libri: harry potter

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Romantico
Pairing: Hermione/Harry.
Rating: PG
AVVISI: What If?.
- Storia molto romantica, natalizia in ritardo XD
Commento dell'autrice: My God XD Una storia dalla gestazione incredibilmente lunga. Come potrete intuire dall’ambientazione spazio-temporale, l’idea di scrivere una cosa simile è arrivata durante le vacanze di Natale, ma poi, tra impegni, partenze ed altre storie da seguire è rimasta nel mio quadernetto degli appunti fino ad ora. Avendo montato il mio pc personale in camera, adesso ho molto più tempo per scrivere indisturbata – anche perché lo usiamo solo io e mio fratello XD – e quindi mi sono decisa a dare una rilettura e, magari, una conclusione a tutte le shots incomplete che stagnavano nella mia cartella da mesi XD Questa è solo una delle tante è_é Comunque, la prima su “Harry Potter”, e credo anche l’unica, a meno che qualcuno non mi dia un qualche piacevole spunto H/Hrmionesco, anche perché dubito di poter scrivere di qualsiasi altro pairing, legato a questo fandom… XD Comunque, è stato carino scriverla ^_^ Spero sia carino leggere anche per voi è_é!
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Davanti Ad Un Tramonto Estivo


Gli sembrava di correre talmente veloce che se solo avesse accelerato ancora un altro pochettino avrebbe potuto sicuramente annullare i tempi e muoversi a ritroso nel passato, e così facendo tornare indietro almeno di tre giorni, e con la consapevolezza del poi ogni cosa sarebbe stata diversa, oh sì.
Arrivò in stazione, accaldato e sudato come fosse estate piena, ed invece era appena passato il Natale. Se pensava che tutta quella storia era cominciata quando, pur essendo inverno, tutto sembrava estate, quasi aveva paura. E tutto quel calore addosso…
Avrebbe voluto sfilare il maglione, ma non poteva perdere tempo in cose simili, doveva assolutamente ritrovarla, ritrovare Hermione e fermarla.
Si guardò intorno. Nulla. Un gruppetto di persone in lontananza davanti ad un binario vuoto.
…che il treno fosse già partito?
Pregando intensamente perché lei fosse ancora lì, ricominciò a correre verso il gruppo, veloce, veloce, e mentre si avvicinava cominciava a distinguere la sagoma di qualcuno, sì, una sagoma non molto alta, magra, dai lunghi e gonfi capelli mossi, avvolta in un pesante cappotto nero col pellicciotto sul cappuccio. Hermione, cavolo!
- Hermione, ferma! – gridò, quasi singhiozzando per la stanchezza.
Lei dovette riconoscere la sua voce, perché si pietrificò. Congelò lo sguardo sui binari, spalancando gli occhi per metà coperti dalla voluminosa frangia. Poi sollevò il viso, con lentezza esasperante.
Il treno arrivò in quell’istante, sferzandoli entrambi con una violenta folata d’aria calda. Il cappotto di Hermione, ed i suoi capelli, per un attimo volteggiarono incerti dietro di lei, e poi tornarono tranquilli ai loro posti.
- Harry? – mormorò lei guardandolo, finalmente, come non potesse credere a ciò che stava vedendo, o come volesse convincersi fosse solo un’allucinazione.
Per un po’, lui poté solo ansimare. Il capostazione esortò i passeggeri a salire sul treno, e solo allora, sentendosi braccato dall’urgenza – “fra poco andrà via! Muoviti, muoviti, muoviti a parlare!” – mise da parte stanchezza e fiatone e, serrando i pugni per il nervosismo, quasi gridò.
- Chiedimelo ancora. Chiedimi ancora che cosa si fa davanti ai tramonti estivi.

