Pairing: BrianxMatt.
Rating: R
AVVISI: Boy's Love, OC, Incompleta.
- Quando, nella folla scalpitante che è il pubblico del concerto, Brian Molko intravede Matthew Bellamy, ha una "brillante" idea, le cui conseguenze saranno a dir poco devastanti per la sua vita, per quella di Matthew e per il gruppetto di fangirl slasher che assiste allo show e per le quali l'unico obiettivo degno di essere perseguito è quello di cercare di tramutare in realtà ciò che scrivono nelle loro fic...
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
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A Little Respect
CAPITOLO 6
LUNEDI’ – RIDAMMI L’ACQUA CALDA!
Ovvero, di come Matthew capì l’utilità di svegliarsi presto al mattino per fare la doccia per primo e, nel mentre, si riscoprì fangirl.


Il lunedì mattina di Teresa fu particolarmente soddisfacente. Per prima cosa, appena sveglia, ricevette una visita dai suoi amati genitori, che la ricoprirono di abbracci e d’attenzioni come s’erano ormai abituati a fare da quando la loro piccolina era ricoverata in ospedale. Poi, l’infermiere super-carino che si occupava del cambio delle lenzuola le regalò una caramellina al cioccolato, facendole l’occhiolino e raccomandandole di non dirlo a nessuno. E infine, soprattutto, dopo una settimana di silenzio, finalmente sentì il suo adorato Philip.
- Amore! Sei tu! – gioì, sinceramente e piacevolmente stupita dalla sua chiamata.
- Sì… come stai? – chiese lui, col solito tono incerto e timoroso che usava quando aveva bisogno di farsi perdonare.
- Bene! – rispose lei, allegra, - Sono stata ricoverata in ospedale per un’aritmia, ma ora è tutto a posto!
- …una CHE?!
- Be’, ho avuto questo crollo al concerto dei Placebo… perché hanno fatto quest’esibizione fantastica con Matt…
- S-Sì, ho letto… e… e sei sicura che sia tutto a posto? Dico, perché diavolo non mi hai chiamato?
- Amore, tu sei sempre così impegnato… non volevo disturbarti…
- Solo tu puoi essere così scema da pensare che non avrei mollato immediatamente qualsiasi cosa stessi facendo per correre da te! Perché Amanda e Julianne non mi hanno avvertito?!
- …perché a stento ti tollerano…?
- …insomma. Dove sei adesso?
- Ma guarda che non è necessario che tu venga, sto bene, davvero… - rispose lei, dolcemente, cercando di tranquillizzarlo.
- Teresa! Non… non posso lasciarti in ospedale in balia di quelle invasate delle tue amiche! Quella pervertita di Julianne potrebbe farti di tutto, e Amanda è talmente pigra che scommetto la lascerebbe fare! – si agitò lui, alzando la voce, - Dimmi dove sei.
Teresa sorrise fra sé, rigirandosi fra le dita il ciondolino di Winnie Pooh che le pendeva dal cellulare.
Sì, decisamente Philip doveva avere qualcosa per cui farsi perdonare.
Come sempre.
*

Philip e Teresa vivevano una relazione che faceva infuriare Julianne e impazzire Amanda – dove il tipo di pazzia di Amanda si muoveva su un continuum in cui da un lato stava la pazzia fangirlante da occhi a cuoricino e dall’altro il fastidio più irrefrenabile da bocca storta e lingua penzoloni.
La successione degli eventi cui le povere ragazze erano costrette ad assistere, volta per volta, era sempre la stessa: Teresa e Philip passavano qualche settimana di intense e reiterate dichiarazioni d’amore, occupavano la camera da letto per poi non combinare niente, si facevano regali vari a forma di cuore e ascoltavano insieme, una cuffia per uno, le canzoni del loro “Lettore Mp3 Dell’Amore”, che veniva tirato fuori dal cassetto della biancheria di Teresa solo in quelle occasioni e conteneva l’intera produzione romantica dei Muse e dei Placebo.
Poi, il gruppo di Philip riusciva miracolosamente a guadagnarsi l’opportunità di suonare in qualche sperduto pub di qualche sperduto paesello inglese, e allora tutti insieme partivano – lasciando Teresa a casa – e Philip letteralmente svaniva per un indeterminato periodo di tempo (generalmente dalle due alle quattro settimane), durante il quale era irrintracciabile: non chiamava, non rispondeva al telefono, non si faceva vedere, nulla.
