animanga: seiya kou

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Romantico
Pairing: Usagi/Seiya
Rating: PG
AVVISI: AU.
- "Non vedo perché tu lo debba illudere, Makoto-chan! Abbiamo a che fare con Usagi-chan, non potrebbe andare bene neanche in un universo alternativo...".
Commento dell'autrice: *-* Un sogno realizzato, quello di scrivere su Sailor Moon ^-^ Di una coppia che ho sempre adorato, per giunta ;_; Una storia senza pretese particolari, un’AU scolastica adolescenziale con qualche pizzico di considerazioni sull’amore vero, fittizio, i migliori amici ecc ecc XD Giusto perché non guasta mai :* Vista la brevità del raccontino, non ho potuto inserire tutti i personaggi (XD! Avrei voluto ben vedere!) ed ho dato a Mamoru un ruolo ingrato -.- Non ce l’ho particolarmente con lui, ma mi serviva così XD Voi comprenderete ;)
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Prescindendo Da Te


Non gli sembrava vero! Aveva preso il coraggio a quattro mani e si era dichiarato! E lei aveva accettato i suoi sentimenti con sincera commozione! Tra le lacrime, gli aveva detto “Oh, Seiya-chan, anche io ti amo tanto!”, e poi gli si era gettata fra le braccia, lasciando che lui la stringesse con tenera passione, per poi potere finalmente…
- Seiya, sarebbe bello se ti svegliassi e mi spiegassi cosa esattamente vorresti fare.
Spalancò gli occhi per ritrovarsi davanti il volto di Taiki, reso oscuro dal disappunto. Yaten ridacchiava divertito poco più in là.
- Cosa… che…?
Il ragazzo dai capelli castani gli sferrò un potente pugno sulla testa, mandandolo letteralmente a terra.
- Ma ti pare normale?! Sogni di Usagi e, perso nel tuo delirio, cerchi di baciare ME?! NON TE LO PERMETTO!!! – e giù un altro pugno.
Yaten, trattenendo a stento le risate, si avvicinò di più ai due.
- Dai, Taiki, non prendertela troppo… era incosciente, non puoi colpevolizzarlo!
- Col cavolo! – gridò l’altro infuriato mentre sollevava una sedia con chiare intenzioni nei confronti del povero Seiya, già semi svenuto sul pavimento.
- E poi, - insistette Yaten nel disperato tentativo di evitare l’omicidio, - se entrasse Usagi in questo momento sarebbe proprio un bel problema, no?
- Ti chiedo scusa, Taiki, perdonami! – rincarò la dose Seiya mettendosi in ginocchio e giungendo le mani in segno di preghiera, gesto in seguito al quale l’infuriato giovane si ritenne soddisfatto e ripose la sedia al suo giusto posto.
- Uff… - disse, sedendosi sulla sedia appena posata, - Senti, Seiya, così non va! Devi dirle tutto.
- Ma stai scherzando?!
- Assolutamente no!
- Io sono d’accordo con lui, Seiya…
- Ti ci metti anche tu, Yaten?
- Certo che mi ci metto! Renditi conto, è assurdo continuare in questa maniera!
- Yaten, io ed Usagi ci conosciamo da quando avevamo tre anni, lei è abituata a vedermi come un fratello! – patetica scusa alla sua mancanza di coraggio. La usava sempre.
- Sì, ma non lo sei! E, cosa più importante, non la vedi certo come una sorella, tu! Credi a me, sarà meglio dopo che le avrai confessato tutto.
- Macchè, ancora non le ha detto nulla? – s’intromise una nuova voce, appartenente ad una bella ragazza dai lunghissimi capelli corvini, che subito venne riconosciuta come Rei Hino, compagna di classe e probabilmente migliore amica di Usagi. Probabilmente perché quello scricciolo aveva una tale quantità di amici che sarebbe stato difficile identificarne il “migliore”.
- Seiya, questa storia sta diventando semplicemente ridicola! Vedi di farla finita, o di prendere una decisione netta, almeno! – continuò Rei con fare annoiato, mettendo una mano sul fianco.
- La fai facile, tu…
- Su, Rei-chan, lascia stare il povero Seiya…
Un’altra ragazza, dai lunghi e mossi capelli castani raccolti in una coda, e decisamente alta, spuntò d’improvviso, mettendo una mano sulla spalla del ragazzo e dandogli qualche pacca d’incoraggiamento. Makoto Kino.
- Vedrai che alla fine andrà tutto a posto! – concluse strizzando un occhio e tornando al suo posto fischiettando.
