Serie: Yu degli spettri
Genere: Drammatico/Romantico
Pairing: BotanXYusuke (ma non troppo...)
Rating: PG13
AVVISI: Angst, Deathfic.
- Da quando tutto è finito non ci sono stati più allarmi per i nostri amici. Yusuke e Keiko si sono messi insieme. Tutti sembrano felici. Ma la felicità è un sentimento fragile... solo un po' di più della vita umana...
Commento dell'autrice: La storia di questa fic è strana davvero. Nella mia innocenza di scrittrice di fanfiction alle prime armi intendevo scrivere qualcosa che parlasse esclusivamente della nascita di un sentimento forte fra Yusuke e Botan, perché li ho sempre visti bene insieme. Poi, però, dato che avevo fatto morire Keiko, mi sono accorta che questa cosa non sarebbe mai accaduta, perché Yu è TROPPO innamorato di quella ragazzaccia... non era assolutamente possibile che lui dimenticasse e si mettesse con Botan. Ed allora che ho fatto? L'ho fatto diventare un caso psichiatrico ^_^ e siccome continuavo a volere che lui si mettesse con Botan ho fatto diventare un caso psichiatrico anche lei e li ho chiusi assieme in una casa puzzolente ^__________^. A parte gli scherzi, questa è sicuramente la mia migliore fanfiction fino ad ora, e probabilmente rimarrà la migliore anche in futuro. Non mi era mai capitato di rileggere dopo un po' di tempo una mia fic e pensare "Accidenti, è proprio perfetta, proprio come la volevo io, non cambierei una virgola!". Ebbene, con No man è successo.
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No man no cry
Everything’s gonna be alright

8° capitolo
Distanza


Nonostante tutto… era ancora lì.
Nonostante fosse stata maltrattata, umiliata… trattata come il peggiore dei mostri… come se non fosse degna di avere una vita, dei sentimenti… come se non fosse degna di lottare comunque per averli…
Comunque si trovava di nuovo di fronte alla porta della casa di Yusuke.
Ammise con sé stessa di avere parecchia paura. E poi… non aveva alcuna voglia di vedere Yusuke, in quel momento. Il solo pensiero di doverlo guardare negli occhi le dava la nausea. Ma…
Solo ora riusciva a capire il concetto di “impulso irrefrenabile”. Non lo aveva mai accettato. E questo perché, nonostante le apparenze ed i comportamenti a volte frivoli, era una persona che ragionava in maniera molto pratica e razionale.

Se stai vivendo una situazione spiacevole basta osservarla con cura per capire come uscirne. Se ragioni su quello che fai non possono esistere impulsi irrefrenabili.

Così la pensava. Ma aveva tralasciato un paio di eccezioni che buttavano giù la sua tesi proprio come un soffio butta giù un castello di carta: come non fosse niente.
Quando sei in una situazione spiacevole, difficilmente riesci ad osservarla in maniera lucida ed obbiettiva. Ed anche quando ci riuscissi… lei era lucida, in quel momento. O almeno credeva di esserlo. Si era analizzata. Aveva riflettuto su cosa la spingesse a comportarsi in una tal maniera piuttosto che in un’altra. Insomma, teoricamente era riuscita ad osservare la situazione, come da programma. Eppure… era ancora lì. E ci era arrivata camminando a zonzo per la città alle quattro del mattino, senza seguire alcunché, nessun tipo di stella che le indicasse la rotta. Era lì… e basta. Senza un motivo. Seguendo l’impulso inconscio ed irrefrenabile di trovarsi lì in quel momento.
Ora che era lì, però… la paura la stava paralizzando. E questo perché fin da quella mattina aveva già provato due volte quella sensazione, il terrore. Ad una terza non avrebbe retto. E sentiva già il suo cuore esplodere ad ogni respiro, ad ogni pensiero collegato alla ristagnante vita in quella casa che mai prima d’ora era stata così intensamente nera.

Non voglio vedere Yusuke. Non voglio vederlo. Non voglio parlare con lui. Almeno, non per ora.

Le sembrava una decisione più che corretta, era già troppo tardi quel giorno, e lei era… stanca, nonostante tutto. Invece… continuava a muoversi verso quella porta.
Ad un paio di metri di distanza venne presa da una strana sicurezza, simile a quella che si avverte quando ci si appresta a fare qualcosa di necessario anche se controvoglia. Indurì lo sguardo ed aprì la porta.
Non bussò né chiamò nessuno, era perfettamente consapevole che sarebbe stato inutile. Mosse qualche passo, cercando di trovare Yusuke e sperando ardentemente di non trovarlo. Sapeva che era in quella casa, da qualche parte… ma sperava fosse in un’altra stanza.
Dopo aver richiuso la porta d’ingresso, mosse qualche passo nel buio, ed aspettò pazientemente che i suoi occhi si abituassero alla nuova situazione, fino a che non cominciò a trascinarsi stancamente verso il divano. Ci si lasciò andare di sopra con un gran sospiro.

