In coppia con Nainai
Genere: Generale.
Pairing: BrianxMatthew
Personaggi: Placebo, Muse, Gerard Way, Chester Bennington e un po' di PG originali °_°
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash.
- Una storia dolce. Una storia a frammenti. Passato e presente. Fotografie che raccontano i momenti di un tour e di una storia d'amore.
Quella di Brian e Matthew. Del loro inizio. Del loro desiderio di stare insieme.
E della distanza.
Note: Io non è che abbia moltissimo, da dire XD Questa storia mi ha tenuto tanta compagnia, sia mentre la scrivevo che poi mentre andavamo pubblicandola. Sono stata molto contenta che l’abbiate apprezzata, perché secondo me è una storia molto bella. Posso dirlo senza vergogna perché non è stata tutto merito mio XD Spero che anche questo finale vi sia piaciuto come il resto. E spero tanto anche di potervi fornire presto il seguito, ma vedremo bene con Nai XD
Baci e grazie di tutto :*
Genere: Generale.
Pairing: BrianxMatthew
Personaggi: Placebo, Muse, Gerard Way, Chester Bennington e un po' di PG originali °_°
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash.
- Una storia dolce. Una storia a frammenti. Passato e presente. Fotografie che raccontano i momenti di un tour e di una storia d'amore.
Quella di Brian e Matthew. Del loro inizio. Del loro desiderio di stare insieme.
E della distanza.
Note: Io non è che abbia moltissimo, da dire XD Questa storia mi ha tenuto tanta compagnia, sia mentre la scrivevo che poi mentre andavamo pubblicandola. Sono stata molto contenta che l’abbiate apprezzata, perché secondo me è una storia molto bella. Posso dirlo senza vergogna perché non è stata tutto merito mio XD Spero che anche questo finale vi sia piaciuto come il resto. E spero tanto anche di potervi fornire presto il seguito, ma vedremo bene con Nai XD
Baci e grazie di tutto :*
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
Ringraziamenti dell’inizio!!!
Salutiamo e ringraziamo tutti coloro che hanno letto la storia ed un saluto ed un ringraziamento speciale vanno a Memuzz, Isult e Stregatta per aver trovato anche il tempo di commentare. Un bacione, donnine! ^_-
Sto seduto nella mia cuccetta, la coperta tirata fin sopra la testa a mo’ di cappuccio, ed a gambe incrociate ridacchio, tentando invano di mantenere bassa la mia voce per non disturbare Steve e Stefan che – vista l’ora – dovrebbero dormire già da un po’. La luminosità del portatile crea un’ombra chiara intorno a me. Se mi guardassi da fuori somiglierei terribilmente ad un adolescente spedito a letto senza cena dai genitori, che disobbedisce agli ordini paterni passando la notte a leggere alla luce dell’immancabile torcia elettrica.
Invece ho trentacinque anni – quasi. E dall’altro lato della telecamera, msn mi rimanda l’immagine di un ventinovenne – quasi trentenne – che ridendo nel mio stesso modo imbecille continua ad inviare improbabili emoticon raffiguranti animali più o meno ridicoli e goffi.
“Io direi che il leoncino che saluta con la zampina è perfetto per Alex”, digito rapidamente, inviando il messaggio in risposta alla sua domanda subito precedente, cui era seguita una nuova sfilata di animali/emoticon.
“Sicuro?”, digita lui, “Io pensavo più… quell’omino cipolla, con le mani sui fianchi, che ride malvagiamente…”
“Tu la odi!”, ribatto divertito. E lo vedo sogghignare.
“O.k., allora passiamo a Chris, che ne dici?”, mi chiede.
Annuisco senza rispondere, sistemandomi poi la coperta sulla testa prima che scivoli via, mentre lui ricomincia ad inviare emoticon. Le lascio scorrere l’una sull’altra, riprendendo a sghignazzare silenziosamente, e sto quasi per indicargli il mio candidato – le dita già sulla tastiera – quando qualcuno mi tira via la coperta ed io mi ritrovo nel buio fitto del tour bus.
-Brian!- sospira Steve, con il tono che avrebbe usato mia madre nel beccarmi nella stessa identica situazione.
-Che accidenti state facendo a quest’ora della notte ancora in chat?!- completa Stef per lui, rassegnato.
Ci penso su. Immagino che una risposta dovrei dargliela.
-…parliamo?- balbetto dopo un po’, indicando lo schermo, su cui Matt ha preso ad agitarsi cercando di richiamare la mia attenzione.
“Non ora, Stef e Steve devono farmi la paternale”, gli notifico.
“…ah”
-Brian, ti prego! Sono le tre e mezza!- parte infatti Stefan, allungando le mani per tirarmi via il portatile.
-Ah, no!- lo precedo, spostando il pc perché non possa afferrarlo.- Saranno anche le tre e mezza, ma domani non dobbiamo fare nulla e potrò dormire quanto voglio!- piagnucolo in modo piuttosto infantile.
Steve e Stefan concordano con me sull’infantile. Ed infatti si fermano e mi guardano, e si scambiano subito dopo un’occhiata che sta a manifestare all’altro tutta la propria solidarietà.
-Sì, ma se continui così ti consumerai come una candela e…- parte Steve in aiuto di Stefan. Ma s’interrompe non appena si rende conto di quello che sta dicendo - Brian, Santo Cielo! non sono costretto a fare di questi discorsi nemmeno con mia figlia!- strepita a quel punto, allungandosi anche lui a tentare di afferrare il portatile.
Con una nuova, abile manovra metto il pc in salvo alle mie spalle, sedendomici davanti con aria bellicosa ed incrociando le braccia sul petto.
-Voglio parlare con il mio uomo.- sottolineo in tono fermo.
-Puoi farlo domattina.- tenta di farmi notare Stefan.
-Domattina sarà notte in Inghilterra e non avremo risolto niente comunque.
Sospirano. Stefan si passa una mano sugli occhi accennando una sorta di singhiozzo strozzato, Steve sbuffa ed il suo sbuffo diventa una risatina controllata che dimostra come l’abbia vinta io. Mi volto a recuperare il portatile e lo risistemo sul cuscino, Matt sta ancora agitando la mano, per farmi cenno e chiedermi se è tutto a posto.
“Sì”, rispondo.
Stefan si lascia cadere nella propria cuccetta, Steve si arrampica sul materasso dietro di me e sporge la testa a sbirciare, ricambiando il saluto di Matt quando si incrociano nelle telecamere.
-Cosa state combinando?- mi chiede il mio batterista.
Stefan borbotta qualcosa che si alza di tono fino ad assumere un significato molto simile ad un “non dargli corda!”, che non viene strillato solo per rispetto a chi dorme sul serio intorno a noi. Come la povera Alex, ad esempio.
