Fanfiction a cui è ispirata: "Try Something New" di Happy.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo.
Pairing: BrianxMatt, BrianxHelena, MattxGaia.
Rating: R - probabile futuro NC-17.
AVVISI: Angst, RPS, Spin-off, Incompleta.
- Un anno è passato dall'ultima volta in cui Matt e Brian si sono visti. Un anno, e sembra non sia cambiato niente. Un anno, e in realtà c'è stata una rivoluzione, dentro di loro. Rivedersi è davvero la cosa giusta? Matt non lo sa. Sa solo che non può fare a meno di vagare per Hyde Park sperando di incontrarlo.
Commento dell'autrice: Se ne parla alla fine è_é
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TRY SOMETHING BETTER
CAPITOLO 5
TASTE IN MEN

“Why can’t you just love her?
Why be such a monster?
You bully from the distance
Your brain needs some assistance”
“Escape” – Muse


Prese il primo pianto come una normale reazione nervosa di fronte al più che comprensibile sconvolgimento che aveva seguito la loro prima volta insieme dopo tanto tempo. Dannazione, dopo essergli venuto fra le gambe come aveva sognato di fare per mesi anche lui aveva provato il desiderio di scoppiare in lacrime! Si era sentito come se si fosse appena liberato del macigno più pesante della sua vita, come se tutto il sudiciume che si era accumulato sulla sua pelle durante quei dodici mesi ripieni di odio e tristezza fosse stato spazzato via poco a poco da ognuno dei suoi baci.
Ipotizzò che Matt avesse provato le stesse cose, che si fosse commosso al punto di non riuscire a trattenere le lacrime, e si sentì quasi orgoglioso di averlo fatto piangere a quel modo.
Lo abbracciò stretto, e Matt si aggrappò a lui, nascondendo il viso contro il suo petto mentre lentamente i singhiozzi si trasformavano in sospiri per poi tornare regolari respiri; e in quel momento Brian pensò ecco, ci siamo. Ho tutto quello che mi serve. Ho tutto quello che voglio. Bisogno, desiderio e possesso coincidono.
Sono l’uomo più felice del mondo.

Matthew si sistemò il suo braccio sotto al collo, e diede chiaro segno di voler dormire lì, spinto da chissà che desiderio suicida, e lui a malincuore dovette scuoterlo e risvegliarlo dal torpore del dormiveglia in cui il pianto e la stanchezza l’avevano gettato.
- Matt, è estremamente poco romantico da dire, ma non puoi assolutamente restare…
Lui ridacchiò, gli occhi ostinatamente chiusi, mentre già si stiracchiava e si voltava per alzarsi.
- È un miracolo che Gaia non si sia già svegliata. Immagino che correrebbe come una pazza per tutta la casa per ritrovarti, se non fossi al suo fianco.
- Oh, sì. – rispose Matt, - In realtà l’ha anche già fatto. Solo che quella mattina ero al pianoforte.
- …che non è esattamente il posto in cui sei adesso.
Finalmente aprì gli occhi. Asciutti, sorridenti. Azzurrissimi.
- Già. Che schifo, vero?
Nonostante sorridesse, il suo tono di voce era così gelido che a Brian diede i brividi.
- Non… non parlare così… - disse a fatica, quasi timoroso.
Matt sorrise ancora.
- Io però mi sento veramente uno schifo. Tu no, Brian?
Io no. Io mi sento benissimo.
- Non ti senti in colpa?
In colpa?
- …sporco…?
Sei qui accanto a me, Matt. Come potrei sentirmi anche solo un passo più indietro rispetto al Paradiso?
- …fa niente. Prima non potevo ammetterlo, e pensavo che questo tuo modo di fare fosse orribile, deprecabile. Pensavo di poterti odiare per questo. Ora mi rendo conto che è solo un altro dei motivi per cui non posso.
Sollevò un braccio e gli accarezzò una guancia.
- Ogni cosa che faccio mi sembra così forzata… pesante… tu invece sei così spontaneo e spensierato…
Brian si chinò su di lui e lo baciò.
