Genere: Generale
Rating: NC-17 (riferito a tutta la raccolta nella sua complessità)
AVVISI: Angst, Boy's love, Chanslash, Girl's love, Incest, Lime, Violence.
- Una raccolta di racconti originali che hanno a che fare con la mia vita e con quella delle persone che conosco.
Commento dell'autrice: Questa è una cosa a cui tengo parecchio. E' come se fosse una sorta di diario romanzato. Tutto quanto è rigorosamente vero.
Rating: NC-17 (riferito a tutta la raccolta nella sua complessità)
AVVISI: Angst, Boy's love, Chanslash, Girl's love, Incest, Lime, Violence.
- Una raccolta di racconti originali che hanno a che fare con la mia vita e con quella delle persone che conosco.
Commento dell'autrice: Questa è una cosa a cui tengo parecchio. E' come se fosse una sorta di diario romanzato. Tutto quanto è rigorosamente vero.
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
Avvertenza: Questo racconto parla di due fratelli, non solo omosessuali ma anche incestuosi. Se non siete pronti a sentir parlare di argomenti del genere (tenete presente che vi sono dei riferimenti di natura sessuale) non andate avanti nella lettura. Vi prego di non intasare lo spazio delle recensioni con commenti stupidi.
Ja tibjà ljubljù.
Lo sai che significa, vero? Ti amo.
IO TI AMO. Che stupido… perché traduco? Tu lo conosci, il russo. Lo conosciamo entrambi. E poi, proprio questa è stata la prima espressione che abbiamo imparato.
Io ti amo. I love you. Ich liebe dich. Aishiteruze.
Ma, chissà perchè, il russo ha sempre avuto un suono speciale, per noi due. Ja tibjà ljubljù.
Ehi, te lo ricordi ancora il motivo per cui abbiamo imparato il russo?
“- Voglio leggerlo in originale.
- Cosa?
- ‘Il viaggiatore incantato’ di Leskov.”
Si. Ci piaceva quel libro. Anche se forse il motivo non è dei più ortodossi e culturalmente validi. Ricordo tutto come ieri.
Tu ti svegliasti al mio fianco, completamente nudo. Fu come guardarsi allo specchio, e tu eri un po’ assonnato e rintontito dal sole forte che entrava dalla finestra. E la prima cosa che facesti fu salutarmi. Con un bacio ed un sorriso.
Sensazione nuova della tua bocca sulle mie labbra, e del tuo corpo avvinghiato al mio.
Esteriormente ed interiormente uguali. Tanto avrebbero potuto scambiarci l’uno per l’altro, fratello. Ed in fondo non sarebbe stata poi una tragedia, visto che eravamo comunque intimamente uniti, legati nel profondo come solo i gemelli possono.
Ma noi anche di più. Speciali, pur essendo semplici.
Ma sto divagando.
Tu mi salutasti e ti abbandonasti sulla mia spalla, sospirando. La mia domanda infantile venne espressa con una voce impastata che mi fece sembrare un’adolescente alla sua prima esperienza sessuale. Ed un po’ era come lo fosse.
- Ti ho fatto male…?
Non scorderò mai la tua espressione stupita, e quello sguardo tenero, e poi ancora quelle labbra.
- Sei tu… non puoi farmi male.
Si. Allora t’amavo, ne sono sicuro. Probabilmente, però, il mio amore si celava addormentato nel mio animo già da molto tempo.
Dopo quella breve discussione – discussione…? Bah – lo sguardo mi cadde sul comodino al fianco del letto, e lo notai. Il libro.
- E questo che è…?
Lo presi in mano, osservando la copertina verde. Era un libro vecchio e sgualcito. Sembrava… antico, pur non essendolo. In definitiva, aveva un suo fascino.
- Ah, ce l’ha portato Silvia la volta scorsa, quando è venuta, ti ricordi?
