Genere: Drammatico/Romantico
Pairing: SanaXAkito, AyaXTsuyoshi
Rating: NC-17
AVVISI: AU, Incest.
- La storia di un amore che avrebbe fatto meglio a non esistere...
Commento dell'autrice: Orgoglio e soddisfazione. Mai queste due sensazioni erano state potenti nel mio cervello come lo sono state mentre scrivevo questa fic e mentre mi rendevo conto di quanto entrasse nel cuore della gente. Sarà stato per l'argomento spinoso (che mi sta a cuore, del quale non mi pento e non mi pentirò mai), sarà stato che, forse, anche io so scrivere benino, ma questa fanfiction resta secondo me la migliore delle mie opere. Più di "Back to home", più di "Ninety-eight", più di "La tua voce mi cambia", più di tutto il resto.
Pairing: SanaXAkito, AyaXTsuyoshi
Rating: NC-17
AVVISI: AU, Incest.
- La storia di un amore che avrebbe fatto meglio a non esistere...
Commento dell'autrice: Orgoglio e soddisfazione. Mai queste due sensazioni erano state potenti nel mio cervello come lo sono state mentre scrivevo questa fic e mentre mi rendevo conto di quanto entrasse nel cuore della gente. Sarà stato per l'argomento spinoso (che mi sta a cuore, del quale non mi pento e non mi pentirò mai), sarà stato che, forse, anche io so scrivere benino, ma questa fanfiction resta secondo me la migliore delle mie opere. Più di "Back to home", più di "Ninety-eight", più di "La tua voce mi cambia", più di tutto il resto.
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Brothers...?
12° capitolo
Le voci circolano in fretta
Dall’autrice... Bene... questo capitolo è importante, decide parecchie cose. Prima di passare al capitolo, però vorrei dire due parole che non riguardano la fanfiction. Almeno non direttamente. Voglio che Erika sappia che ha tutto il mio appoggio e la mia comprensione, nonché la mia amicizia, e che qualunque cosa farà sarà ben accetta. Ora come ora non so nemmeno se questi capitoli vedranno la luce, perché se il sito di Erika chiudesse sarebbe difficile per me trovare un altro sito tanto soddisfacente come il suo, e sono abbastanza pretenziosa per ciò che riguarda le mie creazioni, quindi se non trovassi qualcosa che DAVVERO mi soddisfa avrei completamente chiuso con tutto questo. Ma anche se, alla fine, tutto si risolvesse (le modalità non le voglio stare qui a spiegare...), questa introduzione la lascerei così com’è, senza cambiarle una virgola, per fare sapere ad Erika che è stata grandiosa, e (se il cielo vorrà) lo sarà sempre.
Non è facile fare passare inosservate certe cose nella società giapponese di adesso.
Anzi, ripensandoci è difficile fare passare inosservate certe cose in tutti i tipi di società. La gente non cerca altro che... un pretesto per parlare degli altri. Parlarne male, è ovvio.
E, come era ovvio che succedesse... tutti avevano cominciato a sospettare qualcosa.
Certe cose... si leggono negli occhi. Le espressioni che quei due avevano mentre si guardavano. Il modo in cui rabbrividivano sfiorandosi. I loro abbracci... non sembravano più tanto fraterni, improvvisamente.
La verità è che non è che Akito e Sana dessero poi tanti motivi di sospetto ai loro compagni. Semplicemente quelli ci erano arrivati da soli.
Le voci avevano cominciato a circolare.
“Hai visto ultimamente i due Hayama? Si...! Ma hai notato come si comportano diversamente da prima? Non è che si comportano diversamente... è qualcosa a livello di sguardi, non ti saprei dire... Però è ovvio che c’è qualcosa di diverso fra loro! Oh, si, me ne sono accorta anch’io! Ma cosa pensi che sia? Io penso proprio... quello... Ma no! Davvero? Secondo te quei due potrebbero davvero...!”.
Quando camminavano per il cortile della scuola, a ricreazione, sia che fossero insieme sia che fossero separati, sui volti di tutti i loro compagni si leggeva chiaro l’imbarazzo per quei pensieri.
Sana ed Akito Hayama, i due fratelli perfetti, i due fratelli incestuosi della Jimbo.
Impressionante.
Fu proprio che mentre Akito pensava a cosa del genere che Tsuyoshi lo raggiunse nel cortile.
- Akito... io... è successo un disastro, lo sai, vero?
Lui lo guardò a metà fra lo stupito e l’infastidito.
- Che diavolo vuoi, Tsuyoshi?
