animanga: keiko yukimura

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Erotico/Soft.
Pairing: Botan/Yusuke.
Rating: R
AVVISI: Lime.
- Un mese di sesso puro. Assolutamente platonico.
Commento dell'autrice: Era un secolo che non riprendevo in mano i personaggi di Yu Yu XD Spero di non aver fatto troppi strafalcioni. Sappiate che mi sono divertita a scrivere questa storia come non mi è mai capitato con nessun’altra! Il risultato finale potrà non essere granché o limitarsi al discreto, ma l’esperienza di scrivere una cosa simile la auguro a chiunque! Non so se fosse perché era una mia creatura, e dunque non potevo che affezionarmi a vicende e personaggi, ma ogni volta che Botan e Yusuke erano lì lì per concludere ed io sapevo di dover fare qualcosa per impedirglielo mi venivano i crampi alle mani XD Per la serie “basta campanelli e squilli! Fatelo adesso!!!” XD Troppo divertente :*** In ogni caso, continuo a non riuscire a scrivere di amori sinceri fra questi due XD Forse perché lì vedo bene come coppia ma non vedo motivazioni per far sì che si dichiarino amore eterno? XD Boh è_é Comunque è una storia sulla tensione sessuale ù_ù E spero sia sensuale almeno un po’, perché altrimenti sai che bel buco nell’acqua? O.o
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Platonic Sex


- Io mi auguro solo che tu non mi tradisca, mentre sono via! – dice Keiko agitandogli un dito davanti alla faccia, vicinissimo, finendo per colpirgli il naso. Yusuke si tira indietro, massaggiandoselo, e guardandola con una smorfia.
- Assurda donna gelosa…! Andrò con la prima che incontro!
Lei cerca di dargli un pugno sulla testa, ma lui lo scansa.
Botan si mette a ridere, guardandoli.
- Possibile che facciate sempre così quando Keiko deve partire per qualche tempo?
- Colpa sua, non mi da un motivo che sia uno per fidarmi di lui…!
- Parli come se, invece, te ne avessi dati per dubitarne…!
- E’ che sei incostante per natura!
- Ma non è affatto vero!
- Oh, basta, non intendo perdere l’aereo per colpa di quest’idiota. – dice, voltandosi repentinamente verso l’altra ragazza, - Botan, me lo tieni d’occhio tu? – le chiede facendole l’occhiolino.
Botan annuisce e sorride, afferrando Yusuke per il colletto della giacca.
- Vedi? Ce l’ho in pugno.
Keiko ride, ride anche Yusuke, pur senza farsi vedere.
- Vado… a comprare una cosa che mi serve. – dice Botan facendo un passo indietro, - Voi salutatevi per bene.
I due la osservano sparire dietro un angolo e si baciano. Un bacio sbrigativo e frettoloso, in punta di labbra. D’altronde, si rivedranno appena una settimana dopo.
***

- Ciao! – dice allegramente entrando in casa, mentre Yusuke la guarda stupito.
- Ossignore, vuoi veramente trasferirti qui per tenerti d’occhio mentre Keiko non c’è?!
- Certo che sì, ho promesso! E comunque ho anche altri motivi per rimanere.
- E sarebbero?
- Non sono affari tuoi, - dice imbarazzata, fingendo sufficienza, - ordini superiori.
- Ooooh, certamente, capisco.
Yusuke scrolla le spalle.
- Puoi rimanere a dormire sul divano, lo sai! Io non intendo…
- Ma che uomo sei?! Con Keiko fai così?
- Ovviamente no, ma Keiko è la mia donna!
- Non c’entra! Bah.
Disapprovando, si dirige in cucina ed apre il frigo.
- Cosa c’è di buono da mangiare?
- …mah. Sinceramente non saprei. Forse potremmo ordinare una pizza…
- Mamma mia, il frigo è completamente vuoto… ma non fate la spesa qui?
- Per la verità la fa Keiko… ed effettivamente è da un po’ che non porta niente a casa.
- Ok, ok… ordiniamo queste benedette pizze…
***

