Pairing: Rin/Ai.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon, BDSM, Underage, Bondage, PWP.
- Rin, Ai e una corda molto stretta (e nient'altro).
Note: Scritta per la seconda settimana delle Badwrong Weeks, a tema BDSM, Non-con, Dub-con e Violence, su prompt Shibari.
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WICKED AND DIVINE

- Rin-senpai, è troppo stretto.
Aiichiro si lamenta, ma la sua voce è dolce e densa come caramello. Rin lo guarda trattenendo il fiato per un attimo – la sua pelle bianchissima, i punti in cui i nodi vi pressano contro arrossandola, i segni che la corda gli lascia addosso quando lui prova a muoversi e lei si sposta di qualche millimetro, tendendosi, adattandosi alla sua nuova posizione per lasciargli ancora meno spazio di manovra, l’accenno di lacrime nel turchese dei suoi occhi, le sue labbra gonfie e umide di baci, quello inferiore che lui continua a stringere fra i denti quando Rin si avvicina abbastanza da baciarlo ancora ma finisce per non baciarlo mai.
È bellissimo, ma non è ancora perfetto.
Rin è sempre stato un perfezionista.
- Un attimo di pazienza. – gli dice, la voce che trema di voglia mentre gli si avvicina ancora e lo gira su un fianco. Sulla sua schiena, i nodi formano una catena che segue la curva sinuosa della sua spina dorsale. Si allargano in rombi perfettamente simmetrici e si chiudono a croce sopra ogni singola vertebra. Rin tira la corda con l’indice, la sente vibrare come la corda di una chitarra. Emette un suono basso che gli stringe lo stomaco e forza un gemito sulle labbra di Ai, che stringe le cosce istintivamente, tremando appena.
Rin aggrotta le sopracciglia, una mano che scivola lungo la sua coscia.
- Puoi ancora muoverti? – gli domanda.
Ai geme ancora. Prova a muovere le spalle e nel movimento la corda scivola sopra i suoi capezzoli eretti e turgidi. Per un attimo gli manca il fiato ed esala un sospiro arreso, mentre una goccia di liquido preseminale scivola dalla punta della sua erezione giù lungo la coscia sulla quale è appoggiata, facendogli il solletico, coprendolo di brividi.
Può ancora muovere le gambe troppo agevolmente, Rin lo nota dal modo in cui riesce a distenderle per qualche centimetro nel tentativo di aiutare la goccia a scivolare più in fretta, per liberarsi del fastidio.
- Aspetta, - dice, sollevandogli le gambe per raggiungere i nodi attorno alle ginocchia, - Stringo un po’ qui.
- Posso muovermi solo pochissimo, Rin-senpai, - mugola Ai ondeggiando i fianchi, impaziente, - Per favore…
- No. – Rin scuote il capo, severo, - Non va ancora bene.
Aiichiro inspira ed espira, chiudendo gli occhi. Rin sa che a questo punto è così duro che non sono più le corde a fargli male, che tutto quello che vuole è essere girato su un fianco e scopato fino a urlare, ma l’attesa renderà l’orgasmo più intenso, l’impossibilità di muoversi lo renderà travolgente – ed è questo che Rin vuole. Travolgerlo. Quel suo visetto pulito da bambino. La sua pelle, tutta bianca e rosa. Le sue labbra piene, invitanti come caramelle. Vuole sovrastarlo, maneggiarlo come una bambola, sentirlo arrendersi a lui completamente. Quello che già vede nei suoi occhi lucidi quando Aiichiro lo guarda in classe o durante gli allenamenti in piscina, vuole vederlo anche qui, vuole vederlo riflettersi nel suo corpo, vuole saperlo del tutto abbandonato alle sue mani, vuole sentirsi come se per qualche minuto, quei minuti in cui Ai si avvicina stringendo la corda fra le mani delicate e lo bacia piano, chiedendogli se gli va di giocare con quell’innocenza del tutto priva di malizia che rende le sue parole ancora più sporche, quei minuti in cui Ai si stende sul letto, incrocia le braccia dietro la schiena, piega le gambe ed aspetta i nodi, per quei minuti lui potesse decidere ogni cosa per Ai. Quando provare piacere. Quando provare dolore. Quando ricevere un bacio, una sculacciata o una carezza. O l’ondata di piacere bollente della sua erezione che si fa strada dentro di lui.
