Genere: Romantico/Comico
Pairing: AyakoXKaede, OCXAkira
Rating: PG
AVVISI: OC.
- Al liceo Shohoku arriva una nuova ragazza, Naiko, e cosa succede? Gli indirizzi di amore, affetto, amicizia e gelosia vengono completamente rivoluzionati...
Commento dell'autrice: Questa è anche abbastanza vecchiotta... ma ci sono affezionatissima, in primis per gli OC! Li adoro tutti! Naiko, Takeshi e Sui, il trio delle meraviglie^_^. No dai... che poi, non so se ve ne siete resi conto, ma ho fatto un lavoro di caratterizzazione non indifferente! Nulla da eccepire all'operato di Inoue sensei, ma su Soichiro ho praticamente dovuto fare tutto io!!! Comunque... di questa fic sono fiera anche per la coppia principale^_^ I miei adorati Ayako e Kaede!!!^_^
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United Stars
11° capitolo
Nel frattempo


La sveglia suonò svegliandolo in maniera brusca.
Due settimane. Due settimane e poi... l’incontro.
Trecentomila dollari. Rimaneva da stabilire se in più o in meno.
Frank Glasgow si gettò giù dal letto, si vestì in fretta e furia e si diresse alla palestra dei New York Rangers, la squadra delle superiori più rappresentativa degli Stati Uniti d’America.
Era già piena di gente.
- Salve ragazzi!
Tutti si girarono verso di lui salutandolo con cenni del capo e delle mani. Risuonavano i rimbalzi delle palle da basket.
Lui si sentì stranamente ma piacevolmente soddisfatto da quella vista.
- Michael, come va?
Un ragazzo dai lunghi capelli castani gli si fece incontro, e gli sorrise amichevolmente.
- Alla grande, ieri abbiamo stracciato gli Sweet California, 103 a 40...
- Quaranta? Vi hanno fatto troppi punti. Non va bene.
Il ragazzo sembrò quasi deluso.
- Avete intenzione di comportarvi così anche con i giapponesi?
Michael sorrise sarcastico.
- I Rangers non si faranno MAI battere da dei giapponesi... non hai di che preoccuparti.
- Lo spero. JUDY!
Una ragazzina bionda di tredici anni lo raggiunse saltellando.
- Ciao papi!
- Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così... non sono tuo padre!
- Ma sei stato con mamma, e poi mi piace pensarti come un padre! È inutile che fai storie!
Una bellissima donna, bionda come la figlia, si avvicinò imbarazzata.
- Emily...
- Ciao Frank... scusala...
- Ormai la conosco, è inutile mortificarsi.
Le disse sorridendo.
- Piuttosto, come sta Key?
Aveva affidato ad Emily e Judy la cura speciale di Rupert Maxime Harold Frontier Junior, figlio di Rupert Maxime Harold Frontier Senior. Più comunemente conosciuto come Key, la chiave. La chiave della loro vittoria.
- Va alla grande, come suo padre prima di lui migliora di giorno in giorno.
Rispose la donna.
Rupert Senior era stato un grande asso dei Los Angeles Lakers, ai tempi. Suo figlio, Rupert Junior, si era dato al baseball, ma aveva subito capito che non era cosa per lui. Quindici anni, appena entrato al liceo. Era il più giovane dei Rangers, ma anche quello con più talento. Aveva cominciato da poco, appena tre mesi, ma era già in grado di accattivarsi la fiducia di Frank, il mister.
- Posso chiamartelo io???
- Ma certo, vai Judy...
La ragazzina sembrava aver perso letteralmente la testa per quel ragazzo, ed anche lui sembrava ricambiarla, anche se al momento faceva di tutto per pensare esclusivamente al basket. Arrivò pochi secondi dopo.
- Buongiorno Mister.
- Ciao Key, come va?
Il ragazzo si imbarazzò ed arrossì a sentirsi chiamato a quel modo.
- T-Tutto bene, Mister... io tornerei volentieri ad allenarmi... se a lei non dispiace...
Frank sorrise divertito.
- Ma certo, vai pure!
