Genere: Romantico/Comico
Pairing: AyakoXKaede, OCXAkira
Rating: PG
AVVISI: OC.
- Al liceo Shohoku arriva una nuova ragazza, Naiko, e cosa succede? Gli indirizzi di amore, affetto, amicizia e gelosia vengono completamente rivoluzionati...
Commento dell'autrice: Questa è anche abbastanza vecchiotta... ma ci sono affezionatissima, in primis per gli OC! Li adoro tutti! Naiko, Takeshi e Sui, il trio delle meraviglie^_^. No dai... che poi, non so se ve ne siete resi conto, ma ho fatto un lavoro di caratterizzazione non indifferente! Nulla da eccepire all'operato di Inoue sensei, ma su Soichiro ho praticamente dovuto fare tutto io!!! Comunque... di questa fic sono fiera anche per la coppia principale^_^ I miei adorati Ayako e Kaede!!!^_^
Pairing: AyakoXKaede, OCXAkira
Rating: PG
AVVISI: OC.
- Al liceo Shohoku arriva una nuova ragazza, Naiko, e cosa succede? Gli indirizzi di amore, affetto, amicizia e gelosia vengono completamente rivoluzionati...
Commento dell'autrice: Questa è anche abbastanza vecchiotta... ma ci sono affezionatissima, in primis per gli OC! Li adoro tutti! Naiko, Takeshi e Sui, il trio delle meraviglie^_^. No dai... che poi, non so se ve ne siete resi conto, ma ho fatto un lavoro di caratterizzazione non indifferente! Nulla da eccepire all'operato di Inoue sensei, ma su Soichiro ho praticamente dovuto fare tutto io!!! Comunque... di questa fic sono fiera anche per la coppia principale^_^ I miei adorati Ayako e Kaede!!!^_^
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United Stars
6° capitolo
L’allenamento e... dopo l’allenamento
- Va bene, facciamo così... mi pare che vi siate riscaldati abbastanza...
Naiko si mise proprio al centro del campo, circondata dai suoi convocati.
- Ascoltate, perché non fate una partita contro i ragazzi dello Shohoku?
Akagi alzò lo sguardo dall’altro lato della palestra, mentre assieme agli altri giocatori faceva stretching. Sorrise interessato.
Naiko lo chiamò con un gesto della mano e lui si alzò, seguito da Hisashi, Ryota e Kiminobu.
- Perché non vi misurate con i ragazzi dello Shohoku?
Disse la bionda rivolgendosi di nuovo agli Stars.
- Si! Ci sto!
Hanamichi si era già gasato.
- Vi faremo mangiare la polvere!
- Fa silenzio pivello...
Aveva intimato Hisashi. Erano rimasti un po’ ad accapigliarsi, almeno fino a quando Kaede non aveva commentato il tutto con un “idioti” dei suoi: a quel punto sia l’ex teppista che il rossino si erano voltati a litigare con lui che rimaneva impassibile.
Malgrado lo sgomento generale Naiko sorrise: quello era un posto dove si divertiva da matti.
- Disturbo?
- Papà! Che ci fai qui???
Takeshi Mai entrò nella palestra, aprendo e richiudendo senza fatica le pesanti porte.
Tutti fecero silenzio osservandolo con ammirazione: si vedeva che aveva giocato a basket. Il fisico diceva tutto, anche se era in giacca e cravatta. Alto, muscoloso, gambe lunghe e sode... dimostrava un’età minore della sua effettiva.
Baciò la figlia su una guancia e poi si diresse verso la squadra.
- Shinichi, Soichiro! Che piacere vedervi qui! Come avete convinto Naiko a convocarvi?
Soichiro rise divertito.
- Papà!
- Ma guarda, guarda chi c’è qui... Akira Sendo!
Andò davanti al giocatore sorridente guardandolo fisso negli occhi.
- Sai che Naiko non sapeva nemmeno chi tu fossi?
Lui rise.
- Si, me l’hanno detto...
Naiko arrossì come un peperone.
- PAPA’!!! Non hai ancora risposto alla mia domanda! Che ci fai qui???
Lui si voltò verso la figlia.
- Devo ricredermi sul tuo conto! Ero venuto qui per controllare che tu avessi scelto bene, e devo dire che hai superato ogni mia aspettativa...
Naiko arrossì.
- ... Ayako!
La bionda alzò lo sguardo.
- COOOOOSA???
Fu Ayako ad arrossire.
- Ma... signor Mai, guardi che io non ho fatto niente...
- Si, si, certo... conosco mia figlia... ero sicuro che avrebbe chiesto aiuto a te!
Naiko corse verso suo padre e lo atterrò con un pugno in testa.
