Serie: Yu degli spettri
Genere: Drammatico/Romantico
Pairing: BotanXYusuke (ma non troppo...)
Rating: PG13
AVVISI: Angst, Deathfic.
- Da quando tutto è finito non ci sono stati più allarmi per i nostri amici. Yusuke e Keiko si sono messi insieme. Tutti sembrano felici. Ma la felicità è un sentimento fragile... solo un po' di più della vita umana...
Commento dell'autrice: La storia di questa fic è strana davvero. Nella mia innocenza di scrittrice di fanfiction alle prime armi intendevo scrivere qualcosa che parlasse esclusivamente della nascita di un sentimento forte fra Yusuke e Botan, perché li ho sempre visti bene insieme. Poi, però, dato che avevo fatto morire Keiko, mi sono accorta che questa cosa non sarebbe mai accaduta, perché Yu è TROPPO innamorato di quella ragazzaccia... non era assolutamente possibile che lui dimenticasse e si mettesse con Botan. Ed allora che ho fatto? L'ho fatto diventare un caso psichiatrico ^_^ e siccome continuavo a volere che lui si mettesse con Botan ho fatto diventare un caso psichiatrico anche lei e li ho chiusi assieme in una casa puzzolente ^__________^. A parte gli scherzi, questa è sicuramente la mia migliore fanfiction fino ad ora, e probabilmente rimarrà la migliore anche in futuro. Non mi era mai capitato di rileggere dopo un po' di tempo una mia fic e pensare "Accidenti, è proprio perfetta, proprio come la volevo io, non cambierei una virgola!". Ebbene, con No man è successo.
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No man no cry
Everything’s gonna be alright

9° capitolo
Consolazione fisica


Rimase a guardare la luna piena per circa mezz’ora. Poi non ne poté più.
L’unico motivo per il quale l’aveva fatto, era perché Keiko considerava guardare la luna una cosa molto romantica e poetica. Non era mai stato romantico. Né tantomeno poetico. E forse era per quello che non riusciva assolutamente a capire come un disco bianco pallido potesse suscitare emozioni tanto dolci. Lui si sentiva solamente… vuoto.
Adesso lo sapeva per certo. Non c’era nessuna luce che potesse risvegliarlo. Non c’era nulla per cui valesse la pena di rimanere. Nulla lo poteva tenere ancora ancorato alla vita.
Quella mezz’ora di sesso… non era stata altro che una mezz’ora di sesso. Non gli aveva lasciato niente. Non riusciva neanche a sentire il suo profumo.
Semplicemente quella sera aveva scoperto la differenza fra orgasmo e piacere.
L’orgasmo è quasi una reazione semplicemente fisica, ottenuta in seguito a sfregamento costante dell’organo genitale. Provare piacere… è tutta un’altra storia. Ci vuole il momento. E la persona, soprattutto.

Ci vuole la persona adatta…

Sarebbe stato un bugiardo a dire di non aver goduto sopra Botan. Ma era stata una cosa tanto bella quanto effimera e breve.
Forse adesso ci pensava solo perché lei non c’era più, ma… ricordava che, dopo aver fatto del sesso con Keiko, il piacere perdurasse, cullandolo e trascinandolo dolcemente nel sonno.
Con Botan non era successo. Subito dopo essere uscito da lei era tornato a sentirsi vuoto. Era come se non fosse successo nulla. Di quello che avevano appena fatto rimaneva solo un lenzuolo sporco di sangue e sperma, ed un leggero ansimare veloce.
E non era neanche riuscito a sentirsi in colpa.

Stronzo. L’hai sverginata senza trasporto. Tu non la amavi davvero.

Perché di una cosa era certo. Lui era innamorato di Keiko. In quel momento più che mai. È una cosa un po’ da film, ma nell’apice massimo di piacere, erano i suoi gemiti che sentiva, ed il suo corpo che toccava, ed il suo viso che osservava rapito.
Non aveva dimenticato nulla. Proprio nulla. Il suo ricordo era talmente fresco, vivo… che pur possedendo un’altra donna riusciva a credere DAVVERO di possedere ancora lei.
Questa, in parte, era l’unica cosa che lo lasciava sereno, dopotutto.
Eppure… quando aveva pensato di andare a letto con lei… gli era sembrata… se non la soluzione migliore, almeno la più plausibile.

Se hai pensato, anche per un solo momento, di andare a letto con lui… allora era una cosa giusta.*

Dove diavolo l’aveva sentita questa frase? Non ricordava… e non aveva molta importanza.
Era già successo quando, dopo essersi alzato dal letto, era uscito a riflettere sulla luna.
Semplicemente il suo cervello cercava altro a cui pensare. Per evitare il dolore. E la frustrazione. Ed il peso di quella vita che nonostante tutto ancora si portava dietro.
Il suo cervello evitava il pensiero, ma il dubbio rimaneva.
Perché… perché si era lasciato andare così? Cosa aveva risolto? Probabilmente Botan ne avrebbe sofferto. Forse. Non sapeva che aspettarsi, ma concludeva comunque nella stessa maniera…

Cosa me ne importa?

