Genere: Comico, Demenziale, Romantico.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Crack, Incest.
- E se il twincest fosse una meravigliosa realtà? Be', non sarebbe poi tanto meravigliosa. Almeno a detta dei protagonisti.
Note: WIP.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Crack, Incest.
- E se il twincest fosse una meravigliosa realtà? Be', non sarebbe poi tanto meravigliosa. Almeno a detta dei protagonisti.
Note: WIP.
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QUANDO L’AMORE BRUCIA I NEURONI
ANDREAS E LE DRAMMATICHE CONTROINDICAZIONI DELLA GEMELLOFILIA
Credo che, se anche mi avessero avvertito in tempo utile, non avrei mai potuto salvarmi. Voglio dire: da piccoli, i gemelli erano incredibilmente carini, ed avevano anche un’aria del tutto innocua. Due faccette d’angelo. Bill era dolce e cuccioloso da far schifo, davvero. E Tom era… be’, faceva schifo anche lui, in un certo senso. E più o meno era lo stesso di adesso, solo… meno problematico.
Comunque è così: se pure uno spirito benefico e misericordioso… chessò, la Fata Turchina di Pinocchio!, fosse venuta in mio soccorso, strillando “Andreas! Salva la tua vita e i tuoi neuroni prima che il fangirling porti morte e devastazione ovunque al sui passaggio!”, penso che mi sarei voltato a guardarla con aria smarrita ed avrei appena sillabato un “Fangirling…?” più confuso che persuaso, prima di, chessò, farle i complimenti per la tinta e chiederle di che marca fosse e dove l’avesse trovata, per esempio.
O almeno, suppongo.
In ogni caso, sarebbe stato ugualmente carino e giusto se qualcuno mi avesse avvertito, allora. Ed anche dopo: dovevano dirmi di tenere lontano Tom dalle fanfiction. Perché il deficiente, da quando ha letto non so dove che il mio ruolo nel fandom è rispondere al telefono ed elargire ottimi consigli da perfetto migliore amico, ci crede davvero.
E perciò…
- Andreas, ho un problema.
Io non rispondo. No. Io mugolo disperatamente.
- Io ho un problema, Tom. – protesto appena ne trovo la forza, lasciandomi andare mollemente sul materasso, perché mai che si riesca a dormire in pace, da queste parti, - Ed il mio problema è che presto potrei ritrovarmi senza lavoro.
Lui resta qualche secondo in silenzio, riflettendo.
- Ma no. – dice alla fine, - Bill sta bene, i Tokio Hotel non corrono alcun rischio di-
- Scommettiamo che, se faccio diventare canon certe storie in cui ti prendo a cazzotti fino a lasciarti mezzo morto sul pavimento, allora sì che i Tokio Hotel correranno qualche rischio?
Lui sbuffa.
- Dovresti smetterla di leggere certa roba. – mi rimprovera, - In quella fanfiction lì ti facevi mio fratello. Non metterti strane idee in testa.
- Cortesemente. – mugugno angosciato, - Come piaga mi basti già tu così. non ho nessuna voglia di avere a che fare anche col tuo lato di fidanzato tradito e geloso. Per non parlare del lato da ragazzina divisa fra due amori da fiaba di Bill…!
…non mi pare neanche vero di aver detto questa frase così naturalmente. Fino a non più di un anno fa, su argomenti simili ci ridevamo come cretini per ore. Ora che sono una tragica verità, però, non fanno ridere proprio più nessuno.
- Stiamo andando fuori tema! – urla lui a questo punto, visibilmente infastidito.
- Perché, questa telefonata aveva anche un tema? – chiedo, con aria vagamente scazzata. Mi illudo lui la noti e decida di lasciarmi in pace, ma puntualmente ciò non accade. I miei desideri non si avverano mai, purtroppo.
