Pairing: BrianxMatt.
Rating: R
AVVISI: Boy's Love, OC, Incompleta.
- Quando, nella folla scalpitante che è il pubblico del concerto, Brian Molko intravede Matthew Bellamy, ha una "brillante" idea, le cui conseguenze saranno a dir poco devastanti per la sua vita, per quella di Matthew e per il gruppetto di fangirl slasher che assiste allo show e per le quali l'unico obiettivo degno di essere perseguito è quello di cercare di tramutare in realtà ciò che scrivono nelle loro fic...
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
Rating: R
AVVISI: Boy's Love, OC, Incompleta.
- Quando, nella folla scalpitante che è il pubblico del concerto, Brian Molko intravede Matthew Bellamy, ha una "brillante" idea, le cui conseguenze saranno a dir poco devastanti per la sua vita, per quella di Matthew e per il gruppetto di fangirl slasher che assiste allo show e per le quali l'unico obiettivo degno di essere perseguito è quello di cercare di tramutare in realtà ciò che scrivono nelle loro fic...
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
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A Little Respect
CAPITOLO 7
MARTEDI’ – LE TOVAGLIE NEL CASSETTO DELLE TOVAGLIE!
Ovvero, di come Brian scoprì che, per quanto Matthew potesse sembrare preciso, era in realtà un casinaro della Madonna e, nel mentre, si riscoprì fangirl anche lui.
Dopo averlo osservato mettere radici davanti allo specchio del bagno per qualcosa come tre o quattro ore, trattenendo a stento le risate si decise ad entrare, interrompendo l’accuratissima analisi che Matt stava facendo dei propri capelli.
- Stai decidendo di raparli a zero? No, perché se stai decidendo di raparli a zero, io voto contro. – disse, apparendogli alle spalle e sollevandosi sulle punte per guadagnare un centimetro di specchio oltre le sue spalle.
- Primo, - ribatté Matt, infastidito, senza staccare per un attimo gli occhi dal suo riflesso, - nessuno qui sta parlando di tagliare anche solo un capello. E secondo, anche nel caso in cui ci stessi pensando, stai tranquillo: tu saresti l’ultima persona sulla Terra del cui parere terrei conto.
- Oh, ma come sei crudele! – protestò lui, con una smorfia offesa, arricciando graziosamente le labbra, - Non tener conto del mio buon gusto è veramente sciocco!
- Ma se non hai alcun buon gusto?! – sbottò Matt, guardandolo di sbieco, - E poi è abbastanza chiaro ormai che litigheremmo anche per decidere il colore delle pentole da usare per cucinare… figurati se potremmo mai essere d’accordo su un’acconciatura!
Brian si puntellò il labbro inferiore con l’indice, guardando in alto con aria pensierosa.
- In realtà – disse, tornando improvvisamente a guardarlo, - c’è qualcosa che hai fatto sulla quale non ho mai avuto niente da ridire.
Matthew si voltò a guardarlo, stupito, prendendosi un colpo quando, avendolo di fronte, comprese esattamente quanto esigua fosse la distanza fra i loro corpi.
Cercò di schiacciarsi contro il lavandino, per fargli capire senza dirglielo che avrebbe preferito maggiore distacco, ma… Brian sembrò non capirne un accidenti o quantomeno fregarsene bellamente, perciò rinunciò e si dedicò ad attività più interessanti.
Tipo cercare di capire quale miracolo potesse avere compiuto nella sua breve vita per guadagnarsi un plauso da Brian Molko.
- Sarebbe? – chiese, curioso, appoggiandosi al lavabo con le mani per non cadere all’indietro a causa della posizione obliqua e arcuata che aveva assunto per evitare di sfiorare il corpo di Brian in troppi punti.
- Be’, non so se ricordi… - cominciò lui, avvicinandoglisi di più, - c’è stato un periodo in cui avevi i capelli blu.
Matthew spalancò gli occhi, sconvolto.
- Ecco. In quel periodo avevi un’acconciatura niente male, anche se avrebbe potuto essere migliore in effetti, e poi comunque quel colore ti donava tantissimo.