Non c’era più nessuno che potesse tener vivo il suo interesse. Nulla che lo facesse sentire vivo. A questo punto… davvero meglio la morte. Non aveva più voglia di rivedere la sua luce. Né ne voleva cercare un’altra che la sostituisse. Avrebbe gradito sicuramente di più il buio assoluto.
**

Sta diventando una costante, vicino a te. Ogni volta che ti sono accanto… non riesco a fare a meno di sentirmi terrorizzata.
È spiacevole. È odioso. Mi fa sentire vulnerabile. Non lo sopporto.
Anche oggi, quando abbiamo fatto l’amore… possibile? Ero terrorizzata anche in quel momento. E questo perché, mentre mi stavi dentro e ti muovevi su di me… io lo potevo avvertire chiaramente… eri… vuoto. Possibile?
No, non è l’espressione più adatta. Non è corretto dire che sei vuoto. Sei pieno. Pieno di niente. Pieno di buio.
Ho chiuso gli occhi per non guardarti. E mi sono sentita persa. Perché ti immaginavo incredibilmente più grande di me, col tuo buio immenso, e mi sentivo circondata di buio anche io. Non sapevo dove guardare, non volevo guardare, tanta era la paura che mi bloccava.
Perché non volevo perdermi dentro di te. Non voglio. Nonostante tu sia il mio unico punto di riferimento… anche adesso… non voglio fare di te la mia vita…
Ma… nonostante il dolore… nonostante i dubbi… nonostante la paura… nonostante io sapessi con certezza di essere niente… non avrei voluto staccarmi da te per nulla al mondo.
Perché, e so che potresti prendermi per pazza con facilità, mi sono sentita incredibilmente felice, e piena.
Sentivo il mio cuore espandersi, e poi farsi minuscolo, e mi sembrava di respirare troppo velocemente, rispetto a quanto potessi sopportare, fino a sentire il mio ventre riempirsi, in un impeto di bruciore che probabilmente avrai anche notato.
Che io in realtà sia masochista?
Ed il pensiero non mi piace, perché ho paura di farmi del male. Ma… penso che se me lo facessi tu… come stasera… potrei accettarlo. Non mi piacerebbe. Ti odierei. Forse ti farei del male a mia volta. Ma non credo ti respingerei… semplicemente perché ne ho bisogno.
Mi sento persa… ho bisogno di te fino a questo punto…
Che sia amore?
Sono davvero portata a pensarlo. Ma non sono sicura dei miei sentimenti. Non sono sicura, soprattutto dei tuoi. E per questo… non dico niente. E ti lascio fare.
Credo, nonostante tutto… che sia meglio così.
Fino a quando posso avere… anche un solo, minuscolo segno da te… perché pretendere tanto? Perché volere il tuo amore quando mi basta la tua sola presenza? E poi non sono neanche sicura di volere il tuo amore.
Posso dirmi soddisfatta anche così.
E questo dipende da un solo, semplice fatto: per quanto io non sia sicura dei tuoi sentimenti nei miei confronti… so cosa provi per lei. Sto seriamente cominciando a pensare che non riuscirai mai a staccarti dal suo ricordo.
Ma in fondo mi va comunque bene…
Perché mi basta averti accanto. Non prenderla come una dichiarazione d’amore spassionata tipo liceale al suo sempai, ti prego, mi sentirei male se la pensassi in questa maniera. È la conclusione di un ragionamento al quale sono arrivata dopo molto tempo.
Io sono sempre stata sola. In quanto guida delle anime avevo a che fare solo con morti, e che comunque rimanevano con me per così poco tempo… poi tu sei entrato nella mia vita, e mi hai trascinato nel tuo mondo. Ho avuto perfino bisogno di un corpo. Ed era bello stare in compagnia, era piacevole parlare, divertirsi…
Poi è successo tutto questo. Ed io mi sono sentita impaurita e confusa, perché DIAVOLO, ero proprio sicura di conoscermi e comprendermi più che bene, ma ogni mio pensiero ed ogni mia azione, tutto quello che faccio adesso mi sconvolge a tal punto che non riesco più a riconoscermi!
Se… se io fossi in me… pensi davvero che sarei venuta a letto con te pur sapendo che pensavi ad un’altra? Se io fossi in me mi sarei messa a piangere prima di acconsentire? Se io fossi in me, sarei così testarda ed invadente?
No, Yusuke. Non lo sarei.
Ma io NON sono in me.
E sono stupidaggini quando si dice che chi lo ammette è già sulla via del rinsavimento. Io sono fuori di me, lo so, ma non vedo spiragli di luce. Nemmeno lontani. Perché non c’è alternativa alla follia di questa situazione.
Perché questo è delirio puro, e siamo tutti presi in un vortice di disperazione, nella follia dell’incontro con la morte.**
**

Si guardarono negli occhi a lungo, prima di sancire tacitamente un accordo che li avrebbe tenuti legati l’uno all’altra per molto tempo.
Si guardarono nel buio, ma pur essendo immersi nell’oscurità riuscivano a vedersi chiaramente. Probabilmente si scrutavano nell’anima molto meglio di come non avrebbero mai potuto fare al cospetto di nessuna luce.
Perché quando i pensieri di due persone sono tanto simili… le uniche luci che servono sono quelle che scintillano negli occhi. Luci furbe di complicità, luci torbide che accompagnano azioni torbide e codarde.
Pentirsi non serve a nulla. Né prima né dopo.

Il sesso è l’unico modo che ho di rivedere la donna che amo…

Il sesso è l’unico modo che ho per tenerti vicino…

Una volta… due volte… poi tre… e poi ancora, fino a smettere di godere, fino a provare solo dolore, fino a non sentire più nulla.***
Nella mente solo un’illusione, nell’unione di due corpi vacui che non aspettano neanche più la morte.
L’unione di due persone alle quali basta solo essere lì, in quel momento. Non importa il poi. Non importa il se. Importa solo l’adesso.


*E’ una frase che dice Pacey di Dawson’s Creek…
**Asuchan, l’avrai già capito… comunque è una citazione di un commento di Asuka Soryu Langley a questa fanfiction.
***Leggerissima citazione di una situazione della fanfiction “Luce da una stella morta” della grande Caska…

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