Yusuke deve ammettere che è strano avere per casa qualcuno che non sia Keiko, però deve ammettere anche che, fosse completamente solo, tutto sarebbe fin troppo triste per lui, abituato com’è alla convivenza da ormai più di tre anni. E se ci pensa bene anche di più, perché non ha mai vissuto completamente da solo. Per questo, è molto grato a Botan.
A lei, però, potrebbe non sembrare, perché lui con lei si comporta davvero male. Nel senso che s’è messo a farle i dispetti come i bambini delle elementari, eh sì. Yusuke non sa perché, ma tutta la situazione della sua migliore amica che si trasferisce da lui per tenerlo d’occhio facendo le veci della sua ragazza in visita alla madre lontana, gli sa molto di giochetto, e da giochetto la prende; perciò passa tutto il suo tempo libero a spuntarle alle spalle per farle prendere paura, a sollevarle la gonna o a far finta di spiarla mentre si cambia.
La controindicazione è che il tempo passa, e lui non ha modo di sfogarsi, ed i giochetti son giochetti, sì, però intanto gli permettono di sbirciarle le gambe ed il seno.
E possono sembrare cazzate, ma non lo sono affatto.
***

Una settimana.
- Cosa? Rimani lì ancora?
- Eh… sì. Purtroppo mamma sì è un po’ aggravata, e preferirei restarle accanto…
- Sì, capisco… allora, quando pensi di tornare?
- In realtà… - voci indistinte dall’altro lato del ricevitore, e poi, a svettare su tutte, quella un po’ ovattata della stessa Keiko che grida “sto arrivando!” – In realtà non so quanto potrei trattenermi. Di sicuro almeno un’altra settimana, ma sai com’è…
- Sì, sì… - dice lui cercando di mascherare la delusione.
- Comunque, come va lì? Tutto a posto? Botan?
- Tutto ok… non preoccuparti, la casa è pulita, il cibo non manca e non ti sto tradendo.
Lei ridacchia.
- Adesso devo lasciarti… ci sentiamo domani.
Click.
***

Ha un po’ di voglia e non osa neanche dirlo, perché teme che se esprimesse il concetto la voglia aumenterebbe ancora e non potrebbe più trattenersi.
Non deve tradire Keiko, non deve tradire Keiko, non vuole tradire Keiko, non pensa affatto a tradire Keiko.
A tradire Keiko no, ma ad una bella scopata di tanto in tanto, a quello sì, pensa spesso.
***

Botan è molto carina. Sì, s’è scelta un corpicino molto, molto carino.
Botan che entra in bagno. Che fa scrosciare un po’ l’acqua della doccia, e che poi si spoglia – ogni indumento un fruscio neanche udibile – e si infila sotto il getto, che cambia suono quando sbatte su di lei rispetto a quando sbatte sulle pareti di plexiglass. Botan che si lava. Tutte le goccioline, i capelli bagnati e pesanti. Il caldo vapore acqueo che si diffonde nell’aria, appannando lo specchio e ricoprendo di umidità tutte le altre superfici. L’acqua che si chiude, le porte scorrevoli del box che si aprono e lei che esce. Sottile rumore di piedi sulle piastrelle del pavimento, un altro fruscio, quello della tovaglia di spugna, che viene sfilata dal suo sostegno in metallo e poi si ritrova avvolta intorno a quel corpicino molto, molto carino. Il rumore del fon, a lungo. Ci vorrà un bel po’ per asciugare tutti quei lunghissimi capelli. Botan che esce dal bagno quando ha finito, ancora avvolta nel solo asciugamano, e lui non può vederla perché è seduto sul divano in soggiorno, e cerca di frenarsi come può, più di come può, fa l’impossibile, è come se si inchiodasse a terra, non la vede, però può immaginarla, e forse è peggio, perché se almeno la vedesse non correrebbe poi certo il rischio di vederla anche spogliarsi, ma se la immagina, allora sì, il pensiero è veloce e già se la figura senza nulla addosso. E forse farebbe così anche se potesse sul serio vederla, forse cerca solo giustificazione ai pensieri lascivi che lo comandano.
Però intanto sta fermo lì, sul divano, e non si muoverebbe neanche se ne andasse della sua vita.
***

