Genere: Erotico, Introspettivo.
Pairing: Luís Figo/Cristiano Ronaldo.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Angst, Lemon, Slash, Violenza (lieve).
- Cristiano non si presenta in Nazionale e, quando viene fuori che ha disertato per uscire a bighellonare in giro per Madrid, Luís si precipita da lui.
Commento dell'autrice: Affibbio la paternità di questa storia a Def, perché mi ha passato lui il gossip di Cristiano che si finge malato e poi va in giro dandosi alla pazza gioia per tutta Madrid XD
Affibbio la paternità della lemon e del Figaldo in generale a me stessa, invece, perché so che Def non sarebbe contento di averla XD E perché non credo che qualcun altro le voglia. Figaldo is ♥ e non capisco perché nessuno sia d’accordo. *piange*
La paternità del titolo lunghissimo e assurdo è invece mia (perché l’ho scelto) in concomitanza con Lady Gaga (che l’ha scritto), dato che è un verso della sua Poker Face. Ditemi se, letta la storia, non è perfetto X’D Spero solo che entri tutto nello spazio dell’oggetto del post, su LiveJournal “XD
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BABY WHEN IT’S LOVE IF IT’S NOT ROUGH IT ISN’T FUN


Cristiano apre la porta con timore – e ne ha tutte le ragioni, dato che Luís entra in casa neanche fosse una furia, spintonandolo lateralmente senza la benché minima grazia e mandandolo a sbattere di schiena contro la parete a qualche metro.
- Cristo santo! – urla l’uomo, sbattendosi la porta alle spalle con tanta furia da far risuonare l’eco del botto per tutto l’appartamento, - Cristiano! Ma cosa cazzo ti è preso?!
- Non ti arrabbiare! – è la prima cosa che risponde il più giovane, mettendo le mani avanti neanche fosse di fronte a suo padre, piuttosto che al suo amante. Ogni tanto gli dispiace ammettere che, in effetti, il ruolo di Luís nella sua vita non è mai stato granché chiaro, e in effetti fra padre e amante non saprebbe dire cosa Luís sia stato più spesso, per lui. – Volevo solo-
- Volevi cosa?! – continua a sbraitare lui, sfilandosi di dosso la giacca leggera con tanta rabbia che Cristiano ha paura possa strapparla, - Carlos mi ha chiamato ed era furioso! Hai una minima idea dell’assurdo casino in cui ci stai cacciando tutti solo perché sei un’enorme, irriconoscente e impenitente testa di cazzo?! – e il ceffone arriva prima che Cristiano possa proteggersi, prima che Luís possa capire cosa effettivamente sta facendo, prima che entrambi possano rendersi conto di quanto esasperato e sottile sia ormai il confine della loro relazione, dopo sei anni passati seguendo scrupolosamente quella routine di rimproveri e piagnistei per poi chiudere ogni singolo dannato litigio sempre nello stesso dannato modo.
Luís si ferma, il respiro pesante e gli occhi lucidi di rabbia fissi sul viso di Cristiano – che ha anche lui il respiro pesante e gli occhi lucidi, ma non esattamente per la rabbia.
- …non ti arrabbiare. – ripete Cristiano, tirando su col naso, e Luís serra un pugno e fa davvero fatica a non schiantarglielo contro uno zigomo.
- Vaffanculo! – gli urla in faccia, furioso, - Non so nemmeno perché mi sono precipitato qui appena l’ho saputo, cazzo! – e quasi si lascia andare ad una mezza risata, allontanandosi da lui lungo la strada ben conosciuta che porta alla camera da letto. – Tanto sei sempre il solito moccioso stupido e deludente, Cristiano, sempre lo stesso da che ci conosciamo. E vaffanculo. – ripete ancora una volta, a bassa voce, infilandosi in camera senza neanche curarsi di chiudersi la porta alle spalle.
Cristiano si sfiora una guancia con due dita – la pelle scotta e duole sotto il suo tocco lievissimo, ma lui non si concede nemmeno una smorfia. Stringe le labbra e aggrotta le sopracciglia, più per darsi un tono che non perché sia arrabbiato o frustrato. Non lo sa nemmeno lui come si sente, probabilmente Luís ha ragione – come sempre – e lui è solo un bambino stupido e deludente.
Cammina lento a piedi scalzi sulla moquette del corridoio, e sbircia all’interno della camera da letto, prima di entrare. Luís ha tolto la cravatta ed ora sta sfilando anche la camicia leggera, i lineamenti del volto tesi in un’espressione preoccupata ed i capelli un po’ scompigliati.
