Genere: Drammatico/Romantico
Pairing: SanaXAkito, AyaXTsuyoshi
Rating: NC-17
AVVISI: AU, Incest.
- La storia di un amore che avrebbe fatto meglio a non esistere...
Commento dell'autrice: Orgoglio e soddisfazione. Mai queste due sensazioni erano state potenti nel mio cervello come lo sono state mentre scrivevo questa fic e mentre mi rendevo conto di quanto entrasse nel cuore della gente. Sarà stato per l'argomento spinoso (che mi sta a cuore, del quale non mi pento e non mi pentirò mai), sarà stato che, forse, anche io so scrivere benino, ma questa fanfiction resta secondo me la migliore delle mie opere. Più di "Back to home", più di "Ninety-eight", più di "La tua voce mi cambia", più di tutto il resto.
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Brothers...?

10° capitolo
Di notte


Dall’autrice... Decimo... questo è *forse* il capitolo più duro da affrontare. Siamo alla prova pratica, alla resa dei conti. Il momento in cui i sentimenti non si possono più fermare. Ho intenzione di fare alcune scelte narrative un po’ osate in questo capitolo (ve ne accorgerete durante la lettura, c’è un salto temporale), ma credo si adattino bene col clima di confusione mentale che voglio ricreare. AVVERTENZA: Io sono solo la narratrice di questa storia. Mi piace pensare (e credo di avere ragione) che non sono IO che scrivo. Sono i personaggi che si servono di me per fare affiorare emozioni. In quanto narratrice, solo ed unicamente tale, non cercherò scuse al comportamento dei pg. Non arriverò mai a dire “Lui era troppo bello per resistergli”, per togliere un po’ di responsabilità a Sana per quello che accadrà. Né lo farò mai con Akito. È una situazione difficile, agire con ponderazione è impossibile. Si va in preda all’istinto.
 
Sana Hayama, quattordici anni. Rinchiusa in camera sua a fissare il vuoto sdraiata sul letto.
Ricordò alcuni frammenti del discorso con Naozumi quella mattina.
“Io ti voglio davvero molto bene, Hayama... ma ti si legge chiaro negli occhi che per te non è lo stesso. Ho capito che ti piace un altro. Non voglio tenerti costretta a me.”.
In poche parole l’aveva mollata. Senza alcun dubbio.
Aveva capito che le piaceva un altro... piacerle un altro...
Due mesi. Due terrificanti mesi in cui si era sentita mancare l’aria praticamente ogni notte. Due mesi era rimasta con Naozumi. Senza provare alcuna emozione. Congelata dentro. Solo un fuoco avrebbe potuto riscaldarla... e quel fuoco si era allontanato da lei.
Di notte... sola, nel letto, il freddo si faceva più pungente. Quante volte avrebbe voluto scendere e gettarsi fra le sue braccia.
Fra le braccia di suo fratello. Abbandonarsi a quel bacio passionale che l’aveva mandata in estasi per la prima volta.
Suo fratello... suo fratello... Sana, è tuo fratello... Se lo ripeteva tante volte al giorno... in continuazione, sempre, come in una telecamera a circuito chiusi. È tuo fratello. Avete lo stesso sangue. Lo stesso sangue caldo che vi scorre nelle vene e vi lega... con un nastro rosso indistruttibile...
Una passione che non si può evitare.
Ma ancora, Sana non voleva accettarlo. Come poteva? Come si può accettare una cosa del genere? Cosa avrebbero potuto fare? Matrimonio in chiesa e tanti pargoli da tirare su? Che razza di pensiero folle...
In quella stanza, soffrendo come una cagna, per la prima volta nella sua vita Sana pensò ad Akito. Lei soffriva così da due mesi... Akito... da anni. Anni.
Anni interi, lunghissimi, passati accanto a lei, spesso a strettissimo contatto. Mai che avesse fatto qualcosa. Non l’aveva mai sfiorata con un dito. E questo per anni, nonostante la passione dirompente.
