Genere: Drammatico/Romantico
Pairing: SanaXAkito, AyaXTsuyoshi
Rating: NC-17
AVVISI: AU, Incest.
- La storia di un amore che avrebbe fatto meglio a non esistere...
Commento dell'autrice: Orgoglio e soddisfazione. Mai queste due sensazioni erano state potenti nel mio cervello come lo sono state mentre scrivevo questa fic e mentre mi rendevo conto di quanto entrasse nel cuore della gente. Sarà stato per l'argomento spinoso (che mi sta a cuore, del quale non mi pento e non mi pentirò mai), sarà stato che, forse, anche io so scrivere benino, ma questa fanfiction resta secondo me la migliore delle mie opere. Più di "Back to home", più di "Ninety-eight", più di "La tua voce mi cambia", più di tutto il resto.
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Brothers...?

2° capitolo
Quasi a carte scoperte


Dall’autrice... Ok, se vi siete ripresi dallo shock direi che possiamo parlare liberamente, no? Che ne pensate di quello che avete letto, fino ad ora? Penso di aver fatto bene a mettere l’NC17, così ho anche più libertà e posso scegliere liberamente che tipo di linguaggio adottare e *se* arrivare ad un certo livello esplicito o meno... comunque, beccatevi qua il secondo capitolo...
 