- Luís… - lo chiama a bassa voce, - Mi di-
- Non dire che ti dispiace! – si volta lui, ringhiando furioso. Cristiano indietreggia – essere più alto non lo aiuta, in questo momento – e stropiccia l’orlo della maglietta, incerto. – Non dirlo nemmeno per scherzo, tanto sappiamo entrambi che non è vero.
- È vero! – prova ad insistere lui, sporgendosi appena in avanti.
- E allora le tue scuse non valgono un cazzo! – continua a urlare Luís, i pantaloni slacciati a metà che restano appesi per miracolo ai suoi fianchi, e Cristiano deglutisce con forza nell’accorgersene, perché lui è Luís, e anche se adesso sta facendo la parte del genitore severo, lui resta sempre Luís, - Dato che poi continui a fare sempre le stesse assurde stronzate! Cos’era, a questo giro? Che puttana stavi inseguendo, che cazzo pensavi di fare?! Cazzo! – si ferma di botto, massaggiandosi entrambe le tempie con due dita e inspirando ed espirando profondamente, - Cris, levati dai coglioni. – dice a bassa voce, senza guardarlo, - Sono stanco. Pensavo di restare un po’, l’avevo anche detto a Helen, ma mi rendo conto che non è il caso, a meno che tu non voglia finire con il naso spaccato o peggio. Vai a dormire nell’altra stanza e non farti vedere, domattina me ne torno a casa.
Cristiano esita, occhi fissi sul pavimento e denti che affondano nel labbro inferiore, i lineamenti del viso appena scossi dall’incertezza un po’ spaventata che lo scuote fin nello stomaco.
- Cristiano! – urla Luís, - Datti una mossa!
- No! – ed è, lo sente già da sé, niente più che la risposta di un bambino capriccioso. Luís fa tanto d’occhi, mentre realizza lentamente la consistenza di quel “no” e ne processa il valore.
- Cristiano, non ti voglio fra le palle! – specifica, - Forse non hai capito quanto sono incazzato, forse credi che scherzi!
- No! – ripete Cristiano, e si sente stupido, si sente ridicolo, vorrebbe essere in grado di crescere una buona volta e smetterla di fare cazzate, smetterla di fare arrabbiare Luís, smetterla di comportarsi in questo modo allucinante, e sa che potrebbe cominciare già adesso e dirgli “d’accordo, scusami, non lo farò più, ora vado di là e la smetto di darti fastidio”, ma l’unica cosa che riesce a realizzare fra la rabbia e il disagio e l’imbarazzo è che lui quel sì non vuole dirlo. Lui vuole dire solo no, no, no, e non vuole smetterla di uscire la sera, e non vuole doversi giustificare sempre in ogni momento per qualsiasi cosa che fa e soprattutto no, assolutamente no, non vuole andare a dormire sul divano, e non vuole stare lontano da Luís e non vuole accettare l’eventualità che lui possa provare tanto fastidio nei suoi confronti da non essere in grado di tollerare nemmeno la sua presenza. No. No. No. – No! – ripete ancora, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Luís gli si avvicina, fuori di sé dalla rabbia e dalla frustrazione, e quando fa per aprire la bocca e parlare, per rimproverarlo ancora una volta, probabilmente, Cristiano scatta in avanti e, tenendogli fermo il viso fra le mani, lo bacia, approfittando delle sue labbra dischiuse per accarezzarlo svelto con la lingua, con un’urgenza che sa di paura e capricci e stupidità – sa di lui, di lui e basta.
- No- Cristiano! – cerca di fermarlo Luís, pressandogli con violenza le mani sul petto per spingerlo via. Cristiano si oppone con tutta la forza che ha, che al di là di lamenti e piagnistei non è certo poca, e torna a pressarsi contro di lui, aderendo perfettamente al suo corpo e piantandogli le dita nelle spalle, prima di scivolare con la stessa forza lungo le sue braccia – le unghie corte e mangiucchiate che lasciano tracce bianche sulla sua pelle scura, e quelle stesse tracce che diventano accenni di graffi rosso acceso quando la sua pressione viene meno, concentrandosi brevemente sui suoi polsi, per poi spostarsi sul suo petto, che risale lentamente fino ad allacciarlo al collo, e per quel momento Luís s’è già arreso senza speranze ai suoi tocchi e lo sta stringendo a sé per la vita, affondando la lingua fra le sue labbra con un ringhio frustrato.