Ed ecco che, alla fine, lui si fece spazio tra gli altri. Un solo pensiero, il più meschino, “Sono soltanto un’egoista”. Un’egoista sciocca ed infantile.
Soffriva lei. Soffriva Akito. Presumibilmente soffriva Naozumi. E questo perché lei era un’idiota incapace di accettare i suoi sentimenti.
Il vuoto dentro Sana si riempì, ed il suo gelo si riscaldò, lasciando spazio alle lacrime, copiose ed amare.
“Egoista, Sana... egoista...”.
Ancora il suo pensiero corse a colui che amava. Ebbe bisogno... davvero bisogno di dirlo.
- Ti amo...
Quasi non credette alle sue stesse parole.
- Ti amo, Akito...
Dirlo le fece meno effetto di quanto avesse mai pensato.
- Ti amo.
Più decisa. Se ne convinceva. Lo accettava? Forse no, ma nel frattempo l’idea le sembrava sempre più plausibile...
- ...
Sprofondò nuovamente nel silenzio, aspettando che le lacrime si asciugassero. Aveva fame, ed erano le otto e mezza passate di sera.
**
Il coglione che ha detto che col tempo si guariscono tutte le ferite, avrebbe dovuto essere giustiziato. Perché non aveva capito niente della vita, e non meritava di viverla.
Nemmeno... nemmeno Fuka era servita a qualcosa...
Akito si fece schifo da solo per quel pensiero. In effetti, pensandoci adesso con la mente *leggermente* più lucida, non aveva fatto altro che usarla. Usarla per tutto il tempo, in attesa della tanto decantata guarigione, che non era assolutamente arrivata. E lei, non essendo stupida, se n’era accorta. E si era parecchio incazzata.
“Io non ho alcuna intenzione di essere una tappabuchi, ok?”.
E poi c’era stata quella frase... quella frase che gli aveva fermato il cuore.
“Io ho parlato con Sana... credo di aver capito... ma non sarò certo io la scacciapensieri!”.
Aveva capito tutto. Sicuramente aveva capito tutto. Eppure non sembrava inorridita, o vergognosa... nulla, sembrava solo stizzita dal fatto di essere solo la seconda.
Perché Sana non era così? Perché lei doveva avere... tutti quegli inutili giramenti di testa, quegli sciocchi pregiudizi, quegli immotivati sensi di colpa...?
Lui si sentiva in colpa? Si, ma non certo del fatto di amarla. Lui si sentiva in colpa per tante cose – averla baciata a tradimento, aver fatto soffrire Fuka, essersi comportato da stupido egoista parecchie volte, QUESTE erano cose di cui vergognarsi! – ma NON si vergognava di amarla. Semplicemente ne soffriva, perché lei non voleva accettare di amarlo a sua volta.
Ma come aveva fatto...? Come aveva fatto Akito Hayama ad abbassarsi a morire d’amore? Fino... fino a due anni prima era tutto sotto controllo... tutto ok... non c’era nulla che potesse tradirlo, né i suoi occhi né i sogni che faceva di notte... e poi... puff...
Come quando uno crede di aver preparato una torta buonissima spendendo soldi, fatica e tempo, e poi, una volta cotta, si accorge di aver dimenticato lo zucchero... un particolare, un piccolo sentimento nascosto e dimenticato scatena il caos...
La vita di Akito era diventata caos perché nella fretta di organizzare tutto perché lei non si accorgesse di niente, aveva dimenticato il particolare, la luce, la cosa più importante, quello che la faceva brillare ai suoi occhi: lui l’amava più della sua vita. Provare a nasconderlo era stato l’errore più grande, quello di cui vergognarsi di più.
**
Si rividero quella sera dopo chissà quanto tempo.
Giorni, settimane, mesi passati ad ignorarsi, a sfuggirsi il più che fosse possibile.
Nel momento stesso in cui l’una posò gli occhi in quelli dell’altro, sentirono che era cambiato qualcosa. C’era... qualcosa, a livello inconscio, che lavorava, rodendo dall’interno tutte le loro convinzioni, tutte le basi etiche, tutti i preconcetti, tutte le idee. Con gli occhi fissi l’uno nell’altra non avevano bisogno di tali inutili pensieri.
