animanga: kagome higurashi

Le nuove storie sono in alto.

In coppia con Mukka
Genere: Azione/Drammatico
Pairing: RinXSesshomaru, KagomeXInuyasha
Rating: NC17
AVVISI: Angst, Chanslash, Prostituzione Minorile.
- Rosso. Colore del vizio e della perversione. Passione? Amore? Parole sconosciute, nell'ambiente in cui la storia si svolge. Rin ha sedici anni. Jaken è il suo sfruttatore. Sesshomaru è il capo della più importante cosca mafiosa di Tokyo. Inuyasha è suo fratello. Kagome la moglie di quest'ultimo. Queste vite si scontreranno, o solo sfioreranno accidentalmente, molte e molte volte, sullo sfondo del quartiere a luci rosse della città.
Commento dell'autrice: Parlando per me XD L'idea originale della storia era mia, ed è incredibile ed affascinante osservare quanto le abbia giovato la collaborazione con un'altra ficwriter. Nella mia testa era una storia molto più introspettiva, molto più cupa, molto più pallosa, in effetti XD Invece Mukka è stata in grado di darle quell'indirizzo yakuziano d'azione che ha nettamente risollevato il tono, facendone una bella action-fic ù_ù Sono molto soddisfatta è_é!
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Seeing red
Capitolo Uno
Specialissima


Si dice che non si possano distinguere, per telefono, i diversi tipi di silenzio. Ebbene, Jaken aveva imparato a distinguere il silenzio di Sesshomaru, capo della cosca malavitosa attualmente più importante e pericolosa di Tokyo. E questo perché semplicemente ne sarebbe andato della sua vita. Sesshomaru non chiedeva niente, non chiamava per nome nessuno e si limitava a comunicare ora e luogo in cui voleva trovare ciò che ordinava gli fosse consegnato. E, sopra ogni cosa, era particolarmente “sensibile” a tutto ciò che sarebbe potuto sembrargli un qualsivoglia affronto.
- Se-Sesshomaru-san! – disse Jaken con timore reverenziale, - Come sta?
Sesshomaru non disse una parola per molti secondi. Poi, con voce fredda e distaccata, parlò.
- Alle ventuno e trenta nella mia residenza cittadina.
- Sì, certamente! Come vuole!
Con un brivido, interruppe la conversazione telefonica. E rabbrividì per due motivi.
Il primo: “Come sta”??? Da dove, DA DOVE gli era uscita fuori quella frase?! A Sesshomaru! Probabilmente l’avrebbe ucciso quando l’avesse visto. Quanta confidenza…
Il secondo motivo del brivido era decisamente più grave, e si chiamava “scarsa disponibilità di materia prima”. Insomma, modestia a parte le sue ragazze erano molto apprezzate in tutta la città. E quell’uomo chiama alle nove per averne una entro mezz’ora! E dove la trovava una disponibile, adesso? Delle sue ragazze migliori, in casa non ne aveva nessuna. Doveva per forza andare a rintracciarne qualcuna per le strade di Shibuya; per quanto la cosa potesse infastidirlo, era sempre meglio prendersi un disturbo piuttosto che disattendere le richieste di colui che, nel suo ambiente, era noto come Principe dei Demoni per orgoglio e spietatezza.
Salì perciò sulla sua (piccola e poco appariscente) Mercedez Benz grigia metallizzata dalle dimensioni di una discreta limousine, e si diresse in fretta a setacciare le vie del quartiere a luci rosse.
Inutile dire che c’era più di una ragazza per ogni angolo, ed erano tutte appoggiate a muri e lampioni, tranne qualcuna che metteva in mostra la mercanzia aprendo la cerniera del giubbino o camminando avanti e indietro per il marciapiede, ancheggiando sensualmente.
**