…non avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo.
Né tantomeno arrossire.
Brian parlava con l’attenzione e la competenza di un estetista che commenta un’opera di suo gusto, non gli stava esattamente facendo dei complimenti, ma…
…al diavolo, in fondo erano complimenti.
- D-Davvero ti piacevano quei capelli…? – chiese, sbigottito, sporgendosi a sua volta verso di lui.
Brian annuì, sicuro.
- Be’, almeno avevano una forma, se capisci cosa intendo. Cioè, io ho difficoltà a capire il senso dei tuoi capelli adesso, ma quelli erano, come dire, studiati. Avevano un loro perché.
Si sentì commosso.
Coi lucciconi agli occhi, annuì con convinzione.
- Sai, quei capelli non sono piaciuti a nessuno! – si lamentò, felice di aver trovato qualcuno in grado di comprendere la sua vecchia passione per le pettinature assurde, - Non so quante paternali mi ha fatto Dom su quanto fossi ridicolo e su quanto sembrassi un’emokid! Per non parlare di Tom, che era talmente preoccupato per la mia immagine che quasi mi costringeva a mettere una parrucca!
Brian ridacchiò, coprendosi la bocca con una mano con un gesto adorabilmente infantile.
- Povero Matty incompreso… - lo consolò, dandogli due pacche sulla massa informe che aveva sulla testa, - Ma non temere, c’è qui zio Bri che ti capisce perfettamente.
E così dicendo, con estrema semplicità, si sporse in avanti per quei due millimetri che li separavano e lo baciò lievemente sulle labbra.
Matt fece quasi un salto indietro, e nel muoversi scompostamente per sfuggire a quel contatto perse l’equilibrio e scivolò rovinosamente sulle piastrelle, finendo col sedere per terra e la schiena contro il piede del lavabo.
- Che-che-che hai combinato?! – gracchiò, rosso in viso e cieco d’imbarazzo, strusciandosi la bocca con una manica.
Brian si chinò davanti a lui, guardandolo innocentemente.
- Era solo un gesto consolatorio! – disse, come fosse normale consolare il tuo coinquilino baciandolo, - Non puoi sconvolgerti tanto per un po’ di contatto umano!
- Contatto umano?!
- Sì, dai, in fondo è anche quello che le ragazzine vogliono. Non ti senti in colpa a farle attendere troppo…? – spiegò, allungando una mano verso di lui e posandola con disinvoltura alla base della sua gola, scivolando poi lentamente verso il basso, fino ad ancorarsi alla scollatura della maglia.
Incapace di pensare a una qualsiasi minaccia in grado di costringerlo ad allontanarsi, Matt rimase inerme, fissandolo negli occhi.
E per la prima volta gli sembrò di cominciare a intuire come fosse possibile che tante persone potessero realmente apprezzare i Placebo. Non era una questione di canzoni orecchiabili, o di testi talmente assurdi da poter assumere qualsiasi significato l’ascoltatore avesse voluto dargli… era una questione di carisma.
Di occhi spaventosamente azzurri che sembra ti stiano fissando con malizia anche quando non lo fanno.
Di gesti disinvolti da corteggiatore esperto.
Di sorrisi lievi e accattivanti di chi sa con certezza che se ti vuole ti avrà, con o senza il tuo permesso scritto.
Era una questione d’impossibilità di ribellione.
Una questione di resa incondizionata.
…una questione di Brian.
Una questione alla quale lui sembrava incapace di resistere.
- Perfetto. – disse Brian, tranquillo, alzandosi in piedi di scatto e lasciandolo lì per terra con un palmo di naso, - Esaurito questo argomento, possiamo passare ad altro.
- Co… che…? Che argomento…? – chiese lui, riprendendosi lentamente dalla trance.
- Ma è ovvio. – rispose Brian, sorridendo spavaldo, - L’argomento “Matthew Bellamy è assolutamente cotto del sottoscritto”.
- I-Io… non sono affatto cotto di te! – si affrettò a protestare, ritrovando la forza nelle gambe e tornando a fronteggiarlo dall’alto dei due centimetri che aveva più di lui.
