Genere: Introspettivo, Drammatico, Romantico.
Pairing: Arya/Gendry.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Het, Underage, Angst, What If?, Raccolta.
- Dopo essere riuscito a portare via Arya da King's Landing travestendola da ragazzino, Yoren riesce a portare a termine la propria missione, conducendo la ragazzina al sicuro alla Barriera, dove troverà la protezione di cui ha bisogno. Ma le mura di Castle Black diventeranno presto una prigione, e la vita di Arya un ergastolo continuo dal quale solo la presenza di Gendry sarà in grado di farla evadere. Se non nella realtà, almeno per pochi istanti rubati al destino.
Note: *si mette a piangere copiosamente* Ah, questa storia ;_; Prima di tutto, mi sembra ovvio specificare che si tratta di un what if che non prende minimamente in considerazione i fatti successivi alla 2x03, in cui originariamente il gruppo di reclute guidate da Yoren veniva attaccato dai soldati dei Lannister e riportato a King's Landing. Affrontare l'ipotesi per cui Arya potesse diventare un Guardiano della Notte mi ha affascinata fin da quando lei ha cominciato a fingersi Arry <3 Mi piaceva l'idea di affrontare la sua crescita negli anni, e dopo aver superato le varie inibizioni che venivano dal fatto che mi sembrava di farla fuori dal vaso nel lanciarmi in un what if simile, devo dire che a scrivere questa storia mi sono divertita immensamente XD Cosa probabilmente dimostrata dal fatto che è enorme. *cough*
La storia partecipa al sesto round della Zodiaco!Challenge @ fiumidiparole, è ispirata ai dodici temi del set 12 Storie - Buio @ diecielode e partecipa alla challenge di 500themes_ita per il prompt #30 (Una vita di menzogne).
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WINTER WINDS

Disperazione;

Passano altri due mesi prima che una decisione venga finalmente presa. La notte prima dell’assegnazione delle reclute arrivate l’anno scorso – tutti ragazzi che hanno dovuto attendere un quarto del tempo che invece ha dovuto sopportare di veder scorrere Arya da quando è arrivata alla Barriera – Arya si sofferma in camera di Lord Snow più a lungo del solito. Chiede a Gendry di aspettare fuori, nell’anticamera, e nonostante alcune ritrosie iniziali Lord Snow acconsente a restare solo con lei dopo un po’.
Inizialmente, parlano a voce molto bassa. Pacatamente. Gendry deve appoggiare l’orecchio alla porta – pregando che nessuno lo veda – solo per essere sicuro che stiano ancora discutendo.
Pian piano, i toni della conversazione cominciano ad alzarsi, ed allora è più facile capire quale sia l’argomento della contesa: come Arya sospettava già da qualche tempo, è Lord Snow a rinviare sempre più in là il momento della sua nomina; ed ora che una scelta si fa obbligata – perché il ragazzino che tutti conoscono come Arry ha ormai l’età giusta, perché è stato addestrato ormai per anni, perché ha dimostrato nel corso di innumerevoli allenamenti di essere ormai più che pronto – ha intenzione di spingere perché Arya venga nominata attendente, e non ranger.
Arya strilla, furiosa come Gendry non l’ha mai sentita. “Non puoi farmi questo, Jon,” urla rabbiosa, “Non puoi!”, e lui cerca di placarla, il tono di voce basso ma perentorio, “Non capisci che lo faccio per te?”, prova a spiegarle, “Lo faccio per proteggerti!”.
Litigano almeno per un’ora. Le voci si alzano, si fanno più concitate, ci sono degli scambi di battute piuttosto aspri, e proprio quando le cose sembrano cominciare a sfuggire di mano a entrambi, improvvisamente il litigio cessa. C’è silenzio per parecchi istanti, e Gendry, col cuore in gola e lo stomaco stretto in una morsa di nervosismo, si china fino a spiare all’interno della stanza attraverso il grosso buco della serratura. Può vedere solo frammenti di Arya e Lord Snow, ma vede abbastanza da poter dire che sono abbracciati. “Non so come farò a proteggerti quando sarai là fuori da sola,” dice Lord Snow. Arya nasconde il viso contro il suo petto, come una bambina in cerca di coccole. “Non dovrai farlo, Jon,” risponde, “Ci penserò da me.”
