Genere: Introspettivo, Drammatico, Romantico.
Pairing: Arya/Gendry.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Het, Underage, Angst, What If?, Raccolta.
- Dopo essere riuscito a portare via Arya da King's Landing travestendola da ragazzino, Yoren riesce a portare a termine la propria missione, conducendo la ragazzina al sicuro alla Barriera, dove troverà la protezione di cui ha bisogno. Ma le mura di Castle Black diventeranno presto una prigione, e la vita di Arya un ergastolo continuo dal quale solo la presenza di Gendry sarà in grado di farla evadere. Se non nella realtà, almeno per pochi istanti rubati al destino.
Note: *si mette a piangere copiosamente* Ah, questa storia ;_; Prima di tutto, mi sembra ovvio specificare che si tratta di un what if che non prende minimamente in considerazione i fatti successivi alla 2x03, in cui originariamente il gruppo di reclute guidate da Yoren veniva attaccato dai soldati dei Lannister e riportato a King's Landing. Affrontare l'ipotesi per cui Arya potesse diventare un Guardiano della Notte mi ha affascinata fin da quando lei ha cominciato a fingersi Arry <3 Mi piaceva l'idea di affrontare la sua crescita negli anni, e dopo aver superato le varie inibizioni che venivano dal fatto che mi sembrava di farla fuori dal vaso nel lanciarmi in un what if simile, devo dire che a scrivere questa storia mi sono divertita immensamente XD Cosa probabilmente dimostrata dal fatto che è enorme. *cough*
La storia partecipa al sesto round della Zodiaco!Challenge @ fiumidiparole, è ispirata ai dodici temi del set 12 Storie - Buio @ diecielode e partecipa alla challenge di 500themes_ita per il prompt #30 (Una vita di menzogne).
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WINTER WINDS

Distanza;

Arya è pensierosa. Ha un cosciotto di coniglio abbrustolito fra le dita e non mangia da giorni, e Gendry si sarebbe aspettato di vederla addentare la carne con foga nel momento stesso in cui l’avesse avuto in mano, ma non è accaduto, e questo è sospetto.
Guarda fuori dalla finestra del fienile abbandonato in cui si sono rifugiati, la piccola Arya. S’è arrampicata fin là sopra sfidando le cigolanti minacce di una vecchia scala tarlata, e si è seduta lì, le gambe a penzoloni nel vuoto, il suo cosciotto intonso fra le mani, il mento appoggiato al davanzale tondeggiante della finestrella e gli occhi persi nel bianco uniforme della neve che copre le montagne così come le pianure, a perdita d’occhio.
Il cielo e la terra sono dello stesso colore, al punto che è impossibile scorgere la linea dell’orizzonte. A guardare fuori così, sembra che il loro viaggio non debba finire mai. Gendry ha i brividi al solo pensiero: sono in viaggio da quasi otto mesi, ormai.
Arya, invece, sembra fissare un punto molto preciso, qualcosa che solo lei sembra in grado di vedere. Nessuno le fa compagnia, e dopo aver terminato il proprio pasto è Gendry a farsi avanti. Si arrampica anche lui fino al secondo piano del fienile, aggrappandosi forte alla scaletta quando uno dei pioli cede sotto il suo peso e chiedendosi se riuscirà a tornare a mettere i piedi per terra senza spaccarsi l’osso del collo, e quando finalmente arriva Arya lo sta guardando con un sorrisetto divertito, il capo lievemente inclinato, le ciocche della frangetta che ormai si stanno allungando e le solleticano il naso fino a costringerla ad arricciarlo – è una cosa di cui nemmeno si accorge, ma ormai arriccia il naso così spesso che le si stanno disegnando delle rughette appena visibili attorno alla punta tonda. Gendry pensa che dovrebbe chiederle se lascerebbe che fosse lui a risistemarle il taglio. Poi arrossisce, stupidamente imbarazzato dal pensiero, e lascia perdere.
- Come mai sei qui tutta da sola? – le domanda sedendosi al suo fianco, scrutando la distesa bianca di fronte a loro come nel tentativo di scorgere cos’è che attiri tanto la sua attenzione, - Perché non scendi con gli altri? Si sta meglio, al piano di sotto. Il fuoco è caldo.
- Non ho freddo. – risponde Arya, scrollando le spalle. Tiene il cosciotto di coniglio in mano come non sapesse che farsene.
- Non hai neanche fame? – domanda Gendry. Lei guarda il cosciotto e sembra accorgersi di averlo ancora solo in quel momento.
- No. – ammette, porgendoglielo in un gesto gentile. Lui scuote il capo, sperando che questo basti a convincerla a mangiarlo lei, ma lei lo mette via, posandolo sulle assi di legno per poi tornare ad appoggiarsi al davanzale, incrociando le braccia sotto il mento e sospirando piano mentre i suoi occhi si riempiono di nostalgia, ancora pensi nel biancore accecante che ricopre tutto l’altopiano.
- Ti va di condividere? – chiede Gendry, sbuffando una mezza risata. Arya lo guarda con aria interrogativa, e allora lui precisa: - Cos’è che stai guardando con tanto interesse?
- Oh. – Arya sospira ancora, stringendosi nelle spalle mentre torna a guardare fuori. – È solo che ricordo questo fienile. – spiega, - Winterfell è a due, forse tre giorni di cammino da qui, in quella direzione. – dice, indicando l’Ovest con un cenno del mento.
Gendry annuisce, guardando verso il punto indicato dalla ragazzina. Deglutisce, nel capire che sta per dire qualcosa di potenzialmente mortale.
- Se tu volessi, potrei accompagnarti. – dice guardando altrove. Arya si volta, investendolo con un’occhiata colma di stupore che lui si sente addosso ma non ricambia. – Se tu volessi tornare a casa, - ripete, come a darsi forza, - non dovresti viaggiare da sola. Io potrei accompagnarti.
Arya aggrotta le sopracciglia, cercando il suo sguardo ma rassegnandosi presto all’idea di non trovarlo, di dover dedurre la verità nelle sue parole senza l’ausilio di uno sguardo diretto.
C’è una promessa enorme, in quell’offerta. Ben più grande del sacrificio di qualche giorno di viaggio, da soli, a piedi e senza cibo in mezzo alla neve alta fino alle ginocchia.
Sorride, quando lo capisce. Qualcos’altro che Gendry si sente addosso ma non ricambia. Si rifiuta perfino di guardare.
- Grazie. – dice Arya. La sua mano piccolissima attraversa la distanza che la separa da quella di Gendry, che stringe con calore. Gendry si sente sciogliere qualcosa dentro. Potrebbe anche essere solo freddo, ma più probabilmente non è così. – Non voglio tornare a Winterfell, però. – dice Arya, scuotendo il capo, - Voglio arrivare alla Barriera. Se la tua offerta è ancora valida, vorrei che mi accompagnassi lì.
Gendry si volta a guardarla solo in quel momento, quando sente che è giusto, che non è più tanto pericoloso. Non è mai stato tanto coraggioso come in questo momento, mentre annuisce e conferma che sì, l’accompagnerà fino alla Barriera, e confessa a se stesso che, probabilmente, la accompagnerebbe anche più in là, se solo Arya glielo chiedesse.

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