- Papà, che razza di brutte figure mi fai fare?!
L’uomo si alzò massaggiandosi il bernoccolo che la figlia gli aveva procurato.
- Sei meno forte di un mese fa, lo sai Naiko?
Lei perse completamente le staffe: gli si avventò addosso e cominciò a picchiarlo con tutta la forza che aveva, mentre lui schivava i suoi colpi e le faceva sgambetti per farla cadere.
Akira si voltò sconvolto verso Soichiro.
- M-Ma fanno sempre così?
- Da quando li conosco. Sembra sia il loro modo per dimostrarsi affetto...
La lotta finì qualche minuto più tardi. Erano entrambi illesi, per quanto incredibile questo possa sembrare.
- E poi c’è anche un altro motivo per il quale sono qui.
- Ovvero?
Chiese lei pettinandosi i capelli con le mani.
- Voglio vedere di cosa è capace la squadra, ovvio. Si tratta sempre di soldi...
Il gruppo annuì.
- Perfetto! Aya, ti dispiace arbitrare? Io tengo il tempo ed il punteggio...
- Io sto a guardare...
- Non era necessario che lo specificassi, pà...
Disse Naiko dandogli una sventagliata in faccia.
- Da un lato abbiamo lo Shohoku, formato da Akagi, Mitsui, Miyagi, Kogure e Yasuda. Dall’altro abbiamo la Union Stars formata da Maki, Sendo, Jin, Rukawa e Sakuragi. Fatevi avanti per il possesso di palla.
Disse Ayako.
Per lo Shohoku si mosse Akagi. Maki stava per raggiungerlo quando Hanamichi lo fermò per una spalla.
- No. Ci vado io.
Lo lasciò andare. Non perché fosse convinto che potesse fare meglio di lui, ma perché i suoi occhi avevano mostrato una determinazione troppo grande per passare inosservata.
Stavano l’uno di fronte all’altro, maestro ed allievo, e si fissavano negli occhi.
- Pronti?
Ayako li guardò annuire.
- VIA!
Lanciò la palla in alto, mentre Naiko faceva partire il cronometro.
Saltarono. Sembravano pari. Ma Takenori ci arrivò prima e passò la palla a Miyagi. Hanamichi rimase di sasso per pochi millesimi di secondo, fissando Akagi che correva via, e poi corse nella stessa direzione, deciso a fermarlo.
Ryota era quello con più problemi in assoluto: doveva contrastare un colosso come Sendo che oltre ad avere talento e genio era anche molto più alto di lui, e veloce quasi in parità.
Maki aveva pensato di rinunciare ad Akagi, in favore di Hanamichi, che lo implorava con gli occhi per marcare il suo capitano. Perciò si diresse verso Kogure.
Rukawa venne raggiunto da Yasuda e perciò marcò lui, ma non si può dire che fosse messo particolarmente alla prova.
Mitsui fissava insistentemente Jin. Anzi, si fissavano a vicenda. Ed infatti finirono per marcarsi.
Ormai le squadre erano schierate.
- Ma bene... direi che come inizio non è niente male...
Commentava Takeshi grattandosi il mento.
Naiko osservò prima lui e poi la squadra: quei cinque avrebbero fatto grandi cose.
La prima azione toccò allo Shohoku, con Miyagi che passò ad Akagi, il quale si diresse subito verso il canestro. Shinichi gli corse dietro. Pochi secondi dopo Hanamichi li aveva raggiunti, e, ansimando, ripeteva in continuazione la stessa cosa.
- Ti fermerò Gori, con me non avrai vita facile!
Infatti cercò di opporre resistenza al suo capitano facendogli da muro durante la schiacciata. Takenori sorrise. E poi schiacciò la palla dentro il canestro con tutta la forza che aveva in corpo.
Hanamichi si ritrovò a terra senza capire né come né perché. Rimase lì, fermo, a fissare il suo capitano che tornava sul pavimento e poi ricominciava a correre, con un’energia inesauribile, potenza e tecnica invidiabili. E per un momento si sentì fortemente disorientato. Lo richiamò alla vita la voce di Naiko.
- Hana! Ti sei fatto male???
- No, no... tutto a posto...
Rispose lui rialzandosi e riprendendo a correre. Lei gli urlò dietro.
- Ma che mi combini??? Vedi di non farmi fare brutta figura!!!
Le sorrise imbarazzato e poi seguì Akagi.
Il resto della partita lo passò a fissare le mosse degli altri. Giocò decisamente sottotono, ma occupò il tempo favorevolmente. Stava imparando. Presto sarebbe davvero diventato il numero uno, sarebbe diventato indispensabile, ma per diventarlo aveva bisogno di osservare a lungo.
