Pairing: BrianxMatt.
Rating: R
AVVISI: Boy's Love, OC, Incompleta.
- Quando, nella folla scalpitante che è il pubblico del concerto, Brian Molko intravede Matthew Bellamy, ha una "brillante" idea, le cui conseguenze saranno a dir poco devastanti per la sua vita, per quella di Matthew e per il gruppetto di fangirl slasher che assiste allo show e per le quali l'unico obiettivo degno di essere perseguito è quello di cercare di tramutare in realtà ciò che scrivono nelle loro fic...
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
Rating: R
AVVISI: Boy's Love, OC, Incompleta.
- Quando, nella folla scalpitante che è il pubblico del concerto, Brian Molko intravede Matthew Bellamy, ha una "brillante" idea, le cui conseguenze saranno a dir poco devastanti per la sua vita, per quella di Matthew e per il gruppetto di fangirl slasher che assiste allo show e per le quali l'unico obiettivo degno di essere perseguito è quello di cercare di tramutare in realtà ciò che scrivono nelle loro fic...
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
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A Little Respect
CAPITOLO 8
MERCOLEDÌ – EFFETTI BENEFICI DELLA CUCINA PICCANTE
Ovvero, di come vino e peperoncino possano predisporre gli animi e i corpi a sconsiderati atti pseudo-sessuali, dando il batticuore alle fangirl adoranti.
Dal momento che Bellamy ancora dormiva e ronfava profondamente come un bambino, e quindi si trovava impossibilitato a passare il tempo sfottendolo, Brian decise di proseguire con l’attività che l’aveva tenuto gioiosamente impegnato per tutta la serata del giorno prima e anche per buona parte della notte e, muovendosi con circospezione dalla camera da letto alla zona cucina del soggiorno, si avvicinò allo sportello semichiuso del forno per sbirciare all’interno.
Quando ebbe fatto, sorrise con soddisfazione.
Le statuine di pasta di sale che con tanto amore aveva modellato e dipinto il giorno prima erano finalmente pronte per essere completate!
Battendo le mani per l’eccitazione, spalancò lo sportello, s’infilò un paio di guanti rosa shocking a caso e prelevò il vassoio dal suo loculo.
Poi fece l’appello.
Gattini, cagnetti, orsacchiotti, papere di ogni misura possibile e con ogni espressione umanamente pensabile…
…e poi lui.
La Star.
Il Piatto Forte.
L’Ippoponzolo.
Il suo tondeggiante corpo ippopotamoso era già pronto, così come le eteree e sottilissime alucce che aveva preparato per prima cosa la sera prima.
Doveva solo attaccarli insieme.
Non sarebbe stato facile, ma ce l’avrebbe sicuramente fatta.
Si arrampicò – letteralmente – su uno sgabello – quei dannati cosi saranno stati alti come minimo tre o quattro metri – e attirò a sé tutto l’occorrente per portare a termine la missione.
Pinzette, superattack.
Aveva tutto.
Catturò delicatamente le alucce con una pinzetta e ne cosparse l’estremità inferiore di colla…
Individuò nelle invisibili scapole del suo ciccioso ippoponzolo di pasta di sale il suo obiettivo…
Prese la mira…
E…
- Cosa fai?
- ODDIOCRISTOCHIDIAVOLOSEI?! – strillò terrorizzato, sollevandosi di scatto.
Mentre Matthew, evidentemente stupito dalla sua reazione lievemente isterica, indietreggiava di qualche passo, Brian si rese conto di aver commesso l’errore più grave della sua vita.
Nel movimento scomposto che era seguito all’apparizione di Bellamy, senza volerlo aveva dato una ginocchiata al tavolino. La ginocchiata aveva prodotto uno smottamento non indifferente, che aveva coinvolto tutta la superficie del tavolino stesso e, di conseguenza, tutto ciò che vi si trovava sopra. Compreso l’ippoponzolo. Il quale aveva pensato bene di sobbalzare, sfuggire al recinto del vassoio, rotolare fino al bordo del tavolo e poi gettarsi nel vuoto, totalmente inconsapevole della follia suicida di quel gesto.