Gendry è intelligente abbastanza da farsi trovare in fondo al corridoio, a parecchi metri dalla porta, quando Arya esce dalla stanza e si incammina verso di lui a passo lento, sospirando stanca.
- Com’è andata? – le chiede. Lei si stringe nelle spalle, ma non risponde.
Il giorno dopo, viene nominata ranger. La sua espressione non cambia di un millimetro, nell’apprendere la notizia dalla voce del Guardiano più anziano. Il suo volto è imperturbabile. Il tempo l’ha resa più forte, è vero, ma anche molto più dura. Tanto che a volte Gendry ha paura di maneggiarla sconsideratamente, perché ha come l’impressione che, esattamente come una spada, usata nel modo sbagliato Arya potrebbe ferirlo molto gravemente.
- Sei felice? – le chiede. Lei lo guarda a lungo. Il suo volto è inespressivo, ma i suoi occhi parlano, e nell’osservarli così pieni di dolore Gendry non può far altro che provare a prenderle una mano. Lei, però, rifugge il contatto, gli volta le spalle e, in mezzo alle altre reclute festanti, sale le scale, fino a raggiungere Lord Snow, che la guarda con aria severa da una piattaforma sopraelevata, le braccia conserte e le sopracciglia aggrottate.
- Sai già dove voglio prestare giuramento. – dice. L’espressione di Lord Snow si fa perfino più dura.
- No. – le risponde, ed è evidente che sa perfettamente di cosa sta parlando, e quel no è già un rifiuto. - È troppo pericoloso.
- Non m’importa. – insiste Arya, - Io presterò giuramento lì. Come te. – abbassa lo sguardo, - Come zio Benjen.
Lord Snow le volta le spalle, allontanandosi con aria irritata.
- E sia. – concede, ed è lui stesso ad accompagnare Arya di fronte all’albero sacro, il giorno dopo. Gendry li segue discretamente, in qualità di attendente di Lord Snow. Osserva Arya inginocchiarsi sul letto di foglie così rosse da sembrare schizzi di sangue sulla neve, e trattiene il fiato mentre la ragazzina giura di essere per sempre una persona che non è, che non è mai stata, ma che probabilmente finirà per diventare.
- Cala la notte, - dice Arya, - e la mia guardia ha inizio.
Non si concluderà prima della mia morte, recita il giuramento, e Gendry si lascia percorrere da un brivido nel ripensare a quando, due anni prima, in una cornice molto meno scenografica, a Castle Black, ha pronunciato quelle stesse parole, legandosi per sempre alla confraternita.
Lui non aveva niente da perdere. Ormai, forse neanche Arya.
È tutto finito nel giro di una decina di minuti. Arya si solleva in piedi, i pantaloni sporchi di neve all’altezza delle ginocchia. Li spolvera sommariamente e poi si incammina verso la fortezza, precedendoli. Guarda fisso davanti a sé, gli occhi pieni di lacrime. Gendry se ne accorge, ma non può dire niente. Non adesso che Lord Snow lo trattiene, costringendolo a rallentare il passo per parlargli mentre continua a camminare.
- Ricorda le parole del tuo giuramento, ragazzo. – gli dice. Non lo guarda nemmeno.
Gendry deglutisce a fatica ed annuisce con aria colpevole. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Ripensa alla presa forte delle dita di Lord Snow mentre lo spingevano contro il muro, nel ricordargli di stare bene attento a quello che faceva, pochi mesi dopo il suo arrivo alla Barriera.
Gendry capisce di aver perso anche l’ultima cosa che gli restava da perdere. L’ha persa due anni fa e non se n’è accorto, l’ha persa di nuovo oggi, e stavolta fa male, perché stavolta l’ha persa anche Arya.
