Genere: Introspettivo, Erotico.
Pairing: Sousuke/Rin.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Shota, Lemon.
- "Alle elementari Sosuke e Rin si toccavano abitualmente a vicenda, ma non ne hanno mai parlato. Adesso che sono in camera insieme, è il momento di farlo (e magari di recuperare le vecchie abitudini)." (Sono pigra e come riassunto uso il testo del prompt della Caska CHE D'ALTRONDE E' PERFETTO E RIASSUME QUESTA STORIA NELLA SUA INTEREZZA.)
Note: Tributo SouRin alla Free! Notte Bianca #4
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SUGAR ON YOUR SOUL

Da ragazzini, una volta, si erano baciati. Non era stato strano, ai tempi era sembrato ad entrambi piuttosto naturale. Erano a casa di Rin, come capitava spesso. Rin chiedeva a Sousuke di restare con lui quasi tutti i giorni, e la maggior parte delle volte Sousuke finiva per restare in camera con lui a chiacchierare del più e del meno per tutto il pomeriggio, finché la luce del sole cominciava a diventare di un arancione così scuro da sembrare quasi rosso, ed a quel punto Rin doveva lasciarlo andare per forza, o si sarebbe fatto buio prima che Sousuke riuscisse a tornare a casa propria.
A Rin non piaceva restare a casa da solo. Lui e sua sorella si volevano molto bene, Sousuke poteva vederlo chiaramente nei gesti teneri che spesso si scambiavano quando erano insieme (Rin pettinava i capelli lunghissimi di Gou con una devozione quasi commovente, e poi lasciava che lei pettinasse i propri e lo riempisse di codini, mollette e fermagli da bambina, solo perché sapeva che questo la divertiva, ad esempio), ma non parlavano molto. Non riuscivano, da soli, a riempire il silenzio che si era abbattuto su quella casa proprio come l’onda anomala che aveva rovesciato la barca di suo padre anni prima.
Con lui, Rin parlava tutto il tempo. Era un inarrestabile fiume in piena di parole, e tutto di lui era rumoroso, sovraccarico. Monologhi infiniti, risate fortissime, un sacco di gesti per accompagnare quei lunghi discorsi. Non era un modo per non piangere, Sousuke poteva vederlo, era soltanto il modo che Rin aveva trovato per domare il silenzio, per ridurlo a una cosa piccola, insignificante. Sousuke non era mai stato un bambino di molte parole, ma parlava con Rin. Parlava tantissimo con Rin, perché sapeva che Rin non voleva soltanto ascoltare il suono della propria voce, ma anche quello della sua. Non era solo il silenzio a infastidirlo, era l’assenza di conversazioni. Sousuke l’aveva capito subito e molto facilmente, come se qualcuno gliel’avesse suggerito sussurrandoglielo all’orecchio, ed aveva agito di conseguenza con naturalezza. Semplicemente, siccome Rin lo voleva, andava fatto.
Si erano baciati, dunque, più o meno per lo stesso motivo. Quel tardo pomeriggio invernale, Rin voleva essere baciato tantissimo. Sousuke lo sentiva sottopelle, era un invito impossibile da rifiutare e Rin lo stava mandando consapevolmente, senza dirlo ad alta voce ma rendendolo comunque chiaro ed esplicito abbastanza. Il modo in cui si piegava sul tavolo, verso di lui, il modo in cui schiudeva le labbra e se le inumidiva sfiorandole con la lingua, il modo in cui i suoi occhi sembravano rifiutarsi di lasciare quelli di Sousuke anche solo per un istante.
Rin voleva essere baciato. Lo voleva, per cui andava fatto.
Non che l’idea lo disturbasse, naturalmente. Non era una forzatura, e avrebbe mentito se avesse detto che anche lui non aveva pensato alla possibilità di baciarlo così tante volte da aver probabilmente affrontato qualsiasi tipo di possibile scenario ipotetico nel farlo. Semplicemente non era abituato a ragionare in termini di cosa-voglio-io-da-lui, quando Rin si trovava nei paraggi. Era sempre di-cosa-ha-bisogno-lui-da-me.