Non sapeva se quel bacio volesse essere un ringraziamento o una rassicurazione. Probabilmente era solo un tentativo di fargli sparire quel sorriso strappacuore dal volto.
Ma le sue labbra lo trattenevano ancora, quel dannato sorriso, quando si separarono e lui tornò a guardarlo.
- Riuscirai ad essere spontaneo e spensierato per tutti e due, Brian? – chiese Matt.
- Naturalmente. – rispose deciso, abbracciandolo.
*
Il secondo pianto lo terrorizzò a morte.
E non solo perché non ne capì il motivo, visto che non solo Matt era ritornato in camera sua di propria spontanea iniziativa, ma sembrava perfino aver goduto profondamente delle ore notturne che avevano passato a rotolarsi fra le lenzuola fra un rapporto e l’altro.
La prima volta era stato silenzioso, rigido, aveva avuto paura. La sera successiva s’era mostrato già disinvolto, e se aveva trattenuto i gemiti era stato solo perché non voleva combinare qualche disastro. Aveva ridacchiato malizioso, s’era strusciato contro di lui, l’aveva preso e si era fatto prendere con passione ed entusiasmo sempre crescenti, ed era stato perfetto.
Tanto che lui s’era quasi illuso che potesse essersi risolto tutto.
E invece, ancora una volta, quando entrambi, stremati, erano stati sul punto di crollare per una mezz’oretta di dolce sonno prima di doversi separare, lui era scoppiato a piangere.
E quello non era normale.
Affatto.
Brian si ritrasse lievemente e rimase a guardarlo mentre, scosso dai singhiozzi, nascondeva il viso sul cuscino per tamponare le lacrime e stringeva un lenzuolo fra le labbra nel tentativo di arginare i lamenti.
Il suo primo istinto fu quello di scattare in piedi, correre a prelevare Stef dalla stanza accanto, metterlo davanti al problema ed ordinargli di risolverlo.
Poi ricordò che la sera prima era andato via con Dom.
Diede un’altra occhiata a Matt.
E decise di allungare una mano sul comodino per recuperare il cellulare.
*
Stefan era perfettamente consapevole del fatto che un anno non fosse abbastanza per dimenticare alcunché, tantomeno i sentimenti. Lui e Dom ne erano la prova vivente. Per quanto nulla di ciò che era successo fra loro potesse essere considerato anche solo vagamente come “qualcosa di serio”, conservavano ancora l’uno per l’altro lo stesso sentimento tenero e dolce che li aveva tenuti legati nel tempo anche a distanza. Stefan sapeva che avrebbe potuto contare su Dom per qualche carezza e una quantità spaventosa di affetto, quando si fossero rivisti, ed era sicuro che anche per lui fosse lo stesso. Sapeva che fra due settimane sarebbe partito il tour e non l’avrebbe rivisto come minimo per un altro anno, ed alla stessa maniera sapeva con certezza che sarebbe bastato vedersi di nuovo anche solo di sfuggita per ritrovarsi.
Perciò, non era preoccupato per sé stesso.
Era preoccupato – terrorizzato – per Brian.
Brian era capace di spezzare cuori a destra e a manca per settimane e poi di impattare contro l’unica persona al mondo, l’unica che avrebbe fatto meglio a non sfiorare mai neanche per sbaglio, con una tale facilità che Stef spesso si chiedeva se non avrebbe fatto meglio a tenerlo al guinzaglio, onde evitare complicazioni.
La frequenza con la quale si cacciava in qualche situazione disastrosa era tale che spesso Stefan aveva pensato che se c’era un motivo per il quale Brian sarebbe potuto morire, ecco, quello era il mal d’amore.
Il che, immaginava, era molto da lui.
Non era proprio sicuro che Matt fosse il suo Vero Amore.
Probabilmente lo era.
