rp: maurizio belpietro

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Comico.
Pairing: Travaglio/Belpietro.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Crack, Slash.
- Durante la lunga edizione del TG La7 che ha seguito in diretta i ballottaggi.
Note: Intanto, che sia chiaro che la colpa di tutto ciò non è mia ma della Sara e della Fae. Io non sono che un misero strumento nelle loro mani. Comunque, tutto è nato, appunto, mentre guardavamo il TG La7 sui ballottaggi. C'erano Belpietro e Travaglio seduti accanto e sembravano comportarsi stranamente u.u (Non è vero, Dio mio, mi sto inventando tutto. Per carità.) In origine, secondo richiesta, doveva contenere meno Mentana e più porno, credo, ma non ho avuto cuore. Potevo scriverla solo buttandomi sul comico, e così ho fatto XD Approfittando dell'occasione per aggiungere un tassello alla mia partecipazione al 730!Fest, scrivendo questa storia seguendo il prompt metodo di apprendimento del Deffae!Set.
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KNOW-HOW

Sono entrambi tesi e nervosi, e questo Mentana lo sa. In realtà li ha messi accanto apposta, sapeva che sarebbe stata una giornata gloriosa, una di quelle piene di soddisfazioni, una di quelle che alla sera quando torni a casa ripercorri con la memoria e poi ti lasci andare sul divano con una bottiglia di birra ed un sorriso da un orecchio all’altro. E quindi ha pensato di concedersi un po’ di sfizi, sì. Tra i quali Travaglio e Belpietro seduti accanto dietro il tavolino degli opinionisti, bene impegnati ad ignorarsi a vicenda o concedersi solo un paio di sorrisini freddi e falsamente cortesi. È evidente che vogliono tirare via la giornata fino al momento in cui potranno alzarsi e, finalmente, andarsene. Ed è esilarante vederli così in tensione, osservarli mentre ad ogni pausa pubblicitaria si alzano dal loro posto utilizzando una scusa qualsiasi – e prima la sigaretta, e poi il caffè, e poi ancora sgranchirsi le gambe, e una boccata d’aria fresca, e un po’ d’acqua, e il cesso, e telefono a casa per sentire se è tutto a posto, e qui, e là, e su, e giù, e Mentana ride sotto i baffi, divertito dal siparietto comico continuato che è riuscito a creare in studio, e si sente molto felice e soddisfatto di sé, tutto sommato.
A un certo punto, però, la tensione esplode. Mentana non se ne rende propriamente conto perché sono in pausa pubblicitaria lunga e sta approfittando del momento per chiamare un paio di amici a Napoli e sentire com’è la situazione generale, ma da un momento all’altro si sentono le voci di Travaglio e Belpietro alzarsi di volume e tono, caricarsi d’irritazione e poi esplodere in qualche insulto, che viene immediatamente sopito quando i due abbandonano lo studio, apparentemente per andare a risolvere il loro problema altrove.
Quando tornano, non pare che la situazione sia granché migliorata. Hanno i colletti delle camicie un po’ scomposti e l’assurda cravatta traforata bordò di Belpietro ha il nodo talmente largo che potrebbe scivolargli via dal collo se solo piegasse la testa, per non parlare del respiro affannoso di entrambi. Si saranno presi a pugni? O a schiaffi? Si saranno lanciati addosso i guanti di sfida per poi darsi appuntamento al tramonto per un duello all’ultimo sangue?
Mentana non lo sa, in realtà neanche gli importa, non si diverte altrettanto se quei due litigano fuori dal suo raggio visivo, ma ormai non c’è più tempo per pensarci: il blocco pubblicitario è finito, De Magistris è al 60% a Napoli e Pisapia già al 54% a Milano, il mondo è bello e ci sono notizie gloriose da diffondere in tutta Italia.
Dopo averle diffuse, voltarsi verso la tavolata di opinionisti per porre loro qualche domanda è naturale, e Mentana non ci mette molto ad accorgersi dei lineamenti tesi del volto di Belpietro. Sghignazza fra sé e sé, badando che non si noti da casa, mentre gli posa gli occhi addosso con l’aria di uno che sta per fargli una domanda stronza, e gli chiede se non pensa per caso che questo enorme calo di popolarità sia anche stato colpa dei modi con cui la campagna elettorale prima dei ballottaggi è stata condotta, e riesce a stento a trattenere le risate quando Belpietro si accorge che sì, è proprio con lui che sta parlando, e sì, è proprio a lui che ha posto quella domanda.