Quella sera stessa, Arya viene spostata in una stanza privata dal dormitorio nel quale lei e Gendry hanno continuato a dormire fino ad ora. Bisogna fare spazio per le nuove reclute, e comunque ormai hanno entrambi un posto, un ruolo, all’interno della confraternita. Sono grandi abbastanza da meritarsi uno spazio privato, e se da un lato questa si presenta come la soluzione migliore per mantenere intatto il segreto di Arya, dall’altro porta dei cambiamenti che Gendry non è sicuro di essere pronto ad affrontare.
Lui viene spostato in una piccola stanza all’interno degli alloggi di Lord Snow, ma appena cala la notte ne sgattaiola fuori, scivolando silenzioso lungo i corridoi per raggiungere la stanza di Arya. Bussa alla porta e lei gli dice di entrare, e quando lo vede sulla soglia gli sorride e gli dice che sapeva che sarebbe venuto.
È evidente che ha pianto.
Gendry sospira, entra in camera e si chiude la porta alle spalle. La raggiunge e si siede sul letto accanto a lei, provando a stringerle di nuovo una mano fra le proprie. Stavolta, lei non si ritrae.
- Insomma, - le chiede, - cosa c’è?
Arya sospira, lasciandolo libero di giocare con le sue dita. Poi, la sua voce si solleva lieve come un alito di vento.
- Quand’ero bambina, mio padre mi diceva che, quando sarei cresciuta, avrei trovato un brav’uomo e l’avrei sposato. Sarei diventata moglie e madre, e sarei stata felice con la mia famiglia. – le labbra le si piegano in un sorriso carico di nostalgia, - A me non interessava niente di tutto questo. Io volevo essere una spadaccina.
Gendry sorride appena, stringendo quelle dita così piccole dalla pelle rovinata dal freddo e dall’uso costante delle armi.
- Be’, - la prende in giro, - lo sei diventata, no?
Arya sbuffa una mezza risata, scuotendo il capo.
- Una spadaccina, Gendry. – lo corregge, - Mi sono sempre arrabbiata quando mi scambiavano per un maschio, e credimi, mi accadeva spesso, anche prima di cambiare nome e fuggire da King’s Landing. Non riuscivo a capire per quale motivo una donna non dovesse poter avere le stesse possibilità di un uomo. Non— Capisci, non mi è mai andato giù che, solo perché ero nata femmina, potessi aspirare solo a determinate cose, e non a quelle che più mi piacevano.
Gendry intreccia le proprie dita con le sue, poi solleva l’altro braccio e lo gira attorno alle sue spalle, attirandosela contro, stringendosela al petto. Arya si posa su di lui e piega il capo con un movimento naturalmente elegante, come un cigno stanco.
- Mentre mi inginocchiavo di fronte all’albero diga, - riprende dopo qualche secondo di silenzio, le lacrime che ricominciano a rotolarle lungo le guance arrossate, - ho ripensato a questa cosa. A tutto quello che volevo essere e che non sarò mai, perché ora sono qui, e sono diventata questa… questa cosa. – si interrompe, la voce spezzata da un singhiozzo improvviso e fuori controllo. Gendry la osserva sciogliere l’intreccio delle loro dita, portare entrambe le mani al volto, nascondervisi dietro, piangere più rumorosamente.
Gli si stringe il cuore, ed Arya appare fragile ai suoi occhi per la prima volta dopo anni, e sa esattamente cosa vorrebbe fare, ma non può. Ha giurato, e non può.
Continua a stringerla e ad ascoltarla piangere per tutta la notte, finché non si addormenta. Alle prime luci dell’alba, per la prima volta, è lui a tornare del suo letto da solo dopo aver passato la notte con lei.
Se Arya ha provato, nel lasciarlo ogni mattina, solo una porzione minuscola del dolore che prova lui adesso nel lasciarla addormentata nel proprio letto, si meraviglia di come sia potuta sopravvivere fino ad adesso senza mai darlo a vedere.

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