-Facciamo un casting tra le emoticon per scegliere a chi abbinare i componenti dei nostri team.- spiego mentre do l’o.k. a Matt perché ricominci ad inviare i candidati al ruolo di Chris.- A proposito, Stef.- chiamo, ed indico la mia scelta.- Tu ti senti più pipistrello o scimmiotto?
Lui alza la testa – solo la testa – da sopra il cuscino, mi fissa per un istante ad occhi sgranati ed è evidente che l’informazione ha delle difficoltà a raggiungere il cervello ed a tradursi.
-Scim…mi…otto?- ripete poco convinto. Mi stringo nelle spalle.- Essere umano?!- mi chiede lui.
-Sei noioso oltre che stronzo.- concludo voltandomi di nuovo allo schermo.
Steve scoppia a ridere e mi si “abbatte” sulla schiena, io sghignazzo ma mi ostino a rimanere voltato anche quando Stefan si lascia cadere giù di nuovo, con l’ennesimo sospiro, portando la mano agli occhi ancora una volta e fingendodi voler agonizzare così, in un patetico tentativo di dormire.
-Ti prego, Bri, non dirgli così, che poi ci resta male!- esclama Steve tra le risate.
Non gli do retta, cerco qualcosa tra le immagini che Matt mi ha già inviato e la inserisco nella chat.
-Per te non abbiamo avuto dubbi, invece.- dico a Steve, che si asciuga una lacrimuccia solitaria vicino all’occhio e torna a sporgersi da sopra la mia spalla. Un grosso e grasso panda si agita ballando sullo schermo del computer, ondeggiando qui e lì con la sua forma vagamente oblunga ed il muso dagli occhietti perfettamente rotondi e pallati.- Steve, ti presento Stevey.
Stefan si stende a pancia sotto e si arrampica fino al mio letto, per guardare anche lui e prendersi una rivincita quando scoppia a ridere come l’amico poco prima. Steve, invece, sembra perplesso, indica il panda ballerino e poi mi guarda.
-…mi state dicendo che sono grasso?- mi chiede titubante.
Stefan ride più forte - infischiandosene allegramente della pace e del sonno “dei giusti” - si rotola nella cuccetta spostandosi verso la parete del tour bus, ed io gli getto un’occhiata e poi spiego.
-Tu sei stato un panda fin dall’inizio.- illustro, mentre Steve aspetta, forse sperando che smentisca la sua presunta obesità.- Ne avevamo parecchi, ma alla fine abbiamo ritenuto che questo fosse quello che ti rappresentava meglio.
E detto questo, mentre Stefan quasi si strozza, affondando il viso tra le lenzuola, io torno a voltarmi verso lo schermo, ma colgo lo stesso l’immagine di Steve che, perplesso, si solleva la maglietta che usa per dormire e si osserva la pancia.
-…ma se sono dimagrito…- mormora pungendosi con un dito gli addominali.
Soffoco una risata anch’io.
“Sei perfido.”, mi dice il mio uomo, ridacchiando come me.
“Ahah. Tu però mica me lo hai impedito.”, gli faccio notare.
“Dì a Steve che sta molto bene.”, mi provoca lui.
“…stai assumendo dei modi da puttanella che non mi piacciono proprio”, m’impunto.
Matt ride. Vederlo ridere è quasi meglio che sentirlo soltanto. Se potessi vederlo e sentirlo insieme, sarebbe meraviglioso.
…se potessi avere il suo profumo nelle mie mani mentre ride, sarebbe perfetto…
“Mi manchi”
Matt smette di ridere, fissa lo schermo e si fa triste.
“Mi manchi anche tu.”
Vorrei aggiungere qualcos’altro, ma scopro che non posso farlo. E non posso perché mi sento pesante e voglio piangere, e ci sono Steve e Stefan intorno a me, che bisticciano tra loro scambiandosi scherzi sussurrati come ragazzini in gita scolastica, e la loro presenza è un freno che m’impone di posare ancora le dita sui tasti, tirare un respiro che nessuno di loro sente e smetterla almeno per un momento di essere debole.
In fondo so che se non ci fossero anche loro – Stefan, che continua a sghignazzare, sempre più fiocamente, e Steve, che si ostina a tentare di catturare inesistenti “rotolini” di ciccia da sopra l’elastico dei boxer – probabilmente ora non riuscirei ad avere questa forza.
Perché se anche Matt è qualcosa di importante nella mia vita - qualcosa che mi permette di rimanere in vita - se fossi qui da solo in questo momento, non mi basterebbe mai vederlo scivolare e respirare lontano da me.
Una volta Stefan mi disse che io sono “affamato d’amore”, ne ho necessità più dell’aria che mi attraversa i polmoni. Ed aggiunse che ho bisogno che questo amore mi avvolga e mi protegga, perché mi faccio male con una certa facilità e, dopo essermi fatto male, magari riesco anche a tirare avanti, ma per un po’ arranco e c’è bisogno di qualcuno che mi impedisca di ricevere i colpi troppo forte e che, poi, mi sostenga mentre mi trascino per quel “po’”.
Matt non ha questo compito. A lui ne spetta uno più difficile ma meno ingrato, perché a lui tocca rendere il mondo un posto nel quale valga la pena di tirare avanti.
Il compito di attutire le cadute e recuperarmi una volta che sono a terra, invece, spetta a loro. Stefan e Steve. Ed a volte anche Alex – quando un’intervista è un disastro, quando mando al diavolo qualcuno della produzione, quando una rivista ci va giù troppo pesante. E se lo sono assunto da soli, non so perché e non me lo dicono, ma hanno deciso che va bene così e che si prenderanno cura di me. E se ci sono loro, io posso permettermi di ignorare il resto, anche quando “il resto” non vuole ignorare me. E se non ho voglia di combattere, mi nascondo dietro le loro spalle e lascio che si battano al posto mio. Se non ho voglia di rispondere, volto la schiena e lascio che loro erigano un muro di parole vuote tra me e gli altri. Se non ho voglia di vivere, mi rifugio tra loro e li lascio respirare al posto mio.
Ho davvero bisogno di tutto questo. Almeno quanto ho bisogno che loro non mi chiedano di ricambiarlo.
Dom entra in casa di Matt – aprendo con il doppio delle chiavi, che io non posseggo, ma lui sì, da sempre. Lo vedo sul fondo dello schermo infilarsi nella stanza dalla porta dietro le spalle di Matt. Nota il pc ancora acceso, fa un smorfia e si avvicina, piegandosi ad invadere lo spazio della telecamera per accertarsi che sono, come sempre, io. Lo saluto ma mi risponde con uno sbuffo, afferra il cane di peluche accanto al computer e lo piazza davanti alla telecamera.
