Serie: Yu degli spettri
Genere: Drammatico/Romantico
Pairing: BotanXYusuke (ma non troppo...)
Rating: PG13
AVVISI: Angst, Deathfic.
- Da quando tutto è finito non ci sono stati più allarmi per i nostri amici. Yusuke e Keiko si sono messi insieme. Tutti sembrano felici. Ma la felicità è un sentimento fragile... solo un po' di più della vita umana...
Commento dell'autrice: La storia di questa fic è strana davvero. Nella mia innocenza di scrittrice di fanfiction alle prime armi intendevo scrivere qualcosa che parlasse esclusivamente della nascita di un sentimento forte fra Yusuke e Botan, perché li ho sempre visti bene insieme. Poi, però, dato che avevo fatto morire Keiko, mi sono accorta che questa cosa non sarebbe mai accaduta, perché Yu è TROPPO innamorato di quella ragazzaccia... non era assolutamente possibile che lui dimenticasse e si mettesse con Botan. Ed allora che ho fatto? L'ho fatto diventare un caso psichiatrico ^_^ e siccome continuavo a volere che lui si mettesse con Botan ho fatto diventare un caso psichiatrico anche lei e li ho chiusi assieme in una casa puzzolente ^__________^. A parte gli scherzi, questa è sicuramente la mia migliore fanfiction fino ad ora, e probabilmente rimarrà la migliore anche in futuro. Non mi era mai capitato di rileggere dopo un po' di tempo una mia fic e pensare "Accidenti, è proprio perfetta, proprio come la volevo io, non cambierei una virgola!". Ebbene, con No man è successo.
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No man no cry
Everything’s gonna be alright

1° capitolo
Nessun motivo


Nero. L’unico colore atto a descrivere il loro animo in quel momento.
L’unico colore che si addicesse a quella notte buia che era calata sui loro occhi quella stessa mattina, oscurando persino il sole con la sua nube pesante… e soffocante.
Soffocante come quella stanzetta.
Quella non era mai stata una casa grande. Ma non era mai stata piccola come in quel momento.
E proprio mentre l’oscurità stava per prendere il sopravvento sui loro occhi, proprio quando stavano tutti, finalmente, dopo ore ed ore di veglia, cominciando a chiudere gli occhi… lasciandosi andare al ristoro del sonno consolatore… il sonno finto amico che ti accoglie fra le sue braccia quando sei troppo stanco per piangere ancora… lo stesso finto amico che, una volta sveglio, ti rigetta tutto addosso, facendoti sentire miserabile e sperduto… proprio quando stavano per concedergli, ancora una volta, l’opportunità di consolarli falsamente, ma tanto dolcemente… lui bisbigliò. E loro lo sentirono chiaramente.
Tanto chiaramente da fare paura.
Un tono sconsolato. Di quelli che quando li senti ti viene voglia di piangere.
Forse perché non erano abituati a sentirlo lamentarsi così. O forse perché stare chiusi in quella stanza aveva alterato le loro percezioni. Magari per tutti e due i motivi sentirono la sua voce tagliente, come amplificata ed indurita dal metallo di un megafono.
Un tono che avrebbe voluto essere solo disperato, risultò essere quello più crudele.
- Keiko… perché… perché sei morta?
L’unica luce della stanza si spense in quel momento. La candela che era accesa… dall’una di quel pomeriggio, si spense inghiottita dalla sua stessa cera ormai liquida.
Autodistruzione.
È questa la chiave della sofferenza.
Nessuno può farci soffrire tanto quanto noi riusciamo a ferire noi stessi.
Ed era quello che Yusuke stava facendo, in quel momento.
- Perché sei morta, Keiko?
Perché continuava a parlare in quel buio assoluto? Nessuno riuscì a trattenere un brivido.
Nemmeno Hiei.
Sembrava un film dell’orrore.

