Pairing: BrianxMatt.
Rating: R
AVVISI: Boy's Love, OC, Incompleta.
- Quando, nella folla scalpitante che è il pubblico del concerto, Brian Molko intravede Matthew Bellamy, ha una "brillante" idea, le cui conseguenze saranno a dir poco devastanti per la sua vita, per quella di Matthew e per il gruppetto di fangirl slasher che assiste allo show e per le quali l'unico obiettivo degno di essere perseguito è quello di cercare di tramutare in realtà ciò che scrivono nelle loro fic...
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
Rating: R
AVVISI: Boy's Love, OC, Incompleta.
- Quando, nella folla scalpitante che è il pubblico del concerto, Brian Molko intravede Matthew Bellamy, ha una "brillante" idea, le cui conseguenze saranno a dir poco devastanti per la sua vita, per quella di Matthew e per il gruppetto di fangirl slasher che assiste allo show e per le quali l'unico obiettivo degno di essere perseguito è quello di cercare di tramutare in realtà ciò che scrivono nelle loro fic...
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
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A Little Respect
CAPITOLO 9
GIOVEDÌ – IL TERZO INCOMODO
Ovvero, di come Philip fu impunemente utilizzato per risvegliare la gelosia di Matt, tra le sonore proteste di quest’ultimo e per la gioia di Brian in crisi d’astinenza.
Era ormai chiaro come la luce del sole che la vita di Matthew Bellamy stava prendendo un corso inaspettato e spaventoso. Si poteva quasi osservarla scivolare inesorabilmente lungo il pendio dell’autodistruzione, verso la valle della pena eterna, trascinandosi dietro come ciottoli tutto ciò che sapeva – o credeva di sapere – e tutto ciò che era – o credeva di essere.
Ogni mattina, quando apriva gli occhi, al povero Matthew veniva ricordata la propria terrificante condizione: chiuso in un bilocale con Brian Molko, costantemente osservato da centinaia di minuscole telecamerine nascoste, condannato da chissà quale forza mistica a dire/fare/pensare cose sempre più imbarazzanti di ora in ora, al punto che ormai sospettava che prima della fine della settimana avrebbe combinato qualcosa di talmente disonorevole che la propria dignità avrebbe definitivamente deciso di tirare le cuoia, e a lui non sarebbe rimasto altro da fare che indossare un sacco di carta sulla testa, scriverci su “sono troppo idiota per poter essere guardato” e andare in giro per le strade di tutta Londra per espiare le proprie colpe.
In tutta quell’incresciosa situazione – mitigata soltanto dalla consapevolezza che ciò che fosse avvenuto fra quelle quattro mura sarebbe rimasto lì, e al più si sarebbe spostato fra le altre quattro mura della stanza della cardiopatica, in ospedale – non c’è da stupirsi del fatto che Matthew Bellamy guardasse al momento del risveglio, ogni mattina, come fosse quello della propria morte. Anche perché, generalmente, il risveglio veniva accompagnato da tutta una serie di strani rumori, provenienti dagli anfratti più disparati dell’appartamento, che non avevano neanche il tempo di essere assimilati correttamente dal cervello, prima di tramutarsi in segnali d’allarme intermittenti, luminosi e rossi, che rilucevano come neon, avvertendolo del fatto che, oh mio dio, Brian stava combinando qualcosa.
Quella mattina, però, c’era qualcosa di diverso nell’aria. Un suono diverso. Un suono… dolce, caldo, vicino, avvolgente e morbido come una coperta. Qualcosa che non gli sembrava di aver mai sentito, ma che lo stava cullando così teneramente da obbligarlo a sorridere soddisfatto e raggomitolarsi un po’ di più fra le lenzuola, cercando di raccogliere tutte le sensazioni magnifiche che stava provando – il tepore, la soddisfazione, il rimbambimento del sonno, il suono cantilenante – per farne tesoro, e ripescarle dalla memoria per consolarsi quando, in futuro, la realtà si fosse fatta troppo dura per poter essere sopportata.
In realtà, ora che era lievemente più lucido e poteva ascoltare il suono con più attenzione, forse poteva anche ricordare di aver già sentito qualcosa di vagamente simile. Lo stesso suono dolce e ovattato. La stessa cantilena tremolante.
Quand’era piccolo, per poche settimane, aveva tenuto in casa un gatto. Ponzo, l’aveva chiamato. Avrebbe voluto chiamarlo Killing Machine, ma la mamma non l’aveva trovato un nome appropriato per un cucciolo, e perciò lui aveva ripiegato sulla seconda scelta, Ponzo, appunto, e gli si era affezionato subito. Giocavano insieme, mangiavano insieme – spesso dallo stesso piatto – si lavavano insieme, dormivano insieme e, ovviamente, si svegliavano insieme.
E a Ponzo piaceva svegliarlo strusciandoglisi contro con il musetto bagnato e…
…facendo le fusa.
Si tirò a sedere con uno scatto e nel movimento la sua fronte incontrò qualcosa, qualcosa che dopo l’impatto venne sbalzata all’indietro e fece “ouch”. Registrò il suono con timore e, massaggiando il punto dolente sulla testa, lentamente aprì gli occhi.
- Bellamy! – strillò Brian strofinandosi una mano sul mento, prima ancora che lui avesse completato l’operazione, - Uno ti sveglia gentilmente e questo è quello che ottiene in cambio! Una testata! Non mi meraviglia che la tua donna sia una fangirl!
- Svegliarmi gentilmente…? – sillabò Matthew, confuso, guardandolo con curiosità.
Brian sembrò riprendersi immediatamente dal dolore. Sfoderò un sorriso ammiccante e indecente e si strinse nelle spalle, avvicinandoglisi con fare felino.
- Purr morning… - soffiò malizioso, strizzando gli occhi brillanti di ogni cattiva intenzione possibile e immaginabile.
Matthew lo guardò.
Osservò la curva piena delle labbra ancora piegate in quel sorriso da allucinazione.
Le ciglia lunghe, irreali, tanto che si sentiva quasi spaventato dall’eventualità che si allungassero ancora e gli si attorcigliassero addosso, intrappolandolo.
Le guance morbide e bianche, gonfiate appena nell’espressione di pura, lasciva derisione che Brian gli stava rivolgendo.
Abbassò gli occhi.
Incontrò la scollatura della maglietta.
Indugiò fra le zone d’ombra che si intravedevano appena fra le clavicole e i pettorali.
E un secondo dopo era già in piedi, e nel movimento aveva rivoltato il materasso, mandato all’aria tutte le lenzuola, sparpagliato per terra il contenuto di una borsa che Brian doveva aver poggiato ai piedi del letto prima che lui si svegliasse e, non ultimo, spinto Brian talmente lontano che ora si ritrovava seduto all’inizio del corridoietto che separava la camera dal piccolo soggiorno, e lo guardava, gli occhi spalancati e le labbra dischiuse in un’espressione di stupito divertimento, come non credesse davvero possibile che quelle molestie che gli stava facendo potessero portare a un risultato simile.