Rimasero fissi l’uno nell’altra, a scrutarsi l’animo, per cercare di capire COSA li facesse soffrire così... lasciandoli però in uno stato di tranquillità profonda, rilassamento totale, noncuranza di tutto ciò che non li comprendesse direttamente.
Fu in quel momento che nella testa di Akito balenò il pensiero pratico che fino ad allora si era limitato a sognare. Ogni notte, si, ma sempre solo sogno.
- Vorrei fare l’amore con te.
L’aveva detto davvero...? Oh, Cristo, l’aveva detto davvero?!?!
Lo sguardo incredulo di Sana gliene diede la conferma. Ma lui non si scompose. Rimase a fissarla. Ormai... era troppo, troppo avanti per potersi fermare. E la voleva. Più di ogni altra cosa, in quel preciso istante, voleva lei.
Le si avvicinò piano, in attesa di una risposta.
- Come, scusa?
Chiese lei cercando di apparire distaccata.
Akito si bloccò in un attimo. Lei si stava comportando in maniera infantile, e lui non aveva alcuna voglia... non avrebbe mai trovato di nuovo la forza ed il coraggio per dire quelle parole.
- Niente.
Asserì chiudendo gli occhi e voltandosi, diretto probabilmente al piano di sopra.
Sana sembrò capire che aveva fatto un’idiozia. Spalancò gli occhi e serrò le labbra per un secondo. Strinse i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.
- Anche io!
Nuovamente, Akito si voltò a guardarla. Non le chiese niente, solo una conferma con gli occhi.
Lei abbassò lo sguardo e sembrò arrossire. Solo per pochi secondi, perché poi tornò a guardarlo.
- Io... anche io... vorrei fare l’amore con te...
Quanto in fretta può cambiare l’umore di una persona? Le corse incontro. E non è che le si avvicinò velocemente... le corse proprio incontro, con la bocca semiaperta in segno di stupore.
Si fermò a pochi centimetri da lei.
Lei alzò lo sguardo per fissarlo negli occhi.
- Sei... alto...
Disse, un po’ stupidamente. Akito fece un mezzo sorriso.
- Posso baciarti?
Le chiese. Ma già si stava avvicinando. Era sicuro, non avrebbe mai sentito un no.
Le loro mani si incontrarono e si strinsero, mentre le loro bocche si univano.
Il gelo... completamente scomparso. Sana si sentì pervasa da un calore mai provato prima. Eccitazione più forte della prima volta che lui l’aveva baciata.
Lingue morbide e bagnate, giocavano tra loro due come i cuccioli degli animali, arrivando sempre ad un passo dal punto di rottura, sempre fermandosi prima che il punto fosse superato. La sottile linea, il filo che teneva separati gioco adolescente e passione adulta stava per rompersi. Presto non ci sarebbero stati più freni.
Lentamente, in un lungo peregrinare dalla cucina al divano del salotto, i loro respiri si fecero più affannosi, e la voglia più forte. Da quanto stravano pressati l’uno sull’altra, su quel divano troppo piccolo per entrambi, Sana poteva sentire l’eccitazione di Akito attraverso i pantaloni. Poteva quasi già sentirsela fra le gambe.
Ed intanto continuavano a baciarsi, non un attimo di tregua, non un’esitazione, in mente la chiara certezza di appartenersi in ogni aspetto.
Fu Sana ad aprire le danze mature, sollevando leggermente la maglietta di Akito. Questo bastò a lui per eliminare gli ultimi freni inibitori.
La ragazza potè capire, per un attimo, le sensazioni di suo fratello. Anni di attesa. Chiaramente non vedeva l’ora. Ma ciò che più la colpì, lasciandola interdetta fra voglia di fermarsi e voglia di lasciarsi andare, fu accorgersi che anche lei non aspettava che quello. Se ne accorgeva solo adesso, ma da quel bacio, dal momento in cui aveva sentito la sua lingua, l’umido della sua saliva sulle labbra, non aveva fatto altro che vivere in attesa di quel momento. Attesa spasmodica, oserei dire. Il vuoto dentro... le mancava lui. Era lui che voleva. E non se n’era accorta.