- Come vuoi, come vuoi… - sospirò Brian, abbandonando il bagno con aria vittoriosa, agitando una mano come per salutarlo.
Quando fu solo, si abbandonò nuovamente contro il lavandino, rilasciando tanta di quell’aria da sentirsi sgonfio.
Non gli piaceva la piega che stava prendendo la cosa.
Non gli piaceva affatto.
E gli sarebbe piaciuta ancora meno se avesse saputo cosa succedeva fuori dall’appartamento.
La piccola platea di fronte allo schermo luminoso non aveva ancora digerito adeguatamente le immagini che aveva appena visto, quando da uno degli spettatori si sollevò un sospiro infinito che si concluse con un singhiozzo talmente potente che tutti si voltarono, preoccupati, per chiedere se fosse tutto a posto.
Gaia rimaneva accucciata sul lettino, al fianco di Teresa, le mani strette in grembo a stropicciare l’orlo della lunga gonna raccolta sulle gambe, le labbra tese nella smorfia di chi vorrebbe gridare ma si trattiene e gli occhi talmente gonfi e rossi di pianto da sembrare enormi.
- G-Gaia! – si affrettò a richiamarla Teresa, stringendole le spalle in un abbraccio affettuoso, - Tesoro! Oh, come mi dispiace!
Lei si nascose il volto fra le mani, scoppiando a piangere disperatamente.
- Oh, povera cara! – singhiozzò Phil, commosso, accorrendo a sua volta al fianco della ragazza e stringendola in un abbraccio protettivo, - Non devi vergognarti di sentirti così! Posso capire cosa stai provando! Quello che ti ha fatto quella strega di Julianne è terribile!
- Ehi…! – protestò Julie, ma venne immediatamente fermata da Amanda che, tirandola per un braccio, le fece capire che quello non era esattamente il momento di perorare la causa dei suoi diritti di fangirl.
- Gaia, tesoro, mi si stringe il cuore a vederti così! – disse Marianne, incrociando le mani sul petto, - Forse abbiamo esagerato, che dici, Julie? Forse dovremmo farli uscire…
- Ma… ma… - azzardò Julianne, senza sapere realmente cosa dire, sentendosi tremendamente in colpa.
- N-No, ragazzi, voi non… non capite… - mormorò Gaia, asciugandosi frettolosamente le lacrime dal viso, - Non capite, io… io sono… la sua ragazza…
- Appunto per questo… - azzardò Mary, carezzandole lievemente una guancia ancora bagnata.
- No, no! – continuò Gaia, scuotendo decisamente il capo, - Sono la sua ragazza eppure non ho provato nemmeno un briciolo di gelosia, mentre si baciavano! Ero… accecata dal fangirling!
La tensione che annebbiava la stanza sembrò sciogliersi come burro, quando Gaia ebbe spiegato le sue posizioni e fu tornata a piangere disperatamente per quello che a suo dire era “un tradimento enorme all’onore della categoria fidanzate”.
- Ma… ma non devi preoccuparti! – cercò di consolarla Julie, enormemente sollevata, - E’ assolutamente normale essere sopraffatte dal fangirling! Non saresti una vera fangirl, altrimenti!
- D-Davvero…? – chiese la ragazza, speranzosa, sollevando appena il capino.
- Ovviamente no. – precisò Amanda, sempre sensibile, - Ma non ha molto senso stare qui a tormentarti perché trovi piacevole guardare il tuo ragazzo mentre fa il cascamorto con Brian.
- A-Avanti, Amanda… - cercò di ammorbidirla Mary, spaventata dalle possibili conseguenze delle sue parole, mentre Gaia riprendeva a disperarsi, - Matt in fondo non… non stava facendo il cascamorto…
- Come no? – chiese la ragazza, stupita dalla negazione di quella che era per lei una verità palese, - Ma l’abbiamo visto tutti!
Soltanto un pizzicotto di Julianne riuscì a farla rinsavire, e a farle capire di tacere, una buona volta.