Quando si schiantò contro il pavimento, infrangendosi, a Brian sembrò che fosse il proprio cuore a distruggersi in piccoli, minuscoli pezzettini di pasta di sale dorata.
- Ti è caduto qualcosa. – osservò innocentemente Matt, chinandosi a recuperare i frammenti del fu ippoponzolo e riponendoli nuovamente sul vassoio, - Che peccato, si è rotto… cos’era?
Il ruggito partì dal fondo del suo stomaco, e raggiunse la gola gorgogliando impetuoso lungo l’esofago.
Dopodichè, Brian abbaiò.
- BAAAAH! – disse, - BAAAH!
Matthew spalancò gli occhi.
- Come?
- BAAAAAH!!! – ripeté lui, rimarcando ulteriormente il concetto.
Matt sembrò cominciare a capire.
- Era… una cosa importante? – chiese titubante, lanciando uno sguardo allarmato ai frammenti scomposti sul tavolo.
- Importante? – guaì Brian, in preda al dolore, - Sai da quanto tempo desiderava fare un ippoponzolo così perfetto?!
- Un ippoche?!
- Anche se ti spiegassi, non capiresti! Tu- tu! Gretto, stupido, goffo e insensibile miserabile omuncolo!
- Ehi! Cazzo, Brian, era solo una stupida statuetta!
Brian trasalì, impallidì e già che c’era spalancò la bocca.
- Cooome ooosi dire una cosa simileee…? – ululò spettrale, - La pagherai!
E così dicendo, afferrò un po’ di statuette e le trasferì con movimento fulmineo e improvviso all’interno delle mutande di Matt, con tanto impeto che le fece tutte a pezzi, e Matthew quasi neanche se ne accorse.
- Gaaaah! – urlò invece, scuotendosi come una bandiera nel vento, sperando di far scivolare i fastidiosissimi frammenti lungo le gambe senza rendersi conto che gli elastici degli slip rendevano la cosa impossibile.
- Ecco. – commentò soddisfatto Brian, - Adesso almeno c’è qualcosa lì dentro.
- COSA?! – replicò Matthew, indignato, - Che stai insinuando?!
- Che non hai palle! – rispose Brian sicuro.
- Ha! Ne sei proprio sicuro?! – strillò Matt, - Te lo faccio vedere io chi ha le palle!
E, con un unico movimento, tirò giù pantaloni e mutande.
I frammenti di pasta di sale, finalmente liberi dagli elastici, scivolarono esanimi sul pavimento, alleggerendolo dal peso del fastidio.
Brian spalancò gli occhi e serrò le labbra.
Non c’era molto altro che potesse fare.
Anche Matt, riavendosi dal momento di follia cui l’aveva costretto il richiamo della sua mascolinità, rimase a guardare fisso davanti a sé, senza neanche chiedersi “ma che diavolo ho combinato?”, perché era evidente che il suo cervello non ne avesse la più pallida idea.
- L’ho fatto? – si limitò a chiedere, a bassa voce.
Brian annuì.
- L’ho fatto, eh? – chiese ancora, azzardando un sorrisino stupido.
- M-Matt… - mormorò l’altro, perfettamente consapevole delle dimensioni del dramma umano che si stava consumando di fronte ai propri occhi, - …non avevi alcun bisogno di fare una cosa simile… sapevo già che avevi qualcosa nelle mutande… l’ho… l’ho visto ieri, ricordi…?
Matthew annuì lentamente, prendendo atto.
- Deve… deve essere stato il sonno. Sono… molto confuso, ecco.
- Sì… sì, mi rendo conto.
- Adesso penso… penso che andrò di là… a… ricompormi… e… a suicidarmi, immagino…
Brian annuì ancora, meccanicamente.
- …non farti male! – gli disse, mentre lo osservava sparire mogio mogio in camera da letto.
Philip considerò la possibilità di mandare indietro la registrazione e fare una screencap del momento per poi impostarla come sfondo del desktop, ma il pensiero di rischiare di perdere qualche altro momento di fondamentale importanza nel mentre lo fece desistere dai suoi propositi.
Teresa pensò che mostrare i propri attributi al proprio coinquilino non fosse una cosa molto romantica, ma che, visti gli evidenti benefici che il gesto aveva comportato, poteva anche rinunciare alla melassa, per una volta.
