animanga: sousuke yamazaki

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Introspettivo, Erotico.
Pairing: Sousuke/Rin.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Shota, Lemon.
- "Alle elementari Sosuke e Rin si toccavano abitualmente a vicenda, ma non ne hanno mai parlato. Adesso che sono in camera insieme, è il momento di farlo (e magari di recuperare le vecchie abitudini)." (Sono pigra e come riassunto uso il testo del prompt della Caska CHE D'ALTRONDE E' PERFETTO E RIASSUME QUESTA STORIA NELLA SUA INTEREZZA.)
Note: Tributo SouRin alla Free! Notte Bianca #4
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SUGAR ON YOUR SOUL

Da ragazzini, una volta, si erano baciati. Non era stato strano, ai tempi era sembrato ad entrambi piuttosto naturale. Erano a casa di Rin, come capitava spesso. Rin chiedeva a Sousuke di restare con lui quasi tutti i giorni, e la maggior parte delle volte Sousuke finiva per restare in camera con lui a chiacchierare del più e del meno per tutto il pomeriggio, finché la luce del sole cominciava a diventare di un arancione così scuro da sembrare quasi rosso, ed a quel punto Rin doveva lasciarlo andare per forza, o si sarebbe fatto buio prima che Sousuke riuscisse a tornare a casa propria.
A Rin non piaceva restare a casa da solo. Lui e sua sorella si volevano molto bene, Sousuke poteva vederlo chiaramente nei gesti teneri che spesso si scambiavano quando erano insieme (Rin pettinava i capelli lunghissimi di Gou con una devozione quasi commovente, e poi lasciava che lei pettinasse i propri e lo riempisse di codini, mollette e fermagli da bambina, solo perché sapeva che questo la divertiva, ad esempio), ma non parlavano molto. Non riuscivano, da soli, a riempire il silenzio che si era abbattuto su quella casa proprio come l’onda anomala che aveva rovesciato la barca di suo padre anni prima.
Con lui, Rin parlava tutto il tempo. Era un inarrestabile fiume in piena di parole, e tutto di lui era rumoroso, sovraccarico. Monologhi infiniti, risate fortissime, un sacco di gesti per accompagnare quei lunghi discorsi. Non era un modo per non piangere, Sousuke poteva vederlo, era soltanto il modo che Rin aveva trovato per domare il silenzio, per ridurlo a una cosa piccola, insignificante. Sousuke non era mai stato un bambino di molte parole, ma parlava con Rin. Parlava tantissimo con Rin, perché sapeva che Rin non voleva soltanto ascoltare il suono della propria voce, ma anche quello della sua. Non era solo il silenzio a infastidirlo, era l’assenza di conversazioni. Sousuke l’aveva capito subito e molto facilmente, come se qualcuno gliel’avesse suggerito sussurrandoglielo all’orecchio, ed aveva agito di conseguenza con naturalezza. Semplicemente, siccome Rin lo voleva, andava fatto.
Si erano baciati, dunque, più o meno per lo stesso motivo. Quel tardo pomeriggio invernale, Rin voleva essere baciato tantissimo. Sousuke lo sentiva sottopelle, era un invito impossibile da rifiutare e Rin lo stava mandando consapevolmente, senza dirlo ad alta voce ma rendendolo comunque chiaro ed esplicito abbastanza. Il modo in cui si piegava sul tavolo, verso di lui, il modo in cui schiudeva le labbra e se le inumidiva sfiorandole con la lingua, il modo in cui i suoi occhi sembravano rifiutarsi di lasciare quelli di Sousuke anche solo per un istante.
Rin voleva essere baciato. Lo voleva, per cui andava fatto.
Non che l’idea lo disturbasse, naturalmente. Non era una forzatura, e avrebbe mentito se avesse detto che anche lui non aveva pensato alla possibilità di baciarlo così tante volte da aver probabilmente affrontato qualsiasi tipo di possibile scenario ipotetico nel farlo. Semplicemente non era abituato a ragionare in termini di cosa-voglio-io-da-lui, quando Rin si trovava nei paraggi. Era sempre di-cosa-ha-bisogno-lui-da-me.
Così, si erano baciati. Mentre il cielo diventava buio, e per una volta a nessuno dei due importava, Sousuke gli era scivolato accanto, si era fermato a guardarlo a lungo – Rin era così bello, con quei capelli lisci e gli occhi così grandi e quel sorriso da mordere e la linea del collo dalla curva perfetta – e poi si era sporto in avanti, premendo le proprie labbra contro le sue senza neanche sapere cosa fare dopo, sperando di riuscire a farsi guidare dall’istinto
Era stato imbarazzante, ma l’imbarazzo era durato così poco che alla fine era sembrato ad entrambi un dettaglio irrilevante. Si erano baciati ancora e ancora e un istante dopo l’altro era cambiato tutto, Rin aveva schiuso le labbra, aveva sfiorato le sue con la lingua e Sousuke aveva voluto tantissimo fare lo stesso. Si erano baciati come gli adulti, ed era stato bellissimo, perciò entrambi avevano deciso che non ci sarebbe stato niente di male nel ripetere l’esperienza.
L’avevano deciso senza parlare, come decidevano tutto il resto. Il più delle volte discutere qualcosa equivaleva semplicemente a notificare all’altro una decisione già presa, aspettandosi che l’altro fosse d’accordo – cosa che in effetti accadeva quasi sempre. Avevano litigato, qualche volta, ma era inevitabile che accadesse, visto quanto erano testardi e visto anche il fatto che ad entrambi piaceva tirare in due direzioni opposte solo per vedere quanto a lungo poteva tendersi la corda prima di spezzarsi. Ma erano state occasioni sparse e tutto sommato irrilevanti, Sousuke era sicuro che, crescendo, le avrebbero tutte dimenticate.