Ma non era importante, perché nel momento in cui la loro storia fosse finita – e sarebbe davvero finita, prima o poi – Brian sarebbe stato comunque in pezzi, e sarebbe comunque toccato a lui armarsi di cerotti e miele per cercare di ricomporlo. Era una fatica cui era abituato, e lo faceva perfino con piacere, ma con un tour di mezzo le cose si prospettavano fin troppo complicate, e non sarebbe stato facile prendersi cura del cuore malconcio di Brian quanto ne avrebbe avuto bisogno, nel momento in cui sarebbero stati magari in Francia intrappolati fra un servizio fotografico e un’intervista promozionale.
Per questo motivo, avrebbe preferito che Alex avesse concesso a Brian di tornarsene per un po’ a New York. Così avrebbe potuto rivedere Helena e Cody e sarebbe rimasto con loro fino all’inizio del tour e avrebbe smesso di vedere Matt prima di ricominciare con quella stupidaggine.
Evidentemente, Alex non la pensava così.
Magari s’era messa in testa di fare il cupido della situazione o chissà che altro, non c’era modo di sapere cosa ci fosse davvero nella mente contorta di quella donna diabolica.
Il risultato, comunque, restava lo stesso. E poteva già vedere Brian talmente in bilico da aver voglia di afferrarlo per una manica per tenerlo in piedi.
- Sei pensieroso.
Sorrise, voltando il capo per guardare Dom.
- Ma dai, davvero? Non l’avrei mai detto.
Il biondo sbuffò offeso, gonfiando infantilmente le guance, ma quando Stef si sporse per baciarlo non si tirò indietro.
- È per Brian, vero?
- Eggià. – sospirò il bassista, - Ma ora sinceramente preferisco pensare ad altro…
Dominic aveva appena risposto al suo sorriso malizioso, quando sentì il cellulare squillare furioso da qualche parte nel mucchio dei vestiti che, nella foga, aveva abbandonato ai piedi del letto.
Con un poderoso grugnito di delusione, si alzò in piedi, affrettandosi a recuperare l’apparecchio smarrito prima di perdere la chiamata.
Era Brian. Ed era passata mezzanotte. Perciò, potevano essere solo guai.
*
In qualche modo che non gli era ancora chiaro, mentre cercava di tappare la bocca a Matt e di rallentare il battito convulso del proprio cuore, era riuscito a spiegare a Stef che aveva bisogno di vederlo immediatamente. E quando lui aveva protestato, facendogli presente che aveva una vita e che in quel momento stava cercando di passarne qualche ora con Dom, tutto quello che era stato capace di pensare e rispondere era stato “Perfetto. Porta anche lui”. Quel pianto sconsolato non era qualcosa che potesse gestire da solo, e probabilmente neanche la presenza di Stef sarebbe bastata. Un paio di braccia in più – meglio ancora se quelle di Dom – non avrebbero potuto che aiutare.
- Cosa diavolo è successo qui? – fu il commento sconvolto del batterista nell’osservare lo spettacolo pietoso del proprio frontman che si nascondeva sotto le lenzuola per non mostrare le lacrime. Brian scollò le spalle, confuso e avvilito, e Stefan incrociò le braccia sul petto.
- Matt? – chiamò Dom, avvicinandoglisi, - Matt, cos’hai?
- Niente! – fu la poco convincente quanto disperata risposta dell’uomo, - È tutto a posto! Datemi… solo un secondo…
Fortunatamente, Dom non sembrava disposto a concederglielo. Lo liberò dalle lenzuola e lo aiutò prima a mettersi seduto e poi ad alzarsi in piedi, scortandolo gentilmente verso la porta.
A Stef quel clima non piacque.
Poteva intuire il perché del pianto di Matt, ma c’era più di semplice tristezza mista a senso di colpa, nelle sue lacrime, e, cosa ancora peggiore, Brian era agitato. Nelle situazioni complicate, anche nelle peggiori, Brian aveva sempre mantenuto una calma e un sangue freddo invidiabili. Magari non riusciva a risolvere il problema, magari aveva comunque bisogno del suo aiuto per tirarsi fuori d’impaccio, ma per quanto generalmente fosse difficile avere a che fare con lui, quando c’era qualche guaio era sempre in grado di moderarsi. Forse perché intuiva quanto più disperata potesse diventare la situazione se, oltre al problema, lui ci avesse aggiunto anche una buona dose di sé stesso in versione isterica.
