Genere: Introspettivo, Romantico, Triste.
Pairing: Alexander/Tom/Matthew.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Angst, Slash, Underage.
- Alex chiede a Tom cosa vuole per Halloween, e Tom esprime un desiderio che cambierà per sempre il rapporto fra lui, Alex e Matthew.
Note: Dunque, in realtà questa fic avrei anche cominciato a scriverla quel triliardo di anni fa (sui quattordici prompt del set Golden Autumn della gracalling, come potete ben vedere), ma poi per una cosa e per l'altra (vaghezza, I haz it) ho rimandato e rimandato, e ora la Challenge è scaduta da un pezzo XD però la fic ha ancora una sua validità per l'unico motivo che è il mio regalo di compleanno per il mio adorato fratello incestuoso che come lui non ce n'è, il Mikey del mio Gerard, la Fae ;__; Amoti, e scusa per il ritardo clamoroso. ♥
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UNA CASA ALLA FINE DEL MONDO


01. Foglie secche.
Quando ha chiesto a Tom cos’è che desiderasse per Halloween, Tom l’ha guardato a lungo, stretto tra le braccia di Matthew, con le sue dita che passavano attraverso i capelli sottili, corti e castani, e per parecchi secondi non è stato in grado di rispondere. Alexandre l’ha osservato per tutto il tempo – le labbra a tremare appena su una richiesta che forse non si sentiva in diritto di fare, nonostante gli avesse detto che poteva chiedere tutto, tutto quello che voleva – e per lo stesso tempo Matthew ha osservato lui, cercando di scorgere nel riflesso dei suoi occhi lo specchio degli occhi di Tom, per comprenderne lo stato d’animo, misurarne l’incertezza, identificarne la paura.
Poi, Tom ha deglutito, e alla fine ha risposto.
- Un posto in cui possiamo stare insieme. – ha detto a bassa voce, lo sguardo sognante perso da qualche parte oltre la sua spalla, - Un posto in cui non ci sono problemi, non ci sono distanze e non ci sono differenze. Dove possiamo essere solo noi tre.
Matthew ha stretto la presa attorno al suo corpo sottile, come a coccolarlo, ed Alex ha annuito d’istinto.
- Ce l’ho. – ha detto con sicurezza, - Ho il posto. – e poi ha sorriso. – Avrai il tuo regalo.
Tom ora rastrella foglie secche nel giardino della villa privata di Alex, persa nelle campagne canadesi, da qualche parte che Alexandre stesso preferisce dimenticare. Matthew, accanto a lui, sospira profondamente.
- Lo stai viziando. – dice serio, come in un monito, - E comunque, ad Halloween al più si regalano delle caramelle.
Alex non risponde, ma d’altronde Matthew non gli lascia il tempo di farlo: afferra l’altro rastrello e raggiunge Tom in mezzo al giardino, per aiutarlo a pulire.

02. Alberi spogli.
La loro storia – pensa Matthew, camminando lungo il viale mentre stringe forte la mano di Tom, che ondeggia allo stesso ritmo di quella che, dall’altro lato, stringe Alex – è stata una storia di scelte. Nel chiedersi se da qualche parte abbiano sbagliato qualcosa, deve necessariamente trovarsi qualche colpa, perché nessuno ha obbligato nessun altro a fare niente, in quella strana relazione, nulla è avvenuto casualmente ed ogni singolo passo, prima di essere compiuto, ha avuto bisogno dell’approvazione di tutti e tre.
Perciò, se adesso camminano lungo un viale costeggiato da alberi spogli e scuri, se adesso sono chiusi da due giorni dentro una villa che devono pulire da soli, isolati da tutto il mondo civilizzato, se adesso sono in un posto in cui non prendono neanche i cellulari se non in un punto specifico oltre il boschetto di querce, se sono lì in quella situazione, se Tom per il compleanno ha chiesto di scappare dalla sua vita, dev’essere necessariamente colpa di tutti e tre.
Il problema delle relazioni fatte solo di scelte, che non ammettono l’esistenza del caso fortuito e che si basano solo sulle certezze di un sentimento che, anche volendo, non poteva essere sopito, è che non puoi neanche rimpiangere niente.
Mentre Tom si allunga a chiedere un bacio ad Alex e poi si ritrae, cercando la stessa cosa anche da lui, Matthew non può fare a meno di chiedersi se sia un bene o un male.