Due settimane.
- Non è possibile, Keiko, devi tornare!
- Ma Yusuke, non se ne parla proprio! Mia madre sta male, sul serio, io sono preoccupata e tu mi vieni a dire di tornare? Abbi pazienza!
- Ma non ho pazienza, non ne ho mai avuta, cosa ti fa pensare che potrei cominciare ad averla adesso?!
- Forse – sbuffa infastidita – speravo che potessi avere un po’ di comprensione per me.
Click.
***
Yusuke evita di guardarla, per la maggior parte del tempo. Mangia ad occhi bassi, guarda la tv come imbalsamato, il collo fisso nella sua posizione, e sembra non muoversi neanche per respirare. E poi ancora capita spesso che esca la mattina e ritorni a casa giusto per pranzo, uscendo di nuovo nel pomeriggio e rincasando ad ora di cena. E che poi si vada a coricare subito, come se avesse moltissimo sonno, ma con gli occhi svegli e spalancati di chi il sonno non sa neanche cosa sia.
Fondamentalmente non la guarda, ma quando la guarda… quando la guarda lo fa con occhi strani. Con occhi fissi, con occhi – non vorrebbe neanche pensarlo – vogliosi, con occhi ardenti, con occhi sofferenti. Con occhi che perfino una inesperta come lei sa interpretare, perché espliciti in modo quasi indecente.
E lei lo sa, lo può vedere con gli occhi della mente seguirla in bagno ed in camera da letto, può vederlo infilarsi sotto le coperte accanto a lei, può vederlo spogliarla e divorarla, con quegli occhi – può vederlo o vorrebbe vederlo? – può vederlo, davvero, passargli le mani addosso ovunque, frenetico, instancabile, appassionato.
Ha difficoltà, Botan, a distinguere ciò che sa Yusuke farebbe da ciò che vorrebbe lui facesse.
***