Marianne si limitò a svenire in una pozza di bava molto fangirlisticamente coreografica.
Amanda commentò il tutto con un verso molto simile a un “guh”.
E Julianne batté le mani.
- Visto? – esultò trionfante, gonfiando il petto con soddisfazione, - Ve l’avevo detto che ne sarebbe valsa la pena!
Le sue parole furono seguite da un rispettoso e commosso applauso. E nel frattempo il forum del sito ufficiale del programma andava in blocco per sovraccarico di utenti.
Matthew si rotolava nella vergogna e nell’auto-fustigazione già da un paio d’ore, quando Brian, facendosi forza, entrò in camera da letto e, sperando di risollevare le sorti della giornata, disse “Ho avuto una splendida idea!”.
- Se vuoi propormi di fare qualche ippocoso di pasta di sale, - mugugnò Matt, senza sollevare il viso dall’incavo delle braccia in cui era nascosto, - guarda che non sono in vena.
- No, no! – si affrettò a rassicurarlo Brian, sorridendo, - Pensavo-
- Se vuoi chiedermi di lavare i piatti o sistemare qualcosa, ti avverto: potrei scoppiare a piangere. La cosa non ti piacerebbe.
- No. – sbuffò l’altro, irritato dall’interruzione, - In realtà-
- Mi hai comprato un trolley rosa?
- Macché trolley e trolley! Sta’ un po’ zitto e lasciami spiegare, idiota!
Matthew borbottò qualcosa sul suo diritto alla lamentela, ma si rassegnò presto al silenzio, e rimase in attesa di verificare la portata dell’idea di Brian.
- Che ne dici di un bel pranzetto coi fiocchi?
…ecco, aveva immaginato che non dovesse essere poi una portata particolarmente ampia, viste le loro limitate possibilità, ma non credeva certo che fosse una portata di carne o di pesce! Aveva pensato più a qualcosa tipo “caliamoci giù dal balcone e fuggiamo!” o “scassiniamo la serratura e fuggiamo!” o ancora “facciamo un buco nel muro e fuggiamo!”, per fare solo alcuni esempi. Ma dovette arrendersi alla lungimiranza pressoché nulla dell’immaginazione di Brian.
- Non è entusiasmante? – chiese l’uomo, - con gli occhi luccicanti.
- Oh, sì. Come una trave nel c-
- Ooooh, Bellamy! Non essere così disfattista! Dai, scommetto che non te ne pentirai!
- Scommettiamo un trolley rosa!
- Ma la vuoi piantare con questa storia del trolley rosa? Mi inquieta! Dai, vieni di là, che è tutto pronto.
- Come “tutto pronto”?
- …che vuol dire “come”? Se vieni di là lo vedi, no?
Ok.
Un attimo.
- Spiega: hai preparato il pranzo?
Brian annuì.
- È da tutta la mattina che prepari questa cosa per tirarmi su il morale?
Brian arrossì e guardò altrove, sbuffando.
E Matthew si ritrovò controvoglia ad ammettere che Brian Molko imbarazzato era una delle cose più carine dell’universo.
- Non ci posso credere…
Era commovente!
- Sei commovente!
- È da quando siamo entrati qua dentro che cerco di farti capire che non ha senso farsi la guerra a vicenda! – si giustificò Brian, incrociando le braccia sul petto.
Matthew si sentì come ripieno di gioia.
Poteva ricominciare ad avere fiducia nel mondo, se perfino Brian Molko aveva dei lati positivi – pur nel marasma di lati negativi che comunque facevano di lui l’essere insopportabile che era.
- Allora, vieni o continui a fare il prezioso? Devo stendere il tappeto rosso o lo preferisci rosa?
- Va bene, va bene. – ridacchiò, alzandosi in piedi.
Brian batté le mani, soddisfatto, e sorridendo gioiosamente gli fece strada verso la cucina.
Sul piccolo tavolino in legno, ricoperto da una chiassosa tovaglia rossa e bianca, troneggiavano un paio di candele già accese e un’enorme piatto da portata ricolmo di impepata di cozze, accanto al quale si stagliava orgoglioso il profilo elegante di una bottiglia di vino rosso.