A Cristiano dispiace fargli questo, gli dispiace obbligarlo ad avere a che fare con lui sempre nello stesso modo – no, in realtà non gli dispiace affatto, perché il sesso con Luís non è soltanto una questione di sesso. No, è una questione molto più complessa. È il modo in cui dialogano – non riescono a farlo a parole, lo fanno sfregandosi l’uno contro l’altro; è il modo in cui si tengono il più vicino possibile – per non dimenticare di cosa sa il sapore dell’altro, per ricordare che è quello il motivo per cui tornano, il sapore, le sensazioni, il calore; è il modo in cui si ripetono che nonostante i litigi e gli scazzi e i dissapori e i malumori, c’è una cosa che non cambia mai, ed è il fatto che solo quando si toccano, solo quando sono loro due riescono a sentirsi completi. Nessuno ci riesce. Nessuna delle ragazze con le quali Cristiano perde tempo, e neanche Helen, per quanto sia bella, per quanto sia dolce, per quanto Luís la ami.
Cadono sul letto perché Luís inciampa nei jeans, che lo intralciano all’altezza delle caviglie, e Cristiano mugola con forza sotto gli strattoni decisi coi quali il compagno cerca di liberarlo dai pantaloncini corti, senza accorgersi del nodo che li stringe in vita, impedendo loro di scendere oltre un certo limite, facendogli male.
- Lu, - lo chiama piano, infilando una mano fra i loro corpi alla ricerca del laccio, per scioglierlo, - aspet-
Luís non lo lascia terminare, fiondandosi sulle sue labbra non appena i pantaloncini si ritrovano al loro giusto posto – sul pavimento, accanto al letto, e lui può costringere Cristiano ad allargare le gambe con un colpetto del ginocchio, sistemandosi fra le sue cosce e ringhiando compiaciuto quando le sente serrarsi con forza attorno ai suoi fianchi.
- Mi fai impazzire, niño. – gli sussurra sul collo, mordendo appena e risalendo con due dita il profilo del suo corpo, su lungo la vita, il petto e il collo, introducendosi spiccio fra le sue labbra. Cristiano socchiude gli occhi e succhia piano, la lingua che gioca morbida fra le falangi, solleticando la pelle sensibile fra un dito e l’altro finché Luís non geme con forza e quasi gli strappa le dita dalla bocca – Cristiano le trattiene appena, quasi volesse prenderlo in giro, e poi le lascia subito andare – scendendo ad accarezzarlo svelto fra le natiche, indugiando all’ingresso solo per un attimo, prima di affondare dentro di lui in un gesto imperioso e veloce, in seguito al quale tutto il corpo di Cristiano si inarca e si tende e si schiaccia contro il suo. E lui lo guarda, affascinato, chiedendosi perché una persona tanto odiosa debba essere così bella, e chiedendosi anche se sia giusto, o possibile, amare qualcuno solo perché è troppo bello per stargli lontano. Perché non c’è dubbio che sia amore – troppo assurdo, troppo violento, troppo ostinato per essere meno di quello, per essere solo attrazione. E Cristiano serra tutti i muscoli attorno alle sue dita, e Luís ringhia ancora e si affretta a sostituirle con la propria erezione, spingendosi così in profondità dentro di lui da fargli male. Ed è un po’ una punizione, un po’ solo un modo altrettanto stupido e altrettanto infantile di farsi sentire, tutto e fino in fondo, fino a quando Cris non lo chiama per nome, prima piano, poi sempre più forte, serrando le gambe attorno ai suoi fianchi e le braccia attorno al suo corpo, andandogli incontro con la sua stessa violenza, con la sua stessa urgenza, con lo stesso desiderio che brucia la rabbia e la consuma tutta, fino all’ultimo minuscolo granello che si discioglie nel gemito stremato col quale vengono entrambi, stringendosi in un abbraccio caldo e forte che sa di loro.
Luís si stende sul corpo di Cristiano, e non si preoccupa di pesargli meno addosso. E poi è lui che, muovendosi piano, in piccole scosse d’assestamento, si sistema in modo da non essere troppo infastidito dalla massa compatta di muscoli del corpo di Luís. Non è un problema, è il minimo che Cristiano possa fare per farsi perdonare il suo essere così drammaticamente impossibile e, purtroppo, anche così drammaticamente magnetico.
- Mi dispiace. – sussurra ancora il ragazzo, baciandolo piano su una guancia, - Non lo farò mai più.
Luís sbotta una risata frustrata, posando un bacio altrettanto leggero sulla sua spalla.
- Non fare promesse che non puoi mantenere. – taglia corto. Cristiano nemmeno annuisce.
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