Quando torno ad avere la visuale libera, lui si è già spostato verso il letto, ci si lascia cadere prendendo a gesticolare e – presumibilmente – a parlare a voce alta, mentre Matt, infastidito, gli tira dietro il peluche per vendetta. Prende Dom sulla testa ma lui lo ignora, lasciando che rimbalzi sul materasso verso il bordo del letto.
“Che sta dicendo?”, m’informo con Matthew quando torna a voltarsi verso di me.
“Non lo so!”, ammette lui sogghignando, “Non lo sto ascoltando!”
Il punto fondamentale di tutta questa storia, penso mentre Matt mi chiede se non trovo adorabile una specie di pac-man facciuto, che balla in tondo con un pannolone addosso e che lui chiama “Tom” perché ritiene somigli al loro manager, è che Stefan e Steve sono per me l’unica vera famiglia che possa dire di avere mai avuto.
Ed a modo loro, penso ancora quando Dom ricambia il favore e scaraventa di nuovo il cane di peluche sulla testa di Matthew per richiamare la sua attenzione, anche Dominic e Chris sono l’unica famiglia che Matt abbia mai avuto.
...Direi che siamo stati fortunati.
***
Mi si avvicinò con fare circospetto, ed io mi sentii quasi bene, perché era chiaramente un atteggiamento “da amico”, e nonostante quello strano prototipo di gelosia che provavo nei suoi confronti, be’, ci tenevo a farmi accettare da Dom.
Eravamo al ristorante. Era un posto che avevo frequentato spesso, che continuavo a frequentare spesso. Il solito posto di classe ma riservato e snob abbastanza da non permettere ai paparazzi di avvicinarsi impunemente senza rischiare la pelle. C’ero stato un milione di volte con Stef, c’ero stato altrettante volte con Helena e c’ero stato anche da solo. Mi conoscevano. Ero un buon cliente.
Ci tengo a specificarlo perché quello che successe dopo me ne impedì la frequentazione nei secoli a venire, il che mi dispiace, perché facevano il filetto di pesce spada più buono che io avessi mai mangiato.
Comunque.
Dom mi si avvicinò e mi sorrise malignamente, perciò io posai coltello e forchetta e gli diedi la mia attenzione.
- L’hai vista la cameriera? – chiese, indicando con un cenno del capo la moretta che aveva appena finito di servirci e si preparava a prendere le ordinazioni di un tavolo poco distante dal nostro.
Io le lanciai uno sguardo sospettoso. Magari aveva tipo una macchia sulla camicetta e Dom lo trovava divertente. Ma niente, era perfetta, ligia e sorridente nella sua elegante e castigatissima divisa bianconera.
- Sì, l’ho vista… - risposi incerto, mentre attiravo l’attenzione di Matt con un calcetto da sotto il tavolo.
- Ed è carina, no? – continuò imperterrito lui, mentre al terzo calcio Matt capiva che volevo renderlo partecipe della scena e decideva di abbandonare l’esame accuratissimo cui stava sottoponendo il suo risotto ai gamberi, nel tentativo di lasciare di lato i gamberi per mangiarli tutti alla fine come fa in genere con ogni condimento.
- Carina… sì, penso di sì… - dissi io, continuando a guardarlo, tirandomi un po’ più indietro come se trovassi il suo sguardo ammiccante e malefico una minaccia – cosa che in effetti era.
Matt lanciò uno sguardo alle proprie spalle, adocchiando la cameriera e tornando poi a guardare noi, annuendo anche lui per dimostrare l’apprezzamento nei confronti della ragazza.
- Avrà… - accennò Dom, pensoso, - più o meno la quinta di reggiseno, no?
Ecco, fu in quel momento che capii che la situazione era un po’ strana.
- Dom, ma-
- Ti sfido! – disse lui, illuminandosi di malizia e piantando il proprio coltello nell’innocente cotoletta che aveva sul piatto, - Toglile il reggiseno!
Saltai sulla sedia, colpendo la forchetta col polso e osservandola rotolare drammaticamente lungo il bordo del piatto fondo e anche quello del piatto piano, fino alla tovaglia, contro la quale si schiantò, lasciando una traccia di brodo giallognolo.
- Matt!!! – lo chiamai, sperando che mi desse una mano a declinare l’invito.
- Che figata! – disse invece ovviamente lui, mettendo definitivamente da parte riso e gamberetti e trattenendosi a stento dallo sbattere entusiasta le mani sotto il mento, - Dai, dai, dai, fallo!!!
Ascoltai Chris scoppiare a ridere, cercando invano di trattenersi e coprirsi con una mano, mentre Steve lo seguiva a ruota e Stefan si limitava a un enorme – e alquanto compiaciuto – sorriso paterno.
- Ma siete del tutto impazziti?! – dissi irritato, cercando di riporre la forchetta al proprio posto e arrendendomi di fronte al fatto che non ne aveva alcuna intenzione mentre la osservavo cadere nuovamente sul tavolo, - Avete visto dove siamo?! Questo non è il baracchino degli hot-dog!
- Al baracchino degli hot-dog non ci sono cameriere… - obiettò giustamente Dom, inclinando il capo come un cagnetto curioso.
- Avanti, Brian, non essere sempre così noioso! – rincarò la dose Matthew, incrociando le braccia sul petto, - È una cosa divertente! Devi solo sfilarle il reggiseno!
- Ma scusa, - mi lamentai io, - come pensi che dovrei farlo?! È… vestita! Sono abituato a togliere la biancheria intima alle donne solo quando sono già mezze nude… e… consenzienti, dannazione!
Matthew sbuffò sonoramente, indispettito.
- Si vede che non hai pomiciato molto, al liceo. – commentò vagamente.
Fu lì che anche Stef scoppiò a ridere, unendosi a tutti gli altri.
- Grazie. – asserii io, acido, guardando il mio bassista prima di tornare a guardare il mio fidanzato, - Davvero, grazie.
- Ma dico sul serio! – continuò Matthew, dimostrando di non avere alcuna intenzione di offendermi quando mi aveva dato dello sfigato, ma solo di farmi comprendere il suo punto di vista, - Quando stai a scuola e porti le ragazze nel vicolo dietro l’edificio, non puoi mica spogliarle per intero! Anche perché non ci stanno. – rifletté seriamente, - Quindi praticamente devi imparare a slacciare il reggiseno attraverso la camicetta, così poi puoi infilare le mani da sotto e-
- Matthew… - lo interruppi, massaggiandomi le tempie, - non solo non volevo avere questa conversazione con te, ma non te l’ho neanche chiesta, quindi potresti risparmiarmela? Tanto più che – rafforzai, scrollando le spalle, - non ho la minima intenzione di sfilare il reggiseno alla nostra cameriera!
- Questo mi fa felice, e le sono molto grata, signor Molko. – sorrise gentilmente la cameriera, appunto, chinandosi su di me, - Vino? – chiese poi, riempiendo il bicchiere prima ancora di aspettare la mia risposta e allontanandosi con tanta classe che per la prima volta mi sentii davvero invidioso della presenza di spirito di qualcuno.