Matt si avvicinò e la prese fra le mani, stupito.
- E questa da dove arriva?
Brian fece l’occhiolino.
- Ho scoperto dove le ragazze tenevano le riserve di alcool! – esclamò trionfante, - Ci sono un casino di bottiglie di vino, dietro uno sportellino nascosto nella credenza!
- Ma dai! Geniale!
- E c’è anche della birra!
Non poteva credere alle sue orecchie.
- E queste? – chiese, indicando le cozze con un cenno del capo.
- Un paio d’ore fa è passato qui sotto un pescivendolo col suo carretto. – rivelò lui, - Me le ha vendute a un prezzo stracciato! Le ho tirate su col cestino, non l’avevo mai fatto, è stato stupendo!
- Fantastico… - bisbigliò Matt, attonito, - Non ho parole…
- Non devi dire niente! – sorrise Brian incoraggiante, - Devi solo mangiare e fare i complimenti al cuoco!
Matthew annuì e prese posto su uno sgabello, mentre Brian riempiva di vino i bicchieri e si sedeva di fronte a lui.
- Allora buon appetito! – ridacchiò Brian.
- Buon appetito. – rispose Matt, quasi dolcemente, - E grazie.
Solo tre ore dopo, le fangirl stavano osservando i due pazzi rotolare per il pavimento fra il divano e la camera da letto. Partivano da seduti, si davano una spinta in avanti e poi facevano a gara a chi fosse arrivato per primo nell’altra stanza, procedendo di capriola in capriola.
Per inciso, Matthew conduceva per otto a sei.
Cosa diamine era capitato?
Semplicemente, al termine della prima bottiglia di vino, al grido di “Ma sì, va’! Ubriachiamoci!”, Brian ne aveva tirata fuori un’altra e l’aveva stappata, riempiendo di nuovo il bicchiere di Matt, il quale, dando un’occhiata all’etichetta, si era affrettato a far notare al suo coinquilino che quello era un vino novello.
- Per ubriacarsi sarebbe più efficace l’acqua del cesso… - aveva commentato, sinceramente un po’ deluso.
- Tu non ti preoccupare. Cominciamo con questo e poi ci mettiamo su un po’ di birra. Mescolare diversi tipi di alcool non fallisce mai!
E infatti, puntualmente, già mezz’ora dopo erano totalmente ubriachi.
- Stavolta ho vinto io! – annunciò Brian, tronfio d’orgoglio e gonfio di birra, alzandosi in piedi dopo la centesima capriola, - Siamo pari!
- Nooo… - puntualizzò Matt, mandando giù un altro po’ di birra direttamente dalla bottiglia, - Stiamo ancora centosei a dieci…
Brian scoppiò a ridere, gettandosi scompostamente sul letto.
- Centosei?! Ma che dici?!
- Abbiamo fatto di sicuro duecento gare, perché io ho mal di testa!
- Ma centosei più dieci non fa duecento!
- Come no? Guarda: uno, due, tre, quattro…
- Va bene, va bene! – rise ancora Brian, facendo segno all’altro uomo perché si sedesse al suo fianco.
- Però ho veramente mal di testa… - si lamentò Matt, crollando sul materasso e massaggiandosi le tempie, - Ugh… quanto abbiamo bevuto…?
- Non è mai abbastanza, Matty!
- Massì! Hai ragione anche tu. Dov’è la bottiglia?
Allungò un braccio alla sua sinistra, tastando un po’ ovunque alla ricerca della fiaschetta, fino a quando non gli sembrò di trovarne il collo. Provò ad afferrarlo, ma quello continuava a sfuggirgli di mano.
- Bri! Questa bottiglia non vuole farsi prendere!
- …
Continuò ad armeggiare sempre più velocemente, sbuffando per l’impazienza e l’irritazione.
Fino a quando Brian non lanciò un “gh!” soffocato e gli afferrò improvvisamente il polso, fermandolo.
- Uh? – chiese intelligentemente, sollevando appena la testa per vedere cosa fosse successo.
La sua mano era esattamente sopra il cavallo dei pantaloni di Brian.
E quello che aveva cercato di afferrare per tutto quel tempo non era il collo della bottiglia.