Osservare la potenza con la quale Akagi schiacciava,
la velocità con cui Ryota si muoveva,
la grazia con cui Rukawa correva a canestro,
la tecnica di Jin mentre tirava,
l’istinto naturale a centrare il bersaglio di Mitsui,
la tecnica difensiva impeccabile di Maki,
e l’assolute genialità di Sendo in ogni azione che faceva.
Prese mentalmente nota di ogni cosa, ogni singolo particolare che potesse servire al suo scopo. E ne fece tesoro.
Corri Kaede, corri! Ti sta guardando, mettiti in mostra! Falle vedere quanto vali, tira da tre! Falle vedere quanto sei forte, schiaccia! Falle vedere quanto sei furbo, alla prossima occasione, fai una finta e supera il tuo avversario!
Kaede si voltò, per la millesima volta quel pomeriggio, a guardare Ayako.
Poi fissò Naiko per qualche secondo. Incredibile. Quella ragazza era arrivata e già, pochi secondi dopo, aveva fatto amicizia con Ayako, con una facilità incredibile.
Ma non era questo il problema. Il problema era che se ne era accorta. Si era accorta che a lui piaceva la mora dai capelli ricci. Anzi, non si sarebbe stupito se fosse stata proprio lei a farlo notare a Sakuragi...
Questo era un guaio? Era un bene? Grazie a lei la situazione sarebbe migliorata? Grazie a lei avrebbe potuto parlare con Ayako?
Forse. Forse no. Chi poteva dirlo?
D’altronde la sua mente confusa non è che si prestasse a ragionare più di tanto... era bravo solo a basket... per il resto era inutile.
Schiacciò, quasi con noncuranza. Nel momento stesso in cui sentì la palla attraversare il cerchione e poi la rete, si voltò a guardarla, come da abitudine. E come da abitudine la vide alzarsi in piedi ed esultare.
Appena rimise i piedi per terra la prima cosa che vide fu Hanamichi che gli sorrideva enigmatico.
Lui che ormai sapeva tutto non poteva non aver notato il suo sguardo. Tanto più che ormai sapeva che era sua abitudine farlo, quindi...
In ogni caso abbassò lo sguardo.
Kaede Rukawa abbassò lo sguardo neanche fosse sottoposto al giudizio divino. Una cosa terribile.
Continuò a correre, premurandosi di voltare il viso, passando accanto ad Hanamichi, quel tanto che bastava per non guardare lui, né Ayako, né Naiko. Stava davvero diventando una situazione impossibile.
Possibile che Ayako non si accorgesse di nulla? O forse se ne era già accorta da tempo, e non diceva niente... magari se ne erano accorti tutti e rimanevano in religioso silenzio, perché Kaede Rukawa che si innamorava di qualcuno era una cosa troppo strana... no, meglio non dire niente e lasciare che passi tutto.
Si osservò un po’ intorno, cercando disperatamente di distogliere i suoi pensieri da quell’argomento, ma ogni singolo buco di quella maledettissima palestra urlava “Ayako!” a gran voce.
Chiuse gli occhi per un attimo.
Il resto della partita lo giocò quasi in trance, in preda ad una smania terribile di schiacciare.
D’altronde, ogni schiacciata era uno sguardo per lei.
- Te ne sei accorta, finalmente!!!
Naiko la guardava giubilante, e nel frattempo le stringeva le mani.
Ayako distolse lo sguardo.
- Pensa alla partita piuttosto...
- No, no! La partita va bene, vinciamo 103 a 92... preferisco interessarmi a te!
- Ti giuro che ti sbagli...
- Ma mi sbaglio riguardo a cosa? Stai dicendo tutto tu...
Fregata.
Si era fregata da sola.
- I-Io... lo dico perché so a che pensi!
- Ed a cosa starei pensando?
- I-Io... SENTI! Non provare ad usare la psicologia con me, sai!? Non sono una stupida!!!
La bionda rise, grattandosi una guancia abbronzata.
- Lo so, lo so... per questo, confido nella tua intelligenza.
Arrossì, voltando lo sguardo.
- In che senso?
- Avanti! Prima mi dici che sei intelligente e poi ti comporti in maniera opposta?
Di nuovo la guardò, adirata. Ma la rabbia durò il tempo di vedere il suo sorriso. Troppo amichevole per avercela con lei.
- Sentiamo, di cosa credi che mi sia accorta?
Disse la mora arrendendosi. Ne avrebbe parlato, ma non prima che fosse lei a farlo.
La bionda se ne accorse e la assecondò.
- Ti sei accorta degli sguardi di Rukawa...
Sorrise, visibilmente in imbarazzo. Il rossore sulla sua pelle candida spiccava in maniera incredibile. L’avrebbe visto a metri di distanza.