Così, si erano baciati. Mentre il cielo diventava buio, e per una volta a nessuno dei due importava, Sousuke gli era scivolato accanto, si era fermato a guardarlo a lungo – Rin era così bello, con quei capelli lisci e gli occhi così grandi e quel sorriso da mordere e la linea del collo dalla curva perfetta – e poi si era sporto in avanti, premendo le proprie labbra contro le sue senza neanche sapere cosa fare dopo, sperando di riuscire a farsi guidare dall’istinto
Era stato imbarazzante, ma l’imbarazzo era durato così poco che alla fine era sembrato ad entrambi un dettaglio irrilevante. Si erano baciati ancora e ancora e un istante dopo l’altro era cambiato tutto, Rin aveva schiuso le labbra, aveva sfiorato le sue con la lingua e Sousuke aveva voluto tantissimo fare lo stesso. Si erano baciati come gli adulti, ed era stato bellissimo, perciò entrambi avevano deciso che non ci sarebbe stato niente di male nel ripetere l’esperienza.
L’avevano deciso senza parlare, come decidevano tutto il resto. Il più delle volte discutere qualcosa equivaleva semplicemente a notificare all’altro una decisione già presa, aspettandosi che l’altro fosse d’accordo – cosa che in effetti accadeva quasi sempre. Avevano litigato, qualche volta, ma era inevitabile che accadesse, visto quanto erano testardi e visto anche il fatto che ad entrambi piaceva tirare in due direzioni opposte solo per vedere quanto a lungo poteva tendersi la corda prima di spezzarsi. Ma erano state occasioni sparse e tutto sommato irrilevanti, Sousuke era sicuro che, crescendo, le avrebbero tutte dimenticate.
Non avevano litigato quella volta, comunque. Non avevano neanche discusso. Non che ci fosse molto da dire. Era successo. Era piaciuto a entrambi. Non c’era motivo per cui avrebbero dovuto rinunciare a quello o a quello che era venuto dopo come conseguenza. Stare vicini, sempre più vicini, toccarsi sopra i vestiti. Le mani piccole e ancora delicate di Rin, dalla pelle così chiara rispetto a quella di Sousuke, specialmente in inverno, strette con una tensione tutta nuova attorno alle sue spalle, le dita che si muovevano lentamente, tastando i muscoli sotto la maglia pesante. Le gambe chiuse, le cosce che si stringono in uno spasmo e che poi rilasciano la tensione, aprendosi appena. La naturalezza del movimento quando Rin gli era caduto in grembo, seduto a cavalcioni su di lui, e si erano guardati per un istante, confusi dai baci e dalle carezze, chiudendosi se avrebbero dovuto spostarsi, se quello fosse tirare un po’ troppo, ma poi avevano deciso che non importava, sempre senza dire una parola, riprendendo a baciarsi in silenzio mentre la mano aperta di Sousuke scivolava lungo la curva invitante della schiena di Rin.
Un giorno Rin gli aveva infilato la mano dentro i pantaloni, e poi, nel toccarlo, aveva sussultato, come stupito dal suo stesso gesto. Per un istante erano rimasti entrambi immobili a fissarsi, intimamente convinti che quello doveva per forza essere il momento in cui sarebbe finito tutto, il momento in cui uno dei due si sarebbe allontanato ed avrebbe finto che niente di tutto quello fosse mai accaduto, mettendo un punto a tutta la vicenda.
Rin però non si era allontanato, e Sousuke non gliel’aveva chiesto. Quindi, le dita di Rin si erano chiuse attorno alla sua erezione e l’avevano stretta gentilmente, quasi avesse paura di fargli male, muovendosi piano dall’alto verso il basso e poi al contrario, masturbandolo un po’ goffamente. Che fosse goffo, a Sousuke non era importato. Né mentre accadeva né dopo l’orgasmo.