03. Folata di vento.
Tom serra le palpebre e si stringe nelle spalle, quando il vento freddo lo sferza all’improvviso come uno schiaffo; per un secondo, prima di riaprire gli occhi, esita, rimanendo immobile sul posto. Ha paura che, tornando a guardarsi intorno, si ritroverà a casa sua, con mamma che lo chiama dalla cucina perché è già tardi e deve andare a scuola, ricordandogli di non dimenticare il borsone, che dopo ha gli allenamenti e lo sa che in piscina l’allenatore si arrabbia, quando arriva tardi.
Gli occhi li riapre, comunque, quando Alex lo raggiunge sul porticato ed appoggia un bacio lievissimo proprio sulla sua nuca, stringendolo dolcemente fra le braccia.
- La cena è pronta. – lo avvisa, - Matt ha preparato la pasta.
- La pasta? – chiede con una risatina, - È orrenda la pasta che fa lui. Sa di colla.
- È tremendo stare con qualcuno tanto piccolo da ricordare effettivamente che sapore abbia la colla. – lo prende in giro Alex, dondolando un po’. – Dai, vieni dentro, comincia a fare freddo. E poi lo sai che quando si improvvisa chef si offende facilmente.
Tom annuisce, seguendolo all’interno della casa. Lì c’è caldo – il fuoco scoppietta nel camino e la tavola è già apparecchiata – e Tom non sente più il bisogno di chiudere gli occhi. E d’altronde, se anche lo facesse, sa già che non avrebbe paura di riaprirli.

04. Foglie trasportate dal vento.
- C’è aria di tempesta. – annuncia Matthew con aria serissima, mentre finisce di lavare un piatto e glielo passa, così che lui possa asciugarlo e riporlo al suo posto nella credenza.
Alex si sporge oltre la sua spalla, per guardare fuori dalla finestra: le foglie turbinano in piccoli uragani tutto intorno alla casa, il vento sferza con forza tutte le pareti e da qualche parte – probabilmente al piano di sopra, ma Alex non conosce tanto bene l’edificio da dirlo con certezza, e comunque è troppo stanco per salire a controllare – un’imposta sbatte con forza contro il legno. Il rumore secco che produce è forte, ed Alex spera che Tom, accoccolato sul divano ed infagottato in un plaid a scacchi che odora di naftalina, non si svegli.
- Tu stai pensando che io abbia sbagliato, a portarlo qui, vero? – chiede, lasciando scorrere gli occhi addosso al ragazzino in una carezza impalpabile.
Matthew lava un altro piatto.
- Io non ti ho fermato. – gli fa notare, - Quindi, al limite, abbiamo sbagliato entrambi. – e poi sorride più dolce, - Ricordatelo, quando comincerai ad odiarti ed incolparti di tutto. Abbiamo sbagliato entrambi.
Alex sorride a sua volta, sporgendosi a mordicchiargli un labbro in un mezzo bacio che bacio non è – perché Tom dorme, e senza di lui certe cose non si fanno.
- Grazie. – dice, e poi prende il piatto che Matthew gli passa, avvolgendolo nel panno un po’ umido che tiene fra le mani e cominciando ad asciugarlo.

05. Vendemmia.
Il minuscolo vigneto sul retro della casa è una sorpresa del tutto inaspettata.
- Vi giuro – insiste Alex, guardando le piante come non riuscisse a capacitarsi della loro stessa esistenza, - che non ne sapevo niente.
Tom non lo ascolta, preso com’è nell’andirivieni frenetico da una tralcio e l’altro. Si muove svelto col suo cestello, raccogliendo tutti gli acini moderatamente grandi e che non sembrino già del tutto rinsecchiti. La sua, pensa Matthew con un sorriso un po’ triste, sarà una raccolta del tutto inutile. Quest’uva non è mangiabile, e di sicuro non produrrà nessun tipo di vino, ma è ugualmente divertente osservarlo rovesciare il contenuto del cestello all’interno del tino e poi saltare all’interno dello stesso dopo aver sfilato le scarpe, più per il piacere di mettersi lì a saltellare come un bambino – come il bambino che è – piuttosto che con lo scopo di ottenere davvero qualcosa da quel movimento.
Alex lo guarda da qualche metro di distanza, sorridendo sereno, e Matthew gli si affianca dopo poco, sospirando.
- Sembra felice. – commenta, ed Alex annuisce. Non dicono nient’altro.