Causa la tua eccezionale vicinanza ed il totale contatto di ogni centimetro del tuo corpo con ogni centimetro del mio, ci misi un po’ a focalizzare la figura di nostra sorella ed a ricordare che era venuta a farci visita giusto una settimana prima prestandoci quel libro. Appunto, “Il viaggiatore incantato” di Leskov.
Cominciammo a leggerlo, una pagina l’uno, alla fine di ogni paragrafo un bacio, tu fra le mia braccia, io fra le tue gambe.
Ovvio che quel libro ci piaccia tanto.
E poi, ti ricordi? Subito dopo aver finito il primo capitolo ed aver rifatto l’amore, che gioia incontenibile? Che voglia di ridere, di guardare il cielo azzurro, di tenerci per mano? Tanto felici da doverlo dire a qualcuno, ed a chi se non a Silvia?
- Prendi il cellulare, dai!
- Si, si! Che le scriviamo?
- Uh… aspetta… dammi qua… “Stiamo bene”. Ok?
- Si però aspetta… uhm…
Bacio.
- “Ci divertiamo”.
Risatina.
- Ha ha, ok, così…
Che giornate.
E lo ripeto, che giornate!
Dopodiché, prendi un luogo comune ed otterrai che nulla dura per sempre. E che le cose belle sono in assoluto le più brevi.
Quando lo scoprimmo? Due settimane dopo? Neanche mi ricordo come apprendemmo la notizia.
In ogni caso: “21 giugno 1981, due gemelli tentano il suicidio per non essere più derisi e maltrattati dai compagni che li schernivano come omosessuali.”
Sulle prime, ci guardammo negli occhi, il tipico sorriso freddo, incredulo e spaventato che sembra voler gridare “NON A NOI”. Ma, ehi, noi ci conosciamo. Non potevamo nascondere il reciproco turbamento ancora per molto.
- Ma… se capitasse a noi…?
Da quando abbiamo ammesso di pensarlo, è cambiato tutto. Ed ogni volta che facciamo l’amore piango, perché temo potrebbe essere l’ultima.
Che si fa? Che si fa quando ti senti condizionato dal mondo esterno prima ancora che lo stesso mondo pronunci il suo fatale giudizio su di te? Che si pensa?
Facciamo come se non esistesse un “noi”. Nascondiamolo.
Ed il cuore è oppresso e sente il peso del segreto, così l’amore è falsato e non riesce ad esprimersi se non col dolore.
Oppure, ecco cosa si pensa.
Francamente, amore mio, dubito che se uscissimo allo scoperto sarebbero fiori d’arancio. Siamo fratelli gemelli, e siamo entrambi uomini. Il fatto che condividiamo lo stesso letto ci fotte, in tutti i sensi. Tesoro, dubito possa essere una vita facile, smettiamo d’amarci.
…
…
…
Ma io voglio amarti.
Anche io.
Allora, moriamo insieme.
Non so quanto, visto dall’esterno, questo ragionamento possa risultare folle, ma vi assicuro che in una situazione come la nostra rappresenta la pazzia talmente esagerata da risultare più lucida della ragione stessa. E quindi, la soluzione è una sola, vita mia.
Scomparire.
**
Siamo sulla terrazza. L’aria è fredda e pungente, e pioviggina.
Dio, che giornata di merda. Ma è comunque una buona giornata per morire.
Tu metti in tasca questa foto nostra con Silvy, è il nostro ultimo legame con la famiglia.
Io ho messo in tasca il libro, dubito che qualcuno possa capire cosa significa, ma tant’è, è il nostro ultimo legame con l’amore.
Vorrei poter vedere la reazione del mondo quando ci troveranno morti. Chissà se qualcuno capirà perché l’abbiamo fatto…
… anche se in fondo non importa.
Su, baciami. Ed adesso abbracciami, amore. No, non piangere, sorridi, ti prego, è questa l’ultima immagine che voglio di te. Non preoccuparti, sarà veloce. Speriamo non faccia troppo male. Avanti, ancora un passettino. Sei bravissimo. Molto coraggioso. Tranquillo, siamo insieme, no?