Ma negli occhi di Brian non c’era calma, quella notte. Non c’era neanche la più pallida traccia di raziocinio.
Erano chiari e limpidi come il vetro.
Pieni, gonfi, grondanti di paura.
Gli si avvicinò, mentre Dom e Matt facevano per lasciare la stanza.
- Tutto a posto? – gli chiese, poggiandogli una mano sulla spalla.
Brian annuì con aria assente, gli occhi fissi su Matt, come incollati alla sua figura.
C’era bisogno di spezzare la tensione.
C’era bisogno di farlo urgentemente.
- Certo che… - azzardò, sperando che giocare la carta “ironia autocelebrativa” non portasse ulteriori disastri, - Brian, sarebbe ora che ti decidessi una buona volta a cambiare i tuoi gusti in fatto di uomini!
Le reazioni alla battuta non tardarono ad arrivare.
Matthew smise istantaneamente di piangere, e al posto dei suoi gemiti un agghiacciante silenzio riempì la stanza. Mentre le labbra di Dom di contorcevano in una smorfia di puro disgusto, gli occhi di Brian finalmente si puntarono su di lui, enormi e luminosi come fari.
- Stef… - articolò a fatica, - che… che schifo!
Grazie al cielo aveva funzionato.
- Come?! – rispose lui, fingendosi piccato, - Credevo che almeno tu, fra tutti, avresti compreso il mio brillante senso dell’umorismo!
- Per carità… - esalò il cantante, socchiudendo gli occhi e grattandosi distrattamente la testa.
- Già, per carità! – gli fece eco Matt che, per quanto si aggrappasse ancora a Dom come fosse in procinto di cadere, sembrava essersi parzialmente ripreso, - E… Brian. Se ti azzardi… se ti azzardi a cambiare gusti solo per qualche lacrima… - occhi negli occhi, era uno spettacolo osservarli mentre si guardavano, - giuro che ti uccido.
Brian si lasciò andare ad un lieve sorriso rassicurante, e poi attese che Matt e Dom fossero usciti dalla camera per abbandonarsi contro la parete, le palpebre abbassate, i lineamenti del viso finalmente distesi.
- Non è che sei stato tu a fargli male con qualche giochino stupido, eh?
In un’altra situazione, Brian avrebbe abbaiato che era un idiota, che i suoi giochini non erano stupidi e che era troppo bravo a letto per fare del male senza che questo fosse stato esplicitamente richiesto.
In quella situazione, si limitò a scuotere il capo con aria sconsolata.
- Stef, però… - commentò soltanto, con un sorrisino per metà triste e per metà divertito sulle labbra, - …potevi almeno usare il titolo di una loro canzone! Così la brutta figura la facciamo solo noi…
Stef sorrise di rimando, passandogli un braccio attorno alle spalle e stringendolo a sé.
Erano anni che non lo faceva.
Ma lui era piccolo come sempre.
- Brian, sei tu che scrivi le canzoni equivocabili. Non Matt.
Lo sentì tremare sotto le proprie dita.
Immaginò di avergli fatto male e desiderò scusarsi. Ma sapeva anche che cose come quella andavano dette, ogni tanto. Giusto per aiutare Brian a tenere i piedi ben saldi a terra.
*
Lo aiutò a sedersi sul divano del salotto e lanciò uno sguardo allarmato all’orologio sopra il finto caminetto a muro. Erano ormai quasi le due. Si sentiva crollare dal sonno, ma era talmente preoccupato che anche se fosse stato a chilometri di distanza e avesse avuto a disposizione il letto più comodo del mondo non sarebbe comunque riuscito a chiudere occhio.
Sedendosi al suo fianco, aspettò silenziosamente che il respiro di Matt tornasse regolare, e che non fosse più costretto a mordersi le labbra per non ricominciare a piangere.