Aveva imparato in fretta, comunque, così come aveva smesso subito di allontanare la mano di Sousuke con imbarazzo evidente ogni volta che era lui a provare a toccarlo. La prima volta che era successo – Dio, non fa nessuna fatica a ricordarlo neanche adesso –, Sousuke non era riuscito a staccargli gli occhi di dosso per tutto il tempo. Rin era rimasto sdraiato sul tatami, gli occhi serrati e la testa piegata ad esporre il collo arrossato dai baci, le labbra umide arricciate in un’espressione quasi sofferta che si era sciolta all’improvviso in un gemito e in un sospiro quando era venuto, schizzandosi addosso più di quanto fosse riuscito a sporcare la mano di Sousuke. Era così bello che a Sousuke aveva fatto quasi male, si era detto “vorrei che fossi mio, vorrei che fossi mio per sempre”, due settimane dopo Rin gli aveva detto che stava per trasferirsi all’Iwatobi.
L’aveva fatto con la solita semplicità, senza parlarne con lui prima, semplicemente notificandoglielo come un fatto già deciso – come in effetti era. “Ho deciso di andare all’Iwatobi,” gli aveva detto, senza pensare a quali conseguenze questo potesse avere su di lui. Perché avrebbe dovuto farlo, d’altronde? Aveva forse pensato alle conseguenze quando l’aveva silenziosamente implorato per giorni di baciarlo fino a fargli arrossare e gonfiare le labbra, fino a che fosse sfinito? Aveva pensato alle conseguenze quando aveva cominciato a toccarlo, ad infilargli una mano dentro i pantaloni? Quando aveva schiuso le gambe per lui, quelle cosce così morbide e così bianche, da bambina, aveva pensato alle conseguenze? Mai. E Sousuke gliel’aveva lasciato fare. L’aveva lasciato libero di vivere in un mondo in cui, qualsiasi cosa facesse, a Sousuke sarebbe andata bene. Era colpa sua, sua soltanto, non di Rin, se adesso stava male.
Lancia uno sguardo a Rin, seduto alla propria scrivania, intento a fare i compiti. La canottiera gli lascia nude le scapole, e si è appiccicata alla sua pelle ancora bagnata dopo la doccia. Ogni tanto, Rin se la scolla di dosso con un grugnito insoddisfatto, ed ogni volta Sousuke osserva il movimento del suo braccio e gli si stringe lo stomaco in uno spasmo di voglia che non sa come domare.
Se fossero ancora bambini, se adesso fosse cinque anni fa, sarebbe tutto molto più semplice. Potrebbe baciarlo senza dire una parola, e sa che a Rin andrebbe bene. Potrebbe toccarlo senza chiedere niente, ed a Rin non servirebbero spiegazioni. Ma è passato troppo tempo, e Rin è una persona diversa, anche se non gli piace ammetterlo, e quel meccanismo perfetto che guidava le loro mani quando erano bambini non può più funzionare allo stesso modo, gli ingranaggi si sono gonfiati e non si incastrano più con la stessa automatica semplicità.
Sousuke si solleva a sedere, le gambe che scivolano nel vuoto, presto seguite dal resto del suo corpo. Atterra sul pavimento con un tonfo sordo, attutito della moquette che lo ricopre. Rin si volta a guardarlo subito, sfilando uno degli auricolari. L’eco metallico della chiassosa canzone che stava ascoltando rompe il silenzio prima della sua voce.
- Sousuke? – chiede guardandolo.
Sousuke si china e gli sfila dall’orecchio anche l’altro auricolare, mettendo via il lettore MP3.
- Dobbiamo parlare. – gli dice.
Dal modo in cui Rin arrossisce, capisce che ci stava pensando anche lui. Per un momento la cosa lo sorprende, poi però capisce che era semplicemente inevitabile. Non passi più di un anno a condividere quello che loro condividevano da ragazzini in quella camera per poi dimenticarlo come non fosse mai accaduto. In qualche modo lo solletica piacevolmente il pensiero che il ricordo di quei pomeriggi potrebbe essere stata la prima cosa a riaffiorare nella mente di Rin quando si sono rivisti qualche giorno fa.