- Certo! che ne aveva uno! – strillacchia Tom, con l’aria di uno che non può proprio credere a ciò che ha appena sentito, - Che credi, che ti chiami tanto per passare il tempo?! Faccio tante cose solo per passare il tempo, ma di certo non chiamare te!
E meno male. Altrimenti passeremmo al telefono tutta la nostra intera esistenza.
All’improvviso, mentre mi sto esprimendo in un addolorato lamento esplicativo del mio stato d’animo – anche perché, quando Tom ti chiama per un motivo specifico, puoi star sicuro che saranno guai – sento un altro lamento unirsi al mio e formare un pietoso coro polifonico attraverso la cornetta. E l’altra voce non è quella di Tom.
- Uh? – chiedo con aria, ci scommetto, enormemente idiota.
- Merda. – commenta Tom, senza spiegare.
“Tomi…?”, miagola quindi la voce estranea, che si rivela adesso essere quella della piaga numero due, ovvero Bill.
- Tom! – protesto animatamente, - Ma sei a letto con tuo fratello?! – mi informo terrorizzato – e se avete anche solo una minima idea delle condizioni in cui versa il fandom del quale sono controvoglia costretto a far parte, giustificherete in pieno anche voi questo mio ovvio terrore.
Parlando francamente: io non faccio parte dei Tokio Hotel. Io ho avuto solo la somma sfiga di incontrarli e l’incolpevole ingenuità di lasciare mi si appiccicassero addosso come cagnetti in calore sulla gamba di un povero viandante innocente.
Le fangirl dovrebbero lasciarmi in pace. Sono già stato punito abbastanza.
- Be’! – borbotta Tom a mo’ di spiegazione, - Siamo in vacanza! Finalmente scopiamo! Dormire insieme mi pare il minimo!
“Tomi, ma che stai facendo…?”, biascica Bill, ancora assonnato.
- Oh, no! – li fermo io, preparandomi ad interrompere la chiamata – perché, a differenza di quanto pensano le solite note, io i bottoni rossi li so premere eccome! – Lo conosco, questo copione! Non esiste proprio! Non assisterò ad una sessione di sesso spinto via telefono! È la vostra vita che è diventata una fanfiction, mica la mia!
- Andreas, non dire vaccate e non credere a tutto ciò che leggi! – mi rimbrotta lui, genuinamente quanto incomprensibilmente offeso, - Farmi ascoltare da te mentre scopo è proprio l’ultimo dei miei desideri!
- Ma non potremmo direttamente toglierlo dalla lista? – chiedo timoroso, - Ultimamente i tuoi desideri si avverano spesso… potresti perfino arrivarci, all’ultimo della lista…
- Nah. – nega risolutamente lui, - Perché escludere la possibilità a priori? Magari poi a Bill va…
- Ok, ok. – lo interrompo, massaggiandomi stancamente la radice del naso, - Non voglio sapere altro. Dimmi solo perché hai chiamato.
- Eh! – comincia lui, con aria convinta, - Non posso parlartene. – conclude subito dopo, con uno sbuffo deluso.
- …come non puoi parlarmene?! Mi hai chiamato! Mi tieni qui da mezz’ora!!! E ora vieni a dirmi che non puoi parlarmene?! Tom!!!
- S’è svegliato Bill! – si giustifica, - Non posso parlartene, con lui davanti!
“È Andi, Tomi?”, chiede a questo punto Bill, per riportare su di sé l’attenzione, dal momento che immagino stesse cominciando a sentirsi trascurato.
Non sento la risposta di Tom, ma sento il successivo strillo da gallinaceo impazzito di Bill. Qualcosa che ricorda molto un “kyah!” misto ad un “urrà!” e ad un “passamelopassamelopassamelo!” che mi conferma che sì, Tom gli ha detto che sono proprio io. A dimostrazione del fatto che le disgrazie non arrivano mai da sole, ma vengono al mondo con parto gemellare.
- Bravo cretino. – piagnucolo indecentemente, - Potevi almeno fingere che non fossi io.
