rp: luís figo

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico.
Pairing: Luís Figo/Cristiano Ronaldo.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon.
- In sala d'attesa, mentre aspettano i risultati della radiografia alla caviglia, Luis trova un modo per cercare di calmare l'ansia di Cristiano.
Note: Scritta per il P0rn Fest @ fanfic_italia su prompt RPF Calcio (Nazionale portoghese), Cristiano Ronaldo/Luìs Figo, nervosismo.
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
CALM DOWN


La sala d’attesa nello studio del dottor Hernandez è vuota già da una decina abbondante di minuti, e Cristiano si sta massacrando il pollice coi denti più o meno dallo stesso periodo di tempo quando Luís, sospirando rumorosamente, gli si avvicina, e solleva le braccia per massaggiargli lentamente le spalle.
- Calmati adesso, dai. – dice carezzevole, tirandoselo contro e dondolando un po’, - Ma l’appuntamento non era alle quattro e mezza? – chiede, nel tentativo di distrarlo. Cris lancia una breve occhiata carica d’odio all’orologio appeso al muro davanti a lui, come volesse imporre alle lancette di correre un po’ più in fretta con la sola imposizione dello sguardo. – Forse sarebbe stato meglio se--
- Se non ti avessi portato con me. – conclude il ragazzo per lui, allontanandosi con uno scatto nervoso, - Dio, Luís, sto impazzendo. Dovevo uscire di casa, d’accordo? Dovevo venire qui, dovevo sapere.
- Sì, ma non saprai comunque prima di un altro quarto d’ora almeno, Cris. – gli fa notare lui con un sospiro esasperato, - Quindi, ti dispiacerebbe metterti a sedere e--
- Mi dispiacerebbe eccome. – quasi ringhia Cristiano, muovendo qualche passo nervoso intorno alla stanza. Luís lo osserva, in attesa di qualcos’altro. Le suole delle sue scarpe da tennis scricchiolano fastidiosamente contro il lucido pavimento in marmo misto, e il suo respiro è pesante e affaticato nel silenzio surreale che attanaglia la stanza. – Sembra che non te ne freghi niente. – mugola un po’ il più giovane, abbassando lo sguardo e mordicchiandosi nervosamente un labbro. – D’altronde, hai anche ragione. – aggiunge con un po’ di tristezza, - Cosa dovrebbe fregartene? Non sei tu quello che rischia la stagione.
- Tu non rischi la stagione, niño. – cerca di rassicurarlo, tornandogli vicino e sollevando una mano per accarezzargli una guancia, sperando che non decida ancora di scacciarlo o scappare via. – Vedrai che andrà tutto bene.
Piantala di ripetermi che andrà tutto bene, Cristo, Luís! – esplode Cristiano, le braccia che si allargano in un modo di stizza, prima di allontanarsi definitivamente verso un angolo, in un gesto un po’ infantile che, d’altronde, non stupisce Luís nemmeno un po’. Cristiano è sempre stato un bambino, e a questo punto c’è da supporre che non crescerà mai.
- Niño. – lo chiama ancora, avvicinandosi e poggiandogli le mani sui fianchi in una carezza tanto intima che Cristiano rabbrividisce e lui può sentirlo sotto i polpastrelli, nonostante la maglietta che impedisce alle sue dita di sfiorare come vorrebbero la pelle calda e tesa delle anche, - Ascoltami. – sussurra piano, sporgendosi verso il suo orecchio. Cris mugola contrariato, allontanandosi di qualche centimetro.
- Non qui. – prova a protestare, - Non ora. Potrebbero vederci.
- Il dottor Hernandez è dentro col suo paziente delle quattro. E, - aggiunge sorridendo, - per quanto possa stupirti, il paziente successivo a te non arriverà prima delle cinque. La gente normale rispetta gli orari degli appuntamenti, sai?
Cristiano mugola ancora, ma non protesta quando Luís lo sospinge gentilmente verso il muro, pressandosi contro il suo corpo ed aderendo perfettamente alla linea un po’ curva della sua schiena. 
- Mi fa male la caviglia. – puntualizza in una lagna quasi tenera. Luís ride a pochi centimetri dalla sua nuca e questo basta perché Cris pieghi il collo, esponendolo ad una lunga scia di baci umidi mentre le mani grandi e svelte di Luís viaggiano lungo i suoi fianchi ed accarezzano brevemente la pelle liscia e tonica del ventre, prima di avventurarsi oltre l’orlo dei jeans, accarezzandolo sapientemente fra le cosce semidivaricate e tese.
Sono le mani dello stesso di Cristiano che, neanche pochi secondi dopo, si trascinano febbrili fino al bottone che tiene ancora su i pantaloni. Lo sfibbiano svelte, affamate, e Cristiano è un concentrato di voglia che trema e si dibatte fra le braccia di Luís. Lo bacia teneramente sotto l’orecchio, succhiando un po’ la pelle morbida del collo mentre lo aiuta a liberarsi di pantaloni e boxer e lo sfiora tra le natiche con due dita umide, preparandolo con attenzione ma velocemente, uno sguardo all’orologio e un altro all’ambra liquida della sua pelle, resa umida e arrossata da baci e carezze.