- Non vedo perché tu lo debba illudere, Makoto-chan! – asserì una terza ragazza, dai corti capelli scuri e gli occhi azzurri, Ami Mizuno. – Abbiamo a che fare con Usagi-chan, non potrebbe andare bene neanche in un universo alternativo, perché lei ha occhi solo per…
- Aaaaah! Ma cosa dici, Ami-chan?! – gridò una quarta ragazza, dai lunghi capelli biondi, dando ad Ami una pazza sulla schiena talmente forte che quella quasi cadde dalla sedia. Minako Aino, questo il suo nome, si avvicinò a Seiya con gli occhi illuminati da commozione pura. – Non lasciarti scoraggiare, piccolo Seiya! Quello che provi è così romantico!!!
- …piccolo Seiya…?
Yaten ricominciò a ridere, e Minako disapprovò decisamente questo sarcasmo.
- Voi non avete alcuna fiducia nel vero amore! Invece io e Makoto-chan abbiamo ragione, e lo vedrete!
Anche Seiya avrebbe voluto vederlo. Oh, sì, avrebbe voluto avere un briciolo di quella sicurezza. Ed invece lo sapeva bene… per lui non c’era speranza di prendere un po’ più di spazio nel cuore di Usagi. C’era un nemico invisibile, che…
- Cosa sta succedendo qui? Cosa ci fate tutti raggruppati come cospiratori?
Un paio di infiniti codini biondi e due occhi di puro celeste annunciarono l’arrivo di Usagi Tsukino.
- Ma guarda, si parla del diavolo… - commentò Yaten con un risolino.
- Che vuol dire? – chiese Usagi cadendo dalle nuvole come suo solito.
- Che stavamo parlando di te! – rispose Rei con un sorrisetto malizioso.
- Ah, sì…? E cosa dicevate?
Il fuoco divampò sulle gote di Seiya, che si sentì cedere malgrado fosse seduto.
- Dicevamo semplicemente che sei una scimmia ottusa, non preoccuparti! . si affrettò a dire la mora, salvando il ragazzo da morte per arresto cardiaco.
- CHE COOOOSA?! Ma come ti permetti?!
- Mi permetto perché è la pura verità!
- Ah, sì? Ed allora tu sei un’oca giuliva!
- E perché mai?
- Come, perché? Starnazzi! È chiaro, no?
- Ma come osi?! – gridò Rei tirando un codino all’amica, per quanto potesse sembrare che le due non lo fossero affatto.
- AHI! Uffa, Seiya-chan! Ci conosciamo da una vita eppure non mi difendi mai! Non mi vuoi abbastanza bene!
Silenzio assoluto. Seiya si alzò in piedi, stringendo i pugni.
- S-Sei una stupida! – gridò prima di sparire oltre la porta della classe. Salvo poi riapparire pochi secondi dopo, spinto dalla professoressa Haruna che gli gridava dietro “Kou, tu dove avresti intenzione di andare?!”.
Il ragazzo, rossissimo in viso, tornò a sedersi al suo posto, tra le risatine divertite di tutta la classe.
Seduta al suo banco, Usagi non poté fare a meno di chiedersi cosa diavolo gli fosse preso. Seiya era strano da un bel po’. Più o meno da quando gli aveva parlato di Mamo-chan.
Quando quel nome le si infilava tra i pensieri, poi non c’era più modo né maniera di tirarlo fuori. Ed anche questa volta, nonostante la preoccupazione per l’amico, non fece eccezione. Non si può esattamente dire che la biondina sprizzasse cuoricini da tutti i lati, ma sicuramente si perse nel vortice dei puoi pensieri amorosi verso il bell’universitario del quale, praticamente, conosceva solo il nome e col quale non aveva mai parlato, ma che si fermava a spiare fuori dalla facoltà di ingegneria ogni santo giorno da due mesi a questa parte.
Mai visto un ragazzo tanto bello in vita sua! Corti capelli corvini, pelle scura, un paio d’occhi di un blu talmente scuro che sembravano fatti della stessa acqua dell’oceano, fisico atletico, spalle larghe, gambe lunghe, braccia forti…
- Tsukino, smettila di sbavare sul banco, è disgustoso!
- Wah! S-Scusi, professoressa!
La classe scoppiò in una fragorosa risata, e Rei le mostrò una caricatura – probabilmente ad opera sua – di lei durante l’atto di ricoprire il banco di saliva, con lo sguardo perso nel vuoto.
Ok, s’era lasciata prendere un po’ la mano, ma il concetto di fondo rimaneva, no? Mamoru era bellissimo, e lei ne era pazzamente innamorata, e niente, niente nella maniera più assoluta avrebbe potuto cambiare questa inappellabile realtà.

