Genere: Comico, Demenziale, Romantico.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Crack, Incest.
- E se il twincest fosse una meravigliosa realtà? Be', non sarebbe poi tanto meravigliosa. Almeno a detta dei protagonisti.
Note: WIP.
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QUANDO L’AMORE BRUCIA I NEURONI
GUSTAV SCHÄFER SI RACCONTA

Lasciatevelo dire da uno che col twincest – quello vero – è costretto ad avere a che fare tutti i giorni che il buon Dio manda sulla terra: non c’è niente, niente di bello in due gemelli che scopano.
O, a voler essere totalmente sinceri, non c’è niente di bello in due gemelli che stanno insieme ma non scopano.

Quando, nell’innocenza dei miei tredici anni, ho deciso che i gemelli Kaulitz sarebbero stati la chiave per il coronamento del mio sogno più infantile e remoto, ho deciso anche che i loro insopportabili caratteracci valevano bene l’obiettivo finale, e che, perciò, potevo sopportarli, e farlo con gioia, se questo avesse significato la possibilità di suonare a livello internazionale.
Era evidente che mi stavo condannando a morte e ancora non lo sapevo.
- Tu non capisci.
Lascio roteare lo sguardo, sbuffando annoiato e fissando il paesaggio bianco di neve oltre la finestra della mia camera, con una sorta di tenerezza nostalgica. Nel senso che preferirei trovarmi sotto una bufera piuttosto che continuare questo discorso.
Voi fangirl decisamente non avete idea.
Io vi conosco.
Voi state lì, protette dalle quattro mura delle vostre stanzette tappezzate di poster e dall’anonimato tipico di internet, e vi limitate a buttare giù fantasie più o meno erotiche che avete perfino il coraggio di spacciare in giro con orgoglio, e le credete intriganti, sexy, tenere; e poi andate sui forum e argomentate seriamente che no, non credete che fra Bill e Tom ci sia veramente una storia, e che no, non vorreste mai che ci fosse sul serio, perché poverini non potrebbero mai essere felici, dal momento che la società fa schifo, l’umanità è composta da personaggi osceni che non comprendono l’importanza del Vero Amore, eccetera eccetera.
Lo ripeto. Voi non avete idea.
Avere a che fare coi gemelli era già difficile prima. Da quando poi hanno deciso di fare outing – seppure solo all’interno della ristrettissima cerchia di persone che, lo sapevano, non li avrebbero abbandonati neanche di fronte a confessioni ben peggiori – ormai qui non si vive più una vita normale: si vive in un delirio. Per di più, totalmente disorganizzato.
- Gustav! – si lamenta il Kaulitz maggiore, agitando i pugni in aria, - Mi stai ascoltando?!
- No. – rispondo sinceramente, lasciandomi andare di schiena sul letto, - Facevo considerazioni interiori sulla vita di merda che mi avete costretto a vivere da quando avete deciso di mettervi insieme, da cretini che non siete altro.
Se c’è una cosa, una sola, che mi solleva dalla depressione, è stuzzicare Tom su questo argomento. È così deliziosamente irritabile, quando si parla di Bill… si vede che si sente in colpa, dal momento che è stato lui ad irrompere in camera di suo fratello una mattina e fargli presente che ciò che provava per lui non era più considerabile “amore fraterno”.
E non sto esagerando, con le dinamiche.
Ma per questa storia dovreste chiedere a Georg, davvero. Non fosse una tragedia, sarebbe uno spasso.
- La prossima volta che m’innamoro di mio fratello, Schäfer, mi assicuro di scriverti prima una lettera di avviso. – borbotta infatti il nostro incazzosissimo Tomi, acido come sempre, mostrandomi il medio.
- Fortunatamente non hai altri fratelli. – rispondo io, gelido. – E guai a te se cominci a considerarmi tale. Ti assicuro che non lo sono, il nostro non sarebbe considerabile incesto.
- Non è che… - comincia a protestare lui. Poi, probabilmente, si rende conto del fatto che cercare di argomentare seriamente una difesa contro una presa per il culo è del tutto inutile, e si rassegna a provare a tirarmi uno scappellotto sulla fronte, che però io evito con grazia rimettendomi seduto. – Fanculo, stronzo! – si limita quindi a commentare, sfilandosi una scarpa e tirandomela addosso senza tanti complimenti.