Rosso. Colore del vizio e della perversione. Si sarebbe anche potuto dire dell’amore, della passione, ma erano tutte cose che a Jaken non interessavano: per lui il rosso era il colore dei quattrini, perché i quattrini si facevano col sesso. Per questo, tutte le sue ragazze si vestivano di rosso.
Le guardò tutte attentamente. Non erano certo le migliori che aveva, ma erano quelle a disposizione, e doveva arrangiarsi.
E poi, a dire la verità, ne avrebbe pure avuta una DAVVERO bellissima, ma… c’era un piccolissimo problema. La sua età. Sedici anni. Intendiamoci, davvero un fiorellino; lunghi e lisci capelli neri, grandi occhi castani, pelle d’avorio e bocca di pesca, bassina e sottile, ma proporzionata e di naturale eleganza, tanto che struccata non si sarebbe detta quella che era.
Eccola là, Rin. In piedi sul marciapiede, con le braccia dietro la schiena, che scrutava la strada illuminata da luci al neon di ogni tipo ed il solito sorriso allegro sulle labbra. Sbuffando per quell’assurda quanto reiterata manifestazione d’ilarità – le aveva detto mille volte di non sorridere a quel modo – accostò ed abbassò il finestrino. Rin si affacciò subito, ridacchiando. La sua espressione sembrava dire “Jaken-san, che sorpresa! Dimmi tutto quello che vuoi!”, come se lui non fosse l’uomo che la costringeva a prostituirsi ma un amico di vecchia data. Simpatia e disponibilità. Questo sembrava dire il suo sorriso, ma Rin non diceva niente, Rin non parlava. Non aveva mai detto una singola parola da quando la conosceva, ed erano già tre anni. Non sapeva neanche quale fosse il suo vero nome, perciò l’aveva “battezzata” lui.
- Stasera non stai per strada. – le disse freddamente, - Ti porto in casa da un cliente.
Rin batté le mani, continuando a sorridere.
- Piantala di fare così, non sembri neanche una puttana, cazzo! Non ti ho detto “ti porto al parco giochi”, ti ho detto che ti porto da un cliente!
Lei continuò a sorridere, annuendo. Evidentemente aveva capito e la cosa la rendeva molto felice, chissà.
- Sali in macchina. – disse Jaken spazientito.
Appena la ragazzina fu al suo fianco, ricominciò a parlare.
- Ti porto dal signor Sesshomaru-san. Sai chi è?
Lei lo guardò con occhi curiosi.
- No, eh? È il capo degli Youkai. Mai sentiti nominare? Sono la cosca più grande di tutta la città e tu non ne hai mai sentito parlare?! Ma dove vivi?!
Rin sorrise imbarazzata, come a volersi scusare.
- Dannata mocciosa, farai la mia rovina. Devi comportarti in maniera specialissima con questo cliente. È chiaro?
Rin annuì.
- Meno male. Ah, ecco. Siamo arrivati. Decimo piano, interno quarantasette. Scendi, che aspetti?
Lei scese, ma Jaken poté vederla esitare un attimo prima di muoversi verso il portone del grigio ed altissimo palazzo dove si trovava l’appartamento di Sesshomaru.
- Bè? Che hai, stupida?!
Poi sembrò realizzare.
- Ah, ho capito. Ti preoccupi per il ritorno. Bè, non ci pensare, come minimo di terrà per tutta la notte; dopo prendi i soldi ed un taxi e tornatene a casa. Mi raccomando con lui: specialissima, abbiamo detto!
Rin annuì, voltandosi verso l’entrata. Jaken mise in moto la Mercedes e sparì nella notte.
**

Rin osservò con attenzione l’enorme palazzone grigio che la stava di fronte. Era diverso dalla residenza degli altri capimafia di cui le avevano parlato le altre ragazze di Jaken-san. Non era elegante, non era sfarzoso, non c’erano giardini né piscine. E soprattutto era poco appariscente e decisamente brutto. L’esatto contrario dei villoni tanto di moda in quel periodo.
Comunque, tutto sommato, era contenta di trovarsi lì. Detestava stare per strada, e poi, qualsiasi cosa ci si volesse fare dentro, le macchine erano troppo scomode. Lo sapeva bene. Almeno stavolta avrebbe avuto un letto.
Non c’era traccia del solito, allegro sorriso, sul volto di Rin, mentre entrava nell’edificio; ma quell’ombra durò poco, e nell’ascensore per il decimo piano le labbra tornarono a prendere la solita forma, mentre la ragazza ripeteva a sé stessa “tranquilla, dai. Durerà poco.”.
**

Sesshomaru stava seduto in poltrona da già un quarto d’ora. UN QUARTO D’ORA. Qualcuno sarebbe stato punito severamente per quell’attesa. Mai fare aspettare il Principe dei Demoni.
Tra l’altro, quella era stata una giornata di merda e non sarebbe stata una cosa buona, per nessuno, se il suo umore fosse peggiorato ancora.
Finalmente il campanello squillò e, senza emettere un fiato, Sesshomaru si sollevò dalla sua poltrona e si diresse verso la porta, aprendola.
Bè, non c’era dubbio che la ragazza assurdamente sorridente che si trovò davanti fosse una puttana. Il cortissimo vestitino rosso a righe nere sottili ed il trucco appariscente e volgare non lasciavano alcun dubbio. Ma non c’era nessun dubbio sul fatto che quella fosse una dannata mocciosa. Quanti anni avrebbe potuto avere? Quindici? Sedici? Non più di diciassette, a voler essere generosi.
La scrutò a lungo. No, non era roba per lui. Tornò un attimo dentro l’appartamento, afferrando il lungo cappotto marrone dall’appendiabiti e poi la condusse fuori, sul pianerottolo, tirandola per un braccio. Lei non disse nulla, non protestò in alcun modo.
Sesshomaru chiamò l’ascensore e la spinse dentro, poco delicatamente, premendo poi il pulsante che li avrebbe portati al piano terra.
Lei continuò a rimanere in silenzio. Fissava per terra, senza muovere un muscolo. Il sorriso completamente scomparso dal viso. Sesshomaru la guardò con sufficienza. Che diavolo aveva quella ragazzina?
- Ti ha mandata Jaken, vero?
Lei annuì semplicemente, e lui comprese.
- Tu non parli.
Rin sorrise leggermente, senza sollevare lo sguardo.
Sesshomaru tornò a guardare fisso davanti a sé, senza dire una parola di più.
**

