Genere: Introspettivo, Drammatico, Romantico.
Pairing: Arya/Gendry.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Het, Underage, Angst, What If?, Raccolta.
- Dopo essere riuscito a portare via Arya da King's Landing travestendola da ragazzino, Yoren riesce a portare a termine la propria missione, conducendo la ragazzina al sicuro alla Barriera, dove troverà la protezione di cui ha bisogno. Ma le mura di Castle Black diventeranno presto una prigione, e la vita di Arya un ergastolo continuo dal quale solo la presenza di Gendry sarà in grado di farla evadere. Se non nella realtà, almeno per pochi istanti rubati al destino.
Note: *si mette a piangere copiosamente* Ah, questa storia ;_; Prima di tutto, mi sembra ovvio specificare che si tratta di un what if che non prende minimamente in considerazione i fatti successivi alla 2x03, in cui originariamente il gruppo di reclute guidate da Yoren veniva attaccato dai soldati dei Lannister e riportato a King's Landing. Affrontare l'ipotesi per cui Arya potesse diventare un Guardiano della Notte mi ha affascinata fin da quando lei ha cominciato a fingersi Arry <3 Mi piaceva l'idea di affrontare la sua crescita negli anni, e dopo aver superato le varie inibizioni che venivano dal fatto che mi sembrava di farla fuori dal vaso nel lanciarmi in un what if simile, devo dire che a scrivere questa storia mi sono divertita immensamente XD Cosa probabilmente dimostrata dal fatto che è enorme. *cough*
La storia partecipa al sesto round della Zodiaco!Challenge @ fiumidiparole, è ispirata ai dodici temi del set 12 Storie - Buio @ diecielode e partecipa alla challenge di 500themes_ita per il prompt #30 (Una vita di menzogne).
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WINTER WINDS

Morte;

Jon Snow incontra la morte in maniera discreta e silenziosa, da bravo guardiano. È il bacio di ghiaccio della notte gelata oltre la Barriera, unica donna che abbia conosciuto davvero, ad ucciderlo, e lo fa dolcemente, come un’amante affezionata. Il suo cavallo si spezza una gamba scivolando sul ghiaccio durante una delle numerose ricognizioni nelle terre selvagge, e quando accade Lord Snow si trova ad almeno due settimane di viaggio da Castle Black. Lui e il suo meta-lupo proseguono a piedi. Solo, senza cibo né un riparo, Lord Snow chiude gli occhi di fronte a un’imitazione di fuoco freddo già morto prima di nascere, e non li riapre più.
Spettro resta con lui. Poi torna a Castle Black. Arya lo vede arrivare da solo e sa già che è successo. Col cuore che batte furiosamente nel petto, assordandola, si lancia giù per le scale, aiuta i confratelli di guardia a spalancare il cancello e poi si getta in ginocchio in tempo per accogliere il meta-lupo fra le braccia, sotto lo sguardo basito dei guardiani che li circondano.
Spettro guaisce ed uggiola, e poi si divincola dalla sua stretta, correndo svelto fuori dai cancelli.
- Il mio cavallo! – urla Arya. Gendry le si avvicina, afferrandole un braccio e cercando di trattenerla.
- Sei fuori di testa. – sibila strattonandola un po’, - Lo capiranno.
- Potrebbe essere ferito!
- Arry—
- Non chiamarmi così! – Arya lo spinge lontano da sé con un ringhio sordo, afferrando per le redini il cavallo che uno degli stallieri ha accompagnato fino al cortile e saltandogli in groppa, mettendosi immediatamente al galoppo all’inseguimento di Spettro, già quasi indistinguibile nella neve.
Gendry si passa una mano sul viso, sospira pesantemente, recupera il proprio cavallo e le va dietro, lasciandosi alle spalle Castle Black, fra i cui corridoi si spargono già mormorii che sarà difficile mettere a tacere.
Trovano prima il cavallo. Ci mettono cinque giorni, senza mai fermarsi. La sera di quello stesso giorno, trovano anche il cadavere congelato di Lord Snow.
Nell’avvistarlo, Arya scende da cavallo. Si avvicina lentamente, gli occhi sgranati, come non potesse credere a quello che vede. Sa già, per istinto, che è troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Spettro si accuccia ai piedi del suo padrone, la testa appoggiata sulle zampe anteriori, e guaisce sommessamente per tutto il tempo mentre Arya si accascia in ginocchio accanto al cadavere di suo fratello, si piega sul suo petto e, stringendo tra le dita i lembi del suo mantello, piange rumorosamente per ore.
Gendry resta rispettosamente ad un paio di passi di distanza da lei, lo sguardo basso, il cuore pesante di angoscia e tristezza. Le urla e gli strepiti di Arya riempiono l’aria silenziosa della foresta, e per molto tempo non c’è nient’altro.
Poi, anche quello cessa. Arya si rimette dritta, gli occhi rossi, il volto rigato di lacrime, alcune delle quali le si sono già congelate sulle guance. Si passa le mani sul viso, si alza in piedi, si volta verso di lui, così fragile da far male al solo guardarla.
- Gendry. – lo chiama piano. Lui spalanca le braccia sentendo lo stomaco che si annoda, e lei gli corre incontro, nascondendo il volto contro il suo petto e riprendendo a piangere, stavolta in maniera più discreta. – Non so che fare, - singhiozza scuotendo il capo, - non so più che fare.
- Devi essere forte. – le dice lui, la voce spezzata da lacrime e freddo, accarezzandole i capelli corti sulla nuca, - Devi essere forte, Arya.
- Sono stanca di essere forte. – piange lei, abbracciandolo stretto, - Voglio essere debole.
Gendry le posa un bacio sulla sommità della testa e la culla finché le lacrime non si esauriscono un’altra volta. Poi la osserva respirare piano e calmarsi, mentre contempla con aria assorta il cadavere di Lord Snow.
La aiuta ad issarlo sul proprio cavallo, e poi insieme tornano a Castle Black, Spettro che li segue a qualche metro di distanza. Anche il viaggio di ritorno dura cinque giorni, e quando arrivano a destinazione sono entrambi esausti, affamati e profondamente disperati. I mormorii che si erano lasciati alle spalle partendo sono ancora lì quando fanno ritorno, ma vengono pronunciati a voce abbastanza bassa da essere gestibili mentre tutto il castello piange la morte di Lord Snow. In qualche modo dovrà risolvere questa situazione, pensa Gendry, in qualche modo dovrà. Non adesso, però.
Il funerale ha luogo quella sera stessa. Arya si rifiuta di andare a dormire finché anche le ultime ceneri del falò non si sono spente. Resta in piedi di fronte alla pira a farsi bruciare le guance dalle scintille, e Gendry resta accanto a lei fino a quando non si sente così stanco da non sentire più stanchezza.
Albeggia, quando la riaccompagna in camera propria.
- Resta. – dice lei, seduta sul letto, stringendogli una mano.
Lui sospira.
- Arya, abbiamo già attirato fin troppo l’attenzione, per oggi. – prova a ragionare.
Arya continua a guardarlo.
- Resta. – ripete.
Gendry non le dà motivo di ripetere una terza volta.

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