- Quello che Amanda intendeva dire… - spiegò Julianne, premurosa, - è che per Matt, come per tutto il resto del mondo, non è facile resistere al fascino di Brian. E… e questo vale un po’ anche per noi… - inventò, - e per te, ovviamente… cioè, è normale che tu non ti ingelosisca guardando la scena… intendo… intendo… cosa intendo, Terry?
- Ehm… - si agitò la ragazza, sentendosi chiamata in causa, - Ecco… intendi… insomma, quello è Brian! Guardandolo fare qualsiasi cosa non si può fare a meno… ecco… non si può fare a meno di sentirsi affascinate!
- Sì, esatto! – le diede man forte Marianne, - Chi ha spazio per la gelosia quando c’è Brian nei paraggi?
- Proprio così! – annuì Phil, stringendo affettuosamente una mano attorno alla spalla sottile di Gaia, cercando di infonderle coraggio.
Lei tirò su col naso, vagamente sollevata.
- S-Sì… in fondo… credo che abbiate ragione… era… effettivamente era troppo sexy per potersi ingelosire…
Tutti annuirono, profondamente convinti dell’assoluta verità di quanto detto.
Sembrava incredibile quanto le cose stessero andando bene. Matthew, nelle situazioni di stress, era divertente esattamente come ci si sarebbe aspettati da lui, e Brian… be’, Brian era sempre il migliore ad interpretare sé stesso.
E le fangirl stavano giusto dicendosi che non c’era nient’altro al mondo che desiderassero chiedere quando, riportando gli occhi sullo schermo, videro l’unica cosa che mai, neanche nei sogni più belli, avrebbero sperato di poter ottenere.
Matthew Bellamy stava lavando i piatti.
Matthew Bellamy indossava un grembiulino rosa.
Matthew Bellamy, sotto il grembiulino rosa, aveva solo i boxer.
Infatti, mentre le fangirl cercavano di consolare la povera Gaia in un momento di difficilissima accettazione della sua parte oscura, nell’appartamentino abitato da Brian e Matthew aveva luogo il disastro: Brian Molko si accorgeva di quanto, a dispetto delle apparenze, Matthew Bellamy tenesse all’ordine.
Cioè praticamente niente.
Era iniziato tutto quando, entrando in camera, aveva trovato il letto ancora disfatto.
- Bellamy! – aveva chiamato, irritato, osservandolo apparire dal bagno ancora frastornato e afferrandolo per la collottola, - Guarda qui!
Matthew era rimasto a fissare il vuoto, come non capisse una parola di ciò che stava dicendo.
- Non vedi niente?!
Lui aveva scosso il capo, innocente come un neonato.
- Cos’è che dovrebbe essere in un determinato modo e invece non lo è? – aveva insistito Brian, fermamente intenzionato a dare una regolata a quel moccioso.
- Non… non capisco…
- Il letto, Bellamy! Il letto! Che ore sono?
- Le… ma sarà mezzogiorno e qualcosa, cosa vuoi che ne sappia…? E poi che diamine c’entra col letto…?
- C’entra, Bellamy, perché a mezzogiorno il letto dovrebbe essere già a posto da un pezzo!
Matt si era limitato a fissarlo con occhi vacui per un’infinità di minuti.
- …e quindi? – s’era deciso a chiedere infine, dal momento che Brian non faceva altro che tremare di rabbia.
- E quindi, - aveva strillato Brian, strattonandolo qua e là come un pupazzo, - il fatto che ieri l’abbia rimesso a posto io non ti autorizza a credere che lo farò ogni giorno!
- A-Ah… - aveva balbettato Matthew, ancora rintronato dal volo che aveva fatto, - I-Io credevo… che ti fossi preso questo compito o qualcosa di simile…
- Io invece credevo che l’avremmo fatto una volta l’uno. – aveva asserito lui, deciso - Ed è esattamente così che faremo.
- V-Va bene, se ci tieni così tanto… ma per carità, lasciami andare, mi stai facendo male!
Brian aveva mollato la presa con uno sbuffò inviperito, lasciandolo cadere a terra come un sacco di patate.
- Datti una mossa, e poi vieni ad aiutarmi di là. – aveva concluso, dirigendosi a passi svelti verso il cucinino.