Kagura salì sull’Harley rossa, dotata della capacità di raggiungere velocità spaventose in tempi praticamente nulli, di cui l’avevano dotata per l’occasione, e mise in moto, mettendosi poi al discreto inseguimento della BMW nera che era partita poco prima.
Non aveva nulla di personale contro quell’uomo, ma provare ad ucciderlo era una di quelle cose che si dovevano fare, se stavi al servizio di Naraku del clan della Shikon. Cosa Naraku volesse da Sesshomaru degli Youkai, Kagura non lo sapeva, ma sapeva per certo che sarebbe stato molto più facile ottenerlo nel momento in cui lui fosse morto. E Kagura non poteva tirarsi indietro, quando si trattava di lavorare per Naraku. “I debiti, Kagura,”, le aveva detto centinaia di volte, “non si dovrebbero mai avere. Sono degradanti e costringono il debitore ad essere succube del creditore. Non è una situazione piacevole, vero?”.
…quel bastardo godeva nel ricordarle la sua perduta libertà. Godeva nell’utilizzarla per omicidi di cui non le fregava un accidente.
Lei era un killer, oh che killer, ed a Naraku faceva comodo tenerla fra le fila dei suoi sottoposti.
- Kagura, affianca la macchina.
Come al solito, rabbrividì nel sentire la voce fredda ed atona della ragazzina seduta sul sellino dietro di lei.
- Lo sto facendo, Kanna. Non darmi ordini.
Quella merda di Naraku le metteva alle calcagna la mocciosa ogni volta che le affidava un compito da svolgere. Che non si fidasse di lei, era chiero. Sapeva che a costringerla era solo un dannato debito – che comunque avrebbe saldato al più presto – e che sarebbe fuggita via, veloce come il vento, alla prima occasione favorevole, ecco perché la faceva sempre accompagnare dall’unico essere umano di cui si fidasse, Kanna appunto. La presenza di quella ragazzina – avrebbe potuto avere al massimo sedici anni – la inquietava. Giravano strane storie su di lei. Si diceva che rubasse l’anima delle sue vittime, per quanto nessuno potesse confermarlo, perché nessuno l’aveva mai vista uccidere. Quando portava a termine una missione, accanto a lei, mai sporca di una goccia di sangue, c’erano solo cadaveri freddi.
**

Quella moto che lo stava seguendo da un po’ era sospetta. Se n’era accorto da molti minuti e non era per niente allegro. Si sentiva infastidito ed oltraggiato.
Aveva riconosciuto Kagura, l’assassina di punta di Naraku, eppure gli era sembrato di essersi espresso abbastanza chiaramente con quel rifiuto della natura quando, l’ultima volta che l’aveva visto, lo aveva avvertito di non scocciarlo più.
Lentamente, la moto si affiancò al finestrino della sua macchina. Lui accelerò. Aveva bisogno di un po’ di vantaggio, sapeva che sarebbe stata battaglia di lì a poco. La moto lo seguì subito nell’accelerazione, riuscendo quasi ad affiancarsi di nuovo.
- Tu. – disse gelido Sesshomaru alla ragazzina seduta sul sedile di fianco a lui, – Tieni il volante.
Istantaneamente, sollevò le mani dal volante per afferrare la pistola sotto la giacca, e se Rin, superato un momento di iniziale sorpresa, non fosse stata veloce quanto lui nell’obbedire all’ordine, la macchina sarebbe sbandata.
L’uomo si affacciò al finestrino mirando alla testa di Kagura, pochi metri indietro. Dopo lo sparo, lei deviò leggermente dalla sua traiettoria, evitando la pallottola. Con una smorfia di disappunto, Sesshomaru si preparò a puntare nuovamente, ma lei fu più veloce. Senza sapere come né perché, in un secondo l’uomo aveva una lama di metallo conficcata nel petto.
La moto s’infilò in un vicolo, scomparendo dalla strada principale, nel momento in cui lui, copiosamente sanguinante, si accasciò per metà fuori dal finestrino. E, per quanto Rin potesse essere brava a tenere il volante, l’auto perse stabilità, andando a schiantarsi contro un muro.
**