- Ciao Aki! Cosa hai preparato per colazione?
No... non ti avvicinare... non così, non con solo quella maglietta bianca addosso!
- Non chiamarmi Aki. Non siamo più marmocchi.
Lei fece uno sguardo stupito.
- Ma che cavolo significa? Vabbè, che hai preparato?
- Le solite cose...
- Uffa che noia!!!
- Sana, ma stai scherzando? Solo perché una mattina ho preparato le cialde non vuol dire che lo farò ogni mattina!
Le aveva fatte una di quelle notti in cui si era svegliato di soprassalto. Oppresso dal senso di colpa e dalla stanchezza, per fare in modo che lei lo perdonasse di cose delle quali non aveva nemmeno idea aveva preparato le cialde al cacao, che lei aveva dimostrato di gradire più del solito latte, pane e marmellata. Ovviamente. Golosa come non mai, sua sorella.
- Eh, va bene, va bene, non ti arrabbiare...
Disse lei sorridendo e sedendosi a tavola, aspettando che lui le portasse tutto. Come sempre.
La serviva e la riveriva, e tutto questo come se fosse normale!
INSOMMA, CHI CAZZO ERA IL FRATELLO MAGGIORE IN QUELLA CASA???
Akito respirò forte.
- Che c’è?
Lei se ne accorse. Udito da pipistrello...
- Nulla, nulla, mangia...
Sana non era mai stata il tipo di prendersela per cose del genere, soprattutto davanti al cibo. Infatti tuffò il coltello nella marmellata di ciliegie e cominciò ad inondare un povero pezzo di pane che non le aveva fatto niente di male.
- Piuttosto, Aki... oggi hai compito di filosofia, vero? Sei preparato?
- Da quando in qua ti interessano queste stronzate?
Lei mostrò di non essere particolarmente disturbata dal linguaggio sboccato del fratello.
- Mah, niente, è che ieri ho parlato con Tsuyo, il quale mi ha detto che era parecchio preoccupato... ora, se è preoccupato lui...
- Cazzate. Sono tranquillissimo.
Lei fece tanto d’occhi.
- Si può sapere che hai stamani? Sei peggio del solito, se possibile...
Akito la guardò duramente. Odiava quando faceva così. Poi si rimise ad armeggiare con la caffettiera, per preparare il caffè per sé stesso e per il latte di Sana.
- Comunque... io invece sono terribilmente preoccupata per il compito di mate di domani... ho una fifa blu...
Ma chi gliel’aveva chiesto??? Insomma, lei era sempre stata così. Lui non cercava assolutamente il dialogo, e lei che faceva? Lo istigava a parlare!!! Però una cosa doveva dirgliela...
- Bè, vedi almeno di non farti bocciare, tonta come sei...
La ragazza si alzò in piedi sulla sedia.
- Ma come osi brutto deficiente!!!
- Aaah... gallina...
Uscì fuori in terrazza per ritirare la roba stesa che era già asciutta.
- NON PENSERAI CERTO DI LIQUIDARE COSÌ L’OFFESA, EH? GUARDA CHE IO... AAAARGH!!! COM’È TARDIIIII!!!
Akito sorrise leggermente del comportamento assolutamente folle di sua sorella. Scenette del genere si ripetevano da sempre, ogni mattina. Era l’unica parvenza di famiglia che quei due ragazzi potessero provare.
I loro genitori erano morti tempo prima. Qualche quattro o cinque anni fa. Molti parenti si erano offerti di accogliere i poveri, piccoli sventurati nelle loro case, e loro cugino Rei Sagami, sposato con l’attrice Asako Kurumi, ci era quasi riuscito. Quasi. Il fatto era che Akito detestava l’idea di doversi trasferire. Perché – si era ripetuto spesso – dovrebbe cambiare qualcosa? Perciò, alla semplice età di undici anni e mezzo era riuscito a convincere i parenti che lui e la sorellina di appena nove anni sarebbero stati benissimo da soli, a patto che qualcuno inviasse loro periodicamente dei soldi per il sostentamento.
Sentire un ragionamento simile da parte di un bambino aveva messo i brividi a tutti. Ed alla fine avevano acconsentito.
Comunque adesso vivevano insieme. Due fratelli adolescenti che vivono insieme.
Una specie di mito per tutta la scuola. Una di quelle scuole private che comprendono tutto il corso di studi, dalle elementari al liceo. Quando passavano per tornare a casa si alzava un coro acclamante “Guarda, quelli sono i fratelli Hayama! Che bella che è lei... E perché lui non lo calcoli? Si, è vero, sembrano Fuuma e Kotori di X! Ma lo sai che lei nel club di teatro è la migliore? Ed è anche un’ottima ballerina! E tu lo sai che lui è il preferito del capitano del club di karate? È arrivato primo ai nazionali, l’anno scorso! Grande!!!”. Non poteva fare a meno di sentirli. Gli facevano perfino piacere, un pochino. Solo un pochino.
Dopo aver raccolto tutto rientrò in casa e salì al piano di sopra per darsi un’ulteriore lavata – dopo quella della notte – e mettersi la divisa, e solo dopo ridiscese al piano di sotto. Non trovandola già pronta roteò gli occhi ed urlò.
- SANA!!!
- Si, si, eccomi!!!
Lei spuntò in cima alle scale, si stava facendo la seconda delle due code che portava ai lati della testa. Aveva una calza penzoloni e... la cerniera della gonna aperta?
Akito girò lo sguardo.
- Non vorrai mica uscire così?
- Perché?
Chiese lei aggiustandosi la calza.
- MA GUARDATI ALLO SPECCHIO!!!
Lei si fissò nella lastra di vetro grande, all’ingresso. Si squadrò da tutti i lati.
- Non capisco... ah!
Disse accorgendosi della zip abbassata.
- Ehi, c’era bisogno di fare tanto il misterioso? Potevi dirmelo e basta...
- Adesso basta! Andiamo...
**
Scuola privata Jimbo, ore 14.15.
- Che razza di compito odioso...
- Uff...
- Che hai tu da stare così tranquillo??? Io sono sicuro di avere sbagliato tutto!!!
Disse Tsuyoshi seriamente sul punto di crollare a piangere.