Lei annuì, senza proferire parola.
- Che ne pensi?
Incalzò Naiko.
- Penso...?
- Si. Di solito, in qualunque situazione ci si trovi, nel nostro cervello si formulano delle opinioni, sai?
- Non prendermi in giro... è una situazione difficile!
- Me ne rendo perfettamente conto.
Asserì Naiko accavallando le gambe e sistemandosi il cappello sulla testa.
- Ma se non ne parli con qualcuno peggiorerà.
Era terribilmente decisa. Ad una persona con un atteggiamento simile non si può nascondere nulla.
- Bè... non posso negare che non mi dispiaccia... (Ma che fai, parti come Akito Hayama??? :-P NdLisa)
- Non ti dispiace? Ma che razza di opinione è?
- Non ce la faccio a dire che mi piace...
Chiuse gli occhi disorientata.
- Sentiamo, tu come donna che ne pensi?
- Mh...
Lei lo fissò qualche secondo.
- E’ decisamente un bel ragazzo... c’è poco da fare... anche se... rispetto a lui...
Indicò Sendo con lo sguardo.
Ayako sorrise nuovamente.
- Ma stavamo parlando di te, dai! Non cambiare argomento!!!
Stavolta lei rise.
- Allora, ora che hai ricevuto il mio parere come donna, a te piace o no?
- Ti giuro, in questo momento proprio non saprei dirtelo. È che non posso fare dichiarazioni del genere... c’è molto più in ballo di me e lui...
- Non credo di capire...
Ancora, Ayako sorrise.
- Certo che non capisci... d’altronde sei arrivata da così poco...
- Avanti, spiega!!!
- Dunque... ti ricordi quando ti ho parlato di Ryota?
Subito, l’espressione di Naiko cambiò.
- Ah, il pigmeo... non mi dirai che ti piace di più quel nano!?!?!?!
Mise le mani avanti e le agitò.
- No, no, non è che mi piace... ma lo conosco da tanto... insomma, gli sono molto affezionata. Mi dispiacerebbe se soffrisse...
Naiko annuì.
- Mh... credo di capire...
La mora sorrise.
- Però questo non è giusto! Insomma, in sua funzione tu distruggi ogni possibile felicità ti possa arrivare?
Ayako distolse lo sguardo.
- Bè, non è proprio così... però... insomma...
La bionda accavallò nuovamente le gambe.
- Uff... in questo caso basta che non lo sappia...
Lei non rispose. Semplicemente alzò lo sguardo verso Rukawa e sorrise, accorgendosi dello sguardo del ragazzo.
UFF... FINITA!
Ore 21.30.
- Bè, è stato un piacere giocare con voi, arrivederci!
Kogure ed Akagi si allontanarono verso casa. Maki era andato via già da un po’, aveva fretta. Stessa cosa per Ryota e Mitsui, che probabilmente si erano allontanati insieme per andare ad ubriacarsi da qualche parte come facevano ogni sabato sera. Hisashi aveva raccontato a Naiko che Ryota sapeva essere decisamente insopportabile quando ubriaco, perché si metteva a parlare a raffica delle sue pene d’amore non ricambiato.
- Bè... io rimango a pulire la palestra...
Sussurrò Ayako a Naiko.
- Tu pensi di resistere in piedi senza svenire, rimanendo sola con lui?
Naiko roteò gli occhi un po’ imbarazzata e poi annuì.
- Hana! Dove vai???
Gli chiese vedendolo correre lontano.
- Ah... ehm... ho da fare, ci vediamo domattina, ok?
- M-Ma...!?
- Lascialo andare...
Disse Takeshi sopraggiungendo.
- Ascoltami, Naiko... io non torno ancora a casa, devo andare in ufficio per del lavoro arretrato... a te non dà fastidio tornare da sola, vero?
- No, non c’è problema... mi accompagnerà Chiro!
- Mi dispiace, ma ho fretta anch’io... è troppo tardi...
- CHIRO! NON MI LASCERAI SOLA???
- Posso accompagnarti io, se vuoi... vado dalla tua parte...
Al solo sentire quella voce Naiko si fece rossa.
- S-Sendo... grazie...
- Bene, allora ci vediamo più tardi.
Disse Takeshi, e si allontanò in macchina.
Naiko diede un ultimo sguardo ad Ayako, salutandola, e poi si avviò per la strada, accompagnata da Akira.
Certo che quella ragazza era davvero assurda. Davvero molto. Ripensò alle sue parole di prima.
“In questo caso basta che non lo sappia...”...
Un amore clandestino... poteva essere pericoloso...
