animanga: aiichiro nitori

Le nuove storie sono in alto.

Pairing: Rin/Ai.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon, BDSM, Underage, Bondage, PWP.
- Rin, Ai e una corda molto stretta (e nient'altro).
Note: Scritta per la seconda settimana delle Badwrong Weeks, a tema BDSM, Non-con, Dub-con e Violence, su prompt Shibari.
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
WICKED AND DIVINE

- Rin-senpai, è troppo stretto.
Aiichiro si lamenta, ma la sua voce è dolce e densa come caramello. Rin lo guarda trattenendo il fiato per un attimo – la sua pelle bianchissima, i punti in cui i nodi vi pressano contro arrossandola, i segni che la corda gli lascia addosso quando lui prova a muoversi e lei si sposta di qualche millimetro, tendendosi, adattandosi alla sua nuova posizione per lasciargli ancora meno spazio di manovra, l’accenno di lacrime nel turchese dei suoi occhi, le sue labbra gonfie e umide di baci, quello inferiore che lui continua a stringere fra i denti quando Rin si avvicina abbastanza da baciarlo ancora ma finisce per non baciarlo mai.
È bellissimo, ma non è ancora perfetto.
Rin è sempre stato un perfezionista.
- Un attimo di pazienza. – gli dice, la voce che trema di voglia mentre gli si avvicina ancora e lo gira su un fianco. Sulla sua schiena, i nodi formano una catena che segue la curva sinuosa della sua spina dorsale. Si allargano in rombi perfettamente simmetrici e si chiudono a croce sopra ogni singola vertebra. Rin tira la corda con l’indice, la sente vibrare come la corda di una chitarra. Emette un suono basso che gli stringe lo stomaco e forza un gemito sulle labbra di Ai, che stringe le cosce istintivamente, tremando appena.
Rin aggrotta le sopracciglia, una mano che scivola lungo la sua coscia.
- Puoi ancora muoverti? – gli domanda.
Ai geme ancora. Prova a muovere le spalle e nel movimento la corda scivola sopra i suoi capezzoli eretti e turgidi. Per un attimo gli manca il fiato ed esala un sospiro arreso, mentre una goccia di liquido preseminale scivola dalla punta della sua erezione giù lungo la coscia sulla quale è appoggiata, facendogli il solletico, coprendolo di brividi.
Può ancora muovere le gambe troppo agevolmente, Rin lo nota dal modo in cui riesce a distenderle per qualche centimetro nel tentativo di aiutare la goccia a scivolare più in fretta, per liberarsi del fastidio.
- Aspetta, - dice, sollevandogli le gambe per raggiungere i nodi attorno alle ginocchia, - Stringo un po’ qui.
- Posso muovermi solo pochissimo, Rin-senpai, - mugola Ai ondeggiando i fianchi, impaziente, - Per favore…
- No. – Rin scuote il capo, severo, - Non va ancora bene.
Aiichiro inspira ed espira, chiudendo gli occhi. Rin sa che a questo punto è così duro che non sono più le corde a fargli male, che tutto quello che vuole è essere girato su un fianco e scopato fino a urlare, ma l’attesa renderà l’orgasmo più intenso, l’impossibilità di muoversi lo renderà travolgente – ed è questo che Rin vuole. Travolgerlo. Quel suo visetto pulito da bambino. La sua pelle, tutta bianca e rosa. Le sue labbra piene, invitanti come caramelle. Vuole sovrastarlo, maneggiarlo come una bambola, sentirlo arrendersi a lui completamente. Quello che già vede nei suoi occhi lucidi quando Aiichiro lo guarda in classe o durante gli allenamenti in piscina, vuole vederlo anche qui, vuole vederlo riflettersi nel suo corpo, vuole saperlo del tutto abbandonato alle sue mani, vuole sentirsi come se per qualche minuto, quei minuti in cui Ai si avvicina stringendo la corda fra le mani delicate e lo bacia piano, chiedendogli se gli va di giocare con quell’innocenza del tutto priva di malizia che rende le sue parole ancora più sporche, quei minuti in cui Ai si stende sul letto, incrocia le braccia dietro la schiena, piega le gambe ed aspetta i nodi, per quei minuti lui potesse decidere ogni cosa per Ai. Quando provare piacere. Quando provare dolore. Quando ricevere un bacio, una sculacciata o una carezza. O l’ondata di piacere bollente della sua erezione che si fa strada dentro di lui.
- Prova a muoverti adesso. – gli dice piano, piegandosi su di lui. Lo bacia sotto un orecchio ed Ai si lecca le labbra ed obbedisce.
- …non ci riesco. – ammette in un gemito liquido.
Rin sorride, accarezzandogli un fianco. La corda si incrocia anche lì, affondando nella sua pelle ogni volta che Ai prova a spostare il peso su un altro punto del corpo. Può sentirlo respirare affannosamente e sa che il dolore è già confuso, adesso, non sa più se esiste per segnalare il pericolo o la promessa di qualcosa di piacevole.
- Rin-senpai… - lo chiama Ai, pianissimo, un filo di voce che gli si insinua sottopelle, ipnotizzandolo. Preme le dita contro la sua coscia, lasciando l’impronta bianca dei propri polpastrelli, un’impronta che sbiadisce subito, non appena smette di toccarlo.
I segni della corda, invece, quelli restano. Rin li osserva per qualche istante, la testa che si svuota. Per un momento Ai non è più una persona, è un’opera d’arte, la cosa più perfetta che Rin abbia mai creato con le sue mani.
Poi Ai lo chiama ancora e l’opera d’arte torna una cosa viva, una cosa viva e pulsante. Rin lascia scivolare la mano lungo la sua coscia, percorrendone la lunghezza in punta di dita. Dita che si chiudono attorno alla sua erezione, la accarezzano lentamente.
La voce di Ai si spezza in un gemito piagnucoloso, il suo respiro si fa più svelto, più concitato. Rin sente la curva morbidissima del suo pancino che si solleva e si abbassa contro il suo pollice mentre lo masturba.
- Rin-senpai, ti prego, - piagnucola Ai, provando a muoversi, a scivolare verso di lui sul materasso. I nodi affondano, Ai si ferma subito.
Rin sorride, baciandogli il collo.
- Ho capito, ho capito. – gli sussurra addosso, stendendosi su un fianco alle sue spalle. Ai prova a voltarsi per chiedere un bacio, ma la torsione del collo serve solo a spingere i nodi ancora più in profondità sulle sue scapole e sulla curva della sua spalla, perciò smette subito di provarci e appoggia la testa contro il cuscino, espirando pesantemente mentre chiude gli occhi.
- Ti prego… - mugola soltanto, inarcando la schiena, offrendoglisi senza vergogna.
Rin gli appoggia una mano su una natica, stringendo piano. Ne saggia la consistenza sul palmo bene aperto, la morbidezza della carne, l’accenno di muscoli non ancora pienamente sviluppati. Aiichiro è ancora così piccolo, cedevole sotto le dita, modellabile come cera. Rin lo accarezza e poi espone la sua apertura, osservandola contrarsi in uno spasmo di voglia.
Non può più aspettare.
Stringe la propria erezione fra le dita, accarezzandosi un paio di volte prima di spingerne la punta contro l’apertura di Ai. Lui geme ad alta voce, il suo intero corpo si tende, i nodi si stringono, lo inchiodano al materasso.
- Fa male? – chiede Rin, affondando dentro di lui lento come una tortura.
- Sì. – mugola Ai, le guance arrossate, le labbra umide dischiuse per lasciar scivolare fuori i gemiti.
Rin sorride contro la sua pelle.
- Bene. – risponde.
Gli stringe un fianco con una mano più per sentirlo sotto le dita che perché gli serva per tenerlo fermo, e spinge i fianchi in avanti, sfidando la frizione, la forza con cui i muscoli di Ai si tendono attorno alla sua erezione. Gli si pianta dentro fino in fondo, i testicoli che sbattono contro le sue natiche, l’aria che per un secondo si riempie del suono delle loro pelli che collidono violentemente l’una contro l’altra, riecheggiando nel silenzio della loro stanza come uno schiaffo.