Quando Rin uscì dalla carcassa di lamiere e si guardò intorno, era ancora notte. Grazie al cielo, la macchina non era esplosa, e lei era praticamente illesa; gli airbag avevano funzionato bene. Dell’uomo, di Sesshomaru, a prima vista nessuna traccia.
Mosse qualche passo contando gli ematomi su braccia e gambe, e fu improvvisamente attratta da una pozza di sangue per terra che sembrava espandersi sempre più. Al centro, lui. Probabilmente era stato sbalzato fuori dalla macchina prima dell’urto. Sembrava ancora vivo, per quanto impercettibilmente il suo petto di muovesse. L’unica ferita grave pareva essere quella causata dal killer poco prima.
Rin aveva qualche dubbio sul fatto che sarebbe riuscita a portarlo a casa sola con le proprie forze, ma Jaken-san, d’altronde, aveva detto di essere specialissima con lui. Zoppicando leggermente, si diresse verso Shibuya caricandosi l’uomo privo di conoscenza sulle spalle, mentre le gambe di lui, data la differenza d’altezza, strisciavano per terra ad ogni passo.

Genere: Romantico
Pairing: Kagome/Inuyasha
Rating: G
AVVISI: OOC.
- Inuyasha deve affrontare i sentimenti che prova per Kagome, e riesce a fare luce nella sua anima dopo l'ennesima litigata ed un piccolo aiuto da parte della vecchia Kaede. Ambientata in un periodo ipotetico dove non ci sono più nemici da combattere ma la sfera non è ancora stata riunita.
Commento dell'autrice: La mia quarta fanfiction e prima su Inuyasha! Allora, quando scrissi questa fic, ne fui entusiasta. Perché la coppia mi piaceva, principalmente. Però mi sono accorta che, una volta passata la mania Kagome+Inuyasha, della storia non rimane niente. Secondo me non è una bella fanfiction, è troppo breve e troppo romantica. Però è piaciuta. Insomma... leggetevela e ditemi ^_^
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My love for you


- Maledetto Inuyasha!
Kagome stava correndo ormai da mezz’ora intorno al bosco, con gli occhi pieni di lacrime senza riuscire a capire dove stesse andando. Certo, in teoria stava cercando la strada per trovare il pozzo, ma stava agendo con scarsi risultati.
- Stupido... stupido d’un cretino che non è altro!

[Flashback]
- Allora, adesso cosa hai intenzione di fare, Inuyasha?
- Come bonzo? Ma è logico quello che voglio fare, o sbaglio?
- Bè... veramente è poco logico davvero. Adesso non c’è più nessuna battaglia che ti trattenga, ma tu non accenni nemmeno a volere sposare Kagome, che invece meriterebbe un tantino più di attenzione, no?
- Sposare chi???
Il mezzo demone era visibilmente imbarazzato. Ed ora stava facendo come sempre, quando qualcosa lo imbarazzava lui negava sempre tutto.
- Io non ho intenzione di sposare proprio nessuno!
- Mh... e per quanto riguarda la sfera?
- Semplice, mi farò aiutare da Kagome a trovarla e poi diventerò un demone per intero!
- Inuyasha, pensa a quanto ti ho detto tempo fa...
- Ti ho già detto che i miei sentimenti non cambieranno. E poi sai che me ne importa anche se divorassi te, il cucciolo di kitsune e quella ragazzina nevrotica!
- Adesso sei davvero cattivo, Inuyasha.
Improvvisamente Inuyasha avvertì una strana sensazione e poi...
- A CUCCIA!!!
Inuyasha cadde steso a terra, schiacciato dall’ordine perentorio di Kagome. Da dietro un albero apparve proprio lei, piangente ed arrabbiata come non mai, che guardava Inuyasha come se fosse stato l’essere più schifoso del mondo.
- Perciò io sarei solo una ragazzina nevrotica, eh? E non te ne importa niente di me, giusto? Quindi se ti servo solo per ritrovare i pezzi della Shikon no Tama, se io me ne andassi ti farei un dispiacere, vero?
E così dicendo se n’andò, lasciando Inuyasha dolorante ancora per terra.
[Fine del Flashback]

- Idiota...
Kagome si fermò proprio davanti ad un masso abbastanza grande. Stremata.
- Dove sono finita?
Si strofinò gli occhi e cercò di fare mente locale. No. Niente. Si era proprio persa. Dannazione, questa non ci voleva.

[Nel frattempo, Inuyasha...]