Sentì un rumore alle sue spalle che la costrinse a voltarsi. Proveniva dallo spogliatoio maschile. Era stato come un... tonfo. Un qualcosa di pesante che cadeva a terra.
Titubante ed un po’ spaventata si avvicinò alla porta e la aprì.
- E’... è tutto a posto?
Senti solo un mugugno e perciò fece un passo avanti. Poi un altro. E un altro ancora.
Rukawa giaceva nudo per terra, scivolato fuori dalla doccia. Lui alzò lo sguardo e, notandola, arrossì violentemente.
- C-Cosa...???
- KYAAAAAAAAH!!!
Ayako arrossì, portando le mani all’altezza degli occhi e scappando fuori.
Lui rimase immobile, incapace di fare qualsiasi cosa.
Dopo qualche minuto si alzò e si rivestì. Uscì fuori dallo spogliatoio con i capelli ancora bagnati. Ayako stava appoggiata al contenitore delle palle da basket. Lui poteva vedere solo la sua schiena.
- Ha-hem...
Disse per richiamare l’attenzione. Lei non si voltò. Lui non provò più a chiamarla, semplicemente le si avvicinò appoggiandole una mano sulla spalla.
Lei ebbe un brivido e poi arrossì.
- S-Scusa... non... volevo... pensavo... oh, mio Dio, che imbarazzo...
Gli si allontanò di qualche passo ed abbassò lo sguardo.
- Ayako... guarda che... insomma... è tutto ok...
Lei annuì poco convinta.
- Ascoltami...
Bah. A quanto pare Kaede Rukawa aveva intenzione di iniziare un dialogo.
- Io... non so chi ne abbia parlato a Sakuragi, ma... a quanto pare... lui... ha capito chi è la ragazza che mi piace...
Ayako alzò lo sguardo involontariamente, ed appena si accorse di fissarlo negli occhi lo riabbassò subito.
- Ehm... ma questo... cosa c’entro io?
Disse tenendo sempre lo sguardo basso: segno evidente che era una domanda atta puramente a deviare l’attenzione da lei stessa.
- Cosa?
Chiese lui. Lei approfittò di questo suo momento di smarrimento per rincarare la dose.
- Beh, si... io che c’entro? Hai una ragazza che ti piace? Buon per te, ti auguro di essere felice.
Non l’aveva guardato in faccia neanche per un secondo mentre diceva queste parole.
Anche lui abbassò lo sguardo.
- Ok... capito l’antifona...
Disse stanco, e prese una scopa, iniziando a pulire per terra.
Il silenzio stava diventando pesante. Ayako era particolarmente nervosa.
- E sentiamo, chi sarebbe questa ragazza?
NO!!! Ma che diavolo stava dicendo??? Prima faceva di tutto per far cadere l’argomento ed adesso gli chiedeva addirittura una cosa come quella??? Ma c’era un motivo... la curiosità e la... gelosia. Quella ragazza che gli piaceva... era lei? Era un’altra? Arrossì.
Lui alzò lo sguardo confuso. Possibile che lei non l’avesse ancora capito? Lei, l’unica! Perfino Sakuragi... perfino Mai, che era appena arrivata! E lei no...
- Ayako...
Si spostò la frangetta dagli occhi. I capelli ancora bagnati gli si appiccicarono al viso dandogli un’aria estremamente sexy.
- Alza lo sguardo.
Lei si voltò guardando il muro ed alzò il viso.
- Ma certo! Non c’è nessun problema.
Lui sorrise debolmente, accorgendosi di quanto potesse essere infantile, certe volte...
- Guardami negli occhi...
La ragazza rimase in silenzio per un po’.
- Ehm... non c’è un’opzione di riserva?
Gli scappò quasi da ridere, ma non l’avrebbe mai fatto. Tantomeno in una situazione del genere. Preferì passare ai fatti.
La prese per le spalle e la spinse contro il muro.
- Ti ho detto di guardarmi negli occhi.
Finalmente lo guardò, e si sentì rabbrividire al tocco delle sue mani sotto la sottile maglietta bianca di cotone.
- Chi credi sia la ragazza che mi piace?
Riuscì, con uno sforzo sovraumano, a reggere il suo sguardo gelido.
- Non lo so... dimmelo tu.
Era tornata l’Ayako grintosa di sempre. Ma lui non era disposto ad ascoltare i suoi giochetti. Non in quel particolare momento. Non mentre si sentiva pronto a farglielo capire.
I loro visi erano così vicini che le gocce dei suoi capelli le cadevano sulla guance. Sembravano lacrime.
Kaede la baciò leggermente sulla bocca per molti secondi. Aspettò paziente, ma venne premiato, quando lei chiuse gli occhi e, circondandogli il collo con le braccia, dischiuse le labbra per far passare la sua lingua, regalandogli un bacio caldo, intenso, come non aveva mai avuto l’occasione di dare.