Cristiano si piega in avanti ed allarga un po’ le gambe, mugola il suo nome accogliendolo dentro di sé ed inarca la schiena lunghissima e tornita mentre Luís ridisegna la sua spina dorsale un bacio dopo l’altro, fino alla nuca, riempiendolo di brividi e solleticando piano la superficie sensibile della sua pelle finché non lo sente stringersi tutto intorno a lui in spasmi irregolari e violenti che lo costringono a digrignare i denti e trattenere il respiro mentre viene con forza dentro di lui, stringendo la sua erezione nella mano chiusa a pugno mentre osserva le sue mani aprirsi e chiudersi contro la parete in cerca di un appiglio che non trovano, e che smette di essere utile quando anche Cris viene, proprio lì fra le sue dita, e si lascia andare ad un sospiro sollevato che non racchiude in sé solo la soddisfazione per un orgasmo.
Cristiano scuote il capo, rimettendosi dritto ed aspettando che Luís si sia allontanato per darsi una sistemata e voltarsi a guardarlo – con aria estremamente disapprovante.
- Pensa se ci avesse visto qualcuno! – borbotta, riprendendo istantaneamente a lagnarsi, - E poi la mia povera caviglia! Questo sforzo potrebbe aver compromesso irrimediabilmente le sue possibilità di guarire in fretta, sai?!
Luís sospira e rotea gli occhi, soffermandosi forse più del dovuto in contemplazione di un soffitto oltre il quale – ne è quasi sicuro – Dio lo sta guardando, facendosi beffe di lui. Il dottor Hernandez viene fuori dal suo studio dieci minuti dopo, accompagnando il paziente precedente all’uscita, e quando si volta a guardarli e mette a fuoco chi ha di fronte, Luís intuisce dalla sua espressione funerea che le prime proiezioni – quelle più tragiche, che vedevano Cris fuori uso per un periodo di almeno un mese, salvo miracoli – probabilmente non erano poi così tanto campate in aria.
Sospira ancora, chiedendosi se riuscirà davvero a sopravvivere ad un altro mese di Cristiano in queste condizioni, e poi il dottor Hernandez comincia a parlare.
Genere: Erotico, Introspettivo.
Pairing: Luís Figo/Cristiano Ronaldo, accenni di Cristiano/Kakà.
Rating: R/NC-17
AVVERTIMENTI: Angst, Flashfic, Slash, Lime.
- "Adesso è Ricky?"
Note: Scritta per il P0rn Fest @ fanfic_italia su prompt RPF Calcio (Nazionale portoghese), Cristiano Ronaldo/Luìs Figo, "Adesso è... Ricky?".
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LIES, LIES


Cristiano lo sta stordendo di chiacchiere da almeno mezz’ora, e Luís non può che ridere, perché ogni battuta, ogni aneddoto, ogni buffonata che gli esce dalla bocca sa un sacco di famiglia, di casa, di certi profumi che gli mettono allegria, tipo biscotti, carne arrostita alla brace sul prato, le torte dei compleanni – famiglia e lavoro si intrecciano e si confondono, ci sono ricordi che ha e che non saprebbe collocare, l’unica cosa che non cambia mai forma o dimensione o ruolo e posto nello spazio e nel tempo è Cristiano, ed è così ormai da sei anni. 
- E insomma, - Cristiano ride prima ancora di concludere la frase, è ridicolo ed è carinissimo, è stupendo vederlo così allegro, l’ultimo mese, durante l’infortunio, è stato troppo difficile per non apprezzare tutta questa vitalità ritrovata all’improvviso, - insomma, Ricky prende e fa--
- Adesso è Ricky?
Le parole quasi gli sfuggono dalle labbra senza che lui riesca propriamente ad accorgersene. È una battuta, non certo un’insinuazione né tantomeno un sospetto, o almeno crede, ma Cristiano – che fino a quel momento è rimasto sdraiato addosso a lui, drappeggiato sul suo corpo come una coperta – si ritrae sensibilmente, guardandolo cupo.
- Cosa intendi? – chiede, e Luís si trova in imbarazzo.
- Era solo una-
- Io e Ricardo non abbiamo niente. – sbotta precipitosamente, - Intendo, non-- che cosa volevi dire?
Luís lo osserva, schiudendo le labbra. aggrotta le sopracciglia e cerca di capire.
- Cris? – lo chiama piano, e Cristiano storna lo sguardo. Luís sa che dovrebbe prendere questo momento, spremerlo e tirarne fuori qualcosa. Una nuova consapevolezza, o una verità non detta che potrebbe salvargli il cuore prima di ritrovarselo spezzato all’improvviso senza neanche capire come. Ma gli occhi scuri di Cris viaggiano ansiosi e un po’ tristi lungo i decori floreali del copriletto e il suo labbro inferiore è stretto nella morsa dei denti tanto forte che Luís ha quasi paura possa ferirsi a sangue.
Perciò da questo momento non tirerà fuori assolutamente niente di speciale. Tutto ciò che farà – già lo sa, lo percepisce nel momento in cui gli si avvicina e sente il tepore della sua pelle – sarà stringerlo fra le braccia, baciarlo piano ed accoglierlo il più vicino possibile, accarezzandolo piano ovunque con la stessa devozione e spingendoglisi dentro con riguardo ed attenzione, solo per tranquillizzarlo.
È tutto a posto, Cris, è tutto a posto.
- Io e Ricardo… - Cristiano ansima contro il suo collo, schiacciandoglisi contro, la voce rotta in un singhiozzo strozzato, - Non c’è niente fra noi, te lo giuro. Io ti amo.