Ora, io so che Tom non è completamente stupido. O meglio, so che non lo è affatto. Solo che si ostina a dimostrare la propria intelligenza solo in ambiti della propria esistenza del tutto imbecilli. Per dire, il Monopoli, che suo fratello ama tanto. Mai una volta che lo si riesca a battere! Un po’ anche perché David ha fiutato in lui una certa scaltrezza a livello manageriale, e lo sta allevando come un piccolo di alligatore perché segua le sue brillanti orme, ma sono propenso a credere che la maggior parte del merito vada comunque a Tom.
Quindi io so che la persona che ho davanti in questo momento non è idiota.
Solo che, davvero, in occasioni come questa mi riesce difficile crederlo.
- Vuoi piantarla di perderti dentro la tua testa e stare ad ascoltarmi? – si lamenta, sconvolto dalla facilità con cui mi distraggo pur di non starlo a sentire.
A questo punto mi arrendo e annuisco. Neanche io sono stupido.
- Avanti. – incito bonario, - Qual è il problema?
- Che non me lo scoperò mai, è ovvio. – confessa lui tranquillamente.
Se questo fosse un cartone animato, io come minimo finirei gambe all’aria mentre in lontananza una palla di fieno rotola fra i cactus.
Trovandomi invece palesemente catapultato in una kaulitzest neanche tanto originale, sono fregato.
- Tom, fai schifo. – borbotto, fissandolo basito, - È di questo che blateri da mezz’ora?
- Ovviamente no! – ammette lui, recuperando la scarpa dal mio letto e rinfilandosela, - Ma dal momento che non mi hai ascoltato sicuramente non lo sai! Sto parlando del Natale, cretino di un batterista che non sei altro.
- Mancano ancora tre dannatissime settimane al venticinque, Kaulitz! Cosa diavolo vuoi da me?!
Odio perdere la calma, ma Tom mi ci costringe ogni santissima volta, è indecente.
- C’è che, da cretino quale sono – argomenta con fare esagitato, - mi ritrovo al quattro con trenta euro e la drammatica certezza di scoprire le mie stesse tasche sempre più vuote giorno dopo giorno finché non avrò esaurito i liquidi! E non ho idea di cosa comprargli!
- …Tom, che c’entra questo col sesso?
Lui mi fissa come fossi scemo.
- Non capisci un cazzo di femmine, Gustav.
- Neanche tu, se non hai ancora realizzato che tuo fratello non lo è. – è la mia serafica risposta, mentre mi tiro indietro sul materasso per poggiarmi di schiena alla parete.
- Sai cosa intendevo! – sbotta lui, sfilando di nuovo la scarpa e lanciandomela addosso, abbastanza lentamente perché io possa sollevare una mano e bloccarla prima che vada a colpirmi in viso.
- Tom, cosa vuoi che ti dica? – protesto mugugnando e facendo roteare la scarpa, tenendola per i lacci, - Non posso farci niente se non hai un centesimo e neanche uno straccio d’idea per un regalo che ti renda scopabile agli occhi del tuo stesso fratello. – mi interrompo, e anche la scarpa smette di girare, afflosciandosi lungo il mio avambraccio. – Dimmi che non ho davvero detto qualcosa di simile…
Tom scuote il capo, serio ma vagamente compiaciuto.
- È bello che tu stia cominciando ad abituarti! – mi rassicura, mentre io medito di raggiungere il mio manager e chiedergli una rescissione di contratto immediata. – Comunque, - continua imperterrito, ignorando il palese disgusto che provo nei confronti suoi, per essere così drammaticamente idiota, e miei, per essere altrettanto drammaticamente scemo, - è anche affar tuo. Se non riesco a risolvere questo problema, sarò molto irritato. E se io sarò irritato, anche Bill lo sarà. E se lo saremo entrambi, anche David si irriterà.
- …questo elenco finirà prima di arrivare ai vertici del tuo albero genealogico o…?
- Schäfer, mi stai facendo incazzare!
- Ma scusa, Tom, vieni a rompere le palle per motivi del tutto discutibili, per usare un eufemismo, e dovrei pure prenderti sul serio?!
- Te lo do io un motivo per prendermi sul serio: voglio che mi accompagni a cercare un regalo carino per Bill.
Sapevo che stamattina avrei dovuto scendere dal lato destro del letto.
- …oggi?
- Ora. Subito.
- Ma…
- Per forza. O i miei soldi scompariranno e arriverò alla vigilia di Natale a mani vuote. E sarò costretto a sventrarti e offrire a Bill le tue viscere come dono.