Corse verso il canestro, seguito a ruota da Judy, mentre tutti gli altri tornavano ad allenarsi. Vicino alla porta rimasero solo Emily e Frank. Si scambiarono uno sguardo di intesa ed un sorriso.
- Allora, li stracciamo questi giapponesi?
Lui la fissò deciso.
- Certamente.
**

- Come va?
- Mh? Tutto ok.
- Non si direbbe, sai...
- ...
Rukawa si rigirò nel letto, in modo da poterla guardare negli occhi.
- Tutto ok.
Ripetè più deciso.
- Se te lo dico così ci credi?
Lei sorrise imbarazzata chiudendo gli occhi ed avvicinandosi a lui ancora un po’, quel tanto che bastava per sentire il suo calore. Lui approfittò per stringerla a sé.
- Che tranquillità... non mi sembra neanche vero che noi due possiamo essere così... sereni... calmi... a scuola è tutto così teso... difficile... insopportabile...
- Sei depressa?
- Molto.
- Non ti va di tenerlo nascosto?
- Neanche un po’. È... frustrante... io ti amo davvero, è così noioso non poterlo dire a nessuno!!!
- Sono d’accordo...
- Ed allora?
Si guardarono qualche minuto. Poi lei ricominciò a parlare.
- Forse però non è il momento adatto per fare l’annuncio... siamo a poche settimane dalla partita, non vorrei creare malesseri all’interno della squadra e rovinare così i piani di Nai... dovremmo esserle molto grati...
- Io lo sono.
Lo guardò stranita.
- Davvero? Non lo dai molto a vedere... ma d’altronde è il tuo carattere, che, tra l’altro, mi piace tanto...
Lo baciò leggermente sulle labbra, e dopo lui le sorrise.
- Ascolta, Ayako...
- Si?
Disse lei alzando lo sguardo con un sorriso.
- Sarai mica pentita?
- Pentita di che...?
- ... bè...
- A-Ah. Oh. N-NO!!! Ma che vai a pensare??? Io... stanotte...
Abbassò di nuovo lo sguardo, per il troppo imbarazzo.
- Stanotte è stata una delle più belle in tutta la mia vita...
La circondò con le braccia.
- Ne sono felice. Grazie.
- Grazie? E di cosa, scemo???
- Per avermi dimostrato che anche io sono capace di amare...
Rimase talmente commossa da quella sua affermazione che lo tenne stretto a sé per tutta la notte.
**

La sera prima, a casa Mai.
- Comunque adesso sto benone. Più di quanto non mi fossi mai aspettata.
- Capisco... è stato l’aiuto di Jin che ti ha tirata su?
- Indubbiamente è stata una componente, ma probabilmente devo molto di più a mio padre, che è stato davvero un grande uomo... avrebbe potuto farmi pagare ogni sbaglio, ma non l’ha fatto; ha continuato a volermi bene in maniera così pura che ogni tanto quando ci penso mi vengono le lacrime agli occhi!
Akira rise di gusto dall’altro capo dell’apparecchio telefonico.
- Ed ora perché ridi?
- Niente, mi sono immaginato la scena di te commossa per l’affetto di tuo padre...
- Spiritoso... pensi che sia un argomento sul quale prendermi in giro?
- Avanti, un po’ di sarcasmo non guasta mai...
- Lo so, scherzavo anche io...
Rimasero qualche secondo in silenzio.
- Senti... perché non mi parli mai di te?
- Mh? Perché? Non penso ci sia niente di interessante da dire...
- AKIRA!!!
- No, scherzo... a dire la verità mi piace ascoltare il suono della tua voce. Mi piace come dai l’intonazione alle tue frasi!
Quello era uno dei momenti in cui Naiko si sentiva la voce rotta, le guance rosse e le ginocchia molli.
- Ehm... grazie...
Non sapeva mai cosa dire quando lui sparava uno di questi suoi apprezzamenti solitari che sembravano uscire dal nulla. Tra l’altro era sempre così sicuro di sé... sembrava che non avesse nessun motivo per riflettere sulle parole che diceva, la metteva in agitazione, ma era contemporaneamente... rassicurante.
- Naiko, usciamo stasera?
- Eh?
Ecco, un’altra delle sue frasi improvvise arrivate dal nulla.
- Uscire?