Luís chiude gli occhi. Sa che c’è almeno una menzogna nelle parole di Cris, ma non per adesso non vuole scoprire qual è.
Genere: Erotico, Introspettivo.
Pairing: Luís Figo/Cristiano Ronaldo.
Rating: R/NC-17
AVVERTIMENTI: AU, Flashfic, Slash, Lemon.
- "Due e cinquanta, tre e cinquanta, quattro e cinquanta."
Note: Scritta per il P0rn Fest @ fanfic_italia su prompt RPF Calcio (Nazionale portoghese), Cristiano Ronaldo/Luìs Figo, Puta de lusso.
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QUATTRO E CINQUANTA


- Due e cinquanta, tre e cinquanta, quattro e cinquanta. – dice il ragazzo con un sorriso fintissimo a increspargli le labbra. Luís pensa ad Helen a casa, a ciò che potrebbe comprare a lei o alle bambine con lo stesso quantitativo di denaro, e poi sospira.
- Cos’è che fai per duecentocinquanta? – chiede quasi timoroso. Il ragazzo ride gettando indietro il capo e mostrandogli una chiostra di denti perfetti e bianchissimi, che spiccano contro le labbra e la pelle ambrata.
- Tu dimmi cosa ti puoi permettere. – risponde lui, lanciandogli un’occhiata quasi analitica, come volesse rubargli la risposta di dosso, indovinandola dalle pieghe del completo elegante e sobrio che indossa, - A come far fruttare i tuoi soldi poi penso io. – e si avvicina abbastanza da lasciargli sentire il suo profumo. È un profumo da ragazzino, sa di crema abbronzante, gel e colonia, di quelle grezze dall’odore penetrante, che solo nella beata idiozia dei tuoi vent’anni puoi credere sensuali. Luís di anni ne ha già trentasette, il periodo di beata idiozia di cui sopra l’ha superato abbondantemente, perciò sorride e basta nell’osservare i piccoli gesti con cui il ragazzo si fa avanti, mostrandosi come fosse una preda succulenta. Ogni suo movimento non fa che ripetere “mi vedi? Sono stupendo. Non dovrebbe esserti permesso sfiorarmi neanche a costi ben più elevati di quattrocentocinquanta euro, quindi cos’è che aspetti? Ti sto praticamente regalando il mio corpo, perché non ti muovi?”
In effetti, Luís non perde troppo tempo a riflettere. Quando il ragazzo si avvicina abbastanza, sporge le labbra in cerca delle sue, ed ha appena il tempo di assaggiarle che lui si tira indietro, ridacchiando con divertita malizia.
- Questo costa già tre e cinquanta. – gli fa sapere.
Luís si lascia andare ad un sorriso colmo dello stesso identico divertimento che fa brillare gli occhi del ragazzo.
- Come ti chiami? – chiede, e lui scuote il capo.
- Per questo ne servono quattro e cinquanta.
La mano corre veloce al portafogli conservato nella tasca interna della giacca. Lo estrae e ne tira fuori cinque banconote, cento, cento, cento, cento e cinquanta, ecco qui, per una persona normale sono i soldi di un affitto o di una rata del mutuo, e lui li usa per assicurarsi i favori della puttana più stronza di tutta Madrid.
Il ragazzo si china su di lui, lo allaccia al collo ed intreccia le dita dietro la sua nuca, sfiorandogli appena le labbra con le proprie.
- Cristiano. – sussurra in una carezza impalpabile, prima di baciarlo.
Luís non aspetta un secondo di più per stenderlo sul letto – il suo corpo è una sagoma color caramello che si staglia nettissima contro il biancore accecante delle lenzuola fresche di bucato dell’hotel di lusso in cui l’ha portato, e gli viene da ridere se pensa a quanto male l’abbia guardato il concierge quando l’ha visto apparire affiancato da quel ragazzotto bellissimo infilato in un paio di jeans ed una polo strettissima, che proprio non poteva fare a meno di continuare a masticare il chewing-gum in barba all’etichetta, da dietro i suoi enormi occhiali da sole a mascherina – d’altronde sono quattrocentocinquanta euro, frutti del suo lavoro, che se ne vanno fra quelle coperte, sul suo corpo che sembra scolpito nel marmo, sul sapore salato della sua pelle e sui suoi gemiti quando lo accoglie dentro di sé senza la minima difficoltà, con l’agio e la naturalezza di chi è abituato a farlo per mestiere a prescindere dal piacere che prova.
- Posso rivederti ancora? – chiede, spingendosi con forza sempre più in profondità nel suo corpo, e Cristiano sorride accarezzandogli in un bacio umido il collo e le spalle.
- Per questo – risponde in un ansito, - di euro ne serviranno almeno cinquecento.
Genere: Erotico, Introspettivo.
Pairing: Luís Figo/Cristiano Ronaldo.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Angst, Lemon, Slash, Violenza (lieve).
- Cristiano non si presenta in Nazionale e, quando viene fuori che ha disertato per uscire a bighellonare in giro per Madrid, Luís si precipita da lui.