- Io invece sono sicuro di aver fatto tutto giusto. Mi aspettavo peggio.
- Certo che a te viene facile aiutare la gente, vero?
Era vero. Non si stava comportando bene. Ma quando Akito Hayama aveva un diavolo per capello non è che fosse di molta consolazione alla gente. Tutt’altro. Comunque era ingiusto con Tsuyoshi. Lui... doveva a lui se non era già impazzito per quell’assurda situazione. Lui era l’unico che sapesse di quello che provava per Sana. Lui era l’unico con il quale poteva parlare. Spesso, in piena notte, era uscito di casa e si era precipitato a casa sua.
Tsuyoshi Sasaki. Poteva considerarlo senza alcun problema il suo migliore amico. Ehm... il suo unico amico.
- Ehi, Akito... saresti così gentile da smetterla di fare muso lungo e spiegarmi che hai oggi?
Lui lo guardò infuriato.
- Che ho oggi? CHE HO SEMPRE, VORRAI DIRE!!!
- Ehi, ehi, non ti incazzare con me, non ci colpo niente...
Lui sospirò.
- E’ vero...
Si sedettero su una panchina.
- L’ho sognata di nuovo...
- Bah, ormai dovresti esserci abituato... ti succede ogni notte...
Lui non rispose. Tsuyoshi lo osservò per qualche secondo.
- Avanti... non ti chiedo di sorridermi – so che non lo faresti mai – ma almeno datti una calmata... non puoi rischiare di farti vedere in queste condizioni da Sa... Sana!
Akito alzò lo sguardo convinto di trovarsela davanti. Cosa che non fu.
- Oh... cielo...
Disse ancora Tsuyoshi. Al che il biondo si voltò a guardare nella stessa direzione in cui anche l’altro guardava con gli occhi sbarrati.
E per un attimo gli si fermò il cuore.
Sana stava sotto il porticato della scuola, e proprio assieme a lei si trovava lui. L’essere che Akito più odiava in assoluto. Non riusciva neanche a sopportarne la vista. Ogni volta che Sana tornava a casa era tutto uno sproloquio del tipo “Vedessi Kamura quanto è bello! Oggi in biblioteca mi ha sfiorato accidentalmente la mano! In fila si è messo vicino a me, proprio vicino a me, capito?”. La gelosia lo rodeva da dentro. Naozumi Kamura... l’avrebbe ucciso se ne fosse valsa davvero la pena.
- Chissà cosa le sta dicendo...?
Quando Tsuyoshi si voltò a guardare accanto a lui e non trovò più nessuno si spaventò. Ed ebbe addirittura terrore quando lo vide avvicinarsi minacciosamente alla coppietta tubante.
Gli corse dietro, sempre rimanendo a debita distanza. Però era abbastanza vicino da poter sentire i loro discorsi.
- Perciò, Hayama... io mi chiedevo se tu vorresti essere la mia ragazza...
Accidenti!!! Aveva detto l’UNICA frase che avrebbe fatto meglio a non dire. Sana sembrava estasiata, e questo blocco momentaneo non la fece rispondere subito. Gli occhi di Akito si fecero piccoli piccoli. Si tolse la giacca bianca ed aprì due bottoni della camicia, tirandola fuori dai pantaloni ed assumendo l’aria più da teppista che gli fu capace. Piombò in mezzo ai due senza neanche chiedere scusa, si appoggiò ad una delle colonne e si rivolse a Naozumi con sguardo truce.
- Devi lasciarla in pace.
- Ma...
Provò a rispondere lui.
- Non osare mai più avvicinarti a lei, o te la vedrai brutta. Intesi?
Naozumi era troppo giovane ed inesperto per poter reggere quello sguardo. Salutò velocemente Sana e se ne andò di corsa.
Lei sembrò riprendersi dallo sgomento solo in quel momento.
- A-Akito...! Ma cosa ti è saltato in men...
Non riuscì neanche a terminare la frase, perché lui la afferrò saldamente per le spalle e la spinse al muro con violenza.
- TU SEI MIA, CAPITO?! NON DEVI ACCETTARE NESSUNA PROPOSTA, TANTOMENO DA QUEL TIPO!
I loro visi erano così vicini che lei potè sentirlo ansimare. Aveva il suo fiato sulla bocca.
Tsuyoshi fu quanto mai provvidenziale. Aveva capito che se li avesse lasciati in quel modo un secondo di più probabilmente sarebbe successo l’irreparabile. Perciò si intromise, scostando Akito che nel frattempo si era relativamente calmato.
- Ha-ehm... s-scusa, Sana... io ed Akito ce ne andiamo subito, non ci pensare, ok?
Lo trascinò lontano per un braccio lasciandola lì, con una spalla dolorante e gli occhi che le bruciavano per l’imminente pianto.
**
- Akito devi calmarti! Stavi per combinare un casino, poco fa! Piantala!
Akito non rispondeva. Stringeva forte i pugni e guardava per terra. Tsuyoshi rimase una ventina di minuti ad intimargli di calmarsi, dopodichè lui lo fece. Rimase anche in silenzio, per un po’.
- Non ce la faccio più. Tsuyoshi, davvero... sto impazzendo... non ce la faccio più...
Bisbigliò. Poi si lasciò cadere per terra sulle ginocchia. Si mise a singhiozzare. Non pianse, ma singhiozzò violentemente per molto tempo. L’amico gli mise una mano sulla schiena, come volesse fermare gli scossoni che lo facevano tremare.
- Finirà tutto, amico... un giorno finirà tutto... porta pazienza...
 
Dall’autrice... Bah... sto lavorando come una pazza... in un solo giorno ho finito la mia precedente fic e scritto l’introduzione ed i primi due capitoli di “Brothers...?”. Perciò, aspetto commenti! Mi raccomando, dovete dirmi se questa fic vi piace, se trovate che ci sia qualcosa che non va... insomma, dovete farmi capire se ciò che sto scrivendo vi entra nel cuore e vi fa riflettere come io spero che sia. Un’ultima cosa e poi vi lascio. Volevo dirvi che Tsuyoshi (così come Aya che apparirà più avanti) avrà un ruolo determinante, giacché è un po’ come se fossi io... mi riconosco molto nello Tsuyo di questa storia^_^.

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