Non avevano litigato quella volta, comunque. Non avevano neanche discusso. Non che ci fosse molto da dire. Era successo. Era piaciuto a entrambi. Non c’era motivo per cui avrebbero dovuto rinunciare a quello o a quello che era venuto dopo come conseguenza. Stare vicini, sempre più vicini, toccarsi sopra i vestiti. Le mani piccole e ancora delicate di Rin, dalla pelle così chiara rispetto a quella di Sousuke, specialmente in inverno, strette con una tensione tutta nuova attorno alle sue spalle, le dita che si muovevano lentamente, tastando i muscoli sotto la maglia pesante. Le gambe chiuse, le cosce che si stringono in uno spasmo e che poi rilasciano la tensione, aprendosi appena. La naturalezza del movimento quando Rin gli era caduto in grembo, seduto a cavalcioni su di lui, e si erano guardati per un istante, confusi dai baci e dalle carezze, chiudendosi se avrebbero dovuto spostarsi, se quello fosse tirare un po’ troppo, ma poi avevano deciso che non importava, sempre senza dire una parola, riprendendo a baciarsi in silenzio mentre la mano aperta di Sousuke scivolava lungo la curva invitante della schiena di Rin.
Un giorno Rin gli aveva infilato la mano dentro i pantaloni, e poi, nel toccarlo, aveva sussultato, come stupito dal suo stesso gesto. Per un istante erano rimasti entrambi immobili a fissarsi, intimamente convinti che quello doveva per forza essere il momento in cui sarebbe finito tutto, il momento in cui uno dei due si sarebbe allontanato ed avrebbe finto che niente di tutto quello fosse mai accaduto, mettendo un punto a tutta la vicenda.
Rin però non si era allontanato, e Sousuke non gliel’aveva chiesto. Quindi, le dita di Rin si erano chiuse attorno alla sua erezione e l’avevano stretta gentilmente, quasi avesse paura di fargli male, muovendosi piano dall’alto verso il basso e poi al contrario, masturbandolo un po’ goffamente. Che fosse goffo, a Sousuke non era importato. Né mentre accadeva né dopo l’orgasmo.
Aveva imparato in fretta, comunque, così come aveva smesso subito di allontanare la mano di Sousuke con imbarazzo evidente ogni volta che era lui a provare a toccarlo. La prima volta che era successo – Dio, non fa nessuna fatica a ricordarlo neanche adesso –, Sousuke non era riuscito a staccargli gli occhi di dosso per tutto il tempo. Rin era rimasto sdraiato sul tatami, gli occhi serrati e la testa piegata ad esporre il collo arrossato dai baci, le labbra umide arricciate in un’espressione quasi sofferta che si era sciolta all’improvviso in un gemito e in un sospiro quando era venuto, schizzandosi addosso più di quanto fosse riuscito a sporcare la mano di Sousuke. Era così bello che a Sousuke aveva fatto quasi male, si era detto “vorrei che fossi mio, vorrei che fossi mio per sempre”, due settimane dopo Rin gli aveva detto che stava per trasferirsi all’Iwatobi.
L’aveva fatto con la solita semplicità, senza parlarne con lui prima, semplicemente notificandoglielo come un fatto già deciso – come in effetti era. “Ho deciso di andare all’Iwatobi,” gli aveva detto, senza pensare a quali conseguenze questo potesse avere su di lui. Perché avrebbe dovuto farlo, d’altronde? Aveva forse pensato alle conseguenze quando l’aveva silenziosamente implorato per giorni di baciarlo fino a fargli arrossare e gonfiare le labbra, fino a che fosse sfinito? Aveva pensato alle conseguenze quando aveva cominciato a toccarlo, ad infilargli una mano dentro i pantaloni? Quando aveva schiuso le gambe per lui, quelle cosce così morbide e così bianche, da bambina, aveva pensato alle conseguenze? Mai. E Sousuke gliel’aveva lasciato fare. L’aveva lasciato libero di vivere in un mondo in cui, qualsiasi cosa facesse, a Sousuke sarebbe andata bene. Era colpa sua, sua soltanto, non di Rin, se adesso stava male.
Lancia uno sguardo a Rin, seduto alla propria scrivania, intento a fare i compiti. La canottiera gli lascia nude le scapole, e si è appiccicata alla sua pelle ancora bagnata dopo la doccia. Ogni tanto, Rin se la scolla di dosso con un grugnito insoddisfatto, ed ogni volta Sousuke osserva il movimento del suo braccio e gli si stringe lo stomaco in uno spasmo di voglia che non sa come domare.
Se fossero ancora bambini, se adesso fosse cinque anni fa, sarebbe tutto molto più semplice. Potrebbe baciarlo senza dire una parola, e sa che a Rin andrebbe bene. Potrebbe toccarlo senza chiedere niente, ed a Rin non servirebbero spiegazioni. Ma è passato troppo tempo, e Rin è una persona diversa, anche se non gli piace ammetterlo, e quel meccanismo perfetto che guidava le loro mani quando erano bambini non può più funzionare allo stesso modo, gli ingranaggi si sono gonfiati e non si incastrano più con la stessa automatica semplicità.
Sousuke si solleva a sedere, le gambe che scivolano nel vuoto, presto seguite dal resto del suo corpo. Atterra sul pavimento con un tonfo sordo, attutito della moquette che lo ricopre. Rin si volta a guardarlo subito, sfilando uno degli auricolari. L’eco metallico della chiassosa canzone che stava ascoltando rompe il silenzio prima della sua voce.
- Sousuke? – chiede guardandolo.
Sousuke si china e gli sfila dall’orecchio anche l’altro auricolare, mettendo via il lettore MP3.
