Fandom: Originali
Genere: Generale
Rating: NC-17 (riferito a tutta la raccolta nella sua complessità)
AVVISI: Angst, Boy's love, Chanslash, Girl's love, Incest, Lime, Violence.
- Una raccolta di racconti originali che hanno a che fare con la mia vita e con quella delle persone che conosco.
Commento dell'autrice: Questa è una cosa a cui tengo parecchio. E' come se fosse una sorta di diario romanzato. Tutto quanto è rigorosamente vero.
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Avvertimento: Questo racconto parla delle orribili torture subite dai prigionieri iracheni nel carcere di Abu-Ghreib, e sono numerose le scene violente o comunque decisamente impressionanti. Andate avanti nella lettura solo se vi sentite davvero pronti.


Quando ero ancora fuori di qui, ricordo che al risveglio venivo inondato dalla luce del sole che entrava dalla finestra della mia camera. Ricordo che la vita faceva assolutamente schifo, si, ma almeno vivevo. Ricordo che anche il cibo non era poi quel granché, ma mia madre faceva un kebab meraviglioso. Certo, quando c’era la carne. Poi ricordo anche che il sabato uscivamo tutti insieme, noi ragazzini. Andavamo tutti nello spiazzo, la sera, a prendere in giro i travestiti più vecchi e cercare di convincere le prostitute bambine a venire con noi. Ricordo i loro sguardi tristi nel rifiutare, si, ce li ho come stampati nel cervello. Ricordo Sari, ovviamente. Che bella, che era. Ah… da quanto non la vedo!
Poi, cazzo, la fame la ricordo anche. La fame che avevo quella mattina. Cosa ne potevo sapere che quelli erano viveri dell’esercito? Non c’era scritto mica! C’era un cesto di frutta immenso e mi ero innamorato di quella mela gialla con la macchia rossa al centro. Come sembrava buona...
Certo che voi militari siete incredibili… potevate almeno lasciarmela finire, la mela, prima di portarmi in prigione! Giuro che mi sarei lamentato di meno, se me l’aveste lasciata finire.
Che poi mi chiedo una cosa. Prima qui ad Abu Ghraib non ci venivano rinchiusi i prigionieri politici? Li torturavano qui, no? Ma io mi guardo intorno e non è che veda prigionieri politici. Cioè, forse quell’uomo con quel bel vestito bianco potrebbe esserlo, ma sinceramente non credo, sono due giorni che non fa altro che piangere… Per il resto ci sono io che terrorista non sono ed ho appena quindici anni, c’è quest’altra ragazzina di dodici che si chiama Jamay che è spaventata come se dovesse morire da un momento all’altro, c’è una signora con un bambino piccolo che ogni tanto dà qualche colpo di tosse, poi tre vecchi e quattro ragazzi grandi che devono essere fratelli perché si somigliano tantissimo, stanno zitti tutto il tempo e quando sospirano lo fanno contemporaneamente. Analizzato questo, dicevo, mi chiedo, noi che ci facciamo qui? Senza toccare cibo qui? Senza vedere luce qui?
C’è puzza, in questa stanza, è troppo piccola.
Ho voglia di uscire.

**
(…il giorno dopo…)



Perché? Perché non aprite questa porta? PERCHE’?! Vi prego, aprite.
È morto. È morto il bambino. Ad un certo punto la signora si è messa ad urlare come una pazza strappandosi i capelli. I quattro fratelli l’hanno afferrata per le gambe e per le braccia tappandole la bocca, e lei ne ha morso uno e poi s’è messa a piangere più forte.
Jamay ad un certo punto si volta e mi fa “Ma il bambino?”. Ci avviciniamo insieme al corpicino, e quello non respirava più. Morto, completamente.
Forse… forse aveva fame. Magari se avesse avuto un po’ di latte non sarebbe morto. O forse aveva freddo, se ci aveste dato una coperta!

ED ALMENO PORTATE VIA QUEL CADAVERE!