- Però. – commentò Dom, osservandola inebetito mentre si dirigeva verso le cucine, - Figa. Mi sa che la invito a uscire.
- Mi sa che è troppo intelligente, per te. – osservò giustamente Matthew, mentre io mi lasciavo andare a un mezzo sorriso rassegnato e divertito.
***
Nel buio il respiro di Stefan si è fatto regolare.
“Addormentato”, penso, mentre mi mordicchio un’unghia e rifletto sul fatto che domani Nadine, la nostra truccatrice, si trasformerà in una belva nel vedere rovinato il suo lavoro di manicure ancora prima che a farlo ci pensino le corde della chitarra.
Steve sospira, si tira indietro sul materasso e poggia le spalle contro la parete del bus.
-Chiudo gli occhi per riposarli un po’, Brian.- mi dice gentilmente, incrociando le mani sulla pancia.
Annuisco senza ascoltarlo. Matt un po’ segue Dom, che è di nuovo in piedi e continua a vagare per la stanza facendo come un pazzo, un po’ si volta allo schermo e mi chiede di pazientare. Sbuffo, tirando via il dito e portando di nuovo le mani alla tastiera.
“Ma che vuole?!”, sbotto infastidito.
Lui si volta ancora, per poter scrivere a sua volta, Dom è troppo preso per accorgersi della manovra, passa sotto la telecamera agitando il cane di pezza come un oratore il testo del proprio discorso.
“Dice che Cathy lo prende in giro per come si veste.”, mi risponde.
Cerco nella memoria, ma non trovo nulla.
“Cathy?”, scrivo.
Lui annuisce.
“Ti ricordi la cameriera di quel ristorante che piace a te? Quella del reggiseno…”
Arrossisco.
“Sì!”, scrivo aggiungendoci anche una faccetta che faccia intendere bene quanto mi senta a disagio.
E dopo averla messa lì ed averla osservata rimandarmi il proprio adolescenziale significato, mi sento ancora più in imbarazzo.
“Solo tu riesci a farmi fare cose così idiote, Bellamy”, mi dico tra me e me. Ma a lui non lo dico, perché mi piace che ci riesca e spero che continui a riuscirci ancora per molto tempo.
Lui sghignazza.
Io realizzo e mi sento sempre più scemo.
“…Non dirmi che quella esce con Dom!”, scrivo in fretta.
Adesso ride proprio, prendendomi palesemente in giro.
“Se vuoi non te lo dico”, ritorce.
“Ma com’è che quella esce con Dom?!”, strillo io. Cioè, strillerei se lui fosse qui, o al telefono, o qui…!
Lui sembra sorpreso. E me lo dice anche a modo suo.
“Eh!”, fa, “Lui gliel’ha chiesto!” e ci mette anche un’altra faccina, una specie di…arancino o qualcosa del genere, rosa e piccolo, con gli occhietti tondi sgranati in un’espressione perplessa.
Mi sbatto una mano sulla faccia, giusto perché gli sia chiaro il concetto ancora prima che lo espliciti.
“Questo non spiega un accidente…”, faccio notare.
Matt fa spallucce, un gesto che gli viene davvero bene e che lo fa diventare tenero. Perché ha quelle spalle piccole e magre, che infila sotto i suoi amati maglioncini dai colori improponibili, e quando le solleva e ci si nasconde dentro pare davvero un bimbo e viene voglia di baciarlo.
O forse viene solo a me. A volte lo vorrei davvero solo per me.
“Lei dice che lui la fa ridere.”, spiega.
Il cane di peluche rimbalza di nuovo sulla testa di Matt, Dom si deve essere accorto che non gli sta dando alcuna attenzione. Il pupazzo rotola tra lo schermo e Matthew e si ferma sulla tastiera mentre lui si volta a fissare l’amico. Strillano tra di loro, Matt sbuffa, gli tira dietro il cane, si volta mentre già si sta alzando.
“Vuole che lo aiuti a vestirsi”, mi dice.
Si ferma, le dita sollevate. So cosa sta pensando.
Infatti.
“Non aspettarmi, si è fatto tardi, vai a dormire.”, mi chiede.
Sospiro. Cerco tra le emoticon, non gli ho detto che ne ho scaricata anch’io qualcuna da internet. Ne scelgo una e la metto lì. Invio.
Una piccola volpe rossa, con gli occhioni luccicanti di stupida gioia infantile.
“Questo sei tu”, gli scrivo.
Lui ridacchia.
“Grazie”, mi risponde, “Buonanotte”
“Ciao”
Quando spengo, resto fermo per un po’, per abituarmi al buio ma anche per abituarmi al silenzio. Quando Matt ed io parliamo, anche se lo facciamo come questa sera via chat e non per telefono, ho comunque sempre la sensazione di sentire dentro di me la sua voce. Me la immagino, in tutte le sfumature, modularsi in modo da assumere l’esatta enfasi delle parole ed esprimere tutta la gamma di sentimenti che riempiono il suo petto.
La voce di Matt ci riesce davvero. Lui parla e, mentre lo fa, ti dice esattamente quello che sta provando, quello che sta pensando.
È per questo che non sa proprio mentire.
Sollevo il pc con delicatezza e lo poso per terra, domani lo metterò a posto nella borsa, adesso è tutto spento e non voglio svegliare nessuno andandomene in giro. Mi volto per sistemarmi tra le coperte, Steve si è addormentato anche lui – inevitabile – ed occupa tutto lo spazio ai piedi della cuccetta. Sospiro, dovrei cacciarlo via ma so che non lo farò. Mi raggomitolo in un angolo e mi tiro su le coperte.
***
Nota di fine capitolo della liz:
No, dico, guardateliiiiiih çOç Non sono la cosa più adorabile che abbiate mai visto?! Sono così puccini, coi loro comportamenti sciocchi e adolescenziali, e Brian con tutte le sue insicurezze tatine… X3 (È bello parlare di una storia come non fosse propria *-* La realtà mi aiuta nel compito perché in effetti la gran parte di tutto la scrive Nai ù_______ù Il che mi rende estremamente felice, perché è amabile <3)
Vorrei davvero darvi un’idea delle faccine che usano XD Se siete fra i miei contatti MSN chiedetemi di mostrarvele, sono l’amore XD Soprattutto l’uomo-mutanda (la palla viola con pannolone) e l’uomo cipolla (che si chiama così perché sulla testa invece di avere i capelli ha l’estremità superiore della cipolla). Anche l’arancino rosa pallato è adorabile ç_ç Fa tipo così -> °-° È carino da morire *O* (e qui ci starebbe bene un’altra faccina, che è un arancino più grande, bianco, con le ali e l’aureola, che si agita felice come fosse innamorato <3).