Commento dell'autrice: Affibbio la paternità di questa storia a Def, perché mi ha passato lui il gossip di Cristiano che si finge malato e poi va in giro dandosi alla pazza gioia per tutta Madrid XD
Affibbio la paternità della lemon e del Figaldo in generale a me stessa, invece, perché so che Def non sarebbe contento di averla XD E perché non credo che qualcun altro le voglia. Figaldo is ♥ e non capisco perché nessuno sia d’accordo. *piange*
La paternità del titolo lunghissimo e assurdo è invece mia (perché l’ho scelto) in concomitanza con Lady Gaga (che l’ha scritto), dato che è un verso della sua Poker Face. Ditemi se, letta la storia, non è perfetto X’D Spero solo che entri tutto nello spazio dell’oggetto del post, su LiveJournal “XD
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BABY WHEN IT’S LOVE IF IT’S NOT ROUGH IT ISN’T FUN


Cristiano apre la porta con timore – e ne ha tutte le ragioni, dato che Luís entra in casa neanche fosse una furia, spintonandolo lateralmente senza la benché minima grazia e mandandolo a sbattere di schiena contro la parete a qualche metro.
- Cristo santo! – urla l’uomo, sbattendosi la porta alle spalle con tanta furia da far risuonare l’eco del botto per tutto l’appartamento, - Cristiano! Ma cosa cazzo ti è preso?!
- Non ti arrabbiare! – è la prima cosa che risponde il più giovane, mettendo le mani avanti neanche fosse di fronte a suo padre, piuttosto che al suo amante. Ogni tanto gli dispiace ammettere che, in effetti, il ruolo di Luís nella sua vita non è mai stato granché chiaro, e in effetti fra padre e amante non saprebbe dire cosa Luís sia stato più spesso, per lui. – Volevo solo-
- Volevi cosa?! – continua a sbraitare lui, sfilandosi di dosso la giacca leggera con tanta rabbia che Cristiano ha paura possa strapparla, - Carlos mi ha chiamato ed era furioso! Hai una minima idea dell’assurdo casino in cui ci stai cacciando tutti solo perché sei un’enorme, irriconoscente e impenitente testa di cazzo?! – e il ceffone arriva prima che Cristiano possa proteggersi, prima che Luís possa capire cosa effettivamente sta facendo, prima che entrambi possano rendersi conto di quanto esasperato e sottile sia ormai il confine della loro relazione, dopo sei anni passati seguendo scrupolosamente quella routine di rimproveri e piagnistei per poi chiudere ogni singolo dannato litigio sempre nello stesso dannato modo.
Luís si ferma, il respiro pesante e gli occhi lucidi di rabbia fissi sul viso di Cristiano – che ha anche lui il respiro pesante e gli occhi lucidi, ma non esattamente per la rabbia.
- …non ti arrabbiare. – ripete Cristiano, tirando su col naso, e Luís serra un pugno e fa davvero fatica a non schiantarglielo contro uno zigomo.
- Vaffanculo! – gli urla in faccia, furioso, - Non so nemmeno perché mi sono precipitato qui appena l’ho saputo, cazzo! – e quasi si lascia andare ad una mezza risata, allontanandosi da lui lungo la strada ben conosciuta che porta alla camera da letto. – Tanto sei sempre il solito moccioso stupido e deludente, Cristiano, sempre lo stesso da che ci conosciamo. E vaffanculo. – ripete ancora una volta, a bassa voce, infilandosi in camera senza neanche curarsi di chiudersi la porta alle spalle.
Cristiano si sfiora una guancia con due dita – la pelle scotta e duole sotto il suo tocco lievissimo, ma lui non si concede nemmeno una smorfia. Stringe le labbra e aggrotta le sopracciglia, più per darsi un tono che non perché sia arrabbiato o frustrato. Non lo sa nemmeno lui come si sente, probabilmente Luís ha ragione – come sempre – e lui è solo un bambino stupido e deludente.
Cammina lento a piedi scalzi sulla moquette del corridoio, e sbircia all’interno della camera da letto, prima di entrare. Luís ha tolto la cravatta ed ora sta sfilando anche la camicia leggera, i lineamenti del volto tesi in un’espressione preoccupata ed i capelli un po’ scompigliati.
- Luís… - lo chiama a bassa voce, - Mi di-
- Non dire che ti dispiace! – si volta lui, ringhiando furioso. Cristiano indietreggia – essere più alto non lo aiuta, in questo momento – e stropiccia l’orlo della maglietta, incerto. – Non dirlo nemmeno per scherzo, tanto sappiamo entrambi che non è vero.
- È vero! – prova ad insistere lui, sporgendosi appena in avanti.
- E allora le tue scuse non valgono un cazzo! – continua a urlare Luís, i pantaloni slacciati a metà che restano appesi per miracolo ai suoi fianchi, e Cristiano deglutisce con forza nell’accorgersene, perché lui è Luís, e anche se adesso sta facendo la parte del genitore severo, lui resta sempre Luís, - Dato che poi continui a fare sempre le stesse assurde stronzate! Cos’era, a questo giro? Che puttana stavi inseguendo, che cazzo pensavi di fare?! Cazzo! – si ferma di botto, massaggiandosi entrambe le tempie con due dita e inspirando ed espirando profondamente, - Cris, levati dai coglioni. – dice a bassa voce, senza guardarlo, - Sono stanco. Pensavo di restare un po’, l’avevo anche detto a Helen, ma mi rendo conto che non è il caso, a meno che tu non voglia finire con il naso spaccato o peggio. Vai a dormire nell’altra stanza e non farti vedere, domattina me ne torno a casa.
Cristiano esita, occhi fissi sul pavimento e denti che affondano nel labbro inferiore, i lineamenti del viso appena scossi dall’incertezza un po’ spaventata che lo scuote fin nello stomaco.
