Genere: Drammatico/Romantico
Pairing: SanaXAkito, AyaXTsuyoshi
Rating: NC-17
AVVISI: AU, Incest.
- La storia di un amore che avrebbe fatto meglio a non esistere...
Commento dell'autrice: Orgoglio e soddisfazione. Mai queste due sensazioni erano state potenti nel mio cervello come lo sono state mentre scrivevo questa fic e mentre mi rendevo conto di quanto entrasse nel cuore della gente. Sarà stato per l'argomento spinoso (che mi sta a cuore, del quale non mi pento e non mi pentirò mai), sarà stato che, forse, anche io so scrivere benino, ma questa fanfiction resta secondo me la migliore delle mie opere. Più di "Back to home", più di "Ninety-eight", più di "La tua voce mi cambia", più di tutto il resto.
Pairing: SanaXAkito, AyaXTsuyoshi
Rating: NC-17
AVVISI: AU, Incest.
- La storia di un amore che avrebbe fatto meglio a non esistere...
Commento dell'autrice: Orgoglio e soddisfazione. Mai queste due sensazioni erano state potenti nel mio cervello come lo sono state mentre scrivevo questa fic e mentre mi rendevo conto di quanto entrasse nel cuore della gente. Sarà stato per l'argomento spinoso (che mi sta a cuore, del quale non mi pento e non mi pentirò mai), sarà stato che, forse, anche io so scrivere benino, ma questa fanfiction resta secondo me la migliore delle mie opere. Più di "Back to home", più di "Ninety-eight", più di "La tua voce mi cambia", più di tutto il resto.
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
Brothers...?
7° capitolo
È lei ma non lo è
Dall’autrice... Non so come ringraziarvi, davvero... i vostri commenti entusiasti mi fanno capire che davvero le cose che scrivo vi entrano nel cuore. Ne sono orgogliosa. Parlando invece del capitolo che (sperando nella vostra benevolenza...) vi apprestate a leggere... dite la verità, pensavate che a questo punto Fuka non sarebbe mai arrivata, vero?
Scuola privata Jimbo, ore 11,10.
Incredibile. Stava lì almeno da dieci minuti a bestemmiare in tutte le lingue dentro la sua testa, mentre Tsuyoshi gli stava accanto a guardava nella medesima direzione.
- A-Akito... hai visto quella ragazza?
**
Scuola privata Jimbo, ore 8,00.
- Bene, ragazzi... da oggi avrete una nuova compagna di classe. Matsui, puoi entrare!
Una ragazza dai corti capelli castano scuro entrò in classe con un gigantesco sorriso stampato sul viso.
- Buongiorno a tutti!
Disse educatamente. I pareri furono due, unanimi. Mentre i ragazzo si perdevano nella contemplazione della nuova venuta, con pensieri del tipo “Ma quanto è carina!!! È quasi più bella di Hayama!!!” riferendosi a Sana, sempre riferendosi a lei le ragazze pensavano “Ma hai visto quanto si somigliano? Sana ha soltanto i capelli più lunghi e scuri, ma a parte questo...”.
Nello stupore generale, Fuka sorrise di nuovo e si andò a sedere accanto ad una ragazza.
Sana aveva uno sguardo assente e distaccato. Quasi non si accorse del nuovo arrivo.
**
Ancora 11,10.
- A-Akito... hai visto quella ragazza?
Lui si limitò ad annuire, sempre tenendo fissi gli occhi su quella ragazza che non aveva mai visto.
- Sono... molto simili, non trovi anche tu?
Si voltò a guardare l’amico.
- Simili? Sono uguali.
Fece dietro front, dirigendosi verso la scuola.
- Akito! Aspetta, dove vai così di fretta?
- Torno dentro.
Tsuyoshi si fermò, smettendo di seguirlo.
Certo, doveva essere stato uno shock vedere quella ragazza così... simile a Sana. Non soltanto simile. Sembravano proprio uguali.
**
- Ciao! Posso sedermi accanto a te?
