonite e Tom di conseguenza morirà di crepacuore! – bensì un sano e liberatorio momento di svago – chi arriva ultimo al primo treno per Kiel porta le borse del mare di tutti! – insomma, in definitiva: non un sacrificio particolarmente pesante.
Ciononostante, dal momento che si trattava comunque di ragazzini, non avevano mai mancato di piantare qualche grana a caso; un po’ per una naturale tendenza a rompere le palle che David non aveva mai gradito – Bill aveva mal di gola, Georg era stitico, Tom aveva la tendinite e Gustav si slogava un polso sempre in concomitanza con l’arrivo del suo compleanno – ed un po’ anche perché trovavano piuttosto fastidioso sia doversi ritrovare sbattuti fuori di casa per un motivo inesistente, sia perché anche a loro avrebbe fatto piacere festeggiare con David il suo compleanno, visto che per l’occasione sembrava sempre chiudersi in casa e restare tutto da solo.
Il dodici agosto del 2006, comunque, i quattro esiliati – cinque, se si includeva nell’elenco il povero Saki costretto per lavoro a seguirli ovunque – si ritrovarono per la prima volta fra le mani un pretesto accettabile per tornare a casa: erano arrivati tardissimo alla stazione ed avevano perso il treno.
- Ma che angoscia… - mugolò Tom, abbandonandosi stancamente su una panchina mentre Saki gli passava una bottiglietta d’acqua, - Quand’è il prossimo?
La guardia del corpo tirò fuori dalla tasca il foglietto con gli appunti che Georg gli aveva affidato il giorno prima, dopo un’intensa sessione pomeridiana di ricerca sul sito delle Ferrovie per scoprire gli orari dei treni, e lo scorse velocemente con gli occhi.
- Fra tre ore. – rispose compitamente, - Salvo ritardi.
Gustav lanciò un gemito di dolore.
- Perfetto. – mugugnò Georg, deluso, - Abbiamo perso una giornata. È già quasi l’una, per arrivare a Kiel ci vuole un’ora e un quarto e noi siamo ancora qui. – si lamentò, sedendosi accanto a Tom ed incrociando le braccia sul petto mentre il rasta gli allungava una gamba sulla coscia per poter espandersi il più possibile e stare così più comodo.
- Be’… - biascicò Bill, saltellando nervosamente accanto a Saki e picchiettando un piede per terra, - Possiamo pure tornarcene a casa, volendo.
- No che non possiamo. – corresse Gustav, squadrandolo diffidente, - È il compleanno di David.
- Sì! – gesticolò animatamente il cantante, - E noi non siamo neanche riusciti a fargli gli auguri, oggi!
- Certo… - precisò Georg, - perché lui ci ha buttati fuori di casa appena svegli. Evidentemente, i nostri auguri non gli interessano tanto quanto averci fuori dalle palle, suppongo. – ridacchiò, mentre Tom al suo fianco gli faceva eco in un ghigno divertito.
Bill sospirò teatralmente e si buttò a peso morto sul fratello, allungandosi per metà sulla panchina e per metà sulle sue ginocchia, mentre Gustav osservava disgustato l’intreccio dei corpi dei suoi tre compagni di band.
- Insomma, non può trattarci così. – continuò a lamentarsi il moro, mentre suo fratello sospirava e cercava senza molto successo di scollarselo di dosso, - Forse ce l’ha con noi per qualcosa…
- Be’, sì… - rifletté Tom, puntandosi un dito sul mento, - Vi ricordate il primo anno che abbiamo passato qui? Eravamo ancora troppo piccoli e lui fu costretto a tenerci pure tutta l’estate… quella volta il suo compleanno fu un po’ noioso, vero?
- Be’, noioso. – borbottò Gustav, offeso, - La mia torta era buonissima.
- La tua torta – precisò Georg ridacchiando, - vide la luce solo dopo che distruggemmo la cucina nel tentativo di prepararla.