- Cristiano! – urla Luís, - Datti una mossa!
- No! – ed è, lo sente già da sé, niente più che la risposta di un bambino capriccioso. Luís fa tanto d’occhi, mentre realizza lentamente la consistenza di quel “no” e ne processa il valore.
- Cristiano, non ti voglio fra le palle! – specifica, - Forse non hai capito quanto sono incazzato, forse credi che scherzi!
- No! – ripete Cristiano, e si sente stupido, si sente ridicolo, vorrebbe essere in grado di crescere una buona volta e smetterla di fare cazzate, smetterla di fare arrabbiare Luís, smetterla di comportarsi in questo modo allucinante, e sa che potrebbe cominciare già adesso e dirgli “d’accordo, scusami, non lo farò più, ora vado di là e la smetto di darti fastidio”, ma l’unica cosa che riesce a realizzare fra la rabbia e il disagio e l’imbarazzo è che lui quel sì non vuole dirlo. Lui vuole dire solo no, no, no, e non vuole smetterla di uscire la sera, e non vuole doversi giustificare sempre in ogni momento per qualsiasi cosa che fa e soprattutto no, assolutamente no, non vuole andare a dormire sul divano, e non vuole stare lontano da Luís e non vuole accettare l’eventualità che lui possa provare tanto fastidio nei suoi confronti da non essere in grado di tollerare nemmeno la sua presenza. No. No. No. – No! – ripete ancora, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Luís gli si avvicina, fuori di sé dalla rabbia e dalla frustrazione, e quando fa per aprire la bocca e parlare, per rimproverarlo ancora una volta, probabilmente, Cristiano scatta in avanti e, tenendogli fermo il viso fra le mani, lo bacia, approfittando delle sue labbra dischiuse per accarezzarlo svelto con la lingua, con un’urgenza che sa di paura e capricci e stupidità – sa di lui, di lui e basta.
- No- Cristiano! – cerca di fermarlo Luís, pressandogli con violenza le mani sul petto per spingerlo via. Cristiano si oppone con tutta la forza che ha, che al di là di lamenti e piagnistei non è certo poca, e torna a pressarsi contro di lui, aderendo perfettamente al suo corpo e piantandogli le dita nelle spalle, prima di scivolare con la stessa forza lungo le sue braccia – le unghie corte e mangiucchiate che lasciano tracce bianche sulla sua pelle scura, e quelle stesse tracce che diventano accenni di graffi rosso acceso quando la sua pressione viene meno, concentrandosi brevemente sui suoi polsi, per poi spostarsi sul suo petto, che risale lentamente fino ad allacciarlo al collo, e per quel momento Luís s’è già arreso senza speranze ai suoi tocchi e lo sta stringendo a sé per la vita, affondando la lingua fra le sue labbra con un ringhio frustrato.
A Cristiano dispiace fargli questo, gli dispiace obbligarlo ad avere a che fare con lui sempre nello stesso modo – no, in realtà non gli dispiace affatto, perché il sesso con Luís non è soltanto una questione di sesso. No, è una questione molto più complessa. È il modo in cui dialogano – non riescono a farlo a parole, lo fanno sfregandosi l’uno contro l’altro; è il modo in cui si tengono il più vicino possibile – per non dimenticare di cosa sa il sapore dell’altro, per ricordare che è quello il motivo per cui tornano, il sapore, le sensazioni, il calore; è il modo in cui si ripetono che nonostante i litigi e gli scazzi e i dissapori e i malumori, c’è una cosa che non cambia mai, ed è il fatto che solo quando si toccano, solo quando sono loro due riescono a sentirsi completi. Nessuno ci riesce. Nessuna delle ragazze con le quali Cristiano perde tempo, e neanche Helen, per quanto sia bella, per quanto sia dolce, per quanto Luís la ami.
Cadono sul letto perché Luís inciampa nei jeans, che lo intralciano all’altezza delle caviglie, e Cristiano mugola con forza sotto gli strattoni decisi coi quali il compagno cerca di liberarlo dai pantaloncini corti, senza accorgersi del nodo che li stringe in vita, impedendo loro di scendere oltre un certo limite, facendogli male.
- Lu, - lo chiama piano, infilando una mano fra i loro corpi alla ricerca del laccio, per scioglierlo, - aspet-
Luís non lo lascia terminare, fiondandosi sulle sue labbra non appena i pantaloncini si ritrovano al loro giusto posto – sul pavimento, accanto al letto, e lui può costringere Cristiano ad allargare le gambe con un colpetto del ginocchio, sistemandosi fra le sue cosce e ringhiando compiaciuto quando le sente serrarsi con forza attorno ai suoi fianchi.