06. Caldarroste.
Tom l’ha capito che Alex è solo andato in paese a comprare qualcosa per la prossima settimana, visto che le provviste già scarseggiano, ma non può fare a meno di sentirsi tremendamente inquieto. Matthew non fa che ripetergli “guarda che fra poco torna, puoi anche staccarti dalla finestra, o lascerai sul vetro l’impronta indelebile del tuo naso”, ma Tom, per quanto sul momento sorrida e provi a staccarsi da lì, tornare sul divano, magari accendere la tv e vedere se riesce a beccare qualcosa di un po’ meno che noioso fra i canali locali che l’antenna miracolosamente riesce a captare, non riesce. E un minuto dopo è di nuovo lì di fronte alla finestra, mani e fronte schiacciati contro il vetro, che scruta il giardino ed il viale in attesa del rombo familiare della macchina di Alex.
- Perché sei così teso? – gli sussurra Matthew contro un orecchio, massaggiandogli le spalle nel tentativo di sciogliere un po’ i muscoli contratti dall’ansia, - Perché non sei felice?
- Io sono felice. – risponde Tom in un mugolio arreso, chinando il capo ed esponendo il collo a qualche bacio poco serio. – Dici che tornando Alex mi porta qualcosa di buono da mangiare? – chiede con aria trasognata, schiudendo gli occhi e tornando a sbirciare di fuori, - Lui mi porta sempre qualcosa di buono da mangiare…
- Caldarroste! – dice la voce di Alex, materializzandosi d’improvviso alle loro spalle. Entrambi si voltano spaventati, allontanandosi immediatamente sia dalla finestra che l’uno dall’altro. Alex li guarda a lungo con aria indagatrice, e poi scoppia a ridere, incredibilmente divertito. – Siete due idioti. – commenta annuendo, ed entrambi non possono che dargli ragione.

07. Halloween.
- Non sono vestito da strega, sono vestito da stregone! – insiste Tom, saltellandogli in grembo e tempestandogli il petto di piccoli pugnetti tutt’altro che convinti, - Smettila di prendermi in giro!
- Non sono io che ti prendo in giro. – insiste Alex con una risatina divertita, stringendoselo contro e godendosi per un istante la frizione dolcissima del suo bacino contro il proprio durante lo spostamento, - Quale stregone indosserebbe una gonna?
- Non è una gonna! – borbotta Tom, incrociando le braccia sul petto e sporgendo apposta il sedere perché le mani di Alex, che scivolano lungo la sua schiena, possano fermarsi proprio sopra la curva piena delle sue natiche. – È una tunica!
- Ma voi due – borbotta Matthew, steso sul divano accanto a loro, - dovete per forza mettervi a litigare per ogni cosa? – chiede, passandosi stancamente una mano sulla fronte.
Alex ride, allungandosi a rubargli un bacio, e subito Tom attacca con le lamentele.
- Non è giusto che prendi in giro me e baci lui!
Alex ride ancora. “Santa pazienza”, si dice, mentre si china a coprire le labbra di Tom con le proprie.

08. Zucca intagliata.
È divertente vederlo armeggiare col coltello, disegnando una faccia spaventosa sulla zucca enorme che hanno comprato insieme al mercato qualche ora fa. È cosi infantilmente concentrato su ciò che sta facendo che Alex sente quasi il bisogno fisico di fare qualcosa di altrettanto infantile – anche se infinitamente più stupido – ed allunga le mani a pizzicargli i fianchi, nel tentativo di disturbare il suo serio lavoro.
- Ahi— Alex, mollami! – si lagna Tom, voltandosi a guardarlo e facendogli una linguaccia. Matthew sospira, passandogli una pezzuola con cui pulirsi.
- Guarda che è pericoloso. – borbotta col solito tono responsabile da papà con figli a carico, - Non lo inquietare.
Alex sbuffa, nascondendo una risatina divertita. Tom si pulisce sbrigativamente le mani, gli si siede in grembo e poi fa scivolare sulla superficie del tavolo la zucca già svuotata ma intagliata solo per metà, riprendendo a lavorare alacremente. Alex appoggia il mento sulla sua spalla, osservandolo rifinire la bocca della zucca, ed aggrotta le sopracciglia. Solo quando Matthew gli si avvicina da dietro e comincia ad accarezzargli i capelli, restando in piedi alle sue spalle, si permette di chiudere gli occhi, inspirare profondamente e rilassarsi.