- Perché? – domanda una voce altrettanto piagnucolante che, pur somigliando alla voce di Tom, decisamente non lo è, - Non volevi sentirmi, Andi? Non vuoi più parlare con me? Il nostro amore ti disgusta a questo punto?!
Roteo gli occhi.
Mondo, ti presento la drama queen più convincente di cui si abbia memoria dai tempi di Maestra Molko, regina madre del genere.
- No, Bill. – lo rassicuro sospirando, - Il twincest non mi disgusta, mi spaventa e basta.
- Oh. – annuisce lui, tornando tranquillo, - Bene. Allora, come stai?
- Fino a mezz’ora fa stavo benissimo. – sbuffo teatralmente, - Ma sono comunque sollevato di sapere che voi siete felici e contenti.
- Io non sono felice e contento! – irrompe la voce di Tom, impattando contro la quiete della mia conversazione con Bill, devastandola.
- Ehi! – strillo anche io, - Ehi, ehi, ehi! Bill! Quando hai messo il vivavoce? No, ragazzi, lo sapete, il vivavoce no!
- Oooh! – sbotta Tom, rubando la cornetta dalle mani del fratello e zompando giù dal letto fra le sue proteste stridule e squittenti, - Ma sei paranoico! Ecco, toh, siamo da soli. E pure in un’altra stanza! Ora possiamo parlare liberamente.
- Ecco, sì. – concordo io, una volta tanto, sistemandomi meglio fra le lenzuola, - Così magari risolviamo.
- Mh-hm. – mugugna lui. E poi: - Devi venire immediatamente qui ad Amburgo.
Ed io, per un secondo, ho proprio voglia di accontentarlo. Di prendere il primo treno e fiondarmi letteralmente da lui.
Per poi prendere fra le mani quella sua stupida testa vuota resa pesante solo da quell’indecorosa matassa di schifezze che ha per capelli, e scaraventarla contro il primo muro disponibile, per spaccarla in due. Giusto per vedere se è vuota davvero o in realtà il cervello ce l’ha e semplicemente non lo sa usare perché nessuno gli ha insegnato come accenderlo.
Poi però mi calmo. Riprendo a ragionare razionalmente. Faccio il bravo.
- Oh, Tomi. – dico, perfino zuccheroso, - Se era solo questo, potevi dirmelo subito. – prendo fiato. E poi ricomincio a parlare. Ma di zuccheroso, nella mia voce, non c’è proprio più niente. – Così ti avrei risposto subito col no che ti meritavi.
- Cosa?! – ansima lui, sconvolto, - Perché?!
- Ti sarà sicuramente sfuggito, - argomento io, - ma sai, ho una vita da vivere. Un fanclub da gestire. Ragazze con cui uscire. E soprattutto un’università da frequentare, per assicurarmi un futuro anche quando voi sarete scomparsi assieme a tutte le altre band pseudo-emo-adolescenziali della vostra razza!
- Wir sterben niemals aus! – risponde lui, convinto.
- Sì, certo. – sospiro io, stremato, - E se eviti le autocitazioni ci fai anche una figura migliore. Comunque, no. Non vengo. Scordatelo. Arrangiati.
- Ma… Andreas! – protesta Tom, - Non puoi abbandonarmi qui da solo! Non possiamo risolvere via telefono! David sarebbe capace di uccidermi, per una bolletta come quella del mese scorso!
- Eh! Anche io avrei voluto tanto. – ammetto sconsolato, - Ma insomma, si può capire qual è il problema?
Tom prende fiato.
- Bill si sta annoiando.
- …prego? – sillabo sconvolto.
- Di me. – precisa lui, - Gli sto venendo a noia.
- Impossibile. – nego risolutamente, - Se non gli sei ancora venuto a noia dopo diciott’anni, non succederà mai.
- Non capisci. – mi corregge, - Non come persona. Sessualmente.