Quando fu tranquillo, e si voltò a guardarlo con aria imbarazzata, Dom non poté che allargare le braccia e scuotere il capo, incredulo.
- Cosa diamine ti prende? – chiese, sconvolto, - Voglio dire, Matt, io capisco tutto, ma non puoi fare così!
L’uomo prese a fissare il pavimento, tornando a torturare coi denti il labbro inferiore.
- È difficile… - azzardò, ma Dom lo zittì con un sospiro esasperato.
- Difficile, Matt? Ti sei magari aspettato che sarebbe stato facile?
Rimase in attesa di una reazione, ma non arrivò niente.
E Dom capì che quello era esattamente il momento di estorcere qualcosa dal cervello confuso del proprio cantante. La notte sarebbe finita, lui avrebbe smesso di piangere per poi ricominciare alla prima occasione favorevole e tutto sarebbe rientrato nella normalità, ma sarebbe anche rimasto fermo nello stesso fango d’indecisione e sconforto fino a quando non avesse fatto chiarezza fra i suoi pensieri.
Ce l’aveva a morte con lui, era vero.
Perché non era stato sincero, perché s’era buttato in una cosa assurda senza motivo – e l’aveva fatto a dicembre, non certo adesso – e perché col suo egoismo aveva quasi sabotato il legame nascente fra lui e Stefan.
Ma lo conosceva da una vita.
E teneva troppo a lui per non amarlo.
E perciò continuò a parlare.
- Matthew, tu non hai veramente un problema.
Matt ridacchiò, scuotendo il capo.
- Dico sul serio. – continuò Dom, chinandosi su di lui per cercare di catturare il suo sguardo, senza riuscirci, - Tu non hai più un problema. Avevi un problema fino a quando non hai rivisto Brian. Ma da quel momento, da quando hai deciso di imbarcarti in questa cosa con lui, in un modo o nell’altro, tu hai smesso di avere un problema.
- Stai ignorando il fatto che ho una ragazza, Dom…
- Oh, sì, certo. – proseguì il batterista con falso distacco, - Nasconditi dietro Gaia, sì. Matthew, sii serio. Quanto peso ha avuto Gaia sulle decisioni che hai preso in queste due settimane? Quante volte, mentre sceglievi in un modo piuttosto che in un altro, hai pensato “questo potrebbe fare male a Gaia” o “questo metterebbe in pericolo la nostra relazione”?
- …
- La verità è che avevi una possibilità di liberarti di Brian e l’hai gettata alle ortiche senza farti il minimo problema. E adesso sei qui e piangi, Matt?
- …
- Dì qualcosa, Cristo santo!
- …vorrei poterle essere fedele. Vorrei non avere mai rivisto Brian. Vorrei che tu non mi avessi costretto ad aspettare Stefan con te, ad Hyde Park…
- Oh, sì! Diamo la colpa al batterista innamorato, su!
- Non ti sto dando la colpa! In realtà vorrei avere avuto le palle per dirti “aspettalo da solo, il tuo uomo, io me ne vado”. Ma non le ho avute. E adesso sono qui. E ogni volta che io e Brian andiamo a letto insieme tutti questi rimpianti mi danno sui nervi, e più cerco di ricacciarli in fondo più loro vengono a galla, e non posso parlarne con Brian, non posso parlarne con Gaia e non posso parlarne con nessuno. Ecco perché piango sempre.
Dominic sospirò, abbandonandosi stremato contro la spalliera del divano.
Guardò l’orologio, la lancetta corta sfiorava le tre.
- Matthew. – chiamò.
Lui non rispose.
- Matthew, se questo fosse solo sesso tu staresti bene.
- Starei comunque tradendo Gaia, starei comunque male…!
- No. Staresti benissimo. Il tuo cuore e il tuo cervello starebbero fedeli da un lato, il tuo cazzo andrebbe da tutt’altra parte e tu non avresti alcuna difficoltà a gestire tutto questo.
- …
- Santo cielo. – sbuffò, passandosi teatralmente una mano sugli occhi, - Sei innamorato.

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