Disse alzandosi in piedi e pulendosi i pantaloni dall’erba.
- Allora non sai niente davvero?
Akito gli si avvicinò minaccioso. Era già abbastanza incazzato per conto suo, senza che Tsuyoshi ce ne mettesse ancora continuando a fare il misterioso.
- Sasaki, finiscila e dimmi cosa è successo.
Per qualche secondo, Tsuyoshi ebbe un momento di smarrimento. In sedici anni di vita che si conoscevano, Akito non lo aveva mai chiamato per cognome. Né Sasaki, né Ohki, che era il cognome che aveva prima che suo padre se ne andasse di casa. Mai. Realizzò che l’amico doveva essere davvero non solo teso, ma stufo, soprattutto. Stufo di tutto.
Riprese a parlare dopo aver sospirato il più silenziosamente possibile.
- Mi... mi dispiace di dover essere io a dirti una cosa così spiacevole, ma a quanto pare lei non te ne ha parlato.
- Non l’ho neanche vista, oggi...
- Appunto. A... a ricreazione... Sanachan è andata all’armadietto per posare alcuni libri... e... bè... c’erano scritte... delle cose...
Akito rialzò lo sguardo.
- Cosa?
- Ehm... brutte cose...
- Tsuyoshi, se non la smetti...
- Puttana. Sgualdrina. Troia. Ed altre cose simili. E poi... te la fai con tuo fratello... siete tutti e due dei mostri... insomma, hai capito, no?
Akito rimase interdetto per parecchi secondi. Rimasero in silenzio talmente tanto tempo che Tsuyoshi si sentì in dovere di interrompere quel clima e di parlare.
- Bè... insomma, Akito, dovevi aspettartelo... prima o poi l’avrebbero capito tutti... era inevitabile...
- Chi è stato?
- Come... come potrei saperlo? Non ne ho idea...
Akito lo superò velocemente, dirigendosi verso la scuola.
- Aspetta! Dove stai andando?
Gli chiese Tsuyoshi alzando un braccio.
- Da Sana.
- Si, ma dove? Non hai idea di dove sia!
Lui si fermò e guardò indietro.
- Tu lo sai?
- No! Però...
Tirò fuori un cellulare dalla tasca e compose un numero telefonico. Akito rimase in attesa.
- Pronto, Aya? Si, sono io. Sanachan? Ah... dove siete?
Il biondo si mise subito in agitazione.
- Ho capito. Tranquilla, stiamo arrivando. Ok, ho capito, ma ora come ora non posso fare niente. Certo, Akito è con me. Ok, a dopo.
- Allora?
Era la prima volta che Tsuyoshi sentiva agitazione nella voce dell’amico. Gli sarebbe venuto da ridere, in un’altra situazione.
- Sanachan è con Aya, si sono rinchiuse nel capannone dietro al laboratorio teatrale.
- Lei?
Tsuyoshi abbassò gli occhi.
- E’ distrutta, ovviamente... piange da quando sono lì. Penso sarebbe meglio... Akito?!
Non lo ascoltò oltre, perché si mise a correre verso il capannone. Tsuyoshi lo inseguì quasi subito, dopo aver pensato che forse avrebbe fatto meglio a non dire nulla di quella situazione.
Per un solo istante, pensò anche che per due persone come quelle, probabilmente sarebbe stato meglio non nascere mai. Ma cancellò il pensiero immediatamente.
**
- Si, sono io. Tsuyoshi? È qui con me... Nel capannone, quello grande... hai presente, dietro il laboratorio teatrale? Senti, io non so più che fare, qui... Si, ma Sanachan è qui in lacrime che si dispera, non mi vuole neanche dire cosa è successo! Ma Akito è lì con te? Fa venire anche lui, mi raccomando!
La ragazza chiuse la conversazione e si diresse nuovamente verso ciò che rimaneva di Sana Hayama, raggomitolata contro al muro nella penombra più assoluta. Una matassa di capelli e vestiti ansimante e piangente. Uno spettacolo che non avrebbe mai creduto possibile da Sana. Uno spettacolo pietoso, che avrebbe preferito non vedere mai.
- Sanachan... Sanachan, prova a calmarti adesso, ok?
Dalla ragazza seduta non arrivava altro rumore oltre ai singhiozzi. Ogni tanto si muoveva, scossa da un tremito più potente degli altri.
- Sanachan...
Aya non sapeva davvero più che fare. Aveva provato a calmarla in qualsiasi modo, chiamandola dolcemente, carezzandola, ma nulla di fatto. Non rispondeva. Piangeva e basta.