Saltello. Forza. È finita. Buon viaggio. Ti amo. Scusa. Ti amo. TI AMO. Addio.
Dall’autrice… Altro fatto di cronaca reale, questi sono i gemelli di cui avete sicuramente sentito parlare qualche tempo fa, morti suicidi l’uno fra le braccia dell’altro. È la mia versione della storia. Spesso mi capita di pensare di essere stata un po’ irrispettosa nello scriverla. Altre volte penso che potrebbe essere davvero andata così. Mi arrabbio. E mi commuovo.
Ja tibjà ljubljù.
Lo sai che significa, vero? Ti amo.
IO TI AMO. Che stupido… perché traduco? Tu lo conosci, il russo. Lo conosciamo entrambi. E poi, proprio questa è stata la prima espressione che abbiamo imparato.
Io ti amo. I love you. Ich liebe dich. Aishiteruze.
Ma, chissà perchè, il russo ha sempre avuto un suono speciale, per noi due. Ja tibjà ljubljù.
Ehi, te lo ricordi ancora il motivo per cui abbiamo imparato il russo?
“- Voglio leggerlo in originale.
- Cosa?
- ‘Il viaggiatore incantato’ di Leskov.”
Si. Ci piaceva quel libro. Anche se forse il motivo non è dei più ortodossi e culturalmente validi. Ricordo tutto come ieri.
Tu ti svegliasti al mio fianco, completamente nudo. Fu come guardarsi allo specchio, e tu eri un po’ assonnato e rintontito dal sole forte che entrava dalla finestra. E la prima cosa che facesti fu salutarmi. Con un bacio ed un sorriso.
Sensazione nuova della tua bocca sulle mie labbra, e del tuo corpo avvinghiato al mio.
Esteriormente ed interiormente uguali. Tanto avrebbero potuto scambiarci l’uno per l’altro, fratello. Ed in fondo non sarebbe stata poi una tragedia, visto che eravamo comunque intimamente uniti, legati nel profondo come solo i gemelli possono.
Ma noi anche di più. Speciali, pur essendo semplici.
Ma sto divagando.
Tu mi salutasti e ti abbandonasti sulla mia spalla, sospirando. La mia domanda infantile venne espressa con una voce impastata che mi fece sembrare un’adolescente alla sua prima esperienza sessuale. Ed un po’ era come lo fosse.
- Ti ho fatto male…?
Non scorderò mai la tua espressione stupita, e quello sguardo tenero, e poi ancora quelle labbra.
- Sei tu… non puoi farmi male.
Si. Allora t’amavo, ne sono sicuro. Probabilmente, però, il mio amore si celava addormentato nel mio animo già da molto tempo.
Dopo quella breve discussione – discussione…? Bah – lo sguardo mi cadde sul comodino al fianco del letto, e lo notai. Il libro.
- E questo che è…?
Lo presi in mano, osservando la copertina verde. Era un libro vecchio e sgualcito. Sembrava… antico, pur non essendolo. In definitiva, aveva un suo fascino.
- Ah, ce l’ha portato Silvia la volta scorsa, quando è venuta, ti ricordi?
Causa la tua eccezionale vicinanza ed il totale contatto di ogni centimetro del tuo corpo con ogni centimetro del mio, ci misi un po’ a focalizzare la figura di nostra sorella ed a ricordare che era venuta a farci visita giusto una settimana prima prestandoci quel libro. Appunto, “Il viaggiatore incantato” di Leskov.
Cominciammo a leggerlo, una pagina l’uno, alla fine di ogni paragrafo un bacio, tu fra le mia braccia, io fra le tue gambe.
Ovvio che quel libro ci piaccia tanto.
E poi, ti ricordi? Subito dopo aver finito il primo capitolo ed aver rifatto l’amore, che gioia incontenibile? Che voglia di ridere, di guardare il cielo azzurro, di tenerci per mano? Tanto felici da doverlo dire a qualcuno, ed a chi se non a Silvia?