- Dobbiamo parlare. – gli dice.
Dal modo in cui Rin arrossisce, capisce che ci stava pensando anche lui. Per un momento la cosa lo sorprende, poi però capisce che era semplicemente inevitabile. Non passi più di un anno a condividere quello che loro condividevano da ragazzini in quella camera per poi dimenticarlo come non fosse mai accaduto. In qualche modo lo solletica piacevolmente il pensiero che il ricordo di quei pomeriggi potrebbe essere stata la prima cosa a riaffiorare nella mente di Rin quando si sono rivisti qualche giorno fa.
- Di cosa? – borbotta Rin, guardando altrove. Sousuke lo fissa senza vergogna per qualche secondo, e poi lo rimprovera.
- Non fare finta di niente, - gli dice, - Non sto giocando.
Gli anni hanno reso Rin più complicato e meno sincero, pensa Sousuke quando lo vede ostinarsi a fissare un punto imprecisato da qualche parte alla sua destra.
- Non so di cosa stai parlando. – gli dice. Sousuke sa che sta mentendo, e decide di ricordarglielo in ogni caso.
Stinge le dita attorno al tessuto della canottiera, sollevandolo di peso dalla sedia. Rin è così sorpreso che non muove un muscolo, spalanca gli occhi e schiude le labbra per dire qualcosa ma non ne ha il tempo: Sousuke lo bacia con la voglia di chi ha aspettato questo momento per cinque anni, le labbra affamate già dischiuse e la lingua pronta a cercare quella di Rin, ad accarezzarla svelta, esplorando la sua bocca senza pudore, stringendolo contro in un abbraccio dal quale Rin non riesce a liberarsi, principalmente perché neanche ci prova.
Si allontana dopo qualche secondo, guardandolo negli occhi.
- Di questo. – gli dice.
Rin si passa una mano sulla bocca, distogliendo lo sguardo.
- Questo non è parlare. – risponde in un borbottio confuso.
- Invece sì. – insiste Sousuke, spingendolo verso la scrivania finché Rin non è costretto a sollevarcisi sopra, appoggiandosi al bordo per non cadere all’indietro, - Volevo solo mettere in chiaro che questa volta sta succedendo perché lo vogliamo.
- Perché, - biascica Rin, piegando il capo e schiudendo le labbra in attesa del bacio che Sousuke gli lascia addosso il secondo dopo, - Quand’è successo l’ultima volta non era così?
- Smettila di fingere di non capire quello che ti sto dicendo. – quasi ringhia Sousuke, un suono basso, di gola, al quale Rin reagisce trattenendo il capo per un istante e poi deglutendo a fatica.
- … pensavo che sarebbe successo naturalmente. – dice Rin a bassa voce, rispondendo ai baci di Sousuke e schiudendo lievemente le gambe quando lo vede avvicinarsi, per fargli posto contro di sé, - Pensavo che non avremmo avuto bisogno di parlarne. Non ne abbiamo mai avuto bisogno prima.
- Adesso è diverso. – gli spiega Sousuke, parlandogli addosso, - Sei diverso tu.
- Sono sempre lo stesso. – Rin solleva le braccia, stringendogliele attorno al collo e ondeggiando il bacino per andare incontro ai movimenti di quello di Sousuke, che si preme contro di lui con forza, lasciandogli addosso l’impronta immaginaria della sua erezione schiacciata contro la coscia.
Sousuke non vuole dirgli che non è vero, primo perché fa male anche a lui e secondo perché sa che, in questo momento, Rin non vuole sentirselo ripetere. Ha gli occhi chiusi e la testa piegata all’indietro, dalle sue labbra dischiuse fuoriesce una litania di sospiri e gemiti che riecheggiano nel silenzio intorno a loro, e questa è sempre stata la loro dimensione perfetta, in fondo, questo silenzio così pieno di loro da rimbombare nelle orecchie di entrambi.
Sousuke si allontana appena, violentando la sua stessa voglia di continuare a baciare Rin finché non sarà Rin a implorarlo di smetterla. Rin si lamenta, invece, geme e stringe le cosce forti attorno ai suoi fianchi, cercando di trattenerlo il più vicino possibile. Sousuke è più forte, però, e si allontana ancora, sfilandosi la maglietta ed osservando gli occhi di Rin illuminarsi di voglia nell’osservare il suo petto nudo.
- Cazzo… - bisbiglia, allungando le mani verso di lui e lasciandogliele scorrere sulle spalle e poi giù lungo i fianchi torniti, prima di risalire verso i pettorali gonfi e tesi, - Sei enorme. – gli sfugge dalle labbra in un altro gemito scomposto.
Sousuke non riesce a trattenere un sorriso, mentre torna ad avvicinarsi solo per un secondo, il tempo di premergli un altro bacio lievissimo sulle labbra, prima di inginocchiarsi di fronte a lui.
- Che stai facendo? – si lagna Rin. Preferirebbe che Sousuke lo toccasse e basta, lui può leggerglielo in faccia e la cosa lo diverte. Invece, stringe fra le mani l’elastico dei suoi pantaloni e poi li tira giù in un gesto secco, insieme alle mutande, sporgendosi in avanti per sfiorare l’erezione tesa di Rin con la punta della lingua. Lui geme più forte, gettando indietro il capo e stringendo le mani attorno al bordo del tavolo. – Ah… Sousuke… - ansima, passandosi la lingua sulle labbra, - Aspetta, non—
Sousuke non aspetta, però, ha aspettato cinque anni ed ha appena deciso che basta così. Si china su di lui all’improvviso, lasciandosi scivolare la sua erezione in bocca, fra la lingua e il palato, fin quasi in gola. Rin urla senza ritegno, stringendogli le dita di una mano attorno ai capelli e tirando forte, ma non forte abbastanza da farlo allontanare, e Sousuke prende il gesto per quello che in effetti è, un invito a continuare, a fare di più. Succhia forte, muovendo la lingua tutta intorno alla punta, sopra la fessura in cima, e poi scivolando più in basso, avvolgendo in una carezza bagnata anche tutto il resto della sua lunghezza, sottolineandone le nervature, seguendole come indicazioni su una mappa.