Matthew era rimasto per qualche secondo ad osservare perplesso il letto, riflettendo sul fatto che non ne avesse mai rifatto uno in vita sua e non sarebbe stato in grado nemmeno di dire da che parte avrebbe dovuto cominciare. Dopodiché, la sua riflessione era stata interrotta da un urlo lancinante proveniente dall’altra stanza.
Terrorizzato, era scattato a soccorrere Brian, che già immaginava legato a un piede del tavolo e minacciato con un coltello da qualche ladro senza scrupoli, per ritrovarsi davanti… ad un Brian assolutamente sano e salvo che osservava il lavabo della cucina con sguardo inorridito, le mani contorte per il fastidio e la bocca storta in una smorfia furibonda.
- Non hai neanche lavato i piatti!!! – aveva gridato Brian, afferrandolo nuovamente per il collo e riprendendo a strattonarlo su e giù per la stanza come una pezza vecchia.
- B-Brian, non capisco cosa ti faccia pensare che avrei dovuto farlo io!
- Perché ieri l’ho fatto io, Bellamy! Conosci almeno le basi di una civile convivenza?!
- …a casa in realtà fa tutto Gaia, quindi non è che…
- Ma Gaia è la tua donna! Io non sono la tua donna, né lo sarò mai se le cose continuano di questo passo, quindi non intendo servirti e riverirti come se lo fossi!
- …se le cose continuano di questo passo?!
- Aaaah, perché senti solo quello che vuoi sentire?! – aveva sbraitato furioso Brian lanciandolo in aria e riprendendolo al volo per il collo della maglietta, - Adesso concentrati: ci sono dei piatti. Sono sporchi. Qual è la cosa migliore da fare?
- …lavarli…?
- Esatto. Ed è giusto dare per scontato che la persona con cui vivi faccia i lavori domestici per entrambi?
- …no…?
- Bravo, Bellamy! Vedi? Puoi arrivarci anche tu, se ti sforzi!
- …quindi cos’è che dovrei fare…?
- …fai sparire questi dannati piatti prima che te li rompa in testa UNO ad UNO, Bellamy!
E così dicendo era tornato a passo di carica in camera da letto, dove aveva ripreso ad urlare come un ossesso di fronte alla vista del letto ancora da rifare.
Sentendo chiaramente gli argini della sua pazienza scricchiolare come fuscelli sotto i piedi, Matthew gli era andato incontro, cercando di risolvere pacificamente la cosa.
- Brian… dovrai… essere molto calmo, con me… perché io non sono abituato a tutto questo… né tantomeno sono abituato a te… quindi per me è particolarmente difficile…
Brian l’aveva guardato come fosse un essere disgustoso, e l’aveva afferrato per un orecchio.
- Tu, ragazzino maleducato. Non avrò alcuna pietà.
E in quel momento gli argini avevano fatto crack ed erano definitivamente crollati, lasciando libero sfogo alla sua ira.
Matthew s’era divincolato dalla stretta – rischiando tra l’altro di perderci l’orecchio – e s’era diretto deciso verso la cassettiera accanto al frigorifero, spalancando tutti i cassetti e cominciando a gettare in aria qualsiasi cosa gli capitasse sottomano. Tovaglie da tavola, tovagliolini di varie dimensioni, forme e colori, posate, tappi di sughero e di plastica, elastici, spaghi, sacchettini per conservare le cose in freezer, frullini automatici, piatti e bicchieri di plastica, fazzolettini di carta, forbici di vario genere, insomma, tutto quanto fosse possibile trovare in una cassettiera da cucina era stato ingloriosamente sparpagliato sulla superficie dell’appartamento, al punto che nessun centimetro di pavimento sembrava libero da cianfrusaglie.
E i cassetti sembravano essere senza fondo, oltre che avere la capacità di contenere quintali di materiale.
Brian era rimasto attonito ad osservare la rappresaglia di Matthew, con le mani che gli tremavano dall’irritazione e gli occhi fiammeggianti di rabbia.