*rilegge le proprie note*
Questo è un delirio °_° È colpa di Nai, mi ha obbligata lei a scriverle!
Al prossimo capitolo! E scusate se pubblichiamo così lentamente XD Ma non preoccupatevi, sono già pronti praticamente dieci capitoli su tredici <3 Direi che siamo a buon punto, eh? :3
Nota di fine capitolo della Nai:
Le emoticon utilizzate in questa ff sono tutte reali. Nessuna di loro è stata maltrattata per la realizzazione del capitolo ù_ù
Anzi, erano tutte molto felici di essere utilizzate da Brian Molko e Matthew Bellamy.
...
Se vi state chiedendo a cosa vi serva questa informazione…non sapevo cosa scrivere nella nota di fine capitolo XP
Però ringrazio tutti! e nell’ordine: un grazie enorme alla Lizzie e poi un grazie enorme a chi legge la nostra storia!
Spero continui a piacervi ^_-
Salutiamo e ringraziamo tutti coloro che hanno letto la storia ed un saluto ed un ringraziamento speciale vanno a Memuzz, Isult e Stregatta per aver trovato anche il tempo di commentare. Un bacione, donnine! ^_-
They Have Trapped Me In A Bottle
Three:
Sto seduto nella mia cuccetta, la coperta tirata fin sopra la testa a mo’ di cappuccio, ed a gambe incrociate ridacchio, tentando invano di mantenere bassa la mia voce per non disturbare Steve e Stefan che – vista l’ora – dovrebbero dormire già da un po’. La luminosità del portatile crea un’ombra chiara intorno a me. Se mi guardassi da fuori somiglierei terribilmente ad un adolescente spedito a letto senza cena dai genitori, che disobbedisce agli ordini paterni passando la notte a leggere alla luce dell’immancabile torcia elettrica.
Invece ho trentacinque anni – quasi. E dall’altro lato della telecamera, msn mi rimanda l’immagine di un ventinovenne – quasi trentenne – che ridendo nel mio stesso modo imbecille continua ad inviare improbabili emoticon raffiguranti animali più o meno ridicoli e goffi.
“Io direi che il leoncino che saluta con la zampina è perfetto per Alex”, digito rapidamente, inviando il messaggio in risposta alla sua domanda subito precedente, cui era seguita una nuova sfilata di animali/emoticon.
“Sicuro?”, digita lui, “Io pensavo più… quell’omino cipolla, con le mani sui fianchi, che ride malvagiamente…”
“Tu la odi!”, ribatto divertito. E lo vedo sogghignare.
“O.k., allora passiamo a Chris, che ne dici?”, mi chiede.
Annuisco senza rispondere, sistemandomi poi la coperta sulla testa prima che scivoli via, mentre lui ricomincia ad inviare emoticon. Le lascio scorrere l’una sull’altra, riprendendo a sghignazzare silenziosamente, e sto quasi per indicargli il mio candidato – le dita già sulla tastiera – quando qualcuno mi tira via la coperta ed io mi ritrovo nel buio fitto del tour bus.
-Brian!- sospira Steve, con il tono che avrebbe usato mia madre nel beccarmi nella stessa identica situazione.
-Che accidenti state facendo a quest’ora della notte ancora in chat?!- completa Stef per lui, rassegnato.
Ci penso su. Immagino che una risposta dovrei dargliela.
-…parliamo?- balbetto dopo un po’, indicando lo schermo, su cui Matt ha preso ad agitarsi cercando di richiamare la mia attenzione.
“Non ora, Stef e Steve devono farmi la paternale”, gli notifico.
“…ah”
-Brian, ti prego! Sono le tre e mezza!- parte infatti Stefan, allungando le mani per tirarmi via il portatile.
-Ah, no!- lo precedo, spostando il pc perché non possa afferrarlo.- Saranno anche le tre e mezza, ma domani non dobbiamo fare nulla e potrò dormire quanto voglio!- piagnucolo in modo piuttosto infantile.
Steve e Stefan concordano con me sull’infantile. Ed infatti si fermano e mi guardano, e si scambiano subito dopo un’occhiata che sta a manifestare all’altro tutta la propria solidarietà.
-Sì, ma se continui così ti consumerai come una candela e…- parte Steve in aiuto di Stefan. Ma s’interrompe non appena si rende conto di quello che sta dicendo - Brian, Santo Cielo! non sono costretto a fare di questi discorsi nemmeno con mia figlia!- strepita a quel punto, allungandosi anche lui a tentare di afferrare il portatile.
Con una nuova, abile manovra metto il pc in salvo alle mie spalle, sedendomici davanti con aria bellicosa ed incrociando le braccia sul petto.
-Voglio parlare con il mio uomo.- sottolineo in tono fermo.
-Puoi farlo domattina.- tenta di farmi notare Stefan.
-Domattina sarà notte in Inghilterra e non avremo risolto niente comunque.
Sospirano. Stefan si passa una mano sugli occhi accennando una sorta di singhiozzo strozzato, Steve sbuffa ed il suo sbuffo diventa una risatina controllata che dimostra come l’abbia vinta io. Mi volto a recuperare il portatile e lo risistemo sul cuscino, Matt sta ancora agitando la mano, per farmi cenno e chiedermi se è tutto a posto.
“Sì”, rispondo.
Stefan si lascia cadere nella propria cuccetta, Steve si arrampica sul materasso dietro di me e sporge la testa a sbirciare, ricambiando il saluto di Matt quando si incrociano nelle telecamere.
-Cosa state combinando?- mi chiede il mio batterista.
Stefan borbotta qualcosa che si alza di tono fino ad assumere un significato molto simile ad un “non dargli corda!”, che non viene strillato solo per rispetto a chi dorme sul serio intorno a noi. Come la povera Alex, ad esempio.
-Facciamo un casting tra le emoticon per scegliere a chi abbinare i componenti dei nostri team.- spiego mentre do l’o.k. a Matt perché ricominci ad inviare i candidati al ruolo di Chris.- A proposito, Stef.- chiamo, ed indico la mia scelta.- Tu ti senti più pipistrello o scimmiotto?
Lui alza la testa – solo la testa – da sopra il cuscino, mi fissa per un istante ad occhi sgranati ed è evidente che l’informazione ha delle difficoltà a raggiungere il cervello ed a tradursi.
-Scim…mi…otto?- ripete poco convinto. Mi stringo nelle spalle.- Essere umano?!- mi chiede lui.
-Sei noioso oltre che stronzo.- concludo voltandomi di nuovo allo schermo.
Steve scoppia a ridere e mi si “abbatte” sulla schiena, io sghignazzo ma mi ostino a rimanere voltato anche quando Stefan si lascia cadere giù di nuovo, con l’ennesimo sospiro, portando la mano agli occhi ancora una volta e fingendodi voler agonizzare così, in un patetico tentativo di dormire.