Finito il periodo di follia, Philip tornava dalla sua donna e aggiungeva un tassello a quella che ormai era affettuosamente chiamata “Celeberrima Lista Degli Uomini Con Cui Sono Stato A Letto Pur Dichiarandomi Ufficialmente Fidanzato Ed Eterosessuale”.
Chiunque poteva entrare gratuitamente a far parte della lista, a patto che fosse carino e che chiedesse gentilmente a Philip se per caso gli andasse di passare la notte con lui. E la lista era davvero aperta a tutti, dal momento che ormai contava qualcosa come una trentina di uomini fra cantanti/chitarristi/bassisti/batteristi del suo o di altri gruppi musicali, manager o pseudo-tali, tecnici del suono, tecnici delle luci, gestori del locale e avventori vari ed eventuali.
Oramai, all’interno del suo gruppo e non solo, il soprannome del povero Philip era una poco carina offesa che generalmente si usa per indicare le donne che vendono sé stesse per strada.
E va be’.
La cosa sconvolgente era che Teresa continuava a perdonare, volta dopo volta, tradimento dopo tradimento, aggiunta alla lista dopo aggiunta alla lista.
Inesorabilmente.
Era come se, inconsciamente, Philip tentasse di farsi lasciare e non ci riuscisse, e poi si riscoprisse sempre più felice di non esserci riuscito.
Perciò, viste le premesse, non stupiscono le reazioni che Amanda e Julianne ebbero quando, entrando nella stanza di Teresa, trovarono Philip al suo fianco intento a farle la manicure.
- Tu! – gridò Julianne irritata, puntandogli un dito contro.
- Con chi è stato, stavolta? – chiese invece Amanda mentre, con gli occhi brillanti di curiosità, tirava fuori un taccuino e una penna dalla borsetta.
Teresa le guardò entrambe, sorridendo gioiosamente.
- E’ tornato! Non è meraviglioso?
- Meraviglioso un paio di palle. – commentò acida Julianne, incrociando le braccia sul petto e guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Philip.
- Sì, sì, va bene, ma lasciamo perdere queste stupidaggini! – disse Amanda, ansiosa, stringendo la penna fra le dita, - Il momento della confessione c’è già stato?
- Quale momento della confessione? – sbraitò Philip, arrossendo vistosamente e scattando in piedi – rischiando tra l’altro di rovesciare smalto e acqua.
- Ovviamente quello in cui confessi con chi sei stato questa volta. – ridacchiò furba Amanda, guardandolo con sufficienza.
- Non è che sia un obbligo, per me, tradire Teresa, sai?!
Teresa rise sommessamente.
- Un batterista olandese. – disse poi, tranquilla, soffiando sulle unghie smaltate.
- T-Terry! – la richiamò il suo ragazzo, stringendo i pugni mentre Amanda annotava mormorando felice “Olanda! Ci espandiamo in Europa!” e Julianne rideva diabolicamente, commentando il tutto con un poderoso “Non sei degno di Teresa, tu, fedifrago!”.
- Piuttosto! – esclamò Amanda, schioccando le dita per richiamare l’attenzione, - Philip non sa ancora, giusto?
- Ah, già! – sorrise Teresa, battendo le mani, entusiasta, - Tra l’altro, dovrebbero essersi già svegliati! Sono quasi le dieci, no?
- Già. – annuì Julianne recuperando il portatile dal comodino e posandolo sulle ginocchia di Teresa, sul letto.
- Scusate, ma di cosa state parlando…? – chiese Phil, disorientato, mentre osservava la sua ragazza attivare la webcam e connettersi con qualcosa che ricordava vagamente le schermate televisive dei reality show.
- Be’, sono successe delle cose. – disse Teresa, stringendosi nelle spalle. – Provare a spiegarti sarebbe noioso e lungo… perché non guardi direttamente?
Il ragazzo si sporse oltre la sua spalla, fissando lo schermo con curiosità.
La telecamera sul soffitto del salottino mostrava una stanza ancora buia e silenziosa. Anche il cucinino era deserto.
Teresa pressò un pulsante della tastiera e la visuale si spostò nella camera da letto.
Julianne lanciò un gridolino eccitato, scorgendo una gamba di Matthew sbucare impertinente dalle coperte.