- …Bellamy. – lo aveva richiamato quando, ansante, aveva finito di rovesciare il mondo per terra e aveva richiuso i cassetti con un sorrisino soddisfatto. – Adesso ti senti meglio?
- Ovviamente sì. – aveva risposto Matt, incrociando le braccia sul petto e gonfiandosi come un pollo da combattimento.
Brian aveva annuito lentamente, prendendo atto.
Poi era scomparso, e per qualche minuto Matthew non aveva sentito altro che lo scrosciare dell’acqua nel lavandino, ipotizzando che si stesse sciacquando il viso per calmarsi.
Ma non aveva neanche avuto il tempo di scappare, quando l’aveva visto apparire nuovamente sulla soglia del cucinino e gli aveva gettato addosso un’intera secchiata di acqua gelida.
- Uwaaaaah! – aveva urlato, stupito e infreddolito, scuotendosi come un cagnolino nella speranza di scrollarsi di dosso almeno un paio dei mille litri d’acqua sotto i quali gli sembrava di stare annegando, - Che cazzo ti salta in mente, Molko?!
Brian l’aveva guardato con ostinazione, senza muovere un muscolo.
I suoi occhi brillavano. Furiosi, ipnotici.
Matthew aveva lanciato uno sguardo circospetto al disastro intorno a lui e aveva ipotizzato fosse giunto il momento di calmarsi e cercare una soluzione.
- Sorvolerò sulla pietosa scenata che hai appena fatto. – aveva dichiarato Brian, picchiettando nervosamente con un dito sulle braccia conserte, - E ti dirò di più: raccoglierò io tutto quello che hai buttato a terra. Ma tu adesso t’infili il grembiule e lavi i piatti. Chiaro?
Matthew l’aveva fissato e aveva capito d’improvviso che l’aveva scampata bella. Che quegli occhi promettevano di essere in grado di partorite punizioni ben più pesanti, e che a lui conveniva senza dubbio chinare il capo e ubbidire, per quanto la cosa lo disgustasse.
Perciò aveva annuito, mugugnando uno “scusa” stentato e sperando che Brian non gli chiedesse di ripetere ad alta voce.
Brian non glielo aveva chiesto, e per tutta risposta si era limitato a passargli un grembiulino rosa confetto con la stampa di un cuore sulla tasca cucita nella parte anteriore.
Matt aveva guardato prima il grembiule e poi chi glielo stava passando, sollevando perplesso un sopracciglio.
- Non vorrai che mi metta questo coso?
Brian aveva sorriso furbo, tendendogli più decisamente l’indumento.
- E non solo. Sei completamente fradicio, e se non vuoi prenderti una polmonite ti conviene toglierti questi vestiti.
Era stato allora che Matthew aveva capito di aver sopravvalutato la magnanimità di Brian.
Quella era la punizione peggiore che avrebbe potuto imporgli.
Lui…
…non aveva altri dannatissimi vestiti.
- Molko… non dirai sul serio?
Brian non aveva fatto che sorridere, chiudendo gli occhi e inclinando il capo di lato come una graziosa scolaretta.
- Non se ne parla! – aveva strillato Matt, correndo a perdifiato verso la camera da letto e rovistando affannosamente nel borsone che aveva portato con sé, dal quale veniva fuori tutto tranne che una maglia e un paio di pantaloni.
- Bellamy! – lo aveva sgridato Brian, attorcigliandogli il grembiule attorno al collo e piantandogli un piede nel centro della schiena, tentando di strozzarlo, - Stai sparpagliando in giro tutta la tua roba! Ma non impari proprio niente, tu?!
- O-Ok, ho-ho capito… s-soffoco… Mol… Molko!!!
Indignato, Brian l’aveva lasciato andare, gettandogli addosso il grembiulino.
- Non… non me lo voglio mettere! – s’era lamentato Matthew, stringendo l’indumento fra le mani come volesse strapparlo e rotolando sul letto, in preda a lamenti degni di un’anima in pena.
Brian gli aveva lanciato uno sguardo crudele.
E due secondi dopo aveva preso a spogliarlo, intervallando ogni capo sfilato con un doloroso scapaccione in qualche punto sensibile del suo corpo.