Deglutisco rumorosamente, osservando ancora la bufera che imperversa all’esterno. Non so che prospettiva sia meglio, se essere assassinato dal mio chitarrista fra tre settimane o da una quantità abnorme di neve fra dieci minuti. La scelta è ardua.
- Va bene. – concedo infine.
Tanto so già che sarà una giornata di merda.
*
- È ovvio che non lo scoperò mai.
Gli sollevo addosso uno sguardo disgustato, e lui deve percepirlo, perché mi guarda a propria volta e bisbiglia un infastidito “che vuoi?!”, prima di tornare a rigirarsi fra le mani il peluche a forma di ratto che ha trovato in un cestone.
- Che voglio, chiede lui. – borbotto irritato, sfilandogli il topo di mano e gettandolo in un mucchio di pinguini, - Primo: non è che siccome noi siamo stati così dolci, meravigliosi e comprensivi da accettarvi senza farvi problemi, allora deve farlo anche il resto del mondo. Quindi abbassa la voce. E in secondo luogo, comunque, non è che siccome noi siamo stati così dolci, meravigliosi e comprensivi da accettarvi senza farvi problemi, allora io devo essere costretto ad ascoltarti parlare impunemente di sesso, o meglio, del sesso che non riesci a fare! Quindi piantala.
- Non capisco perché il sesso possa essere un argomento naturale per chiunque tranne che per me e Bill! – strilla lui a quel punto, completamente dimentico di essere in un centro commerciale, - Non ho mai dovuto aspettare tante settimane per una scopata, sono allibito!
Lo fisso, sconvolto.
- Tom, se fossi tuo fratello neanche io te lo darei. Sei un uomo veramente pessimo!
- Come osi?! – ricomincia a strillare l’idiota, recuperando il sorcio dal mucchio di pinguini e prendendo a sprimacciarlo senza delicatezza, - Io sto qui che mi ammazzo per cercare un regalo carino, e tu mi dai del pessimo! È questo posto, che è pessimo! – aggiunge, evidentemente insoddisfatto della quantità enorme di stronzate già dette, - Visto che il regalo migliore che si riesce a trovare è questa specie di topo di fogna imbottito!
Io sospiro e libero il topo dall’agonia cui è costretto, nascondendolo più a fondo nel mucchio dei pinguini, perché Tom non possa più ritrovarlo.
- Abbiamo visto anche delle cose carine, prima. – gli ricordo puntuale, scrollando le spalle.
- Sì, certo. Tipo cosa, secondo te? La paletta per la pasta con le canzoncine di Natale incorporate?! Dico, scherzi?! Se mi presento con una roba simile, altro che sesso: come minimo Bill me la ficca su per il culo. E poi fa partire Jingle Bells!
- Ma lo vedi che fai schifo?! – rabbrividisco io, allontanandomi da lui in un gesto repentino e sconvolto, per quanto del tutto giustificabile. – E comunque c’era anche altro!
- Se parli di quello stupido salvadanaio a forma di porcello al quale si allungava la coda man mano che lo riempivi di soldi, neanche ti dico come potrebbe usarlo Bill su di me se glielo regalassi.
- Te ne sono grato. – sbuffo demoralizzato. – Ma c’era anche quell’altro salvadanaio… quello a forma di piantina, che più lo riempivi più cresceva…
Tom rotea gli occhi e si allontana a grandi passi verso il reparto cosmetici.
- Mio fratello va dal parrucchiere tre volte a settimana e si trucca quanto la versione alta e magra di Christina Aguilera, cosa cazzo vuoi che se ne faccia di un posto dove conservare i soldi che non conserva?!
Be’, che dire. Ha ragione anche lui.
- Tom, si può sapere cosa stai andando a fare di là? – mi limito a chiedere, alquanto esasperato, seguendolo controvoglia, - Non mi risulta che Bill sia a corto di trucchi, sinceramente.
- Ma che ne so! – sbraita, totalmente rincretinito dagli odori e dai colori tipici di quel reparto, - Sto cercando di farmi venire un’idea, e per inciso, tu non sei affatto d’aiu-…!!!
Vedendolo fermarsi nel mezzo del nulla, con un’espressione idiota sulla faccia, tutto rigido sulle gambe come la pertica che è, quasi mi preoccupo.
- Tom, che diavolo hai? – cerco di capire, sollevandomi sulle punte per verificare che nei suoi occhi sia ancora presente la scintilla della vita. Se muore mentre è con me, poi vallo a sentire Jost.
