Genere: Introspettivo, Drammatico, Romantico.
Pairing: Arya/Gendry.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Het, Underage, Angst, What If?, Raccolta.
- Dopo essere riuscito a portare via Arya da King's Landing travestendola da ragazzino, Yoren riesce a portare a termine la propria missione, conducendo la ragazzina al sicuro alla Barriera, dove troverà la protezione di cui ha bisogno. Ma le mura di Castle Black diventeranno presto una prigione, e la vita di Arya un ergastolo continuo dal quale solo la presenza di Gendry sarà in grado di farla evadere. Se non nella realtà, almeno per pochi istanti rubati al destino.
Note: *si mette a piangere copiosamente* Ah, questa storia ;_; Prima di tutto, mi sembra ovvio specificare che si tratta di un what if che non prende minimamente in considerazione i fatti successivi alla 2x03, in cui originariamente il gruppo di reclute guidate da Yoren veniva attaccato dai soldati dei Lannister e riportato a King's Landing. Affrontare l'ipotesi per cui Arya potesse diventare un Guardiano della Notte mi ha affascinata fin da quando lei ha cominciato a fingersi Arry <3 Mi piaceva l'idea di affrontare la sua crescita negli anni, e dopo aver superato le varie inibizioni che venivano dal fatto che mi sembrava di farla fuori dal vaso nel lanciarmi in un what if simile, devo dire che a scrivere questa storia mi sono divertita immensamente XD Cosa probabilmente dimostrata dal fatto che è enorme. *cough*
La storia partecipa al sesto round della Zodiaco!Challenge @ fiumidiparole, è ispirata ai dodici temi del set 12 Storie - Buio @ diecielode e partecipa alla challenge di 500themes_ita per il prompt #30 (Una vita di menzogne).
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WINTER WINDS

Partenza;

Il ragazzino è incerto sulle gambe. Guarda fisso davanti a sé in uno stato di costante stupore, ma Gendry non crede che sia a causa del reclutamento, o del viaggio organizzato in fretta e furia, dei nuovi territori che stanno attraversando, del pensiero di ciò che lo aspetta nei prossimi mesi o perfino di quello che lo aspetta una volta che saranno arrivati alla Barriera.
È uno stupore più profondo, uno sconcerto che viene da lontano, anche se lontano potrebbe essere dieci anni come anche solo dieci istanti fa. Non è lo stupore atterrito di chi non sa cosa si troverà davanti nel giro di un paio di giorni, o un paio di mesi, o un paio d’anni. È quello colmo di angoscia di chi ha visto qualcosa e non può ancora crederci, anche se ora se lo sta lasciando alle spalle.
- Arry. – lo chiama. Il ragazzino non risponde. – Arry? – ripete lui, e solo allora lui si volta, gli occhi rotondi e spalancati, enormi sul viso magro ma dalle gote ancora incomprensibilmente paffute, pallide ma ancora visibilmente macchiate da uno sbuffo di rossore infantile, sotto gli strati di sporcizia e sudore che si sono accumulati sulla sua pelle giorno dopo giorno. – È il tuo nome, giusto? – chiede di fronte a quello sguardo così inesauribilmente stupito, tanto che Gendry non è più sicuro che lo stupore derivi da qualsiasi cosa questo ragazzino abbia visto, o piuttosto dal semplice fatto di essersi sentito rivolgere la parola così all’improvviso dopo giorni di ostinato mutismo.
- Sì. – risponde quindi, tornando a guardare fisso davanti a sé. La voce esce gracchiante, sottile come un sibilo, ed il ragazzino fa presto a schiarirsela, aggrottando le sopracciglia con fastidio, come fosse arrabbiato con se stesso e sentisse il dovere di rimproverarsi per quel palese sfoggio di debolezza di fronte ad un estraneo. – Cosa vuoi?
- Avvisarti che forse è meglio se tieni il passo. – gli sorride Gendry, - Cos’è, sei stanco?
- No! – risponde Arry, addirittura offeso dalle sue parole, - No che non sono stanco. Posso camminare per giorni.
- Ti toccherà farlo. – annuisce Gendry, - Per cui dimostra che ne sei davvero capace e tieni il passo, o resterai indietro. Non vuoi davvero allontanarti dal gruppo, - lo avverte, scuotendo il capo, - la via verso la Barriera non è delle più sicure.
Arry si volta a guardarlo, inarcando un sopracciglio.
- E tu cosa ne sai della via verso la Barriera? – domanda con aria supponente.
Gendry scrolla le spalle.
- Abbastanza. – risponde, - Comunque non importa, non è che tu abbia davvero una scelta. – dice, guardandola di sottecchi, - Puoi solo tenere il passo, no?
Arry guarda fisso davanti a sé, e sembra farlo per dei secoli interi. Il silenzio dilata gli istanti, ne rallenta lo scorrere. Il ragazzino fissa la strada che ha davanti, serrando i pugni lungo le gambe magre per impedirsi di voltarsi a guardare quella che si sta lasciando alle spalle.
- Già. – risponde quindi, in un sospiro arreso. Poi comincia a camminare più svelto, lanciando a Gendry un’ultima occhiata infastidita. – Stai attento a non restare indietro tu. – lo avverte quindi, superandolo in corsa e raggiungendo in pochi istanti il convoglio prima che si allontani troppo.
Gendry gli corre dietro, nelle gambe l’inspiegabile sospetto che dovrà continuare a farlo per un sacco di tempo.

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