- Se continui a smanettarle così, come minimo esplode come lo champagne.
Il suo pallido incarnato da perfetto inglese si scompose in un mascherone paonazzo trasudante imbarazzo da ogni foro, visibile e non, e la sua mano si allontanò con uno scatto, come se il corpo di Brian fosse incandescente.
- C’è da dire che comunque hai del talento. – ridacchiò l’uomo, risistemandosi i pantaloni perché non pressassero troppo contro la conseguenza dello smanettare convulso di Matt.
- S-Scusa… - balbettò lui, incapace di accettare la quantità immane di brutte figure che lo stavano ricoprendo quel giorno.
- Bellamy, che chiedi scusa a fare? Mica me l’hai staccato! Davvero, non c’è nulla di cui tu debba scusarti…
- …se dici così è anche peggio! – piagnucolò Matt, nascondendo il volto tra le mani come una vergine oltraggiata, - Dio, non posso credere di aver fatto questa cosa davanti alle telecamere!
- Avanti, - sbuffò Brian, - sono solo un paio di ragazzine…
- C’è Gaia con loro!
- La tua ragazza è una fangirl più incallita delle altre!
La rivelazione scioccò profondamente Matthew, il quale scoppiò a piangere ululando “me tapino!” tra un singhiozzo e l’altro.
- Non fare così! – cercò di calmarlo Brian, infastidito dal suo urlacchiare, - In fondo eravamo ubriachi! Siamo innocenti!
- Oh, io non lo sono più! E per quanto ne so tu potresti non esserlo mai stato!
- Ubriaco o innocente?
- Entrambe le cose!!!
Brian lanciò un sospirone, cominciando a strisciare sul piumone verso il suo lato del letto.
- Che fai? – chiese Matt, tirando su col naso.
- Vado a dormire. – spiegò lui con uno sbadiglio, - Per oggi ho fatto abbastanza.
- Capisco… - mormorò, mentre anche lui prendeva a tastare il letto alla ricerca del suo cuscino – assicurandosi di toccare solo ed esclusivamente il cuscino, nel processo.
- Tu che fai? – aggiunse Brian poco dopo, con un sorriso sornione sulle labbra, reso ancora più languido dall’ombra liquida di sonno che gli gravava sugli occhi, - Pensi di concludere ciò che hai iniziato o vuoi rimandare a quando sarai sobrio e potrai ricordartelo?
Spalancò gli occhi, strillò, cadde dal letto ed ebbe un infarto.
Dopodichè, decise che per quella notte sarebbe stato meglio dormire sul divano.
Julianne sollevò soddisfatta il viso dallo schermo e si lanciò in una grassa risata di pura gioia.
- Tutto questo è semplicemente magnifico. – commentò Amanda, coi lucciconi agli occhi.
- Be’, sarebbe meglio se si decidessero a concludere, però. – disse Marianne con una smorfietta di disapprovazione.
- Hai proprio ragione. – annuì Gaia, incrociando le braccia sul petto.
- Gaia, tesoro, - disse Phil, poggiandole rassicurante una mano sulla spalla, - guarda che non devi sforzarsi di dire cose simili.
Gaia lo guardò perplessa per qualche secondo.
- Io non mi stavo sforzando. – disse poi con noncuranza, prima di tornare a rivolgersi a Julie come niente fosse, - Allora, hai pensato ad un modo per movimentare un po’ la situazione? È già quasi giovedì e ancora non hanno combinato niente!
Mentre Philip sveniva, terrorizzato da quella donna, Julianne si grattò pensierosa il mento.
- Uhm… a me sembra abbastanza chiaro che Brian sarebbe anche disposto a fare il grande passo… è che Matt, per quanto anche lui sia evidentemente, come dire, “turbato” dalla sua presenza, non sembra intenzionato a pensarci su neanche per scherzo…
- Già. – concordò Amanda, - E dunque abbiamo bisogno di qualcosa che lo faccia risvegliare. Credetemi, li conosco questi meccanismi. Dà Brian per scontato, e quindi non pensa alla possibilità di perdere l’occasione.
- Amanda… questa non è una fanfiction… - ridacchiò Terry, - Matt è semplicemente imbarazzato e spaventato…
- In realtà il ragionamento fila. – rifletté Julie, annuendo convinta, - E d’altronde provare non costa niente.
