Serie: Yu degli spettri
Genere: Drammatico/Romantico
Pairing: BotanXYusuke (ma non troppo...)
Rating: PG13
AVVISI: Angst, Deathfic.
- Da quando tutto è finito non ci sono stati più allarmi per i nostri amici. Yusuke e Keiko si sono messi insieme. Tutti sembrano felici. Ma la felicità è un sentimento fragile... solo un po' di più della vita umana...
Commento dell'autrice: La storia di questa fic è strana davvero. Nella mia innocenza di scrittrice di fanfiction alle prime armi intendevo scrivere qualcosa che parlasse esclusivamente della nascita di un sentimento forte fra Yusuke e Botan, perché li ho sempre visti bene insieme. Poi, però, dato che avevo fatto morire Keiko, mi sono accorta che questa cosa non sarebbe mai accaduta, perché Yu è TROPPO innamorato di quella ragazzaccia... non era assolutamente possibile che lui dimenticasse e si mettesse con Botan. Ed allora che ho fatto? L'ho fatto diventare un caso psichiatrico ^_^ e siccome continuavo a volere che lui si mettesse con Botan ho fatto diventare un caso psichiatrico anche lei e li ho chiusi assieme in una casa puzzolente ^__________^. A parte gli scherzi, questa è sicuramente la mia migliore fanfiction fino ad ora, e probabilmente rimarrà la migliore anche in futuro. Non mi era mai capitato di rileggere dopo un po' di tempo una mia fic e pensare "Accidenti, è proprio perfetta, proprio come la volevo io, non cambierei una virgola!". Ebbene, con No man è successo.
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No man no cry
Everything’s gonna be alright

12° capitolo
Concerto


Apro gli occhi sul sole del mattino e mi rendo conto che è cambiato qualcosa.
In me, in questa casa, in tutte le sensazioni che ho provato ed in tutte quelle che mi sono sentito addosso pur non provandole direttamente. In Botan che dorme ancora al mio fianco. Nella luce che cercavo. Nell’ombra alla quale ambivo. Nella paura che mi circondava, e che ora sembra come in un soffio svanita nel nulla. Mi sento disteso. Dopo tanto tempo.
Forse dipende solo dal fatto che sto a letto e che la luce del sole mi avvolge completamente. È di una temperatura tiepida e piacevole. Non mi sento sudato.
Mi volto a guardare la fautrice del cambiamento sensibile dell’aria.
Ecco. Adesso anche l’aria che respiro mi sembra diversa. Eppure, non ho ancora aperto nemmeno un vetro. Eppure, dovrebbe esserci la stessa atmosfera di prima.
Invece è diversa. È leggera e morbida. Morbida come un lenzuolo. O come sarebbero le lenzuola di questo letto se fossero pulite.
Eccolo, adesso lo sento. Adesso sento l’odore delle coperte, che fino a poco fa non sentivo. Credo di essermi svegliato.
Ecco che torno alla realtà, triste e cruda. Però… c’è ancora qualcosa di diverso.
Se è vero che le coperte sporche sono reali, se è vero che le macchie sono profonde e non andranno più via… è anche vero che queste lenzuola hanno trovato un ottimo detersivo… che è stato capace di schiarirle… sono macchie che si notano ancora. Sono presenti. Ma nessuno dubita che continuando a sfregare se ne andranno.

La mia macchia… la mia macchia mi perseguiterà per sempre? Potrò nuovamente tornare ad essere semplicemente bianco?

Keiko… no, non sei tu la mia macchia.
La mia macchia è l’asfalto sporco del sangue di una persona morta ingiustamente. Le mie macchie sono le coperte bianche di un asettico obitorio. La mia macchia più grande è il buio di questa casa fio a ieri.
Non sei tu la mia macchia. Tu sei stato il mio sapone dolce che non brucia agli occhi per tanto tempo. Ti ringrazierò per sempre di esserlo stato.

Botan… eccoti qua.
Eccoti qua. Impensabile. Sei stata uno scomodo imprevisto, lo sai?
Il più scomodo, perché sei riuscita ad entrarmi dentro, in una qualche maniera che ancora non sono riuscito a spiegarmi. Forse non sono ancora abbastanza lucido. Ma sarei un bugiardo se dicessi il contrario di quello che invece ho capito chiaramente.
E cioè, Botan, sono felice che tu ci sia.
Non credevo l’avrei mai pensato. Ed invece è così.

Mentre stavo chiuso in questa casa, al buio, immerso in quell’aria opprimente, io sentivo il peso di un macigno gravare su tutto il mio corpo.
Era questo che mi faceva sentire il dolore nelle ossa quando mi muovevo. Era quel macigno che stava lentamente uccidendomi.
E poi quella porta si è aperta, una notte. Si è aperta senza fare entrare luce, perché era notte.
Hai fatto finta di essere di passaggio. Ed invece non sei più uscita.
E poi, subito appena entrata, mi hai gettato davanti agli occhi il vero me stesso. Mi hai fatto soffrire. Ed io ho fatto soffrire te. Ci siamo scoperti a vicenda in un gioco agrodolce di sguardi e carezze poco tenere.