-Ahia... dannata... bonzo, dammi una mano...
- No, alzati da solo, io non ti aiuterò.
- Shippo!
- Ohè, che vuoi da me? Io non ti conosco...
- Ah... bastardi... è tutta colpa di Kagome...
Miroku, preso da pietà, aiutò il mezzo demone ad alzarsi e ricomporsi, e poi gli parlò.
- Guarda che proprio stavolta potresti almeno ammettere che è stata colpa tua.
- NO! Non è stata colpa mia, sai? Io ho solo detto quello che pensavo!
- Davvero tu pensavi quelle cose orrende?
- Certo! A me non importa di niente e di nessuno, io voglio soltanto raggiungere il mio scopo!
Velocemente un’espressione d’odio e rabbia si dipinse sui volti di Miroku e Shippo. Bè, nessuno sopporterebbe di essere trattato così. Men che meno loro.
- Allora sai che ti dico? Ha ragione Kagome, tu sei un essere indegno anche solo di respirare. Stronzo.
E Miroku se n’andò sussurrando:
- Vedi se mi tocca stare anche solo ad ascoltare coglioni simili...
Shippo lo seguì immediatamente, senza risparmiarsi di guardare Inuyasha con uno sguardo misto di tristezza e compassione, che Inuyasha odiava. E così Inuyasha si ritrovò solo. Solo e sperduto. Non aveva mai pensato che avrebbe potuto sentirsi così solo. Dannazione, aveva detto solo una frase, e gli sembrava di essersi comportato come al solito. Perché tutti stavano parlando in questa maniera adesso? Decise di andare nell’unico posto che conoscesse. Dalla vecchia Kaede.

[Kagome, nel frattempo...]

Kagome aveva girato un po’ in lungo ed in largo, ma si era ritrovata sempre davanti alla stessa pietra gigante. Quando ormai pensava di essere perduta per sempre, di doversi preparare una bella bara, e cominciava a pentirsi di essere scappata via in quella maniera, una voce la chiamò.
- Kagome?
La ragazza si voltò, e come un’apparizione, le apparve l’anziana Kaede, avvolta dalla luce del sole. Bè, si, forse è una visione un po’ troppo shojo, ma dà bene l’impressione dei sentimenti di Kagome.
- Anziana Kaede!
Urlò correndo incontro alla donna ed abbracciandola.
- Che succede, ragazza mia? Cosa hai da piangere in questa maniera?
- Inuyasha! Lui è un idiota!
- Questa non è una novità, piccola, ma cosa ha fatto adesso per farti piangere così!
- E’... è lungo da spiegare... ed io mi ero persa...
- Va bene, allora torniamo al villaggio, ok? Lì mi racconterai tutto.
- Ok...

[Al villaggio]