*


Come al solito, almeno per le vacanze di Natale cercò di evitare il supplizio di ritrovarsi in casa Dursley; gli era chiaro, dunque, perché avrebbe dovuto passare la festa a Hogwarts con l’unica consolazione – se mai, almeno quella, fosse arrivata, s’intende – di un regalo da parte del suo padrino vagabondo.
…gli era già meno chiaro il motivo per cui Hermione dovesse subire la stessa sorte.
Curioso ma sempre timoroso, quando si parlava di fatti degli altri, non aveva ancora chiesto nulla, ma presto avrebbe dovuto afferrare il coraggio a quattro mani e parlare, se non altro per dire qualcosa. Quando sei solo con qualcuno nella stessa stanza, ti poni sempre il problema del “cosa dovrei dire?”, e poco importa che il qualcuno in questione sia la tua migliore amica con la quale, teoricamente, non dovrebbe essere affatto difficoltoso instaurare uno di quei dialoghi adorabili ma vuoti del tipo “che bel cielo sereno, eh?”, con cui si passa il tempo in attesa del momento successivo.
La cosa, invece, somigliava sempre più ad un’impresa titanica.
La guardò, accucciata sulla poltrona di fronte a quello dove era accucciato lui stesso, nella Sala Grifondoro, immersa nella lettura di uno di quei libri accademici, verbosi, puntigliosi ed assolutamente noiosi che solo lei poteva considerare interessanti. Sembrava tutta uno spirito natalizio. I capelli sciolti sulle spalle, il maglione beige e marrone con il collo alto ed i fiocchi di neve ricamati, la lunga gonna di velluto – che aria adulta, le dava… - le calze che s’intravedevano fra l’orlo e gli stivaletti scamosciati, tutto così graziosamente in tinta, raffinato e semplice, tutto così Hermione…
Lei sollevò lo sguardo e gli sorrise, così, senza un perché. Non avevano ancora spiccicato una parola da quando avevano salutato Ron in stazione.


L’aveva pensato, ok?, “Che senso ha dormire in due stanze diverse? Siamo solo noi due, anche se stiamo nella stessa stanza non è un problema”. L’aveva pensato, sì, ma non l’aveva detto, né mai si sarebbe sognato di farlo, ed allora come, come?!, poteva lei permettersi di tirare fuori una proposta simile?! Avevano sedici anni – “ed allora?”, chiedeva una parte di lui, “appunto!”, diceva l’altra.
Non seppe che rispondere a quel “potremmo dormire insieme”. Ma evidentemente, l’Hermione che, trionfante, faceva il suo ingresso nel dormitorio maschile, portandosi dietro pigiama e spazzolino da denti, non aveva posto nessuna domanda, aveva semplicemente espresso le sue intenzioni. Che poi era un po’ come avesse detto “dormirò con te” al posto di “potrei dormire con te”. Sono cose che fanno sentire imbarazzati. O no?
- In che letto potrei mettermi…?
- Bè… - balbettò lui guardandosi intorno, - c’è quello di Neville…
- Che?! – lo interruppe lei con un’espressione stupita, - Ma è completamente dall’altro lato della stanza, rispetto al tuo!
“E dunque?”, avrebbe voluto chiedere Harry, ma non ne ebbe il tempo, perché lei subito si fiondò sul letto proprio accanto al suo.
- E’ di Ron questo, vero? Sì, non ci saranno problemi…
- M-Ma Hermione…
- Bè? Se volessimo parlare un po’, prima di addormentarci? Se io mi coricassi da Neville, mi dici come potremmo sentirmi? Dovremmo urlare!
Tralasciando il fatto che non credeva avrebbero avuto bisogno di dire alcunché, visto quanto fitta ed intensa fosse stata la loro conversazione fino a quel momento, averla così vicina, proprio lì, ad un passo, tanto che sarebbe bastato sfuggire alle coperte per…
…fermo, Harry, datti una calmata.
Respirò a fondo. “Cerchiamo di ignorare tutto questo”, si disse scuotendo il capo.
Mentre lui cercava di non pensare – tanto che il cervello prese a pulsargli violentemente – lei s’infilò in bagno e ne uscì poco dopo, i capelli appena spazzolati, l’alito fresco di dentifricio – immaginò – avvolta in una deliziosa salopette grigia e rossa in pile, andandosi a sedere sul letto di cui poco prima aveva preso possesso.
- Sono già le undici… - mormorò incerta per spezzare il silenzio, - Non so, potremmo… magari giocare a scacchi, prima di addormentarci…?
- No! – si affrettò a dire lui.
Lei lo guardò, tra lo stupito e l’offeso.
- A dire la verità sono un po’ stanco… - si giustificò, - preferirei andare a dormire.
- Ah. Capisco. – annuì lei abbassando lo sguardo, delusa, - Allora buonanotte.
- Buonanotte.
Scappò in bagno, e vi rimase chiuso per mezz’ora, terrorizzato. Da cosa? Non lo sapeva neanche. Cosa aveva paura di vedere, cosa aveva paura di poter fare…?
Quando tornò a letto, grazie a Dio, Hermione già dormiva. S’infilò tra le coperte, e vi si avvolse talmente stretto che non sarebbe riuscito a sciogliersi neanche con un incantesimo.