Le si sedette accanto, abbracciandosi le ginocchia con le braccia ed abbandonando la testa sul muro dietro di lei.
- Sanachan...
Non ci sperava, che avrebbe risposto.
- Mh...
Disse la ragazza senza smettere di nascondersi il viso fra le mani.
- Ah... Sanachan! Finalmente mi hai risposto! Cosa... cosa è successo?
Sana smise improvvisamente di piangere. Non mostrò il viso, si bloccò tutta.
- Sanachan...
Non ricevette nuovamente alcuna risposta. Lasciò perdere.
Si alzò in piedi di scatto quando sentì la porta sbattere violentemente.
- Chi c’è?
Chiese spaventata.
Akito spuntò da dietro una pila di materassoni ansante e con lo sguardo sconvolto.
- Aya... siamo noi!
Tsuyoshi la rassicurò spuntando dietro all’amico ed avvicinandosi a lei.
- Tsuyoshi... spiegami cosa è successo!
- Non adesso, Aya...
Il ragazzo si voltò a guardare i due fratelli, poco distanti da loro. Akito si era inginocchiato davanti a Sana, e le aveva messo le braccia sulle spalle, avvicinandosi a lei il più possibile. Non si vedevano i visi, né dell’una né dell’altro. I due ragazzi non riuscivano neanche a sentire se stessero parlando o meno. In ogni caso, Tsuyoshi decise che era meglio togliere il disturbo.
- Vieni, andiamocene...
- Ma... ma io, veramente...
- Aya, fidati.
La prese per mano e la condusse dolcemente fuori. Poi richiuse la porta.
**
I due rimasero immobili, nell’oscurità e nel silenzio del magazzino, per molto tempo.
Akito era conscio dell’effetto rilassante che aveva su sua sorella, per cui decise semplicemente di aspettare che fosse lei a fare il primo passo. E così avvenne.
- Hai saputo, vero?
Lui mugugnò un si, annuendo con un cenno del capo.
- Perché è dovuto succedere questo, Akito?
Non sapeva come risponderle. Sapeva soltanto che vederla in quello stato gli spaccava il cuore in due.
- E’ finita...
Disse la ragazza.
- Adesso basta!
Akito si agitò. Sana alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi.
- Non per colpa mia, Akito! Fino a quando... fino a quando tutti lo pensavano ma non dicevano niente, potevamo ancora andare avanti! Potevamo ancora farlo, senza che nessuno dicesse nulla! Ma... una cosa del genere non passerà certo inosservata ai professori... ed al preside... e... loro... li chiameranno... ne sono sicura...
La ragazza si rimise a piangere, stavolta più sommessamente, rassegnata, stanca. Innamorata, purtroppo.
- Possiamo solo viverla così.
- Come?
Sana si strofinò gli occhi e lo fissò nuovamente. Nel momento stesso in cui lei rialzò lo sguardo lui la baciò sulle labbra.
Lei rimase interdetta per un po’. Non se lo aspettava. Non in quel momento, almeno.
- Ma... cosa...? Cosa intendi dire?
Disse poi.
- Intendo... che se davvero non c’è più niente da fare... allora possiamo solo viverla così, questa storia. Godiamocelo, il tempo che ci rimane.
Lei sorrise tristemente e lo abbracciò piano. Lui ricambiò immediatamente, perdendosi nel profumo dei suoi capelli, il profumo che l’aveva fatto stare male, e che adesso lo faceva impazzire di dolore.
Akito si fermò soltanto in quel momento a riflettere su quanto l’amore potesse essere doloroso. Da quando quella storia era cominciata, anni prima, lui non aveva fatto altro che soffrire come un dannato. Eccezion fatta per i rari momenti di piacere che aveva vissuto con Sana negli ultimi tempi. Aveva sempre sofferto. Stava soffrendo in quello stesso momento. E probabilmente avrebbe sofferto per tutta la vita.
La strinse più forte. Come avesse paura che quel momento gli scivolasse via dalle braccia senza lasciare più nemmeno un ricordo, solo un nulla di fatto. Non voleva lasciarla. Non voleva lasciarla.
- Ti amo.
Lei gli si avvicinò di più.
- Ti amo.
**
Tsuyoshi ed Aya rimasero fermi, appoggiati alla porta del magazzino. Lui si voltò a guardarla. Malgrado si fosse messa una giacca ampia sopra la divisa la pancia cominciava inesorabilmente a vedersi.
- Come stai?
Le chiese.