- Bellamy! – disse poi, mentre ancora lo guardava e si compiaceva della sua espressione sconvolta, del suo respiro irregolare, e probabilmente anche del battito folle del suo cuore, che in qualche modo doveva riuscire a sentire, - Poverino, decisamente hai bisogno di scaricare un po’ di frustrazione sessuale!
Fu abbastanza.
Matthew strinse i pugni. Divorò a passi enormi lo spazio che lo separava da Brian e si fermò proprio davanti a lui, fissandolo dall’alto. Anche Brian lo guardò, aggrottando appena le sopracciglia, incerto. Poi Matthew si chinò, lo prese per il colletto della maglietta e lo sollevò, rimettendolo in piedi – mentre si stupiva della sua leggerezza – trascinandolo verso il letto – mentre si stupiva della sua docilità – e gettandolo sul materasso, per poi arrampicarglisi addosso, tenendolo fermo con gambe e braccia, occhi negli occhi, a un centimetro di distanza, tanto furore nello sguardo, che osservava riflesso in quello dell’altro, quanto non gli sarebbe mai sembrato possibile provare.
- Prova a miagolare, adesso. – sibilò a un centimetro dalle sue labbra, osservando quegli occhi, ormai non più divertiti, e quelle labbra, ormai non più sorridenti, tendersi in un’espressione di puro stupore.
Così rimasero, immobili, fissandosi l’un l’altro, mentre i loro respiri si accavallavano nello spazio fra le bocche.
E poi Brian si lasciò sfuggire un gemito.
E Matt si tirò indietro.
E il gemito divenne una risata.
E Matthew cambiò colore.
- Bellamy!!! – strillò Brian, ridendo come un matto, - Ossignore, se avessi voluto farla venire fuori così, non sarebbe venuta bene neanche la metà!!! – commentò felice, scrollandosi di dosso il suo corpo ormai molle e alzandosi in piedi con noncuranza.
- Co… che…? – domandò Matt, sollevandosi sui gomiti, completamente inebetito, senza avere capitò neanche in parte ciò che era successo, ma terribilmente sospettoso di aver definitivamente mandato a quel paese quel famoso ultimo pezzetto di dignità di cui sopra.
- “Co” e “che”, Matthew, esatto. – continuò a ridere Brian, senza freni, - Le ragazze passeranno tutto il giorno a ringraziare la tua idiozia.
- …?
Brian osservò il suo sguardo vacuo dalla soglia del corridoio, dove ormai si trovava, con le mani appoggiate graziosamente sui fianchi.
- Oddio. – sospirò, - Ma ti si deve spiegare tutto?
E lì Matthew finalmente capì di essere stato manipolato per la soddisfazione delle fangirl e si passò una mano sugli occhi, penitente.
Brian continuò a ridere e Matt ascoltò la sua risata farsi più lontana mentre lui spariva nel cucinino. Poi scattò nuovamente in piedi e lo inseguì, sul piede di guerra.
- Tu! – disse, puntando un indice accusatorio verso di lui, mentre Brian caricava la macchinetta del caffé, - Tu ti diverti!!! – si voltò verso il vaso oltre il tavolo, dove sapeva trovarsi nascosta una videocamera, - Anche voi! – sbraitò, prima di tornare a guardare Brian, - Ma da loro posso aspettarmelo! La cosa indecente è che ti diverta anche tu!
Brian ghignò, stringendosi nelle spalle.
- Non posso farci niente, non è colpa mia. – si giustificò il cantante dei Placebo, - È che sei troppo divertente! Guardati, tutto affannato e con i boxer gonfi!
- Io non ho i boxer gonfi!!! – strillò Matt, saltando sul posto e coprendosi l’inguine con le mani, per ogni evenienza, - E quello che dici non ti giustifica affatto!!!
- Aaaah, Bellamy… - mormorò Brian, infastidito, - Sto ancora dormendo in piedi, nonostante tu abbia fatto tutto ciò che era in tuo potere per svegliarmi, e gradirei prendere un caffè. Litigheremo dopo, se non ti dispiace.
Matthew arruffò le penne.
- Certo! Come preferisci! – sbottò, - Continua pure a- a- a stare dietro al tuo caffè! Tanto, è più importante bere un caffè che chiarire le cose fra noi!
- Ti conviene andare di là, prima di dire altre cose imbarazzanti… - commentò Brian distrattamente, senza neanche guardarlo.
- Per una volta hai ragione! – annuì Matt con convinzione, - Vado in bagno!
- Oho, il posto migliore per lasciare che i boxer si sgonfino…
- Piantala con questa faccenda dei boxer!!!
L’eco delle risate lo accompagnò fino in bagno, all’interno del quale entrò trafelato, richiudendosi istantaneamente la porta alle spalle e sedendosi sulla tazza.
Cosa DIAMINE stava facendo?!
E cosa diamine stava succedendo nella sua testa?!
Non poteva continuare così. Brian non poteva continuare a fargli questo. Non poteva continuare a prendersi gioco di lui, non poteva continuare a combinare tutti questi casini. E per quanto lo riguardava non poteva continuare neanche a parlare, respirare, nutrirsi e vivere!
Quell’uomo doveva sparire.
Doveva sparire, o sarebbe stata la fine.
Sospirò pesantemente e si abbandonò contro il muro dietro di lui, guardando in basso lo spettacolo desolante e vagamente raccapricciante dei propri boxer effettivamente gonfi.
- Santo cielo… - mormorò fra i denti, infastidito.
Cercò di trovare una posizione più comoda, ma non ci riuscì.
Guardò in alto, verso la barra di plastica che reggeva la tenda della doccia, e individuò in un’occhiata la telecamerina che stava lì appesa, apparentemente innocua e innocente.
La scrutò con più attenzione.
…innocente il cavolo, c’era l’obiettivo che gli si avvicinava! Dannato robottino curioso!
- Saranno un po’ cavoli miei! – abbaiò, dando all’affare un pugno tale da costringerlo a rigirare su sé stesso.
Poi sentì la voce ovattata di Brian che lo chiamava, dall’altra stanza, e, per quanto il pensiero di ignorarla potesse essere allettante, si accorse subito che il suo tono era abbastanza serio e composto da meritare dieci secondi d’attenzione.
Riaprì la porta del bagno e ne fece capolino. Brian stava dritto davanti a lui, un braccio sollevato e le dita strette a pugno, come fosse in procinto di bussare.
- Oh. – disse stupito il cantante dei Placebo, - Sei già venuto fuori? Mi aspettavo che ti saresti sciolto sul pavimento per la vergogna, ma meglio così.
Matthew espirò, esasperato.
- Cosa c’è, Brian?
- Un ospite! – rispose lui immediatamente, sorridendo allegro.
Matthew risollevò lo sguardo.
- Un ospite…?
Brian annuì, afferrandolo per la collottola e cinguettando gioioso “dai, vieni a vedere, è cooosì cariiiino!!!”.
Pochi secondi dopo erano in soggiorno.