Aiichiro grida, gettando indietro il capo, e poi grida ancora per il movimento brusco. La sua erezione arrossata si tende, sfiorandogli la curva dello stomaco. Vuole disperatamente essere toccato e Rin non aspetta che debba chiederlo, riprendendo a masturbarlo piano mentre lo scopa forte, fortissimo, ogni spinta più profonda della precedente, come volesse occupare tutto lo spazio disponibile, tutto quello che c’è.
- Rin-senpai, - mugola Aiichiro, i fianchi che seguono il movimento delle mani di Rin, per quanto possono, - Per favore, sto… voglio venire, fammi venire, ti prego.
- Come siamo impazienti. – risponde Rin, fingendo disappunto. La maschera regge solo per qualche istante, il tempo di scivolare fuori dal corpo di Ai quasi completamente, di rallentare il movimento della propria mano fin quasi a fermarsi, di dargli l’illusione di potersi alzare ed andarsene, di poterlo lasciare lì prima di aver raggiunto l’orgasmo, per scavargli quel vuoto nello stomaco che presto riempirà di piacere.
- Senpai, ti prego, - Aiichiro singhiozza, le guance rigate di lacrime, - Ti prego, non ti fermare.
Rin stende le labbra in un sorriso indulgente, baciandolo dietro un orecchio e poi lungo il collo.
- D’accordo, Ai. – sussurra.
Riprende a spingersi con forza dentro di lui, i fianchi che ondeggiano più velocemente, adesso. Le carezze attorno alla sua erezione sono ugualmente veloci, impongono al suo respiro un ritmo concitato e confuso. Ai prende a gemere a voce così alta che per un secondo Rin si preoccupa che qualcuno possa sentirli, ma poi lo guarda, il rossore delle sue guance, i capelli tutti scompigliati sulla testa, il punto esatto in cui i loro corpi si fondono in uno dove la sua erezione scompare dentro al suo corpo oltre l’anello teso dei muscoli attorno alla sua apertura, e non gli importa più che qualcuno possa sentirli, l’importante è che possa sentirli lui.
Viene con un gemito controllato, svuotandosi dentro di lui in getti caldi e improvvisi. Ai viene subito dopo, come se il suo orgasmo fosse stato richiamato dal proprio. Schizza sulla curva della sua pancia, sulle dita di Rin, sulle lenzuola. Rin sente il bisogno irresistibile di leccarlo, e prima ancora di essere riuscito a superare i brividi del suo stesso orgasmo sta già uscendo da lui, costringendo Ai ad un gemito bagnato mentre sente il suo sperma scivolare fuori dalla propria apertura a colare lungo la curva delle natiche.
- Senpai…? – domanda, confuso dal movimento improvviso.
Senza rispondere, Rin lo volta sulla schiena e gli lecca la pancia, poi il cazzo ancora teso, fino a ripulirlo del tutto.
Lo prende in bocca perché non riesce a farne a meno e si sofferma sulla sommità per qualche secondo, disegnando cerchi bagnati con la punta della lingua attorno alla fessurina in cima.
Ai scoppia in un singhiozzo che lo scuote tutto e poi affonda i denti nel labbro inferiore con tanta forza da tagliarsi. Rin lo nota e si allontana subito, sorridendo piano.
- Troppo presto? – domanda, passandogli il pollice sulle labbra per farlo smettere di morderle.
Ai schiude le palpebre e lo guarda con occhi liquidi. Annuisce piano, riprendendo a respirare normalmente.
- Va bene, - sospira paziente Rin, tornando a distendersi al suo fianco, - Più tardi.
Ai ridacchia piano, cercando di sciogliere i muscoli ancora tesi dall’orgasmo.
- Mi dispiace, senpai, - dice.
- Fai bene, - risponde Rin, ridendo a sua volta, - Sai quanto mi piace prendertelo in bocca.
- Infatti volevo fermarti, quando ho capito che volevi leccarmi, - sospira Ai, appoggiandosi a lui, - Sapevo che sarebbe finita così.
- Se avessi provato a fermarmi, mi sarei arrabbiato ancora di più. – annuisce Rin. Sa di poterlo dire solo perché in realtà non è arrabbiato per niente, ed Ai non aveva davvero nessun motivo di scusarsi.
Lentamente, gli accarezza le braccia, strette dalle corde ancora perfettamente tese. Hanno tenuto benissimo. Sono stati bravi, tutti e due.
- Fa male? – chiede.
- Sono un po’ indolenzito, - risponde Ai, voltando il capo verso di lui e nascondendolo contro la curva del suo collo, - Ma non fa male. Voglio restare così ancora un po’.
- Devo sciogliere i nodi, Ai. – sospira Rin, accarezzandogli il collo.
- Solo un pochino, - insiste Ai, strofinando il naso contro di lui come un gattino in cerca di coccole, - Pochi minuti. Per favore.
Rin sospira ancora, scuotendo il capo.
- Ti vizio troppo, - risponde.
Ma per sciogliere i nodi aspetta ancora qualche istante.
Genere: Romantico, Erotico.
Pairing: Rin/Ai.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon.
- "Comincia a sentire i gemiti fin dal corridoio."
Note: Non è Notte Bianca se non do almeno una prova al mondo che il RinAi è the kinkiest ship who ever sailed, a soprattutto che qualsiasi versione di Rin non lo dipinga come un disperato affamato di cazzo a cui piace prenderlo TANTISSIMO è una versione inaccurata del suo personaggio. Evviva me.
Scritta sul prompt "RinAi, Ai scopre che a Rin piace masturbarsi davanti allo specchio - e, di conseguenza, anche farci porcate davanti". Mi è piaciuto perché è così IC che volevo piangere dalla bellezza XD
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MIRROR MIRROR ON THE WALL
(who's the gayest of them all)

Comincia a sentire i gemiti fin dal corridoio. Mentre il desiderio gli stringe lo stomaco in una morsa dolorosa, si chiede distrattamente se al senpai non importi essere ascoltato, mentre fa queste cose. D’altronde, come l’ha sentito lui avrebbe potuto sentirlo chiunque altro. Sarebbe stato imbarazzante se fosse stato Mikoshiba senpai a trovarlo, al suo posto. Ma Matsuoka senpai continua a gemere senza ritegno, e sembra che di essere scoperto non gli importi davvero più di tanto, perciò Aiichiro si avvicina alla porta della stanza e la schiude discretamente, spiando all’interno attraverso lo spiraglio.
Il senpai è in piedi davanti allo specchio, e si tocca piano, lentamente, appena con la punta delle dita. È completamente nudo, e la curva della sua schiena è una linea ipnotica dalla quale Aiichiro non riesce a staccare gli occhi.
Attraverso le tende bianche e semitrasparenti tirate sulla finestra, la luce del sole passa senza difficoltà, rischiarando la stanza. Brilla sulla pelle lievemente abbronzata del senpai, mettendo in evidenza le linee nette e decise dei suoi muscoli mentre si tendono e si contraggono nello sforzo di tenere il piacere sotto controllo, per impedirgli di esplodere all’improvviso finché non è arrivato il momento giusto.
Aiichiro trattiene il fiato e deglutisce rumorosamente, o almeno così gli sembra, ma il senpai non si accorge di niente, e continua a fissare la propria immagine nello specchio attraverso le palpebre socchiuse. Si scruta con occhi pesanti di voglia, ed Aiichiro si ritrova a leggersi addosso quello stesso desiderio quando scorge il proprio riflesso nello specchio, assieme a quello del senpai.
Le dita strette attorno alla maniglia, Aiichiro si sente tremare, e poi si sente morire d’imbarazzo e vergogna nel momento in cui il senpai si china sullo specchio, appoggia la fronte sulla superficie riflettente e poi ruota lentamente il capo, voltandosi a guardarlo.
- Entri o no? – chiede, la voce arrochita dal desiderio ascoltando la quale Aiichiro non può fare a meno di ripensare ai gemiti che gli ha sentito pronunciare fino a un minuto prima.
Annuisce velocemente, entrando in camera e chiudendosi la porta alle spalle in un gesto affrettato e nervoso. Poi torna a voltarsi verso il senpai, come non volesse togliergli gli occhi di dosso neanche per un secondo, anche se non è chiaro nemmeno a lui se sia semplice voglia o una certa paura.