Ho tremato tutto il tempo. Continuavo a sentirlo tossire, ma era solo nella mia testa. Jamay si è come accartocciata al mio fianco e non mi molla il braccio un secondo. Vorrei cacciarla via, ma mi fa troppa tenerezza. E poi somiglia un po’ a Sari. Solo un po’. No, non è vero, non c’entra niente con lei, ma ha lo stesso modo triste di sorridere, anche se il suo sorriso l’ho visto una volta sola, quindi non è che ne sono proprio sicuro al massimo.
Comunque sto tremando anche adesso.
Ho voglia di buttare lontano quel cadavere. Ma sua madre gli sta vicino come un cane da guardia. Ogni tanto allunga la mano come a volerlo carezzare, ma si ritrae subito.

**
(…tre giorni dopo…)


Ho fame. Abbiamo tutti fame. E mi fa male il braccio che Jamay mi ha morso. Si, lo so, si è scusata e non era lucida in quel momento, ma cazzo, mi ha strappato un pezzo di carne!
Va bè, basta. Ha pianto tanto, poverina.
Sto morendo di fame. Cazzo, mi mangerei da solo.
Com’è tenera Jamay adesso… spero stia solo dormendo.
Non morire, ti prego. Se vuoi, se hai fame, puoi mordermi ancora.
**
(…un giorno dopo…)


Quel cadavere di bambino puzza, e sua madre gli sta così vicina che gli vomita addosso.
Quell’uomo piange ininterrottamente ed un vecchio urla ogni mezz’ora senza motivo.
I quattro fratelli stanno sempre in silenzio.
Jamay sta malissimo. Oggi mi ha dato un bacino dicendomi che non sa se ce la fa a sopravvivere. Poi, mi ha vomitato addosso succhi gastrici. Le ho dato uno schiaffetto, ma mi sono scusato, e lei mi ha perdonato carezzandomi la testa. Ho pianto un po’ perché mi ha ricordato mia madre.
La mia ferita al braccio fa paura. Davvero. E sono convinto di avere un buco nello stomaco. Ho sputato sangue. Ho un po’ di febbre.
Non respiro, dalla puzza. Non so più dove pisciare.
STO IMPAZZENDO.
**
(…due giorni dopo…)


Non ci credo. Non ci credo, siamo salvi.
Jamay, guarda, hanno aperto la porta, ci fanno uscire!
I militari entrano, fanno qualche verso disgustato. Immagino sia per l’odore, gli escrementi, il vomito, il sangue ed il cadavere.
- C’mon, get out! Follow us!
Va bene, va bene, vi seguiamo, però per cortesia smettetela di picchiarci con quel bastone, ok...?
Jamay, dammi la mano. Non mi fido dei militari, per cui stammi vicina. Però intanto ci stanno facendo uscire, quindi…
Ci mettiamo in fila, come loro ci ordinano.
Ci spogliamo interamente, come loro ci ordinano.
Trattengo un conato perché vedo che me lo ordinano con lo sguardo.
C’è una strana ragazza. Ha un brutto sorriso. Non mi piace.
Si avvicina a me mettendomi due dita sotto il mento.
- And so… it begins…
Cosa…? Non… non capisco…
- …the hell…
**
(...quattro ore dopo...)


Smettila di piangere, Jamay.
Smettila anche tu, signora. E tu, dannato uomo-lacrima.
Guardate i fratelli, loro continuano a non piangere, a stare in silenzio, a sopportare.
Per cui, smettila Jamay, ti scongiuro.
O piango anch’io.
Siamo di nuovo in quella stanza. Fa più schifo di prima. Proprio accanto ad una merda c’era del pane ed un po’ di frutta. Luridi. Li abbiamo mangiati con foga, e poi vomitati con la stessa foga.
Jamay non ha mangiato. Ed io non ho neanche pensato ad offrirle qualcosa, e adesso mi sento uno schifo.