Akito non poteva crederci. I sogni... davvero, allora, potevano diventare realtà! Quello non era una frase fatta del primo idiota capitato a tiro! Ce l’aveva fra le braccia, la stava baciando, toccando, insomma, era sua, in ogni senso in ogni momento. Ed era stata LEI a volerlo. Spontaneamente. Non gli interessava più se adesso lei lo amasse davvero o stesse solo giocando, o cercando un pretesto per prendersela con lui in futuro... in quel momento, quell’istante gli sarebbe rimasto dentro per sempre.
Passarono solo pochi secondi da questi pensieri a quando i ragazzi non riuscirono più a pensare a niente. Cervello vuoto, astrazione totale dal mondo, persi in un’estasi di piacere creata magicamente da poche parole dette per caso al momento opportuno. Espressione massima di soddisfazione, occhi semichiusi, fronte rilassata, semi-sorrisi sulle labbra. I loro volti furono più espressivi di qualsiasi parola possa io, incapace compositrice di testi formati da parole una dietro l’altra, usare adesso. Mi spiace solo non poterveli mostrare.
**
In molti film romantici, spesso, dopo aver fatto l’amore uno dei due si addormenta. Spossato, cade addormentato.
Quando Akito uscì da lei, il loro respiro rimase affannoso per parecchi minuti. Aveva appena... provato un orgasmo che difficilmente avrebbe potuto ricreare in altra maniera.
Le doleva la schiena, maledetto divano troppo piccolo.
Lo spazio era poco, troppo poco. Lui le rimase sopra per qualche secondo, poi si lasciò andare di lato, cadendo giù goffamente e lanciando un suono gutturale di sorpresa.
Sana aprì gli occhi di scatto, sentendo il tonfo, e si sporse da dietro un cuscino, guardando Akito stupita, mentre lui si massaggiava il sedere.
Scoppiò a ridere divertita.
- Ma come hai fatto a cadere?
Disse fra una risata e l’altra.
- Umpf... poco divertente...
Lei si mise seduta per fargli spazio sul divano, e lui prese posto accanto a lei. Erano stranamente lontani.
Il risolino di Sana si trasformò presto in pianto sommesso.
Lui la guardò incuriosito.
- Piangi? Perché?
- ... non... non lo so neanche io...
Disse lei asciugandosi le lacrime.
- Però... Akito...
Rialzò lo sguardo, cercando di sorridere.
- Ti amo... penso proprio di amarti... ho fatto un sacco di prove prima di dirtelo...
Ancora, lui la fissò con gli occhi spalancati.
- Ed allora perché piangi?
- Non lo so! Un pianto... di liberazione, suppongo...
- ...
La attirò a sé, stringendola dolcemente in un abbraccio nel quale entrambi si addormentarono.
 
Dall’autrice... Olè. Ebbene... speriamo che *certe persone* non leggano questo capitolo, perché mi sa che è il più scabroso di tutti, eh? Comunque... il prossimo capitolo è il penultimo... io continuo a vagare fra due possibili finali, ma devo decidermi, perché l’undicesimo capitolo va assolutamente scritto in funzione del dodicesimo. Per certo posso darvi che il prossimo sarà incentrato sulle tre grazie, Tsuyoshi-Sana-Akito, gli amichetti d’infanzia... voglio fare una bella tavola rotonda, con discussione... ma ci devo, appunto, pensare, perché tutto dipende dal finale che voglio intavolare... Le possibilità sono due: happy end (per quanto possibile... l’happy end di questa storia non sarebbe mai un “happy end” nel vero senso del termine) e dark end (che per il momento è il più quotato, ma per il quale il numero dei capitoli aumenterebbe di uno...)... comunque, sostenetemi, ci siamo quasi.

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