09. Ritorno a scuola.
- Insomma, - borbotta Matthew, voltandosi su un fianco per poterlo osservare direttamente, mentre Alex non si rassegna a togliere gli occhi di dosso alla figura del ragazzino addormentato a pochi centimetri da lui, - si può capire che cos’hai? No, perché mi stai rendendo la vacanza pesante.
Alex gli solleva addosso un’occhiata divertita, inarcando un sopracciglio.
- Il punto era far divertire Tommy, non te. – gli ricorda, ma Matthew lo liquida con un gesto sbrigativo.
- Infatti non ho detto che il punto dovesse essere far divertire me. – chiarisce, - Ma sappi che l’effetto collaterale è che sto cominciando a odiarti, per cui se vuoi parlare bene, se no peggio per te.
Alex inarca le sopracciglia verso il basso, un po’ stranito e un po’ preoccupato.
- Dici sul serio? – chiede piano, e Matthew rotea gli occhi, concedendosi un sospiro esasperato.
- No. – lo rassicura, - No, non dico sul serio. Ma dimmi che cos’hai, santo Dio, perché così non può andare avanti.
Alex torna a guardare Tom, respirando appena. Ripercorre i contorni del suo viso e del suo corpo distrattamente, perché li conosce a memoria, e poi gli sistema i capelli scompigliati sulla fronte.
- Fra poco dovrà tornare a scuola. – dice. Matthew inarca le sopracciglia.
- Sì, be’, lo sapevamo. – prova, ed Alex scuote il capo.
- Intendo— è così piccolo. – precisa, - Sentilo, odora di zucca. Ma ti pare? È un bimbetto.
- E anche questo lo sapevamo già, Alex. – sbuffa Matt, - Lo sapevamo quando l’abbiamo portato qui ma lo sapevamo anche quando tutto questo è cominciato e in generale sono due anni che lo sappiamo. Oltretutto, non è proprio da te farti venire gli scrupoli morali quando—
- Ma non sono scrupoli morali, Matthew. – sbotta lui, grattandosi nervosamente la nuca e stendendosi più comodamente sul letto, supino, in modo da poter evitare sia il suo sguardo che la vista di Tom addormentato. – Non c’entra niente la morale. È una questione completamente diversa, Matt. Completamente diversa.

10. Fine delle vacanze.
Alexandre sta dormendo non più di dieci minuti dopo. Ha il sonno agitato, Matthew lo vede chiaramente dalla ruga in mezzo alle sopracciglia aggrottate ed anche dai movimenti del suo corpo, brevi, tesi, a scatti. Sospirando pesantemente, scende dal letto e ne fa il giro, risalendo dall’altro lato e sistemandosi accanto ad Alex senza per questo dover svegliare o spostare Tom. Gli accarezza lentamente il viso, il collo, le spalle, e poi se lo sistema contro, stendendosi sul letto e dandogli modo di appoggiarsi più comodamente sul suo petto. Gli passa le dita fra i capelli in lunghi gesti rassicuranti, e poco dopo Alex si calma, il suo respiro si fa più pesante e tutto il suo corpo si rilassa.
La verità, pensa un po’ stancamente, è che Tom è un bambino che non ha alcuna remora a comportarsi da bambino, mentre Alex è un bambino che prova in ogni modo a comportarsi da adulto, e per questo puntualmente fallisce. Ripensa a quella vacanza improvvisata, si rende conto d’improvviso che fra poco finirà e si chiede cosa possa esserne venuto fuori di buono.
Ha paura di rispondersi “niente”, e in realtà, mentre osserva Tom rigirarsi su un fianco ed abbracciare stretto Alex, petto contro schiena, nell’incoscienza del sonno, spera di sbagliarsi.