- Si... è arabo? Ho parlato esquimese, forse?
- AVANTI! Smettila di prendermi in giro, dai...!!!
Ancora, lui rise.
- Ok, ok... però usciamo!
Anche lei rise.
- Va bene... oggi vuoi proprio uscire con me, vero? Anche prima, in palestra... prima che Chiro mi portasse via...
- Già. Lui non era l’unico a voler parlare con te.
- Vuoi dire... qualcosa di serio?
- Penso di si... allora?
- Che domande! Passami a prendere fra mezz’ora!
Akira rise di nuovo e chiuse il telefono.
Naiko si alzò in piedi, correndo verso l’armadio in cerca di qualcosa che potesse andare bene, ed alla fine optò per minigonna nera e top bianco sotto il seno. Mise anche una fascetta nera al collo, legò i capelli e fu pronta.
- Papiiiiiii!
- Ehi, Naiko!
La vide uscire di corsa senza riuscire a scansarsi, tanto che venne investito in pieno da quella furia che si ritrovava per figlia.
- Naiko, che hai???
- Mi ha chiamato Akira!!!
- ?
La domanda muta di suo padre fu eloquente abbastanza.
- Akira Sendo, del Ryonan!
- Toh! E come mai?
- Mi ha chiesto di uscire!!! Posso, vero?
- ... Naiko?
- ... Si?
- Non pensi di andare un po’ di fretta con questo ragazzo? Lo conosci da così poco...
- Dai, è già più di un mese, pà!!! Ti preeeeego...
Fece una faccia talmente carina che non ebbe la forza di dirle no.
- Va bene... ma per mezzanotte...!
- Si, lo so, lo so... per mezzanotte a casa... sono una Cenerentola...
Disse fingendo un’espressione imbronciata.
**

- Ma finiamo sempre a mangiare, ogni volta che usciamo insieme?
- Ti dispiace? Qui fanno delle cose ottime...
Naiko mangiò un pezzo di lattuga particolarmente invitante.
- Su questo non posso darti torto...
Disse.
- Allora?
- Vai sempre di fretta, tu...
- No, non è questo, è che sono così curiosa!
- Di sapere quello che ho da dirti?
- Mh-mh...
Mugugnò annuendo. Lui sorrise chiudendo gli occhi.
- Prima però ho un regalo per te.
La bionda spalancò gli occhi mentre lui tirava fuori un pacchettino dalla tasca dei pantaloni neri.
- U-Un regalo...? Per me?
Disse prendendolo in mano. Lui annuì, sempre sorridendo. Lei gli sorrise di rimando e scartò l’involucro colorato, tirando fuori una catenina d’argento con un ciondolo bifaccia: da un lato sole e dall’altro luna. Lo guardò incuriosita.
- Mi ha fatto venire in mente te... perché ci sono due lati nella tua personalità... uno splendente e raggiante come il sole e l’altro malinconico e romantico come la luna... è un pensiero sul quale ho lavorato a lungo, mi è venuto bene, no?
Naiko fece una cosa di cui non si sarebbe mai creduta capace: gli rise in faccia. Non riusciva più a fermarsi, rideva e rideva!
- Ma bene, mi piace questo tuo atteggiamento...
Disse lui fingendosi offeso.
- No, è che... pff... avevi una faccia talmente... seria!!! Troppo buffo!!!
- Avanti!!!
- Si, si, ok... smetto...
Fece un respiro profondo e lo guardò.
- Dunque?
Lui si alzò, le prese la collana dalle mani e gliela mise al collo.
La ragazza si sentì completamente persa. Si sentiva le guance troppo calde, ed il cuore le batteva troppo velocemente. Quello era il primo ragazzo capace di farla sentire... così.
Finita l’operazione le si sedette di nuovo di fronte.
- Allora, vuoi sapere perché sono voluto uscire con te oggi?
Era strano. Si sentiva strana. In un solo momento non fu più sicura di volere sapere il motivo di quell’uscita.
Chissà, cosa le avrebbe chiesto? Cosa le avrebbe rivelato? Non era meglio lasciare tutto com’era, invece che creare altre situazioni che sarebbero potute diventare imbarazzanti?
- Ehm...