- Mi fai impazzire, niño. – gli sussurra sul collo, mordendo appena e risalendo con due dita il profilo del suo corpo, su lungo la vita, il petto e il collo, introducendosi spiccio fra le sue labbra. Cristiano socchiude gli occhi e succhia piano, la lingua che gioca morbida fra le falangi, solleticando la pelle sensibile fra un dito e l’altro finché Luís non geme con forza e quasi gli strappa le dita dalla bocca – Cristiano le trattiene appena, quasi volesse prenderlo in giro, e poi le lascia subito andare – scendendo ad accarezzarlo svelto fra le natiche, indugiando all’ingresso solo per un attimo, prima di affondare dentro di lui in un gesto imperioso e veloce, in seguito al quale tutto il corpo di Cristiano si inarca e si tende e si schiaccia contro il suo. E lui lo guarda, affascinato, chiedendosi perché una persona tanto odiosa debba essere così bella, e chiedendosi anche se sia giusto, o possibile, amare qualcuno solo perché è troppo bello per stargli lontano. Perché non c’è dubbio che sia amore – troppo assurdo, troppo violento, troppo ostinato per essere meno di quello, per essere solo attrazione. E Cristiano serra tutti i muscoli attorno alle sue dita, e Luís ringhia ancora e si affretta a sostituirle con la propria erezione, spingendosi così in profondità dentro di lui da fargli male. Ed è un po’ una punizione, un po’ solo un modo altrettanto stupido e altrettanto infantile di farsi sentire, tutto e fino in fondo, fino a quando Cris non lo chiama per nome, prima piano, poi sempre più forte, serrando le gambe attorno ai suoi fianchi e le braccia attorno al suo corpo, andandogli incontro con la sua stessa violenza, con la sua stessa urgenza, con lo stesso desiderio che brucia la rabbia e la consuma tutta, fino all’ultimo minuscolo granello che si discioglie nel gemito stremato col quale vengono entrambi, stringendosi in un abbraccio caldo e forte che sa di loro.
Luís si stende sul corpo di Cristiano, e non si preoccupa di pesargli meno addosso. E poi è lui che, muovendosi piano, in piccole scosse d’assestamento, si sistema in modo da non essere troppo infastidito dalla massa compatta di muscoli del corpo di Luís. Non è un problema, è il minimo che Cristiano possa fare per farsi perdonare il suo essere così drammaticamente impossibile e, purtroppo, anche così drammaticamente magnetico.
- Mi dispiace. – sussurra ancora il ragazzo, baciandolo piano su una guancia, - Non lo farò mai più.
Luís sbotta una risata frustrata, posando un bacio altrettanto leggero sulla sua spalla.
- Non fare promesse che non puoi mantenere. – taglia corto. Cristiano nemmeno annuisce.
Genere: Romantico, Commedia.
Pairing: Luís Figo/Cristiano Ronaldo.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Flashfic, Slash.
- 2003, Cristiano Ronaldo esordisce a diciott'anni con la Nazionale di calcio portoghese. E viene affidato a Luís. Con suo grande disappunto - più o meno.
Note: Liz incontra il Figaldo, il Figaldo incontra il canon, Liz è felice. È tutto ciò che intendo dire a riguardo di questa storia, a parte precisare che mi sono pure presa lo sbatti di andare a informarmi sulla Nazionale portoghese, per scriverla XD Se non è amore questo XD
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
YOU DRIVE ME CRAZY

Quando il mister gli ha presentato quel ragazzino appena diciottenne, dicendogli di stargli dietro, che nel giro di quattro anni sicuro come la morte diventava capitano, Luís ha cercato di non prenderla male. Non per altro, è che la questione della fascia è una cosa che gli brucia un po’ da sempre – nel senso che la vorrebbe lui, ecco, almeno per un po’, almeno prima di doversi ritirare, cosa che tra l’altro intende fare alla fine della UEFA. Nel giro di quattro anni, sicuro come la morte, lui in Nazionale non ci sarà più, e il ragazzino – che è bravo. È bravo davvero – probabilmente quella fascetta la starà già indossando.
Al momento però no, al momento la fascia non è di nessuno dei due. Luís ha trentun anni ed è il Golden Boy del calcio portoghese e internazionale, e invece Cristiano ne ha solo diciotto, è una promessa, un campioncino in divenire, ma sporca le magliette col gelato e si taglia radendosi la barba al mattino.
- Ahi. – è il laconico lamento che lo raggiunge mentre ancora si crogiola nel tepore della sonnolenza del mattino. Sono le sette, Cristiano è sveglio da ore, come minimo, ha fatto il suo jogging, ha fatto i suoi addominali, ha fatto le sue flessioni, l’ha svegliato almeno sei volte – facendo cadere una lampada alzandosi troppo repentinamente da terra, facendo cadere l’orologio alzandosi troppo repentinamente da terra, facendo cadere altre tre cose alzandosi troppo repentinamente da terra e infine cadendogli addosso dopo essersi alzato troppo repentinamente da terra – ha fatto una doccia, s’è cosparso di quell’odioso deodorante dolciastro che usa appestando l’aria non solo del bagno ma anche della camera che condividono e per concludere s’è tagliato facendosi la barba. Come sempre.
- Cris… - borbotta Luís, chiedendosi cosa abbia pensato Scolari quando gliel’ha affidato e cosa doveva aver bevuto prima per stabilire lui fosse la persona giusta per stargli dietro, - Non è umanamente possibile.
- Cosa? – chiede Cristiano, affacciandosi dalla porta mentre si tampona il mento con un pezzettino di carta.
Luís lo indica con un gesto vago e ampio che lo comprende tutto.
- Tu non sei umanamente possibile! – sbotta, mettendosi a sedere e sistemandosi il cuscino dietro la schiena perché non ha la minima voglia di alzarsi prima della successiva mezz’ora e nessuno – nessuno – riuscirà a convincerlo a muoversi da quella posizione fino alle otto almeno. – Da quanto ti radi, cinque anni? E ancora combini questi disastri?