- Di cosa? – borbotta Rin, guardando altrove. Sousuke lo fissa senza vergogna per qualche secondo, e poi lo rimprovera.
- Non fare finta di niente, - gli dice, - Non sto giocando.
Gli anni hanno reso Rin più complicato e meno sincero, pensa Sousuke quando lo vede ostinarsi a fissare un punto imprecisato da qualche parte alla sua destra.
- Non so di cosa stai parlando. – gli dice. Sousuke sa che sta mentendo, e decide di ricordarglielo in ogni caso.
Stinge le dita attorno al tessuto della canottiera, sollevandolo di peso dalla sedia. Rin è così sorpreso che non muove un muscolo, spalanca gli occhi e schiude le labbra per dire qualcosa ma non ne ha il tempo: Sousuke lo bacia con la voglia di chi ha aspettato questo momento per cinque anni, le labbra affamate già dischiuse e la lingua pronta a cercare quella di Rin, ad accarezzarla svelta, esplorando la sua bocca senza pudore, stringendolo contro in un abbraccio dal quale Rin non riesce a liberarsi, principalmente perché neanche ci prova.
Si allontana dopo qualche secondo, guardandolo negli occhi.
- Di questo. – gli dice.
Rin si passa una mano sulla bocca, distogliendo lo sguardo.
- Questo non è parlare. – risponde in un borbottio confuso.
- Invece sì. – insiste Sousuke, spingendolo verso la scrivania finché Rin non è costretto a sollevarcisi sopra, appoggiandosi al bordo per non cadere all’indietro, - Volevo solo mettere in chiaro che questa volta sta succedendo perché lo vogliamo.
- Perché, - biascica Rin, piegando il capo e schiudendo le labbra in attesa del bacio che Sousuke gli lascia addosso il secondo dopo, - Quand’è successo l’ultima volta non era così?
- Smettila di fingere di non capire quello che ti sto dicendo. – quasi ringhia Sousuke, un suono basso, di gola, al quale Rin reagisce trattenendo il capo per un istante e poi deglutendo a fatica.
- … pensavo che sarebbe successo naturalmente. – dice Rin a bassa voce, rispondendo ai baci di Sousuke e schiudendo lievemente le gambe quando lo vede avvicinarsi, per fargli posto contro di sé, - Pensavo che non avremmo avuto bisogno di parlarne. Non ne abbiamo mai avuto bisogno prima.
- Adesso è diverso. – gli spiega Sousuke, parlandogli addosso, - Sei diverso tu.
- Sono sempre lo stesso. – Rin solleva le braccia, stringendogliele attorno al collo e ondeggiando il bacino per andare incontro ai movimenti di quello di Sousuke, che si preme contro di lui con forza, lasciandogli addosso l’impronta immaginaria della sua erezione schiacciata contro la coscia.
Sousuke non vuole dirgli che non è vero, primo perché fa male anche a lui e secondo perché sa che, in questo momento, Rin non vuole sentirselo ripetere. Ha gli occhi chiusi e la testa piegata all’indietro, dalle sue labbra dischiuse fuoriesce una litania di sospiri e gemiti che riecheggiano nel silenzio intorno a loro, e questa è sempre stata la loro dimensione perfetta, in fondo, questo silenzio così pieno di loro da rimbombare nelle orecchie di entrambi.
Sousuke si allontana appena, violentando la sua stessa voglia di continuare a baciare Rin finché non sarà Rin a implorarlo di smetterla. Rin si lamenta, invece, geme e stringe le cosce forti attorno ai suoi fianchi, cercando di trattenerlo il più vicino possibile. Sousuke è più forte, però, e si allontana ancora, sfilandosi la maglietta ed osservando gli occhi di Rin illuminarsi di voglia nell’osservare il suo petto nudo.
- Cazzo… - bisbiglia, allungando le mani verso di lui e lasciandogliele scorrere sulle spalle e poi giù lungo i fianchi torniti, prima di risalire verso i pettorali gonfi e tesi, - Sei enorme. – gli sfugge dalle labbra in un altro gemito scomposto.