- Uh, sì! – rise Bill, stringendosi nelle spalle, - Ricordo ancora la battuta di David… “pensavo di doverlo produrre, il Monsone, non di ritrovarmelo in casa”!
Anche Saki ridacchiò, scuotendo il capo e molleggiando sulle gambe in cerca di una qualche idea.
- Uh, sono un genio! – sbottò ad un certo punto Tom, illuminandosi d’immenso e scrollandosi di dosso in un unico movimento sia Bill che Georg per saltare in piedi, - Compriamo una bella torta multistrato, di quelle veramente enormi, poi un bel regalo tipo… - rifletté, - tipo un karaoke! Adora queste cose oscene, ho visto che ne ha uno nascosto in camera, ma è vecchissimo! E poi torniamo a casa e gli facciamo una sorpresa. – concluse, annuendo come a darsi ragione da solo.
Suo fratello lo guardò come fosse stato un dio appena sceso in terra.
- È un’idea fantastica, Tomi! – cinguettò saltando in piedi a propria volta, - Facciamolo!
Gustav borbottò lamentoso che le sue torte sarebbero comunque sempre rimaste più buone di qualsiasi torta di pasticceria – perfino di una multistrato gigante – ma acconsentì, e lo stesso fece Georg, sollevandosi in piedi e cominciando a seguire i gemelli che già correvano a rotta di collo verso l’uscita della stazione.
Saki sospirò ed andò loro dietro: in fondo, che male poteva esserci in una piccola sorpresa ed in un “tanti auguri” così affezionato?
*
David rotolò sul materasso con un mugolio di pura soddisfazione talmente imbarazzante da rendere il silenzio vuoto che avvolgeva l’appartamento ancora più prezioso del previsto.
Dave, al suo fianco, rise di gusto quando, in quel rotolare, il suo corpo impattò contro il proprio e fu quindi costretto a fermarsi.
- Ti vedo felice… - lo prese in giro, inarcando un sopracciglio divertito.
David rotolò ancora un po’, rovesciandosi a pancia in giù e sollevandosi sui gomiti per guardarlo direttamente negli occhi.
- Lo sono. – rispose con un sorriso sincero, - I ragazzi sono al sicuro, fuori a divertirsi ed io finalmente posso godermi un po’ di pace. Come potrei non essere felice? Ho quasi voglia di riappacificarmi con la mia età!
- Adesso non ti trasformare in uno stereotipo gay. – lo rimbrottò l’altro, - Non è che siccome ti stai avvicinando ai trentacinque il mondo stia per finire.
- …ho detto quasi voglia di riappacificarmi con la mia età, Dave, non c’è bisogno di rinfacciarmelo così! – strillò lui, falsamente inorridito, prendendo poi subito a ridere come un bambino.
- Piantala! – lo rimproverò ancora Dave, allacciandolo al collo con le braccia, fingendo di strozzarlo, - Pensa a me, che sono già entrato nella parte sbagliata dei trenta!
- Maddai, tu sarai bellino anche a quarant’anni… - rispose David, sporgendosi a dargli un bacio sulle labbra, - Con la tua aria da orsacchiotto ed il tuo sorriso tenero… - allungò una mano a pizzicargli il ventre, - e la pancetta, ovviamente! – concluse ridacchiando.
- David!!! – strillò Dave, cercando di sottrarsi alla sua stretta, - Sei un bastardo!
- Ma a me piace, la tua pancetta! – rispose l’uomo, divertendosi a giocare con un dito nel suo ombelico.
In momenti come quello, di anni, non se ne sentiva neanche sedici. Era solo per momenti come quello che accettava di mollare il freno sulle responsabilità che comunque sentiva verso i ragazzi, e lo faceva solo perché, in ogni caso, senza momenti come quello, avrebbe trovato troppo difficoltoso andare avanti e dover continuare a fronteggiare tutto l’enorme casino della propria vita senza impazzire.