Voglio… uscire…
**
(…il giorno dopo…)


Che t’hanno fatto… che t’hanno fatto… tesoro mio, come ti hanno ridotta…
Jamay… amore… dì qualcosa… ti prego…
Cosa ti hanno fatto, chi è stato… dimmelo… una parola… gli strapperò il cuore…
Quando stamattina ti hanno fatta uscire dalla stanza ho pensato “Che fortuna, è salva! La fanno uscire!”. Sei tornata neanche mezz’ora dopo. Ridotta COSI’.
Com’è possibile che t’abbiano ridotta così in mezz’ora? È impossibile.
Il tuo viso… eri una così bella ragazza… il tuo sorriso dolce e triste allo stesso tempo… sfigurato. I tuoi lucidi e lunghi capelli scuri, completamente scomparsi da metà della tua testa. Dov’è tutta la scura pelle che ti è stata strappata via? Dove sono le dita della tua mano destra? Perché sei nuda? E quanto sangue…
Ma ti sento piangere… sei ancora viva, dunque…
Piangi per il dolore e mormori “E’ finita per me…”. Tesoro… non preoccuparti… se rimarremo vivi ti sposerò io… non ti farò mancare nulla… è vero, volevo sposare Sari, ma tu hai più bisogno… ti sono vicino… ti bacio su ogni ferita, ogni punto… in cui prima c’era un piccolo ditino affusolato… carezzo i capelli rimasti… bacio la mezza bocca che ancora hai… asciugo le lacrime che escono dall’unico occhio… e piango anch’io per te.
Si, puoi aggrapparti a me quanto vuoi. Non ti scaccerò né rimprovererò Jamay, amore mio…

**
(…poche ore dopo…)


Posso anche morire, adesso.
Non ha più senso. Non ho più senso. Sono inutile. E solo. Tutti piangono intorno a me, ormai anche i fratelli.



Jamay è morta. Non ce l’ha fatta. Era troppo martoriata. Mi è morta dissanguata fra le braccia, piangendo e sorridendo cercando di rassicurarmi con una carezza troppo fredda perché potesse sembrare ancora attaccata alla vita.
L’ho capito durante quel contatto, che sarebbe morta. Cercavo di convincermi del contrario ma dentro di me già lo sapevo. Anche per questo mi sono sentito come in dovere di dirglielo. “Ti amo.”. Lo pensavo veramente, anche se adesso che non c’è più ne sono un po’ meno sicuro. Lei non ha risposto. Questo, se rimarrò vivo, mi rimarrà impresso a lungo.
Credo di capire adesso il sentimento ed il comportamento della madre quando è morto il bambino.
Sono proprio accanto al corpo di Jamay e la tengo stretta. Se qualcuno prova ad avvicinarsi lo divoro.
**

Sto arrivando, Jamay.
Ci hanno fatto delle foto, orribili foto, e non ho idea di cosa vogliano farsene. Ci hanno violentati, tutti, io per primo. Continuavano a ripetermi “Sei vergine, vero? Sei vergine!”, o almeno questo è quello che ho capito.
La ragazza americana si masturbava mentre venivo violentato ed hanno costretto anche i fratelli a farlo. Ed intanto scattavano foto.
Non eravamo gli unici prigionieri, oggi ne ho visti un sacco che uscivano da altre stanze luride.
Adesso ho una pistola puntata alla testa. Credo di essere ormai inutile.



Perché? Ero solo un ragazzino. Ero innamorato di una ragazzina che si chiamava Sari e non so più neanche se è viva o morta.
Mi hanno ucciso Jamay. Me l’hanno uccisa.
Ma adesso arrivo, tesoro. Ovunque tu sia. Io non sopravvivo. Mi fanno fuori. È sicuro.
Che ghigno orribile ha, questa ragazza.
Vorrei vedere un sorriso, prima di morire. Ma temo non avverrà.

Dall’autrice… E’ una possibilità. La peggiore, forse, ma non credo. Orribile in ogni caso. Non sono sicura sia la realtà, ma il solo pensiero che come ipotesi sia probabile mi dà i brividi dalla paura.

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