Arrossì improvvisamente. Ma perché si stava facendo tutto così confuso? Fino a mezz’ora prima non aveva di questi problemi in testa...
Lui continuava a guardarla in quel modo... cosa fare?
- Ho capito...
Disse Akira infine.
- Andiamo fuori.
Il tono non ammetteva repliche. Chiamò il cameriere e si fece portare il conto, che pagò. Dopodiché andarono fuori. Passarono almeno cinque minuti di silenzio, poi lui ricominciò a parlare.
- Ti ho chiamata per un motivo ben preciso.
Lei sembrò come svegliata di soprassalto da un lungo sonno.
- A-Akira... io credo...
- Fammi finire di parlare...
Naiko solitamente era una chiacchierona. Ma una sola parola di Akira era in grado di zittirla, e non le dispiaceva nemmeno. Non era mai stata così... con un ragazzo. Si comportava con Akira nella stessa maniera in cui si comportava con sua madre: lo adorava. Fino all’idolatria. E questo non era un bene. Aveva imparato con l’esperienza a non mettere il cuore nelle mani delle persone, perché prima o poi si resta comunque delusi.
Comunque rimase in religioso silenzio mentre lui si voltava e la raggiungeva – era pochi metri avanti a lei – fissandola negli occhi.
- Naiko, conoscerti per me è stato un onore...
Cominciava male. Perché parlava come se stesse per dirle addio?
- Sei una persona fantastica, sensazionale. Così forte e... debole allo stesso tempo. Indipendente ma bisognosa di cure. Sei capace di reggere le persona come pochi al mondo, ed hai avuto il coraggio di camminare comunque a testa alta nonostante tutto quello che hai passato. Hai avuto il coraggio di cambiare completamente, nel carattere e nell’aspetto, così, da un giorno all’altro. Anche solo per questo sei eccezionale. Sei in grado di vedere del buono anche in chi non lo mostra, ti fai amare da chiunque ti conosca e sei sincera. Tutte queste qualità fanno di te una persona fantastica.
- Io... non sono così perfetta... sono imbranata, e goffa... ho paura di sbagliare, a volte sono malinconica, sono troppo possessiva e testarda e non ascolto mai i consigli. Inoltre molte delle decisioni che prendo sono sbagliate, e me ne accorgo solo quando non c’è più nulla da fare...
Disse questo abbassando il viso, che lui prontamente rialzò con una mano.
- Nessuno dei difetti che hai appena elencato è in grado di offuscare la tua anima splendida. Apparentemente dura come la roccia, ma fragile come il vetro. Meritevole di affezione.
Nell’accorgersi dello sguardo stupito e confuso della ragazza addolcì lo sguardo e sorrise.
- In poche parole... ti voglio bene... *
Naiko si sollevò da terra e cominciò a volteggiare a mezz’aria in preda ad un attacco di beatitudine estrema. Quelle tre parole le suonarono dolci come mai, zucchero per le sue orecchie. Sorrise dolcemente.
- Grazie... ma...
Cosa doveva dire adesso? Cosa doveva fare? In preda alla confusione non riusciva più a capire neanche dove dovesse guardare...
- Ecco, io... cosa...?
Il momento di smarrimento durò poco. O comunque non abbastanza perché lei potesse abituarvisi. Lui la baciò quasi subito.
Alla ragazza non parve neanche vero, felice com’era; circondo il suo collo con le braccia, carezzandogli dolcemente la nuca, e si abbandonò al suo bacio, rilassata, tranquilla, serena.
**

- Naiko, che ti è successo? Sei raggiante!
La ragazza sorrise arrossendo e chiudendo gli occhi. Baciò Takeshi sulla guancia.
- Notte papi...
**

La prima cosa che le venne in mente di fare l’indomani mattina fu correre da Ayako.
- AYAAAAAAA!!! Aya!
La mora la accolse a braccia spalancate, e la abbracciò con forza.
- Ehi! Vedo che sei felice anche tu!
Ayako non riuscì neanche ad aprire bocca, si limitò ad annuire con convinzione.
- Bè, che ti è successo?
- No, parla prima tu, mi sei corsa incontro urlando!
- No, no... dimmi, è successo qualcosa con Rukawa?