Cristiano ride, fa quel sorriso da schiaffi in cui mette in mostra tutti i denti e le sue labbra diventano sottilissime, sottili quanto la linea degli occhi chiusi e delle sopracciglia inarcate verso l’alto. Poi percorre ad ampi passi quei pochi metri che li separano e gli si lascia ricadere addosso, piantandogli una ginocchiata fra le palle, una gomitata in pieno stomaco ed una testata sulla fronte.
- Ah- Cristiano! – lo rimprovera, cercando di massaggiarsi ovunque contemporaneamente, non riuscendoci e quindi accasciandosi mestamente fra le lenzuola in preda al dolore. Cristiano ride ancora, allungandosi sopra di lui e baciandogli lievemente una spalla nuda.
E questo decisamente Scolari non lo pensava – o almeno Luís se lo augura – quando gliel’ha affidato.
Lo sferza – o almeno ci prova – con un’occhiataccia disapprovante, ma Cristiano continua a sorridere ed alla fine Luís sbuffa, circondandogli le spalle con le braccia e perdendosi nella sua risata infantile quando lo sente rigirarsi contro il suo corpo alla ricerca di una posizione più comoda.
- Arrabbiato? – chiede, allungandosi ancora per baciarlo sul collo.
- No. – borbotta Luís, inclinando il capo per lasciargli campo libero. Cristiano gli sorride sulla pelle e scivola con le labbra fino a sfiorargli le clavicole.
- Stanco? – chiede ancora, la mano che indugia sul suo fianco, sotto le lenzuola. Luís perde un mugolio fra un respiro e l’altro.
- Nemmeno. – risponde, accarezzandolo con la mano bene aperta sulla schiena, seguendo il disegno flessuoso della spina dorsale.
Cristiano ride e si solleva a baciarlo sulle labbra.
- Hai voglia? – chiede, malizioso come il ragazzino che è, e Luís grugnisce d’imbarazzo e di frustrazione.
- Tu mi farai impazzire. – lo rimprovera. E poi lo ribalta sul materasso, e la risata di Cristiano è ancora l’ultima cosa che può sentire prima che l’aria si riempia di gemiti dei quali non riesce ad identificare il proprietario.
Genere: Romantico, Introspettivo.
Pairing: Luís Figo/Cristiano Ronaldo.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Flashfic, Slash.
- Cristiano piange sempre un sacco.
Note: Questa è la mia scappatella estiva per l’Operazione TAM-SE XD C’è da premettere che io, per partecipare ad una cosa del genere, devo per forza barare. Perché non c’è niente al mondo che non scriverei, nelle giuste condizioni XD Ho scritto, scrivo e scriverò perfino het! Quindi non c’è niente che possa dire “poco congeniale” al mio solito modo di scrivere. In questo caso, perciò, la scappatella sta nel fatto che, come dissi a Fae qualche tempo fa sul Twitter, Cristiano Ronaldo era uno dei pochi uomini al mondo (l’unico, in realtà) che non avessi mai slashato con nessuno, uomo o donna che fosse. Sì, c’era una roba con Rooney, ma al di là del canon palese fra quei due Wayne non è esattamente un tipo sul quale si possa scrivere. Per svariati motivi o_ò
Comunque, alla fine è arrivato Luís con le sue dichiarazioni fraintendibili e il suo palese amore (ricambiato) per Cris, e mi sono dovuta arrendere. Anche Ronaldo era slashabile. E infatti l’ho slashato XD
Ah, la questione dell’essere un piagnucolone è assolutamente e deliziosamente canon <3
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CRYBABY
06. Stridere di gabbiani @ In The Summertime 2009
Notte stellata @ Operazione Tutti Al Mare/Scappatella Estiva


Cristiano ha sempre pianto un sacco e Luís ha sempre trovato divertente che le sue fan la credessero una cosa tenera. O meglio: una cosa che, a fronte dell’arroganza incredibilmente irritante con la quale Cristiano prende a testate il mondo intero, fosse in grado di ridimensionarlo un po’, renderlo una persona vagamente normale, uno con delle debolezze, uno a suo modo tenero, un cuore d’oro.
In realtà le lacrime di Cristiano non hanno quasi mai a che fare con niente di “buono”. Cristiano piange di rabbia, di frustrazione e di delusione, ma ogni volta che lo fa è perché è profondamente convinto di essersi visto togliere da sotto il naso qualcosa che credeva proprio di diritto. Perciò, come tutti i bambini viziati, nel momento in cui non può più giocare col giocattolo che voleva, si mette a frignare.
Luís non sa se siano stati i genitori a viziarlo o se piuttosto Cris non si sia viziato da solo man mano che andava crescendo e scoprendosi più bravo, più bello, più talentuoso, più ricco, più furbo e più tutto di tutti gli altri, e per la verità non gli interessa nemmeno scoprire quali siano le matrici di tanta infantile ostinazione. Sa però che è davvero l’unica cosa che odi di lui, l’unica cosa che non riesce a sopportare. I suoi piagnucolii.
Fuori è notte. L’aria profuma di mare – se ne sente anche il rombo, di quel mare, a qualche metro di distanza dal villino che hanno affittato per quelle due settimane di vacanze lontani dal mondo – ed è intrisa dello stridio dei gabbiani, e dei loro tonfi quasi silenziosi sulle acque lievemente agitate, in cerca dei pesci che con la notte e la scomparsa dei turisti si fanno più attivi e si spingono fino al pelo dell’acqua. Il cielo è terso e limpido e carico di stelle come fosse gravido e volesse esplodere in un fuoco d’artificio.