E Matthew fissava sconvolto un diciottenne dalla pelle pallida e un paio di enormi occhi verde scuro, fisico minuto e corti e ricci capelli rossi.
Aveva perfino le lentiggini.
Lanciò un’occhiata dubbiosa a Brian, che saltellava sui piedi al colmo della felicità.
E cominciò a temere per la propria incolumità.
Quella mattina, Julianne era arrivata in ospedale col classico sorriso demoniaco sul volto, ed aveva chiamato tutti a raccolta sbraitando di cellulare in cellulare che aveva un annuncio importantissimo da fare e che sarebbe convenuto a tutti essere nei paraggi, quando la decisione fosse stata presa.
Terrorizzati dall’idea che Julie potesse prendere una qualche decisione da sola, tutti, compresi Alex e Tom, s’erano precipitati in camera di Terry, e lì avevano preso a lamentarsi per l’orario – le sette appena – chiedendosi per quale oscuro motivo, se l’idea malefica che Julie aveva avuto era già pronta dalla sera precedente, come lei andava dicendo, fossero stati costretti a quella levataccia per sentirla.
- Perché ieri sera non era ancora perfettamente definita! – motivò Julianne, con cipiglio fiero, mentre si accomodava accanto a Terry come su un trono, poggiando il pc sul grembo dell’amica. – Ma adesso ci sono. È tutto perfettamente studiato. E scommetto che approverete tutti.
- Avanti! – borbottò Amanda, inquieta, - È inutile continuare a tenerci così sulle spine! Forza, parla.
Julianne ghignò. E non se lo fece ripetere due volte.
Afferrò Philip per i capelli, lo fece volare sopra al letto, portandolo dal lato in cui lei stessa si trovava, e poi lo espose come un trofeo di guerra.
- Signore e signori… l’arma segreta.
Quattro paia d’occhi si posarono su Phil, e poi scivolarono su Julianne.
- Che vorrebbe dire? – chiese Terry incerta.
- Già, che vorrebbe dire?! – rincarò Phil, sottraendosi alla stretta della ragazza, - Se pensi che ti lascerò fare qualcosa col mio corpo contro la mia volontà, sei fuori strada!
- Non ti farò fare niente contro la tua volontà, sta’ tranquillo… - mormorò Julianne, sferzandolo con uno sguardo crudele, - Mi limiterò a chiederti gentilmente di comportarti secondo la mia. E vedrai che andrà tutto bene.
- Perdonami se dissento! – protestò il ragazzo, - L’ultima volta che hai detto qualcosa di simile hai cercato di farmi lanciare con un paracadute dal pizzo di una montagna, e non sarebbe andato “tutto bene”, se ti avessi dato retta!
- Tze’! Era un modo per farti fare la figura del figo davanti a Terry, tanto per cambiare! Ma se tu non sei in grado di capire quali sono i tuoi amici e tutti gli sforzi che fanno per aiutarti…
- …era un modo per liberarti di me e poi mettere le tue manacce sulla mia donna! Confessalo!
- Assolutamente no. Cooooomunque. – continuò la ragazza, disinteressandosi a lui e passando a spiegare le proprie teorie alla platea che la osservava silenziosa, - Ricordate quando ieri si parlava di “forzare” Matthew a prendere coscienza di ciò che prova per Brian?
Tutti annuirono attenti, e Tom si grattò il mento interessato, mentre Alex incrociava le braccia sul petto e sorrideva, probabilmente già consapevole di quanto si stava tramando.
- Ebbene… lui è la soluzione a tutti i nostri problemi! Insomma, guardatelo… potrà essere un impiastro… - borbottò, stringendosi nelle spalle, mentre Phil strillava infuriato che lui non era un impiastro e lei, invece, era proprio una vecchia megera fuori di testa, - …ma almeno è carino. Intendo, esteticamente piacevole. Una bellezza giovane, in piena fioritura…
- …la classica bellezza alla quale Brian non potrà restare indifferente. – concluse per lei Alex, schiaffandole una mano sulla spalla, - Ebbrava Julie! Tu hai stoffa! Che ne diresti di cominciare a lavorare per me?
- Aspetta, aspetta… - mormorò Gaia, picchiettandosi con l’indice sulle labbra, - Fatemi capire. Voi volete mandare Philip là dentro per tentare Brian…?
- Esatto! – annuì Julianne.
- E come fate a sapere che funzionerà? – continuò la biondina, dubbiosa, - In fondo, a quanto ho capito, Brian non è granché “interessato” a Matthew… almeno non oltre il mero interesse fisico e forse scientifico, dal momento che il mio ragazzo è un animaletto un po’ strano… e poi mi pare di aver letto da qualche parte che Brian abbia una compagna…
- Sì. – confermò Alex, scuotendo le spalle, - In effetti sta con una donna. Ma vedi, Gaia, tesoro, io conosco i miei polli. E Brian decisamente è mio. Ed è un pollo. Ed anche se magari di Philip in sé non potrebbe fregargliene di meno… senza offesa, Phil…
- Si figuri, - sorrise malefico Philip, - signora Weston…
- Sei un ragazzino maleducato! – commentò Alex, afferrandolo per il collo e spiaccicandolo contro un muro. – Dicevo, anche se del moccioso sicuramente non gli fregherà un accidente, non si risparmierà mai qualche scenetta equivoca. Soprattutto se comportandosi in maniera equivoca potrà causare una qualche reazione di Matt…
- Alle cui reazioni, invece, è molto interessato… - continuò Teresa.
- …se non altro perché lo divertono. – concluse Tom, annuendo con decisione. – Sì, si può fare. Io sono d’accordo!
- Sentite! – strillò Philip, staccandosi dal muro e protestando con veemenza, - Qua sembrate tutti prontissimi a decidere del mio futuro, ma nessuno di voi si sogna neanche di chiedere il mio parere, eh?!
I presenti lo guardarono, sbigottiti.
- Nessuno pensava di farlo, in effetti. – ammise Julianne, mettendo bellicosamente le mani sui fianchi.
- Ah, bene! – disse Phil, infuriato, sbattendo una mano sul comodino di Teresa, - Certo! Mandiamo Philip dentro l’appartamento con l’infoiato e il pazzo, forza! Di sicuro ne verrà fuori qualcosa di divertente! Ma chi se ne importa di lui?
- Oh, avanti! – sbuffò Amanda, sistemando la frangetta bionda sulla fronte, - Come se la cosa ti dispiacesse!
- Si dà il caso che mi dispiaccia!
- Ma… ma avanti! Non prendiamoci in giro! – sbottò Marianne, spaventata dall’idea di perdere qualche bella scena lemon, perdendo la disponibilità di Phil, - In un appartamento, da solo, con Brian Molko e Matthew Bellamy! È il sogno di ogni fanboy che si rispetti!
- Io non sono un fanboy!
- Ma sei gay. – puntualizzò Julianne.
- Non sono neanche gay!!!
- Sì, certo, certo… - mormorarono in coro Julianne e Amanda, roteando gli occhi e gettando indietro il capo.