Sana si voltò a guardare la ragazza bruna che le aveva fatto la domanda. Cambiò subito espressione, dalla distaccata che aveva ritornò alla più consona ed usuale sorridente.
- Ah... si, certo, come vuoi!
Cominciarono a mangiare silenziosamente, sedute accanto alla mensa.
- C’è qualcosa che non va?
Chiese Fuka tutt’a un tratto.
Sana si voltò a guardarla agitata.
- M-Ma cosa dici??? È tutto a posto!
L’altra la guardò diffidente.
- Non mi freghi mica... che è, il tuo ragazzo ti ha mollata?
Lei rabbrividì.
- Assolutamente no! Ti giuro, è tutto a posto!
Fuka sorrise.
- Tranquilla! Voglio soltanto fare amicizia con te!
Sana sorrise. Forse... le serviva farsi nuovi amici. Forse le sarebbe servito per non pensare...
- Con molto piacere!
Disse infine.
- Mi chiamo Sana Hayama.
- Io Fuka Matsui. Mi sono accorta che non hai sentito neanche le presentazioni, stamattina.
- Ero... effettivamente ero un po’ distratta.
Ancora, Fuka sorrise.
- No problem.
- Hai uno strano accento, sai?
- Ah, scusami! Si nota tanto? Ho vissuto ad Osaka per tanto tempo, sai...
- Ma non devi scusarti! È carino...
Si sorrisero a vicenda. Effettivamente cominciava a non pensarci già più.
La domenica, Akito era passato di casa solo un secondo, senza neanche incontrarla, per prendere un cambio di vestiti e la divisa. Poi, probabilmente, era tornato da Tsuyoshi. Sana aveva ringraziato gli dèi di tutte le religioni per averle risparmiato quell’incontro.
**
Ore 14,15.
- Quindi... torni a casa tua?
- Certo! Quella stronza non penserà mica di lasciarmi fuori solo per i suoi capricci!?
- Akito, sta un po’ calmo, eh...?
- Hayama! Come va?
Aya si avvicinò ai due. Effettivamente era più tondeggiante dell’ultima volta che l’aveva vista, ma la divisa ampia lo nascondevano discretamente.
- Ok. Tu, Sugita?
La ragazza sorrise.
- Non ti preoccupare, è tutto a posto... senti, Tsuyoshi... torniamo insieme oggi?
Il ragazzo le sorrise dolcemente.
- Si.
Dopo si incamminarono insieme verso casa.
Akito rimase qualche secondo fermo sotto il porticato. Era rimasto uno degli ultimi a scuola. Presumibilmente Sana era sulla via del ritorno; l’aveva vista andare via una decina di minuti prima.
Improvvisamente sentì un immenso frastuono dietro di lui.
- Professore, che combina! Non si dovrebbe correre così in uno spazio così stretto!
- Ah, scusami tanto, ma il preside mi ha chiamato d’urgenza! Hayama, ti spiace darle una mano?
Si voltò. Era la ragazza di quella mattina. Un professore l’aveva urtata, ed il vaso dei fiori che portava in mano era caduto per terra, andando in frantumi.
- Si.
Disse annuendo verso il professore, il quale ricominciò a correre verso l’entrata della scuola.
Si avvicinò alla ragazza, chinandosi e cominciando a raccogliere i cocci di ceramica.
- Hayama... non sarai il fratello di Sanachan!
Alzò lo sguardo fissandola negli occhi. Caspita... erano proprio uguali.
- Perché?
La ragazza sorrise imbarazzata.
- Il fatto è che sono arrivata oggi, non conosco nessuno... cioè, ho conosciuto solo Sana, quindi il tuo cognome mi suonava familiare...
- Mh...
Disse lui.
- E qual è il tuo nome?
- Matsui. Fuka Matsui. Piacere.
- Piacere.
Finirono di raccogliere i pezzi di vetro e poi li gettarono nell’immondizia.
- Bè, puoi anche andare, grazie dell’aiuto. Ci vediamo più tardi!!!
- Più tardi?
Chiese lui stupito.
- Si, Sana mi ha invitato per i compiti, vuole qualche chiarimento in matematica!