*


- Usagi, vai a casa?
- Sì, sono stanca morta…
- Ah-ha. Allora vengo con te.
- Rei, guarda che io passo dall’università prima…
La ragazza sbuffò contrariata.
- Cooosa? Ancora con questa stupida storia dell’universitario?
- NON è una stupida storia! Sono sicura che alla fine per noi suoneranno le campane della chiesa…
- …o i campanellini del tempio, immaginati col kimono nuziale…
- Oh, sarebbe fantastico!
- Scema, ti sto prendendo in giro!
- Ah… sei una vipera!
- Da oca a vipera in cinque ore, niente male!
- Ridi, ridi… Ah, Seiya-chan! – lo chiamò Usagi arpionandolo per un braccio nel momento stesso in cui lui le passò accanto, - Vieni con me e Rei, passiamo dall’università, così ti posso far vedere Mamo-chan!
Al solo sentire l’odiato nome già ribolliva di rabbia.
- Ehm… Usagi-chan… veramente avrei un impegno!
- Ma… ancora?! Ultimamente sei sempre impegnato dopo la scuola! Dov’è che vai?
- No, da nessuna parte, devo solo… studiare, ecco!
- Studiare? Ma non ci sono compiti in classe in programma, non c’è bisogno di studiare così tanto!
- Scu-Scusa Usagi-chan, adesso devo proprio andare, ciao!
La ragazzina rimase immobile, i capelli ondeggianti al vento ed una mano stretta sul petto all’altezza del cuore.
- Ma… cosa…? – provò a chiedere, incredula, a Rei, la quale fece spallucce.
- Rei-chan… - continuò Usagi abbassando lo sguardo, - Secondo te Seiya-chan ha la ragazza?
Ci mancò poco che Rei non cadesse a gambe all’aria.
- E da dove ti arriverebbe questa convinzione?
- Bè… ogni volta che usciamo da scuola ed io gli chiedo di venire con me, lui… scappa sempre via con questa scusa dei compiti da fare… non mi sembra sincero…
- E tu credi che scappi via per incontrare questa fantomatica ragazza?
Usagi annuì, stringendosi nelle spalle.
Rei sospirò.
- Sei ottusa davvero, sai?
- Ma come ti…?
- Ascoltami. Quando è cominciata questa storia con Seiya?
- Ehm… circa due mesi fa…
- E non c’è alcun avvenimento importante risalente esattamente alla stessa data che tu ricordi?!
- Bè, proprio in quello stesso periodo ho conosciuto…
- …si fa per dire…
- …Mamo-chan. – concluse con un’occhiataccia. – Dunque?
- Come “dunque”? Il collegamento è palese!
- Veramente a me non pare. Oh… starai mica dicendo che in realtà la misteriosa fiamma di Seiya è proprio Mamo-chan e non vuole farcelo sapere?!
Rei fissò l’amica per qualche secondo, sconvolta, come cercando di capire se stesse parlando seriamente o solo facendo una battuta. Dopo essersi accertata che non ci fosse traccia d’ironia nella sua voce né nell’espressione, scosse il capo, demoralizzata.
- Non posso crederci… non puoi non scherzare…
- Eh? Rei-chan, è come ho pensato?!
- Ma no che non è così, come potrebbe mai essere possibile?!
- Ma… ma…
- Ma cosa? Scema che non sei altro! Ci rinuncio! Povero Seiya, lo compatisco… - disse allontanandosi a grandi passi.
- A-Aspetta, Rei! Non… non puoi lasciarmi con questo dubbio! ASPETTAMIIII!
- NO! E non ti azzardare a seguirmi! Potrei anche impazzire, stando con te!
Usagi rimase sola e confusa.
Seiya-chan aveva qualcosa che non andava, questo era chiaro. Qualcosa che aveva a che fare con Mamo-chan, altrimenti Rei non avrebbe tirato nel discorso anche lui. Ed un’altra cosa certa era che proprio Rei sapeva tutto. E non voleva dirle niente! Ma che razza di amica!
…e comunque, per quanto pensasse e ripensasse a tutto, non riusciva a trovare il bandolo della matassa.
Demoralizzata e pensierosa, arrivò davanti all’università senza neanche accorgersene, ma quando alzò lo sguardo e lo vide, appoggiato ad un muretto, che esaminava il contenuto di una carpetta plastificata che reggeva con una mano, mentre con l’altra portava alle labbra un bicchiere di caffè… allora si immedesimò così tanto nel contenitore di carta che non le importò più di niente, e si mise il cuore in pace.