Il grosso è fatto.

Ebbe tantissima voglia di chiudere gli occhi e dormire. Però contemporaneamente voleva stare sveglia. E soprattutto stava cominciando a detestare quel silenzio.

Voglio qualcuno… qualcuno con cui parlare…

Le sarebbe andato bene perfino Yusuke. E fu in quel momento che, voltando lo sguardo, lo vide. Rannicchiato alla sua stessa maniera ai piedi del divano sul quale lei stessa era seduta.
Come aveva fatto a non accorgersi di lui?
- Ah… Yusuke!
Le venne spontaneo chiamarlo. Anche se erano nel buio più totale, non mancò di sfoggiare un imbarazzato sorriso di circostanza.
- Sei ancora qui?
Chiese freddamente lui.
- Ma… veramente sono appena arrivata…
- Allora vattene.
- Ma… ma no, Yusuke… volevo… solo farti compagnia…
Lui alzò lo sguardo gelidamente, fissandola negli occhi.
- Se vuoi rimanere fai pure. Non mi importa. Ma stai zitta e non infastidirmi.
Dopodiché ritornò nel suo silenzio, ricominciando a guardarsi le ginocchia.
A lei non rimase altro da fare. Ed anche se ci fosse stata un’alternativa a tutto quel silenzio, lei era troppo stanca per pensare a qualcosa. Il divano sotto di lei le appariva troppo morbido, e l’amico sonno troppo seducente per rifiutare…
Chiuse gli occhi e non sentì più nulla.
**

Ah, ma allora… non se l’era sognata…
Yusuke distese le gambe doloranti, appoggiando la schiena al divano e gettando la testa indietro per poter guardare meglio Botan, che ora vedeva addormentata sul divano. C’era ancora un buio pesto in casa sua, ma sicuramente fuori era già mattino, anche se non riusciva ad immaginare che ore fossero. Sapeva che stava perdendo il senso della realtà, e quello del tempo. E questo, in qualche modo, lo rendeva più tranquillo. Ma forse era stato solo il sonno a renderlo tranquillo.
Nel frattempo, accanto a lui, Botan cominciava ad aprire gli occhi mugugnando. Quando li ebbe aperti completamente, prima saltò in aria dallo spavento, e poi, quando parve aver fatto mente locale su quello che la circondava e che le era successo, si rimise a sedere in maniera più composta rispetto a prima.
Dopo poco Yusuke la vide chiaramente alzarsi e dirigersi pericolosamente verso di lui, ma non fece in tempo a fermarla che entrambi giacevano distesi per terra.
- Ah… ma su cosa…? Yusuke!
- Tch…
Disse alzandosi in piedi e massaggiandosi le ginocchia.
Guardò indifferente la ragazza che ancora stava seduta per terra appoggiata sulle braccia.

Se Keiko mi vedesse adesso mi ucciderebbe…

Le porse le mani per aiutarla ad alzarsi, gesto che la stupì non poco.
- Io sono un pessimo padrone di casa. Per di più mi prendi proprio nel momento sbagliato. Per cui… dimmi cosa vuoi e poi vai via…
Accidenti. Aveva proprio un’aria distrutta.

Dovresti sentirti in colpa. Ed invece, perché pensi che questo sia solo il momento più giusto per colpire? Non rabbrividisci di te stessa? Non provi paura da sola?
Non pensi a nulla di tutto questo, vero Botan?