Sousuke non riesce a trattenere un sorriso, mentre torna ad avvicinarsi solo per un secondo, il tempo di premergli un altro bacio lievissimo sulle labbra, prima di inginocchiarsi di fronte a lui.
- Che stai facendo? – si lagna Rin. Preferirebbe che Sousuke lo toccasse e basta, lui può leggerglielo in faccia e la cosa lo diverte. Invece, stringe fra le mani l’elastico dei suoi pantaloni e poi li tira giù in un gesto secco, insieme alle mutande, sporgendosi in avanti per sfiorare l’erezione tesa di Rin con la punta della lingua. Lui geme più forte, gettando indietro il capo e stringendo le mani attorno al bordo del tavolo. – Ah… Sousuke… - ansima, passandosi la lingua sulle labbra, - Aspetta, non—
Sousuke non aspetta, però, ha aspettato cinque anni ed ha appena deciso che basta così. Si china su di lui all’improvviso, lasciandosi scivolare la sua erezione in bocca, fra la lingua e il palato, fin quasi in gola. Rin urla senza ritegno, stringendogli le dita di una mano attorno ai capelli e tirando forte, ma non forte abbastanza da farlo allontanare, e Sousuke prende il gesto per quello che in effetti è, un invito a continuare, a fare di più. Succhia forte, muovendo la lingua tutta intorno alla punta, sopra la fessura in cima, e poi scivolando più in basso, avvolgendo in una carezza bagnata anche tutto il resto della sua lunghezza, sottolineandone le nervature, seguendole come indicazioni su una mappa.
Rin muove i fianchi con urgenza, spingendosi dentro la sua bocca e poi ritirandosi un attimo prima che diventi troppo, ma anche se è bellissimo, e gli piace da impazzire, vuole di più, e Sousuke lo percepisce nel tremito che lo sconvolge sottopelle quando Rin stringe le dita attorno ai suoi capelli con più forza, attirandolo verso l’alto. Lo segue solo quando comincia a fare male, e Rin lo bacia subito, arrabbiato, frustrato, mordendogli le labbra e la lingua e strusciando il cazzo ancora bagnato di saliva contro il rigonfiamento evidente nei suoi pantaloni.
- Tiralo fuori. – dice con impazienza, sistemandosi meglio sulla scrivania, - Sbrigati.
Per un attimo, Sousuke gioca con la possibilità di tenerlo sulle spine per qualche istante, vederlo arrabbiarsi e ringhiare e scuoterlo per le spalle e magari spogliarlo con le sue mani, ma è un pensiero fugace, perché l’impazienza di Rin non è che un’ombra paragonata a quella che brucia dentro di lui.
Si abbassa i pantaloni in un movimento svelto e sfacciato, e Rin trattiene il fiato, spalancandogli gli occhi addosso. A Sousuke scappa quasi da ridere per l’espressione di stupore assoluto che gli ingentilisce i tratti del viso, facendolo assomigliare per un secondo al bimbette con le guance lisce e arrossate che era qualche anno fa.
- Toccalo. – dice invece, avvicinandosi di qualche centimetro.
Rin deglutisce, mentre nei suoi occhi terrore e desiderio si danno battaglia. Allunga una mano, però, le punte delle dita che tremano appena mentre sfiora la sua erezione, calda, tesa ed enorme di desiderio.
È un attimo e la sta già stringendo fra le dita, accarezzandola velocemente. Lo attira più vicino e Sousuke obbedisce, stringendogli le braccia attorno alla vita e strattonando con forza la sua canottiera per allargarne la scollatura, almeno abbastanza da potergli accarezzare le clavicole in punta di lingua.
- Mi spaccherai in due. – geme Rin, aggrappandosi alle sue spalle con la mano libera mentre continua a masturbarlo con l’altra.
Sousuke gli ride addosso, senza fiato, affondando i denti nella curva solida della sua spalla.
- Sopravvivrai. – gli dice, come per rassicurarlo.