Alla fine della fiera, Matthew s’era ritrovato obbligato a lavare i piatti in mutande e grembiulino.
E Brian a raccogliere cianfrusaglie da terra, sorridendo soddisfatto ogni volta che lo sguardo “distrattamente” scivolava addosso al suo problematico coinquilino.
Omake.
(ovvero, il ritorno del capitolo della doccia) (e di fangirl!Matt)
Toc toc.
Brian sbuffò pesantemente, immergendosi fino al naso e facendo le bollicine nell’acqua saponata.
- Brian… - chiamò una voce lamentosa dall’esterno del bagno, - hai finito?
- Se avessi finito, sarei già fuori. – disse, trattenendo a stento l’irritazione mentre giocava con una pecorella di gomma trovata per caso sul fondo della vasca.
- Ma io… - continuò la voce lamentosa, lasciandosi sfuggire un gemito di pura sofferenza, - ho bisogno del bagno!
- Come diavolo fai ad avere voglia di fare pipì ogni volta che mi sto lavando?! Non è che lo fai apposta?
- …
- …
- …mmmmh…
- Va bene, va bene! Entra!
La porta si aprì, e Matthew fece timidamente capolino dall’uscio, guardandosi intorno con aria smarrita.
- E da oggi in poi, per carità, impara che non mi chiudo mai a chiave in bagno. Quindi, se hai bisogno, apri la porta e fa’ ciò che devi. Non c’è bisogno di contrattare il permesso, ogni volta.
- …
- …be’? Non ti scappava? Che aspetti?
- …non so, potresti chiudere la tenda?
Brian scoppiò a ridere, schizzandolo con un po’ di schiuma.
- Che c’è, ti vergogni? Povero piccolo Matty…
- …Brian!
- Ok, ok, ho capito! – sorrise tranquillamente, tirando la tenda e permettendo a Matt di fare ciò che doveva senza imbarazzi vari.
- Comunque hai fatto un buon lavoro, con quei piatti.
- Be’, - rispose Matt, - in realtà lavare i piatti è l’unica cosa che so fare, perché di solito lo faccio dopo colazione per dare una mano a Gaia…
- …come sei pigro! Anche quando vuoi dare una mano, stai bene attento a scegliere il momento in cui devi faticare di meno!
- …ehi…
- Comunque credo di aver finalmente capito il motivo per cui una ragazza adorabile come Gaia accetta di stare con un buzzurro egoista come te.
- …e sarebbe?
- …sei ben fornito, giù nei bassifondi. – spiegò Brian con una risatina scostando le tende e tornando a guardarlo con occhi furbi e luccicanti.
Fu in quel momento che Matthew realizzò che avrebbe dovuto temere i dannati occhi di Brian più di tutto il resto dei mali del mondo.
- MOLKO! – strillò, saltando in aria e tirando su la zip con uno scatto repentino…
…in seguito al quale lanciò un urlo talmente lancinante che tremarono perfino le mensole di cristallo.
- Matt?! – lo chiamò allarmato Brian, scattando in piedi e balzando fuori dalla vasca, precipitandosi al suo fianco mentre lui si accartocciava su sé stesso, - Va tutto bene?
- Aaaargh… nooooh… - si lamentò lui, strizzando le palpebre mentre due lacrimucce di dolore gli rigavano le guance.
- Ma cos’è successo?!
- C-Chiuso…
- Eh?!
- Me lo… sono… chiuso…
- …oddio! – inorridì Brian, realizzando, - E’ danneggiato? Non me lo perdonerei mai, se si fosse danneggiato!
- …taci…
- Anche perché sarebbe un peccato se si fosse distrutto senza darmi la possibilità di averne un assaggino!
- Brian! – sbraitò Matthew, sollevando finalmente lo sguardo su di lui per accorgersi che, a parte qualche sbuffo di schiuma sparso qua e là… Brian era… lui era… era completamente… - …RIVESTITI! – urlò, la voce ormai ridotta a un pigolio stridulo, mentre si piegava ancora di più su sé stesso, stringendo le mani sull’inguine dolente.