- Ma che fa ancora addormentato a quest’ora? – ridacchiò Amanda, chiedendosi dove fosse finita la testa dell’uomo e ritrovandola sotto il cuscino.
- Ma… ragazze… che diavolo…?
- Quello è Matthew Bellamy. – spiegò Teresa, frugando dappertutto con gli occhi, - E da qualche parte dovrebbe esserci anche Brian Molko.
- Che cosa?! Ma che diavolo avete combinato?! Una livecam ventiquattro ore su ventiquattro?
- Qualcosa di simile. – annuì Amanda, incrociando le braccia e sporgendosi per cercare a sua volta il Brian perduto.
- …sono troppo scioccato per commentare. Cioè, quelli sono veramente Matthew Bellamy e Brian Molko?!
- In realtà quello è solo Matthew Bellamy. – mormorò Terry, delusa, - Ragazze, qui Brian non c’è.
- Signore Benedetto… - sospirò Phil, roteando gli occhi, - Questa è stata un’idea di Julianne, vero?
Julianne scoppiò a ridere, orgogliosa di sé stessa.
- E conoscendoti li avrai imprigionati e ricattati fino a quando non hanno ceduto! Devi avere usato come scusa il malore di Teresa e hai creato questo bel teatrino! Sei disgustosa!
- Oh! – sbottò Julie, offesa, - Io fossi in te non parlerei! Se facessimo una gara su chi è più disgustoso fra noi due ho il vago sentore che ne uscirei sconfitta!
- Se voi ragazze la smetteste di litigare, una buona volta, - li fermò Amanda, irritata da quel continuo gracchiare, - potremmo occuparci di questioni più importanti. Tipo, che fine ha fatto il nostro co-protagonista?
Mentre Philip urlava irritato “Chi sarebbe la ragazza?!” gli occhi delle tre fangirl si puntarono sullo schermo, alla ricerca del loro pupillo.
E il loro pupillo, in quel momento, era nella doccia.
Le ragazze ci misero poco a trovarlo.
Vederlo e cominciare a sbavare fu un’operazione unica.
- Non posso credere che lo stiate facendo davvero! – protestò Phil, coprendosi il volto con le mani e guardando lo schermo fra le dita.
- Sta’ zitto e sii uomo, una volta tanto! – lo rimproverò Julianne, ancora in estasi di fronte al meraviglioso spettacolo di Brian ricoperto di minuscole goccioline d’acqua, sotto il getto della doccia e completamente nudo, - Tanto lo sappiamo tutti che vuoi vedere anche tu!
- …
In quel momento, la porta si aprì discretamente, e Marianne fece il suo timido ingresso.
- Si può…?
- Ah, Mary!!! – la chiamò Amanda, illuminandosi in viso, - Che bello vederti! Corri, c’è qualcosa che non vorresti mai perderti!
La ragazza si precipitò di fianco al letto, imbambolandosi a sua volta di fronte al pc.
- E chi sarebbe questa?! – chiese stupito Philip.
Ma la sua domanda rimase senza risposta: proprio mentre Terry si accingeva a presentare la ragazza, infatti, Brian si guardò intorno e casualmente notò la piccola telecamera nascosta fra gli anelli di plastica che reggevano il telo della doccia. Dopo un attimo di smarrimento, sorrise sensuale all’obiettivo e, poco dopo, lo oscurò.
*

Si svegliò con un fastidiosissimo cerchio alla testa, ricordando chiaramente di aver sentito, come ultima colonna sonora prima di andare a dormire, solo urla. E non urla qualsiasi. Le dannatissime, stridule, insopportabili urla del dannatissimo, stridulo e insopportabile Brian Molko. Il flagello dell’umanità. Colui che, da solo, poteva condurre migliaia di individui al suicidio di massa solo suonando un paio di accordi con la chitarra. L’uomo al quale si dovevano canzoni di enorme profondità poetica quale ad esempio “Every You Every Me” – che sarà pure musicalmente sopportabile, ma Dio, cosa vuol dire?!
Insomma, colui che, in definitiva, da una settimana a quella parte era diventato la sua tortura.
Si mosse a rallentatore fra le coperte, massaggiandosi le tempie nella speranza di far passare quell’odioso malore, e guardandosi intorno.
Era solo.
Dal bagno, poco distante, giungeva il rumore dell’acqua scrosciante nella doccia – con Brian dentro, probabilmente.