S’incontrano faccia a faccia in corridoio, lui esce dal bagno, lei dalla sua camera da letto. Che poi sarebbe quella di Yusuke, ma alla fine lui le ha ceduto il posto.
- Non ho sonno… - si giustifica lei con un sorrisino, e non è vero che non ha sonno, ce l’avrebbe pure, ma è agitata e nervosa e non riesce a dormire.
- Nemmeno io. – risponde lui avanzando dritto verso il soggiorno.
Lei lo segue, stringendosi nelle spalle. In pigiama si sente debole, sotto è praticamente nuda. Pensa di tornare in camera e cambiarsi, mettersi almeno il reggiseno, prima di raggiungere Yusuke sul divano, ma non lo fa, non capisce perché ma tira dritto al suo fianco anche lei.
Sul divano, qualcuno dovrebbe prendere il telecomando ed accendere la televisione, ed invece restano lì fermi, guardando fisso l’apparecchio spento, tesi, i muscoli contratti e pronti a scattare per fuggire al minimo accenno di… di cosa?
Si voltano contemporaneamente, ed i loro sguardi s’incrociano e non riescono più a divincolarsi l’uno dall’altro. Sanno esattamente cosa stanno pensando, e sanno che dirlo è un peccato, è il peccato, l’imperdonabile, perciò tacciono. Le loro bocche tacciono, ed i loro occhi gridano.
Botan freme, e capisce che se fosse tutto buio, e se avesse la certezza che nessuno verrebbe mai a sapere niente, allungherebbe la mano e lo toccherebbe, e scatenerebbe la reazione. Non vuole altro, in quel momento, che scatenare la reazione. Lo brama come non ha mai bramato nient’altro.
Yusuke la osserva, ed anche lui capisce. Capisce perfettamente che non se ne esce, che deve muoversi, che deve assolutamente fare qualcosa, non importa cosa, perché lui deve prendersela, lì ed in quel momento, o ne morirà.
Lui si sporge in avanti. Protende le labbra dischiuse.
Lei è immobile, ha gli occhi spalancati e non fa nulla.
Lui si ferma ad un centimetro da lei, può sentire il suo respiro sbattergli addosso, cazzo com’è eccitante, se la farebbe subito, proprio lì sul divano, oddio se lo farebbe.
Lei si ritrae lievemente, sembra spaventata.
Lui avanza ancora, si sposta sul divano per non doversi piegare troppo. Solleva una mano e le cattura fra le dita una ciocca di capelli, sono morbidi e profumati, li vorrebbe accarezzare dalle radici alle punte, per tutta la loro lunghezza, vorrebbe accarezzarli all’infinito e nasconderci il viso in mezzo.
Lei si rilassa, il suo respiro si fa spezzato e più forte, mentre schiude le labbra.
Lui scende sul collo, la sfiora con la punta del naso e chiude gli occhi mentre le scorre addosso. Ha un buon profumo, è un profumo strano, che non ha mai sentito addosso a nessuna donna, sarà perché lei non è una donna sul serio o chissà per quale altro motivo, ma a lui non interessa sul serio, gli interessa solo che star lì ad annusarla è una delle cose più belle che gli sia mai capitato di fare.
Lei ha un lieve singulto e gli trascina le mani sul petto, aggrappandosi alla sua maglietta.
Lui riapre gli occhi, e vede la sua pelle bianchissima, il petto che si solleva e poi si riabbassa, scosso dai sospiri rotti e pesanti che le nascono nei polmoni.
Driiin.
È un’eco lontana che Yusuke non riconosce, e non le baderebbe nemmeno se non facesse sussultare Botan, allontanandola da lui.
Driiin.
Oh, il telefono.
Siamo già a metà della terza settimana.
- Yusuke? Ciao, sono io.
- Ah… Keiko! Scusa se non ho risposto subito!
- Ma che dici? Sei stato velocissimo! – risponde lei ridacchiando, - Comunque, come va?
- Bene! – deglutisce, - Bene, grazie…
- Mi fa piacere.
- E lì da te?
- Insomma, potrebbe andare meglio… ci sono dei miglioramenti, ma proprio non me la sento di lasciare mamma adesso… dovrai aspettare un altro po’, prima di rivedermi.



NO, KEIKO, cazzo, NO, devi tornare subito, qui sto uscendo matto, non va bene così, farò qualcosa di sbagliato, farò qualcosa di ingiusto, e farlo mi piacerà davvero un casino, quindi tu devi tornare qui subito, immediatamente, e fermarmi!
- …ok…
- Scusa, è che…
- Sì, lo so… non preoccuparti troppo, sto abbastanza bene…
- Botan?
Pausa.
- Sì, sta bene anche lei, tutto a posto…
- Ok… senti, torno di là. Magari ci risentiamo più tardi, ok?
- Sì… perfetto…
- Mi manchi, sai?
- Anche tu mi manchi…
E guarda come sono ridotto…
- Ci sentiamo.
Click.
SBAM, invece, è la porta della camera da letto che si chiude, con Botan a barricarsi dentro dall’altro lato.
***

Il cuore le batte velocissimo, le sta esplodendo nel petto.
Cosa, cosa stavano combinando? Cosa le era saltato in testa di rimanere lì ad osservare il seguito e lasciarsi sfiorare come se non dipendesse da lei e non potesse far nulla per sottrarsi? Insomma, era a lei che Keiko aveva detto di tenerlo d’occhio perché non la tradisse, ed adesso era lei si rendeva disponibile per essere parte attiva in quello stesso tradimento…?
Eppure mentre lui la toccava e le stava così vicino si era sentita così impotente, così in balia della situazione… ed il pensiero di voler arrivare fino in fondo, quello che l’aveva fatta stringere il pugno attorno alla sua maglietta, aveva brillato, no, era scoppiato nella sua mente in maniera così chiara e precisa, così innocente, malgrado fosse così vigliacco e crudele, così giusto, ed era così sbagliato… era lei, forse, ad essere una creatura disgustosa? Erano lei e Yusuke ad essere animali, guidati esclusivamente da voglie ed istinti, senza un briciolo di ragione né di rispetto per gli altri?
E Keiko che non torna…
…Keiko, torna, dai, ne ho abbastanza.
***