- Tesoro… - soffiò la vocina flebile di Teresa, sollevandosi su tutte le altre, - Dai, ti stiamo solo chiedendo un favore… puoi farlo per me…?
- Teresa!!! Anche tu!!!
- Be’, anche io ho il mio ragazzo là dentro, e non mi sto lamentando più di tanto…
- Gaia!!!
- Siamo fangirl! – rincarò Julianne, annuendo, - È normale!
- Siete una razza malefica e meritereste di essere relegate tutte su un’isola deserta per sempre! E poi comunque potrete anche mandarmi là dentro, ma non avrete mai la mia collaborazione! Non farò niente per mettermi fra quei due!
Julianne, Amanda e Teresa lo scrutarono dubbiose.
Generalmente, di fronte a un bel maschio Philip non resisteva. Non ci provava neanche. Diventava improvvisamente un uke tentatore da manga yaoi di serie z.
Alex sospirò.
- Be’, allora, se dici che non c’è pericolo, cosa ti costa andare lì dentro per qualche ora? Magari non verranno fuori scene sexy, ma forse una ventata d’aria fresca porterà nuove scene comiche. Sarà già qualcosa.
Tom annuì con convinzione, tirando opportunamente fuori dalla tasca il libretto degli assegni.
E forse fu quello a convincere Phil.
O forse fu l’occhiata che lanciò allo schermo del computer, sul quale Brian e Matthew si rotolavano nel letto mezzi nudi.
Fatto sta che tirò fuori un broncio da gran signora offesa, si ravviò una ciocca ribelle dietro l’orecchio e, socchiudendo gli occhi, annunciò “E sia. Ma non andrà come tutti voi sperate!”.
Su queste ultime parole, Julianne ed Amanda l’avevano preso per le braccia, l’avevano sollevato da terra e poi s’erano messe a correre, trascinandolo fuori dall’ospedale e in macchina, in tutta fretta verso l’appartamento.
- Brian… - azzardò Matthew, timoroso, guardando il cantante e il ragazzino appollaiati insieme sulla scala, mentre si appendevano alla tenda della finestra del soggiorno, cercando di staccarla dal suo sostegno senza stracciarla, - …non sarete troppo vicini?
Brian gli lanciò uno sguardo sconvolto dall’alto.
- Bellamy, siamo su una scala a due metri da terra e tutto quello che sai dirmi è che io e lui siamo troppo vicini?! Dico, sei stupido?!
- È che… - continuò il frontman dei Muse, stringendo i pugni e pestando i piedi a terra, - …non capisco!!! Non hai avuto nessuna voglia di lavare le tende, da quando siamo chiusi in questa casa! E invece arriva lui… - sbuffò, lanciando uno sguardo infastidito a Philip, - e cominci a pensare a tutti i modi possibili e immaginabili per stargli appiccicato!!!
- Stiamo solo tirando giù le tende, Matthew, santo cielo! Oggi sei proprio in vena, eh?
- In vena di cosa? – chiese Matt, distraendosi appena, ma proprio mentre guardava Brian con grandi occhi curiosi e ignari colse di sfuggita Phil strusciarsi con incredibile competenza su di lui, fingendo una casualità talmente navigata da far pensare fosse l’esponente di spicco di una categoria di mestieranti poco ortodossi, ed esplose. – Ecco, GUARDA!!! – strillò, - Lo sta facendo di nuovo!
- Ma cos’è che starebbe facendo…? – chiese Brian, guardando attentamente Philip, che lo fissò di rimando con un’aria di pura innocenza negli occhi.
- Ma non lo vedi?! – ansimò Matthew, agitato, - Ti si struscia addosso! È come una piattola! L’ha fatto adesso, e l’ha fatto anche poco fa, e l’ha fatto anche prima, quando ci siamo presentati e ti ha baciato sulla guancia, e anche poi, quando vi siete messi a lavare i piatti insieme, e anche dopo, quando ti ha aiutato a passare la scopa per terra, e poi tu gli hai anche guardato il culo mentre salivate sulla scala- e non ti sembra assurdo aver fatto tutte queste cose in venti minuti?!
Brian sospirò e saltò giù dalla scala, dimostrando grande destrezza, e mentre Phil si accovacciava meglio sull’ultimo gradino, e si sporgeva per guardare la scena, si avvicinò a Matthew e lo fissò negli occhi.
Chiaramente, Matthew indietreggiò terrorizzato.
- Matt… - chiese Brian, sorridendo dolcemente, - …se sei geloso dillo.
- GELOSO IO!!! – esplose Matthew, i capelli dritti in testa, - Mai sentito niente di più ridicolo!!! Non è colpa mia se fate cose indecenti sotto i miei occhi!!!
- Matthew… - spiegò pazientemente Brian, picchiettando con un piede sul pavimento, - Se anche tutti questi presunti strusciamenti di cui parli avessero avuto luogo, sarebbero stati solo strusciamenti… capisci? Niente di eccezionale!
- Niente di eccezionale!!! – continuò a sbraitare Matthew, gesticolando. Il suo sguardo venne catturato per un attimo da Phil, ancora sopra la scala, e d’improvviso i suoi occhi si fecero vuoti e le sue labbra si spalancarono in segno di mastodontico sconvolgimento. – Cioè, ma GUARDALO!!!
Brian lo guardò.
Un ghiacciolo – uscito fuori da chissà dove, meglio non indagare – pendeva gioioso dalle labbra rosa di Philip, mentre il ragazzo si limitava a succhiarlo con falso disinteresse, le manine intrecciate sotto il mento e gli occhioni puntati sui due litiganti sotto di lui.
- Dici che lo fa apposta? – ghignò Brian compiaciuto, incrociando le braccia sul petto.
- Oh!!! Ho sentito abbastanza! – asserì Matthew, battendo un piede per terra e dirigendosi deciso verso la camera da letto, - Continua pure a- a- a- ad amoreggiare con… con questo moccioso! Chissenefrega d- … della figura che fai davanti… davanti alle telecamere! Basta! Mi sono rotto!
Brian lo osservò attraversare impettito il soggiorno e poi sparire in corridoio, le labbra arricciate in una piega di divertita curiosità, e quando non lo vide più tornò a guardare Phil, che non aveva ancora spiccicato una parola che non fosse il proprio nome, e rimaneva lì, immobile, appollaiato sulla scala come un adorabile pappagallino sul proprio trespolo, e sorrideva angelico.
- Ma tu sei vero o sei un robot? – chiese, con un sorriso ironico, sbuffando una risatina breve.
Philip si strinse nelle spalle e strizzò carinamente le palpebre, lasciando dondolare le gambe giù dalla scala.
- Oho. – ridacchiò Brian, spalancando gli occhi e annuendo, - Scommetto che se fai così con tutti farai stragi di cuori!
Philip negò elegantemente, scuotendo il capino da una parte all’altra.
Brian sbuffò e mise una mano sul fianco, divaricando lievemente le gambe.