Fu allora che, aiutato dall’allegro sciabordio, spalancando gli occhi, capì con terrore di essere preda del più classico fra i bisogni fisico del risveglio.
Doveva immancabilmente fare pipì.
Ora, subito, prima!
Con un balzo fu giù dal letto, e con un altro fu dietro la porta del bagno. In meno di mezzo secondo, stava già riempiendola di pugni infuriati, sbraitando come un ossesso frasi sconnesse quali “Se non esci di lì muoio e ti uccido!” o “Apri questa maledetta porta prima che te la tiri in testa!”.
La voce mugugnante e lamentosa di Brian giunse ovattata dall’interno.
- Che diavolo vuoi, Bellamy…?
- Il cesso! – urlò, ben poco elegantemente, continuando a tempestare la porta di pugni.
- …ma sto facendo la doccia! – protestò la voce di Brian, adesso incerta e lievemente colpevole.
Be’, non poteva dargli torto.
Ma la sua vescica sarebbe esplosa di lì a poco, e non poteva permettersi di fare lo schizzinoso!
- Molko, Cristo santo, capisci o no la situazione?! – ululò, con un ultimo, poderoso pugno.
Brian si prese un secondo per riflettere.
- …be’, puoi entrare. – disse alla fine, - La porta non è chiusa a chiave.
Ringraziando tutti i santi del paradiso e anche un buon numero di diavoli infernali, Matthew spalancò la porta del bagno e si fiondò verso il water, sorridendo beatamente mentre, dopo tanto tribolare, raggiungeva l’agognato scopo.
Ma quando fu libero dal bisogno fisico… allora cominciarono i suoi guai.
Essere praticamente nudo in un bagno, assieme a Brian Molko – Brian Molko! - nudo – e senza praticamente! – con l’unica difesa di uno stupido telo plastificato semitrasparente decorato da milioni di paperette gialle…
…aspetta…
Aspetta, aspetta, aspetta…
…abbiamo detto semitrasparente…?!
Facendo appello a tutta la sua forza e a quel po’ di dignità che ancora gli rimaneva, si forzò a voltarsi verso un punto più sicuro per la sua integrità morale che non fosse l’angolo doccia. Purtroppo, però, il movimento repentino lo portò quasi a gocciolare sulla tavoloccia – che aveva tra l’altro dimenticato di sollevare, grazie al cielo Gaia non era da quelle parti…
- Merda… - commentò infastidito mentre strappava un paio di fogli dal rotolo della carta igienica per pulire l’antiestetico porcile.
- Che succede? – chiese Brian, la voce ritornata ormai ad essere un più consueto e allegro cinguettio.
- Niente! – si affrettò a rispondere lui, ansioso, - Mi lavo i denti.
- …se non ti disturba che io stia qui a farmi la doccia nel mentre, fai pure.
Sospirò pesantemente, afferrando con malagrazia il suo spazzolino rosso a pallini viola e spremendovi sopra un quintale di dentifricio alla fragola.
- Molko, non è che tu mi dia l’allergia o che.
- No, davvero?
- No. Solo, dal momento che sono una persona intelligente, mi rendo conto di quanto migliore sarebbe il mondo se tu non esistessi. Ecco perché protesto.
Una serie di confusi rumori al di là della tenda plastificata e dei mormorii colmi di disapprovazione annunciarono l’improvvisa apparizione del volto di Brian, che prese a fissare con odio quello di Matthew, distante appena un metro e con lo spazzolino in procinto d’infiltrarsi fra le labbra.
- Senti tu! – protestò il moro, coprendosi al meglio con il telo, - Non ti pare di stare un po’ esagerando?!
Ma nel momento stesso in cui i suoi occhi vagarono un po’ sulla figura di Matthew, inquadrandola nella sua interezza, ogni traccia di rabbia svanì, lasciando il posto ad una sguaiata risata di pura derisione.
- Bellamy! – gridò semplicemente, ridendo tanto da sembrare lì lì per soffocare, - Tu mi vuoi morto!
- Che?! Cosa?! – strillò a sua volta Matthew, rosso d’imbarazzo fino alla punta delle orecchie, stringendo lo spazzolino fra le mani con fare agitato.
- Quella… quella cosa!
- Ma cosa?!
- Quella specie di zazzera a forma di procione che hai sulla testa al posto dei capelli! – disse in un fiato, cercando di riprendersi dalle risate che lo stavano tramortendo, senza peraltro riuscirci.