- Cosa fai?
- Mh… ho comprato lo spezzatino, giusto per cambiare un po’… sono stufa di mangiare ogni sera cotoletta…
Yusuke ride, e Botan scopre di adorare il suono di quella risata. Non è la risata che Yusuke usa con gli altri, non è sguaiata, non è sfacciata, non è boriosa. La risata di Yusuke in cucina, mentre lei prepara lo spezzatino, è dolce, sincera e divertita. E familiare, anche. Sì, le piace.
- Spero che ti piaccia. – gli dice un po’ incerta.
- Sì, tranquilla.
Silenzio.
Driiin.
- Pronto?
- Yusuke, ciao… sono io.
- Oh… Keiko, ciao! Come va?
Lei ridacchia.
- Ti sento allegro!
E come fa lui a dirle che è perché si sta abituando alla sua assenza?
- Allora… quand’è che torni?
- Mh… qua siamo abbastanza in alto mare, ma mamma sta meglio. Per la prossima settimana rimango… - e siamo già oltre la quarta, però – ma credo proprio che il prossimo mese sarò a casa. Non puoi capire quanto mi manchi, non vedo l’ora di tornare…
- Sì, anche tu mi manchi…
- Ho una tale voglia di vederti…
- Anch’io.
Botan lo chiama, è pronto da mangiare.
- Ok, Keiko, ti devo salutare adesso…
- Mh?
- Ah… cioè… se hai tempo stiamo ancora un po’ qui a parlare…
- Bè, veramente credo sia già pronto in tavola… tu che mangi?
- Botan ha fatto lo spezzatino!
E perché lo dice con questo tono? Come se fosse la cosa migliore che uno possa aspettarsi dalla vita?
- Capisco… buon appetito, allora!
- Grazie, anche a te… ciao.
Click.
E stavolta è lui a chiudere per primo il telefono.
Si rende conto di essere un bastardo esattamente nel momento in cui entra in cucina e, nonostante ancora la voce di Keiko gli riecheggi nella mente, pensa a quanto sarebbe meraviglioso scoparsi Botan in quel preciso momento, in quella precisa posizione, con lei girata verso i fornelli, che gira il cucchiaio di legno nella mistura di carne e patate, dandogli le spalle. Perché sarebbe proprio fantastico avvicinarla, pressarsi contro di lei, sollevarle la gonna, scostarle le mutandine e farlo lì, senza pensarci neanche un secondo.
E senza che lui si renda conto di nulla, il suo corpo ha già agito seguendo il copione dell’immaginazione. È già dietro di lei, le è già così pressato contro che lei, istintivamente, stringe i glutei sentendo la sua erezione sotto i pantaloni, e la sua voglia è già così avanti che le sue mani stanno già avanzando sotto i suoi vestiti, alla ricerca della biancheria da scostare.
E driiin.
Ed allora è sfiga, però.
- Pronto?
- Mi sono dimenticata di chiederti se per caso sei andato a pagare la bolletta che è arrivata prima che partissi…
- …che?
- Sì, te la ricordi? L’ho lasciata sul mobiletto del telefono…
Abbassa lo sguardo e la vede.
- Ah… sì, è qua. Comunque non l’ho pagata, domani vado.
- Accidenti, mi meraviglio di come non abbiano ancora staccato la luce… certo che tu senza di me sei proprio perso…
Sì, lo sono. Lo sono completamente, ma dammi ancora una settimana, Keiko. Solo una settimana. Poi torna pure, ed io ti chiederò scusa all’infinito, e tu potrai frustarmi, o lasciarmi, o picchiarmi quanto vorrai, ma dammi una cazzo di settimana per avere Botan, un’altra settimana ancora, perché devo liberarmene, di questa cosa, e se non me ne libero non potrò pensare ad altro guardandola, anche se ci sarai tu davanti, e sarà peggio che averti tradita una volta, perché la vedrò, guarderò capelli occhi seno gambe braccia culo spalle dita collo naso bocca ventre scapole ginocchia caviglie mani e piedi e non potrò fare altro che pensare che me la vorrei scopare, continuamente, quindi non tornare ancora, lasciami una settimana, una sola settimana e poi quello che vuoi.
***