Il senpai, comunque, smette di curarsi della sua presenza molto presto. Restando appoggiato allo specchio, torna a guardarsi pochi istanti dopo, riprendendo il movimento lento delle dita lungo la propria erezione. Non si può neanche dire che si stia davvero masturbando, perché continua a sfiorarsi solo distrattamente, strofinando appena i polpastrelli contro la pelle arrossata e tesa di desiderio. Aiichiro non capisce se stia aspettando qualcosa o se semplicemente gli piaccia spingersi fino al limite massimo oltre il quale il piacere diventa un imperativo piuttosto che un diversivo.
Non è la prima volta che lo vede nudo, ma per qualche motivo si sente come se lo fosse. È la situazione, si dice, profondamente diversa rispetto a quello che è stato dividere lo spogliatoio con lui dopo un allenamento, o rispetto a quello che è giornalmente svegliarsi insieme e cambiarsi d’abito nella stessa stanza senza nessun imbarazzo.
Forse perché in questo momento il senpai non è solo nudo, ma esposto. Perché si sta toccando e non prova nessun imbarazzo neanche a mostrargli una cosa privata e segreta come quella. Perché gli sta mostrando proprio tutto, perché dove non arrivano gli occhi affamati di Aiichiro viene loro in aiuto lo specchio, che riflette la sua espressione persa, gli addominali tesi, i pettorali contratti, il bicipite gonfio nello sforzo di allungare il braccio e poi ritrarlo, seguendo la linea decisa della sua erezione.
Confuso dal movimento, stordito dai gemiti del senpai che ben presto cominciano a riempire il silenzio imbarazzato della stanza, Aiichiro si avvicina. Si solleva appena sulla punta dei piedi, spiando il riflesso del senpai nello specchio da sopra la curva della sua spalla. Vi appoggia sopra il mento e poi piega il capo, affondando il naso fra i capelli del senpai. Odorano di shampoo alla vaniglia. Il senpai deve avere appena fatto la doccia.
- Ti piace guardarti nello specchio, senpai? – gli domanda all’orecchio, aggrappandosi alle sue spalle e strofinando la punta del naso lungo la linea del suo collo, - Perché?
- Perché non dovrebbe? – risponde secco lui, piegando appena il capo, cercando un bacio.
Aiichiro esita, resta a pochi centimetri da lui. Poi deglutisce ed arriccia le labbra, sporgendosi verso di lui. Il senpai lo bacia senza grazia, mordendogli la lingua, le labbra, e poi il mento e una guancia.
Aiichiro geme, e lancia un’altra occhiata all’immagine riflessa nello specchio. Adesso il senpai non è più da solo, non c’è più solo lui a sfiorarsi guardandosi, adesso sono insieme, ed Aiichiro può guardarsi sfiorare il petto del senpai con le dita, può guardarsi mordergli una spalle, baciargli il collo. Può guardarsi mentre scivola con la punta della lingua lungo la linea netta della sua mascella, e la vista lo eccita.
- Sei bello. – gli sussurra addosso. Il senpai ringhia, irritato.
- Sta’ zitto. – gli dice, - Non rovinare tutto dicendo stronzate.
- Scusa. – risponde subito Aiichiro, arrossendo imbarazzato. Non sa cosa fare, vorrebbe chiedere al senpai ma ha paura di venire rimproverato ancora. Lui e il senpai non sono mai stati così vicini, e gli piace la naturalezza con la quale invece si sono avvicinati stavolta. Gli piace sentire il calore della pelle del senpai contro la sua, sentire il suo profumo così vicino, sentirsi vibrare la sua voce addosso, dentro, anche quando gli parla bruscamente. Non vuole interrompere questo contatto, e perciò non fa niente per cambiare la situazione.
- Ai, sei irritante. – dice il senpai dopo un po’, ed Aiichiro arrossisce ancora, agitandosi. Il senpai però non sembra arrabbiato, solo infastidito. – Spostati un po’… - gli dice, ed Aiichiro si allontana di qualche centimetro, lasciandogli giusto lo spazio per muoversi.
Al senpai non ne serve molto, comunque. Appoggia entrambe le mani aperte contro la parete, ai due lati dello specchio, si china in avanti e solleva il sedere, schiudendo le gambe.
- Se-Senpai…! – balbetta Aiichiro, guardando confusamente la sua schiena piegata e poi il suo viso riflesso nello specchio, come aspettandosi una risposta.
Il senpai fa schioccare la lingua, infastidito, e gli lancia un’occhiata severa.
- Hai bisogno dei sottotitoli? – domanda ruvido.
Aiichiro deglutisce, scuotendo il capo. No, non ha bisogno dei sottotitoli. Sembra tutto troppo bello per essere vero, eppure è anche tutto troppo fisico, troppo reale per essere un sogno. La pelle del senpai è calda e morbida sotto i suoi polpastrelli, il suo profumo è forte e piacevole, il suono della sua voce è intenso, penetrante, ed Aiichiro si sente svenire mentre pensa che il senpai gli sta chiedendo di fare questo, si sta piegando per lui, si sta esponendo per lui, vuole che sia lui a dargli piacere, e adesso non gli importa nemmeno che glielo stia chiedendo solo perché lì intorno non c’è nessun altro, lo farà e basta, perché lo vuole da impazzire.
Si sistema dietro di lui, appoggiando entrambe le mani ai suoi fianchi sodi. Il senpai schiude le gambe un altro po’, gli lancia un’occhiata indecifrabile attraverso lo specchio e poi si appoggia indietro contro di lui, strusciandosi contro la sua erezione, ancora imprigionata dai pantaloni della tuta. Se ne libera velocemente, quasi con fastidio. Si appoggia sul senpai e si lascia scivolare fra le sue natiche, comprimendole lateralmente perché si chiudano attorno alla sua erezione, avvolgendola. La pelle del senpai è caldissima e lievemente umida, e muovendosi Aiichiro percepisce la propria erezione sfregarsi contro la sua apertura. La sente muoversi al suo tocco, schiudersi appena quando la stuzzica con la punta del pene, quasi ad invitarlo ad entrare.
Si morde un labbro con forza, scivolando ancora una volta fra le sue natiche. Sulla punta della propria erezione può vedere già brillare il riflesso delle prime gocce di liquido preseminale. La afferra con una mano e la strofina con forza contro l’apertura del senpai, lubrificandolo. Il senpai geme, chiude le mani a pugno.
- Scopami. – dice in un ringhio basso, - Adesso.
Aiichiro chiude le mani attorno ai suoi fianchi un’altra volta, e lo tiene fermo mentre affonda in un colpo dentro di lui. Il senpai inarca la schiena, gettando indietro il capo. Aiichiro vede le punte dei suoi capelli rossi solleticargli la nuca e per qualche motivo le trova così eccitanti che non può fare a meno di allungare una mano e stringere qualche ciocca tra le dita, tirandoglieli lievemente.
Il senpai china ancora un po’ il capo all’indietro, accompagnandolo nel movimento, e poi gli lancia un’occhiata arrabbiata.
- Chi ti ha dato il permesso di farlo? – chiede in un grugnito.
- Ne-Nessuno, senpai. – risponde Aiichiro, arrossendo. Poi abbassa lo sguardo sulla curva della sua schiena, e continuare sembra subito meno difficile. – Me lo sono preso. – dice.
Quasi si aspetta che il senpai si arrabbi ancora, che si allontani, che lo rimproveri e gli dica di stare al suo posto, ma il senpai non fa niente del genere. Anzi, in seguito alle sue parole sembra cambiare completamente. Aiichiro lo sente rabbrividire sotto le dita, e poi lo vede muoversi velocemente avanti e indietro, andando incontro alle sue spinte, accogliendolo in profondità dentro di sé. Geme ad alta voce, ogni tanto sussurra il suo nome, e quando Aiichiro capisce che ha dato la risposta esatta, che ha detto proprio quello che il senpai voleva sentirsi dire, è così felice che quasi gli viene da piangere.
Ma non ha tempo né modo di farlo, perché il senpai si muove troppo velocemente, contrae i muscoli attorno a lui, stringendo la sua erezione in una morsa all’interno della quale è quasi troppo difficile perfino muoversi. Lo tiene prigioniero dentro di sé, concedendogli di uscire e rientrare solo per un paio di centimetri ad ogni spinta, e tutto quello che Aiichiro pensa è che vorrebbe continuare così per sempre, tutto quello che vuole è il ripetersi continuo di due istanti infiniti, quello in cui affonda nel corpo del senpai e quello in cui ne esce solo per tornare ad affondare dentro di lui ancora.
