Genere: Romantico
Pairing: SanXAshitaka, KayaXAshitaka
Rating: PG13
AVVISI: Spoiler, Incompleta.
- Sono passati due anni dal termine dell'avventura che ha coinvolto tutti i protagonisti, Ashitaka vive poco lontano dalla città del ferro. Lui e San non si sono più visti, finchè un giorno lui non cade in una misteriosa malattia. Cosa lo aiuterà a guarire?
Commento dell'autrice: Inserirò un mio commento quando avrò concluso la storia è_é
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The Power Of Love
8° capitolo
Promessa


Le fece strada senza eccessivi complimenti, camminando veloce, senza curarsi troppo di controllare che Kaya la seguisse e non si prdesse. Sapeva che la miko stessa sarebbe stata bene attenta a starle sempre dietro: smarrire la strada avrebbe significato gettare al vento l’opportunità di vedere Ashitaka, di fare qualcosa per lui o almeno parlargli ancora, e cercare di convincerlo a tornare a casa… a tornare da lei, in definitiva.
San strinse i pugni, accelerando ancora, un passo dopo l’altro quasi di corsa. Le faceva rabbia, le faceva una rabbia immensa aver dovuto restituire quel pendente, era il regalo di Ashitaka, l’unico regalo, era suo, non importava chi l’avesse dato a lui, l’importante era che lui l’avesse dato a lei…
…e nonostante questo, per questi stessi motivi, anzi, odiava quel gioiello con tutte le sue forze. Lo odiava perché era stata costretta a darlo via ed anche perché era stato il pegno d’amore di una persona che odiava, e chi se ne importava se non avrebbe dovuto perché in fondo neanche la conosceva, lei voleva Ashitaka, era chiaro come la luce del sole, e San odiava perfino sé stessa, perché alla fine, malgrado avesse scoperto questo sentimento, gliela stava portando, e si sentiva quasi come se glielo stesse offrendo su un piatto d’argento.
- Quanto manca? – chiese Kaya, e lei poté leggere nel suo tono stizza, impazienza e stanchezza.
- Poco. – rispose sgarbatamente, accelerando ancora, - Se ti muovessi più velocemente faremmo prima…
La sentì aumentare il passo e cercare di raggiungerla con uno scatto in avanti. Quando le fu accanto, per un attimo pensò di superarla ancora, mettendosi a correre, ma poi abbandonò il progetto, più che altro perché a sua volta troppo stanca.
Quando finalmente furono davanti alla capanna di Ashitaka, era quasi sera. Il cielo era rossissimo, proprio come quando San l’aveva salutato prima di partire, solo che allora era l’alba, non il tramonto. Le venne il batticuore.
- E’ quella? – chiese Kaya con un guizzo di gioia infantile nella voce.
San annuì. Si avvicinò alla porta e l’aprì senza bussare.
- Ashitaka! – chiamò una volta dentro, cercandolo con gli occhi.
- San! – rispose una voce dall’altra stanza. Era lui.
“Fermati. Aspettami qui”, avrebbe voluto dire a Kaya, “vado prima io e poi entri tu” – avrebbe voluto salutarlo… - ma l’altra fu più veloce, quasi più dei suoi pensieri, e si diresse a grandi falcate verso la stanza, varcando la soglia, fermandosi poi subito dopo e guardando fisso davanti a lei. Doveva averlo visto.
- Kaya…? – lo sentì mormorare, e pensò che forse non era affatto il caso di entrare.
*

Se la ritrovò fra le braccia senza avere neanche il tempo di mettere a fuoco per intero la sua figura. Era cresciuta, la piccola Kaya, s’era fatta proprio grande. I capelli erano lunghi e legati in una coda dietro la nuca, ed indossava un’ampia veste da miko, con grande disinvoltura.
Dunque era lei la famosa alchimista di cui gli aveva parlato San prima di partire. La piccola Kaya. Non si sarebbe mai aspettato di rivederla, e fu sommerso da un’indefinibile massa di nostalgia, stringendola.
In ogni caso, sapeva perfettamente quanto la situazione fosse complicata. E non aveva proprio voglia di pensare a cosa sarebbe successo da quel giorno in poi, avendole entrambe a girare per casa.
Lei non gli disse niente, separandosi da lui, e questo lo stupì. Si sarebbe aspettato come minimo un rimprovero, un cenno di disapprovazione, qualcosa, qualunque cosa. Lo invitò a distendersi sul letto accompagnandolo con le braccia, e lo aiutò a rilassarsi accarezzandogli dolcemente i capelli. Gli strinse il polso fra due dita, poi scese con un orecchio sul suo petto, rimanendo in ascolto.
- Il tuo cuore corre un po’ veloce, Ashitaka… - disse infine, ricominciando a fargli passare le dita sul viso.
- Kaya… devo dirti molte cose…
Lei scosse il capo.
- Ne parleremo dopo. Adesso devi riposare, ed io devo controllare un po’ di cose…
- Riposo da giorni, e non serve a niente. Non riesco neanche ad alzarmi…
- Ti senti molto debole?
Ashitaka sollevò faticosamente un braccio, e poi lo lasciò ricadere sul letto.
- Ho quasi il fiatone per lo sforzo. – commentò sorridendo amaramente.
Gli rimboccò le coperte.
- Prova a dormire un po’, se riesci. – e lo lasciò solo.
*

Come supponeva, la famosa ragazza lupo – già pensava fosse lei quando l’aveva sentita parlare della foresta sacra e del Dio Cervo, ma il suo pensiero era stato confermato quando aveva sentito Ashitaka chiamarla San – stava aspettandola appena fuori dalla porta.
- Non entrare, - le disse, - Ashitaka sta dormendo.
San fremette di rabbia, ma seppe trattenersi.
- Come sta?
- E’ molto affaticato e stanco, evidente conseguenza dell’essere stato male accudito fino ad ora. – rispose con sufficienza, sferrandole un’occhiata accusatoria.
Ancora una volta, San ingoiò l’offesa e tacque.
- Puoi guarirlo?
Lo sguardo di Kaya si fece improvvisamente molto triste, sinceramente preoccupato.
- Non lo so. Non ho ancora la più pallida idea di quale possa essere il suo male, ed anche quando ne avrò scoperto la causa non è detto che io riesca a salvarlo…
L’altra abbassò lo sguardo e strinse i pugni.
- In ogni caso, non credere che lo lascerò qui ancora a lungo.
- Cosa…? – chiese, incredula, tornando a guardarlo.
- Per quanto ne so, potrebbe essere anche l’influenza di questa foresta sacra a farlo stare così. E poi, ho promesso al capovillaggio di riportare Ashitaka a casa.
- Non ti permetterò di portarlo via! – gridò con le lacrime agli occhi.
- Non mi interessa che cosa pensi! Hai avuto Ashitaka tutto per te fino ad adesso, e guarda in che condizioni è! Non sei che un’egoista! Non pensi al suo popolo, che da anni è privo del suo principe, ed io…
- Le scelte di Ashitaka sono le scelte di Ashitaka! Sapeva bene cosa si lasciava alle spalle, quando ha deciso di fermarsi qui con me. – concluse San dandole le spalle ed incamminandosi verso la foresta.
- Anche se è così, - le gridò Kaya quando ormai fu lontana, - io non lo accetto! Riporterò Ashitaka a casa, lo giuro!
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