La televisione sta sicuramente dicendo qualcosa di molto interessante, ma Botan non vuole ascoltarla, perché le sembra che il politico col viso rosso di rabbia la stia rimproverando. Parla una lingua che lei non conosce, ed il traduttore è sicuro che stia dicendo qualcosa come “non possiamo permettere che il nostro paese sia attaccato così barbaramente senza punire chi di questo attacco è responsabile”, ma a lei pare proprio che lui le stia dando della stronza, della puttana e della falsa. Perché grida, perché sembra disgustato, e perché la guarda negli occhi agitando un braccio in aria, con fervore.
Si stringe nelle spalle, facendosi piccola.
Non riesce a pensare a niente di positivo quando Yusuke le è vicino. Ricorda ancora troppo chiaramente – e come avrebbe già potuto dimenticarlo? – la pressione dietro di lei, e la spaventosa e splendida certezza che se il telefono non avesse squillato sicuramente sarebbero finiti insieme.
Lui sembra ignorarla, perciò ci prova anche lei. E se “ignorare” è fissare ostentatamente un punto a caso lasciando che gli occhi, di tanto in tanto, guizzino fulminei a scrutare la figura immobile da cui si cerca di fuggire, allora sì, sta riuscendo molto bene ad ignorarlo. Ma ignorare non è quello, Botan lo sa perché il suo cervello è pieno di Yusuke da tutte le parti, è pieno delle sue carezze, del suo odore, dei suoi respiri pesanti e del suo sguardo affogato nel desiderio.
Il telegiornale finisce, e comincia la pubblicità. Yusuke sospira, si muove lievemente, cambia posizione; lei persiste nel tentativo di non guardarlo. O almeno di non fargli capire che in realtà vorrebbe saltargli addosso.
E lui si volta verso di lei, le si avvicina e le passa una mano sulla coscia nuda, fermandosi solo di fronte ai pantaloncini. Le nasconde il viso sul collo, inspira ed espira profondamente, sfiorandola a tratti con le labbra semiaperte, dandole dei brividi tali che le sembra di svenire. L’altra mano attacca la maglietta, la evita, si avventura sotto al tessuto, le sfiora il ventre, sale su e si ferma sotto il seno, e lì si blocca, incerta.
Che devo fare, che faccio adesso?
Che combini, toccami toccami TOCCAMI!
Dlin dlon.
Si separa da lei con un grugnito furioso e violento, tirando un calcio al divano appena è in piedi, e poi lei lo osserva, ancora sconvolta, raggiungere la porta e chiedere chi è.
- Siamo noi! – risponde allegra la voce di Kuwabara.
Yusuke si volta a guardarla e lei si ricompone. Lui si sistema i capelli e strofina gli occhi, e poi apre.
- Ciao, ragazzi!
Ci sono tutti.
- Siamo venuti a trovarvi, - dice Kurama, - non volevamo vi sentiste troppo soli qua!
- E’ permesso…? – chiede timidamente Yukina entrando in casa, seguita dal resto della comitiva.
Yusuke e Botan si guardano e si sorridono imbarazzati. Non se lo dicono, ma entrambi stanno già pensando alla prossima occasione.
***