- Gustav…! Guarda!!! – ansima lui, sconvolto, indicando uno scaffale mentre sul viso gli si apre un sorriso beota.
Io seguo la mano e raggiungo una papera. Sì. Proprio una papera. Quindici centimetri d’altezza, dieci di larghezza e un’altra quindicina abbondante di profondità di papera bianca e arancione in plastica.
- Che cavolo sarebbe quello?
- Come fai a non capirlo?! – mi riprende lui, afferrandomi per la collottola e spingendomi più vicino all’aggeggio, - È uno di quei cosi che asciugano lo smalto!!!
Mi avvicino ancora un po’ e, non capendo, prendo l’oggetto fra le mani, per esaminarlo più attentamente.
È una papera del tutto normale, a parte il fatto che, in effetti, l’apertura del becco è larga più o meno quanto lo sono le dita di una mano. Faccio la prova, infilandole nell’apposito spazio dall’indice al mignolo.
- Ehi, è vero! – ammetto, sbigottito.
Tom mi strappa l’affare di dosso – rischiando di portar via assieme a lui pure un buon numero di falangi – e, disinteressandosi completamente della tragedia alla quale avrebbe condannato i Tokio Hotel se mi avesse menomato, saltella compiaciuto verso le casse.
Io neanche mi lamento, tanto so che sarebbe inutile. Non ce la faccio proprio, però, a non lasciarmi sfuggire un versaccio disgustato mentre ascolto ciò che borbotta felice mentre si mette educatamente in fila.
- Se non me lo dà dopo questo, non me lo darà proprio mai più!

È questo che intendo quando dico che voi fangirl non capite. Non avete la più pallida idea di cosa significhi avere a che fare con due gemelli innamorati. Anche perché l’amore è pericoloso. Non si limita a bruciare tutti i neuroni presenti nel cervello di chi lo prova, no, contagia anche i cervelli di quelli che li circondano!
Costringendo tutti a un’incipiente e precoce demenza senile.
Che, sinceramente, mi sta più che bene se affligge il mio manager ultra-trentacinquenne.
Mi sta un po’ meno bene se affligge me, che di anni ne ho venti. E sono ancora tragicamente pieno di belle speranze, a dimostrazione che della vita, è ovvio, non ho ancora capito un accidenti.
*
Io e Tom rincasiamo nell’esatto momento in cui rincasano Georg e Bill. Dallo sguardo del mio povero bassista, e dal pacchetto incartato e infiocchettato che Bill sbatacchia in giro per la casa, comprendo che la sua giornata non dev’essere stata granché migliore della mia, perciò sospiro e gli schiocco un’amichevole pacca su una spalla, mentre lui mugugna disperato e corre verso il divano, sul quale si abbandona esausto mentre, dall’altro lato del loft, David rimprovera aspramente i gemelli per essere usciti con un tempo che “neanche i vichinghi sarebbero stati in grado di sopportare”.
Scuoto il capo e mi avvicino a Georg, sprofondando sul divano al suo fianco e accendendo la televisione. Su MTv becco Ready, Set, Go! e ritengo più opportuno spegnere nel momento esatto in cui Georg ricomincia a mugolare come se stessero cercando di ammazzarlo.
- Giornata stressante, eh? – chiedo partecipe, cercando di consolarlo con qualche altra affettuosa pacca.
- Non puoi neanche immaginare. – borbotta lui, riportando dietro l’orecchio una ciocca di quell’improponibile tenda che si ostina a chiamare frangia e che passa la propria intera giornata a cercare di accecarlo ficcandoglisi negli occhi quando meno se lo aspetta. Poi si ferma, tossicchia e aggiunge: - Il twincest fa schifo.
Io ridacchio. Sollevo lo sguardo e adocchio Bill e Tom che, nel mezzo del corridoio che separa le loro stanze, cercando di nascondersi i pacchi regalo a vicenda e finendoo con lo scontrarsi a metà dell’aria fra loro in bacetti fugaci e terribilmente teneri a fior di labbra. David li fissa da qualche metro di distanza, scioccato, e poi si rifugia in cucina borbottando qualcosa sull’indecenza, mentre Tom prende a trascinare Bill verso il bagno, tra le sue deboli quanto inutili proteste.
Scrollo le spalle.
Georg si lascia andare a tutto il repertorio di versetti disgustati che inscena quando è invidioso del fatto che i gemelli pomicino comunque più di lui.
- Che vuoi farci? – sbotto divertito, - Sono canon!

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