- I-Io non ho una zazzera a forma di procione! – inveì Matthew, particolarmente sensibile per tutto ciò che riguardava i suoi capelli, - E’ solo un taglio particolare!
- Be’, sul fatto che sia particolare mi trovi perfettamente d’accordo! – continuò a ridere Brian, asciugandosi le lacrime dagli angoli degli occhi, - Ma se fino a ieri, quando ti vedevo tutto acconciato per benino, mi sembrava di cattivo gusto ma in fondo passabile, be’, oggi che la vedo così al naturale ho cambiato idea: è oscena!
- Brutto bastardo! Come osi criticare il mio taglio di capelli?! Tu-Tu porti questo taglio improponibile con queste due ciocche idiote che ti cadono sulla faccia! E che diamine è quella frangetta demente?! Per non parlare del ciuffo spelacchiato che hai sulla testa! Te la fa sembrare conica, sai?!
Ma Brian non accolse le provocazioni, limitandosi a sorridere malizioso, forte delle sue convinzioni.
- Questa è alta parruccheria, Bellamy. Tu, al massimo, te li sei tagliati da solo per una scommessa fatta coi tuoi amici mentre eri ubriaco!
- Ah, crepa. – concluse Matt infilandosi lo spazzolino in bocca e cominciando a spazzolare.
Brian ridacchiò ancora, rimanendo ad osservarlo per un bel pezzo.
E fu in quel momento che Matthew si accorse che, anche se solo con la coda dell’occhio, fingendo di non farlo stava facendo l’unica cosa che mai avrebbe dovuto fare in vita sua.
Stava guardando.
I capelli bagnati, scurissimi, appiccicati al capo e alle guance contrastavano in maniera stranamente sensuale col pallore della sua pelle, e le ciglia bagnate sembravano lunghe e spesse il doppio del normale. Perfino i suoi occhi sembravano più grandi. E le labbra piene avevano assunto un brillio tutto particolare, imperlate com’erano dalle minuscole goccioline d’acqua che, scivolando dalla frangia lungo il naso, si raccoglievano su di loro, rendendole…
…assolutamente attraenti.
Quelle dannate…
…quelle dannate belle labbra.
Distolse lo sguardo un attimo prima di venire risucchiato dai suoi occhi sulla strada pericolosissima della contemplazione del resto del corpo di Brian, occultato appena dalla tendina e dai paperotti, e cercò di fissarsi riflesso nello specchio.
Ciò che vide non gli piacque.
Era imbarazzato come un ragazzino che confessa il suo amore alla ragazza più bella della scuola.
Sentì Brian ridere divertito, e proprio quando cercò di concentrarsi nuovamente sul corretto movimento dello spazzolino la sua voce lo interruppe ancora.
- Mi passi l’asciugamano?
Teso come non mai, annuì meccanicamente e, sforzandosi di non guardare nella sua direzione, cercò a tentoni il telo appeso accanto al lavandino e glielo passò.
Grazie al cielo quel bagno era minuscolo.
Grazie al cielo, o per sua somma sfortuna.
Nell’uscire dalla doccia, Brian lo sfiorò accidentalmente con un braccio.
Il contatto con la sua pelle bagnata, e il profumo del bagnoschiuma che usava quasi lo stordirono.
Dio, ma che mi sta succedendo?
- …se vuoi fare una doccia, adesso puoi farlo. – gli sussurrò Brian contro un orecchio, facendolo letteralmente saltare in aria. – Mi sembra proprio che tu ne abbia bisogno! – concluse, ridendo forte mentre, avvolgendosi meglio nell’asciugamano, lasciava il bagnetto per altri lidi.
Una doccia.
Sì, assolutamente.
Una doccia era proprio quello che ci voleva.
Dopo essersi premurato di aver chiuso a chiave la porta, si spogliò completamente e si precipitò sotto il rubinetto, preparandosi a una rilassante e tranquilla doccia tiepida.
Ma quando girò la manopola dell’acqua calda ricevette una brutta, bruttissima notizia.
Tremando di rabbia, sfondò la porta del bagno e, ancora mezzo nudo, si precipitò alla ricerca di Brian.
- MOOOLKOOOH! DANNATOOOH! – sbraitò quando l’ebbe trovato, disteso sul letto a sfogliare una rivista di moda, - RIDAMMI L’ACQUA CALDA!
