In coppia con Mukka
Genere: Azione/Drammatico
Pairing: RinXSesshomaru, KagomeXInuyasha
Rating: NC17
AVVISI: Angst, Chanslash, Prostituzione Minorile.
- Rosso. Colore del vizio e della perversione. Passione? Amore? Parole sconosciute, nell'ambiente in cui la storia si svolge. Rin ha sedici anni. Jaken è il suo sfruttatore. Sesshomaru è il capo della più importante cosca mafiosa di Tokyo. Inuyasha è suo fratello. Kagome la moglie di quest'ultimo. Queste vite si scontreranno, o solo sfioreranno accidentalmente, molte e molte volte, sullo sfondo del quartiere a luci rosse della città.
Commento dell'autrice: Parlando per me XD L'idea originale della storia era mia, ed è incredibile ed affascinante osservare quanto le abbia giovato la collaborazione con un'altra ficwriter. Nella mia testa era una storia molto più introspettiva, molto più cupa, molto più pallosa, in effetti XD Invece Mukka è stata in grado di darle quell'indirizzo yakuziano d'azione che ha nettamente risollevato il tono, facendone una bella action-fic ù_ù Sono molto soddisfatta è_é!
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Seeing Red
Capitolo Nove
Sentimenti


Era già sveglia da una decina di minuti, quando finalmente si decise ad aprire gli occhi. Si era presa il tempo necessario a registrare il dolore al ventre, a cercare di nasconderlo in profondità nelle viscere in modo da non pensarci più e non farlo pesare a chi, l’aveva sentito, s’era preso cura di lei. Si riferiva a Kagome-san, alle braccia d’Inuyasha-san che l’avevano tenuta stretta nel tragitto in macchina; a quelle più forti, più rozze, meno delicate, forse, ma decisamente più preoccupate e quasi tremanti, che l’avevano accompagnata fino alla brandina, ed al profumo che le aveva accompagnate per tutto il tempo. Ed al sapore che si era sentita d’improvviso sulle labbra, troppo debole e stanca per aprire gli occhi, subito prima di non percepire più nulla.
Purtroppo, il tempo che s’era presa non le era servito. Il dolore era lì, bruciante, terribilmente fastidioso, ed aveva la netta sensazione che le sarebbe toccato sopportarlo per un bel po’ di tempo ancora; perciò, alla fine aveva aperto gli occhi, posandoli su un viso sconosciuto, vicinissimo al suo.
- Ah! Sei sveglia!
L’uomo che le stava davanti era un moretto dagli occhi scuri ed i capelli lunghi, tanto da poterli tener stretti in una corta coda dietro la nuca.
- Oh, adesso che ti vedo sveglia mi sembri ancora più carina, sai? Che ne diresti di essere la madre dei miei bambini…?
Parlava in maniera spensierata, ma a Rin parve che le cose che diceva fossero tutt’altro che prive di pensieri. Disorientata, si guardò intorno, appena in tempo per scorgere una bellissima ragazza dai lunghissimi capelli castani, anch’essi raccolti in una coda, vestita di bianco, che abbatteva una sedia sulla testa del pover’uomo.
Rin spalancò gli occhi mettendosi seduta, quasi spaventata da tutto quel trambusto.
- Dannato medico pervertito! Quando imparerai, eh? Eh??? Aspetta almeno che sia uscita dalla convalescenza, prima di proporti come futuro marito!
- Ah… Sa-Sango-chan… mi hai… fatto male… - disse l’altro barcollando sotto il peso della sedia.
- Macchè male e male! E’ il minimo!
Poi, la donna ritrovò un sorriso smagliante e si rivolse a lei, sistemandole il cuscino dietro la schiena.
- Ben svegliata! Come ti senti?
- Ehm… credo di stare abbastanza bene… - rispose Rin sorridendo imbarazzata, ma ritrovando subito curiosità. – Quell’uomo…?
L’altra sbuffò.
- Che tu ci creda o no, è un medico. Ti abbiamo curata… avevi una bruttissima ferita alla pancia, te lo ricordi…?
Rin annuì sicura.
- Bene. – disse rassicurante prima di rivolgersi nuovamente all’altro. – Miroku! Pensi di poterla visitare adesso, senza che io debba minacciarti con un coltello?