- Ci fossimo conosciuti dieci anni fa… e in una situazione diversa… - aggiunse, lanciando uno sguardo alla camera da letto e cogliendo l’immagine deprimente della montagna di lenzuola che Matt si era tirato sopra la testa in un estremo tentativo di isolarsi dal resto del mondo, - …ma al momento attuale, e in questa situazione, niente da fare, bimbo caro. Dì pure alle ragazze che sono state ge-nia-li.
Philip accolse con un sorriso enorme il cuoricino virtuale contenuto nelle parole di Brian e poi lo guardò spostarsi a passi lenti ma decisi verso la camera da letto.
- Matthew… - chiamò Brian, a bassa voce, introducendosi con circospezione nella stanza e avvicinandosi titubante al letto, - Sei ancora vivo, vero?
- Vattene via… - piagnucolò la voce di Matt da sotto le lenzuola.
- Avanti, avanti! – lo richiamò Brian, allegro, sedendosi sul materasso accanto a lui, - Che cos’è questo broncio?
- Non ho il broncio… e anche se l’avessi non potresti vederlo, dal momento che ho deciso che la mia faccia non può essere guardata da nessuno e mi sono nascosto qui!
- Matt, dovresti piantarla di dire cose così… imbarazzanti…
- Lo so! – strillò lui, agitandosi con tutte le coperte come una piccola onda, - Ma tanto ormai sono rassegnato! Dev’essere l’aria di questo posto! Mi fa dire idiozie!
- Probabilmente è la mia presenza… - commentò Brian con una punta di boria, dondolandosi sulle braccia avanti e indietro.
- Adesso non cominciare…! – implorò Matthew, sollevando appena le coperte e lasciando che un occhietto azzurro potesse sfuggire all’oscurità e scivolare brevemente sulla figura rilassata di Brian che si accomodava sui cuscini. – Ma poi oggi sei particolarmente a tuo agio! – commentò irritato, tornando a coprirsi.
Brian rise ancora, una risata che risuonò come campanellini nell’aria intorno a Matthew, e che lo raggiunse ovattata dal resto delle coperte.
Scostò lievemente le lenzuola e si trattenne a stento dall’impulso di chiedergli di ridere ancora.
“Ossignore…”, pensò con evidente disperazione, respirando i sottili fiati di aria fresca che arrivavano da fuori, “mi sta decisamente succedendo qualcosa di strano. Non sarà che…!!!”.
- Beeeellamy. – lo chiamò Brian, palesando il proprio disappunto, - Guarda che io non starò qui fuori a osservare un mucchio di coperte per sempre. Tu sei decisamente più carino da osservare, quindi tira fuori la testolina e parliamo da persone adulte, vuoi?
Matthew fece capolino, stringendo le coperte fra le mani.
- Brian, ma tu ti ascolti quando parli? – chiese dubbioso, scrutandolo con sospetto.
- Sì. – annuì tranquillamente Brian, sorridendo e guardandolo dritto negli occhi, - Sono estremamente gentile, vero?
- Non è solo questo! – borbottò Matthew, sistemandosi meglio sul materasso e ponderando per qualche secondo sulla convenienza o meno dell’imbarcarsi in quel discorso in quel momento. Fissò Brian. Brian sorrideva ancora. Sospirò. – Tu sei… - cercò la parola, gli sembrava non ne esistesse neanche una in grado di descriverlo perfettamente, - …disorientante. Ecco, sì. Tu disorienti.
- Non sei il primo che me lo dice… - sogghignò apertamente Brian, accavallando le gambe.
- Oh, per favore! – commentò Matthew, sbuffando e tirandosi a sua volta a sedere, - La maggior parte delle persone che lo dicono non hanno la minima idea di ciò di cui stanno parlando! Anche io… - sospirò, cercando di raccogliere in quel sospiro tutto il coraggio che gli serviva per andare avanti, - Anche io dicevo cose simili, su di te. “Quel tipo è strano”, “Di quel tipo non si capisce niente”. Tu sei diverso.
Brian annuì interessato, rimanendo in attesa che lui proseguisse.
- Voglio dire, non sei una persona assurda. Hai le tue fisse, le tue ossessioni, i tuoi capricci incomprensibili, come tutti, ma… non sei finto. Sei molto – deglutì – reale. E riesci, non so come, a tirare fuori degli atteggiamenti veramente allucinanti, come questi tuoi modi da femmina tentatrice in calore, o i sorrisi vuoti che ogni tanto mi propini, e i modi altezzosi da principessa quando non sei soddisfatto… - Brian ridacchiò appena, gli stessi campanellini di prima, Matthew li sentì bene e ne fu felice, - Riesci a tirare fuori comportamenti simili e restare comunque magnetico.
Sollevò lo sguardo e lo fissò.
Nella penombra della camera – le tapparelle erano ancora abbassate dalla notte -, riusciva a scorgere a stento il suo sorriso maligno e compiaciuto, e gli occhi semichiusi e maliziosi.
- Anche adesso, vedi? – sbottò, con una risatina, - Sei incredibile.
- Matt… - bisbigliò Brian, scuotendo il capo e ridendo con lui, - Matt, avvicinati.
Oh.
OH.
Oh, Dio.
- …che?
Brian ridacchiò ancora, rilasciando il capo sulla spalla.
- Dai. Non farti pregare…
Matthew deglutì di nuovo, a vuoto.
“Non può essere”, si disse, “questa è roba da film! Non succederà!”.
- Maaatt… - continuò a chiamarlo Brian, una nota di tenerezza nella voce, - La mia pazienza ha dei limiti…
“Non succederà niente!”, continuò a ripetersi Matthew, cercando di convincersi, “Vorrà farmi qualche stupido scherzo! Magari arriverò a un centimetro da lui e mi dirà ‘buh!’ e io… io ci resterò talmente male che penso sverrò”.
- Allora?
Matthew annuì lentamente, appoggiandosi sulle mani e spingendosi in avanti per raggiungerlo dal suo lato del letto. Brian rise e si schiacciò contro il muro, invitandolo a sovrastarlo e spostarsi davanti a lui. Matt accolse l’invito, incapace di staccare gli occhi dai suoi, ipnotizzato dal loro brillio innocente e malizioso allo stesso tempo.
- Ancora un po’… - sussurrò Brian a un centimetro da lui.
“Ok. Magari ho sbagliato i miei calcoli”, pensò distrattamente Matthew mentre ubbidiva docile, “Magari mi sa che- ossignore.”
Brian sbatté le palpebre un paio di volte, arricciando il naso e ridacchiando.
Poi si sporse in avanti.
Ed in effetti lo sfiorò.
Lo sfiorò appena.
Sul labbro superiore.
Matthew lo sentì.
E quasi davvero svenne.
Ma poi Brian si ritirò.
Lo guardò ancora.
E scoppiò a ridere.