- Ma come hai fatto, Harry?! – disse Hermione ridendo come una pazza, le mani sullo stomaco, guardandolo rotolare confusamente fra le coperte, senza riuscire a sbrogliare la matassa in cui era finito.
- I-Invece di ridere, dammi una mano! – si lamentò imbarazzato, continuando a dibattersi, - Sto soffocando!
- Poverino! – rise ancora lei gettando indietro il capo.
- Hermione, ti prego!
Ancora ridacchiando, ma serrando le labbra per trattenersi, lei afferrò due lembi del copriletto – ormai completamente fuso col piumone e col lenzuolo – e li strattonò, liberando Harry come il ripieno di un involtino, e facendolo roteare tanto velocemente da dargli la nausea.
- Ma mi spieghi perché ti sei imprigionato così?
- E che ne so! – mentì lui ancora rosso di vergogna, - Rigirandomi nel sonno, credo…
- Va bene, va bene… vediamo se hai ricevuto regali?
“Ah, già, oggi è il venticinque”, pensò Harry, ed annuì, alzandosi dal letto un po’ controvoglia.
Già sapeva quanto le possibilità di ricevere regali fossero basse, per lui, perciò non si stupì di non trovarne nemmeno uno.
Guardò Hermione, sorridendo sereno.
- Va bè. Tu hai già aperto i tuoi? – chiese, osservando che sotto l’albero non c’era più l’ombra di un pacchetto.
Lei sorrise, triste, e scosse il capo.
- Non… non ne hai ricevuti…?
- Evidentemente no, Harry, non farmelo dire, non è un piacere!
- Ma… come mai?
- Ho litigato con i miei. Volevano che andassi da loro per le feste.
- …e tu perché sei rimasta qui?!
La vide impallidire, e poi arrossire violentemente.
- Non mi andava, quest’anno, preferivo rimanere qui.
“E perché?”, ebbe voglia di chiedere, ma la vide così a disagio che tacque.


Fondamentalmente, per passare il tempo, mangiarono. Cucinarono insieme un pranzo luculliano, senza usare la magia perché ci avrebbero messo troppo poco, ed invece loro avevano bisogno di occupare i minuti, facendo una gran confusione di pentole e padelle e tegami e stoviglie e schizzando sughi e ripieni tu tutto il pavimento e su ogni piastrella delle pareti. Risero un sacco, mangiarono tutto – per quanto in realtà non tutto potesse dirsi buono.
Sul tardo pomeriggio, a Hermione venne voglia di una passeggiata. Uscirono stringendosi nei cappotti, c’era un freddo cane. Ma lo spettacolo che si presentò ai loro occhi sarebbe valso anche temperature più rigide.
Il cielo era completamente sgombro, ed il sole che, all’orizzonte, calava sulla pianura, lo tingeva d’arancio e rosa, mentre già ad est, verso le montagne, cominciava ad intravedersi la prima pennellata del blu della notte. Una sottilissima falce di luna già condivideva la sua casa con l’astro morente, circondata da qualche fioca stellina, mentre, poco più ad ovest, Venere già splendeva fulgida, prima ed ultima stella della sera.
- Harry! Guarda! – disse Hermione entusiasta, prendendolo distrattamente – o almeno così a lui parve – per mano e conducendolo alcuni passi avanti, come pensasse che avanzare fosse un modo per avvicinarsi a tutta quella meraviglia.
Si sedettero sul prato umido, vicinissimi, cercando di riscaldarsi. Gelavano, ma non avevano alcuna intenzione di rientrare.
La luce del sole rendeva più scura la pelle di Hermione, e sembrava farle brillare gli occhi.
- Non ho mai visto un tramonto così, in inverno. – commentò lui rapito da tutto.
- E’ vero, sembra quasi estate. – annuì lei. E poi fece qualcosa di assolutamente inaspettato: abbandonò il capo sulla sua spalla, accomodandosi contro di lui.
Panico.
- Harry…
Poteva sentire qualcosa di diverso, nella sua voce. Un accento che non aveva mai sentito provenire da quelle labbra.
Un accento romantico.
Panico!
- Harry, lo sai cosa si fa davanti ad un tramonto estivo? Quando il cielo è rosa e celeste e le nuvole sono così sottili che quasi ci vedi attraverso…?
“Oddio, cosa intende?”.
Panico.
- Non… non ho capito… - disse, incerto.
Ma, oddio, PANICO.
Panico mentre la sentiva girarsi, sollevarsi aiutandosi con le mani, puntellandosi sulle sue ginocchia, sfiorargli il naso con la frangetta, poi arrivare a guardarlo dritto negli occhi, prima di chiuderli e spostarsi in avanti giusto per quel centimetro decisivo che…
Oddio, lo stava baciando.
Panico!
Si separò da lei con uno scatto, alzandosi in piedi. Lei cadde a peso morto, e quando si risollevò lui vide che era sporca di terra ed erba, rossa d’imbarazzo e prossima al pianto.
- Herm… scusa… io non…
Gli diede le spalle, rimanendo immobile per qualche secondo, e poi fuggì via verso Hogwarts.
Ed una parte di lui avrebbe voluto seguirla e consolarla, mentre l’altra parte si sentiva troppo stupida e colpevole perfino per questo.