Si piega sulla sua schiena, appoggiando il mento alla sua spalla e guardandosi riflesso assieme a lui nello specchio. Il senpai è rosso in viso, ha gli occhi chiusi e la bocca aperta, e con la mano accarezza velocemente la propria erezione allo stesso ritmo delle spinte di Aiichiro. Quando viene, schizza contro lo specchio, una linea biancastra irregolare che taglia in due i loro corpi ancora stretti l’uno all’altro. Poi si ferma, ansimante, stringe le gambe ed aspetta che anche Aiichiro abbia finito.
Quando viene, Aiichiro si allontana da lui a fatica, con le gambe tremanti. Vede il proprio orgasmo scivolare giù lungo una coscia del senpai ed arrossisce subito. Imbarazzato, si copre il viso e scuote il capo.
- Scusa, senpai! – dice, senza neanche sapere per quale motivo si stia scusando.
Il senpai si volta a guardarlo, dritto sulle gambe, apparentemente impassibile. Poi sospira, solleva un braccio e gli appoggia la mano sulla testa, scompigliandogli i capelli in una carezza affettuosa.
- Sei proprio un bambino. – gli dice.
Aiichiro solleva lo sguardo, e quando vede che il senpai gli sta sorridendo non riesce a trattenersi.
- Senpai! – urla, gettandogli le braccia al collo.
- Ai—! – lo rimprovera il senpai, cercando di tenerlo a distanza, - E smettila! Che schifo, siamo tutti appiccicosi, levati!
- Non m’importa! – Aiichiro scuote il capo, nascondendo il viso contro la curva del collo del senpai, ed il senpai sbuffa, smettendo di provare ad allontanarlo. Gli appoggia nuovamente una mano sulla testa, accarezzandogli i capelli, e gli gira un braccio attorno alla vita, stringendolo a sé.
- Va bene… - borbotta, - Solo cinque minuti, però.
Aiichiro decide che se li farà bastare.
Genere: Commedia.
Pairing: Rin/Ai, Makoto/Haruka.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Slash.
- "L’idea della cena a quattro era stata di Makoto, inizialmente. O forse era stata di Haruka e Makoto l’aveva soltanto assorbita per osmosi, e l’aveva poi proposta come propria per risparmiare ad Haruka la fatica di farlo da sé."
Note: Scritta per la Notte Bianca #2 della pagina No, ma io Free! lo guardo per la trama, eh? (♥) su prompt MakoHaru e RinAi. I quattro cenano insieme. Finiscono a parlare di sesso e Makoto e Haruka pensano di essere molto spinti, ma quando Rin e Ai iniziano a raccontare quello che fanno loro, il mondo crolla, una roba plottata con la Caska basandosi sull'headcanon per il quale la vita sessuale di tutte le coppie di Free! è assolutamente vanilla se paragonata a quella del RinAi.
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INVITO A CENA CON DELITTO

L’idea della cena a quattro era stata di Makoto, inizialmente. O forse era stata di Haruka e Makoto l’aveva soltanto assorbita per osmosi, e l’aveva poi proposta come propria per risparmiare ad Haruka la fatica di farlo da sé. Era per questi dettagli, d’altronde, che la loro relazione funzionava così bene, quella speciale telepatia alla cui esistenza Rin, inizialmente, si era rifiutato di credere, ma della quale, sulla lunga distanza, non aveva potuto che ammettere l’esistenza, con conseguenze che poi si erano sostanzialmente risolte nel rimescolare un po’ la loro routine, costringendo sia lui che Haruka a smettere di inseguire il sogno di una relazione che li avrebbe sicuramente resi due psicopatici nel giro di due mesi, per trovare qualcosa di meglio, che li facesse stare bene.
Non si erano mai serbati rancore a vicenda, tantomeno Rin ne aveva mai serbato nei confronti di Makoto. Odiare Makoto, aveva scoperto col passare dei mesi, era letteralmente impossibile. Quando anche, ogni tanto, si comportava in modo fastidioso, o si trincerava dietro uno di quegli atteggiamenti da martire penitente che Rin gli avrebbe volentieri strappato di dosso a unghiate, bastava guardarlo anche mezzo secondo in viso e il suo sorriso, di qualunque tipo fosse – triste, divertito, dolce –, era in grado di farti dimenticare ogni cosa. Makoto era una di quelle persone che non odi mai, che potrebbero farti di tutto ma tu torneresti sempre comunque a perdonarle. In più, Makoto non faceva mai letteralmente niente di male, per cui anche quella di perdonarlo era una fatica che non dovevi mai fare. Se c’era una persona con la quale Rin potesse convivere pacificamente era lui, perciò interrompere ogni rapporto per un motivo ridicolo del tipo “mi ha portato via il ragazzo!”, quando poi non era nemmeno vero, non era mai stata neanche un’opzione.
Per Haruka le cose erano lievemente più complesse, ma d’altronde lo erano sempre state. La sua idea di Rin era l’idea di qualcosa di passeggero che invece lui avrebbe voluto ancorarsi addosso, in qualsiasi forma purché ci riuscisse, per cui era spaventato, onestamente spaventato dal pensiero che la loro nuova “organizzazione sentimentale” – come amava chiamarla Rei, dichiarando di non volerci avere niente a che fare quando Nagisa gli proponeva di chiudere il cerchio infilandosi nel suo letto a sorpresa durante la notte entrando attraverso la finestra – potesse dare a Rin un qualche motivo per sparire di nuovo.
Da cui, l’idea delle attività in comune. Da cui, la cena.
Di fronte all’usuale piatto di sgombro arrosto, quella sera, Rin ed Aiichiro presero posto di fronte a Makoto ed Haruka e si lasciarono scivolare serenamente nel più imbarazzato dei silenzi, interrotto solo ogni tanto dal rumore delle forchette contro i piatti e dei bicchieri che venivano sollevati e riposati sul tavolo quando qualcuno aveva sete. Nonostante Ai fosse recentemente diventato una specie di estensione di Rin, e nonostante questo processo di assorbimento all’interno del suo corpo come un terzo braccio o qualcosa di ugualmente ridicolo ma irrinunciabile fosse stato genericamente accolto bene un po’ da tutti, contenti, per una volta, di vedere Rin in grado di relazionarsi in maniera sana con un altro essere umano che non fosse il proprio riflesso nello specchio, la sua presenza portava ancora un po’ di imbarazzo, nel gruppo, specie quando finiva involontariamente per ridurre a zero gli argomenti di conversazione – dal momento che Rin aveva tassativamente proibito agli altri di parlare del loro comune passato di fronte ad Ai, per non farlo sentire tagliato fuori o meno importante.
Fu Haruka, esasperato da un silenzio durato ormai più di mezz’ora, il primo a spezzarlo.
- Insomma. – disse a bassa voce, il viso composto nella solita maschera di indifferenza, - State insieme da quanto, ormai?
- Sette mesi. – rispose trionfante Aiichiro, sorridendo felice come faceva ogni volta che poteva discutere del suo argomento di conversazione preferito, ovvero l’epica battaglia che aveva combattuto contro “i demoni del passato di Matsuoka-senpai”, come gli piaceva chiamarli, per conquistare il suo amore, - E venticinque giorni.
- Quanta precisione. – rise Makoto, terminando il suo sgombro, - Fai il conto alla rovescia per celebrare l’ottavo?
- Naturalmente. – annuì Aiichiro, entusiasta.
- Ai. – sospirò Rin, aggrottando le sopracciglia, - Ti prendono in giro.
- Solo un pochino. – rispose Haruka, senza cambiare espressione, sollevando una mano ed avvicinando il pollice e l’indice per indicare quanto poco.
- Lasciatelo in pace. – sorrise Rin, allungando una mano ed appoggiandola sulla testa di Aiichiro, scompigliandogli appena il caschetto, - Lo sapete com’è.
- Ma è divertente. – rise Makoto, e poi si voltò a guardare Ai, sorridendo gentilmente, - Lo facciamo per affetto, eh. – si affrettò a rassicurarlo, - È bello vedervi insieme. Sembrate felici.
- Siamo più che felici. – ribatté Rin, - Felici e soddisfatti, grazie mille.
