rp: gianluigi buffon

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Introspettivo.
Pairing: Gigi Buffon/Julio Cesar.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Flashfic, Slash, Creepyness varia.
- Possa Dio perdonarmi per aver scritto questa storia.
Note: /o\ La mia dipendenza dal gossip, un giorno, mi ucciderà. Comunque, prende spunto da una notizia di gossip già abbondantemente smentita secondo la quale Amauri avesse messo qualche mano di troppo sulla signora Buffon. Non ho responsabilità su quanto tutto ciò sia omgcreepy, chiedo perdono a Julio e ossignore, non posso credere di aver davvero anche solo parzialmente scritto sulla Juve /o\ *polpastrelli sanguinanti*
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Bloodsport


- Insomma, - si lamenta Gigi, sistemandosi meglio con la testa contro il suo stomaco e decidendo poi che, manicaretti di Susana o no, i suoi addominali sono troppo duri per poter stare comodi così, rassegnandosi perciò ad afferrare un cuscino e sprimacciarselo sotto la nuca, fra le risatine divertite di Julio che gli accarezza distrattamente i capelli, lasciandolo fare, - insomma, non ridere come un cretino. – lo rimbrotta, - Non mi sono fatto tutta questa strada per sentirti ridere delle mie disgrazie.
- Non sei mica venuto a piedi. – gli fa notare Julio con un’altra risatina, e Gigi sbuffa teatralmente, guardando altrove.
- Insomma, - riprende, - il porco, perché è un porco, eh, neanche uno stronzo, che serve troppo cervello per essere stronzi e lui difetta in materia prima, insomma, il porco le ha messo le mani addosso! A mia moglie!
Julio annuisce, l’espressione comicamente seriosa.
- Inaccettabile. – ammette.
- È mia moglie! – insiste Gigi, - Non è come se avesse cercato di mettere le mani addosso a me o, chessò, ad Alex… - gli lancia un’occhiata, - …se Alex fosse ancora per me quello che era, cosa che non è, giuro, per carità! – e Julio ride ancora, mettendo via la maschera di finta gelosia che aveva tirato su per metterlo in imbarazzo. – Insomma… - ripete Gigi, per la millesima volta, - hai capito, no? È una cosa diversa. Le mogli sono una cosa diversa.
Julio sorride e gli accarezza la guancia e il mento, annuendo condiscendente. Sì che lo sa che le mogli sono una cosa diversa, lo sa anche se Gigi non riesce a spiegarsi e per dire quello che deve dire ha bisogno di un milione e mezzo di insomma. Perché, insomma, è così anche per lui.
- Senti, dal momento che Dio, nella sua immensa bontà, ci ha dato gli aerei, - propone con un sorrisino furbo, - che ne dici se ti riaccompagno a casa?
Gigi solleva lo sguardo e lo fissa dal basso, vagamente perplesso.
- Perdio, non parlare come se dovessimo attraversare due isolati e basta: viviamo in due regioni diverse! – gli fa notare, e poi sospira. – Che idee hai in mente? – chiede, forse perfino un po’ intimidito.
Il sorriso di Julio si allarga ancora un po’, ma l’uomo non risponde nemmeno: si allunga verso il comodino, recupera il cellulare e chiama qualcuno con cui si mette a dialogare disinvoltamente in portoghese senza rivolgergli un’occhiata di più. Gigi sospira un’altra volta, si mette in piedi e, rassegnato, si prepara, a partire.
*
Non gli ci è voluto poi molto per capire dove Julio volesse andare a parare con tutti quei sorrisini e quei “vedrai” e quegli occhiolini e cenni d’intesa che lo hanno preoccupato e confuso fino a quando tutto non è stato chiaro nella sua mente. E adesso che Amauri si schiaccia contro la parete in fondo allo spogliatoio e che la porta è chiusa alle loro spalle e che Julio sta sorridendo come una specie di sicario mafioso addestrato ad uccidere a mani nude, è anche contento di non aver impedito niente di tutto ciò.
- Allora… - comincia Julio, mentre Gigi resta quasi in disparte e si appoggia contro la porta, incrociando le braccia sul petto e sorridendo divertito mentre si prepara a godersi lo spettacolo, - Le mani non servono davvero a un attaccante, no?