Rin muove i fianchi con urgenza, spingendosi dentro la sua bocca e poi ritirandosi un attimo prima che diventi troppo, ma anche se è bellissimo, e gli piace da impazzire, vuole di più, e Sousuke lo percepisce nel tremito che lo sconvolge sottopelle quando Rin stringe le dita attorno ai suoi capelli con più forza, attirandolo verso l’alto. Lo segue solo quando comincia a fare male, e Rin lo bacia subito, arrabbiato, frustrato, mordendogli le labbra e la lingua e strusciando il cazzo ancora bagnato di saliva contro il rigonfiamento evidente nei suoi pantaloni.
- Tiralo fuori. – dice con impazienza, sistemandosi meglio sulla scrivania, - Sbrigati.
Per un attimo, Sousuke gioca con la possibilità di tenerlo sulle spine per qualche istante, vederlo arrabbiarsi e ringhiare e scuoterlo per le spalle e magari spogliarlo con le sue mani, ma è un pensiero fugace, perché l’impazienza di Rin non è che un’ombra paragonata a quella che brucia dentro di lui.
Si abbassa i pantaloni in un movimento svelto e sfacciato, e Rin trattiene il fiato, spalancandogli gli occhi addosso. A Sousuke scappa quasi da ridere per l’espressione di stupore assoluto che gli ingentilisce i tratti del viso, facendolo assomigliare per un secondo al bimbette con le guance lisce e arrossate che era qualche anno fa.
- Toccalo. – dice invece, avvicinandosi di qualche centimetro.
Rin deglutisce, mentre nei suoi occhi terrore e desiderio si danno battaglia. Allunga una mano, però, le punte delle dita che tremano appena mentre sfiora la sua erezione, calda, tesa ed enorme di desiderio.
È un attimo e la sta già stringendo fra le dita, accarezzandola velocemente. Lo attira più vicino e Sousuke obbedisce, stringendogli le braccia attorno alla vita e strattonando con forza la sua canottiera per allargarne la scollatura, almeno abbastanza da potergli accarezzare le clavicole in punta di lingua.
- Mi spaccherai in due. – geme Rin, aggrappandosi alle sue spalle con la mano libera mentre continua a masturbarlo con l’altra.
Sousuke gli ride addosso, senza fiato, affondando i denti nella curva solida della sua spalla.
- Sopravvivrai. – gli dice, come per rassicurarlo.
- No, non hai capito. – Rin scuote il capo, sollevando appena il bacino e stendendo la schiena, - Non vedo l’ora.
Sousuke lo osserva schiudere le gambe ed offrirglisi senza pudore, la sua apertura stretta ed esposta pronta a riceverlo, e un secondo dopo gli è addosso, la punta del cazzo che preme per entrare mentre Rin si morde le labbra con tanta forza da farle diventare rosse.
- Spingi. – gli geme addosso Rin, andandogli incontro col proprio bacino, - Più forte. – poi sembra rendersi conto di cosa sta dicendo, e le sue labbra si schiudono in un sorriso un po’ stupido mentre l’erezione di Sousuke riesce finalmente ad aprirsi un varco oltre l’anello stretto dei suo muscoli, facendosi strada dentro il suo corpo. Lui la accoglie con un sospiro che sa di sollievo perfino più di quanto sappia di piacere, strofinando il naso contro la sua guancia. – Sto parlando abbastanza? – chiede.
Sousuke ride ancora, piantando le mani contro la scrivania – i muscoli in tensione, sui quali Rin lascia scorrere le dita ancora e ancora e ancora, come non riuscisse a saziarsi della sua consistenza sotto i polpastrelli – cercando un punto d’appoggio per scoparlo più forte. Entra dentro di lui e poi esce fin quasi a scivolare del tutto fuori, ma Rin lo trattiene, le gambe annodate attorno ai suo fianchi, i muscoli che si contraggono con forza attorno al suo cazzo e lo risucchiano dentro ogni volta, invitandolo ad affondare più in profondità.
Rin geme senza controllo, ed alza la voce più di quanto dovrebbe quando la mano di Sousuke si chiude attorno alla sua erezione, che quasi scompare fra le sue dita mentre lo masturba seguendo lo stesso ritmo col quale lo scopa, ascoltando i suoi gemiti farsi più liquidi e confusi, finché l’orgasmo non lo scuote tutto da dentro, costringendolo a un fremito incontrollabile che lo lascia stremato non appena si esaurisce.
Sousuke si spinge dentro di lui ancora un paio di volte, e poi gli viene dentro, godendo della sensazione quando lo sente rabbrividire e chiudersi attorno a lui con un ultimo spasmo, prima di lasciarlo andare.
Scivola fuori dal suo corpo con naturalezza, e Rin mette giù le gambe, restando appoggiato alla scrivania ma piantando i piedi per terra come non si fidasse della propria capacità di reggersi in piedi senza un aiuto. Appena le dita toccano il pavimento, l’orgasmo di Sousuke gli scivola lungo l’interno coscia, facendogli il solletico.
- Dovrò andarmi a lavare di nuovo. – commenta con un sospiro infastidito.
Sousuke ride ad alta voce.
- Sì, - dice, - Ti si legge proprio in faccia quanto ti dispiaccia la cosa.