Teresa la guardò senza capire.
- Che intendi?
Gli occhi di Julianne si spostarono dal viso dell’amica a quello del ragazzo che, nel frattempo, era rinvenuto al suo fianco.
Una malsana idea cominciò a delinearsi nella sua mente.
Sogghignò furba, incrociando le braccia appena sotto al seno.
- Ragazze, credo di avere la soluzione.
Omake.
(Ovvero, per un po’ di omini Lego c’è sempre tempo)
Brian si svegliò gridando come un ossesso, e perciò Matthew pensò fosse opportuno rotolare già dal divano, gridare a sua volta e poi precipitarsi al suo fianco per assisterlo durante i suoi ultimi istanti di vita.
In realtà, però, Brian non stava per morire. Piuttosto, come si poteva evincere dalla sua posa – seduto, ansimante, sudato, una mano sul petto e gli occhi sbarrati – aveva semplicemente avuto un incubo.
- Bellamy! – lo chiamò, e in un secondo Matt fu al suo fianco, con una mano sulla sua spalla.
- Sono qui! – disse incoraggiante, - È tutto a posto!
Per verificare che fosse la verità, Brian gli diede un pugno sul naso.
Matt cadde all’indietro, lanciando un urlo disumano.
- Molko! Sì, mi ha fatto male! Adesso sei sicuro di essere sveglio?!
- Non era per questo. – spiegò pacatamente Brian mentre, guardandosi intorno, riconquistava lentamente consapevolezza di dove fosse e cosa ci facesse lì, - Volevo vedere se eri vero.
- E dovevi darmi un pugno?!
- Avresti preferito che ti accarezzassi?
- No!
- E allora non lamentarti. Comunque non puoi neanche immaginare che sogno ho fatto.
Matthew sbuffò, accomodandosi sul letto al suo fianco.
- Racconta.
- Eravamo di plastica. Ma mica di plastica normale, no! Omini Lego!
- Omini Lego?!
- Sì! Di quelli con le tenaglie al posto delle mani, gli occhi a palla, i capelli di plastica e tutto. Io ero pelato, non so perché e non lo voglio sapere.
- Probabilmente il tuo inconscio sta tentando di farti capire che questa acconciatura che porti è l’apoteosi della cretinaggine.
- Vacci piano tu, quando parli di apoteosi della cretinaggine. E comunque non fare tanto lo spavaldo, che nel sogno a un certo punto perdevi il parrucchino.
- Che?!
- Sì, e dentro la testa non avevi un cervello, eri vuoto.
- COSA?!
- E il tuo manager fra le altre cose si faceva sverginare da una sedia.
- COME?!
- Ma sì, lo sai che le sedie della Lego hanno quei pirulli per tenere fermo l’omino, no? Ecco, quello della sedia di Kirk ne aveva uno largo tipo trenta centimetri…
- NON VOGLIO SAPERE QUESTE COSE!!! Piuttosto, perché eravamo in quelle condizioni?
- Bah. C’era quest’altro omino Lego, ti giuro, uguale a Steve, che diceva di chiamarsi Tanya e ce l’aveva con te.
- Con me?!
- Sì, non condivideva i tuoi gusti quanto a stile e abbigliamento, e quindi puniva te e tutti coloro che ti erano legati trasformandoli in omini Lego.
- …scusa, ma perché trasformava anche te, allora?
Brian esitò un secondo, stringendosi nelle spalle ed arricciando le labbra in un piccolo sorriso imbarazzato, prima di rispondere.
- Be’, nel sogno io ero il tuo ragazzo…
Dopo quella rivelazione, Matthew giurò solennemente che non avrebbe mai più mandato Brian a letto ubriaco.
Piccolo Demenziario Indispensabile (?) Per Capire La Fic è_é
Ippoponzolo: Dicesi di animale leggendario partorito dalla geniale mente della liz nell’ambito di una fanfic di cui solo Nai è a conoscenza e che non è ancora stata scritta. Fondamentalmente, trattasi di un ippopotamo dorato e con le ali.
Ci sono delle immagini, in giro.
ESISTE DAVVERO O_O”