animanga: kaya

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Romantico
Pairing: SanXAshitaka, KayaXAshitaka
Rating: PG13
AVVISI: Spoiler, Incompleta.
- Sono passati due anni dal termine dell'avventura che ha coinvolto tutti i protagonisti, Ashitaka vive poco lontano dalla città del ferro. Lui e San non si sono più visti, finchè un giorno lui non cade in una misteriosa malattia. Cosa lo aiuterà a guarire?
Commento dell'autrice: Inserirò un mio commento quando avrò concluso la storia è_é
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The power of love
Capitolo 1
Nella luce di un bosco


Gli piaceva molto stare ore alla finestra. Era uno di quei momenti della sua giornata in cui proprio non riusciva a trovare nulla che lo rendesse inquieto, triste, impaurito o altre cose del genere che aveva imparato ad odiare con l’avvento della solitudine nella sua vita.
Semplicemente se ne stava lì, appoggiato sul davanzale della finestrella, e guardava fuori. C’era proprio tutto. Il verde chiaro dell’erba, quello più scuro delle foglie, grigio delle pietre che rifletteva la lucentezza del sole, trasparenza di acqua pura nel turbolento fiume poco distante, marrone scuro e chiaro, di tutti i tipi per tutti gli incantevoli alberi della foresta sua vicina, e azzurro del cielo, tanto profondo ed immenso da non riuscire ad entrare nel cuore.
Poteva durare ore, quell’estasi solitaria.
E ok… magari l’avrebbe apprezzato di più se fosse stato in compagnia di qualcuno… magari avrebbe anche sorriso commentando le stelle al suo fianco… ma andava bene anche così. In fondo, era una cosa della quale era stato avvertito. Sapeva perfettamente che sarebbe stato solo.
La cosa che non mandava giù, adesso dopo quattro anni… era che nell’immensa incoscienza e scarsa saggezza che lo caratterizzava al tempo dei suoi sedici, si era gettato fra le braccia della solitudine consapevole di ciò che sarebbe stato. Si sarebbe disapprovato di meno se allora avesse pensato che c’era una speranza e valeva la pena di aspettare anche a lungo. Ma lui aveva capito subito che non sarebbe mai successo, e conscio di questo aveva comunque deciso di aspettare. Aspettare cosa? Chi? Il miracolo?
Forse, da un bel po’ di tempo, neanche aspettava più; si limitava a lasciar passare il suo tempo, osservando la natura.
Rientrò, stufo ormai della brezza sul viso, e soprattutto attirato dal rumore soffocato dell’acqua che vuole uscire dalla pentola ma è frenata dal coperchio. Si diresse in cucina, afferrò una ciotola e vi versò il riso con il brodo che aveva appena preparato. Sorrise leggermente nell’annusare l’invitante aroma. Prese un bicchiere, lo riempì d’acqua ed andò al tavolo, posando tutto e sedendosi sulla sedia.
Si distrasse una attimo, giusto il tempo di lanciare uno sguardo alla cucina per vedere se ci fosse frutta nel cesto di vimini rosso, ma quell’attimo bastò perché, al suo ritornare con gli occhi alla scodella di riso, vi trovasse immerso un piccolo esserino bianco che faceva il bagno.
Si mise una mano sulla fronte sospirando.
- Oh no… un kodama…
Poi si rivolse allo spiritello, che lo guardava giocando con i chicchi di riso, un sorrisetto enigmatico sulla faccina ondulata.
- Per quale motivo avete deliberatamente deciso di non farmi più mangiare?
Disse sorridendo debolmente.
Il kodama scosse la testa, producendo il solito rumore di nacchere.
- Uff…
Si rassegnò Ashitaka infine, prese la ciotola e si alzò per andarne a riversare il contenuto fuori dalla finestra, ma in quell’attimo, proprio in quell’attimo, mentre si alzava in piedi, venne colto da un capogiro.
Mise una mano sulla testa e lasciò cadere la scodella per terra, non preoccupandosi minimamente se il suo contenuto si riversava sul pavimento.
Nel turbine di colori e suoni che lo circondava mentre barcollava in cerca di qualche posto sul quale gettarsi, riconobbe un solo viso ed una sola voce, dimenticata da molto tempo. Riconobbe la saggia madre del suo villaggio, che sentenziava come dopo una condanna che il suo destino sarebbe stato la morte dopo atroci sofferenze. Ed anche se la causa per la quale sarebbe morto non era più la maledizione del demone cinghiale Nago, poteva pensare normalmente che comunque in qualche modo sarebbe dovuto morire, prima o poi.
Stringendo il petto all’altezza del cuore dolorante, si lasciò andare sulla sedia, prendendo atto del fatto che va bene morire, ma di fame è proprio ridicolo… e comunque, almeno prima di morire voleva bere l’ultimo bicchiere di acqua fresca. Gettò uno sguardo al tavolo solo per questo, e sorrise rassegnato quando scorse lo stesso kodama – o magari un altro, chissà – fare il bagno nel suo bicchiere.
- Avete deciso che la mia morte deve essere di stenti?
Chiuse gli occhi, esausto.