Ride anche Rin, semplicemente perché ha sempre trovato difficile non farlo quando lo sta facendo anche Sousuke. Poi sospira, mettendosi dritto e tirandosi su i pantaloni prima di stiracchiarsi pigramente, il volto rilassato in un’espressione perfettamente soddisfatta.
- Visto che vuoi sentirtelo dire, - gli sorride sfacciato, - Questa non sarà l’ultima volta.
- Mi rassicuri. – gli sorride Sousuke di rimando, - Non so come l’avrei presa se mi avessi detto che ti trasferivi da qualche altra parte fra una settimana o due.
Rin ride divertito, gettando indietro il capo. Possono scherzarne solo perché ora sono di nuovo entrambi qui. È bello potersi lasciare tutto questo alle spalle, pensa Sousuke mentre osserva Rin abbandonare la stanza, chiudendo la porta. Silenziosamente, si arrampica sul letto e si lascia andare sul materasso, sospirando soddisfatto. Quando Rin torna, qualche minuto più tardi, non si stupisce di sentirsi dire “e vieni di sotto, stronzo”, e sta già ubbidendo, prima ancora di rendersene conto.
Genere: Introspettivo, Erotico.
Pairing: Sousuke/Rin.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Angst, Slash, Shota, Lemon, Self.
- La scuola sta per finire e l'estate sta per arrivare. Una volta che sarà trascorsa, Rin si trasferirà all'Iwatobi per inseguire il proprio sogno. Prima che tutto questo accade, però, lui e Sousuke condividono un'ultima memoria indimenticabile.
Note: Questa storia è la dimostrazione pratica della pazzia mia e della Caska, che da quando abbiamo saputo che Sousuke sarà presente nella seconda stagione di Free! siamo ufficialmente SBROCCATE MALISSIMO, ed abbiamo cominciato non solo a congetturare sul loro rapporto, ma anche su quello che sarà di loro una volta che si saranno messi insieme ritrovati. Sarà meraviglioso.
Nel mentre io volevo scriverli da shotini, e quindi ho scritto questa cosa in cui c'è dell'angst e poi c'è del porno randomico. Visto che sono piccoli è molto randomico, ma guarda quanto me ne frega.
Scritta per il MMOM (su ispirazione di Anonimo, di Lucio Battisti), ed anche per la prima Badwrong Week, because of shota. Che bel mese è maggio, eh?
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READ MY MIND

Non c’è nessuno a parte loro sulla strada silenziosa e lievemente in pendenza che costeggia il lungomare, ed il silenzio che riempie l’aria, interrotto appena dal rumore delle onde in lontananza e da quello più vicino dei loro passi, è estremamente piacevole. Il sole tramonta all’orizzonte, un movimento lentissimo sul quale Rin si concentra per darsi qualcosa a cui pensare, e accende l’aria di un colorito dorato che fa risaltare l’abbronzatura di Sousuke. Un altro dettaglio a cui è meglio non pensare.
Il silenzio non lo infastidisce. Generalmente non lo sopporta, ma con Sousuke è diverso. Quando parlano, lo fanno per dirsi qualcosa, e non sentono il bisogno di riempire gli spazi vuoti rovesciandosi addosso chiacchiere senza senso. Parlano poco anche perché in genere non hanno molto da dirsi ad alta voce. Sousuke ha un talento speciale per capire cosa passa per la testa di Rin senza avere bisogno di sentirselo dire, una caratteristica che ogni tanto gli dà sui nervi, ma che a volte è un sollievo.
Come oggi, ad esempio.
Oggi è una di quelle giornate strane in cui Rin non è in grado di tradurre in pensieri coerenti la matassa confusa che gli ingombra la testa. Non è esattamente triste e non è neanche esattamente felice, è qualcosa a metà fra l’ansia e l’apatia, una sensazione che gli si allarga dentro lenta e vischiosa come un’ondata di petrolio, e che rende ovattate tutte le altre. Dovrebbe essere eccitato all’idea di trasferirsi all’Iwatobi, e non è che non lo sia, ma è nervoso, forse un po’ spaventato, e non riesce a godersi il momento.
È fastidioso, pensa distrattamente, rallentando il passo. Dovrebbe essere contento. Vorrebbe esserlo.
Sousuke si ferma all’improvviso, e Rin è costretto a farlo a propria volta se non vuole superarlo e lasciarlo indietro. L’idea lo disturba, l’atto fisico di lasciarlo indietro adesso, più di quanto non lo disturberà dopo l’estate cambiare scuola e smettere del tutto di vederlo.
- Fermiamoci qui. – dice lui seccamente, indicando con un cenno del capo un punto riparato ai piedi del pendio che fa da scorciatoia per la strada verso il porto.
Rin ci pensa qualche istante, mordendosi il labbro inferiore. Si sente un po’ a disagio. Non impazzisce all’idea di restare fermo e solo con Sousuke da qualche parte troppo a lungo. Sousuke può essere difficile da sopportare, quando ti guarda e tu sai che ti sta scavando dentro anche se non dice niente.
- No… - mugola, accennando a riprendere a camminare, - È tardi. Vado a casa.
Sousuke si muove senza che Rin se ne accorga, stringendo le lunghe dita attorno al suo polso magro e impedendogli di andare avanti.
- Fermiamoci qui. – ripete con lo stesso tono asciutto di prima, - Solo un po’.
Rin trattiene il respiro per un secondo, e poi deglutisce, annuendo piano. Sousuke comincia a scendere lungo il pendio, e Rin lo segue, e sa che Sousuke è perfettamente cosciente del fatto che potrebbe lasciarlo e Rin continuerebbe a seguirlo, ma la stretta delle sue dita attorno al polso di Rin non si scioglie né si allenta, nemmeno per un attimo.