Lei arrossì, avvicinando la bocca all’orecchio di Naiko. Sussurrò qualcosa, dopo la quale anche lei la seguì nel suo rossore.
- Non... mi dirai che... scherzi?
- No, no...
- Yaaaah!!!
Si mise ad urlare e la abbracciò di nuovo.
- Aya! Ma è fantastico!!! E dimmi... com’è stato?
Ancora la ragazza arrossì.
- Beh... non saprei dire... mi è piaciuto, su questo non c’è dubbio...
Naiko sorrise.
- Sono contenta. Sono davvero contenta, se lo sei anche tu!
- Io lo sono, Naiko. Ecco... a proposito di questo... ieri sera volevo chiamarti, ma poi... ehm... insomma... volevo dirti... io...
- Aya, tesoro, non è assolutamente da te balbettare così...
Ayako sorrise rivolgendosi alla bionda.
- Grazie.
Si guardarono per molto tempo, e tutte e due ebbero nel cuore la speranza che quella situazione di equilibrio perfetto durasse in eterno. Lo sperarono davvero.
- E tu che mi dici?
- Aya, io posso dirti solo che sono al settimo cielo!
- Scommetto che è successo qualcosa con Sendo...
Naiko la guardò stupita per qualche secondo.
**

La sera prima, fuori dalla palestra.
Akira guardava ancora in direzione della porta della palestra, da quando Naiko era andata via con Jin. Ayako lo raggiunse, facendo cenno a Kaede di aspettarla fuori.
- Pensi che prima o poi le parlerai dei tuoi sentimenti? Così, per sapere come devo comportarmi...
Lui si voltò stupito ed un po’ imbarazzato.
- Ma si nota tanto?
- Uhm... ti dirò la verità: fino ad adesso non me n’ero accorta, ma dai tuoi occhi in questo momento è palese... quando le parli ti si illumina il sorriso...
- Questo è davvero molto poetico...
- Ah, che ci vuoi fare... sono una donna di classe...
La mora sorrise.
- Però parlagliene, ok? Nai non aspetta altro...
Lui sorrise.
- Ma il tuo ragazzo non ti stava aspettando qua fuori?
- Si nota tanto?
- Che cosa?
- Che è il mio ragazzo...
- Uhm... ti dirò la verità: si.
Sorrisero un poco, e poi Ayako si allontanò. Fu in quel momento che Akira Sendo decise cosa avrebbe fatto dei suoi sentimenti per Naiko.
**

- Tu ne sai qualcosa, Aya?
- Ipotizzo...
- Mh... quanto non mi fido di te quando fai così...
- Avanti, che è successo?
La bionda sorrise, divertita dall’espressione curiosa dell’amica.
- Ti piace questo?
Disse mettendo in mostra la collanina da poco ricevuta.
- E’ decisamente... appropriato a te, Nai... te l’ha regalato lui?
Annuì felice.
- E... mi ha baciata!
- TI HA BACIATA?!?!?!??!
Ancora, Naiko annuì energicamente. Ayako la abbracciò con affetto.
- Sembra che vada bene, in fin dei conti...
- Sembra decisamente...
Apparve Hanamichi proprio in quel momento.
- Ma che ci fanno queste due bellezze abbracciate? Forse che i maschietti non capiscono cosa si stanno lasciando sfuggire?
Entrambe si voltarono a guardarlo ridendo.
Era decisamente una bella giornata.
In palestra erano già tutti pronti per l’allenamento, ed all’arrivo di Naiko, meccanicamente i ragazzi si misero a correre per riscaldarsi. La bionda si diresse verso la solita panchina e si sedette. Stava già cominciando a rilassarsi, quando Akira fece irruzione in palestra tutto trafelato, come se avesse corso fino a quel momento.
- AKIRA!!!
- Aaaaaah!!! Scusa! Ho anche corso cercando di arrivare in orario!!!
La bionda lo guardò adirata per qualche secondo. Poi la sua espressione mutò in un misto di tenerezza e rassegnazione. Lo sventagliò leggermente sulla testa.
- Corri a cambiarti, non c’è tempo da perdere...
Lui le sorrise e si diresse verso gli spogliatoi.