*


Si coprì la testa col cuscino, cercando di attutire in quel modo il fragore dei pensieri che gli si dibattevano in testa. Si rivelò del tutto inutile e, dopo poco, decise di alzarsi in piedi e provare a studiare per davvero, giusto per occupare un po’ il cervello con qualcosa che non fosse Usagi e la gelosia nei confronti di chi le aveva rubato il cuore senza aver bisogno di dire una singola parola.
Raccolse i lunghi capelli corvini in una coda, come faceva abitualmente quando non dormiva, e si sedette alla scrivania, ma in quell’esatto momento il telefono squillò, e lui dovette alzarsi nuovamente per recuperarlo e rispondere.
- Pronto?
- Seiya-chan? Sono io.
Come al solito, rullo di tamburi nel petto ed ondata di caldo rossore sulle guance.
- U-Usagi-chan!
- Ciao… - lo salutò lei. La voce sembrava tutt’altro che allegra e gioviale come d’abitudine. – E’ tutto a posto?
- Oh! Sì, certo!
- Cosa stavi facendo?
- Ecco… studiavo…
Seiya avrebbe potuto dire di aver sentito qualcosa spezzarsi.
- Davvero?
La voce di Usagi adesso era cupa e cavernosa.
- Sì!
- …
- Usagi-chan, c’è qualche problema?
- Seiya-chan…
- Dimmi!
- Perché menti?
- …eh?
- Mi prendi in giro dicendomi che devi studiare tutti i giorni, ma questo è impossibile! Poi ti chiamo a casa alle otto di sera, e vuoi darmi a bere che stai ancora studiando, il che è addirittura folle! Ed infine… - rallentò un attimo, come se per ciò che stava per dire le servisse più fiato, ed occorresse raccoglierlo con cura, - …la cosa che più mi addolora. Tu hai qualcosa che non va, ed anche Rei-chan sa cos’è, eppure… davanti a me fingi di stare benissimo. Come se fossi un’estranea…
Seiya non seppe come replicare. Tutto ciò che Usagi aveva detto rispondeva a verità, ma… come poteva parlarne? Come, con lei?
La pausa silenziosa durò abbastanza perché a Seiya potesse venire voglia di piangere.
- Basta. Sto venendo da te. – disse Usagi in un fiato.
- No! – rispose lui d’istinto, spaventato dall’idea di potersela trovare davanti proprio mentre era così vulnerabile.
- Sì invece! Detesto parlare per telefono, non chiariremo niente se non riuscirò a guardarti negli occhi!
- U-Usagi…
- Arrivo. – ed interruppe la conversazione.
Seiya, fin’ora rimasto in piedi, si lasciò andare sulla sedia con un gran sospiro. Non c’era che da aspettare.