Si staccarono dopo molto tempo, ansimanti, e la mora subito posò il viso sul suo petto, sentendo i muscoli attraverso la maglia che aveva il suo profumo. Chiuse gli occhi ed aspirò dolcemente.
- Come facciamo, adesso? Dopo un bacio così... non so se avrò la forza di farne a meno...
Disse lei stringendo un po’ di più la presa sulla sua schiena.
- Non ce ne sarà bisogno.
- Ma...
Continuò la mora.
- Non so se avrò la forza per dirlo a tutti...
- Non ci sarà bisogno neanche di questo.
Lo guardò interrogandolo con gli occhi.
- Facciamo passare un po’ di tempo...
Lei annuì. E lo abbracciò di nuovo.
Naiko camminava qualche passò avanti ad Akira, per evitare di guardarlo troppo da vicino. Quel ragazzo era deleterio per la sua pressione corporea.
Improvvisamente, come al solito, si lasciò trasportare dai pensieri.
- Sendo... secondo te quanto tempo ci vuole perché un ragazzo scivoli su una saponetta lasciata fuori da una doccia?
Lui la guardò stupito.
- Ma che razza di situazioni ti vengono in mente???
La ragazza spalancò gli occhi e sembrò tornare alla realtà.
- Ah, no, niente... scusa...
Disse voltandosi e simultaneamente arrossendo ed agitando le braccia.
- Mai... posso chiamarti Naiko?
- COOOOSA???
Disse lei visibilmente imbarazzata.
- Bè... il fatto è che lo permetti a tutti... mi sento... “in imbarazzo” a chiamarti ancora per cognome...
Lei si fermò e si appoggiò ad un muro.
- Davvero secondo te lo permetto a troppe persone?
- Cosa?
- Chiamarmi per nome...
- Ma non è una questione di giusto o sbagliato... è solo che mi da fastidio essere l’unico che non ti chiama per nome...
Lei pensò un po’.
Hana, Yocchan, Aya, Chiro...
Erano davvero così tanti?
- Bè...
Concluse.
- Se ti fa piacere puoi chiamarmi come vuoi.
Lui le regalò uno di quei suoi meravigliosi sorrisi e lei si sentì nuovamente sciogliere.
- Ascoltami.......... Akira.......... tu che impressione hai avuto di me?
- Che impressione? Bah... non sono solito farmi opinioni sulle persone prima di conoscerle...
Lei sorrise diffidente.
- Non ci credo... è impossibile.
- Cioè, non è che proprio non penso niente... ma non gli do importanza...
- Bè, voglio saperlo lo stesso.
Lui riflettè un attimo.
- Uhm... ho pensato che sei una bella ragazza... un po’ strana... ma simpatica.
- Il simpatica non potevi saperlo, perché non mi conoscevi. Che fai, ti contraddici? Dunque rimane una bella ragazza strana...
- Ehi... EHI! Adesso non fraintendere!
- Non sto fraintendendo. Riporto le tue parole...
- Si, lo so... ma il tono in cui le dici le fa sembrare... brutte.
Naiko spalancò gli occhi.
- Come scusa?
- Non... saprei dire... solo... è strano.
Abbassò lo sguardo.
- E’ che sono talmente abituata a ricevere commenti negativi che faccio sembrare tali anche quelli positivi... è preoccupante, no?
Disse alzando lo sguardo e sorridendo.
- Tu... non devi aver avuto un’infanzia particolarmente piacevole, vero?
Scosse il capo in segno negativo, senza però dire nulla.
- Ascolta, hai fretta di tornare a casa?
Le chiese. Lei si mostrò stupita, per un attimo, ma riacquistò subito il controllo.
- No... papà torna tardi...
Ancora, lui sorrise.
- Bene, allora ti invito formalmente ad uscire con me, adesso.
Ecco, lo sentiva. Sentiva un’onda calda che le faceva tremare le ginocchia. Sarebbe svenuta di nuovo, se non fosse stata tanto felice di ricevere un invito da lui.
- Si! Certo! Sarei molto felice!
Lui rise di gusto.
- Quanto entusiasmo! Mi fa piacere... forza, conosco un bel posto.
Lo seguì, rimanendo in contemplazione estasiata.
- Cosa prendete?
- Per me un frappé al cioccolato...
- E per te?
- Un hamburger ed una coca cola, ho fame...
- Va bene... sarete serviti subito.
Quando la cameriera se ne andò, Naiko pensò finalmente a rilassarsi. Era troppo, troppo agitata. Ma stare lì, seduta, di fronte a lui... oh, Dio... rimasero in silenzio fino a quando non arrivarono le ordinazioni.