Le mie gambe si esibiscono in uno scatto talmente immediato e scomposto che il lenzuolo che s’era impigliato fra le caviglia mentre mi attorcigliavo sul letto in preda all’angoscia si tende e mi si chiude attorno al collo, strozzandomi.
Il mio karma sta per caso cercando di dirmi qualcosa…?
- Tom! – strepito, cercando di liberarmi prima che la morte sopraggiunga, - Primo: cosa vuoi che me ne freghi?! Secondo: anche quando venissi, come pensi potrei aiutarti?!
- Ma portandomi in giro per negozi, ovviamente! – afferma lui, completamente a proprio agio. Come fosse veramente ovvio.
Dico io. Non sono l’essere umano più meritevole di pietà che vi sia mai capitato d’incontrare…?
- Tom, il buon Dio ti ha dato apposta Georg e Gustav…
- Eh, invece no! – ringhia lui in risposta, - Ho provato a chiederlo a loro ieri, ma hanno entrambi promesso di uscire con Bill! Probabilmente vuole rinnovare il guardaroba ed ha bisogno di un pubblico, come al solito.
- Dio mio… - esalo disperato, - ma tu esattamente dov’è che vorresti essere portato…?
- Mi pare chiaro. – io tremo, - Sexy shop.
Eh, be’.
Se pare chiaro a lui.
Ma una bella vacanza alle Maldive anche per me, quando serve, mai, eh…?
Tom, per inciso, mi attende già saltellante sulla porta come un cucciolo in preda al bisogno spasmodico di regalarsi una passeggiatina.
- Oddio. – mugolo, già esausto, - Potresti almeno aspettare che mi sia dato una sciacquata ed abbia mangiato qualcosa, no?!
- No, ti prego! – si lamenta David, affondando le mani fra i capelli e chiudendo gli occhi, - Portatelo via. Stamattina ho sentito cose che… - deglutisce, - …non voglio neanche pensarci. Fallo uscire.
Eh, ho capito. Ma nessuno s’interessa mai dei miei diritti, però. Tipo il diritto d’essere lasciato in pace, per dire.
- Ok… - mugugno controvoglia, lasciando cadere lo zaino sul pavimento ai miei piedi.
In realtà, il povero David mi fa tanta pietà. Lo sento uno spirito affine. Non potrei mai negargli niente.
Inoltre, Tom ha stampata sulla faccia un’espressione che gli si vede addosso raramente. Gliel’ho vista l’ultima volta quando suo fratello gli ha detto che la sua adorata fanfiction era orrenda. La sera stessa me lo sono visto spuntare a casa con una valigia enorme – per il cambio di due giorni – e gli occhi brillanti di lacrime trattenute.
Perché lui è cretino, ecco, ma è anche un cuore tenero. Già.
Sospiro.
- Forza. – concedo, arrendendomi definitivamente, - Andiamo a cercare questo dannato accessorio per ravvivare la vostra intesa sessuale.
Tom getta lì un “yay!” di giubilo e Jost mi ringrazia tacitamente con un cenno della mano, mentre con l’altra risponde su un forum twincest usando il nick Kaulitzina72 ed affermando che “sarebbe terribile se venisse alla luce che Bill e Tom si amano davvero!”, come fa sempre quando i discorsi sul Kaulitzest cominciano a farsi troppo verosimili.
Ecco a cosa costringe il fangirling.
Che dramma umano.
Venti minuti dopo, io e Tom stazioniamo in Reeperbahn Straße, davanti ad un sexy shop praticamente enorme, e ci guardiamo intorno con aria curiosa. Qui, nel gioioso universo parallelo amburghese del sesso spinto, di certo non avremo problemi a trovare qualcosa che possa servire allo scopo.
- Andreas, - mi chiama Tom con aria smarrita, indicando un punto a caso su una mensola all’interno, - Cosa sono quelle?
Sollevo lo sguardo e, davanti a me, appare come per magia una lunga fila di palle rosse collegate l’una all’altra da legamenti semirigidi in plastica ed ordinate per dimensione crescente.