Lei è sotto la doccia, e lui lo sa perché, come al solito, si sta godendo il suono dell’acqua che sbatte e scivola sul suo corpo. Solo che c’è una differenza, stavolta. Le altre volte s’era limitato a goderselo da lontano, dal divano del soggiorno, ascoltandone solo la fievole eco. Oggi, invece, il suo orecchio è appiccicato alla porta di legno, e sì, sta proprio origliando come un maniaco.
Ma non ce la fa proprio più, questo l’ha capito la sera prima in bagno, mentre i ragazzi bevevano birra guardando un film demenziale in tv, e ridevano allegri, e lui invece stava lì a masturbarsi perché doveva assolutamente far sparire quell’erezione assurda, o se ne sarebbero accorti tutti.
E poi fra pochi giorni Keiko tornerà. No, non può permettersi di perdere tempo.
Perso nei suoi pensieri, non ha sentito Botan chiudere l’acqua ed uscire dal box. Non ha neanche sentito il fruscio della tovaglia. E così lei gli spalanca la porta davanti, uscendo, avvolta soltanto da un sottile strato di cotone, i capelli ancora bagnati. Lo guarda, stupita. Anche lui la guarda, non può farne a meno.
E vorrebbe strapparle quella roba di dosso, sbatterla al muro e scoparsela, una volta per tutte, accidenti, ed invece può solo guardarla arrossire, incantarsi e, dopo pochi secondi, scostarsi per lasciarle passaggio libero.
Però lei non si muove. È lì, cazzo, splendida, davvero, e sta immobile, bagnata e… se se solo pensa che sotto quella tela non c’è niente a parte la sua pelle bianca e profumata, gli sale il sangue alla testa – bè, non proprio alla testa, ma fa lo stesso – perciò fa di tutto per non osservarla e non pensare che lei è lì accanto.
Cos’è quest’esitazione? Insomma, ha già capito che la desidera, s’è arreso all’evidenza. Ed allora cos’è che gli impedisce di prendersela? In fondo è completamente indifesa, e poi dai, anche lei lo vuole, glielo si legge chiaro su quel faccino innocente. Eppure lui sta fermo e soffre.
Cos’è? Un principio etico? Ancora il pensiero di Keiko? Non importa. Purché il suo cervello si SBRIGHI a farlo sparire.
***

Non va, non va, è paralizzata.
Dio, che voglia avrebbe di gettarglisi addosso chiudendo gli occhi, disinteressandosi delle conseguenze. Questa tortura dura da troppo tempo – un mese, accidenti, quasi un mese – e lei non può sopravvivere ancora, non può proprio. Ha preso la sua decisione. Deve sbarazzarsi di quel corpo al più presto. A fine giornata chiamerà Keiko e le dirà che ha impegni dall’altro lato – che impegni? Inventerà qualcosa – e che purtroppo non potrà più tenere d’occhio Yusuke.
Tenerlo d’occhio? Botan, tu non lo stai guardando, te lo stai mangiando con gli occhi, nella tua testa è già nudo e sopra di te, fra le tue gambe, fra i tuoi seni, fra le tue labbra.
Basta, basta, ha deciso, niente più corpo, tornerà nel mondo degli spiriti.
Eppure… ha una paura matta che quella sensazione possa durare anche quando si sarà sbarazzata della zavorra di carne che tanto le pesa. Se dovesse continuare a sentire quel fastidio, quella voglia assurda, anche una volta ritornata solo spirito, allora sì che sarebbe persa, perché non avrebbe più modo di soddisfarla.
Oddio, Yusuke, che ti prende? Non mi vedi? Sono qua. Dai, dai, dai, ti prego, non ne posso più, facciamolo e basta.
***