Haruka aggrottò lievemente le sopracciglia, lanciando a Rin un’occhiata indecifrabile da sotto in su. Aveva accettato senza troppi problemi l’idea che Rin potesse mettersi con qualcuno e che quel qualcuno non potesse in alcun modo essere lui, ma non si poteva comunque dimenticare il fatto che, per anni, Rin fosse stato il suo unico chiodo fisso a parte l’acqua, in un modo o nell’altro. Questo sentimento così vecchio a tratti ritornava a galla senza che lui potesse fare niente per fermarlo, senza che nemmeno se ne accorgesse, e questo lo portava, ogni tanto, solo ogni tanto, ad infastidirsi. Il che portava poi sempre a casini vari ed eventuali, perché Rin ed Haruka non erano in grado di gestire in maniera normale neanche una fisiologica irritazione da gelosia. Ogni cosa finiva per trasformarsi in una competizione di qualche tipo, e infatti Makoto non si stupì particolarmente di sentire pronunciare ad Haruka il commento che pronunciò. Lo temette, ma stupirsene, no, non più di tanto.
- Noi siamo più felici. – dichiarò con ingiustificabile sicurezza, - E più soddisfatti.
Rin aggrottò le sopracciglia, fissandolo astioso.
- Che vorrebbe dire? – borbottò.
- C’è un così bel tempo, fuori! – disse Makoto, battendo le mani, - Non pensi anche tu, Nitori-kun?
- Uh—? – biascicò Aiichiro, guardandolo con smarrimento, - Ma piove.
- Potremmo uscire tutti insieme a fare una passeggiata. – insistette Makoto, sperando che ciò fosse sufficiente a deviare la conversazione prima che avesse il tempo di trasformarsi in una guerra mondiale. Ma nel vedere che né Rin né Haruka sembravano inclini a smettere di fissarsi con rabbia, aggiunse – Potremmo andare a nuotare da qualche parte! – convinto che, di fronte a questo, Haruka avrebbe ceduto senza alcun dubbio.
E invece no.
E Makoto capì che non c’era più niente da fare – e si rassegnò al pensiero – quando, di fronte alla prospettiva di andare a nuotare, fosse anche in una pozzanghera, Haruka non aveva nemmeno distolto lo sguardo.
- Ieri, - disse Haruka, senza cambiare espressione, - Stavo cucinando lo sgombro. Indossavo il costume, e sopra il costume solo il grembiule. Makoto è tornato a casa dopo aver fatto la spesa e, appena mi ha visto, ha lasciato cadere le buste per terra e mi ha scopato sul ripiano della cucina.
- Ha—Haru! – urlò Makoto, voltandosi a guardarlo all’improvviso e coprendosi il viso con entrambe le mani per tentare di nascondere l’imbarazzo che gli arrossava le guance, - N—Non dire queste cose!
- Perché? – domandò Haruka, scrollando le spalle, - È vero. E se Rin dice di essere più felice e soddisfatto di me, deve dire qualcosa di almeno altrettanto bello.
Per un paio di secondi, Rin sembrò sul punto di rispondere qualche cosa. Aiichiro, seduto educatamente al suo fianco, le belle sopracciglia sottili aggrottate a disegnare una linea perfetta sopra i suoi occhi azzurri, lo fissava intensamente, aspettando diligente la sua risposta.
Dopo quel paio di secondi, però, Rin si limitò a distogliere lo sguardo, scrollando le spalle.
- Hai ragione, - disse, - Siete più felici e soddisfatti voi.
Haruka stava per concedersi uno sbuffo ed un’espressione altezzosa per festeggiare la propria vittoria, quando Aiichiro batté entrambe le mani contro il tavolo.
- Cosa?! – strillò, - Ma— Matsuoka-senpai!
- Riuscirai mai ad abituarti a chiamarmi Rin?
- …ma mi hai detto che ti piace quando ti chiamo Matsuoka-senpai, soprattutto quando—
- Ai! – lo rimproverò Rin con un’occhiataccia, ma Aiichiro, infastidito, scosse il capo e lo fissò con ostinazione, ben deciso a non lasciarsi zittire sul punto.
- No! – disse, - Rin. Non è vero. – poi si voltò verso Haruka, sorridendo. – Ieri io e il senpai siamo andati in piscina di notte, mentre tutti dormivano. Il senpai mi ha legato alla scaletta con gli occhialini, mi ha infilato la cuffietta appallottolata in bocca e poi mi ha scopato in acqua! Subito dopo, io mi sono immerso e gliel’ho preso in bocca in apnea! Cinque minuti interi!
- C—Cosa? – biascicò Makoto, arrossendo ancora, mentre Haruka, al suo fianco, spalancava gli occhi.
- E il giorno prima! – proseguì Aiichiro, - Il giorno prima, quando sono tornato in camera dopo il mio allenamento pomeridiano, ho trovato il senpai che strillava al telefono con Kou-chan, rimproverandola per aver lasciato in camera sua il suo costume da bagno, e allora gli ho chiesto di indossarlo e lui l’ha fatto, e poi mi ha chiesto di scoparlo con ancora il costume addosso, ed io l’ho fatto, ed è stato bellissimo!
- Ma— Ma il costume da bagno di Kou! – strillò Makoto, lanciando sguardi ormai quasi isterici a Rin, ad Haruka e poi di nuovo a Rin.
- E il giorno prima ancora! – continuò Aiichiro, ormai inarrestabile, - Quando il senpai è tornato dalla mensa io avevo appena finito di riordinare la mia scrivania, e lui mi ha detto che ero stato così bravo da meritarmi un premio, per cui mi ha fatto piegare in avanti e mi ha leccato per quarantacinque minuti, facendomi venire senza neanche masturbarmi! O, aspetta. – si interruppe, dubbioso, - Forse questo è stato all’inizio della settimana, forse due giorni fa abbiamo usato il dildo a due teste…? – chiese, lanciando a Rin un’occhiata genuinamente curiosa.
- Adesso basta! – sbottò lui, premendo la propria mano contro la bocca di Aiichiro per impedirgli di continuare a parlare, nonostante il ragazzino continuasse a borbottare contro la sua pelle parole incomprensibili, - Basta così. – sospirò, prima di voltarsi a guardare Haruka.
Lo trovò bianco in volto, praticamente cereo, gli occhi azzurri ormai diventati due pozze enormi che quasi sembravano mangiargli via metà della faccia.
- È… - domandò Haruka, deglutendo a fatica, - È tutto vero? Quello che ha detto?
Rin rifletté per qualche secondo sulle proprie possibilità, prima di decidere cosa rispondere. E ad annunciare l’arrivo della decisione fu un sospiro arreso.
- No. – ammise con tono lamentoso, - No, Ai vi stava solo prendendo in giro. Era una piccola vendetta per averlo preso in giro perché fa la conta dei giorni. – si voltò a guardare Aiichiro, liberandogli la bocca, - Non è così, Ai?
Aiichiro lo guardò per un paio di secondi, sbattendo le lunghe ciglia ricurve e poi sospirando e abbassando lo sguardo.
- È così. – biascicò, chinando il capo verso Haruka e Makoto, - Vi chiedo scusa, è stato un comportamento infantile da parte mia. Non lo farò più. Mi dispiace di avere inventato cose così imbarazzanti. Perdonatemi!
Prima di dire qualsiasi cosa, Makoto si voltò a guardare Haruka, e si permise di sorridere solo quando vide il suo volto riacquistare colore.
- Non preoccuparti. – disse quindi, rivolgendosi ad Aiichiro, - Stavamo solo giocando.
Rin annuì, e poi si alzò in piedi.
- Adesso è il caso di andare via. – disse, - Siamo in ritardo.
Aiichiro annuì a propria volta, alzandosi in piedi per seguirlo.
Makoto ed Haruka li osservarono allontanarsi sulla soglia della porta, Haruka perfettamente immobile, Makoto agitando una mano in segno di saluto.
- Dildo a due teste, mh? – rise Makoto, - Non poteva che essere uno scherzo.
Haruka gli lanciò un’occhiata incerta e poi sbuffò, scrollando le spalle.
- Vado a farmi un bagno. – dichiarò. Makoto ritenne opportuno non insistere.