Lo lascia andare solo quando finalmente si sono seduti entrambi sull’erba, sulle giacche piegate in modo da non sporcarsi i vestiti. Rin si raccoglie in un mucchio d’ossa da pulcino e bronci da manuale, le ginocchia strette al petto e la frangetta che scende a coprirgli metà del viso. Sousuke si appoggia indietro sui gomiti, gli occhi fissi sul molo a qualche centinaio di metri da lì. Una mezza dozzina di pescatori fa già la spola da terra ai due pescherecci ormeggiati lì vicino, preparandoli per la pesca notturna. Gli uomini sono distanti abbastanza da non essere più grandi di pupazzetti di plastica, i volti indistinguibili, le parole che si perdono nel suono costante delle onde che si infrangono a riva. È consolante vederli così lontani e piccoli, pensa Rin, perché vuol dire che anche per loro lui e Sousuke non sono che puntini minuscoli, impossibili da vedere sulla distesa verde sulla quale sono mezzi sdraiati.
- Quanti giorni ancora? – domanda Sousuke distrattamente, quasi sovrappensiero.
- Cinque. – risponde Rin senza guardarlo.
- Ah. – Sousuke annuisce lentamente, - Già.
Cinque giorni alla fine dell’anno scolastico. L’estate avanza, già calda abbastanza da appiccicarsi sotto la maglietta in una patina leggera di sudore tiepido. Cinque giorni e poi saranno le vacanze estive, e poi sarà l’Iwatobi. Sarà un passo più vicino al suo sogno, e un passo più lontano da Sousuke.
Più di un passo, in realtà.
- Non dovresti sentirti in colpa, sai? – dice Sousuke all’improvviso, la voce sempre calma e piatta, che si solleva appena nell’inflessione della domanda.
- Non mi sento in colpa per niente. – ribatte Rin, stringendo le braccia attorno alle ginocchia. Non si volta a guardare Sousuke perché sa già in che modo lo sta osservando lui, infastidito dalla sua ostinazione.
- Dimmi che bisogno c’è di mentirmi. – risponde infatti, quasi offeso.
Rin si volta di scatto verso di lui, la voce ridotta a un ringhio furioso.
- Cosa ti fa pensare che ti stia mentendo?
L’espressione di Sousuke non cambia di una virgola, e la cosa fa sentire Rin talmente a disagio che, dopo qualche istante, si ritrova costretto ad abbassare lo sguardo. L’intrusione silenziosa di Sousuke nella sua testa è inarrestabile, e a volte lui vorrebbe essere in grado di offrirgli una qualche menzogna credibile, per tenerlo lontano. Perché così è troppo vicino. Anche se non si toccano nemmeno un po’— è già troppo vicino.
- Rin. – la sua voce risuona con la precisione di un taglio netto nel silenzio perfetto che li avvolge, squarciandolo. Rin trattiene il respiro perché se la sente addosso, appuntita e minacciosa, lucida e tagliente come una lama. – Non sono sicuro che questo sia quello che vuoi.
Rin affonda le dita nelle pieghe dei pantaloni, cercando di impedirsi di tremare. Temeva questo momento, il momento in cui Sousuke l’avrebbe guardato in faccia e avrebbe dato voce per lui ai pensieri che lui stesso ha ignorato fino ad adesso.
- Invece voglio. – risponde, la voce sottile.
- Non lo stai facendo per te stesso. – insiste Sousuke.
- Invece sì.
- Invece no. – la voce di Sousuke è più vicina. Anche lui. – Lo stai facendo per tuo padre, ma lui non—
- Non dirlo. – Rin si volta così velocemente che gli fanno male i muscoli alla base della schiena. Preme con forza il palmo della mano contro le labbra dischiuse di Sousuke, impedendogli di parlare ancora, e afferra convulsamente un lembo della sua maglietta fra le dita dell’altra mano, come ad impedirgli di scappare. Come se Sousuke volesse.
Sousuke non si scompone. Stringe le dita attorno al suo polso e allontana la sua mano dalla propria bocca. Resta in silenzio per qualche istante, guardandolo dritto negli occhi senza vergogna.
- Va bene. – dice quindi, - Ma tu sai cosa volevo dirti.
È vero, Rin lo sa. Lo sa perché si è già detto le stesse cose un milione di volte. Suo padre non c’è più e anche vincere un relay – o anche vincerne milioni – non servirà a riportarlo indietro, solo a rendere più amaro il suo ricordo. Ma questa non è una scelta, non è neanche una decisione, è un richiamo atavico, un istinto primordiale, e Rin non può ignorarlo, non potrebbe neanche se volesse. È il suo stesso sangue che lo chiama, e quindi questo dev’essere quello che vuole. Dev’esserlo per forza, perché Rin non può tollerare il pensiero di non volerlo davvero e doverlo fare lo stesso.
Abbassa lo sguardo, evitando quello di Sousuke, che continua a scrutarlo in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare.
- Mi dispiace. – dice, sciogliendo la stretta attorno al suo polso, - Lo so che non è quello che vuoi sentirti dire. Forse nemmeno quello di cui hai bisogno. Però era quello che volevo dirti io. E siccome non ti vedrò più…
- Non dire neanche questo. – Rin quasi lo implora, la voce bassa, confusa in un lamento infantile.
Sousuke sorride indulgente, posandogli una mano sulla testa e accarezzandogli piano i capelli.
- Non mi lasci dire niente, - ride un po’, - Rin-chan.
Rin gli solleva addosso un altro sguardo imbronciato, le labbra piegate verso il basso.
- Non chiamarmi in quel modo. – protesta offeso.
Sousuke ride.
- Dimmelo tu cosa posso fare! – lo prende in giro, divertito, - Come mi muovo, sbaglio!