Deglutisco.
- Quelle sono palle cinesi, Tom. – dico, cercando di essere professionale.
Lui mi guarda come non mi avesse mai visto, spalancando gli occhioni.
Potrebbe farmi un mucchio di domande intelligenti, a questo punto, ma…
- Perché cinesi?
Sento le gambe molli.
- Che diavolo ne so?! – strepito, - Le avranno inventate in Cina!
- Mh… - annuisce lui, - E come si usano?
Lo trascino all’interno del negozio. Potremo anche essere al St. Pauli, ma non sono discorsi da fare così, in mezzo alla strada.
- Queste, Tom, si infilano nel primo buco disponibile. – spiego, cercando di sudare in maniera meno indecorosa, - E poi si mettono in funzione.
Lui mi guarda ancora con gli occhioni da cucciolo smarrito.
- In funzione…? – domanda curioso.
- Già. – annuisco io, chiudendo gli occhi. Visto che siamo in ballo, balliamo. Presso un interruttore alla base del filare di palline e… - Vibrano. – illustro, mentre le palle cominciano a tremare felici.
- Oooh! – gorgoglia Tom, al settimo cielo, - Che figata! E quello cos’è?
Mi volto verso il punto che indica e vedo una piccola piramide puntuta assisa su una specie di trono da esposizione.
- Eh. – sbuffo, già del tutto pentito di avere acconsentito a questa follia, - Su quella ci si siede.
- Oooh! Ed anche lei vibra?
Mi avvicino all’affare con aria dubbiosa.
- Forse. – mugugno, rigirandomelo fra le mani, - Ce ne sono di diversi modelli, ma credo… - mi interrompo. – Oh, non vorrai mica comprare questo?!
Tom fa una smorfia.
- Nah. – dice infine, liberandomi da una considerevole dose d’angoscia, - Non sembra granché divertente.
Eh, certo. Però portarmi in giro per sexy shop lo è, vero?
Stupido fanboy che non è altro.
Ad un certo punto, i suoi occhi si riempiono di gioia e stelline luminose, e lo vedo saltellare felice mentre indica un punto in un angolo in ombra del negozio.
- Quello! – strilla felice, - Quello! Cos’è? Voglio sapere cos’è quello!
Mi avvicino.
Mi chino.
Controllo.
Oddio.
- Tom, no. – sillabo impaurito.
Di fronte a noi, apparentemente innocua ma in realtà tremenda, si trova la macchina autoerotica più spaventosa di tutti i tempi.
Il Sybian.
Trattasi di una base in metallo larga trentuno centimetri e mezzo e lunga trentatre centimetri e mezzo, per un’altezza di ventuno centimetri e mezzo ed un peso di dieci chili, sormontata da una protesi in gomma lunga circa quattro centimetri, in grado di stimolare praticamente ogni punto sensibile ed umanamente raggiungibile dell’apparato sessuale esterno maschile e/o femminile.
Praticamente un mostro.
- Anche su questo ci si siede. – sospiro disperato, massaggiandomi la fronte, - Poi fa da solo.
Gli occhi di Tom brillano ancora di più.
- E vibra?
Ma cos’è, la domanda di rito?!
Esalo l’ultimo sospiro della mia esistenza e mi abbatto contro un muro.
- Sì, Tom. Vibra. – concludo schiacciando l’interruttore.
Il Sybian alla massima potenza dà il via ad un terremoto nel negozio che causerà di sicuro uno tsunami in Cina, ed io vedo gli occhi di Tom abbandonare la loro classica forma vagamente orientaleggiante per trasformarsi in due enormi cuori rosa fosforescenti. Senza esagerazioni.
- È lui. – dice adorante, - Lo voglio. Lo chiamerò Schnuffel. A Bill piace quel coso peloso.
- Si chiama già Sybian, Tom! – sbotto inorridito, - E costa più di mille dannatissimi euro! Non esiste! Non te lo permetterò!