- Che?! Che pretendi, che mi lavi vestito?!
- No, ma vestiti adesso!
- Ma che hai ancora? Si può capire che ti prende?!
- …reazioni…
- …reazioni…?
- …reazioni inconsulte.
- …eh?
- Del mio corpo.
- Che?!
- Sto cercando di spiegartelo senza dirtelo!
- Non sarebbe più facile spiegarmelo a parole?
- Nella maniera più assoluta! – inveì, facendo appello alle ultime forze per alzarsi in piedi con uno scatto e fuggire in camera da letto.
- Matthew Bellamy! Fermati immediatamente e spiegami cosa diavolo ti succede! – intimò Brian, inseguendolo senza neanche darsi pena di coprirsi.
- Lasciami in pace, dannato maniaco! – strillò Matt, gettandosi sul letto e nascondendo il viso fra le coperte.
- MANIACO?! Tu hai problemi mentali! Te lo dico io! – disse, buttandoglisi addosso e prendendo a tempestargli la schiena di pugni.
- Sei totalmente idiota! Non capisci niente! Ti odio! E rivestiti! – piagnucolò Matthew cercando di sprofondare ancora di più nel materasso, invece che di difendersi.
- Ma mi spieghi perché diavolo ti stai agitando in questa maniera? E perché mi stai dando del maniaco? E cosa diavolo ti è successo quando mi hai guarda-
- Non dirlo!
E Brian non lo disse.
Spalancò invece gli occhi, mentre anche la forza dei suoi pugni scemava, fino ad esaurirsi.
- …Bellamy…
- …
- Non mi dirai che…
- Zitto, ti prego…
- …
Brian si prese un paio di secondi per riflettere, scendendo dalla sua schiena e sedendosi al suo fianco sul letto – senza curarsi minimamente della chiazza di bagnato che si allargava sul piumone sotto di lui.
- Ok. – disse alla fine, - Voltati. Devo aiutarti a liberarlo.
- COSA?!
- E’ inutile che fai storie! Sono bravo a maneggiare queste cose, lasciami fare.
- …Dio, perché non mi fulmini, per darmi prova della tua esistenza…?
- Smettila di vaneggiare!
- Non voglio! Soprattutto perché ci stanno guardando! – protestò lui, stringendo le coperte fra le mani e nascondendosi il più possibile.
- Dai, so dove sono le telecamere. Adesso copriamo tutto e risolviamo la faccenda.
- …
- Prometto che non ti farò male.
- E non cercherai di concupirmi?
- Non cercherò di… Bellamy, smettila di dire cazzate! E soprattutto smettila di farne dire a me! Voltati e falla finita!
- …prima copri le telecamere.
Brian sbuffò, avvicinandosi tranquillamente alla telecamera sulla spalliera del letto – totalmente dimentico di essere ancora nudo – e rivolgendosi direttamente all’obiettivo.
- Ragazze, - spiegò, con un sorriso suadente, - qui abbiamo qualche problemino tecnico. Risolveremo tutto al più presto, e per allora prometto che le trasmissioni riprenderanno senza intoppi. – concluse con un occhiolino, coprendo la visuale delle fangirl con una pezza a righine azzurre e tornando ad occuparsi del povero Matty ancora disteso e dolorante sul letto.
- …ragazze, parlavano di un’erezione, vero? – chiese Philip, l’innocenza negli occhi, mentre si avvicinava furtivo allo schermo nella speranza di vedere attraverso il velo colorato.
- Direi di sì. – annuì Julianne, sogghignando divertita mentre Gaia continuava a complessarsi per i sentimenti contrastanti che le invadevano la mente.
- Che dire? – ridacchiò Marianne, fregandosi le mani, - Non li si può certo rimproverare di essere noiosi!
- Comunque, Gaia… - chiese Amanda, curiosa, sporgendosi verso la ragazza, - aveva ragione Brian?
- …riguardo a cosa?
- Be’… al motivo per cui stai con Matt…
Gaia arrossì vistosamente, nascondendosi dietro le esili spalle di Teresa.
- Segreto!