- No, non hai capito. – Rin scuote il capo, sollevando appena il bacino e stendendo la schiena, - Non vedo l’ora.
Sousuke lo osserva schiudere le gambe ed offrirglisi senza pudore, la sua apertura stretta ed esposta pronta a riceverlo, e un secondo dopo gli è addosso, la punta del cazzo che preme per entrare mentre Rin si morde le labbra con tanta forza da farle diventare rosse.
- Spingi. – gli geme addosso Rin, andandogli incontro col proprio bacino, - Più forte. – poi sembra rendersi conto di cosa sta dicendo, e le sue labbra si schiudono in un sorriso un po’ stupido mentre l’erezione di Sousuke riesce finalmente ad aprirsi un varco oltre l’anello stretto dei suo muscoli, facendosi strada dentro il suo corpo. Lui la accoglie con un sospiro che sa di sollievo perfino più di quanto sappia di piacere, strofinando il naso contro la sua guancia. – Sto parlando abbastanza? – chiede.
Sousuke ride ancora, piantando le mani contro la scrivania – i muscoli in tensione, sui quali Rin lascia scorrere le dita ancora e ancora e ancora, come non riuscisse a saziarsi della sua consistenza sotto i polpastrelli – cercando un punto d’appoggio per scoparlo più forte. Entra dentro di lui e poi esce fin quasi a scivolare del tutto fuori, ma Rin lo trattiene, le gambe annodate attorno ai suo fianchi, i muscoli che si contraggono con forza attorno al suo cazzo e lo risucchiano dentro ogni volta, invitandolo ad affondare più in profondità.
Rin geme senza controllo, ed alza la voce più di quanto dovrebbe quando la mano di Sousuke si chiude attorno alla sua erezione, che quasi scompare fra le sue dita mentre lo masturba seguendo lo stesso ritmo col quale lo scopa, ascoltando i suoi gemiti farsi più liquidi e confusi, finché l’orgasmo non lo scuote tutto da dentro, costringendolo a un fremito incontrollabile che lo lascia stremato non appena si esaurisce.
Sousuke si spinge dentro di lui ancora un paio di volte, e poi gli viene dentro, godendo della sensazione quando lo sente rabbrividire e chiudersi attorno a lui con un ultimo spasmo, prima di lasciarlo andare.
Scivola fuori dal suo corpo con naturalezza, e Rin mette giù le gambe, restando appoggiato alla scrivania ma piantando i piedi per terra come non si fidasse della propria capacità di reggersi in piedi senza un aiuto. Appena le dita toccano il pavimento, l’orgasmo di Sousuke gli scivola lungo l’interno coscia, facendogli il solletico.
- Dovrò andarmi a lavare di nuovo. – commenta con un sospiro infastidito.
Sousuke ride ad alta voce.
- Sì, - dice, - Ti si legge proprio in faccia quanto ti dispiaccia la cosa.
Ride anche Rin, semplicemente perché ha sempre trovato difficile non farlo quando lo sta facendo anche Sousuke. Poi sospira, mettendosi dritto e tirandosi su i pantaloni prima di stiracchiarsi pigramente, il volto rilassato in un’espressione perfettamente soddisfatta.
- Visto che vuoi sentirtelo dire, - gli sorride sfacciato, - Questa non sarà l’ultima volta.
- Mi rassicuri. – gli sorride Sousuke di rimando, - Non so come l’avrei presa se mi avessi detto che ti trasferivi da qualche altra parte fra una settimana o due.
Rin ride divertito, gettando indietro il capo. Possono scherzarne solo perché ora sono di nuovo entrambi qui. È bello potersi lasciare tutto questo alle spalle, pensa Sousuke mentre osserva Rin abbandonare la stanza, chiudendo la porta. Silenziosamente, si arrampica sul letto e si lascia andare sul materasso, sospirando soddisfatto. Quando Rin torna, qualche minuto più tardi, non si stupisce di sentirsi dire “e vieni di sotto, stronzo”, e sta già ubbidendo, prima ancora di rendersene conto.
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