Inuyasha si nascose dietro alla porta, sperando di non essere visto. Quando era arrivato la vecchia Kaede era in casa, ma non era sola. Era con una donna. L’aveva riconosciuta dai singhiozzi. Si era detto
- Solo una femmina può singhiozzare così! Tsk!
Ma contemporaneamente aveva sentito un odore familiare. Sapeva di sudore, ma era pur sempre un odore che lui conosceva. Per una sua sensazione anche un po’ di timidezza si era nascosto la dietro. La donna non aveva mai parlato, e d’altronde la vecchia Kaede non l’aveva mai chiamata per nome. Si era limitata a dire
- Adesso basta singhiozzare, su!
Ed a consolarla con frasi simili, ma non l’aveva mai chiamata per nome. All’improvviso parlò.
- E’ che Inuyasha non ha un minimo di sentimento per me!
DANNAZIONE!!! Era Kagome! E stava parlando di lui con la vecchia Kaede! Oh no! Che cosa avrebbe detto? Inuyasha era rapito dalla voce di Kagome. Voleva assolutamente ascoltare cosa avrebbe detto di lui.
- Lui è così stupido, rozzo, maleducato, incapace, cattivo, menefreghista, tonto, antipatico, violento e... e... e non ha un briciolo di amore per gli altri! Ma io non ci posso fare niente se...
Ah, così era questo che pensava di lui! Un mucchio d’insulti uno dietro l’altro. Inuyasha si sentì ferito, e pensò a come si fosse sentita Kagome quando era stato lui a dire cattiverie su di lei.
- Io non ci posso fare niente se mi sono innamorata di lui!
Inuyasha si sentì improvvisamente mancare la terra sotto i piedi. Cosa? Lei era innamorata di lui? Da quando? Lui non se n’era mai accorto! Nonostante tutto Kagome lo amava. E lui cosa provava per lei? Inuyasha non si seppe dare una risposta di nessun genere.
- Anche adesso che Kikyo non c’è più lui... lui non fa altro che pensare a lei, lo so!
Questo non era vero! Inuyasha non pensava più a Kikyo in quel senso! Ultimamente aveva solo pensato a... raccogliere i pezzi della sfera. Usando Kagome. Senza mai ringraziarla. Senza un minimo di riguardo nei suoi confronti. Senza mai chiederle se fosse stanca, affamata o se le andasse di vedere la sua famiglia nella sua epoca. Era normale che adesso Kagome fosse così arrabbiata. Chi non lo sarebbe stato? Inuyasha si vergognò. Si vergognò di se stesso e del suo caratteraccio. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Andare da lei e dichiararle amore eterno promettendole matrimonio? Non ce l’avrebbe mai fatta...
- Va bene. Grazie anziana Kaede. Io adesso... torno nella mia epoca. Forse... forse questo è un addio.
- No! Kagome, rifletti, non puoi lasciare tutti qui! Pensa a me, Miroku ed il piccolo Shippo, come soffriremo per la tua assenza!
- Mi dispiace...
Disse Kagome abbracciando forte Kaede,
- Ma io... devo farlo. Per provare qualcosa ad Inuyasha.
- Ma che cosa? Se è vero quello che tu dici, che lui non ti ama, cosa speri che faccia?
- Non lo so...
Kagome aveva di nuovo le lacrime agli occhi.
- Ma ho bisogno di capire se a me ci tiene almeno un pochino...
Così dicendo Kagome uscì dalla casa, con gli occhi ancora tutti appannati dalle lacrime. Così tanto da non accorgersi di un pezzo di mantello rosso che usciva dall’angolo della casa. Kaede l’aveva seguita fin sulla soglia. E adesso la vedeva andare via. La ragazza che era stata come una seconda sorella, per lei. Per colpa d’Inuyasha, probabilmente stava andandosene per sempre. Ma Kaede non aveva gli occhi bagnati come Kagome.
- Esci da là dietro e vattene, Inuyasha.
- Come mi hai visto, vecchia?
- Il mantello. Spuntava da là dietro. Ed ora vattene.
L’espressione d’Inuyasha divenne seria e triste.
- Mi... dispiace.
Kaede si voltò verso il mezzo demone per accertarsi che fosse stato veramente lui a parlare.
- Mi dispiace davvero di essermi comportato male con Kagome. Io... però... ero imbarazzato...
- Imbarazzato?
- Miroku mi aveva detto che avrei dovuto sposare Kagome, adesso che non c’erano più nemici... ma io... mi sono sentito imbarazzato. E l’ho offeso dicendogli che non me ne fregava niente, né di lui, né di Shippo né di Kagome. Mi dispiace.
- Questo non dovresti dirlo a me, Inuyasha.
- Lo so. Ma non ho il coraggio di dirlo agli altri...
- Allora sei un vigliacco.
E così dicendo Kaede si voltò e rientrò in casa.
- Che cosa???
Kaede si voltò ancora una volta a guardarlo.
- Un vero uomo, un uomo che ha coraggio, non è l’uomo che combatte e basta. Il valore di un vero uomo si riconosce soprattutto quando questi riconosce i suoi errori e si scusa.
La donna lasciò Inuyasha fuori, in piedi, a riflettere. Entrò dentro e richiuse la porta.
- Uffa... lo sapevo che mi sarebbe toccata una cosa simile, prima o poi...
Così dicendo Inuyasha si voltò dalla parte in cui Kagome era andata e cominciò ad avviarsi per parlarle. Ormai aveva deciso: basta litigi, basta prese in giro, basta odio. Avrebbe detto a Kagome ognuna delle cose che pensava veramente. E poi si sarebbe scusato con Miroku e Shippo. Inuyasha non voleva rimanere solo. E non voleva più ferire le persone a cui teneva.

[Al pozzo]