*


Era ben decisa a risolvere qualsiasi tipo di situazione le si fosse presentata davanti una volta da Seiya. Fin da quando era piccolissima, con lui non aveva avuto alcun tipo di problema, erano sempre stati inseparabili, e non voleva assolutamente che le cose cambiassero. Non l’avrebbe permesso. Avrebbe scoperto cosa non andava ed avrebbe risolto tutto.
Suonò il campanello piena di determinazione.
Frattanto, anche Seiya aveva valutato la situazione, ed era giunto ad alcune conclusioni. Primo, Usagi aveva capito che qualcosa c’era. Non sapeva cosa, ma che qualcosa ci fosse le era ormai chiaro. Da ciò conseguiva che continuare a mentire sarebbe stato solo un gran rischio, avrebbe potuto… perdere perfino la sua amicizia… no, no.
In secondo luogo… Yaten aveva stramaledettamente ragione. Non poteva in alcun modo continuare a nascondere i suoi sentimenti. Il pensiero di Usagi stava cominciando a diventare troppo invadente, troppo deciso per poter continuare a fingere con disinvoltura. No, no.
Doveva parlarle.
- Ciao, Usagi-chan… - disse con un sorriso allegro. Il sorriso che ricevette in risposta fu decisamente triste, ma sinceramente affezionato.
- Prego, entra! – continuò invitandola in casa, - Posso offrirti qualcosa? Hai sete? Ma sei venuta fin qui a piedi?
- Seiya-chan…
Lei sollevò lo sguardo, incontrando quello del ragazzo che aveva di fronte e zittendolo.
- Non sono venuta per… bere.
- Sì, lo so. – disse lui serio, - E’ che mi sento un po’ a disagio.
Lei neanche perse tempo a cambiare stanza, o a sedersi, prima di cominciare il discorso.
- Perché ti senti a disagio? C’è qualcosa che non va con… me?
- In… in un certo senso…
Vide lo sguardo di lei farmi immenso, e riempirsi di lacrime.
- Ma… non prenderla nel modo sbagliato! Non è che io ti odi, o… tu non mi piaccia…
- Dimmi la verità, Seiya-chan: è qualcosa che ha a che fare con… con Mamo-chan?
Lui annuì, senza avere più il coraggio di guardarla.
- Allora… avevo ragione io… tu lo conosci… e lo frequenti!
Seiya sollevò lo sguardo, confuso dall’ultima, inaspettata affermazione.
- Eh?
- Basta, non nasconderlo più, Seiya-chan. Se lui… - esitò un secondo, tremando, - …se lui ti piace davvero… se voi vi piacete, ecco…
L’afferrò per le spalle, scuotendola.
- Ma che cosa vai dicendo?!
- Ecco… tu… hai detto che c’entra Mamo-chan, e… e che il problema sono io, anche se non mi odi… e quindi ho pensato che forse a te piace lui, e sei geloso perché sai che piace anche a me, ecco perché non vuoi più stare in mia compagnia…
Lui scosse la testa, rassegnato.
- Riesamina il quadro generale, Usagi-chan. Quale pensi che sia la conclusione più ovvia? La tua, oppure…
Oppure…
Fu come vedere la luce in un attimo. Seiya non era geloso di lei perché innamorato di Mamoru. Era geloso di lui, perché amava lei! Lei, la sua migliore amica. Che non l’aveva mai capito e nemmeno sospettato.
Che… oddio… era corsa da lui per primo a dirgli di essere “follemente innamorata”, aveva passato pomeriggi interi a riempirgli le orecchie tessendo le lodi di Mamo-chan, che “è così bello, così adulto, così elegante…!”.
Usagi si sentì le gambe molli e deboli, e dovette aggrapparsi al muro per non scivolare a terra.

*


Dentro di lui, tutto si era svolto nella più classica delle maniera. Aveva sempre creduto di voler bene ad Usagi in maniera “diversa” da un semplice amico, ma cercava di non pensarci, ed anche quando lo faceva si era sempre rassicurato dicendosi che probabilmente questa “sovrabbondanza” di affetto era dovuta al fatto che si conoscessero così bene e da così tanto tempo. Inoltre, Usagi-chan era talmente svampita che ai “ragazzi” non aveva mai pensato, e di conseguenza lui, che era il suo migliore amico, almeno a quanto diceva, era la persona per lei più importante. Era già una consolazione, in qualche modo.
Poi, però, era arrivato il liceo, e col liceo l’adolescenza, con tutte le dannate conseguenze. E Mamoru Chiba. Mamoru non tanto come persona in sé, Usagi neanche lo conosceva, non aveva idea di chi fosse, di cosa gli piacesse fare, di quali fossero le sue idee sulla vita, eccetera, ma come ideale di uomo, adulto ed affascinante, e così distaccato e “diverso” dagli altri…
…un trampolino per la crescita, quando invece lei preferiva rimanere bambina e sorda e cieca ai cambiamenti degli altri, che invece crescevano per davvero.
E così, mentre lui s’innamorava di lei, lei s’innamorava di un altro. Fino a quando, un giorno, tutta allegra ed eccitata, era corsa da lui annunciandogli la lieta novella. E lui si era sentito sbattere in faccia la realtà, l’avvenuto cambiamento, con la potenza di uno schiaffo: era innamorato. Pericolosamente perso.
Per fuggire questo sentimento, particolarmente doloroso, s’era illuso con qualsiasi idiozia: aveva pensato che fosse solo un’amicizia più grande, da lui male interpretata, o addirittura semplicemente un’infantile reazione gelosa al fatto di non essere più il suo numero uno.
Alla fine, però, s’era dovuto arrendere. Non passava attimo senza pensare a lei, e saperla così pazzamente presa da un altro lo mandava dritto all’inferno.
Stupido lui, che adesso si ritrovava invischiato in una situazione penosa e senza scampo.