Sapeva che prima o poi avrebbe semplicemente dovuto confessarlo agli altri. Lui e Dave stavano insieme da tanto di quel tempo che si stupiva perfino nessuno se ne fosse accorto. Forse era la sua buona stella che vigilava su di lui, forse semplicemente era qualcosa che nessuno aveva voluto capire, in ogni caso il segreto s’era mantenuto intatto durante tutti quegli anni, ma ciò non significava che quella routine schizofrenica di fughe notturne e sfratti improvvisi avrebbe potuto continuare in eterno.
Avrebbe dovuto piegarsi alle regole della convivenza e basta.
Prima o poi.
- David… - mugolò Dave contro il suo collo, - Ti va un piccolo cambio di ruolo…? Lo so che è il tuo compleanno, ma non ti sento da settimane…
Non era sua intenzione fare le fusa, ma uscirono fuori lo stesso.
Be’, si sarebbe piegato, prima o poi. Più poi che altro, comunque.
*
Saltellando felice come una ragazzina, Bill ordinò a Saki di sbrigarsi ad aprire la porta, prima che la torta gelato si sciogliesse completamente.
- Be’, se continuerai a saltare così, - lo rimbrottò Tom, aggrottando le sopracciglia, - ti cadrà prima di avere la possibilità di sciogliersi. Perdio, sta’ un po’ fermo!
Bill ubbidì ma protestò con un mugolio offeso, che dimenticò in un lampo quando finalmente la porta fu aperta e lui poté fiondarsi all’interno dell’appartamento strillando “Daviiiiid!!! Sorpresa!!! Tanti auguri!!!”, rischiando di uccidere quel po’ che rimaneva di una povera torta sballottata da un lato all’altro della città da un quartetto di adolescenti pazzi più guardia del corpo annoiata.
Nessuna risposta giunse da alcuna parte della casa, perciò Bill ritenne opportuno posare la torta sul tavolo della cucina e mettersi a zampettare per le stanze alla ricerca di David, immediatamente seguito dal fratello, curioso tanto quanto lui.
Gustav e Georg si guardarono negli occhi e scrollarono le spalle. Dopodiché, mentre Saki richiudeva la porta e si dirigeva verso il frigorifero per tirare fuori qualcosa da bere, apparecchiarono la tavola in un’imitazione di festività che, nella sua spoglia improvvisazione, era perfino molto carina. Coi piattini di plastica blu ed i sottobicchieri dei Puffi.
- Forse non è in casa… - mugolò Bill con aria depressa, dirigendosi verso l’ultimo posto ancora da controllare – la camera da letto del manager.
- In effetti era un po’ assurdo pensare che passasse davvero tutta la giornata in casa… - annuì Tom, - È il suo compleanno, in fondo. Probabilmente – ridacchiò furbo, - è in giro ad abbordare qualche ragazza, o… - Bill spalancò la porta con una risatina, - …o forse no. – concluse Tom, adocchiando il proprio manager nudo fra le braccia di Dave e deglutendo a fatica, - …o sì? Non lo capisco.
David e Dave si congelarono sul posto, voltandosi a guardare il proprio pubblico con una fissità perfetta per uno scatto pornografico.
Poi, Bill strillò.
- Oddio! – disse, coprendosi il viso con le mani, - David, scusa!!! – quasi pianse, scappando immediatamente in cucina.
- Merda… - biascicò Tom seguendolo. Si fermò dopo qualche passo e tornò indietro. Dave e David erano ancora immobili nella stessa identica posizione e con la stessa identica espressione annichilita sul volto. – Scusa, David, non volevamo… Scusa anche tu, Dave. – biascicò imbarazzato, prima di sparire di nuovo in corridoio.
*
Su uno degli sgabelli della cucina, Bill si mordeva le labbra e, le mani strette in grembo, cercava disperatamente di trattenere le lacrime.
- Ossignore… - mormorò Georg avvicinandoglisi e poggiandogli una mano sulla spalla, - Che è successo? – cercò di ridacchiare, - Era nudo?
- Nudo ed in compagnia. – chiarì per tutti Tom, arrivando in quel momento dal corridoio, - Niente drammi esistenziali, Bill, scommetto che lui sta peggio di te.