Rimase a guardare il sole scomparire, ed il cielo farsi buio pesto. Rimase fuori finché la luna non fu alta e perpendicolare sopra la sua testa, e lui non sentì troppo freddo per poter restare ancora.
Ma Hermione era da Hogwarts, cavolo. Era nell’edificio, proprio lì, e l’avrebbe ignorato, nel migliore dei casi, o odiato per sempre.
Percorse il viale verso il maniero pensando a tutto quello che aveva preferito ignorare nelle ore precedenti. Bè, Hermione aveva indubbiamente tentato di baciarlo. E già questo basterebbe a turbare chiunque. No? E lui, bè, lui l’aveva fatta cadere faccia a terra, assurdo. S’era scostato come se fosse stata maleodorante, o contagiosa. Perché cavolo s’era spostato?
Cominciò a chiedersi un mucchio di cose. Tipo, cosa pensava di Hermione come ragazza? La riteneva carina? Erano solo amici prima? Ed avrebbero potuto continuare ad esserlo adesso? E lui voleva che continuassero ad esserlo oppure…
…oppure, già, nella sua mente cominciava a proiettarsi un’altra immagine, della saccente ragazzina dai gonfi capelli castani che gli era sempre sembrato di conoscere? L’Hermione che l’aveva fatto tremare, la sera prima, solo perché aveva deciso di dormire nel letto accanto al suo? L’Hermione che s’era fermato ad osservare, incantato, mentre era assorta nella lettura nella sala Grifondoro? L’Hermione che aveva litigato con i suoi per restare a Hogwarts per le vacanze natalizie… perché diavolo restare? C’era solo lui che…
Oh.
OH.
Cieco d’un idiota d’un Harry Potter.


Quando arrivò al castello, Hermione già dormiva, distesa su un divano della sala comune, un libro aperto abbandonato sul ventre ed i capelli scomposti a velare in parte il volto immobile.
La coprì con una coperta che rubò da uno dei letti del dormitorio, e rimase ad osservarla per tutta la notte, mentre nella sua mente tutto si faceva sempre più chiaro, le paure sparivano, e con loro i dubbi, le ritrosie, creando per contro nuove certezze, sempre più concrete e tangibili.
Le avrebbe parlato, sì, appena si fosse svegliata.
Prese sonno solo verso l’alba. Quando riaprì gli occhi, però, di lei nessuna traccia, a parte un biglietto scritto a mano, calligrafia pulita ed ordinata, ma frettolosa. “Torno a casa. Ci vediamo alla fine delle vacanze”.
No, non poteva finire così, senza neanche cominciare.
Ed Harry cominciò a correre.

*


- Chiedimelo ancora. Chiedimi ancora che cosa si fa davanti ai tramonti estivi.
- Avevi detto che non avevi capito la domanda. – ribatté Hermione incrociando le braccia sul petto e piantandogli addosso un terribile ed affilatissimo sguardo.
- Pazienza. Anzi, no, scusami. Ero… sono… un idiota. Ripetimela, ok?
- Per caso adesso hai qualcosa da rispondere? – chiese lei con un sorriso ironico che presto divenne triste, - Se non è qualcosa di carino, intendo, se vuoi farmela ripetere per ridermi in faccia o cose simili, allora ne faccio a meno, perché…
- Promesso. – la interruppe lui, nuovamente incalzato dal grido del treno.
- “Promesso” cosa, Harry?
- Promesso tutto quello che vuoi, non perdiamo tempo!
Il fischio insistette, ed Hermione ridacchiò sotto i baffi dell’impazienza del ragazzo. Davvero credeva che, dopo tutta quella sceneggiata, dopo averlo visto correre e gridare il suo nome, lei avesse ancora intenzione di partire…?
- Non ridere, dai. – si lamentò lui mentre l’imbarazzo gli nasceva sulle guance.
- Sai cosa si fa davanti ad un tramonto estivo, Harry?
- Quando il cielo è rosa e celeste e le nuvole sono così sottili che quasi ci vedi attraverso?
Lei annuì. Lui le si avvicinò e le sfiorò le labbra con due dita.
- Ci si bacia, credo. Perché è romantico.
- …anche se incredibilmente melenso e stereotipato, devo dire…
- Però piacevole e giusto.
La ragazza sorrise soddisfatta.
- Bravo. Ora metti in pratica cosa hai imparato, signor Potter.
Lui mise in pratica, e superò anche l’esame pratico, oltre a quello orale. Il treno partì stridendo, ed il biglietto di Hermione, bè, quello finì nella spazzatura.