- Prova a muoverti adesso. – gli dice piano, piegandosi su di lui. Lo bacia sotto un orecchio ed Ai si lecca le labbra ed obbedisce.
- …non ci riesco. – ammette in un gemito liquido.
Rin sorride, accarezzandogli un fianco. La corda si incrocia anche lì, affondando nella sua pelle ogni volta che Ai prova a spostare il peso su un altro punto del corpo. Può sentirlo respirare affannosamente e sa che il dolore è già confuso, adesso, non sa più se esiste per segnalare il pericolo o la promessa di qualcosa di piacevole.
- Rin-senpai… - lo chiama Ai, pianissimo, un filo di voce che gli si insinua sottopelle, ipnotizzandolo. Preme le dita contro la sua coscia, lasciando l’impronta bianca dei propri polpastrelli, un’impronta che sbiadisce subito, non appena smette di toccarlo.
I segni della corda, invece, quelli restano. Rin li osserva per qualche istante, la testa che si svuota. Per un momento Ai non è più una persona, è un’opera d’arte, la cosa più perfetta che Rin abbia mai creato con le sue mani.
Poi Ai lo chiama ancora e l’opera d’arte torna una cosa viva, una cosa viva e pulsante. Rin lascia scivolare la mano lungo la sua coscia, percorrendone la lunghezza in punta di dita. Dita che si chiudono attorno alla sua erezione, la accarezzano lentamente.
La voce di Ai si spezza in un gemito piagnucoloso, il suo respiro si fa più svelto, più concitato. Rin sente la curva morbidissima del suo pancino che si solleva e si abbassa contro il suo pollice mentre lo masturba.
- Rin-senpai, ti prego, - piagnucola Ai, provando a muoversi, a scivolare verso di lui sul materasso. I nodi affondano, Ai si ferma subito.
Rin sorride, baciandogli il collo.
- Ho capito, ho capito. – gli sussurra addosso, stendendosi su un fianco alle sue spalle. Ai prova a voltarsi per chiedere un bacio, ma la torsione del collo serve solo a spingere i nodi ancora più in profondità sulle sue scapole e sulla curva della sua spalla, perciò smette subito di provarci e appoggia la testa contro il cuscino, espirando pesantemente mentre chiude gli occhi.
- Ti prego… - mugola soltanto, inarcando la schiena, offrendoglisi senza vergogna.
Rin gli appoggia una mano su una natica, stringendo piano. Ne saggia la consistenza sul palmo bene aperto, la morbidezza della carne, l’accenno di muscoli non ancora pienamente sviluppati. Aiichiro è ancora così piccolo, cedevole sotto le dita, modellabile come cera. Rin lo accarezza e poi espone la sua apertura, osservandola contrarsi in uno spasmo di voglia.
Non può più aspettare.
Stringe la propria erezione fra le dita, accarezzandosi un paio di volte prima di spingerne la punta contro l’apertura di Ai. Lui geme ad alta voce, il suo intero corpo si tende, i nodi si stringono, lo inchiodano al materasso.
- Fa male? – chiede Rin, affondando dentro di lui lento come una tortura.
- Sì. – mugola Ai, le guance arrossate, le labbra umide dischiuse per lasciar scivolare fuori i gemiti.
Rin sorride contro la sua pelle.
- Bene. – risponde.
Gli stringe un fianco con una mano più per sentirlo sotto le dita che perché gli serva per tenerlo fermo, e spinge i fianchi in avanti, sfidando la frizione, la forza con cui i muscoli di Ai si tendono attorno alla sua erezione. Gli si pianta dentro fino in fondo, i testicoli che sbattono contro le sue natiche, l’aria che per un secondo si riempie del suono delle loro pelli che collidono violentemente l’una contro l’altra, riecheggiando nel silenzio della loro stanza come uno schiaffo.
Aiichiro grida, gettando indietro il capo, e poi grida ancora per il movimento brusco. La sua erezione arrossata si tende, sfiorandogli la curva dello stomaco. Vuole disperatamente essere toccato e Rin non aspetta che debba chiederlo, riprendendo a masturbarlo piano mentre lo scopa forte, fortissimo, ogni spinta più profonda della precedente, come volesse occupare tutto lo spazio disponibile, tutto quello che c’è.
- Rin-senpai, - mugola Aiichiro, i fianchi che seguono il movimento delle mani di Rin, per quanto possono, - Per favore, sto… voglio venire, fammi venire, ti prego.