- Ebbene... perché siamo usciti insieme così?
Disse sorseggiando il suo frappé con la cannuccia. Lui addentò il panino, deglutì, e con calma rispose.
- Oggi ho parlato con Jin... ero ansioso di verificare alcune cose sul tuo conto.
Lei lo guardò diffidente.
- Cosa sarà questo, un interrogatorio?
- Dubito di riuscire efficacemente ad interrogare qualcuno... non ci sono portato. Già, penso non diventerò mai un avvocato...
Naiko scoppiò a ridere quasi affocandosi.
- Ma cosa c’entra questo, scusa?
- Niente, è solo che sei più carina quando sorridi.
Arrossì violentemente. Maledetta quella sua facilità di dire tutto...
- Bè, cosa volevi verificare?
- Poco fa abbiamo interrotto un discorso interessante, a dire il vero...
- NO! Akira Sendo, se sei convinto che riuscirai a farmi parlare della mia vita privata e della mia storia al nostro primo appuntamento, sei fuori strada!
- Io invece sono convinto di riuscirci...
- E cosa te lo fa pensare?
- Il fatto che io sono Akira Sendo.
Non ebbe la forza di replicare in alcun modo. Quella sua disarmante naturalezza nel dire ogni cosa... quel sorriso... tutto in lui la faceva innamorare ogni secondo di più.
- Guarda...
Disse abbassando lo sguardo.
- ... che non sono cose piacevoli di cui parlare...
- ...
- ... e nemmeno io so perché adesso ho tanta voglia di dirtele...
- ...
- Mi sento male.
- Nausea?
- Si.
- Quanto intensa?
- ...
Sorseggiò ancora il suo cioccolato.
- Va meglio?
- Si.
- Posso dire una cosa?
- Se ti dicessi no, staresti zitto?
- No.
- Allora parla.
- Primo: non mi piace avere questo clima di tensione con te, mi rende nervoso...
Naiko notò che il suo caratteristico buonumore sembrava essere sparito. Aveva un’espressione molto seria e tesa.
- Secondo: penso ti farà bene parlarne. So di non conoscerti bene come Jin, o come Maki, o come tuo padre... ma voglio provare. Se per te va bene...
Lei annuì. Aspirò dalla cannuccia ancora una volta.
- Purtroppo, è obbligatorio avere una madre.
Esordì così. Akira lasciò perdere il panino. Intuendo l’argomento di discussione, gli stava passando la fame.
- A volte... mi capita di pensare che se io fossi nata e cresciuta sola con mio padre, adesso starei bene. Sarei... serena. Ma è obbligatorio avere una madre... la mia si chiamava Sui Minowa. Me la ricordo benissimo. Una donna non bellissima, ma con un suo fascino. Pelle candida... lunghi capelli neri... sguardo dolce... i miei primi undici anni di vita sono stati fenomenali, con lei accanto. Ma... ora mi rendo conto che sono stati anche perfettamente inutili. Avrei preferito quindici anni normali, al posto di undici perfetti ed e quattro... da incubo. Io le somigliavo molto. Stessa carnagione chiara, sessi capelli scuri. Per me era un motivo di gioia, di orgoglio. Ero... così entusiasta di essere così simile ad una donna che ammiravo così tanto... così tanto da perdere di vista la sua natura umana, e la sua conseguente imperfezione.
- Sei un po’ crudele. Tutti siamo umani, e le nostre imperfezioni non sono necessariamente delle nostre colpe.
Lei alzò lo sguardo senza cambiare espressione.
- Aspetta che io abbia finito...
Akira incrociò le braccia.
- La sua imperfezione... era una donna che non riusciva a resistere ad un bell’uomo. Bè, io questo non lo sapevo a dieci anni... neanche a dodici, a dire la verità... insomma, lo venni a sapere nel modo peggiore. La fama di mio padre la oscurava parecchio, ma anche lei era famosa, nel suo piccolo. Era un’attrice di teatro. Lì i begli uomini si sprecano...
Commentò con un sorriso amaro.
- Ed un giorno si innamorò... si innamorò pazzamente... Otohiko Takase... insomma, vero, un bell’uomo... ma l’amore non si basa solo sulla bellezza... mia madre sembrò non capirlo questo. Tradiva mio padre di continuo... insomma, certe volte mi stupisco io stessa di come abbia fatto a non accorgermene...
- I figli tendono a vedere sempre il lato migliore dei genitori...
- Non credo sia esatto. Persa com’ero nella santificazione di mia madre, non facevo altro che rimproverare a mio padre i suoi sbagli... erano piccole cose, ma lo facevano soffrire molto. I bambini possono essere molto crudeli.