Lo osserva con un certo compiacimento mentre si dibatte fra un argomento e l’altro che palesemente non è in grado di padroneggiare, ma man mano che i secondi passano e lui balbetta e si dimena sempre di più sul proprio sgabello, Mentana comincia a capire che c’è qualcosa che non va nel suo agitarsi così scompostamente, e indietreggia di qualche passo per sbirciare sotto il tavolo, e vedere se magari l’hanno messo seduto su uno sgabello con un enorme buco sotto il sedere e una pentola di acqua bollente che cerca di bruciargli le chiappe.
Scopre con orrore che niente di tutto questo è reale, perché la verità è, come al solito, molto peggiore di ogni sua fantasia. C’è Travaglio che, sorridendo divertito sotto i baffi e dialogando serenamente con Bocchino a qualche sgabello di distanza, ha seppellito una mano all’interno dei pantaloni di Belpietro, e adesso la sta muovendo verso l’alto e verso il basso in un gesto inequivocabile che non lascia proprio nulla all’immaginazione dello spettatore.
Celermente, si assicura che le telecamere non possano arrivare ad inquadrare sotto il tavolo, o è la volta buona che lo fanno chiudere sul serio, e annaspando cerca di attirare l’attenzione di Travaglio per implorarlo di smetterla. Lui si accorge dei suoi tentativi, ma si limita a sorridere con maggiore convinzione incontrando i suoi occhi, e quando Belietro si tende sul proprio seggiolino, prende fiato e rilascia un grugnito incerto, per poi tornare a rilassarsi con il volto pallido e l’aria di uno che ha visto giorni migliori nella sua esistenza, Mentana capisce che in cinque minuti di monologo blaterante e balbettante Belpietro non è stato capace di esprimere un concetto sensato che fosse uno, il che, anche per i suoi standard, è un record di un certo livello.
Aggrotta le sopracciglia e, alla prima pausa pubblicitaria disponibile, mentre Belpietro fugge in bagno dopo aver chiesto di trovare un bicchiere d’acqua ghiacciata al suo ritorno, si avvicina a Travaglio e lo guarda con una certa severità.
- Ho capito il punto, - annuisce, - ma dovevi proprio fargli una sega qua in mezzo a tutti?
Travaglio ride, scrolla le spalle e non risponde. Ha la faccia di uno che sta vivendo un momento di gloria come pochi altri ne ha vissuti nella vita. Mentana ci si riconosce, perciò si concede un sospiro e scuote bonariamente il capo, prima di tornare alla propria postazione.
Belpietro torna dal bagno pochi secondi prima della fine della pubblicità, ed è scuro come la morte in volto, il che, in un certo senso, gli si addice, per molti motivi. Si siede al suo posto accanto a travaglio e lo fissa in cagnesco, manda giù la propria acqua e si sentono le rotelle storte del suo cervello roteare convulsamente per macchinare un’adeguata vendetta fin da dove Mentana si trova in questo momento. Lui sospira, solleva gli occhi al cielo e spera che Dio gliela mandi buona.
Quando tornano in diretta, la prima cosa che fa è dare la parola a Travaglio, il quale, sorridendo come un bambino, espone la propria opinione su quanto sta accadendo in Italia. Mentana annuisce, interloquisce con lui, e per un po’ sembra andare tutto benissimo, quando a un certo punto Travaglio s’inceppa. Si blocca, tendendosi tutto all’improvviso, e poi prende a sudare, fissando il vuoto ma cercando di recuperare il filo del discorso per non far capire a nessuno che si trova in un momento di seria difficoltà.
- È tutto a posto? – gli chiede Mentana, il quale non ha nessun bisogno di sbirciare sotto il tavolo per capire che Belpietro ha deciso di seguire il suo illuminato esempio e gli ha a propria volta ficcato una mano fra le cosce per masturbarlo in diretta nazionale durante uno dei momenti più drammatici che si sono verificati quest’anno per il partito politico al quale lui e il suo animo da lecchino professionista dovrebbero fare riferimento. E di momenti drammatici ce ne sono stati parecchi, quest’anno.