Invitarla a casa? L’aveva appena conosciuta...!!!
- Ciao ciao!
Lo salutò e si avviò verso la classe, forse per prendere un altro vaso. Akito guardò un po’ in quella direzione, poi se ne tornò a casa.
**
- Sono tornato.
Sentì dei passi veloci, e poi una porta che si chiudeva.
Sogghignò irritato: cavolo, si era andata a nascondere nella sua camera!
Improvvisamente si sentì furente, corse verso la porta e provò ad aprirla. Non ci riuscì. Si era chiusa a chiave. Non l’aveva mai fatto, in quattordici anni nessuno aveva mai girato una chiave in quella casa. Neanche quella del bagno. E adesso lei si chiudeva in camera sua. Perché aveva paura di lui. Si diede uno schiaffo sulla fronte.
- Se pensi di potere fuggire così ogni volta che torno a casa per indurmi ad andarmene, sei un’illusa!
Non sentì niente dentro. Stava già per ridiscendere giù in cucina per preparare il pranzo quando sentì la porta aprirsi e lei uscire, per poi urlargli contro.
- Quando ieri ho detto che non ti voglio più vedere, dicevo sul serio!
Piangeva. Piangeva, e non da poco. Aveva gli occhi rossissimi.
- Ti odio! Non ho più bisogno di te, oggi mi sono messa con Kamura!
Poi rientrò nella stanza e richiuse la porta.
Si era messa con Kamura. Per fargli un dispetto.
“Ma come posso essermi innamorato di una scema così?”. Pensò Akito sentendo la rabbia crescere nuovamente in lui. Si girò ed andò a mangiare un panino.
**
Sana si gettò sul letto cercando di tamponare le lacrime sul piumone.
Perché diavolo doveva sentirsi così distrutta? Stava facendo la cosa migliore, no? Lei doveva avere la coscienza a posto, no? Era Akito quello che doveva sentirsi in colpa, NO??? Ed allora... perché solo lei doveva soffrire così? Perché?
*Flashback*
“Non mi importa di niente. Non mi importa di nessuno”.
- Stai dicendo davvero, Hayama? Davvero accetti di diventare la mia ragazza?
- Si...
Disse sfoggiando un sorriso distaccato. Lui non parve accorgersene.
“Tanto non mi importa più.”
- Ma è fantastico! Bè... allora... ci vediamo domani?
- Certo!
*Fine flashback*
Sana asciugò veloce le lacrime. Non avrebbe dovuto più soffrire. Bastava che lei non lo calcolasse più. Bastava che lo dimenticasse.
Basta, doveva calmarsi. Controllò l’orario. Le due e mezza. Aveva ancora del tempo, prima che arrivasse Fukachan.
Doveva... DOVEVA calmarsi.
**
- Buonaseeeera!
Disse Fuka sorridendo gioiosamente.
Akito non rispose al saluto verbalmente, alzò solo una mano, facendo un cenno veloce. Poi si scostò dalla porta per farla entrare.
- Sanachan?
Chiese lei un po’ stupita dal suo comportamento.
- Tch. È nella sua stanza al piano di sopra. La riconosci facilmente E’ L’UNICA CHIUSA A CHIAVE.
Da quando aveva questa voglia di litigare con Sana in maniera così infantile? Akito scosse la testa e si rivolse nuovamente a Fuka, che lo guardava semi-sconvolta.
- No, è la seconda a destra...
Lei gli sorrise e salì di sopra. Fu un pomeriggio talmente noioso che ebbe voglia di uscire ed andare da Tsuyoshi. Ma, primo: sapeva che lui si trovava con Sugita; secondo: cazzo, quella era anche casa sua!!!
**
- Ciao Fukachan!
Disse Sana avvicinandosi a lei e stampandole un bacio sulla guancia.
- Sanachan!
Rispose Fuka scambiando il bacio.
- Bene... a che ora devi andare via?
- Bella domanda, non vedi l’ora di liberarti di me, eh?
Sana la guardò stupita e poi arrossì immediatamente.