- No, non credo! – guaì il moro, coprendosi ancora il viso, - Dio, mi sento così in colpa!
- Sì, e lui probabilmente oltre a sentirsi in colpa per non averci detto niente è anche imbarazzato a morte. Come la mettiamo?
Bill fece una smorfia.
- Ti odio quando sei così razionale.
- È l’unico modo per salvarti dalla psicosi, a volte. – sospirò il rasta, mentre Gustav continuava imperterrito a tagliare fette di torta, sorridendo appena.
- Non ci sto capendo un accidenti. – borbottò Georg, grattandosi la testa, - L’avete beccato a letto con una donna, okay. Dunque? Qual è il problema?
- Il problema… - biascicò a quel punto Dave, apparendo in cucina sotto gli sguardi stupiti dei tre quinti dei presenti e quelli imbarazzati dei restanti due, - è che non era una donna. Ma me.
Georg e Gustav spalancarono gli occhi, mentre Saki optava per una saggia ritirata in bagno.
- …Dave? – mormorò penosamente Georg, deglutendo a fatica, - Cioè tu e David…
- Stiamo insieme. – concluse l’uomo annuendo. – Da un bel po’. David, semplicemente, non si sentiva pronto per dirvelo.
- Sì, be’, - borbottò Tom, incrociando le braccia sul petto, - probabilmente, viste le reazioni, - aggiunse, fissando il fratello, - aveva pure ragione.
Dave sorrise lievemente e si avvicinò a Bill, cercando di consolarlo con qualche pacca sulla spalla.
- È tutto a posto. – disse, - Ce lo aspettavamo. Sappiamo che sarà un po’ dura abituarsi all’idea, ma-
Bill scosse il capo, scattando in piedi.
- Non è dura! – rispose col cipiglio ostinato di un bambino. Afferrò uno dei piattini che Gustav aveva già riempito di torta, prese una forchettina di plastica, un bicchiere di coca cola e, cercando di tenere tutto in equilibrio sulle mani senza rovinare per sempre la preziosa moquette che rivestiva tre quarti dell’appartamento, si diresse speditamente verso la camera di David.
L’uomo stava ancora seduto sul letto, le lenzuola tirate fino ai fianchi ed una mano a massaggiare stancamente la radice del naso.
- Bill… - mormorò con aria affranta quando il ragazzo entrò in camera, ma lui lo zittì con uno spiccio cenno del capo.
- Non è dura da accettare. – asserì serio, sedendosi sulla sponda del letto e posando sul materasso piatto e bicchiere, - Buon compleanno, David. – concluse con un mezzo sorriso.
David guardò lui, poi la torta e poi ancora lui.
Indicò il dolce.
- L’avete comprato per me…?
Bill annuì.
- E farai meglio a mangiarlo in fretta. È gelato. Non vorrai mica vanificare tutti i nostri sforzi…!
David rimase in silenzio ed esitò per un lunghissimo istante. Poi, semplicemente, rise.
- Non sia mai… - sussurrò teneramente, - Grazie mille.
Dalla porta, Tom, Gustav, Georg e Dave sorrisero serenamente, portando ognuno un po’ di ciò che serviva per festeggiare: altri piattini, altra torta, una bottiglia di spumante e qualche pacchetto di patatine raccolto qua e là fra i vari stipetti della cucina.
- Be’, niente male come sorpresa. – biascicò il manager, vagamente imbarazzato, mentre Saki riappariva dalla propria fuga portando in braccio il regalo, - L’anno prossimo, comunque, altro che Kiel. Vi mando alle Maldive, per le vacanze. Così risolviamo il problema alla radice.
Tom ridacchiò e mandò giù una consistente cucchiaiata di gelato al cioccolato.
- Be’, potrebbe essere l’inizio di una piacevole tradizione! – commentò.
Negli anni a venire, David avrebbe avuto modo di pentirsi molte volte di quella proposta.