*


Usagi guardò per bene il viso del ragazzo che aveva di fronte. Non c’era traccia di lacrime, il che voleva dire che, comunque, si era saputo gestire il dolore nel migliore dei modi. Ricordava di non essersi risparmiata niente, di aver pianto come una disperata quando, con voce flebile, aveva provato a richiamare l’attenzione di Mamoru per chiedergli l’orario e sentire almeno che voce avesse, e lui l’aveva ignorata. C’era una dignità composta e rassegnata, nell’amore di Seiya, che lei ignorava totalmente. E poteva solo immaginare come avesse potuto soffrire.
Bè, le era ormai chiaro come la luce del sole che quello di Seiya fosse vero amore. In caso contrario, attendere tanto che lei… che lei cosa? Che preparasse la sua mente al grande passo? Ad uscire dall’infanzia? Ad aprire gli occhi? A cosa, esattamente? Bè, comunque sarebbe stato impensabile.
Eppure… era così diverso da quello che, invece, lei provava per Mamo-chan… tanto da dover per forza negare la verità di uno dei due, perché almeno l’altro fosse considerabile autentico. E questo, nonostante fossero entrambi due amori non corrisposti…
…aspetta, no. Forse è questa la chiave.

*


- Usagi-chan…? – azzardò Seiya solo dopo un paio di minuti di silenzio, - Ecco, io… se proprio vuoi detto tutto per bene…
Lei sollevò una mano, imbarazzata come mai in vita sua.
- No, no, ho capito…
- Ah. Bene! Allora… che ne pensi…?
- Ehm, io… sono un po’ confusa.
- Ah… sì, certo…
- E… se tu potessi darmi un po’ di tempo per…
- Oh! Come no! Fai… con tutta calma, io non ho… alcuna fretta.
Lei gli sorrise.
- Grazie, Seiya-chan, per aver aspettato così a lungo…

*


Dopo che Seiya, sotto tortura da molti minuti, ebbe finito di raccontare tutto, sei paia d’occhi gli si puntarono curiosi addosso.
- E dunque?! – chiese Rei con poca gentilezza scuotendolo per le spalle.
- E dunque niente, per ora! Devo aspettare!
- Ma questo… - disse Yaten, pensieroso, - cosa vuol dire? Ovvero, alla fine aveva ragione Ami-chan o Minako-chan?
- Io - disse seria la ragazza dai capelli corti, - continuo a pensare che le probabilità siano parecchio basse, se non addirittura nulle…
- Assolutamente no! – gridò quella dai lunghi e lisci capelli biondi dando una pacca d’incoraggiamento sulla spalla a Seiya, - Io dico di continuare a sperare! Non è ancora stata detta l’ultima parola, su questa storia!
Seiya sorrise, distogliendo lo sguardo. Francamente, non gli importava quale delle due ragazze avrebbe avuto ragione alla fine, anzi, non gli importava di doverlo verificare subito. Avrebbe dato ad Usagi-chan tutto il tempo del mondo, o anche di più.
…bè, magari no, ma in quel preciso istante era talmente felice da poterla pensare anche in quel modo.
- Aaaah, ma di cosa state parlando?! . gridò una rossissima Usagi, correndo come una pazza in mezzo al gruppo e cercando di disperderlo solo pochi secondi dopo essere arrivata in classe.
La professoressa Haruna scelse quel momento per entrare.
Prima di andare al suo posto, però, la biondina tirò fuori dalla tasca della gonna un bigliettino piegato in quattro, che consegnò a Seiya, troppo imbarazzata per guardarlo negli occhi.
Seiya aprì il foglietto, ben attento a non farsi scoprire dalla professoressa. “A ricreazione… vorrei parlarti…”. Arrossì immediatamente, già agitato alla prospettiva. Erano solo poche parole. Ma il cuoricino che Usagi aveva disegnato in piccolo in un angolo lo faceva sperare.