- Ah... ma... MA NO!!! Cosa... cosa vai a pensare??? Mi dispiace di averti dato quest’idea, non volevo minimamente!!!
E mentre arrossiva agitava le mani confusamente, come se volesse cancellare nell’aria le parole appena dette. Fuka scoppiò a ridere.
- Scherzavo, Sanachan, scherzavo! Dai, mettiamoci al lavoro...
- Mh...
- Ah, aspetta, prima ti volevo chiedere... che ha tuo fratello?
Fuka avrebbe potuto giurare di averla vista arrossire ed irrigidirsi.
- Come, scusa?
- Niente, l’ho visto un po’ turbato, quindi...
La ragazza guardò malinconicamente fuori dalla finestra.
- Non ti preoccupare per lui. Non se lo merita.
Fuka rimase un po’ in silenzio.
- Perché dici così? A scuola tutti mi hanno detto che avete un ottimo rapporto... non è così?
- Era così. Ma poi un giorno ti svegli e scopri che è cambiato tutto... non si può fare affidamento su Akito...
- No? A me sembra un ragazzo responsabile...
Sana si voltò a guardarla, infuriata. Poi sembrò calmarsi, e nei suoi occhi rimase solo una traccia di irritazione.
- Attenta a non avvicinarti troppo a lui. E non dirgli che gli vuoi bene. In certi casi si mette in testa che può baciarti quando vuole...
Fuka credette di capire certe cose... che avrebbe fatto meglio ad ignorare.
Eppure lui le sembrava un così bravo ragazzo... si, le dava proprio una sensazione di sicurezza, di tranquillità... così piacevole... Arrossì così. Senza motivo.
- Ok, basta, vediamo di studiare.
Concluse Sana. Si era accorta del rossore dell’amica. Non riuscì ad ammettere con sé stessa che quella puntura di stizza al cuore che aveva sentito accorgendosene, non era altro che una punta di gelosia.
**
- Bè, è stato divertente Fukachan!
- Si, è vero, mi sono divertita anch’io! Però faresti meglio ad esercitarti un po’ di più in geometria, secondo me è quello il tuo punto debole.
- Ok, lo farò...
Fuka sorrise e guardò di sfuggita l’orologio, sentendosi per un attimo, persa. Le nove meno un quarto. Come aveva fatto a sbrigarsi così tardi? Chissà i suoi genitori...!!!
Salutò in fretta Sana, la quale si richiuse immediatamente nella sua stanza, e scese le scale.
- Arrivederci, Hayama!
Credeva che fosse in salotto, e si spaventò quando invece ci andò a sbattere contro.
- Dove vai?
- A... a casa...
Disse lei leggermente imbarazzata.
- A quest’ora ti vuoi muovere sola?
- Bè...
Rimasero in quella maniera. Lui che fissava lei e lei che fissava per terra.
- Ti riaccompagno io.
- Hai il motorino? Perché se hai il motorino non ci posso salire...
- Andiamo a piedi, non ce l’ho il motorino... tch, motorino...
Disse dirigendosi verso la porta per mettersi le scarpe. Fuka lo seguì di scatto, infilando anche lei i suoi mocassini. Presero la strada che erano già meno dieci.
- Dov’è che abiti?
- A tre isolati da qui... in un palazzo di tre piani... è quello vicino al ristorante “Pilgrim”...
- Mh. Ho presente.
Non parlarono. Non parlarono di nulla. Non ne sentirono neanche alcun bisogno.
Quel ragazzo era... freddo. Congelato. A Fuka metteva i brividi. Brividi tremendamente piacevoli. Possibile che fosse così terribile come Sana lo descriveva? Cosa aveva fatto per meritarsi quell’opinione da parte di sua sorella?
Stavano camminando in questo modo già da un po’, quando quattro ragazzi vestiti di nero gli si avvicinarono, e li circondarono in perfetto silenzio. Akito si fermò di colpo, mettendo un braccio davanti alla ragazza che accompagnava.
- Voi ragazzini non potete passare di qui, a quest’ora. Per passare dovete pagare.