*
- Matsuoka-senpai? – lo chiamò Aiichiro, e Rin lasciò andare uno sbuffo lamentoso, lanciando uno sguardo supplice al grigio cielo invernale sopra le loro teste.
- Rin, - sbottò infastidito, - In che lingua te lo devo dire? Chiamami Rin quando siamo in pubblico!
- Ma siamo solo noi due, adesso, Matsuoka-senpai. – ribatté Aiichiro con un sorriso sereno che non ammetteva repliche mentre lasciava scivolare le mani attorno al suo gomito, prendendolo a braccetto, - Comunque, perché hai mentito?
- Eh? – borbottò Rin, passandosi una mano fra i capelli.
- Le cose che ho raccontato erano tutte vere. – rispose Aiichiro, - Ma tu hai detto che stavo solo scherzando. Perché hai mentito?
Rin sollevò gli occhi al cielo un’altra volta, scuotendo il capo.
- Quello che Haruka non sa non lo spinge a lasciarsi consumare dall’acqua fino a sciogliersi come un ghiacciolo. – rispose, e poi aggiunse, sorridendo, - Lasciamogli credere di essere più felice di noi, se ne ha bisogno.
- Oh. – disse Aiichiro, annuendo appena e lasciandolo andare. Rin riuscì ad avanzare solo di qualche passo prima che la voce di Aiichiro lo fermasse, chiamandolo. – Senpai! – disse, correndogli dietro. Quando giunse accanto a lui, aveva le labbra piegate agli angoli da un sorriso da monello che diede a Rin dei brividi nient’affatto spiacevoli. – Resta il fatto che hai mentito. – disse, - E quindi dovrò punirti, una volta che saremo tornati in camera.
Rin sorrise a propria volta, annuendo impercettibilmente.
Aveva giusto voglia di provare un po’ di spanking.
Genere: Romantico.
Pairing: Rin/Ai.
Rating: PG.
AVVERTIMENTI: Slash, Fluff.
- "Non può dire che trovarlo in piscina a quest’ora lo stupisca più di tanto, in realtà."
Note: Scritta per la Notte Bianca #2 della pagina No, ma io Free! lo guardo per la trama, eh? (♥) su prompt RinAi. Bacio sott'acqua nella piscina della Samezuka. Di notte.
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NIGHTSWIMMING

Non può dire che trovarlo in piscina a quest’ora lo stupisca più di tanto, in realtà. Quando s’è svegliato e si è ritrovato solo in camera – dopo aver sbirciato giù dal proprio letto ed aver trovato quello del senpai vuoto – ha capito subito che il senpai doveva essere uscito, e vista l’ora non c’era altro posto che la piscina in cui potesse trovarsi.
L’ha fatto spesso, il senpai, recentemente. Svegliarsi di notte per andare a nuotare da solo in piscina, cioè. Aiichiro lo sa— be’, non perché l’abbia spiato, ovviamente. Seguire qualcuno per vedere dove va perché si è preoccupati che possa fare qualcosa di stupido non conta come spiarlo, no? E poi non è che sia rimasto lì nascosto a guardarlo notare. Il più delle volte, almeno. Ecco, sì, il più delle volte l’ha semplicemente seguito fino in piscina – per assicurarsi che stesse bene, ovviamente – e poi è tornato in camera – dopo aver continuato ad assicurarsi che stesse bene almeno per una decina di minuti; o anche mezz’ora –, non è mica mai rimasto a guardarlo nuotare così a lungo da dover poi scappare via in fretta per evitare di farsi scoprire un minuto dopo che il senpai uscisse dalla vasca. Almeno, non più di un paio di volte, ecco.
In ogni caso, il senpai ultimamente è andato spesso in piscina di notte, da solo, per nuotare, ed Aiichiro non sa bene perché, ma gli piace che il senpai lo faccia, perché ha una bella espressione mentre galleggia immobile, dondolando sulla superficie, con gli occhi chiusi e un sorriso largo e soddisfatto a piegargli le labbra. È proprio carino— non che Aiichiro lo direbbe mai al senpai, naturalmente. Il senpai si arrabbierebbe ed Aiichiro non vuole farlo arrabbiare. Anche perché il senpai, quando si arrabbia, lo minaccia di cambiare stanza, ed anche se questa minaccia ha cominciato a diventare più un gioco a due che una minaccia vera, negli ultimi tempi – “Ai, sistema la scrivania o cambio stanza!” “Ai, pulisci per terra o cambio stanza!”, “Ai, fai tutti i tuoi compiti o cambio stanza!” “Ai, butta qualcuna di quelle orribili statuette a forma di mucca o cambio stanza!” – ad Aiichiro non piace sentirglielo dire, e perciò cerca di fare il possibile per non farlo arrabbiare.
Così com’è adesso, le braccia larghe ai lati del corpo, le gambe appena divaricate, il capo lievemente rovesciato all’indietro, i capelli che galleggiano appena sotto la superficie dell’acqua, allargandosi in una chiazza rossa scura attorno alla sua testa, il senpai sembra fluttuare nel vuoto, ed è bellissimo. Sembra così libero, così felice. Aiichiro sa che è importante, per lui, e cerca di non disturbarlo. Sa che dovrebbe andare via, se non vuole che finisca come tutte le altre volte— no, come quelle due volte che è rimasto troppo a lungo ed ha rischiato di farsi scoprire, ma non riesce a muoversi. Il senpai è così bello. Aiichiro sogna di essere bello nello stesso modo, un giorno. Anche se forse non è essere così bello che vorrebbe, forse vorrebbe solo poter dire “è mio” quando pensa a quanto bello è il senpai.
- Ai. – dice il senpai all’improvviso, ed Aiichiro sente il cuore arrampicarsi fino in gola e soffocarlo, - Vieni fuori, dai.
Per un attimo, Aiichiro accarezza la possibilità di fingere di non trovarsi lì, voltare le spalle e scappare. Il senpai non può averlo visto, forse, se corre via, alla fine si convincerà di esserselo immaginato. Ma le sue gambe si muovono come dotate di una volontà propria, rispondendo alla richiesta del senpai nell’unico modo possibile, ed Aiichiro viene fuori dal suo nascondiglio, vergognandosi come mai in vita sua, stringendosi nelle spalle e guardando fisso il pavimento, avanzando a passettini minuscoli, come un bambino colto in flagrante a fare qualcosa che gli era stato esplicitamente proibito di fare.
- Senpai… - biascica, fermandosi a bordovasca e guardando altrove, - Mi dispiace.
Il senpai continua a sorridere, galleggiando indisturbato, e non apre nemmeno gli occhi, per rispondere.
- Ti sembro arrabbiato? – chiede.
No, il senpai non sembra arrabbiato. Ed Aiichiro lo sa com’è il senpai, quando si arrabbia, perciò scuote il capo. Poi si ricorda che il senpai non può vederlo e, un po’ imbarazzato, ripete la propria risposta ad alta voce. Troppo alta, forse, perché il suono riecheggia fastidiosamente, rimbalzando sulle pareti piastrellate e ritornando alle sue orecchie distorto.
Il senpai apre gli occhi, e finalmente lo guarda. Ma non smette di sorridere.
- Sei nervoso? – domanda.
Aiichiro guarda altrove, scrollando le spalle senza rispondere perché sa che, se parlasse, la sua voce finirebbe per tremare, tradendolo.
- Ti va di nuotare con me? – domanda il senpai, ed Aiichiro non riesce a trattenersi dal voltare di scatto il capo per guardarlo ed assicurarsi che stia dicendo sul serio. Da quando ha riallacciato i rapporti coi suoi amici d’infanzia, il senpai è diventato una persona molto meno complicata, da gestire, ma Aiichiro non l’ha mai visto così sereno, così disponibile, così completamente felice e rilassato. È una cosa preziosa, scopre all’improvviso, questo sorriso così tranquillo. Anche nei suoi momenti migliori, prima di adesso il senpai ha sempre avuto qualcosa di cupo, negli occhi e nel sorriso, qualcosa che tradiva immediatamente il suo nervosismo, la sua insoddisfazione, la sua infelicità.
Non c’è più traccia di quell’ombra sul suo volto, adesso, e nel notarlo, nel rendersene conto, Aiichiro arrossisce, e non ha più bisogno di ammettere niente, perché quello che prova diventa immediatamente così chiaro, dentro di lui, da non rendere necessaria nessuna confessione.