11. Montagna.
- Sei sicuro che sia una buona idea? – chiede ad Alex, mentre lo aiuta a caricare la jeep.
- Non sono più sicuro di niente. – risponde lui con una risatina un po’ nervosa ed un po’ incerta, osservando distrattamente Tom che controlla il contenuto del proprio zainetto per la millesima volta in dieci minuti, per assicurarsi di non aver dimenticato nulla. – Ma è solo una notte montagna, voglio dire, che male può fare?
- Ah, non ne ho idea. – confessa in un sospiro. Tom decide che non ha più bisogno di controllare ancora il suo bagaglio e passa ad esaminare il contenuto del bagagliaio, verificando che la tenda da campeggio sia al suo posto, così come i materassini, il fornello a gas e il pentolino per il latte caldo senza il quale andare a dormire non è neanche un’opzione contemplabile, e poi, sorridendo soddisfatto dopo aver constatato che ogni cosa è al proprio posto, salta in macchina, sul sedile posteriore, mettendosi proprio in mezzo ai due sedili anteriori, tutto spinto in avanti in una posizione che un qualsiasi vigile in vena di multe troverebbe estremamente inappropriata ma che loro due hanno sempre trovato incredibilmente tenera e divertente.
- Quello che intendevo dire ieri… - comincia Alex a voce bassa, - è che— non lo so. Alle volte mi sembra che noi due insieme non saremo mai in grado di renderlo felice come vorrebbe. Come dovrebbe. Ed è così piccolo che tutto questo mi sembra doppiamente ingiusto. – poi scrolla le spalle, rassegnato. – Il problema è che non so come risolvere questa situazione, e non ho nemmeno la minima intenzione di lasciarlo andare. – sorride amaramente, ravviandosi i capelli dietro un orecchio e girando attorno alla jeep per salire al proprio posto. – Patetico, mh?
Matthew inspira ed espira profondamente, scuotendo il capo ed aggrottando le sopracciglia. Ha capito qual è il problema, ma la tristezza non è un maremoto, e non è sicuro che scappare in un posto più alto possa essere una soluzione.

12. Funghi.
Tom è scomparso ormai da quasi sei ore. Non risponde al cellulare, ed Alex e Matthew, dopo aver provato a cercarlo nei dintorni e non essere riusciti a cavare un ragno dal buco, stanno già organizzandosi per scendere a valle e rivolgersi alla polizia, quando naturalmente lui riappare. Sporco di terra dalla testa ai piedi, gli orli dei jeans sfilacciati e un sacchetto di plastica lurido a pendere mollemente da un braccio, sorride esausto e li saluta con un filo di voce, lasciandosi andare seduto su un tronco spezzato vicino al fuoco.
- Cristo, Tom! – sbotta Matthew, precipitandosi al suo fianco e guardandolo da ogni lato per verificare che non ne manchino pezzi. – Ma sei ferito! – dice, notando un graffietto ormai quasi già del tutto rimarginato ma ancora rosso di sangue. – Alex, prendi la cassetta del pronto soccorso.
Alex non ha ancora spiccicato una parola, da quando Tom è riapparso. Non s’è nemmeno avvicinato, e per qualche secondo, dopo aver sentito la richiesta di Matthew, resta perfino immobile, come non l’avesse recepita del tutto. Poi si riscuote, e scompare velocemente all’interno della tenda.
- Sto bene. – dice piano Tom, il sorriso piccolissimo ed esageratamente stanco, - Avevo voglia di starmene un po’ da solo, Matt. E quella… - aggiunge, indicando la ferita con un cenno distratto del capo, - non è niente. Sono solo scivolato. Però vi ho portato i funghi! – conclude sollevando il sacchetto di plastica. – Spero siano commestibili.
- Ma come ti è saltato in mente… - borbotta Matthew, mentre Alex lo raggiunge e gli porge la cassetta, ancora incapace di avvicinarsi. – Tommy, se avevi voglia di stare da solo, potevi dirlo. Avremmo sicuramente trovato un modo per—
- Ogni volta che chiedo qualcosa, - lo interrompe Tom, guardando un punto imprecisato per terra, il sorriso ormai più triste che semplicemente stanco, - voi trovate sempre un modo per esaudire il mio desiderio. E questo però vi dà sempre un sacco di problemi. Volevo provare a vedere se, magari, facendo tutto da solo ve ne avrei dati di meno. – poi solleva lo sguardo. Sorride ancora, ma ha gli occhi pieni di lacrime, anche se Matthew è certo che non le lascerà cadere. – Mi sa che mi sbagliavo.
Non passa neanche un secondo, prima che Alex giri sui tacchi, mormori un “vado a farmi un giro” ed entri velocemente nella jeep. E Matthew sa, senza bisogno di chiederglielo, che stanotte dormirà lì.