Credo non mi stia nemmeno ascoltando.
- Andreas, aiutami! – lo sento infuriarsi, - Pesa un quintale, ‘sta roba!
- Tom, ti prego… - cerco di fermarlo.
Ed a quel punto, succede qualcosa.
- Tomi…? – pigola una vocetta alle nostre spalle.
Io e Tom ci voltiamo a guardare.
Di fronte a noi, Bill. Alla sua sinistra, Gustav ci osserva con aria stravolta. Alla sua destra, Georg. Caricato sulle sue spalle, un enorme scatolone.
Cosa c’è all’interno?
Ma è ovvio.
Un Sybian.
- Bill! – ulula Tom, scattando in piedi, mentre io approfitto della confusione per mugugnare un lamento random, - Che ci fai qui?!
Bill incrocia le braccia dietro la schiena ed arriccia le labbra, guardando altrove, imbarazzato.
- Avevo paura che stessi cominciando ad annoiarti di me… - mugola con aria cucciolosa, - Volevo provare a comprare qualche giochino per farti divertire di più…
Sollevo lo sguardo su Tom. In questo momento, è il ritratto dell’Amore. Brilla tutto come un allegro albero di Natale e si protende verso il fratello, tremando come non vedesse l’ora di abbracciarlo.
- Bill… - sussurra estasiato, - Sei… fantastico…
Signore e signori, ecco a voi un tipico caso di twintelepatia. Funziona solo con le vaccate e quando c’è da maltrattare Georg. Mai per le cose importanti, tipo decidere di lasciare in pace un povero migliore amico innocente e indifeso come me.
- …ma tu non potresti mai annoiarmi. – continua ad amoreggiare Tom, abbracciando il fratello e tubando come un piccione, - Io ti amo!
Bill gorgheggia una risposta che non capisco. Georg si lamenta e mostra chiari segni di voler vomitare. Gustav, probabilmente, ride per non piangere.
Io sospiro e mi risollevo dall’angolo di pavimento in cui mi sono rintanato, schiacciato dal peso di questa maledizione che mi è piombata addosso fra capo e collo senza che facessi niente di tanto orrendo da meritarmela.
- Adesso che abbiamo risolto quest’incresciosa situazione, possiamo per favore posare queste macchine infernali e tornarcene tutti a casa?
Listing annuisce partecipe, ma Bill e Tom mi guardano come fossi un cretino integrale.
- Perché? – cinguetta la piaga minore.
- Può sempre essere utile. – conclude per lui la piaga maggiore.
A questo punto, però, basta. Ci rinuncio.
Scuoto il capo e mi preparo ad uscire. In quel momento, mi squilla il cellulare. Rispondo meccanicamente, senza neanche pensarci o capire chi ci sia dall’altro capo della cornetta.
Mi accoglie un lamento disperato.
- Andreas… - la voce di Jost fa pena. Giuro. – Ti scongiuro… portali via da lì… stanno dando spettacolo… Tokio Hotel America sta impazzendo… per carità!
Mi viene da piangere.
Ma ve l’ho detto: io a David non riesco proprio a negare niente.
Mi volto a guardare i gemelli. Stanno ancora amoreggiando felici, dimentichi del mondo esterno, e se non ci trovassimo nel pieno centro del quartiere a luci rosse di Amburgo potrei anche trovarli carini, forse, ma…
Bah.
Sospiro stremato.
- Coraggio, svergognati. – intimo, afferrandoli per le rispettive collottole, - A casa, prima di distruggervi la reputazione per sempre. E molto più di quanto non abbiate già fatto fino ad ora.
Queste due emanazioni viventi del male puro annuiscono ed obbediscono senza proteste, entrambe soddisfattissime. Credo sia la prima volta in assoluto che accade una cosa simile, da quando conosco i gemelli Kaulitz.
Oh, be’. Malgrado tutto, suppongo che per questo ci sarà da ringraziare il Sybian.