- Bè... allora è la fine... devo andare via...
Kagome stava con le mani appoggiate sul pozzo, un po’ triste ed un po’ arrabbiata. Guardava il fondo nero con un po’ di paura.
- Se entrerò qua dentro ed Inuyasha non verrà più a prendermi nella mia epoca, la mia avventura in quest’epoca sarà finita.
All’improvviso Kagome si accorse di avere ancora addosso i pezzi della sfera fino ad ora recuperati. Si tolse la catenina e la guardò per un poco.
- Questo è il solo motivo per il quale Inuyasha mi ha tenuto con se, fino ad ora.
Fu tentata di cercare un demone e regalargliela. Sicuramente nessuno avrebbe rifiutato un pezzo della sfera così grosso. Ma si pentì subito dopo di averlo anche solo pensato. Quella sfera poteva solo fare del male. Non la doveva dare a nessuno. Allora doveva per forza portarla con lei. Ma perché? Così se Inuyasha fosse venuto a prenderla, avrebbe potuto essere anche solo per riprendersi la sfera! Mentre Kagome rifletteva così Inuyasha la raggiunse. Non le parlò subito. La sentiva singhiozzare, e questo lo faceva sentire ancora più in colpa. Ma poi ripensò alle parole della vecchia Kaede, e si convinse che non poteva più rimandare. Decise di chiamarla, e farla voltare, prima di cominciare a parlarle. Giusto per guardarla negli occhi ancora una volta, nel caso lei avesse rifiutato di rimanere con lui.
- Kagome...
La ragazza si raddrizzò, asciugò le lacrime e velocemente si voltò, ancora arrabbiata.
- Che cosa vuoi bastardo?
- Ti prego, Kagome, non parlarmi così! Io volevo...
- Ribadirmi quanto io sia stupida? Ricordarmi che mi odi e che per te non sono niente? O forse vuoi soltanto la sfera che possiedo ancora io, vero? Va bene. Prendila!
E la lanciò per terra proprio davanti ad Inuyasha. Ma si stupì nel vedere che lui non aveva dato alla sfera nemmeno un po’ di considerazione. La stava ancora guardando negli occhi, con uno sguardo triste e dispiaciuto. Kagome si sentì avvampare, e realizzò di essere arrossita. Ma lui non sembrava essersene accorto. Inuyasha prese la sfera senza troppo entusiasmo e le si avvicinò lentamente. Lei si sentiva paralizzata. Il cuore le batteva forte, in una strana maniera. Da un lato era una sensazione spiacevole, perché le metteva ansia, ma dall’altro lato avrebbe voluto che quella sensazione non finisse mai. In un baleno Inuyasha le fu così vicino che poteva sentire il suo respiro calmo e deciso. Il suo respiro invece ormai era irregolare ed affannoso. Inuyasha le rimise la collana, lentamente.
- Mi piacerebbe se tu rimanessi qui per sempre, Kagome. Mi piacerebbe tantissimo se tu restassi con me per sempre.
Ma che cos’era? Una dichiarazione? Lo era! Una dichiarazione d’amore in piena regola!!! Cosa doveva rispondere lei adesso? Si? L’imbarazzo aumentò ancora di più. Inuyasha sembrava così tranquillo e deciso... come se avesse previsto di fare tutto questo da un po’. Lui le prese il viso tra le mani, e continuò ad avvicinarsi. In poco tempo, Kagome sentì la bocca di lui toccare la sua, in un dolcissimo bacio che Kagome ricambiò con tutto il suo amore. Un bacio lunghissimo. Dopo molti minuti, Inuyasha decise di staccarsi da lei, sebbene a malincuore. Aveva provato una bellissima sensazione, baciandola. Non gli era mai, MAI capitato, con nessuna, di sentirsi così bene... così rilassato... appagato... felice. Mai. Nemmeno con Kikyo, sebbene l’amore che provava per lei fosse grande, Inuyasha sentì in quel momento che non avrebbe mai potuto amare nessun’altra come Kagome. Lei lo guardò per un attimo. Ma si allontanò subito, in maniera nervosa e brusca.
- Ka-Kagome? Che succede?
- Che succede? Che cos’era questo?
- Cos’era? Un bacio, no?
- E lo dici con tanta naturalezza? Hai anche solo la benché minima idea di cosa comporterà questo bacio? (Fa molto Dowson’s Creek, vero? Mi ricorda Joey e Pacey al loro primo bacio...^___^)
- Cosa comporterà?
- Certo! Adesso che tu mi hai baciata io sono ancora più innamorata di te, e non posso più andare via, e probabilmente non saprò mai se mi ami o no!
Kagome parlava più che altro a vanvera. Però adesso voleva sapere con chiarezza cosa Inuyasha provava per lei e cosa quel bacio significava per lui.
- Ma che stai dicendo, Kagome?
- Sto dicendo che voglio una risposta chiara. Perché io non posso vivere nell’incertezza che tu stia con me solo perché ti ricordo Kikyo!
Inuyasha la afferrò per le spalle.