Fino all’altro ieri sera. L’altro ieri sera, quando tu ti sei impressa nei miei occhi così come già lo eri nel mio corpo.
Il suono delle tue lacrime mi ha angosciato in maniera incredibile, ma era chiaro sintomo che eri *davvero* lì con me, ed allora io non potevo far altro che gioirne.
Io sono uno stupido, Botan. Non sono uno che ragiona sulle cose. Do per scontato ciò che mi va ed invece nego ciò che non mi va. Ma vado ad intuito.
Però… però so capire bene i sentimenti che provo per una persona. Quando sono lucido, almeno.
Ed io sono quasi certo che quello che provo per te non sia amore nella forma in cui è logico pensarlo.
Era amore quello che sentivo per Keiko. È amore quello che sento per la lotta.
Per te, più che di amore si tratta di… musica.
È esattamente come la musica. Ti prende, ti fa volare, poi ti riporta per terra e rende tutto un po’ più dolce di quello che sembrava, sempre lasciando un retrogusto amaro perché finisce.
Sei musica, per me.
Sei la melodia che riposa le mie orecchie, e sei la voce che fa muovere le mie labbra.
E nonostante tu non sia l’amore, da adesso sei il mio mondo.
**

È qui, accanto a me. Lo sento dal calore del suo corpo.
Sono sveglia, ma non voglio assolutamente aprire gli occhi, sto troppo bene.
Questa sensazione nuova che rallegra il mio spirito… che cos’è? Non è lo stesso che provavo ieri. Non è lo stesso tipo di amore.
Eppure… sono ugualmente certa che lo sia. Così come lo ero ieri lo sono oggi.

Mi sono innamorata di te, Yusuke Urameshi.

Mi rendo conto che non è neanche tanto difficile ammetterlo, ed adesso mi sento tanto leggera che potrei volare via senza rimpianti. Ma spero di non farlo. Anzi, spero che tu mi regga a terra, nel caso io dovessi cominciare a traballare per via del vento.
Il fatto è che mi sto accorgendo di essere sempre meno forte di quanto non credessi. Anzi, ci sono stati dei momenti, in questi ultimi giorni, durante i quali mi sono sentita la più debole fra le deboli.
Come l’altro ieri.
Volevo uscire, Yusuke. Sono andata alla porta con la ferma intenzione di andarmene. Lo volevo davvero. Mi era perfino rimessa le scarpe. E poi ho aperto la porta e l’ho dovuta richiudere istantaneamente.
Perché il freddo e la solitudine della notte mi sono sembrate troppo da poter sopportare da sola.
E mi sono accorta che ho un disperato bisogno di te, Yusuke. E che ti amo davvero da impazzire.

Chiunque potrebbe dire che sto confondendo il bisogno con qualcos’altro. Non penso sia vero. Io non ho bisogno di te, quindi ti amo. Io ti amo, *quindi* ho bisogno di te.
C’è differenza. Ed è molta.
Ed in questo momento non mi interessa minimamente quello che tu provi nei miei confronti, anche se mi odiassi – e sono comunque sicura che non sia così – mi passerebbe addosso e sarei tranquilla come prima.
Perché mi basta amarti. Sapere che posso provare un sentimento simile, e che lo provo per te.
Sono felice. Senza nessuna motivazione apparente, sono così felice che ho voglia di cantare.
Forse è il tiepido sole che il vetro della finestra proietta su di noi, forse è il tuo corpo così vicino al mio, forse è l’aria diversa che riesco a respirare da quando mi sono svegliata. Chissà che cos’è.
Mi piacerebbe saperlo. Ma mi rendo anche conto che pur non sapendolo sono felice comunque. Ed allora non vale la pena di crucciarsi per queste cose.
Ti amo. Questo mi basta. Ed è l’unica cosa per la quale sono sicura di poter essere felice.

Sento come la musica che si impadronisce dell’atmosfera.
Ci ha rapiti silenziosamente, e ci conduce attraverso tutti i nostri stati d’animo e le nostre debolezze, facendocele capire ed accettare.
È un buon rimedio contro il dolore, quando la realtà comincia a farsi fin troppo spigolosa.
Però ha il pregio che non ti astrae dal mondo che ti circonda.
Ascolti musica, ma riesci comunque a sentire il clacson di una macchina, il pianto di un bambino, la ruota della lavatrice che lavora frenetica, il venditore ambulante di frutta che sponsorizza la sua merce a gran voce.
Riesci a sentire tutto, ed in più c’è questa colonna sonora che ti innalza ad un diverso stato di pensiero.

È questa musica fra noi che ci tiene uniti.
Io sono sicura sia una canzone d’amore. Per te potrebbe anche essere una filastrocca per bambini.
Sarei comunque felice. Perché adesso ci sei tu, Yusuke. Ed il mio mondo è finalmente completo.
**

Inondati dal sole si erano alzati, lavati e vestiti.
Avevano aperto tutte le finestre. Avevano dato una spolverata alla casa, ridendo e scherzando come prima, soffermandosi malinconicamente sulle tracce dell’ombra che aveva permesso loro di trovarsi.
Poi, aprirono la porta.
E nel sole del mattino, mano nella mano, uscirono e mossero i primi passi nel mondo reale dal quale erano stati per così tanto tempo lontani.

Parte piano il nuovo swing…
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