- Noooo, non ce la faccio!!! – confessò, dandogli una manata sulla faccia e costringendolo a rotolare fino ai piedi del letto, - Sei troppo, troppo divertente!!! – si voltò verso la telecamera incastonata come un diamante nel centro della spalliera del letto, dandole delle pacche amichevoli sull’obiettivo, - Ragazze, lo so, scusatemi, voi ce l’avete messa tutta, anche io, ma lui – e indicò Matthew, sconvolto e imbarazzato come mai prima di quel momento, ancora immobile a metà fra il materasso e il vuoto, - lui è veramente allucinante! Cioè, ma l’avete visto? Aaah, è così carino che potrei davvero cascarci!!!
- B-Brian…
- No, scusa Bellamy, davvero, io non ho niente contro di te, sul serio! – continuò Brian, asciugando le lacrime agli angoli degli occhi, - Ma tu devi anche capirmi!
…capirlo.
Capirlo.
CAPIRLO!!!
Fece per alzarsi in piedi, ma la sfiga che lo attanagliava decise di non lasciarlo in pace neanche in quel momento, e le gambe gli rimasero intrappolate fra le lenzuola. Rovinò a terra, sbattendo il sedere sul pavimento, fra le risate sempre più grasse e divertite di Brian che commentava “Non posso credere che tu sia vero! Sei come un cartone animato!!!”.
Riuscì a risollevarsi e fuggì in soggiorno, trascinandosi dietro tutte le lenzuola in uno strascico molto elegante e vagamente idiota.
Brian gli corse dietro.
- Oh, andiamo Matt… - disse comprensivo, dandogli un paio di pacche sulle spalle, - dai, ti va di bere qualcosa?
- Sì, così finiremmo a fare qualche altra vaccata come ieri sera… non aspetti altro tu, vero?! – replicò Matthew, brusco, guardandosi intorno, - Adesso recupera quel tuo stupido moccioso e torna ad amoreggiare con lui, saremo entrambi più felici!
- Oh, mi sono rotto. – sbottò Brian, voltando il capo, - Phil, vieni fuori e divertiamoci un po’, Matt non è in serata!
- EHI!!!
- …ma dov’è Philip?
I due diedero un’occhiata alla stanza. Era completamente vuota. Un bigliettino minuscolo sul tavolo era tutto ciò che restava di lui.
“Ciu XXX” diceva.
Brian scoppiò a ridere.
- Santo cielo, quel ragazzino è veramente un amore! Giuro che se ne avrò la possibilità in futuro ci farò un pensierino.
- …
- Matthew? Che diavolo hai adesso? Perché fai quella faccia da pesce?
- …siamo…
- …?
- …siamo soli, vero? – mormorò l’inglese con terrore.
Brian capì.
Ghignò.
- Oh, sì, caro. Completamente.
Molte ore più tardi, dopo essere sopravvissuto a uno sfiancante pomeriggio passato a fuggire in tutti gli angoli più reconditi della casa per sottrarsi al controllo di Brian – cosa peraltro difficile, visto che il piccolo bilocale non possedeva angoli reconditi – e ad una cena talmente imbarazzata e pesante da somigliare in maniera inquietante a un pranzo di presentazione del fidanzato ai genitori, Matthew s’era gettato a peso morto sul divano, aveva afferrato il telecomando e aveva cominciato a fare zapping in giro per le reti locali, alla ricerca di qualche televendita per trolley.
I trolley rosa erano ormai l’unica cosa che lo consolasse, in quell’orribile situazione.
Naturalmente, dopo aver sistemato la tavola e lavato le stoviglie, Brian non poteva lasciarlo in pace. Non poteva decidere di aver fatto abbastanza, per quel giorno, non poteva pensare di essere stanco e assecondare la geniale idea di andare a letto presto.
No.
Matthew lo osservò con la coda dell’occhio sfilare il grembiulino rosa, appenderlo al piolo sul muro e poi voltarsi a guardarlo con un sorriso apparentemente innocente sul viso, prima di cominciare a saltellare allegramente verso di lui e sprofondare sul divano al suo fianco con un urletto d’approvazione.
Fu a quel punto che pensò che, anche se Brian non aveva avuto la geniale idea di andare a dormire, magari poteva averla lui. Spense la televisione, posò il telecomando sul bracciolo del divano e fece per alzarsi, ma Brian allungò un artiglio e lo trattenne per una spalla.
- Che c’è, Matty? – chiese con un ghigno feroce, - Paura?
- Sonno. – rispose lui senza neanche pensarci, - Ed esasperazione! – aggiunse poi, riducendo gli occhi a due fessure.
“E paura non rende, dannato Molko”.
Brian ridacchiò felice, strattonandolo un po’.
- Avanti! Facciamo pace!
- Mi compri un trolley rosa?
Il frontman dei Placebo sospirò, roteando gli occhi.
- In effetti oggi non l’avevi ancora detto. No, Matthew, non ti comprerò un trolley rosa. Il che è inquietante, perché vuol dire che tengo più io di te alla tua dignità umana.
Matthew sospirò e ricominciò a tirare per alzarsi, ma la presa di Brian si fece più forte sul suo braccio e controvoglia lui si trovò costretto ad assecondarla e tornare a spiaccicarsi sul divano, sperando di scomparirci dentro.
- Su, su, guardiamo un po’ di tv. – suggerì Brian, sporgendosi sopra di lui per raggiungere il telecomando e provocandogli una serie infinita di infarti che gli tolsero il fiato e la voglia di respirare. – Ci sarà qualcosa di decente, oltre a queste stupide televendite…
Il “qualcosa di decente” venne individuato in un film horror risalente più o meno agli anni venti, in cui un mostro verde e bitorzoluto, dalla forma lontanamente antropomorfa, fuoriusciva da una palude e senza alcun motivo prendeva di mira una giovane donna, bella e bionda, che passava i tre quarti della pellicola a correre guardandosi indietro e strillando, per poi inciampare sull’unico minuscolo sassolino della radura e cadere a terra – e lì restare, per esigenze di copione, in attesa che il mostro le si avvicinasse e approfittasse di lei.
Matthew rimase ovviamente rapito.
Al di là del fascino grottesco di quell’orribile film, c’era qualcosa che attirava Matthew, e che gli impediva di staccare gli occhi dallo schermo.
Quella era la sua storia!
Lui era la bella bionda!!!
E Brian era il mostro verde e bitorzoluto che lo inseguiva!
E lui continuava a cadere sui milioni di sassi che quel mostro orribile continuava a gettare davanti a lui, mentre contemporaneamente lo inseguiva – e il fatto che fosse impossibile non lo toccava minimamente – e sarebbe finito anche lui come la signorina del film! Sarebbe rimasto lì per terra perché delle stupide fangirl l’avevano stabilito e quell’essere osceno si sarebbe avvicinato e… e…
- …dobbiamo proprio guardare questo? – disse Brian con voce lamentosa.
Matthew si voltò a guardarlo, preparandosi ad un’arringa appassionata nella quale gli spiegava che era privo di sensibilità, e avrebbe dovuto provare più pietà umana per la povera sventurata, e che comunque non doveva permettersi di privarlo della probabilità di vedere il proprio futuro sullo schermo della tv!!! ma…
…ma lo sguardo di Brian non era irritato. Non era neanche insofferente. E non era ironico e divertito.