I singhiozzi di Cristiano scuotono e impregnano l’aria immobile e calda della camera da letto. Luís, steso sul letto con un braccio dietro la nuca e l’altro poggiato pigramente sul ventre, sospira profondamente e lo adocchia. La curva della sua schiena è talmente perfetta da sembrare irreale, nella luce azzurrina della notte.
- Cris. – lo chiama, senza nascondere neanche in parte l’irritazione che lo scuote dall’interno, - Piantala adesso.
Cristiano scuote il capo e resta appoggiato alla balaustra del balconcino, il viso rivolto a mare, ma Luís è sicuro non lo stia nemmeno guardando. Quando Cristiano è impegnato a fare rumorosamente sapere al mondo che è molto insoddisfatto di come stanno andando le cose in uno specifico momento della sua esistenza, raramente ha il tempo di accorgersi di qualsiasi altra cosa stia accadendo intorno a lui. E infatti non si accorge della rabbia di Luís, di quel nervosismo profondissimo che ogni volta che s’incontrano e poi si salutano e Cristiano finisce per piangere lo spingerebbe a lasciarlo per sempre. A voler essere completamente sincero, Luís non sa perché continui a tornare da lui, a dirgli sì, a fargliele passare tutte. Forse è vero che un po’ l’ha viziato anche lui.
- Cris. – lo chiama ancora, alzandosi in piedi e raggiungendolo dopo essersi avvolto il lenzuolo attorno alla vita, per evitare spettacoli non richiesti ad eventuali passanti sul lungomare, - Per favore. Non può essere sempre la stessa storia, non impari mai?
- Fanculo. – taglia corto Cristiano, passandosi l’avambraccio sugli occhi per cercare di cacciare via le lacrime, - Non sono io che non imparo, sei tu che sei sempre lo stesso stronzo.
Luís sospira ancora, sollevando le braccia e stringendolo alle spalle, da dietro, poggiando le labbra sulla sua nuca.
- Sono sei anni che andiamo avanti così, Cris. – gli ricorda, parlandogli addosso, - Non so più se chiederti di crescere o di abituarti.
- Sono cresciuto. – ringhia Cristiano, - E quanto all’abituarsi, non puoi chiedermelo affatto. Cosa significherebbe abituarsi ad ogni singola volta che mi lasci? Non amarti più!
- Sei sempre… - si lamenta Luís, stanco, - così melodrammatico. Io non ti lascio mai, Cris, al massimo ti saluto fino alla prossima pausa del campionato, e smetterla di piangere di certo non vorrebbe dire che hai smesso di amarmi, ma solo che-
- Piantala. – lo interrompe lui, scrollandoselo di dosso in un gesto nervoso, - Non voglio starti a sentire e non mi interessa cosa pensi né se ti sei stufato di sentirmi piangere. Questo sono io, d’accordo?!, - aggiunge esasperato, le lacrime che tornano ad affacciarsi sui suoi occhi arrossati, - questo sono io. E basta.
E non c’è poi molto altro che Luís possa dire o fare, perché tutto ciò che poteva dirgli sul punto gliel’avrà già ripetuto un centinaio di volte e non è mai servito a niente, e tutto ciò che poteva fare, be’, anche quello l’ha ripetuto per lo stesso numero di volte, forse anche di più, tutti quei piccoli gesti coi quali prova a farlo sentire tranquillo, sicuro, vezzeggiato, coccolato, amato, il modo in cui se lo stringe contro, il modo in cui gli accarezza i capelli, il modo in cui lo bacia lievemente sulle labbra, tutte queste cose potrà ripeterle ancora un altro milione di volte e non impediranno mai a Cristiano di ricominciare a piangere. Come il ragazzino mal cresciuto che è.
Perciò lo stringe e lo accarezza e lo bacia e Cristiano gli si arriccia contro e continua a piangere, chiedendogli di non andarsene, “solo un’altra settimana, Luís”, “non posso, Cris, Helen, le bambine, non posso”, “un’altra settimana, un’altra sola e basta”, e giù lacrime ancora lacrime sempre lacrime. E Luís non riesce a non ammetterlo, che forse è per quelle lacrime che torna, ogni volta. Per lui e per le sue lacrime.

*

Note. Questa è la mia scappatella estiva per l’Operazione TAM-SE XD C’è da premettere che io, per partecipare ad una cosa del genere, devo per forza barare. Perché non c’è niente al mondo che non scriverei, nelle giuste condizioni XD Ho scritto, scrivo e scriverò perfino het! Quindi non c’è niente che possa dire “poco congeniale” al mio solito modo di scrivere. In questo caso, perciò, la scappatella sta nel fatto che, come dissi a Fae qualche tempo fa sul Twitter, Cristiano Ronaldo era uno dei pochi uomini al mondo (l’unico, in realtà) che non avessi mai slashato con nessuno, uomo o donna che fosse. Sì, c’era una roba con Rooney, ma al di là del canon palese fra quei due Wayne non è esattamente un tipo sul quale si possa scrivere. Per svariati motivi o_ò
Comunque, alla fine è arrivato Luís con le sue dichiarazioni fraintendibili e il suo palese amore (ricambiato) per Cris, e mi sono dovuta arrendere. Anche Ronaldo era slashabile. E infatti l’ho slashato XD
Ah, la questione dell’essere un piagnucolone è assolutamente e deliziosamente canon <3