Disse uno. Gli fece eco un altro, altissimo.
- Si, dovete pagare un pedaggio. Tutti i soldi che avete.
Akito non disse niente, e socchiuse gli occhi.
- E non fare quello sguardo moccioso! Guarda che se mi fai incazzare ti lascio a terra nel sangue!
Akito si strinse di più a Fuka, la quale gli si appese alla maglietta. Lui la guardò e poi guardo i quattro. Che situazione di merda.
- Non abbiamo soldi.
Disse infine. Ma cosa sperava, che a loro importasse qualcosa?
- Bugiardo. I bimbi cattivi si puniscono. Scommetto che i soldi li avete e non volete darceli.
Akito si mise una mano in tasca. Chissà, forse... niente. si voltò verso Fuka, che con occhi impauriti, gli confermava quanto detto prima. Non avevano un centesimo.
- Non ne abbiamo, davvero.
Quello alto di prima sospirò rumorosamente.
- Ok, allora vuol dire che ti darò un incentivo...
Fece un passo in avanti, mettendo pericolosamente la mano sotto il giubbotto di pelle scura.
- Se rovinassi gli occhietti di questa bella signorina che scorti? Pensi che troveresti i soldi?
Akito si voltò di poco, circondando con le braccia Fuka.
- Vi ho detto che non abbiamo soldi, è la verità! Cercate qualcun altro!
L’uomo si avvicinò ancora. Si sarebbe messa male. Fortunatamente un gruppo di universitari che passava di lì per caso si accorse della scenetta. Alcuni di loro, i più robusti, si avvicinarono.
- Qualche problema?
Disse uno con un immenso cappello sulla testa.
- Che ti frega, amico? Stai alla larga!
Quello col cappello si tolse la giacca rivelando un fisico molto ben curato. Probabilmente uno così tirava di boxe.
- Quello è mio fratello, e l’altra la sua ragazza. Se volete fare loro del male passerete sul cadavere mio e dei miei amici laggiù...
Simultaneamente, altre sei persone si levarono le giacche. Un club di pugilato? All’università?
Gli uomini in nero si allontanarono mestamente. Il ragazzo col cappello gigante e – si accorgeva adesso Akito – multicolore si allontanò dopo un sorriso.
Akito si allontanò da Fuka, liberandola dalla stretta che fino a poco fa la proteggeva, e poi finì di riaccompagnarla a casa. Sulla soglia si fermarono un po’.
- Scusa per la scena di poco fa...
Disse lui. Lei gli sorrise.
- No, eri disposto a rischiare di rimanere ferito per proteggermi! Devo ringraziarti!
L’imbarazzo li prese entrambi. Poi si salutarono, ed Akito si girò correndo verso casa.
Non era per niente come diceva Sana. Lui era... completamente diverso.
**
Akito cercò di correre più velocemente possibile. Era parecchio tardi.
Incredibile, quella Matsui... l’ultimo sorriso che gli aveva rivolto... in quel momento gli erano sembrate uguali più che mai. Anche caratterialmente, erano molto simili.
Nella mente di Akito cominciò a farsi strada un pensiero codardo, che si nascondeva tra i neuroni con finto pudore, cercando di non farsi trovare ma contemporaneamente di mettersi in mostra il più possibile.
Quella ragazza era Sana. Solo che non era lei.
Dall’autrice... Uff... sono tornata a lavorare ad un ritmo più umano... scherzi a parte, è che sono stata occupata con la scuola (non ci posso credere, fra una settimana... yeeeeeah!!!), quindi non mi ci sono potuta dedicare molto. Grazie a tutti per i commenti, non scordatevi di metterne sempre di nuovi cosicché io mi accorga di come il vostro pensiero cambi capitolo dopo capitolo (se cambia, cosa che spero^_^). Il prossimo capitolo... siccome ormai l’ho capito che Sana ed Akito sono i protagonisti assoluti della vicenda... voglio soffermarmi un altro momento sulla situazione di quegli altri due disgraziati là, Tsuyoshi ed Aya...