Annuisce impercettibilmente, con un movimento minuscolo che però il senpai nuota lo stesso, e sfila la maglietta ed i pantaloni del pigiama. È un po’ imbarazzato all’idea di nuotare indossando la biancheria intima, ma in questo momento non potrebbe rifiutare un invito del senpai neanche se fosse una richiesta assurda e impossibile, per cui decide di ignorare l’imbarazzo e, dopo essersi seduto sul bordo, lasciarsi scivolare all’interno della piscina.
Si immerge completamente, restando al di sotto della superficie per qualche secondo per godersi il calore dell’acqua sulla pelle. Può ancora percepire il senpai muoversi da qualche parte attorno a lui, ondeggiare appena le gambe e le braccia per rimanere a galla.
Quando riemerge, il senpai quasi sembra aspettarlo. I capelli bagnati gli si appiccicano addosso, sulle guance e sul collo, ed Aiichiro deve combattere l’impulso di scostarglieli di dosso solo per toccarlo, perché non l’ha mai visto più bello di così.
- Come… - domanda, la voce un po’ arrochita dall’imbarazzo e dal prolungato silenzio, - Come facevi a sapere che ero lì?
- Non sei molto discreto, quando segui le persone. – ride il senpai, ed anche la sua risata riecheggia per tutta la piscina, come la voce di Aiichiro, ma al contrario di quello della sua voce ad Aiichiro sembra il suono più piacevole di sempre. – Ho sempre saputo che venivi a spiarmi.
- Non ti spiavo! – protesta animatamente lui, aggrottando le sopracciglia, - Volevo solo essere sicuro che stessi bene, senpai!
- Cosa pensavi che avrei potuto fare? – ride ancora il senpai, allungando una mano a scompigliargli il caschetto bagnato sulla testa, - Ti sembro uno che fa cose stupide? Ti preoccupi sempre per delle cose ridicole.
Imbarazzato, Aiichiro abbassa lo sguardo.
- Non posso fare a meno di preoccuparmi. – ammette, le guance pallide che si colorano appena, - Forse è verso che non sei una persona che fa cose stupide, senpai, ma prima… quando andavi via… e volevi stare da solo… be’, quella era una cosa altrettanto stupida, da fare! – dice, tornando a guardarlo, - Non dovresti mai stare da solo, senpai. Qualsiasi cosa— qualsiasi cosa tu debba affrontare, puoi affrontarla con— con noi.
Il sorriso del senpai di allarga appena, gli occhi che si riducono a due fessure, brillanti come quelli dei gatti.
- Con voi o con te? – domanda, prendendolo in giro.
Indispettito, Aiichiro si immerge nell’acqua fino al naso e borbotta qualcosa. Le sue parole generano un piccolo vortice di bollicine che risale in superficie e poi si disperde, ed il senpai ride ancora, ma il suono della sua risata è diverso, non assomiglia a nessun’altra delle risate che Aiichiro gli ha sentito fare. È un suono dolce. Ed Aiichiro vorrebbe poter dire “è mio” anche di questo.
- Sei proprio scemo. – dice il senpai a bassa voce, - Ti preoccupi di cose sceme, ed inventi scuse sceme per seguirmi ovunque, e quando ti scopro e te lo dico ti imbarazzi e ti arrabbi ed è scemo anche questo.
- Senpai! – borbotta lui, piegando le labbra in un broncio offeso, - Smettila di—
- Ma mi piaci per questo. – dice il senpai, e qualsiasi cosa Aiichiro volesse chiedergli di smettere di fare non ha più senso, al momento, perché questo, questo, il senpai può farlo quando vuole. Può dirglielo quando vuole.
- …cosa… - prova a domandare, ma il senpai non gli lascia il tempo di concludere, e si immerge. Resta sott’acqua un minuto, poi due. – Senpai…? – domanda Aiichiro. Il senpai non riemerge. – Senpai! – strilla, e si immerge anche lui, aspettandosi di trovarlo svenuto o chissà che.
Ma il senpai non è svenuto. Il senpai sorride sott’acqua, e lo guarda con gli occhi bene aperti, e anche stavolta sembra quasi aspettarlo, e Aiichiro non sa bene come dovrebbe prenderla, o cosa dovrebbe fare, ma poi il senpai si avvicina in un movimento fluido, appoggia le mani sulle sue spalle per portarlo alla sua altezza, chiude gli occhi e lo bacia.
Dura pochissimo – e non è affatto come Aiichiro aveva sempre immaginato il loro primo bacio; non che l’abbia immaginato più di un paio di decine di volte, comunque – ma è lo stesso abbastanza per confonderlo come niente ha mai fatto prima. Eppure, allo stesso tempo, in qualche modo rende tutto ancora più chiaro.
Il senpai lo lascia andare ed Aiichiro torna a galla, quasi saltando sulla superficie come una boa. Il senpai riemerge pochi istanti dopo, le labbra tirate in un sorriso divertito, e comincia subito a nuotare verso la scaletta. Aiichiro lo osserva passargli oltre e poi si affretta a chiamarlo, correndogli dietro.
- S-Senpai! – grida, - Aspettami!
Il senpai non lo aspetta in acqua, ma si ferma a bordovasca, e quando anche Aiichiro raggiunge la scaletta gli tende la propria mano per aiutarlo ad uscire. Aiichiro arrossisce, ma accetta il suo aiuto, e poco dopo accetta anche l’asciugamano che il senpai gli porge. Ne aveva portati due. Il pensiero lo fa arrossire ancora.
- Ai. – lo chiama quindi il senpai, e Aiichiro solleva istantaneamente lo sguardo su di lui. Lo trova già voltato di spalle, ma ha piegato il collo in modo da potersi guardare indietro. In modo da poter guardare lui. – La prossima volta che mi segui di nascosto, cambio stanza. – lo minaccia sorridendo.
Aiichiro abbassa di nuovo lo sguardo, stringendo l’asciugamano al petto, imbarazzato.
- Scusa, senpai. – dice.
- E poi non hai bisogno di seguirmi di nascosto. – conclude il senpai, scrollando le spalle e cominciando ad allontanarsi, - Puoi venire con me.
Aiichiro solleva lo sguardo un’altra volta, illuminandosi in viso.
- Senpai… - sussurra, - Grazie!
Il senpai non gli risponde, ma ad Aiichiro va benissimo così.
Genere: Erotico.
Pairing: Rin/Ai.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon, Crossdressing.
- "In questo momento, il fatto che Ai abbia promesso di disfarsi delle cazzo di uniformi e poi non abbia mantenuto la parola è del tutto irrilevante, perché Rin l’ha sorpreso mentre stava provando la sua davanti allo specchio e semplicemente non è riuscito a resistere al desiderio di spingerlo verso il letto, stenderlo sulla schiena ed insinuarsi fra le sue cosce per scoparlo."
Note: Scritta per la Notte Bianca #2 della pagina No, ma io Free! lo guardo per la trama, eh? (♥) su prompt RinAi, p0rn, Nitori aveva promesso di restituire lui le uniformi da maido, ma non l'ha fatto, courtesy of quella mente perversa della Caska. Il RinAi chiama zozzeria infinita e noi lo amiamo per questo.
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TAKE TURNS

In questo momento, il fatto che Ai abbia promesso di disfarsi delle cazzo di uniformi e poi non abbia mantenuto la parola è del tutto irrilevante, perché Rin l’ha sorpreso mentre stava provando la sua davanti allo specchio e semplicemente non è riuscito a resistere al desiderio di spingerlo verso il letto, stenderlo sulla schiena ed insinuarsi fra le sue cosce per scoparlo. Ai ha finto di opporre resistenza per dieci secondi – una litania di “senpai— aspetta— chiudi la porta— se qualcuno ci vede…!” che Rin avrebbe del tutto ignorato se non fosse stata pronunciata con un tono lamentoso che già da solo è stato in grado di farlo eccitare ancora più della vista di Ai fasciato in quel vestitino nero cortissimo, le calze alte strette attorno alle cosce e la crestina fra i capelli corti – poi si è lasciato sfuggire un gemito ed ha gettato indietro il capo. La crestina gli è scivolata via dalla testa ed i suoi capelli chiari si sono sparsi come piccoli raggi di sole attorno a lui, sul cuscino, e Rin ha rinunciato a capirci ancora qualcosa. Ha rinunciato ad arrabbiarsi e si è anche ripromesso di non rimproverare Ai per aver mentito, una volta che avranno finito.