- Ho un po’ fastidio, ogni tanto...
- Fastidio?
- Si... tipo... è pesante...
- Di già? Non è un po’ presto per essere pesante?
Lei lo guardò inarcando le sopracciglia.
- Io ho solo sedici anni.
Tsuyoshi serrò le labbra e guardò in basso. Avrebbe davvero voluto pensare che fosse colpa sua, ma perché quel bambino non lo rendeva colpevole? Perché lo faceva sentire soltanto l’essere umano più felice sulla faccia della terra? Essere... padre. Padre. Papà. Ogni volta che ci pensava si ritrovava quasi sul punto di piangere dalla commozione.
- Scusa...
Le disse.
- Sono io che ti ho messo in questa situazione. So che per te è pesante. Ma... io...
La guardò con innocenza.
- Io sono felice, Aya. Sono felice che avremo questo bambino, e sono pronto a sposarti in un qualsiasi momento. Perché vi amo.
La ragazza rimase immobile, con una mano sul ventre.
- Come?
Tsuyoshi le si avvicinò, carezzandole il viso.
- Ti amo. VI amo. Sarei disposto a fare qualunque cosa. Io... penso davvero che questi quattro mesi siano stati i più felici della mia vita.
Lei guardò in basso. E poi guardò lui.
- Grazie... ti amo anche io, Tsuyoshi... ed amo questo bambino... e... penso... che sia ora di dirlo, anche.
Lui le si avvicinò un po’ di più.
- Quello che vuoi... tutto quello che vuoi...
La baciò a lungo, dolcemente, senza smettere per un secondo di carezzarle la guancia.
Quando si staccarono, lei si lasciò andare sulla sua spalla, sospirando.
- In ogni caso... non penserai di deviarmi dai miei propositi in maniera tanto vile!
Il ragazzo spalancò gli occhi, stupito.
- Cosa???
- Si! Tch, baciarmi per far in modo che io non pensi più a Sanachan e Hayama, là dentro!
- Ah...
Disse Tsuyoshi. Non era vero! Non aveva intenzione di farle quel discorso solo per distrarla! Insomma...
- Tsuyoshi: devi dirmi cosa gli sta succedendo ultimamente.
- Ehm...
Le si allontanò, innervosendosi ed agitandosi.
- Nulla... solo Sanachan è un po’ depressa...!
- Depressa? Ma scherzi? Ascoltami...
Gli si avvicinò, prendendogli le mani.
- Tsuyoshi quei due ragazzi soffrono... io lo so... quindi devi assolutamente dirmi che cosa c’è...
Come poteva resistere? Cosa poteva fare se non cedere? Ad Akito e Sana avrebbe pensato poi. Insomma, una in più, una in meno che lo sapeva... non era poi una tragedia se paragonato a quello che era successo quella mattina... e poi quei due dovevano avere ben altro per la testa, in quel momento.
La avvicinò le labbra all’orecchio, e parlò sottovoce. Chissà poi perché.
Aya non si scompose. Ebbe un attimo di esitazione verso la fine della frase, ma per il resto mantenne la calma.
- Akito e Sana si amano. Seriamente. Non come fratelli.
- Dici davvero?
- Potrei scherzare, su una cosa del genere?
La ragazza si voltò a guardare la porta del magazzino. Tanti pezzi di puzzle si andavano ricomponendo, formando un quadro generale fin troppo palese. Avrebbe dovuto capirlo molto prima.
- Sei turbata?
- Mh... non particolarmente... ci credi? Ora che me l’hai detto mi sembra perfino normale...
- E’ perché noi li conosciamo bene. Anche a me è successa la stessa cosa, quando Akito me l’ha detto.
- E da quanto va avanti?
- Insieme pochi giorni. Solo lui... anni...
L’espressione di Aya cambiò radicalmente.
- Povero Akito...
Dall’autrice... Waaah... ci ho messo un sacco a scrivere questo capitolo... ma sono soddisfatta di come è venuto fuori. La riflessione di Akito particolarmente mi è piaciuta tanto. Anche il discorso Aya/Tsuyoshi... comunque, parlando d’altro, ho aperto il mio archivio personale di fanfiction!!! Andate a visitarlo, per cortesia, e lasciate un messaggio sulla tag-board! L’indirizzo è http://utenti.lycos.it/lisachanfanfiction! Un’altra cosa... ringrazio Asuka, e ringraziatela anche voi, perché è solo grazie a lei che questa fanfiction potrà essere messa nuovamente online sul nuovo sito di Erika!