- Io non voglio stare con te perché mi ricordi Kikyo! Io voglio stare con te perché in tua assenza non so come vivere, e perché ti amo, Kagome! Lo vuoi o no capire?
Un minuto d’imbarazzo li prese entrambi, e rimasero in silenzio per una quantità gigantesca di secondi che a Kagome sembrarono anni, dopo che Inuyasha l’ebbe lasciata e si fosse girato. Lo raggiunse e lo abbracciò da dietro. Sorridendo tristemente gli parlò.
- Scusa... non volevo ferirti. Anche io ti amo, Inuyasha. Puoi perdonarmi?
Inuyasha si girò e l’abbracciò a sua volta.
- Non hai niente da farti perdonare, Kagome.
La coppietta di piccioncini che stava tubando davanti al pozzo di collegamento tra le due epoche, non poteva certo essersi accorta delle due ombre che li spiavano dal fitto della boscaglia.
- Così tutto è bene quel che finisce bene, vero?
- Hai ragione Shippo.
- Dimmi, Miroku. Hai intenzione di rimanere arrabbiato con Inuyasha ancora per molto tempo?
- Ma no... si è pentito, in fondo, no? Ha riconosciuto il suo errore ed adesso tratterà bene la divina Kagome, ne sono certo.
- E allora te ne vuoi andare?
- Non se ne parla proprio! Adesso che ho trovato una vera famiglia, per la prima volta nella mia vita, non ho certo intenzione di andarmene!
- Ed allora cosa facciamo?
- Andiamo da loro, no?
- OK!
I due uscirono subito dopo che Inuyasha e Kagome ebbero sciolto l’abbraccio. Non volevano certo interromperli. Anche perché in caso contrario Inuyasha li avrebbe assassinati tra atroci torture.
- Buonaseeeeera!
Dissero i due uscendo dal nascondiglio.(Omaggio all’omino della pubblicità che mi fa impazzire. Quello che dice buonasera. Ma cosa diavolo pubblicizza? Ah, si, una macchina ^_____^).
- Miroku! Piccolo Shippo! Mi chiedevo dove foste!
- Ah, sai divina Kagome, noi ed Inuyasha abbiamo avuto una turbolenta... ehm... discussione, dopo che tu sei andata via. Ma ora è tutto a posto, nevvero Inuyasha?
- Di che parla, Inu?
- Inu? Che è questo modo di chiamarmi?
- Non ti piace? Anche Inuchan non è male...
- Kagome, non ti fare viaggi con la testa... e chiamami Inuyasha, per favore!
- Ehi, qui ci siamo ancora noi...
- Ah, si. Bonzo, chibi kitsune, ecco... io... volevo...
- Chiedere scusa?
- Si.
- Hahahahahahaha!
Miroku scoppiò in una grossa risata di piacere.
- In ginocchio Inuyasha! A mani giunte e chiedi perdono! Ahahahahahahah!
- Ora non esagerare, bonzo...
- Non so te, Miroku, ma io mi accontento delle scuse d’Inuyasha, senza torturarlo di più...
- Grazie Shippo...
Kagome si era messa un po’ in disparte, ad osservare quel gruppo di folli. Vedere Miroku ed Inuyasha che litigavano le metteva uno strano senso di sicurezza. Forse perché sapeva che comunque sia, in fondo, quei due si volevano bene quasi come fratelli. Però doveva chiedere ancora una cosa ad Inuyasha.
- Inuyasha... scusa...
- Si? Che c’è Kagome?
- Come la mettiamo con la sfera?
Silenzio. Inuyasha aveva bisogno di pensare. Cosa doveva fare? Usare la sfera per ottenere quello che voleva e forse uccidere tutti i suoi amici? O rinunciare e usarla per diventare umano per Kagome? Come avrebbe difeso tutti loro, se si fosse trasformato definitivamente in un uomo? Ma certo. Aveva ancora Tessaiga, che poteva essere utilizzata solo da lui... In un attimo la risposta alla domanda di Kagome fu chiara nella sua mente.
- Dobbiamo trovare i pezzi della sfera che ancora ci rimangono da trovare. In caso contrario chissà in che mani finirebbero...
- Si, questo è logico...
Intervenne Miroku,
- Ma cosa ne faremo della sfera una volta ritrovata per intero?
- La useremo. Per farmi diventare umano. E poi la sfera sparirà.
La risposta diretta e decisa d’Inuyasha stupì non poco tutti i presenti. Ma fu Shippo il primo a parlare.
- Ma Inuyasha... così diventerai anche tu un essere mortale... vuoi davvero farlo?
Inuyasha si voltò con un sorriso verso Kagome.
- Non voglio vedere morire le persone che amo, sapendo che invece io rimarrò vivo in eterno. E poi... che senso avrebbe una vita eterna senza Kagome...
Questa dolcissima frase ad effetto fece arrossire nuovamente Kagome, che però mantenne il controllo e sorrise.
- Grazie...
Disse prima di scoppiare abbracciare Inuyasha con tutta la forza di cui era capace.
- Oh bene! È finito tutto, finalmente!
Disse Miroku.
- Ti sbagli Miroku...
Lo contraddisse Inuyasha prendendo in braccio Kagome come si fa con una sposa.
- Questo è solo l’inizio della nostra nuova vita!