Il medico ridacchiò spaventato.
- F-Farò del mio meglio, Sango-chan…
- Lo spero. – disse lei perentoria. – Dunque… come ti chiami? – chiese poi alla ragazzina.
- Rin. – rispose lei semplicemente.
- Ah-ha… dunque, Rin-chan… ti infastidisce se ti chiamo Rin-chan…? No, vero?... comunque, adesso distenditi, così ti controlliamo…
Rin ubbidì, e lasciò che l’infermiera le sbottonasse la camicia del pigiama – doveva essere di Kagome-san, le stava largo e comunque non ricordava di aver mai posseduto un indumento come quello – per poi svolgere le bende che le passavano sulla pancia e dietro la schiena.
Successivamente, vide il medico avvicinarsi e scrutarle con attenzione la ferita – che lei si rifiutò categoricamente di guardare. Fissò però con attenzione il viso dell’uomo, per scorgere nell’espressione un possibile segno di sollievo o preoccupazione.
Non scorse nulla, mentre la guardava.
Miroku sollevò lo sguardo solo dopo qualche minuto, e le sorrise.
- Adesso puoi rivestirti, Rin-chan.
Lei obbedì ancora, cercando di mettersi seduta, ma l’infermiera, Sango, la fermò.
- No, no… meglio se stai sdraiata.
Poi, seguì l’altro, che l’aveva preceduta, fuori dalla stanza, e lei rimase sola.
Le bende erano state, fortunatamente, rimesse tutte al loro posto. Non avrebbe sopportato di vederla, quella ferita. Assolutamente no.
Si rimise coricata tranquilla, e visto che non aveva niente da fare pensò di rimettersi a dormire, ma mentre si accingeva a chiudere gli occhi sentì bussare, lievemente, alla porta.
Kagome-san entrò con un lieve sorriso, le mani strette sul petto, unico segnale di preoccupazione sul volto che si sforzava di apparire rilassato.
- Come stai, Rin-chan?
- Mi sembra di stare un po’ meglio, Kagome-san… grazie di tutto…
- Non ringraziarmi, su… ti hanno curato due miei cari amici, dovresti averli già conosciuti…
- Sì. – sorrise lei. – Kagome-san… avrei un po’ di fame…
Lo sguardo di Kagome si rattristò, mentre si stringeva nelle spalle.
- Rin-chan, devi portare un po’ di pazienza… le tue condizioni sono ancora molto delicate e lo stiletto ha praticamente… bucato lo stomaco…
Rin annuì.
- Sì, capisco.
Solo allora si decise a fare la domanda che l’era ronzata in testa da quando s’era svegliata.
- Sesshomaru-san…?
Kagome scosse il capo.
- Non c’è. Però è stato lui a portarti fin qui… - disse con un sorriso. Anche Rin sorrise in risposta, mentre il petto le si riempiva di sentimenti.
Ripensò alla discussione che avevano avuto nelle fogne, al modo in cui si era sentita al solo suono della sua voce…
Chissà se Kagome-san aveva le risposte…?
- Ehm…
- Dimmi, Rin-chan.
- Io… ho un problema.
- Oh! Spero di poterti essere utile!
- Ecco… ricordi quando io e Sesshomaru-san siamo andati alle fogne…?
Kagome annuì.
- Sì, certamente.
- Quel giorno… io e lui abbiamo parlato, un po’. E ad un certo punto… senza nessun motivo… io mi sono sentita… strana. Mi sembrava di tremare, ma non capivo il perché. Mi sentivo… scossa, inondata, avevo paura di dimenticarmi come respirare, per come trattenevo il fiato per ascoltarlo senza perdere una sillaba. Il solo ascoltarlo, o guardarlo, mi riempiva il cuore di… di un sentimento strano, non so se si possa chiamare felicità… era… quasi doloroso, ma… - arrossì, - piacevole.
Kagome l’ascoltò attentamente, annuendo di quando in quando.
- Bè, Rin-chan. – disse con un sorriso ed un sospiro. – Non mi sembra d’avere mai visto un corpo tanto sicuro di amare, quando ancora la mente non l’ha capito.

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