Stanno lì ad un passo, e lui ha paura che il suo cuore possa scoppiare da un momento all’altro.
Stanno lì ad un passo, e lei ha paura che il suo cervello possa abbandonarla e lasciarla svenuta.
Il muro è duro, ma è comodissimo. La carta da parati è ruvida, ma è comodissima. Il pavimento è freddo, ma è comodissimo. Il suo corpo è bagnato, ma è perfetto. I suoi capelli si appiccicano ovunque e sono perfetti. Continua a scivolarle addosso, ma è tutto così perfetto che gli viene da piangere. Non c’è nulla del suo corpo che non stia toccando, i seni morbidi, la pancia piatta, le cosce magre, le spalle ossute, è tutto così meraviglioso, la sente tutta sua.
- Botan… - la chiama, ed è la prima volta che pronuncia il suo nome in una situazione simile, e la cosa lo eccita di più.
Lei dischiude le gambe, lo sta invitando, ha gli occhi chiusi e l’espressione stravolta, ha le guance rosse ed ansima senza sosta, lo tira a sé e lui non resiste, e quando capisce che stavolta non squillerà nessun telefono sbottona freneticamente i pantaloni, baciandola ovunque – oddio, è la prima volta che la bacia sul serio – e quando è lì lì per liberarsi dai boxer ed arrivare dove voleva, finalmente
Dlin dlon.
Per un attimo è tentato di ignorarlo.
Si ferma, però. Ancora ansimando, poggia la fronte contro quella di Botan, e la osserva. Ha ancora gli occhi chiusi, e l’espressione più triste del mondo. Si morde il labbro inferiore, con infantile sensualità. Non sa che fare.
Dlin dlon.
Lasciami in pace, chiunque tu sia, accidenti a te. La voglio, questa ragazza.
- Yusuke? – trilla, oltre la porta, la voce di Keiko.
Appena lui la riconosce, fa un salto indietro e fissa l’uscio, terrorizzato.
“Grazie a Dio non ha le chiavi”, pensa con sollievo. Poi guarda Botan, ha riaperto gli occhi e fissa, sgomenta, lo stesso punto che poco prima stava fissando lui. Cerca di farle capire, guardandola, che deve tornare in bagno e chiudercisi dentro. Lei afferra ed ubbidisce. Lui vola in camera e si cambia – maglietta e pantaloni asciutti.
- Yusuke, ci sei?
- Arrivo, arrivo!
Apre la porta. Keiko è estremamente carina. I lunghi capelli sono legati in una coda alta dietro la testa, ed indossa un corto vestitino giallo.
- Ciao! – dice saltandogli fra le braccia.
Lui è inspiegabilmente incerto sul da farsi. Vorrebbe baciarla, ma non capisce se vorrebbe baciare proprio lei o se sta semplicemente cercando di soddisfare le voglie ancora seminascoste fra le pieghe dei suoi pensieri.
Alla fine la bacia, perché tanto non ha altro da fare.
- Come mai…? Non dovevi tornare la prossima settimana?
- Ah, grazie mille per l’accoglienza! Volevo farti una sorpresa, mi sembravi così strano al telefono… e poi volevo proprio vederti…
Botan esce dal bagno completamente asciutta e vestita.
- Oh, Keiko! Bentornata!
- Ciao Botan! Ma hai dormito qui? Non l’avevo proprio capito! – dice Keiko ridendo, - Credevo che venissi qui giusto per dare da mangiare a questo barbaro… ma mi fa piacere che tu sia rimasta! Spero che non sia stato troppo insopportabile…
Botan agita una mano, imbarazzata.
- Ma no, che dici… è stato… divertente.
- Bè, in questo caso mi fa piacere. Magari vuoi fermarti a pranzo? È quasi ora…
Leggera esitazione.
So esattamente cosa c’è dietro quell’esitazione, Botan, e so già anche cosa risponderai.
- No, è meglio di no… ho un mucchio di lavoro arretrato, dall’altro lato!
- Oh, capisco… bè, mi dispiace! Comunque l’invito resta valido!
- Sì, grazie… allora io vado, ok?
Keiko la saluta con un abbraccio e la ringrazia ancora.
E per quanto riguarda loro due e ciò che hanno vissuto in quel mese di assurdo sesso platonico, manterranno il segreto. L’unica cosa che si permette di fare Botan, uscendo, per chiarire con Yusuke che non dimenticherà un minuto di quel periodo, è sfiorargli una mano con due dita, dandogli i brividi.
Lui continua a mangiarsela con gli occhi ogni volta che la vede, ed anche per lei è lo stesso. Ma sono entrambi così bravi e discreti che non se ne accorge nessuno.