Rin si allunga appena verso di lui, premendo le labbra contro la sua guancia in un gesto poco pensato, ma in compenso profondamente onesto. Si ritrae subito dopo, imbarazzato dal suo stesso movimento, la frangetta che ricade a coprirgli gli occhi.
- Non è come ti muovi, il problema, è che non smetti di parlare.
Gli occhi di Sousuke si fanno più scuri per un attimo, mentre il sole tramonta e l’aria comincia a raffreddarsi. Rin non vuole più guardarlo, ma si ritrova costretto a farlo quando due dita lo invitano a sollevare il capo, premendo gentilmente sotto il suo mento.
- Vorrei non doverti dire addio. – confessa Sousuke, la voce netta, sicura, ma anche incredibilmente triste.
- Allora non farlo. – Rin deglutisce a fatica, cercando di reggere il suo sguardo. È più difficile del previsto, ma non dura a lungo. Sousuke si piega su di lui, poggiando le proprie labbra contro le sue in un bacio infantile, confuso, che vuole un sacco di cose e non sa come prendersele. È solo uno sfregamento insistito, all’inizio, è solo lui che piega la testa come ha visto fare nei drama in televisione, un contatto asciutto e stupido che lo fa sentire in imbarazzo, finché Sousuke non schiude le proprie, e Rin può sentire il tocco bagnato della sua lingua, e si ritrae, sorpreso e un po’ spaventato.
Sousuke lo guarda serio, sembra tanto più grande di lui in questo momento. Sono i suoi occhi, si dice Rin, mordendosi un labbro. Lo fanno sembrare così adulto e maturo, nonostante abbia la sua stessa età.
Non sente il bisogno di chiedergli se è vero che non abbia mai baciato nessuno prima di questo momento, perché lo sa già. E Rin non sente il bisogno di chiedergli se lui invece l’abbia già fatto, perché non vuole saperlo.
- Voglio darti un ricordo che duri per sempre. – dice Sousuke a bassa voce, e quel suono gli vibra addosso come una carezza. Rin deglutisce a fatica e abbassa lo sguardo, imbarazzato. Si passa la lingua sulle labbra e ci trova il sapore di Sousuke, e pensa senza accorgersene di volerne ancora.
Sousuke gli si avvicina ancora, stringendogli le spalle fra le dita più per attirare la sua attenzione che per tenerlo fermo. Rin solleva il viso nella sua direzione, le labbra già dischiuse anche se non ha idea di averlo fatto apposta, e la vaga consapevolezza di essere ancora troppo piccolo per quello che vuole in questo momento, per quello che Sousuke può dargli, per quello che sta per accadere, è troppo distante, troppo impalpabile per poterle dare un peso adesso.
Chiude gli occhi quando Sousuke lo bacia ancora, non perché voglia ma perché è così che l’ha sempre visto accadere, e quello che ha visto è tutto quello che ha adesso per provare a dare un senso a queste sensazioni. Così chiude gli occhi e prova a lasciarsi andare, nonostante tutto il suo corpo sia in tensione, nonostante gli faccia male lo stomaco, un dolore che non riconosce, completamente diverso da tutti quelli che ha provato nella sua vita, una sorta di intorpidimento che si allarga come un’onda e il cui epicentro si trova da qualche parte nel suo bassoventre, in un punto caldo e teso che, nella confusione del momento, non riesce ad identificare.
Si è sentito così altre volte, ma era solo, Sousuke non lo stava baciando, e comunque anche tutte quelle altre volte non aveva idea di cosa fare di se stesso, di come spegnere quella sensazione così acuta, che gli impediva di pensare a qualsiasi altra cosa. Si nascondeva a letto, sotto le coperte, la faccia premuta contro il cuscino, e aspettava che passasse. Ora non può farlo, ora la lingua di Sousuke si muove lenta contro la sua, e tutto il suo corpo si tende nel tentativo di stargli più vicino, e il calore che sente non sembra volersi esaurire mai.
Sousuke si volta, lo spinge verso il basso, lo guida. Rin sente l’umidità dell’erba contro la pelle accaldata della nuca e del viso, ed è piacevole. Non gli importa di quanto si macchieranno i suoi vestiti, non gli importa di sapere che mamma lo rimprovererà e che Gou lo assillerà per ore chiedendogli come se le sia procurate, e poi gli terrà il broncio per giorni quando lui si rifiuterà di risponderle. Sente il peso del corpo di Sousuke sul proprio, ed è bello sentirlo lì, così vicino. Finché ancora c’è.
Schiudere le gambe è un movimento logico, naturale. Stanno fra i piedi, impediscono a Sousuke di venire più vicino, e così Rin le schiude e Sousuke vi cade in mezzo, e quando i loro bacini si toccano, anche se attraverso il tessuto ruvido e spesso dei jeans, le loro labbra si dischiudono all’unisono in un gemito sorpreso, che li forza entrambi ad aprire gli occhi e guardarsi per la prima volta da quando hanno cominciato a baciarsi. Gli occhi di Sousuke sono torbidi e persi, e Rin non riesce a decifrarli. Le sue labbra sono lucide di saliva e gonfie di baci, e Rin vuole baciarlo ancora, e siccome lo vuole decide di prenderselo. Si sporge in avanti, allacciandogli le braccia attorno al collo, le labbra già dischiuse, la bocca pronta ad accogliere la lingua di Sousuke, che mentre lo bacia gli lascia scorrere le mani lungo i fianchi in un movimento inizialmente lento, che si fa più svelto, più confuso, più affamato col passare dei secondi.