13. Visita al cimitero.
Alex resta in silenzio per tutto il viaggio di ritorno, almeno fino a quando, a qualche centinaio di metri da casa, Tom schiaccia il naso contro il finestrino della jeep e, emozionandosi come un bambino, indica un punto a caso in mezzo alla campagna.
- Cos’è quello? – chiede. Alex si volta a guardare nella sua direzione e si lascia sfuggire un sorriso intenerito.
- È l’unico cimitero della zona. – risponde, - Ci sono venuto una volta, da piccolo. Alcuni dei miei parenti sono sepolti lì. Nessuno di troppo prossimo, in realtà, ma i miei sono sempre stati legati agli antenati, per cui—
- Fermiamoci. – dice Tom, serissimo, - Per favore.
Matthew ferma la macchina e pianta il freno a mano nello stesso preciso momento in cui Tom spalanca lo sportello e si catapulta fuori dall’autovettura, guardando appena a destra e a sinistra prima di attraversare la strada ed oltrepassare i vecchi cancelli un po’ arrugginiti del cimitero.
Quando Matthew ed Alexandre si decidono a seguirlo all’interno, lo trovano più piccolo di quanto entrambi non si fossero aspettati.
- Lo ricordavo enorme. – confessa Alex soprapensiero, e poi i suoi occhi si voltano in giro alla ricerca di Tom. – Guardalo, è lì. – dice a Matthew, indicando il ragazzino con un cenno del capo, - Li ha trovati subito.
- Chi? – chiede Matt, dirigendosi lentamente verso di lui.
- I miei parenti. – risponde Alex con un mezzo sorriso.

14. Arancione.
Accucciato di fronte alla lapide, Tom lascia scorrere le dita sul vetro della cornice tondeggiante che protegge la foto in bianco e nero di una donna molto giovane.
- È bellissima. – dice, senza fiato, - Chi è?
Alex si accuccia al suo fianco, mentre Matthew si avvicina ad entrambi ma resta in piedi. È consapevole del fatto che questo momento sia una cosa solo loro, e tutto ciò che lui può e vuole fare è solo vegliare perché ogni cosa vada al suo giusto posto, scivoli nuovamente senza problemi all’interno del meccanismo ben oliato che la loro relazione era prima di quella vacanza.
- È la zia Edwige. – racconta Alex a bassa voce, - È morta presto, purtroppo. Non ha avuto una vita facile.
- Cosa le è capitato?
- Non so, precisamente. – risponde Alex, scrollando le spalle, - Una malattia, credo. Ad ogni modo, non è questa la cosa più importante di lei.
- E qual è, invece? – chiede Tom, del tutto rapito dal volto sorridente della giovane e ancora impegnato ad accarezzarne in tratti in miniatura attraverso il vetro della cornice.
- Be’, vedi, lei era sposata con quello che poi era mio zio. – ricorda Alex, guardando il cielo mentre si fa aranciato, e il sole si nasconde stanco e lento dietro le montagne che rendono irregolare il profilo dell’orizzonte, - Aveva anche due figli, ma finì per innamorarsi del nostro medico di famiglia di allora. Anche lui sposato e con figli, nonché di diversi anni più vecchio di lei.
- E cosa successe? – insiste Tom, curioso, decidendosi finalmente a voltarsi per guardare lui.
- Scapparono insieme. – risponde Alex con una risatina. – Lei lasciò tutto, figli e marito compresi, e non se ne seppe più niente per anni e anni.
Gli occhi di Tom brillano per un istante, mentre si mordicchia nervosamente il labbro inferiore.
- E rimasero insieme per sempre? – chiede speranzoso. Alex gli sorride, gli scompiglia i capelli e si allunga a stampargli un bacio lievissimo sulle labbra.
- Lei tornò a casa sei anni dopo, di sua spontanea iniziativa. A quanto ne so, morì molto felice, circondata dai suoi figli e dall’uomo che aveva sposato.
Matthew sorride e guarda altrove, e si china a raggiungerli solo quando Tom scoppia a piangere, stretto fra le braccia di Alex. Li avvolge entrambi in un abbraccio più grande del loro e loro sembrano nascondersi insieme contro il suo petto. Tom piange rumorosamente, tirando di continuo su col naso, come il bambino che è. Ad Alex non sfugge un fiato, ma Matthew non è proprio sicuro che non stia piangendo anche lui.
- Dobbiamo proprio tornare. – dice Tom fra i singhiozzi, - Voglio proprio tornare. – si corregge, tirando fuori a fatica un sorriso ancora umido di lacrime.
Matthew li aiuta a rimettersi in piedi e poi li guida verso la jeep ancora parcheggiata dall’altro lato della strada, e il tramonto si è già fatto un po’ meno scuro, e la prospettiva del ritorno a casa un po’ meno dolorosa.
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