Sembrava sinceramente spaventato!
Somigliava allo sguardo di un cucciolo solo e abbandonato sotto la pioggia, che cerca di ripararsi sotto una tettoia mezza scassata e non riesce ad evitare gli enormi goccioloni d’acqua che gli cadono sopra la testa, bagnandolo tutto e rendendolo spelacchiato e morbidoso!
“Oddio!”, pensò Matt, cominciando ad agitarsi, “Gli luccicano gli occhi!!!”.
- N-Non ti piacciono i film horror…? – si sforzò di chiedere, tirando fuori la voce dalle cavità più nascoste del proprio corpo.
- No… - ammise Brian, inarcando le sopracciglia e scuotendo il capino, mentre fissava lo sguardo altrove.
Matthew deglutì.
- Se vuoi cambio… - propose in un soffio, scrollando le spalle.
Brian si lasciò andare ad un sorriso piccolo e dolce che… sembrava proprio sincero, ecco…
E Matthew sapeva che probabilmente non avrebbe dovuto cascarci, che sarebbe stato l’ennesimo disastro, che avrebbe finito per pestacchiare quel poco che restava della propria virilità sotto i piedi e che da un dramma simile non si sarebbe più ripreso, ma…
…Brian negò ancora, si strinse nelle spalle e gli si accoccolò contro, sussurrando che non c’era bisogno, poteva anche lasciare, lui avrebbe guardato altro, e il pensiero che quell’altro fosse lui sfiorò appena la mente di Matt e fu abbastanza per far esplodere l’ultimo neurone funzionante del suo cervello.
Tornò a fissare lo schermo, sudando freddo, imbambolandosi su una foglia di un albero random della scenografia palesemente finta del film e dicendosi “chissà se cadrà, magari cade, ora continuo a guardarla fino a quando non cade!”. E poi Brian gli si avvicinò. E lui lo percepì perché l’aria attorno al suo orecchio cambiò temperatura. E si irrigidì, tremando come un disperato, e aspettò la mazzata da bravo bambino diligente, e lei puntuale arrivò.
- Protège moi… - sussurrò Brian, sfiorandogli il lobo con le labbra, soffiando le parole direttamente dentro di lui, facendolo vibrare tutto come uno di quei peluche ai quali premi un pulsante e cominciano a dimenarsi a ritmo di musica.
Matthew si sentì sciogliere.
Desiderò fosse vero.
Si disperò quando capì che non sarebbe mai successo.
E tornò a guardare Brian. Che lo fissava di rimando. Non un’ombra di sorriso sul volto. Gli occhi enormi spalancati proprio su di lui, decisi, sereni, profondissimi.
- …ti stai trattenendo, vero? – domandò con un sospiro addolorato.
- …sìììììì!!! – strillò Brian, quasi soffocandosi con le proprie risate, gettandosi indietro contro i cuscini e reggendosi il ventre mentre rotolava da un lato all’altro del divano, - Devi scusarmi Matt, davvero, io ce la metto proprio tutta…! Non vedi come ce la metto tutta?!
- Sì, sì… - mormorò Matthew, deluso, alzandosi finalmente in piedi e dirigendosi verso la camera.
- Non offenderti Matty, eh! Farò il bravo da oggi in poi, scusa, eh! – continuò a sbellicarsi Brian senza il minimo pudore.
- Dannato mostro verde bitorzoluto… - fu l’unica cosa che si concesse di dire Matthew, entrando in camera e gettandosi sul letto a pancia sotto, affondando il viso fra i cuscini. - …almeno si approfittasse sul serio, una buona volta!!!
- Matty? Hai detto qualcosa?
Sollevò la faccia dai cuscini, sospirando.
Lanciò un’occhiata alla telecamera sullo schienale del letto.
…no.
Ripeterlo ancora sarebbe stato troppo anche per lui.
Omake.
Il dramma dei capelli.
Brian cominciò a pentirsi del proprio comportamento sconsiderato quando si rese conto che Matthew non sarebbe mai riuscito a prendere sonno, dopo tutto quello che gli aveva combinato quel giorno, e che quindi a lui sarebbe toccato rimanere lì a sopportarlo rigirarsi nel letto come un’anima in pena e strillare “no!!!” ogni volta che lui provava ad allungarsi verso il comodino per spegnere la luce per cercare di dormire.
- Insomma, Matthew! Cerca di darti una calmata, non puoi continuare a comportarti così da verginella!
- Per tua informazione, io sono esattamente come una verginella! Almeno in quel senso!
- Matt, guarda che è passata la mezzanotte, le ragazze probabilmente dormono, non sei obbligato a continuare a fare fanservice mostrandoti in tutta la tua idiozia…
- Quale fanservice?!
- Va be’, lasciamo perdere… senti, non ha senso continuare a star qui senza fare niente, no? Tu non dormirai, e io nemmeno. Alziamoci e cerchiamo di occupare la notte in maniera costruttiva.
- Cosa diamine potremmo fare di costruttivo a quest’ora?! – sbraitò giustamente Matthew, agitandosi sul materasso.
Brian lo guardò da capo a piedi, riflettendo.
- Idea! – disse infine, sorridendo, - Perché non ti fai aggiustare i capelli?
Matthew lo guardò e inorridì.
- Mi pare di averti già detto che, in caso mi fosse venuta voglia di tagliare i capelli, tu saresti stato l’ultimo a cui avrei chiesto!
- E a me pare di averti risposto che sottovalutavi le mie capacità. E comunque non intendo stare qui ad angosciarmi nel letto con te, quindi – lo afferrò per i capelli, alzandosi in piedi e trascinandolo verso il bagno, - diamoci da fare!
- Brian…
- Ssssh! Non mi deconcentrare!!!
- …ma sei sicuro di sapere cosa stai facendo…?
- Io sì! È ovvio! Perché, tu no?
- Be’, è un po’ difficile essere sicuro di quello che tu stai facendo, dal momento che mi hai messo una benda sugli occhi!!! E se devo dire la verità la cosa comincia a spaventarmi…
- Oh, avanti, in fondo hai accettato di metterti nelle mie mani, no?
- Non ricordarmelo. Mi sto ancora chiedendo perché!
- Basta così! – sbottò Brian, sfilandogli la benda dalla testa e permettendogli di guardarsi riflesso nello specchio davanti a lui, - Toh. Dimmi se ti piace.
Matthew si guardò.
- Brian… è una cresta quella…?
- Eh. Sì. Se regge.
- …e quello sui lati è un taglio sfumato…? – chiese ancora il cantante dei Muse, voltando il capo da una parte all’altra per guardarsi meglio.
- Già. È praticamente perfetto.
- …ma scusa, Brian. Quelli sono glitter?
- Sì. – annuì Brian con competenza, sollevando un barattolino rosso, - C’era questo gel qui nello stiletto ed ho pensato di usarlo.
- Sono… glitter azzurri, vero?