-Ti prego, Bri, non dirgli così, che poi ci resta male!- esclama Steve tra le risate.
Non gli do retta, cerco qualcosa tra le immagini che Matt mi ha già inviato e la inserisco nella chat.
-Per te non abbiamo avuto dubbi, invece.- dico a Steve, che si asciuga una lacrimuccia solitaria vicino all’occhio e torna a sporgersi da sopra la mia spalla. Un grosso e grasso panda si agita ballando sullo schermo del computer, ondeggiando qui e lì con la sua forma vagamente oblunga ed il muso dagli occhietti perfettamente rotondi e pallati.- Steve, ti presento Stevey.
Stefan si stende a pancia sotto e si arrampica fino al mio letto, per guardare anche lui e prendersi una rivincita quando scoppia a ridere come l’amico poco prima. Steve, invece, sembra perplesso, indica il panda ballerino e poi mi guarda.
-…mi state dicendo che sono grasso?- mi chiede titubante.
Stefan ride più forte - infischiandosene allegramente della pace e del sonno “dei giusti” - si rotola nella cuccetta spostandosi verso la parete del tour bus, ed io gli getto un’occhiata e poi spiego.
-Tu sei stato un panda fin dall’inizio.- illustro, mentre Steve aspetta, forse sperando che smentisca la sua presunta obesità.- Ne avevamo parecchi, ma alla fine abbiamo ritenuto che questo fosse quello che ti rappresentava meglio.
E detto questo, mentre Stefan quasi si strozza, affondando il viso tra le lenzuola, io torno a voltarmi verso lo schermo, ma colgo lo stesso l’immagine di Steve che, perplesso, si solleva la maglietta che usa per dormire e si osserva la pancia.
-…ma se sono dimagrito…- mormora pungendosi con un dito gli addominali.
Soffoco una risata anch’io.
“Sei perfido.”, mi dice il mio uomo, ridacchiando come me.
“Ahah. Tu però mica me lo hai impedito.”, gli faccio notare.
“Dì a Steve che sta molto bene.”, mi provoca lui.
“…stai assumendo dei modi da puttanella che non mi piacciono proprio”, m’impunto.
Matt ride. Vederlo ridere è quasi meglio che sentirlo soltanto. Se potessi vederlo e sentirlo insieme, sarebbe meraviglioso.
…se potessi avere il suo profumo nelle mie mani mentre ride, sarebbe perfetto…
“Mi manchi”
Matt smette di ridere, fissa lo schermo e si fa triste.
“Mi manchi anche tu.”
Vorrei aggiungere qualcos’altro, ma scopro che non posso farlo. E non posso perché mi sento pesante e voglio piangere, e ci sono Steve e Stefan intorno a me, che bisticciano tra loro scambiandosi scherzi sussurrati come ragazzini in gita scolastica, e la loro presenza è un freno che m’impone di posare ancora le dita sui tasti, tirare un respiro che nessuno di loro sente e smetterla almeno per un momento di essere debole.
In fondo so che se non ci fossero anche loro – Stefan, che continua a sghignazzare, sempre più fiocamente, e Steve, che si ostina a tentare di catturare inesistenti “rotolini” di ciccia da sopra l’elastico dei boxer – probabilmente ora non riuscirei ad avere questa forza.
Perché se anche Matt è qualcosa di importante nella mia vita - qualcosa che mi permette di rimanere in vita - se fossi qui da solo in questo momento, non mi basterebbe mai vederlo scivolare e respirare lontano da me.
Una volta Stefan mi disse che io sono “affamato d’amore”, ne ho necessità più dell’aria che mi attraversa i polmoni. Ed aggiunse che ho bisogno che questo amore mi avvolga e mi protegga, perché mi faccio male con una certa facilità e, dopo essermi fatto male, magari riesco anche a tirare avanti, ma per un po’ arranco e c’è bisogno di qualcuno che mi impedisca di ricevere i colpi troppo forte e che, poi, mi sostenga mentre mi trascino per quel “po’”.
Matt non ha questo compito. A lui ne spetta uno più difficile ma meno ingrato, perché a lui tocca rendere il mondo un posto nel quale valga la pena di tirare avanti.
Il compito di attutire le cadute e recuperarmi una volta che sono a terra, invece, spetta a loro. Stefan e Steve. Ed a volte anche Alex – quando un’intervista è un disastro, quando mando al diavolo qualcuno della produzione, quando una rivista ci va giù troppo pesante. E se lo sono assunto da soli, non so perché e non me lo dicono, ma hanno deciso che va bene così e che si prenderanno cura di me. E se ci sono loro, io posso permettermi di ignorare il resto, anche quando “il resto” non vuole ignorare me. E se non ho voglia di combattere, mi nascondo dietro le loro spalle e lascio che si battano al posto mio. Se non ho voglia di rispondere, volto la schiena e lascio che loro erigano un muro di parole vuote tra me e gli altri. Se non ho voglia di vivere, mi rifugio tra loro e li lascio respirare al posto mio.
Ho davvero bisogno di tutto questo. Almeno quanto ho bisogno che loro non mi chiedano di ricambiarlo.
Dom entra in casa di Matt – aprendo con il doppio delle chiavi, che io non posseggo, ma lui sì, da sempre. Lo vedo sul fondo dello schermo infilarsi nella stanza dalla porta dietro le spalle di Matt. Nota il pc ancora acceso, fa un smorfia e si avvicina, piegandosi ad invadere lo spazio della telecamera per accertarsi che sono, come sempre, io. Lo saluto ma mi risponde con uno sbuffo, afferra il cane di peluche accanto al computer e lo piazza davanti alla telecamera.
Quando torno ad avere la visuale libera, lui si è già spostato verso il letto, ci si lascia cadere prendendo a gesticolare e – presumibilmente – a parlare a voce alta, mentre Matt, infastidito, gli tira dietro il peluche per vendetta. Prende Dom sulla testa ma lui lo ignora, lasciando che rimbalzi sul materasso verso il bordo del letto.
“Che sta dicendo?”, m’informo con Matthew quando torna a voltarsi verso di me.
“Non lo so!”, ammette lui sogghignando, “Non lo sto ascoltando!”
Il punto fondamentale di tutta questa storia, penso mentre Matt mi chiede se non trovo adorabile una specie di pac-man facciuto, che balla in tondo con un pannolone addosso e che lui chiama “Tom” perché ritiene somigli al loro manager, è che Stefan e Steve sono per me l’unica vera famiglia che possa dire di avere mai avuto.
Ed a modo loro, penso ancora quando Dom ricambia il favore e scaraventa di nuovo il cane di peluche sulla testa di Matthew per richiamare la sua attenzione, anche Dominic e Chris sono l’unica famiglia che Matt abbia mai avuto.