**
Ore 10.35, piazza Kamayashi.
- Non posso credere ci sia ancora qualche idiota disposto a pagare per i miei servizi!
- Sei molto famoso nell’ambiente, Yusuke… chiunque si informi seriamente su demoni e cacciatori… prima o poi arriva a te, è naturale!
- Però è anche una gran rottura… ma tu hai dato il mio nome a qualcuno, Botan?
- Certo che no! Ma ti ho già spiegato che sei comunque troppo famoso per non ricevere richiami!
- Uff…
- Di che ti lamenti?!?! Ti pagano profumatamente! O sbaglio?
- Si, si, hai ragione, immagino che dovrei ringraziare…
- Ecco, hai visto che hai capito?
La ragazza si accorse dell’espressione di Yusuke.
- Yu… tutto a posto?
- Nulla… forse sono io l’ingrato…
In quel momento chiamò il cellulare di Yusuke. Le possibilità erano poche: uno dei ragazzi, sua madre… o la sua ragazza. Keiko. Poteva essere proprio lei, visto l’orario, che chiamava durante la pausa in banca.
Si, era sicuramente lei.
Botan se ne accorse dal suo sguardo. Lo sguardo della persona che aspetta per tutto il giorno il suo momento di luce. E che infine lo trova.
- Pronto Kei…? Chi è lei?
Non aveva mai visto un’espressione tanto distrutta sul volto di Yusuke. Sembrava come se gli avessero strappato l’anima. I suoi occhi… erano vuoti. La sua pelle pallida. Continuava a deglutire aria, perché aveva la bocca talmente asciutta da non riuscire a produrre saliva.
- V-Va bene…
Disse alla fine.
- Arrivo subito.
Chiuse la conversazione e si voltò verso Botan.
- Devo andare all’obitorio.
- Cooosa??? E perché?
Fu in quel momento che lei ebbe paura. Paura davvero.
Capita a tutti, almeno una volta nella vita, di sentire quel vuoto all’altezza del cuore. Come un buco. Un buco freddo.
Quello è il momento del culmine della paura. Chi ci passa non lo dimentica.
E fu quella la sensazione di Botan nel vedere Yusuke ridere forte… mentre lacrime amare e pungenti gli rigavano le guancie.
- Ci… ci sono dei medici… che si ostinano a dire che Keiko è morta… un incidente, hanno detto! Ma ti rendi conto???
E guardava la ragazza che gli stava accanto, con un’espressione che era a metà fra la disperazione più nera e l’incredulità divertita.
- Che follia…!!! Adesso vado all’obitorio così nego che è lei. Lei è a lavoro, adesso! Anzi, aspetta, prima di andare la chiamo e mi ci faccio quattro risate, ok? Aspetta… solo un secondo…
Riprese il cellulare dalla tasca, ignorando spudoratamente il messaggino che gli arrivava ad ogni fine chiamata che lo informava del nome e del numero della persona con la quale aveva parlato.
Lo ignorò per continuare a sperare che quei sfottuti bastardi dei medici non avessero realmente chiamato dal cellulare della sua donna. Lo ignorò per continuare a vivere, almeno lui, per un po’. Compose il numero della sua ragazza.
Quando gli risposero gli stessi medici di prima chiuse immediatamente la conversazione.
- Devo… devo avere sbagliato numero, sicuramente! Devo avere, per sbaglio, richiamato quelli all’obitorio! Non c’è dubbio!
E si rimise a ridere.
- Andiamo, Botan, presto! Andiamo a dire a quegli uomini che quella non è Keiko… quella non è Keiko…!
Avrebbe davvero voluto consolarlo. Avrebbe voluto mettergli una mano sulla spalla, farlo piangere fino a sfogarsi.
Avrebbe voluto.
Ma lui la tirava per una mano, verso il luogo dove presto avrebbe perso l’anima.
**

Già un film dell’orrore… un incubo…
SVEGLIATEMI! SVEGLIATEMI!
Glielo si leggeva negli occhi. Negli occhi appannati dalle lacrime, intenti nonostante tutto a fissare la foto di una donna che non sarebbe tornata… che non sarebbe più stata sua…
Keiko…
- Non è giusto…
Continuò nell’oscurità facendo, ancora una volta, rabbrividire tutti.
- Non è giusto… non c’era alcun motivo… alcun motivo che giustificasse questo…
Rimase in silenzio molti secondi. Smise anche di piangere.
Gli altri, avrebbero dovuto immaginare che quello doveva essere il preludio di qualcosa.
Quando Yusuke si alzò in piedi, lo presero come un buon segnale.
Magari va meglio.
Lo sperarono veramente.
- AAAARGH!!!
Nell’oscurità più totale riuscì ad afferrare la stecca che reggeva la candela. E cominciò a distruggere tutto.
Tutto.
La foto… il tavolo… infierì sull’altare con tanta violenza da scheggiare il pavimento in legno sotto di lui.
Voleva distruggere tutto. Come era stata distrutta la sua vita.
Non sarebbe rimasto più niente. Così come di lui non era rimasto nulla.

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