Mentana sospira, mentre Travaglio borbotta e biascica cose che ben presto cominciano a perdere senso esattamente come a Belpietro era successo poco prima. Scimmia vede, scimmia fa, si dice con rassegnazione, è un metodo d’apprendimento anche questo, dopotutto, probabilmente l’unico abbastanza efficace da superare le barriere del vuoto cosmico e della stupidità cronica che circondano e proteggono il cervello formato tascabile di Belpietro, il quale continua alacremente nel proprio lavoro di rancorosa masturbazione altrui, ghignando soddisfatto come se si fosse improvvisamente ritrovato a vivere il momento più vittorioso della propria intera esistenza, cosa che, peraltro, se fosse vera, non stupirebbe affatto Mentana.
Il tragicomico teatrino si protrae fino a quando Travaglio non serra le mani attorno ai propri documenti, sparsi sul tavolo di fronte a sé, e quasi singhiozza, trattenendo a stento il fiato prima di distendere le gambe e rilasciare poi il respiro tutto assieme, rilassandosi finalmente sul proprio sgabello. La tortura è finita, per lui, ma soprattutto per Mentana e per i telespettatori, che hanno osservato impotenti il filo del discorso di Travaglio perdersi nel vuoto e mai più ritrovarsi.
- Bene, direi che è tutto chiaro. – mente Mentana, sapendo di mentire. E aspetta il prossimo stacco pubblicitario per mandarli entrambi a quel paese.
Genere: Introspettivo.
Pairing: Maurizio Belpietro/Mattia Feltri.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Flashfic.
- "Mattia non è stupido, come non lo è suo padre, ed entrambi hanno capito il motivo per cui Belpietro ha così insistentemente chiesto un colloquio privato con lui. Solo che Mattia e suo padre hanno in comune solo l’intelligenza, è evidente, perché mentre suo padre, a cena, quando gliel’aveva detto, non aveva fatto altro che urlargli addosso di non azzardarsi a prendere appuntamento con quel pezzente, Mattia dal proprio canto non aveva fatto altro che pensare al momento in cui avrebbe varcato il portone di quel palazzo prima e la porta di quell’ufficio poi, anche se non sapeva ancora bene perché."
Note: Intanto, ci tengo a specificare che tutto ciò è colpa della Sara. E dell'underage, ma solo in misura minore, perché underage qui non ce n'è proprio. Comunque, non lo so /o\ E' successo che ci siamo innamorate di Mattia Feltri e per qualche motivo io e Sara quando ci innamoriamo di un qualche giornalista serio o vagamente tale sentiamo il bisogno di darlo a Belpietro. Poi si dice "amori deviati". Ecco, questo è amare qualcuno in maniera deviata o.ò (Scritta per l'ultima settimana del Challenge Trimestrale @ dietrolequinte su prompt velluto.)
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BLUE VELVET


L’atteggiamento di Belpietro è insopportabile, e Mattia non riesce a fare altro che ripeterselo, corredando l’osservazione talvolta con un intenso desiderio di fuga e talvolta con del semplice disgusto che lo porta ad osservare la sua presenza come un fattore insignificante e minuscolo, come se lui non fosse lì e quell’uomo non stesse per proporgli un posto nel proprio giornale. Mattia non è stupido, come non lo è suo padre, ed entrambi hanno capito il motivo per cui Belpietro ha così insistentemente chiesto un colloquio privato con lui. Solo che Mattia e suo padre hanno in comune solo l’intelligenza, è evidente, perché mentre suo padre, a cena, quando gliel’aveva detto, non aveva fatto altro che urlargli addosso di non azzardarsi a prendere appuntamento con quel pezzente, Mattia dal proprio canto non aveva fatto altro che pensare al momento in cui avrebbe varcato il portone di quel palazzo prima e la porta di quell’ufficio poi, anche se non sapeva ancora bene perché. Vendetta, forse? Non riesce a capirlo, e comunque gli sembra un termine un tantino troppo forte quello, per definire poi il semplice desiderio di mettere in difficoltà suo padre. La vendetta è un’altra cosa, la vendetta è certamente quella che spinge Belpietro a volerlo lì, in quel momento. La sola idea di poter riuscire a strappare un figlio all’uomo che, pur insegnandogli tutto ciò che sa del giornalismo, non ha mai perso occasione di metterlo in ridicolo sia privatamente che di fronte a tutta Italia, deve dargli brividi di piacere difficilmente ignorabili.