Brian si limitò a stringersi nelle spalle come non c’entrasse nulla.
- …perché, - sorrise furbo, - è finita?

*


Omake.
Rovistò nel frigorifero per una buona mezz’ora, ma per quanto si sforzasse non riusciva a trovare neanche una minuscola lattina di birra. Neanche un avanzo, neanche un fondo, neanche una gocciolina su un ripiano, neanche la più piccola traccia.
Con un’espressione talmente abbattuta che sembrava avesse appena ricevuto la notizia della dipartita di un caro parente, si voltò verso Matthew, fissandolo con occhi piagnucolosi.
- Che? – chiese lui acido, staccando per un attimo lo sguardo dal televisore.
- Non c’è birra!
Matt scrollò le spalle e ritornò a concentrarsi sullo zapping, totalmente dimentico della sua figura disperata.
- Bellamy!
- Cosa?!
- Non c’è birra!
- Ho capito!
- Non posso credere che in un appartamento inglese non ci sia della birra!
- Embe’, sono pur sempre ragazzine, che ti aspettavi?
- …Bellamy, io non posso sopravvivere senza birra.
Matthew scrollò nuovamente le spalle, sporgendosi interessato in direzione del televisore e fissando un paio d’occhi ammirati su una televendita che si occupava di trolley rosa.
- Bellamy!
- Eeeeh, cosa vuoi che ti dica, esci e vai a comprartela!
- Ma non mi vaaaah… - mugolò lui, lamentoso, accasciandosi sul piccolo divanetto blu al fianco del suo compagno di sventura.
- …non mi starai mica chiedendo di scendere a comprarla per te? – suppose Matthew, troppo sbigottito dalla sua faccia tosta per continuare a interessarsi degli adorabili trolley.
Per tutta risposta, Brian annuì, con un’espressione da bambino teneroso che fece venir voglia a Matthew si schiaffeggiarlo e tirargli le guance per verificare quanto fossero morbide. Non necessariamente in quest’ordine.
- Non se ne parla proprio! – sbottò, alzandosi in piedi e tirandogli addosso il telecomando.
- Aaaaah, Bellamy!!!
- Mai!
- Ti preeeego!
- Taci!
- Non ti disturberò più!
- …cosa hai detto?
Brian fece un minuscolo sorriso, stringendosi nelle spalle con fare infantile.
- Prometto che farò il bravo, se mi fai questo piccolo favore.
- Per tutto il resto della settimana?
- Per tutto il resto della settimana.
- Promesso?
- Promesso.
- …lo voglio per iscritto.
- Bellamy!
- Ok, ok, ho capito! Vado.
Mentre Brian si lasciava andare ad un entusiastico “yay!” di pura gioia, Matthew s’infilò la giacca e si avvicinò alla porta.
Lo attendeva la seconda brutta notizia della sua giornata.
Dopo aver smanettato con la serratura per una trentina di secondi, si voltò verso l’altro uomo.
Il suo pallore cadaverico terrorizzò Brian, che tornò a stringersi nelle spalle e ad appiattirsi contro lo schienale del divano, per mantenere le giuste distanze.
- …siamo chiusi dentro.
In un primo momento, Brian non capì.
Poi sembrò realizzare.
E divenne, se possibile, ancora più bianco di quanto non fosse.
- Ripeti, prego?
- Siamo chiusi dentro. CHIUSI DENTRO! Per tutta la prossima dannatissima settimana! Chiusi dentro!
- Non è possibile! Dev’esserci un modo per uscire!
- Chiusi dentro!
- Devo avere la mia birra!
- Sì fotta, la tua birra! Siamo chiusi dentro!
- Bellamy, adesso datti una calmata! Dobbiamo trovare una soluzione per questa incresciosa situazione!
- Ma che soluzione e soluzione! Moriremo così! Chiusi dentro! Io e te! Per un’intera settimana! Oddio, qualcuno mi salvi!
- Bellamy, giuro che se non la pianti ti infilo questo dannato telecomando in bocca!
- Tanto, cosa vuoi che cambi?! Siamo chiusi dentro!!!
E mentre in quell’appartamento aveva luogo l’Apocalisse, il mondo intero – o almeno, la buona parte che, dopo essersi connessa a internet, aveva ritenuto opportuno pagare per la visione – rideva di loro.

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