- Immagino che avendo scoperto la “verità” su tua madre tu ti sia sentita tradita...
- Non è una questione di sensazioni, o di supposizioni. Io sono stata tradita, al pari di mio padre. Lei sapeva quanto io la considerassi perfetta, e consapevole di ciò continuava imperterrita, senza cercare di darsi un freno... di migliorarsi... né di difendere mio padre quando lo rimproveravo di negligenza... comunque, fatto sta che dopo un ultimo, furibondo litigio, mia madre fece le valigie e scappò con l’attore, abbandonando sua figlia e suo marito. E lì mi accorsi di che donna meschina fosse mia madre, senza neanche il coraggio di ammettere i propri errori... fuggita dalla realtà per un immaginario “posto migliore”... abbandonandomi...
Lui poggiò i gomiti sul tavolo, sempre fissandola.
- Hai detto che le somigliavi, prima...
Lei sorrise ironica ed acida, osservando l’oscurità della strada oltre la finestra del bar.
- Qui arriva la parte più odiosa della storia... malgrado tutto quello che *quella donna* era riuscita a combinargli... mio padre continuò ad amarla... e conseguentemente, il fatto di vedermi così uguale a lei lo faceva soffrire in maniera indicibile... continuavo a vederlo versare fiumi di lacrime ogni volta che mi guardava negli occhi... non riuscivo più a reggere la situazione. Così uscii di casa. Tornando due giorni dopo, con i capelli biondi corti alle spalle, l’abbronzatura, una maglietta ed un paio di pantaloni... mi presentai come l’esatto opposto di mia madre... per questo, papà... non piangere più quando mi guardi...
Una lacrima solitaria le scese sul volto, mentre molte altre se ne formavano ai lati degli occhi... ma quelle non uscirono mai, perché Naiko le represse prima.
Lui abbassò lo sguardo e poi tornò a fissarla.
- Non importa quanto tu possa cambiare esteriormente... gli occhi di un figlio parlano di entrambi i genitori...
Naiko sorrise.
- E’ la stessa cosa che mi disse mio padre... ma a quel punto non potevo certo tornare indietro...
- Comunque è stato un bel pensiero, per tuo padre...
- Il mio gesto non è da fraintendere.
Disse, dopo aver succhiato un altro po’ di frappé.
- Non è solo per mio padre... ma soprattutto per me stessa che cambiai aspetto. Non sopportavo di dovere guardare allo specchio un’immagine di me stessa che somigliasse così tanto alla donna che odiavo...
- Ma il concetto non cambia.
Disse Akira alzandole il viso con una mano quel tanto che bastava per farsi guardare negli occhi.
- Sei stata una ragazza molto forte. Non molti avrebbero avuto il coraggio di fare quello che hai fatto tu. Mi piace.
Naiko sorrise. Sinceramente.
- Grazie. Ne avevo bisogno.
- Solo, mi sfugge ancora una cosa... il ruolo di Jin?
- Lui è mio amico da sempre... mi è sempre stato molto vicino... tutte le cose che ti ho detto adesso, lui le ha vissute assieme a me, reggendomi la mano. Era lì, quando mi andai a fare la prima lampada. Era lì quando mi tagliarono i capelli. È da lui che sono andata a dormire la notte in cui sono scappata di casa. Lui c’è sempre stato... penso ci sarà sempre... è il mio punto di riferimento. Qualsiasi cosa succeda, io so che Chiro è lì. Magari è un ragionamento egoistico, ma io lo sento così.
Non si sbagliava.
Ma questo Akira non glielo disse. Anzi, cercò di dimenticare il fatto che Jin gli avesse confessato di amarla. Perché adesso si era innamorato anche lui.
- Pronto?
- Takeshi... come va?
- ... Sui... sono contento di sentirti.
- ...
- Va bene.
- Naiko?
- Sapessi... è cresciuta così tanto in questi quattro anni... adesso non la riconosceresti mai.
- Me lo hai già detto nelle altre telefonate. Ed io ti ho sempre risposto che la riconoscerei comunque, anche abbronzata e bionda, perché è mia figlia...
Takeshi potè intuire che, dall’altro capo del telefono, la donna stava sorridendo.
- Comunque adesso sta crescendo anche caratterialmente... è entrata allo Shohoku e grazie ad una scommessa con Glasgow sta costruendo una squadra di superstar del torneo giovanile... è una manager fantastica. E si è già fatta molti amici.
- ... capisco. Dille di riguardarsi.
- Va bene... Sui.
- Mh?
- Quando mi chiamerai di nuovo?
- ... fra una settimana. Takeshi.
- Si?
- Non credo di averti mai chiesto scusa...
- ... tu non ne hai mai avuto bisogno.