Mattia lo osserva, sorridente e fasciato in un completo spezzato ridicolmente giovanile che contrasta in maniera stridente coi suoi capelli bianchissimi, pur esaltando gli occhi invece particolarmente vispi e brillanti. Indossa una giacca di velluto a coste blu scuro ed un paio di pantaloni bianchi come la camicia che spunta abbagliante sotto la giacca chiusa per un solo bottone sul davanti.
- Mettiti a tuo agio. – gli dice, sorridendo mellifluo, e il suono della sua voce è abbastanza per ricoprire Mattia di brividi di disgusto.
- Non fare il gentile con me, Belpietro. – risponde subito, - Sappiamo entrambi perché sono qui oggi. Non fingiamo che sia una conversazione amichevole.
Il sorriso di Belpietro si allarga sul suo viso, dandogli se possibile un aspetto ancora più sgradevole.
- Dritto al punto. – commenta sarcastico, - Bene, allora sai già anche cosa voglio chiederti. E immagino tu abbia una risposta già pronta.
Mattia si morde con forza l’interno di una guancia. No, non ha davvero riflettuto sulla risposta da dargli, perciò annulla le considerazioni più o meno contorte che potrebbero portarlo a dare una risposta piuttosto che un’altra e si affida all’unica cosa da cui si sia fatto guidare e che non l’abbia mai deluso da che è abbastanza grande per decidere della sua vita: la sua coscienza.
- No. – dice con un filo di incertezza che scompare immediatamente quando guarda Belpietro negli occhi e si schiarisce la voce con un paio di colpi di tosse, - No, la mia risposta è no.
Il sorriso di Belpietro s’incrina all’istante, e Mattia non riesce a frenare il moto di soddisfazione che gli scalda lo stomaco per un attimo nel vederlo così deluso. Dopodiché, tutti i meccanismi che ha messo da parte prima di rispondere tornano a muoversi dentro la sua testa. Sente gli ingranaggi riprendere a girare, stridono fastidiosamente. C’è ancora qualcosa che non ha fatto, non può uscire da quella porta senza prima essersi preso quest’altra soddisfazione.
- Se è così, - dice Belpietro, senza riuscire a nascondere il nervosismo nella voce, - credo che non abbiamo altro da dirci.
Mattia sorride sollevando una mano ed afferrandolo repentinamente per il bavero della giacca. Il tessuto scivola fra le sue dita, stranamente piacevole, stranamente fastidioso, esattamente come il pensiero di ciò che sta per fare con l’uomo che ha davanti.
- Invece io credo che le cose che abbiamo da dirci comincino proprio adesso. – dice sibillino, - Parliamo chiaramente, Belpietro. Tu vuoi vendicarti di mio padre. Io voglio umiliarlo. – inspira profondamente, rendendosi conto solo mentre le pronuncia di quanto liberatorie e sincere e sue, profondamente sue siano quelle parole, - Penso che esista un modo per farlo senza dovermi legare al tuo giornalaccio da quattro soldi.
Belpietro si acciglia, le labbra che si piegano in una smorfia offesa.
- Come osi? – comincia, ma Mattia non lo lascia concludere il concetto, strattonandolo con forza verso di sé finché le loro labbra non si sfiorano appena, il respiro di entrambi che si infrange nei pochi millimetri che ancora separano le loro bocche.
- Adesso non abbiamo altro da dirci. – conclude con un altro sorriso. Belpietro lo guarda dritto negli occhi, un’ombra di stupore ad oscurarli mentre sulle sue iridi chiarissime passa la consapevolezza di ciò che lui gli sta chiedendo. Il secondo successivo, le sue labbra coprono quelle di Mattia, rubandogli il respiro e riempiendogli la schiena di brividi solo in parte dovuti alla soddisfazione di essere riuscito nel proprio intento.
Mattia, comunque, non ci tiene ad esplorare i perché ed i percome di quanto trova piacevoli le mani di Belpietro che gli sfiorano i fianchi da sopra la camicia. Spegne il cervello – e stavolta anche la coscienza – mentre la giacca di velluto cade a terra senza un suono.