...Direi che siamo stati fortunati.
Mi si avvicinò con fare circospetto, ed io mi sentii quasi bene, perché era chiaramente un atteggiamento “da amico”, e nonostante quello strano prototipo di gelosia che provavo nei suoi confronti, be’, ci tenevo a farmi accettare da Dom.
Eravamo al ristorante. Era un posto che avevo frequentato spesso, che continuavo a frequentare spesso. Il solito posto di classe ma riservato e snob abbastanza da non permettere ai paparazzi di avvicinarsi impunemente senza rischiare la pelle. C’ero stato un milione di volte con Stef, c’ero stato altrettante volte con Helena e c’ero stato anche da solo. Mi conoscevano. Ero un buon cliente.
Ci tengo a specificarlo perché quello che successe dopo me ne impedì la frequentazione nei secoli a venire, il che mi dispiace, perché facevano il filetto di pesce spada più buono che io avessi mai mangiato.
Comunque.
Dom mi si avvicinò e mi sorrise malignamente, perciò io posai coltello e forchetta e gli diedi la mia attenzione.
- L’hai vista la cameriera? – chiese, indicando con un cenno del capo la moretta che aveva appena finito di servirci e si preparava a prendere le ordinazioni di un tavolo poco distante dal nostro.
Io le lanciai uno sguardo sospettoso. Magari aveva tipo una macchia sulla camicetta e Dom lo trovava divertente. Ma niente, era perfetta, ligia e sorridente nella sua elegante e castigatissima divisa bianconera.
- Sì, l’ho vista… - risposi incerto, mentre attiravo l’attenzione di Matt con un calcetto da sotto il tavolo.
- Ed è carina, no? – continuò imperterrito lui, mentre al terzo calcio Matt capiva che volevo renderlo partecipe della scena e decideva di abbandonare l’esame accuratissimo cui stava sottoponendo il suo risotto ai gamberi, nel tentativo di lasciare di lato i gamberi per mangiarli tutti alla fine come fa in genere con ogni condimento.
- Carina… sì, penso di sì… - dissi io, continuando a guardarlo, tirandomi un po’ più indietro come se trovassi il suo sguardo ammiccante e malefico una minaccia – cosa che in effetti era.
Matt lanciò uno sguardo alle proprie spalle, adocchiando la cameriera e tornando poi a guardare noi, annuendo anche lui per dimostrare l’apprezzamento nei confronti della ragazza.
- Avrà… - accennò Dom, pensoso, - più o meno la quinta di reggiseno, no?
Ecco, fu in quel momento che capii che la situazione era un po’ strana.
- Dom, ma-
- Ti sfido! – disse lui, illuminandosi di malizia e piantando il proprio coltello nell’innocente cotoletta che aveva sul piatto, - Toglile il reggiseno!
Saltai sulla sedia, colpendo la forchetta col polso e osservandola rotolare drammaticamente lungo il bordo del piatto fondo e anche quello del piatto piano, fino alla tovaglia, contro la quale si schiantò, lasciando una traccia di brodo giallognolo.
- Matt!!! – lo chiamai, sperando che mi desse una mano a declinare l’invito.
- Che figata! – disse invece ovviamente lui, mettendo definitivamente da parte riso e gamberetti e trattenendosi a stento dallo sbattere entusiasta le mani sotto il mento, - Dai, dai, dai, fallo!!!
Ascoltai Chris scoppiare a ridere, cercando invano di trattenersi e coprirsi con una mano, mentre Steve lo seguiva a ruota e Stefan si limitava a un enorme – e alquanto compiaciuto – sorriso paterno.
- Ma siete del tutto impazziti?! – dissi irritato, cercando di riporre la forchetta al proprio posto e arrendendomi di fronte al fatto che non ne aveva alcuna intenzione mentre la osservavo cadere nuovamente sul tavolo, - Avete visto dove siamo?! Questo non è il baracchino degli hot-dog!
- Al baracchino degli hot-dog non ci sono cameriere… - obiettò giustamente Dom, inclinando il capo come un cagnetto curioso.
- Avanti, Brian, non essere sempre così noioso! – rincarò la dose Matthew, incrociando le braccia sul petto, - È una cosa divertente! Devi solo sfilarle il reggiseno!
- Ma scusa, - mi lamentai io, - come pensi che dovrei farlo?! È… vestita! Sono abituato a togliere la biancheria intima alle donne solo quando sono già mezze nude… e… consenzienti, dannazione!
Matthew sbuffò sonoramente, indispettito.
- Si vede che non hai pomiciato molto, al liceo. – commentò vagamente.
Fu lì che anche Stef scoppiò a ridere, unendosi a tutti gli altri.
- Grazie. – asserii io, acido, guardando il mio bassista prima di tornare a guardare il mio fidanzato, - Davvero, grazie.
- Ma dico sul serio! – continuò Matthew, dimostrando di non avere alcuna intenzione di offendermi quando mi aveva dato dello sfigato, ma solo di farmi comprendere il suo punto di vista, - Quando stai a scuola e porti le ragazze nel vicolo dietro l’edificio, non puoi mica spogliarle per intero! Anche perché non ci stanno. – rifletté seriamente, - Quindi praticamente devi imparare a slacciare il reggiseno attraverso la camicetta, così poi puoi infilare le mani da sotto e-
- Matthew… - lo interruppi, massaggiandomi le tempie, - non solo non volevo avere questa conversazione con te, ma non te l’ho neanche chiesta, quindi potresti risparmiarmela? Tanto più che – rafforzai, scrollando le spalle, - non ho la minima intenzione di sfilare il reggiseno alla nostra cameriera!
- Questo mi fa felice, e le sono molto grata, signor Molko. – sorrise gentilmente la cameriera, appunto, chinandosi su di me, - Vino? – chiese poi, riempiendo il bicchiere prima ancora di aspettare la mia risposta e allontanandosi con tanta classe che per la prima volta mi sentii davvero invidioso della presenza di spirito di qualcuno.
- Però. – commentò Dom, osservandola inebetito mentre si dirigeva verso le cucine, - Figa. Mi sa che la invito a uscire.
- Mi sa che è troppo intelligente, per te. – osservò giustamente Matthew, mentre io mi lasciavo andare a un mezzo sorriso rassegnato e divertito.
Nel buio il respiro di Stefan si è fatto regolare.
“Addormentato”, penso, mentre mi mordicchio un’unghia e rifletto sul fatto che domani Nadine, la nostra truccatrice, si trasformerà in una belva nel vedere rovinato il suo lavoro di manicure ancora prima che a farlo ci pensino le corde della chitarra.
Steve sospira, si tira indietro sul materasso e poggia le spalle contro la parete del bus.
-Chiudo gli occhi per riposarli un po’, Brian.- mi dice gentilmente, incrociando le mani sulla pancia.