- Prendi il cellulare, dai!
- Si, si! Che le scriviamo?
- Uh… aspetta… dammi qua… “Stiamo bene”. Ok?
- Si però aspetta… uhm…
Bacio.
- “Ci divertiamo”.
Risatina.
- Ha ha, ok, così…
Che giornate.
E lo ripeto, che giornate!
Dopodiché, prendi un luogo comune ed otterrai che nulla dura per sempre. E che le cose belle sono in assoluto le più brevi.
Quando lo scoprimmo? Due settimane dopo? Neanche mi ricordo come apprendemmo la notizia.
In ogni caso: “21 giugno 1981, due gemelli tentano il suicidio per non essere più derisi e maltrattati dai compagni che li schernivano come omosessuali.”
Sulle prime, ci guardammo negli occhi, il tipico sorriso freddo, incredulo e spaventato che sembra voler gridare “NON A NOI”. Ma, ehi, noi ci conosciamo. Non potevamo nascondere il reciproco turbamento ancora per molto.
- Ma… se capitasse a noi…?
Da quando abbiamo ammesso di pensarlo, è cambiato tutto. Ed ogni volta che facciamo l’amore piango, perché temo potrebbe essere l’ultima.
Che si fa? Che si fa quando ti senti condizionato dal mondo esterno prima ancora che lo stesso mondo pronunci il suo fatale giudizio su di te? Che si pensa?
Facciamo come se non esistesse un “noi”. Nascondiamolo.
Ed il cuore è oppresso e sente il peso del segreto, così l’amore è falsato e non riesce ad esprimersi se non col dolore.
Oppure, ecco cosa si pensa.
Francamente, amore mio, dubito che se uscissimo allo scoperto sarebbero fiori d’arancio. Siamo fratelli gemelli, e siamo entrambi uomini. Il fatto che condividiamo lo stesso letto ci fotte, in tutti i sensi. Tesoro, dubito possa essere una vita facile, smettiamo d’amarci.
…
…
…
Ma io voglio amarti.
Anche io.
Allora, moriamo insieme.
Non so quanto, visto dall’esterno, questo ragionamento possa risultare folle, ma vi assicuro che in una situazione come la nostra rappresenta la pazzia talmente esagerata da risultare più lucida della ragione stessa. E quindi, la soluzione è una sola, vita mia.
Scomparire.
Siamo sulla terrazza. L’aria è fredda e pungente, e pioviggina.
Dio, che giornata di merda. Ma è comunque una buona giornata per morire.
Tu metti in tasca questa foto nostra con Silvy, è il nostro ultimo legame con la famiglia.
Io ho messo in tasca il libro, dubito che qualcuno possa capire cosa significa, ma tant’è, è il nostro ultimo legame con l’amore.
Vorrei poter vedere la reazione del mondo quando ci troveranno morti. Chissà se qualcuno capirà perché l’abbiamo fatto…
… anche se in fondo non importa.
Su, baciami. Ed adesso abbracciami, amore. No, non piangere, sorridi, ti prego, è questa l’ultima immagine che voglio di te. Non preoccuparti, sarà veloce. Speriamo non faccia troppo male. Avanti, ancora un passettino. Sei bravissimo. Molto coraggioso. Tranquillo, siamo insieme, no?
Saltello. Forza. È finita. Buon viaggio. Ti amo. Scusa. Ti amo. TI AMO. Addio.
Dall’autrice… Altro fatto di cronaca reale, questi sono i gemelli di cui avete sicuramente sentito parlare qualche tempo fa, morti suicidi l’uno fra le braccia dell’altro. È la mia versione della storia. Spesso mi capita di pensare di essere stata un po’ irrispettosa nello scriverla. Altre volte penso che potrebbe essere davvero andata così. Mi arrabbio. E mi commuovo.