Rin sente la punta delle dita di Sousuke farsi strada sotto la sua maglietta. Polpastrelli caldi e un po’ ruvidi sfiorano la pelle liscia della sua pancia, ne seguono la curva infantile. Ha ancora il pancino e tutti lo prendono in giro per questo, a scuola. “Rin-chan è così morbido, sembra una ragazzina.” Ma sa che Sousuke non sta pensando a questo, mentre lo tocca, e il pensiero gli dà i brividi. Si lecca le labbra mentre esala un altro gemito senza fiato, inarcando la schiena per spingere il proprio corpo contro quello di Sousuke, così diverso dal suo, più solido, più robusto, la pancia piatta tesa sotto la maglietta leggera, i bicipiti contratti che escono in una curva invitante dalle maniche corte, le cosce tornite che gonfiano i pantaloni, che le contengono appena.
Lo stomaco gli si contrae ancora in uno spasmo di desiderio che cerca di reprimere senza risultati. Gli sfugge dalle labbra un lamento frustrato, e Sousuke apre gli occhi ancora una volta e interrompe la propria esplorazione per guardarlo. Rin, le guance arrossate e il respiro pesante, lo fissa di rimando, mordicchiandosi l’interno di una guancia. Vuole essere toccato e non sa come chiederglielo, perciò resta in silenzio, confidando nella capacità di Sousuke di capirlo senza parole.
Sousuke si china a baciarlo ancora, e lascia rispondere le proprie mani. Le sue dita si stringono attorno al bottone dei jeans di Rin, sfilandolo dall’asola prima di abbassare la cerniera in un gesto lento. Rin ascolta il suono della zip che scorre verso il basso, tremando quando la sente arrivare alla fine del proprio percorso, e trema più forte quando le dita di Sousuke oltrepassano l’elastico stretto delle mutandine, sfiorando la punta bollente della sua erezione.
Nessuno l’ha mai toccato in quel punto. Non pelle contro pelle, mai. Nemmeno lui stesso. Si è toccato, ogni tanto, confusamente, senza avere la minima idea di cosa stesse facendo, strofinando il palmo della mano contro il proprio inguine, ma sempre attraverso qualche indumento. Invece le dita di Sousuke lo toccano senza niente in mezzo, e sono calde, lievemente sudate, e scivolano svelte lungo la sua erezione dopo essersi chiuse attorno a lui, e la sensazione di calore e piacere che si sprigiona da quello sfregamento è così forte che Rin getta indietro il capo, geme ad alta voce ed è costretto e stringere le mani attorno alle spalle larghe di Sousuke, affondando le dita nel cotone della sua maglietta, preda di una vertigine che non può farlo cadere, ma che lo fa sentire sospeso nel vuoto e pronto a precipitare.
Finisce troppo presto, e in un certo senso non in maniera soddisfacente come Rin avrebbe sperato. L’eccitazione monta e poi si scioglie in un orgasmo appena bagnato, solo un paio di gocce che luccicano sulla punta della sua erezione per qualche secondo e poi rotolano via, scomparendo in pochissimo tempo. È la prima volta che viene. La sensazione lo confonde, lo lascia intorpidito e incerto. Solleva lo sguardo su Sousuke, ma lui non lo sta più guardando. Si è spostato, non abbastanza da allontanarsi ma a sufficienza da non pesargli più addosso, e tiene la mano con lui l’ha toccato sollevata a mezz’aria, mentre rovista con l’altra sul fondo del proprio zainetto, recuperando un pacchetto di fazzolettini. Ne usa uno per pulirsi e poi porge l’altro a Rin, che fa lo stesso guardando fisso per terra, le guance arroventate dall’imbarazzo.
La prima sensazione che riesce a farsi strada nella sua mente quando riesce finalmente a rimettere ordine fra i propri pensieri è il senso di colpa. Si volta a guardare Sousuke, che si è seduto nella stessa posizione di prima ed ha ripreso a guardare il mare nel punto in cui si confonde col cielo adesso che c’è ancora luce ma il sole è sparito del tutto oltre l’orizzonte. Si morde un labbro, strisciando sull’erba verso di lui.
- Vuoi… - si offre incerto.
- No. – risponde Sousuke, scuotendo il capo. Non lo guarda, ma Rin ne è grato, perché non vuole smettere di guardarlo e invece sa che dovrebbe farlo se Sousuke finisse per voltarsi verso di lui. – Quello era solo per te. Un regalo.
- Non di addio. – si affretta a precisare Rin, ansioso.
- No. – Sousuke piega le labbra in un sorriso indulgente, - Di buona fortuna, e arrivederci.
Rin annuisce in silenzio, tornando a raggomitolarsi seduto sulla propria giacca. Fissa il mare anche lui per qualche minuto, cercando di indovinare il punto esatto che sta guardando anche Sousuke, per prolungare quel momento il più a lungo possibile. Ma l’aria della sera si raffredda, e il momento passa, e quando da arancione il cielo comincia a diventare blu Rin capisce che deve tornare a casa.
Dal momento che Sousuke non accenna a muoversi, è lui ad alzarsi per primo.
- Devo andare, adesso. – dice, quasi scusandosi.
- Lo so. – Sousuke annuisce.
Rin si morde un labbro, incerto.
- Non vieni con me? – domanda piano.
Sousuke scuote il capo e finalmente si volta a guardarlo, sorridendogli rassicurante.
- Tu vai avanti, - dice, - Io poi ti raggiungo.
Ci metterà degli anni, ma Rin in quel momento non lo sa, neanche lo sospetta, ed anche se lo sapesse non vorrebbe pensarci. Annuisce, salutandolo senza dire niente, imboccando la strada che lo riporterà a casa. Sente già la sua mancanza, ma si scrolla la sensazione di dosso pensando all’estate, all’Iwatobi, alla sua promessa, al sogno di suo padre. Per qualche motivo non ne ha più paura, adesso. Domani lo dirà a Sousuke. Ne sarà contento.