- Dico, Bellamy, gli occhi ti servono a qualcosa o eviti di usarli e li tieni lì solo perché sono oggettivamente adorabili?!
Matthew annuì lentamente, alzandosi in piedi, senza riuscire a staccare gli occhi dalla propria immagine.
Finalmente, dopo un paio di minuti di contemplazione, si sentì pronto a voltarsi e guardare Brian.
I suoi occhi in effetti erano completamente inutili, si ritrovò ad ammettere Brian, con un sorriso soddisfatto, dal momento che erano totalmente invasi di lacrime di pura commozione.
- Brian!!! – lo chiamò Matt, la voce rotta, - È perfetta!!! Oddio!!! È l’acconciatura definitiva!!! Non la cambierò mai più!!! Grazie!!! – disse, stringendogli le mani come fosse stato il suo mito personale.
Brian lo osservò zompettare felice fuori dal bagno e correre in camera da letto, per rimirarsi meglio nello specchio grande sull’anta dell’armadio.
Sospirando bonario, il frontman dei Placebo scoccò una veloce occhiata al proprio riflesso e decise che forse era il caso di dare un’aggiustatina anche alla propria acconciatura. Si avvicinò perciò allo specchio e sollevò le forbici all’altezza della fontanella che aveva sopra la testa, e che era diventata ormai così lunga che minacciava di afflosciarsi all’improvviso da un momento all’altro.
Avvicinò le lame ai ciuffetti…
Fece bene attenzione ad aprire le forbici lo stretto indispensabile…
Posizionò la mano perché compisse un movimento deciso e provocasse un taglio dritto e netto…
- BRIAAAAN!!! – strillò Matthew, saltandogli addosso e abbracciandolo con foga.
…
- Scusa se mi sono comportato male oggi!!! – continuò il leader dei Muse, ignaro del disastro, - Sei un angelo!!! Sono bellissimo!!! Sono figo come non lo sono mai stato!!!
Quando Brian riuscì a rimettersi in piedi, scrollandosi Matthew di dosso con un calcione talmente potente da mandarlo a spiaccicarsi contro la porta del bagno, della sua bella fontanella non restava che uno sparuto ciuffetto di capelli tagliati in obliquo.
- TU! Demente!!! Adesso sarai pure figo come non lo sei mai stato, ma GUARDA ME!!! – strillò inorridito l’uomo, - Ti pare questo il modo di ringraziarmi?! Dio!!!
Matthew si fece piccolo piccolo contro il muro, arricciando le labbra.
- Ops… scusa… - mormorò piano, decidendo saggiamente di sparire in corridoio.
Brian sospirò pesantemente e si avvicinò nuovamente allo specchio, valutando il disastro e cercando di trovare una soluzione. Non ne trovò una soddisfacente, e allora decise che ci avrebbe pensato poi e, nel frattempo, Matthew permettendo, avrebbe aggiustato i ciuffetti ai lati del viso.
Si guardò intorno, non vide strani movimenti.
Tese le orecchie, non percepì rumori molesti.
Avvicinò nuovamente le forbici alla testa, puntando deciso contro il ciuffetto destro, che ormai sfiorava quasi il pomo d’Adamo, ed era lì lì per porre fine alla sua folle corsa verso la base del collo quando Matthew riapparve, gli saltò nuovamente addosso e decide di fargli sapere che, semmai avesse capito che la musica non era la sua via, lui era più che disposto ad assumerlo come proprio parrucchiere personale.
- BELLAMY!!! – ululò Brian, afferrandolo per la crestina e scaraventandolo nella vasca, - Sei un demonio!!! Cos’è questa, una vendetta?!
Matthew lo guardò cuccioloso da dietro la tenda ricoperta di paperotti.
- Vendetta, Bri…? Io sono… sono felice…!
- Be’, cerca di essere felice lontano da me!!! – disse allora Brian, agitando le forbici, - Lo vedi che hai combinato? – urlò, indicando l’orrore del ciuffetto spelacchiato che era stato quasi completamente spazzato via.
- Mi… mi dispiace… - biascicò Matthew, stringendosi nelle spalle, - Non avevo idea… scusa…
Brian lo guardò sprezzante dall’alto, cercando di riacquistare la calma.
Poi inspirò ed espirò.
- E va bene. – concesse, tendendogli una mano per aiutarlo ad uscire, - Vieni fuori di lì.
Matthew annuì, ancora lievemente disorientato, e afferrò la mano tesa. Quando fu in piedi, Brian lo guardò con sufficienza e poi gli tese il rasoio.
- Senti. – spiegò, - Tu magari non te ne rendi neanche conto, perché sei stupido, ma ti stai vendicando su di me. D’accordo, lo ammetto, sono stato bastardo oggi. Un pezzo di merda. Okay? Scusa. Va meglio? Mi perdoni?
- …Brian, sei sicuro di-
- Ti prego. – lo interruppe l’uomo, massaggiandosi le tempie, - Sono già al limite. Mi perdoni?
Matthew scrollò le spalle.
- Okay. – disse, - Ma che c’entra il rasoio elettrico?
- È un pegno di pace. Tu mi perdoni, io ti permetto di rasarmi, tanto comunque questa pettinatura non posso più portarla. Non così conciata almeno.
- …
- È come fra scimmie, capisci? Io spulcio te e tu spulci me.
- …lasciamo perdere. Comunque d’accordo, ti taglierò i capelli. Però tu devi permettermi di bendarti come hai fatto con me!
- Mai e poi mai! Neanche se ne andasse della mia vita!
- Ooooh, avanti, Brian! Ti farò una bella sorpresa! Anche io non ero fiducioso, ma poi mi sono ricreduto! Dammi una possibilità!
- Mmmh… d’accordo, senti. Ho già mal di testa e mi sento male. Bendami, fa’ ciò che vuoi e bada di non tagliarli troppo corti, o giuro che ti faccio lo scalpo!
- Va bene, va bene! Non essere così prevenuto nei miei confronti! Avanti, fatti bendare. Ti assicuro che andrà tutto a meraviglia!
- Sono calvo!!!
- Ma no! Vedi, è un’illusione ottica! È solo la luce del neon che-
- Ma che luce del neon?! È una normalissima lampadina elettrica!
- No, ma è lo specchio che ha una curvatura tale che-
- Lo specchio non ha nessuna dannatissima curvatura particolare, Bellamy!!!
- No, ma tu non capisci, è la forma della tua testa che-
- La forma della mia testa è perfettamente normale, stupido idiota che non sei altro!!!
- Ma no, Brian, vedrai, quando domattina ti sveglierai saranno tornati normali e ti accorgerai che questo è stato solo un orribile incubo!
Brian lo fissò sgomento.
- Bellamy, perché non riesci semplicemente ad ammettere di essere stato un idiota incapace perfino di regolare correttamente uno stupido rasoio elettrico?
E fu allora che Matthew fece qualcosa di totalmente inaspettato.
Sogghignò.
Mise le mani sui fianchi.
Si strinse nelle spalle.
- Lo ripeti tu già abbastanza spesso per entrambi, Bri.