- Come siamo impazienti. – risponde Rin, fingendo disappunto. La maschera regge solo per qualche istante, il tempo di scivolare fuori dal corpo di Ai quasi completamente, di rallentare il movimento della propria mano fin quasi a fermarsi, di dargli l’illusione di potersi alzare ed andarsene, di poterlo lasciare lì prima di aver raggiunto l’orgasmo, per scavargli quel vuoto nello stomaco che presto riempirà di piacere.
- Senpai, ti prego, - Aiichiro singhiozza, le guance rigate di lacrime, - Ti prego, non ti fermare.
Rin stende le labbra in un sorriso indulgente, baciandolo dietro un orecchio e poi lungo il collo.
- D’accordo, Ai. – sussurra.
Riprende a spingersi con forza dentro di lui, i fianchi che ondeggiano più velocemente, adesso. Le carezze attorno alla sua erezione sono ugualmente veloci, impongono al suo respiro un ritmo concitato e confuso. Ai prende a gemere a voce così alta che per un secondo Rin si preoccupa che qualcuno possa sentirli, ma poi lo guarda, il rossore delle sue guance, i capelli tutti scompigliati sulla testa, il punto esatto in cui i loro corpi si fondono in uno dove la sua erezione scompare dentro al suo corpo oltre l’anello teso dei muscoli attorno alla sua apertura, e non gli importa più che qualcuno possa sentirli, l’importante è che possa sentirli lui.
Viene con un gemito controllato, svuotandosi dentro di lui in getti caldi e improvvisi. Ai viene subito dopo, come se il suo orgasmo fosse stato richiamato dal proprio. Schizza sulla curva della sua pancia, sulle dita di Rin, sulle lenzuola. Rin sente il bisogno irresistibile di leccarlo, e prima ancora di essere riuscito a superare i brividi del suo stesso orgasmo sta già uscendo da lui, costringendo Ai ad un gemito bagnato mentre sente il suo sperma scivolare fuori dalla propria apertura a colare lungo la curva delle natiche.
- Senpai…? – domanda, confuso dal movimento improvviso.
Senza rispondere, Rin lo volta sulla schiena e gli lecca la pancia, poi il cazzo ancora teso, fino a ripulirlo del tutto.
Lo prende in bocca perché non riesce a farne a meno e si sofferma sulla sommità per qualche secondo, disegnando cerchi bagnati con la punta della lingua attorno alla fessurina in cima.
Ai scoppia in un singhiozzo che lo scuote tutto e poi affonda i denti nel labbro inferiore con tanta forza da tagliarsi. Rin lo nota e si allontana subito, sorridendo piano.
- Troppo presto? – domanda, passandogli il pollice sulle labbra per farlo smettere di morderle.
Ai schiude le palpebre e lo guarda con occhi liquidi. Annuisce piano, riprendendo a respirare normalmente.
- Va bene, - sospira paziente Rin, tornando a distendersi al suo fianco, - Più tardi.
Ai ridacchia piano, cercando di sciogliere i muscoli ancora tesi dall’orgasmo.
- Mi dispiace, senpai, - dice.
- Fai bene, - risponde Rin, ridendo a sua volta, - Sai quanto mi piace prendertelo in bocca.
- Infatti volevo fermarti, quando ho capito che volevi leccarmi, - sospira Ai, appoggiandosi a lui, - Sapevo che sarebbe finita così.
- Se avessi provato a fermarmi, mi sarei arrabbiato ancora di più. – annuisce Rin. Sa di poterlo dire solo perché in realtà non è arrabbiato per niente, ed Ai non aveva davvero nessun motivo di scusarsi.
Lentamente, gli accarezza le braccia, strette dalle corde ancora perfettamente tese. Hanno tenuto benissimo. Sono stati bravi, tutti e due.
- Fa male? – chiede.
- Sono un po’ indolenzito, - risponde Ai, voltando il capo verso di lui e nascondendolo contro la curva del suo collo, - Ma non fa male. Voglio restare così ancora un po’.
- Devo sciogliere i nodi, Ai. – sospira Rin, accarezzandogli il collo.
- Solo un pochino, - insiste Ai, strofinando il naso contro di lui come un gattino in cerca di coccole, - Pochi minuti. Per favore.
Rin sospira ancora, scuotendo il capo.
- Ti vizio troppo, - risponde.
Ma per sciogliere i nodi aspetta ancora qualche istante.
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