Hanamichi rifletteva già da quella mattina.
Riflettere? Riflettere...
Era tanto tempo che non si accorgeva di riflettere sulle cose che gli avvenivano intorno, ed aveva già capito che questo non era un bene.
Un esempio lampante era rappresentato da Ayako e Rukawa. In tutto il tempo che lui aveva impiegato ad osannare sé stesso, ad agire sconsideratamente ed a fare i capricci, quei due si erano irrimediabilmente innamorati. E senza che lui se ne accorgesse!
Inoltre i suoi compagni di squadra non facevano altro che progredire, andare avanti, mentre appena ci aveva riflettuto sopra si era accorto di essere rimasto sempre fermo nello stesso punto. Gli unici momenti in cui riusciva a progredire erano quelli in cui veniva costretto, o quelli in cui vedeva ferito il suo orgoglio. Non faceva mai nulla per migliorarsi di sua iniziativa. Nulla spontaneamente. E questo già diminuiva le sue possibilità di riuscita.
Solo confrontandosi con tutti questi campioni era riuscito a rendersi conto delle verità che esistono dietro alle apparenze.
Stava andando davvero tutto bene. Poteva allenarsi quanto voleva, come voleva, quando voleva e con chi voleva. Aveva intorno tanta gente stimolante, piacevole, divertente. Fra meno di un mese avrebbe messo alla prova le sue rinnovate capacità con un superteam americano.
Ma c’era decisamente qualcosa che non andava. Qualcosa che non riusciva a ricordare, ma che sentiva come un peso opprimente.
Cosa mancava alla perfezione?
Il motivo approfittò proprio di quel momento per entrare dalla porta principale della palestra.
- Oh, oh, oh! Ragazzi, quanto tempo!
L’intero team, lo Shohoku e tutti gli altri presenti si voltarono verso la figura tondeggiante appena arrivata.
- A-Allenatore Anzai...
Disse Takenori con un filo di voce.
- COOOSA??? L’allenatore Anzai???
Naiko si mise le mani sulle guance.
E adesso?
**

- Oh, oh, oh! Quanta bella gente! Vorrei assistere ad un allenamento, se mi è concesso!
Dall’altra parte della palestra, Naiko era tutta occupata a sistemarsi i capelli ed abbassarsi la maglietta ed i pantaloncini.
- Nai, che combini? Vallo a salutare no???
Disse Ayako rivolgendosi a lei in un momento di particolare agitazione.
- Si, appunto!
Disse la ragazza. Pochi secondi dopo si diresse verso l’uomo, e fece un leggero inchino una volta che gli fu arrivata davanti.
- E’ un piacere ed un onore conoscerla, allenatore Anzai. Il mio nome è Naiko Mai, e non so come scusarmi per tutto questo... ma se lei avrà la bontà di ascoltarmi...
L’uomo rise.
- Alza la testa, ragazza! Mi sei simpatica, voglio ascoltare cosa hai da dire... oh, oh, oh!
Tutti tirarono un sospiro di sollievo, il primo problema era superato. Adesso c’era lo scoglio più duro da superare, il traguardo più difficile da raggiungere.
Sia Naiko che Anzai si accomodarono sulla panchina, e vennero lasciati in pace mentre gli altri si allenavano.
- Signor Anzai, mio padre ha organizzato una specie di sfida con scommessa con un suo amico, ed ha chiesto a me di trovare una squadra per un confronto con studenti statunitensi...
- Statunitensi, dici?
Lei annuì.
- Si. Mi dispiace per l’occupazione della palestra, e per il fatto di aver praticamente requisito sia Hanamichi che Rukawa, ma dato che frequento questo liceo non ho pensato di chiedere una palestra ad un’altra scuola, o di prenderne una in affitto... mi dispiace...
Lui sembrò riflettere per qualche secondo.
- Oh, oh, oh! Hai la mia benedizione, Naiko! Buona fortuna!
Questo stava forse a significare che... si! Ce l’aveva fatta! Aveva ottenuto il permesso dell’allenatore!
Tutti esultarono in palestra.
Era tutto ok, era tutto perfetto. E fra due settimane lo sarebbe stato ancora di più.

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