- Senpai…! – geme lui, stringendo le ginocchia mentre serra le dita attorno alle lenzuola, - Per favore…
- Se tieni le gambe così, non vedo niente. – protesta Rin in un ringhio basso e frustrato. Appoggia le mani sulle sue ginocchia e lo costringe a spalancare le gambe in un gesto secco, autoritario, che Ai accoglie con un gridolino strozzato, ma senza protestare. E adesso è nudo, esposto, l’ampia gonna del vestito da cameriera tutta arrotolata gli lascia scoperta metà della pancia, una curva così bianca e morbida che solo a guardarla a Rin viene voglia di smettere di scoparlo solo per chinarglisi addosso e coprirlo di baci e morsi. Ma gli basta guardare più in basso, al punto in cui la sua erezione scivola svelta, senza difficoltà, dentro e fuori dal corpo di Aiichiro, bagnata e lucida di saliva e lubrificante, per farsi passare la voglia di smettere. Non vuole nient’altro, dalla vita, che poter continuare a scoparsi questo ragazzino esattamente com’è conciato adesso, col vestito da cameriera tutto stropicciato addosso, le gambe lisce e bianche, da ragazzina, fasciate in quelle calze strettissime ed i capelli tutti scompigliati sul cuscino, la frangetta arruffata sulla fronte, gli occhi chiusi e le labbra umide bene aperte, mentre il silenzio della stanza si riempie dei loro gemiti, dei loro sospiri e del cigolio irregolare del letto che sembra spostarsi di qualche centimetro ogni volta che Rin si spinge con più forza dentro di lui.
- Senpai, aspetta… - mugola Aiichiro, schiudendo gli occhi azzurri appena umidi di lacrime. Rin lo guarda e non riesce a trattenere l’impulso di chinarsi a baciarlo. Gli morde le labbra, poi ne lecca i contorni con la punta della lingua, lo bacia con foga, affamato, impaziente, e i gemiti di Ai gli vibrano sulle labbra, assieme alle proteste che, finché continua a baciarlo, non sarà mai in grado di pronunciare ad alta voce.
Lo lascia andare più di un minuto dopo, e non ha mai smesso di spingersi con forza dentro di lui, stringendogli le mani attorno ai fianchi per tenerlo fermo nonostante ogni spinta finisse comunque per farlo risalire appena lungo il materasso, verso il cuscino. Adesso, Aiichiro è praticamente seduto, la schiena premuta a metà contro la ringhiera metallica alla testa del letto. Ha le guance arrossate e il suo petto, compresso dal corpetto strettissimo dell’uniforme, si alza e si abbassa affannosamente al ritmo frenetico dei suoi respiri.
- Senpai… - pigola con quella vocetta da bambino che Rin non è mai riuscito a trovare davvero irritante, - Aspetta un secondo, non venire ancora…
- Che cazzo… - borbotta Rin, contrariato. Ma Ai gli ha chiesto di non venire, e quindi lui chiude gli occhi, appoggia la fronte alla sua e rallenta il ritmo delle proprie spinte, ricacciando l’accenno di orgasmo che già gli infiammava il bassoventre indietro fin quanto può, mentre le labbra arrossate di Aiichiro, gonfie ed umide di baci e morsi, si appoggiano lievissime sulle sue tempie, sulle sue guance e sulle sue labbra.
- Bravo… - gli sussurra addosso Ai, strusciando il viso contro il suo come un gattino in cerca di coccole, - Sei sempre così paziente con me, senpai.
- Piantala di dire stronzate e dimmi cosa vuoi. – gli ringhia Rin contro una spalla, approfittando della sua vicinanza per strappare un morso a quella curva così liscia e morbida, e lasciare sulla sua pelle il segno della propria presenza.
- Metti la tua divisa, - miagola Ai, dimenando appena i fianchi, concedendo alla sua erezione di scivolare per appena un paio di centimetri dentro di lui e poi quasi uscirne, - Per favore, anche io voglio… ti prego.
- Vuoi cosa? – ringhia ancora Rin, stringendo con forza le mani attorno ai fianchi di Aiichiro, sentendo la fermezza dei suoi muscoli cedere lievemente sotto la pressione delle proprie dita, - Dimmelo. – quasi lo implora, già pregustando il piacere che solo sentire quella parola gli darà.
- Voglio scoparti, senpai. – bisbiglia Ai, prima di lasciarsi scivolare in bocca il suo lobo e succhiarlo piano, tracciandone i contorni con la punta della lingua.
Rin geme, e si spinge un paio di volte dentro di lui con violenza, fino a sentire lo schiocco della propria pelle umida contro la sua, godendo dei brevi urletti sorpresi con cui Aiichiro accoglie la sua erezione dentro il proprio corpo. Poi si allontana, scivolando fuori dal suo corpo in un gesto fluido e scendendo dal letto senza mai staccargli gli occhi di dosso.
Mentre Rin raggiunge la sedia sulla spalliera della quale giace ripiegata la sua divisa da cameriera, Aiichiro si mette seduto sul letto, la schiena contro la parete, e si masturba lentamente, quasi pigramente, mordicchiandosi le labbra di tanto in tanto mentre lo osserva indossarla il più velocemente possibile.
Quando Rin finisce di tirarsi su le calze, Ai si solleva sulle ginocchia e tende le braccia verso di lui in un gesto impaziente, e Rin quasi gli corre incontro, salendo sul letto e stringendoselo contro. Le loro labbra impattano in un bacio famelico a metà strada, ma Rin ne sfugge in fretta, si stende sullo stomaco e poi solleva il bacino. La gonna gli si solleva subito, scivolando lungo la curva sinuosa della sua schiena, ed in pochi secondi può già sentire le mani di Ai massaggiargli le natiche, poi esporre la sua apertura, e subito dopo sente addosso la sua bocca, la sua lingua che si fa strada dentro di lui mentre le sue dita delicate e lievemente umide massaggiano delicatamente i suoi testicoli.
Rin geme senza ritegno, spingendo indietro il bacino per chiedere di più, ed Ai non lo fa aspettare. Si solleva ancora sulle ginocchia, tira su la gonna e poi stringe la propria erezione fra le dita, guidandola dentro di lui. Rin inarca la schiena e si lascia sfuggire dalle labbra un gemito carico di piacere, mentre ondeggia i fianchi per assecondare le spinte di Ai, che si fanno sempre più svelte man mano che il ragazzino sente l’orgasmo farsi più vicino.
- Senpai— - piagnucola Aiichiro, chinandosi su di lui e nascondendo il viso fra i suoi capelli, - Sto per venire—
E Rin non dice niente, si limita a stringere la propria erezione fra le dita, masturbandosi svelto mentre il piacere porta i suoi muscoli a contrarsi in spasmi involontari e violenti attorno all’erezione di Aiichiro, causandogli un orgasmo che arriva quasi troppo all’improvviso, e che lo lascia confuso, intontito dal piacere, quasi sdraiato sulla schiena tesa di Rin mentre anche lui viene, sporcando la gonna che si è allargata sotto di lui a causa dei loro movimenti frenetici.
Rin si lascia andare steso sul letto, respirando a fatica, la faccia seminascosta contro il cuscino. Ai sembra incapace di muoversi per minuti interi, poi scivola fuori dal suo corpo e si scava un posto sotto il suo avambraccio, stringendosi fra il suo petto e il materasso mentre Rin, infastidito da tutti quei movimenti e dall’ondeggiare del letto sotto i loro corpi, borbotta qualcosa di incomprensibile.
- Senpai, per favore, non farmi ridare indietro queste uniformi. – chiede Aiichiro, stringendogli le braccia attorno al collo e guardandolo con aria supplice, - Voglio usarle ancora qualche volta, prima di riportarle al negozio!
- Se le usassimo ancora “qualche volta”, Ai, altro che riportarle al negozio. – sospira Rin, - Ci toccherà bruciarle.
Ma Aiichiro piega le labbra in quel broncio da bambino al quale Rin è completamente incapace di resistere, e lui sa già che queste cazzo di uniformi finiranno per tenerle a tempo indeterminato.