Annuisco senza ascoltarlo. Matt un po’ segue Dom, che è di nuovo in piedi e continua a vagare per la stanza facendo come un pazzo, un po’ si volta allo schermo e mi chiede di pazientare. Sbuffo, tirando via il dito e portando di nuovo le mani alla tastiera.
“Ma che vuole?!”, sbotto infastidito.
Lui si volta ancora, per poter scrivere a sua volta, Dom è troppo preso per accorgersi della manovra, passa sotto la telecamera agitando il cane di pezza come un oratore il testo del proprio discorso.
“Dice che Cathy lo prende in giro per come si veste.”, mi risponde.
Cerco nella memoria, ma non trovo nulla.
“Cathy?”, scrivo.
Lui annuisce.
“Ti ricordi la cameriera di quel ristorante che piace a te? Quella del reggiseno…”
Arrossisco.
“Sì!”, scrivo aggiungendoci anche una faccetta che faccia intendere bene quanto mi senta a disagio.
E dopo averla messa lì ed averla osservata rimandarmi il proprio adolescenziale significato, mi sento ancora più in imbarazzo.
“Solo tu riesci a farmi fare cose così idiote, Bellamy”, mi dico tra me e me. Ma a lui non lo dico, perché mi piace che ci riesca e spero che continui a riuscirci ancora per molto tempo.
Lui sghignazza.
Io realizzo e mi sento sempre più scemo.
“…Non dirmi che quella esce con Dom!”, scrivo in fretta.
Adesso ride proprio, prendendomi palesemente in giro.
“Se vuoi non te lo dico”, ritorce.
“Ma com’è che quella esce con Dom?!”, strillo io. Cioè, strillerei se lui fosse qui, o al telefono, o qui…!
Lui sembra sorpreso. E me lo dice anche a modo suo.
“Eh!”, fa, “Lui gliel’ha chiesto!” e ci mette anche un’altra faccina, una specie di…arancino o qualcosa del genere, rosa e piccolo, con gli occhietti tondi sgranati in un’espressione perplessa.
Mi sbatto una mano sulla faccia, giusto perché gli sia chiaro il concetto ancora prima che lo espliciti.
“Questo non spiega un accidente…”, faccio notare.
Matt fa spallucce, un gesto che gli viene davvero bene e che lo fa diventare tenero. Perché ha quelle spalle piccole e magre, che infila sotto i suoi amati maglioncini dai colori improponibili, e quando le solleva e ci si nasconde dentro pare davvero un bimbo e viene voglia di baciarlo.
O forse viene solo a me. A volte lo vorrei davvero solo per me.
“Lei dice che lui la fa ridere.”, spiega.
Il cane di peluche rimbalza di nuovo sulla testa di Matt, Dom si deve essere accorto che non gli sta dando alcuna attenzione. Il pupazzo rotola tra lo schermo e Matthew e si ferma sulla tastiera mentre lui si volta a fissare l’amico. Strillano tra di loro, Matt sbuffa, gli tira dietro il cane, si volta mentre già si sta alzando.
“Vuole che lo aiuti a vestirsi”, mi dice.
Si ferma, le dita sollevate. So cosa sta pensando.
Infatti.
“Non aspettarmi, si è fatto tardi, vai a dormire.”, mi chiede.
Sospiro. Cerco tra le emoticon, non gli ho detto che ne ho scaricata anch’io qualcuna da internet. Ne scelgo una e la metto lì. Invio.
Una piccola volpe rossa, con gli occhioni luccicanti di stupida gioia infantile.
“Questo sei tu”, gli scrivo.
Lui ridacchia.
“Grazie”, mi risponde, “Buonanotte”
“Ciao”
Quando spengo, resto fermo per un po’, per abituarmi al buio ma anche per abituarmi al silenzio. Quando Matt ed io parliamo, anche se lo facciamo come questa sera via chat e non per telefono, ho comunque sempre la sensazione di sentire dentro di me la sua voce. Me la immagino, in tutte le sfumature, modularsi in modo da assumere l’esatta enfasi delle parole ed esprimere tutta la gamma di sentimenti che riempiono il suo petto.
La voce di Matt ci riesce davvero. Lui parla e, mentre lo fa, ti dice esattamente quello che sta provando, quello che sta pensando.
È per questo che non sa proprio mentire.
Sollevo il pc con delicatezza e lo poso per terra, domani lo metterò a posto nella borsa, adesso è tutto spento e non voglio svegliare nessuno andandomene in giro. Mi volto per sistemarmi tra le coperte, Steve si è addormentato anche lui – inevitabile – ed occupa tutto lo spazio ai piedi della cuccetta. Sospiro, dovrei cacciarlo via ma so che non lo farò. Mi raggomitolo in un angolo e mi tiro su le coperte.
Nota di fine capitolo della liz:
No, dico, guardateliiiiiih çOç Non sono la cosa più adorabile che abbiate mai visto?! Sono così puccini, coi loro comportamenti sciocchi e adolescenziali, e Brian con tutte le sue insicurezze tatine… X3 (È bello parlare di una storia come non fosse propria *-* La realtà mi aiuta nel compito perché in effetti la gran parte di tutto la scrive Nai ù_______ù Il che mi rende estremamente felice, perché è amabile <3)
Vorrei davvero darvi un’idea delle faccine che usano XD Se siete fra i miei contatti MSN chiedetemi di mostrarvele, sono l’amore XD Soprattutto l’uomo-mutanda (la palla viola con pannolone) e l’uomo cipolla (che si chiama così perché sulla testa invece di avere i capelli ha l’estremità superiore della cipolla). Anche l’arancino rosa pallato è adorabile ç_ç Fa tipo così -> °-° È carino da morire *O* (e qui ci starebbe bene un’altra faccina, che è un arancino più grande, bianco, con le ali e l’aureola, che si agita felice come fosse innamorato <3).
*rilegge le proprie note*
Questo è un delirio °_° È colpa di Nai, mi ha obbligata lei a scriverle!
Al prossimo capitolo! E scusate se pubblichiamo così lentamente XD Ma non preoccupatevi, sono già pronti praticamente dieci capitoli su tredici <3 Direi che siamo a buon punto, eh? :3
Nota di fine capitolo della Nai:
Le emoticon utilizzate in questa ff sono tutte reali. Nessuna di loro è stata maltrattata per la realizzazione del capitolo ù_ù
Anzi, erano tutte molto felici di essere utilizzate da Brian Molko e Matthew Bellamy.
...
Se vi state chiedendo a cosa vi serva questa informazione…non sapevo cosa scrivere nella nota di fine capitolo XP
Però ringrazio tutti! e nell’ordine: un grazie enorme alla Lizzie e poi un grazie enorme a chi legge la nostra storia!
Spero continui a piacervi ^_-