Non gli disse niente. Semplicemente corse verso la finestra più vicina, cercandola a tastoni nel buio, ed appena l’ebbe trovata la spalancò di botto, con un rumore sordo.
Yusuke coprì con un braccio gli occhi colpiti dalla luce troppo forte del sole.
- Ma… ma cosa… perché...? CHIUDI!
Era in confusione. Si stropicciava gli occhi ed ansimava.
- No.
Rispose lei decisa.
- Ho detto chiudi, che diavolo significa “no”?
- No significa no. Non la chiudo.
A sentirla parlare in quella maniera, anche il bruciore agli occhi sembrò scomparire. Alzò lo sguardo per fissarla intensamente. Si fissarono per parecchi secondi, finalmente in grado di vedersi davvero, di riconoscere ogni particolare stanco del viso fino a poco prima celato dal buio.
- Ma tu… cosa vuoi?
Le chiese in un misto di sorpresa e rabbia.
E Botan si sentì sperduta. Forse aveva agito troppo duramente? Troppo impulsivamente? Che impressione gli aveva dato? Cosa aveva capito di lei? Aveva forse scoperto i suoi pensieri più intimi e nascosti? Cosa diavolo stava pensando Yusuke?
Botan provò l’immensa paura di avere la certezza che Yusuke le leggesse nella mente in maniera chiara e precisa, mentre lei non riusciva ad interpretarne nemmeno le parole più semplici. Si sentì in soggezione senza nessun apparente motivo.
- Io… io lo faccio per te…!
Stavolta era stata davvero poco convincente. Si portò una mano alla bocca.
Yusuke la guardo fissa per un po’. Poi si sedette sul divano poco distante, sempre continuando a guardarla.
- Parliamoci chiaro.
Disse. Lei si avvicinò come se le avesse ordinato di farlo, e si sedette proprio di fronte a lui.
- … chiaro?
Chiese.
- Si. Perché insisti così tanto su di me? Cosa vuoi? Insomma, perché lo fai?
Yusuke sembrava stranamente troppo lucido per trovarsi in una situazione come quella. Perché? Perché lui riusciva a mantenere la calma mentre lei doveva andare in panico in una tale maniera, ogni volta? Perché lui ci riusciva e lei no? Cosa aveva di meno?

Voglio essere più forte. Voglio superare questa storia indenne. Voglio riuscirci. Ma… sono così… infuriata…
Delusa, amareggiata, stanca, triste, sola… sono sola…

Guardò le sue mani strette a pugno. E poi esplose.
- Io rivoglio la mia vita! Non puoi lasciarti andare così, Yusuke! Non puoi perché senza di te io cosa farei? La mia vita sarebbe sconvolta, non avrei più un punto di riferimento, cosa potrei fare? Cosa? Non puoi lasciarmi sola, non puoi!

Dopo lo sfogo, le lacrime le uscirono spontanee dagli occhi, senza che lei le volesse. Anzi, per quanto cercasse di fermarle loro erano sempre di più, ed uscivano sempre con maggiore ostinazione.
Yusuke la guardò attentamente in lacrime. Come la stesse studiando.
Malgrado i sentimenti negativi che avrebbe dovuto suscitargli e che comunque gli suscitava… malgrado avesse il peggiore difetto che una persona possa avere, l’egoismo… nonostante il fatto che avrebbe dovuto odiarla… e che forse un po’ la stava odiando…
… in quel momento gli piacque tantissimo.

Quella era la stessa Botan. La stessa ragazza dai capelli celesti e gli occhi rosa, la stessa che conosceva fino al giorno prima. Ma quei sentimenti così personali e passionali, del tutto suoi, ai quali adesso dava sfogo con tutte le sue forze… la rendevano una persona nuova. Fatto sta che nonostante fosse semplicemente uno spirito del mondo dei demoni, semplicemente rinchiuso dentro un corpo umano… in quel momento la sentì più reale e concreta che mai. Poteva sentire le sue lacrime passargli sulla pelle, erano bagnate e salate, reali. I suoi occhi arrossati, erano reali. I suoi capelli scomposti erano reali. Il suo corpo scosso da fremiti e singhiozzi era incredibilmente vero. Era lì, a pochi centimetri. Avrebbe potuto toccarla con un gesto.
Gli parve l’unica cosa concreta alla quale guardare. L’unica che lo tenesse ancorato. E questa sensazione che lei gli trasmetteva, gli piacque tantissimo.

Posso guardare la tua luce, Botan? Posso cercare dentro di te… fino a trovare il bagliore che ho perso… e che rivoglio indietro ad ogni costo…? Posso? È possibile anche che… dopo aver visto la tua luce… io decida comunque di restare… però, ti prego… ho bisogno della tua luce adesso. Posso provare a toccarla?
**

Aprì gli occhi con una bruttissima sensazione di gelo addosso.
La prima cosa che fece fu voltarsi a cercare Yusuke. Non si spaventò quando non lo trovò subito al suo fianco, era normale. Piuttosto, lo scorse guardando più in là vicino la finestra. Riuscì a guardare anche la luna. Incredibile, si era fatta nuovamente sera.
Ed anche se quel giorno avevano fatto l’amore, nel guardarlo così assorto a fissare una luna bianca ed inespressiva, lei lo sentì più distante che mai.
Aveva guardato dentro di lei. Aveva visto la sua luce. E non gli era bastata.

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